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Autore: Lelaiah    17/08/2012    4 recensioni
Se Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico?
E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?
Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella scuola frequentata proprio da Strawberry.
Tra situazioni imbarazzanti, missioni sotto copertura e dure battaglie, riusciranno le nostre eroine a sconfiggere anche questa nuova minaccia?
E cosa accadrà tra Ryan e Strawberry, uniti nella comune lotta e in qualcosa che ha a che fare con sentimenti mai sospettati?
Inutile dire che il racconto è incentrato sulla coppia sopracitata e che, ahimè, Mark sarà presto smollato...
Buona lettura, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 1 Mai un attimo di pace
Ecco un nuovo capitolo!
Ryan deve destreggiarsi con la scuola, la copertura, le ricerche ed il Cafè... ma ovviamente non può essere tutto rose e fiori!
Buona lettura! :)


Cap. 1 Mai un attimo di pace


  Erano ormai passati due mesi da quando Ryan aveva iniziato la scuola, ossia aveva intrapreso il suo “lavoro in incognito”.
Fino a quel momento tutto era filato liscio: Strawberry non lo aveva scoperto, gli alieni avevano attaccato poche volte, faceva progressi riguardo al vampiro e lo studio era una passeggiata (anche se le compagne rimanevano un grosso problema).
-Va tutto troppo bene!- commentò scendendo le scale, una mattina di novembre. Arrivò in cucina e salutò Kyle che, come al solito, era già indaffaratissimo. –‘Giorno.
-Ben svegliato.- fece raggiante lui. –Hai scoperto nulla di nuovo?
-Nulla. Ho lavorato fino a mezzanotte, ma i dati non mi hanno rivelato nulla di nuovo.- rispose leggermente avvilito. –E oggi ho pure il compito in classe. Sono distrutto!- si lamentò stiracchiandosi.
-Come sei polemico! Comunque siediti e mangia!- e detto ciò gli mise davanti un’abbondante colazione. Ryan prese a mangiarla senza fare storie e in men che non si dica la finì tutta.
-Ottima!- si complimentò. –E non dire che non mangio.- aggiunse prima di afferrare la cartella e uscire.
Per fortuna, pur essendo andato a letto abbastanza tardi, si era svegliato in orario.
Prese come solito la moto e si avviò a scuola, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.

  Quando arrivò trovò come al solito un folto gruppo di ragazze che lo aspettavano. La stessa storia tutte le mattine, ormai da un mese e mezzo.
-Che strazio!- disse fra sé, legando la ruota della moto. Afferrò la cartella e si avviò lungo il viale invaso da miriadi di foglie rosse e gialle.
-Buongiorno, Ryan!- lo salutarono in coro le ragazze.
Ryan finse di non essere infastidito da tutto quel vociare e dal loro comportamento e rispose cortesemente.
-Buongiorno, ragazze.- salutò passando oltre. Ogni volta bastava quella semplice frase per mandarle in estasi, robe da non credere! si diceva sempre.
Era quasi arrivato all’atrio, quando sentì altre voci femminili levarsi alte. Incuriosito andò a dare un’occhiata.
Le voci lo portarono in palestra e lì, oltre ad una quantità incredibile di ragazze, vide Mark allenarsi. Lo degnò di uno sguardo prima di allontanarsi.
“Cosa ci troveranno in lui? Comunque finché non mi infastidiscono e pensano a Mark, per me va bene.”, pensò ritornando verso l’atrio.
In quel momento però arrivarono, tutte accaldate, Strawberry e le sue due amiche. Fulmineamente Ryan si nascose.
“Per un pelo, c’è mancato poco che si accorgessero di me!”, realizzò tentando di trovare una scappatoia. Alzò lo sguardo e si accorse di essere all’ombra di un albero, proprio sotto la finestra della sua aula. “Perfetto.”, sorrise.
Spiccò un balzo felino, si aggrappò al ramo più basso e si issò con agilità. Poi diede la scalata anche agli altri rami, saltando da una parte all’altra come se fosse trasformato nella sua forma animale, Art.
Poco dopo si ritrovò in aula, comodamente seduto. “Salvo.”
Nell’arco di cinque minuti tutti i suoi compagni entrarono in classe e con loro il professore.
  Le lezioni passarono rapidamente come sempre, il test si rivelò solo noioso e tutt’altro che difficile e così arrivò il pomeriggio.

“Oggi è venerdì. Strawberry ha il pomeriggio come me”, ragionò, facendosi tornare alla mente l’orario. “Però oggi ho le pulizie, quindi la copertura non salta…”, concluse.
Andò a prendere il secchio e con l’aiuto di altri ragazzi si mise a pulire l’aula. Non impiegarono molto, anche perché Ryan era abituato a pulire al Cafè.
Dopo essersi salutati, ognuno andò per la propria strada.
Ryan recuperò la moto e tornò a casa.
La lasciò in garage e si apprestò ad entrare dalla porta di servizio.
“Speriamo bene.”, si augurò. Guardò dentro, circospetto e poco dopo entrò.
Salì rapidamente le scale e si chiuse in camera per cambiarsi in pace. Tirò fuori un maglione nero dall’armadio e un paio di pantaloni bianchi, li indossò alla svelta e nascose la cartella dietro il letto, una precauzione che aveva adottato da quando Strawberry l’aveva quasi sorpreso mentre svolgeva i compiti, entrando senza bussare.
-E questa è fatta.- si disse, rimettendo al suo posto il mobile. In quel momento un venticello fresco entrò dalla finestra semiaperta e gli scompigliò i capelli, facendolo rabbrividire. –Inizia a far freddo!
Chiuse la finestra e rimase ad ammirare il sole tramontare mentre le prime stelle iniziavano a punteggiare il cielo.
Con un sospiro si avviò alla porta e dopo un’ultima occhiata, uscì chiudendola.
-Sono tornato. Ciao, Kyle.- disse quando entrò in cucina. L’amico alzò lo sguardo da una scodella piena di cioccolata e gli sorrise.
-Ben tornato.- rispose.
-Cosa stai preparando?- s’informò Ryan avvicinandosi.
-Cioccolata.
-Uhm, fa’ assaggiare! Mi ci vuole un po’ di cioccolata dopo la giornataccia che ho avuto oggi!
-Eh no! Prima raccontami che cos’hai scoperto!- gli ordinò scostando la scodella dalla portata del biondo.
-Uffa! Una volta tanto che voglio mangiare!- brontolò quasi fosse un bambino piccolo. Poi, vedendo lo sguardo di Kyle, decise di accontentarlo. –Il compito in classe non era difficile anzi e per quanto riguarda le ricerche ho ristretto leggermente il numero dei candidati. Ora posso avere la cioccolata?
-No! Prima va’ ad aiutare e poi quando avremo chiuso potrai averne un po’. Devi contribuire pure tu!- fu la risposta di Kyle, che lo cacciò senza tante gentilezze fuori dalla cucina.
Ryan, arresosi, si diresse verso l’enorme salone pieno di tavolini.
Non appena vi mise piede fu investito dal clamore delle numerose clienti.
“Perché mi tocca fare anche il cameriere?”, pensò lanciando occhiate qual è là. Passato il momento d’indecisione fece segno alle ragazze di portargli i piatti, i bicchieri vuoti e così cominciò ad andare avanti e indietro dalla cucina.
-Ryan! Vieni ad aiutarmi!- lo chiamò d’un tratto Strawberry. Lui la raggiunse quasi immediatamente, anche se con molta calma. –Sbrigati!- sbottò lei.
-Guarda che qui io sono il proprietario. Sono io che do gli ordini!- le ricordò arrivando al tavolo. Le lanciò una mezza occhiata torva e afferrò i piatti e i bicchieri vuoti, mentre la ragazza consegnava il conto. –E non stare a chiacchierare coi clienti!- la rimproverò mentre si allontanava.
Strawberry represse un urlo di stizza e tornò ad occuparsi del resto delle clienti, costringendosi a sorridere.
Ogni volta che incrociava lo sguardo di Ryan tra loro sprizzavano scintille, cosa che ben notarono le altre.
-Ragazze, non vi sembra che oggi quei due siano un po’ intrattabili?- osservò Lory mentre si riposavano un attimo approfittando di un momento di quiete.
-No. A me sembra che sia tutto come al solito.- replicò quasi disinteressata Mina.
-Invece a me Strawberry sembra nervosa!- intervenne Paddy, arrivando dalla cucina. Lory e Mina si voltarono. –Che c’è? Che ho detto di male?- chiese facendosi piccola piccola.
-Cosa intendi per “nervosa”?- chiese Mina.
-Non saprei… direi che sta rispondendo a più provocazioni del solito, intendo da parte di Ryan.- spiegò anche se non molto convinta.
-Forse è vero. Però anche Ryan è molto nervoso… penso che in questi giorni lui e Kyle stiano lavorando molto, ma, d’altronde, è naturale.- esordì Pam, fino a quel momento silenziosa.
-Tu credi?- fece Mina osservando i due ragazzi fissarsi in cagnesco per l’ennesima volta.
-Sì e, considerati i loro caratteri, mi stupirei se non esplodessero prima della chiusura.- concluse e detto ciò si avviò a prendere le ordinazioni. Però, prima di allontanarsi definitivamente, si voltò e lanciò uno sguardo furtivo ad un gruppo di ragazze delle superiori sedute ad un tavolo poco lontano. –Può darsi che siano quelle ragazze a rendere nervoso Ryan. Lo osservano da un po’.-  e detto questo se ne andò, lasciandole pensierose.
Allora spostarono lo sguardo al tavolo indicato da Pam e rimasero un attimo ad osservare pensierose le ragazze che lo occupavano. In effetti si voltavano spesso e lanciavano sguardi furtivi a Ryan.
-Mi sa che Pam ha fatto centro.- rivelò alla fine Paddy.
Si fissarono un attimo in silenzio, prima di tornare al lavoro.

  Arrivò l’orario di chiusura e tutto si svolse secondo la solita routine.
Le ragazze, dopo aver chiuso il locale ai clienti, si avviarono chiacchierando verso i corridoi.
Ryan andò in cucina. Stava ribollendo.
-Kyle, posso avere la cioccolata?- chiese con voce minacciosa apparendo sulla porta.
-Uhm… fammi pensare… no!- si rifiutò l’amico. Ryan quasi gli saltò addosso, nervoso come non mai. –E dai! Scherzavo! Tieni!- si affrettò a dire e gli porse la scodella ed un cucchiaio.
Il biondo immerse il cucchiaio nella cioccolata rimasta e mandò giù la prima cucchiaiata, calmandosi.
-Grazie. Non ne potevo più!- disse lasciando il nervosismo sbollire.
-Ti vedo agitato.- considerò Kyle con tono divertito.
-Agitato? Vorrai dire prossimo alla pazzia! Strawberry non ha fatto altro che tormentarmi!- sbottò continuando a pulire la scodella dalla cioccolata. –Meno male che ci sei tu… e la tua cioccolata! E per fortuna che domani non c’è scuola!
-Spiritoso! Comunque quella cioccolata non è tutta per te, altrimenti ti avrei consegnato solo la scodella.- gli fece notare. Ryan si bloccò col cucchiaio a mezz’aria.
-Sarebbe?
-Sarebbe a dire che una parte è per Strawberry, che è arrivata prima di te.
-Cosa?!
-Non prendertela con me! E comunque quella è la sola cioccolata che posso prepararvi perché sono finiti gli ingredienti.
-Capisco.- disse d’un tratto Ryan posando la scodella. –Allora può tenersela.
Fece per uscire dalla cucina quando gli si parò davanti proprio Strawberry. I due rimasero a fissarsi in silenzio.
-Spostati.- disse lei e passò oltre senza tante cerimonie. Ryan la guardò per un attimo, tra il divertito e l’irritato. Non appena la ragazza guardò dentro la terrina avvampò di rabbia. –RYAN!- urlò con quanto fiato aveva in gola.
Il ragazzo fu veloce a defilarsi, ma non troppo.
La rossa fece dietro front, lo seguì veloce come un gatto e l’agguantò per le scale. Il ragazzo aveva appena iniziato a salire i primi scalini quando si sentì tirare per il collo del maglione, che quasi lo strozzò.
Solo quando rischiò di soffocare Strawberry lo lasciò andare.
-Ma sei impazzita?!- le urlò in faccia. Lei lo guardò truce.
-Hai mangiato la cioccolata.- fu la piatta risposta.
-E con questo? Avevo fame.- replicò lui incrociando le braccia.
-Ah sì? Ma sai che non ti spettava?
“Quant’è infantile! Non so nemmeno perché sto litigando con lei.” Pensò Ryan prima di rispondere. –Non c’era scritto sopra il tuo nome.
Lei s’infuriò ancora di più.
-Ryan è stata una giornata faticosa e sono stanca. La cioccolata mi spettava!- strepitò. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Intanto le ragazze, uscendo dai camerini, si misero ad osservare.
-Ecco, stanno litigando.- sussurrò Mina. Le altre annuirono.
-E’ stata una giornata faticosa?! Be’ non credere di essere l’unica ad aver avuto una giornata stressante! Non sei la sola che lavora in questo posto!!- replicò infuriato Ryan. E detto questo si avviò senza una parola su per le scale, nero di rabbia. Le ragazze e Strawberry lo seguirono fino in cima con lo sguardo e sentirono la porta sbattere sonoramente.
-Mi sa che l’ha fatto arrabbiare.- constatò Paddy.
-Adesso sarà dura farli riappacificare.- rilevò Lory preoccupata. –Ehi, Strawberry perché avete litigato?- chiese rivolgendosi all’amica.
-Non credevo mi rispondesse così.- disse flebilmente lei non avendo udito l’amica. –Mi sa che si è arrabbiato sul serio.
-Mi pare ovvio. Col carattere che ti ritrovi!- le disse Mina. Dopo quello che le aveva detto si aspettava una reazione, ma la rossa non ribattè nulla. –Ehi, che ti prende?- fece incredula.
-L’ho fatta grossa.- continuò Strawberry con lo sguardo perso sulla porta in cima alle scale.
-Se domani ti rivolgerà la parola potrai ritenerti fortunata!- la punzecchiò ancora Mina. Questa volta Strawberry sentì tutto. Si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo.
-Aveva torto!- strepitò prima di uscire dal retro, sbattendo anche lei la porta.
-Adesso la riconosco.- commentò Mina un po’ spaesata.
-L’hai fatta arrabbiare ancora di più.- la rimproverò Lory.
-E allora? Una sempliciotta come lei dimentica in fretta… spero.
Al che si misero tutte a ridere ed uscirono, salutando Kyle.

Strawberry stava marciando attraverso il giardino quando d’un tratto si fermò.
“Questa volta ho esagerato.”, pensò tra sé fissando l’erba sotto i propri piedi. “Me la sono presa per una stupidaggine e Ryan… be’ lui l’ha affrontata come sempre. E poi… ho detto quella frase e lui si è infuriato.”, rialzò lo sguardo e fissò il cielo, che incominciava a rosseggiare. “Kyle mi aveva detto che in questo periodo Ryan sta lavorando molto a causa del nuovo nemico… e io l’ho trattato così. Anche per lui dev’essere dura, magari fa anche le ore piccole.”
Si voltò e fissò la finestra della camera del ragazzo. “Ho deciso: andrò a scusarmi, anche a costo di rimanere al caffè tutta la notte! E poi, domani è domenica.” Decise e tornò dentro.
Non appena richiuse la porta sentì il silenzio del locale investirla come un’ondata d’acqua fredda.
-Kyle!- chiamò avviandosi in cucina.
-Strawberry? Che fai ancora qui?- le chiese stupito Kyle.
-Stanotte posso rimanere?- chiese torcendosi un ciuffetto di capelli.
-Perché?- Kyle sapeva già la risposta, ma volle che fosse lei a dirglielo.
-Voglio scusarmi con Ryan. E se per farlo dovrò rimanere qui tutta la notte, allora lo farò.- dichiarò decisa.
-Capisco. Per me non ci sono problemi. Puoi restare- acconsentì infine. Vado a prepararti il letto nella stanza di là- disse indicando il muro dietro di sé.
-Grazie. E… ehm, hai qualcosa da mangiare?- chiese un po’ imbarazzata. Proprio in quel momento il suo stomaco lanciò gorgoglii di protesta.
-Certo, accomodati.- prese un piatto con una fetta di torta e glielo porse sorridente. –Io sono di là. Ah, devo dirlo a Ryan?- s’informò prima d’uscire.
-Uhm, meglio di no… proverò più tardi ad andare a parlargli.
-Come vuoi.
Strawberry finì la torta e poi pensò al da farsi.
Non si sarebbe arresa per nulla al mondo, a costo di rimanere al caffè tutta la notte e su questo non si transigeva, però… come avrebbe fatto a far pace con quel testardo di Ryan? Era una bella gatta da pelare!
Rimase per molto tempo pensierosa, col viso appoggiato al tavolo e le braccia penzoloni.
-Ho deciso!- scattò d’un tratto. –Proverò a bussare e poi spero che mi ascolterà.
Prima che la sua decisione vacillasse si avviò verso la stanza di Ryan, in cima alle scale.
Ormai erano le dieci e mezza passate.
Mentre saliva non si accorse di essere fissata da Kyle, che da un angolo buio stava osservando lo svolgersi dei fatti.

  D’un tratto, però, Strawberry si ricordò di non aver informato a casa della sua decisione. Estrasse il telefonino dalla tasca dei pantaloni, scrisse un breve sms di spiegazione e lo inviò, sperando che sua madre non si sarebbe posta troppe domande.
Salì i pochi scalini che le mancavano e si fermò davanti alla porta chiusa. Chinò il capo, tentando di racimolare coraggio. Sicuramente, pensò, non sarebbe stata un’impresa facile riappacificarsi con Ryan.
Anzi, era quasi un’impresa suicida da come la vedeva lei.
Decise comunque di tentare.
Bussò una volta sola, quasi avesse paura che la porta si trasformasse in una bocca e le mangiasse la mano. Non ricevette risposta. Allora, preso il coraggio a due mani, bussò più forte.
La voce di Ryan la raggiunse dall’interno:-Kyle, sei tu? Sto lavorando, cosa c’è?
Strawberry deglutì e non rispose.
Allora si sentì rumore di passi e la maniglia della porta si abbassò.
L’alta figura del ragazzo si stagliò davanti a lei, incorniciata da un bagliore azzurrastro. Subito, il biondo la guardò con astio.
Strawberry si decise a parlare, ma il ragazzo le sbattè la porta in faccia senza nemmeno una parola. Le parole le morirono in gola. Chinò il capo, ma subito dopo la rabbia prese il sopravvento.
-Ryan! Insomma, apri questa porta!- urlò, tempestando la porta di pugni.
Silenzio.
-Apri la porta!- s’avventò ancora sul battente.
Ancora silenzio.
-Apri…!- ma il resto della frase le morì in gola.
Ryan aveva aperto la porta e la fissava nuovamente con la stessa espressione furiosa.
-Smettila di disturbarmi, sto lavorando. Vattene a casa.- le disse gelido, prima di richiudere nuovamente la porta con un colpo.
  Questa volta la ragazza si diede per vinta e scese al piano inferiore. Quando fu ai piedi delle scale una lacrima le rigò la guancia, luccicando nel buio. Sconsolata si sedette ad uno dei tavolini del salone e si mise ad osservare la luna da una delle finestre a cuore.
“Mi ha freddata con poche parole. E io non sono nemmeno capace di dirgliene quattro!” realizzò, umiliata. “E’ meglio tornare a casa.”
Si rialzò e fece per avviarsi verso la porta sul retro, quando il suo orgoglio sconfitto tornò a farsi risentire.
-No, non posso!- disse a mezza voce. –Se me ne vado ora, lui l’avrà vinta!
Si fermò seduta stante e si diresse in cucina.
Prese un bicchiere dalla credenza, lo riempì di latte e lo ingollò in un sorso.
Dissetata e con la mente lucida andò a recuperare una coperta nella stanzetta con il letto e si sedette ai piedi delle scale, sul primo scalino.
  Si pose la coperta sulle spalle, appoggiò il capo sulle ginocchia ed aspettò.
Aspettò per tre ore… quattro… poi perse il conto cadendo in un dormiveglia pullulato di strane apparizioni.
Saranno state le tre di notte quando Strawberry riaprì gli occhi, ancora imbottita di sonno. Si guardò un attimo attorno, non riconoscendo il posto, poi tutto le tornò in mente.
“Devo essermi addormentata”, realizzò alzandosi a fatica e stiracchiandosi. Lanciò una rapida occhiata al lucernario sopra la porta: era ancora notte.
Per svegliarsi decise di andare a bere ancora un bicchiere di latte.

  Intanto nella stanza di Ryan, il ragazzo stava ricontrollando per l’ennesima volta dei dati che non quadravano. Ad un tratto smise di battere sulla tastiera e si appoggiò pesantemente contro lo schienale della sedia. Si riavviò i capelli prima di darsi una stiracchiata, quasi fosse un gatto appena svegliatosi dal pisolino.
-Con la pancia piena ragionerò meglio.- si disse. Salvò l’ultima volta il documento prima di alzarsi ed uscire.
Fuori dalla sua stanza tutto era silenzio. Prese a scendere le scale senza produrre il minimo rumore: non si era curato nemmeno di mettersi le ciabatte.
Gli venne da sbadigliare a causa dell’ora tarda e si diede una scrollata per scacciare la sonnolenza.
Si diresse in cucina, spalancò la porta ad ante simile a quella dei saloon ed accese la luce.
Improvvisamente si ritrovò davanti Strawberry, intenta a bere un bicchiere di latte.
Appena lo vide, lei si immobilizzò.
Ryan rimase impassibile.
-Cosa fai ancora qui?- le chiese rimanendo sulla soglia.
-Io… volevo parlarti…- rispose debolmente Strawberry.
-Parlarmi o aggredirmi?- la guardò, scettico. La ragazza sentì che la situazione stava sfuggendo al suo controllo. –Allora?- Ryan voleva una risposta.
-Ecco… io…- iniziò lei avvicinandosi al tavolo per appoggiare il bicchiere.
All’improvviso la testa prese a girarle e si ritrovò catapultata in avanti senza una spiegazione: finì contro il tavolo, sbattendo sullo spigolo e cadde a terra portando con sé il bicchiere, che si ruppe in mille pezzi.
La caduta la lasciò stordita e si sentì pervadere da una strana stanchezza.
Ryan, che aveva assistito alla scena, si precipitò da lei, aggirando il tavolo.
-Strawberry!- la chiamò chinandosi per sollevarla da terra. –Stai bene?
Lei lo guardò confusa, sbattendo più volte le palpebre. Il ragazzo era chino su di lei con un’espressione preoccupata. Provò a guardarsi intorno, ma vide tutto un po’ sfuocato.
-Sto… sto bene.. credo.- disse alla fine con un filo di voce. A quelle parole Ryan si sentì sollevato. Cautamente l’aiutò ad alzarsi, non fidandosi a staccarsi da lei. –Che cos’è successo?
-Hai avuto un colpo di sonno.- le disse Ryan. Strawberry avvertì un cambiamento nella sua voce: non era più arrabbiato o in quel momento si era dimenticato di esserlo. –Sei sicura di stare bene… non hai nulla di rotto?- s’informò ancora premurosamente.
-Credo che mi verrà… un bel livido nella pancia lì dove ho sbattuto, ma per il resto direi che sto bene.- rispose sedendosi su di una sedia.
Quando alzò la mano destra per riavviarsi i capelli e la trovò sporca di sangue le venne quasi da piangere, anche se non ce n’era motivo.
-Fa vedere.- Ryan le prese la mano e la osservò con occhio clinico. –Non è nulla, solo una ferita di striscio provocata dai pezzi di vetro.- le disse dopo qualche secondo di attenta osservazione. Si rialzò, facendo attenzione a non calpestare i vetri, e andò a recuperare la valigetta del pronto soccorso. Tornò a chinarsi accanto alla rossa, le disinfettò il taglio e vi mise  un cerotto.                              
-Ecco. Ora sei a posto.- disse lasciando la presa sulla sua mano. Fatto ciò si chinò a raccogliere i vetri, prestando attenzione a non tagliarsi le mani. –Comunque… cosa fai ancora qui?- chiese dopo averli raccolti tutti.
Strawberry alzò lo sguardo dalla propria mano.
-Volevo… voglio scusarmi. Oggi mi sono comportata ingiustamente con te senza considerare che in questo periodo stai lavorando molto.- ammise avendo ritrovato il coraggio.
Ryan buttò i vetri e si voltò ad osservarla. Rimase per un po’ in silenzio, scrutandola coi suoi occhi azzurri.
-Accetto le tue scuse.- le disse alla fine. La ragazza si sentì liberata da un peso. –E… scusami anche tu.- aggiunse dopo un attimo d’esitazione. Non era sua abitudine scusarsi, ma non per questo non pronunciava mai quelle semplici parole, soprattutto con Strawberry e Kyle.
All’udirlo lei ebbe un sussulto.
-Che c’è? Ti stupisce tanto?- le chiese accigliandosi.
Lei scosse la testa.
-Però… ecco, io vorrei aiutarvi.- ammise torcendosi le mani. –Solo… tu mi lasci sempre all’oscuro di quello che ti passa per la testa, delle ricerche… insomma di tutto!- disse e, non riuscendo a trattenersi, prese a piangere.
-Ehi… non piangere.- Ryan le si avvicinò. Quando Strawberry si metteva a piangere non riusciva a trattenersi dal consolarla e anche quella volta fu lo stesso. –Non devi.- le disse carezzandole i capelli.
-Mi dispiace.- sussurrò tra le lacrime prima di gettarsi tra le sue braccia. Il ragazzo, colto alla sprovvista, rimase un attimo interdetto, poi però l’avvolse in un abbraccio rassicurante continuando ad accarezzarle i capelli.
Cullata dalle parole di Ryan, col viso affondato nella sua spalla, Strawberry si addormentò.
Si risvegliò un’ora più tardi, ancora avvolta nell’abbraccio del ragazzo. Lui non stava dormendo, anzi sembrava che qualcosa lo turbasse.
-Uhm… Ryan… che ore sono?- fece lei intontita. Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei.
-Le quattro.- rispose semplicemente. Strawberry lo fissò confusa. –Perché mi fissi?- chiese poi, accorgendosi dello sguardo della ragazza.
-Niente, solo… come mai sei così pensieroso?- chiese.
-Stavo cercando di far tornare alcuni dati che non sono corretti…- fu la vaga risposta. La ragazza ci rimuginò un attimo su, poi decise di lasciar perdere dato che quello non era il suo campo di competenza. –Visto che sei sveglia, potresti alzarti?- le chiese rompendo il silenzio che era calato tra loro.
-C-come…?- Strawberry lo guardò interrogativa.
-Hai praticamente dormito sulle mie ginocchia!- le fece notare conducendole lo sguardo. Solo in quel momento lei si rese conto di aver dormito un’ora a stretto contatto con Ryan e la cosa la mise molto in imbarazzo.
-Scusami!- disse, affrettandosi a scostarsi. Era diventata rossa come i suoi capelli.  
Ryan si alzò, sbuffando perché gli si erano indolenzite le gambe.
-Non fa niente.- disse stiracchiandosi. –Basta che non diventi un’abitudine perché lo sai che non mi piacciono le moine.- le ricordò. –Ora va’ a dormire.
Già, si era completamente dimenticata che erano le quattro della mattina e aveva un sonno pazzesco.
Strawberry si avviò verso la porta senza protestare, ma quando vide che Ryan non la stava seguendo si fermò e gli chiese:-Tu non vai a dormire?
Ryan alzò lo sguardo. –No. Ho una cosa da fare.
-Posso aiutarti?- Strawberry si fece curiosa e in un attimo tutta la sonnolenza svanì. Il ragazzo, vedendo il suo interessamento, si fece guardingo.
-Non credo sia possibile.- disse con uno sbadiglio. La rossa incrociò le braccia.
-Perché?
-Perché non sai cucinare.
-Cucinare? Perché mai dovresti cucinare a quest’ora?
-Domani è il compleanno di Kyle.- ammise Ryan. Aprì la credenza e ne estrasse alcune scodelle. –Voglio preparargli una torta.
-Una torta? Tu?- fece scettica lei. Lui si voltò fulminandola.
-Credi che non ne sia capace?- la sfidò.
-Ne sono sicura.- affermò Strawberry, sfoggiando un sorrisetto compiaciuto.
-Vedrai. Ora va’ a letto, se no domani Kyle romperà perché tu avrai le occhiaie… e sarà colpa mia.- la liquidò con un gesto veloce della mano e terminò di estrarre gli strumenti che gli servivano.
-Eh, no, caro il mio Ryan!- la ragazza non voleva saperne di andare a letto. Non voleva perdersi per nulla al mondo quello spettacolo raro. –Io rimango qui.- e detto questo si accomodò su una sedia vicina al tavolo.
-Fai come ti pare.- le lanciò un’occhiata di sottecchi, continuando a sfogliare il libro di cucina dell’amico alla ricerca di una torta adatta. –Ma non intralciarmi.
Strawberry fece spallucce e non parlò più, limitandosi ad osservarlo.
Il ragazzo prese il grembiule dal gancio e stava quasi per indossarlo quando si ricordò di non aver spento il computer. Quindi lo buttò sul tavolo e filò di sopra, con grande stupore di Strawberry.
Poco dopo eccolo ricomparire in cucina tutto trafelato.
-Sei andato a correre la mille miglia?- chiese sarcastica lei.
-Spiritosa.- rimandò lui. Afferrò il grembiule e lo indossò. Prese due uova dal cartone e avvicinò la scodella. –Ora al lavoro.
-Il grembiule ti sta bene… dovresti fare lo chef.- quanto si divertiva a provocarlo, solo lei lo sapeva. Ryan però non ribattè nulla e ruppe le uova, aggiungendovi poi gli altri ingredienti.
-Non farmi arrabbiare. Sto crollando dal sonno e voglio finire al più presto.- la zittì. La ragazza alzò gli occhi al soffitto e non disse più nulla.
Il biondo prese ad amalgamare con energia la crema che si era creata. Strawberry l’osservava in silenzio. Lui continuava ad aggiungere componenti o a controllare il libro.
-Ora la sfoglia.- Ryan cercò nella dispensa i fogli di pastasfoglia per fare la millefoglie.   
-Vediamo se la crema è buona.- Strawberry si allungò verso la scodella, immerse un dito nella crema e se lo portò alla bocca. La sua espressione mutò da diffidente a stupita, incredula. –Squisita. Come ci sei riuscito?
Fece per prenderne altra, ma Ryan le rubò la scodella. Il suo sguardo assomigliava al ghigno di un cane da caccia, ma stava solo abbaiando non voleva mordere.
-Giù le mani.- ordinò poggiando il suo tesoro fuori dalla portata della ragazza.
-Ancora un po’!- lo supplicò lei.
Ryan sorrise, vittorioso:-Hai detto che non so cucinare. Quindi ora guarda senza poter mangiare.
-Ti pregooo!- tentò ancora lei.
-Uffa! Va bene, potrai pulire la scodella, contenta?- acconsentì infine.
-Grazie!
Il ragazzo tornò a concentrarsi sulla torta e finì di sistemare i vari strati. Alla fine prese dal frigo un’altra scodella con dentro il cioccolato rimasto quel pomeriggio.
-Posso scrivere io?- chiese d’un tratto Strawberry. Era incredibile come si entusiasmasse con poco. Ryan alzò lo sguardo dalla sua opera culinaria per osservarla stranito.
-Se proprio ci tieni.- si scostò per lasciarle il posto. Lei si strofinò le mani contenta, afferrando la siringa in cui il ragazzo aveva messo il cioccolato.
Strawberry si mise in posizione davanti alla torta e iniziò a guarnirla. Aveva appena iniziato che già il suo lavoro risultava un disastro. Allora Ryan decise d’intervenire per non rovinare mezz’ora di fatica.
-Sei proprio impedita! Guarda… così.- le prese le mani, lasciandole tenere lo strumento e prese a guidare i suoi movimenti. –Con calma…- sussurrò addolcendo il tono di voce mentre scrivevano il nome di Kyle.
-Wow!- esclamò la rossa a lavoro finito. La torta era un capolavoro e il merito, impossibile a crederci, era tutto di Ryan. –Mi devo ricredere: sei un cuoco fantastico, non come Kyle, ma fantastico!
Lui scosse la testa come per dire che quello che aveva detto era scontato o risaputo.
-Adesso mettiamola in frigo.- afferrò il vassoio e lo ripose dietro i dolci di Kyle, nascondendolo alla sua vista.
Strawberry intanto afferrò la scodella con la crema e prese a raccoglierla col dito. La guardò con sguardo famelico prima di leccarla via. Continuò ancora fino a ripulire mezza scodella, poi però le venne un’idea.
Non appena Ryan si girò, dopo aver chiuso il frigorifero, lo aggredì. Senza dargli il tempo di reagire gli sporcò il naso con la crema.
-Ehi! Che combini!?- esclamò affrettandosi ad afferrare la scodella col cioccolato rimasto. –Vuoi la guerra?- disse vedendo la ragazza avanzare col dito ricoperto di crema.
-Vediamo se riesci a vincere!- lo sfidò Strawberry fiondandosi in avanti. Ryan la schivò e lei finì distesa sul tavolo, la scodella ancora tra le mani. –Ehi! Non vale!- protestò. Il ragazzo infatti le aveva disegnato dei baffi sulle guance con la cioccolata.
-In guerra tutto è lecito.- le ricordò. Sorrise divertito e le rubò la scodella dalle mani. –Adesso tutte le armi sono in mano mia.- esultò aggirando il tavolo e allontanandosi dal raggio d’azione della ragazza.
-Vedrai!- Strawberry afferrò la siringa, in cui era rimasto ancora del cioccolato. La impugnò come fosse un fucile e fece fuoco. Mancò il bersaglio di un metro abbondante e il cioccolato finì ad imbrattare il muro. –Ops!
Ryan si voltò per osservare il disastro: quella distrazione gli costò cara. La rossa, infatti, aggirò il tavolo e gli si parò davanti. Fece pressione sulla siringa e gli imbrattò tutti i capelli.
-Strawberry!- urlò lui. Prese la crema con due dita e le segnò le braccia. Poi depose le due scodelle e prese ad inseguirla attorno al tavolo di legno, chiazzato da macchie di farina, uova, cioccolato e crema.
Salendo sul tavolo e scendendo dall’altra parte Ryan bloccò la ragazza. Con sguardo indemoniato le sottrasse la sua arma e le rese pan per focaccia: le spalmò tutto il cioccolato sui capelli, imbrattandoli fino alle punte.
-Questa me la paghi!- Strawberry cercò di scartare di lato, ma lui la bloccò. Cercò allora di passare sotto il tavolo, ma Ryan l’afferrò per il polso e la rimise in piedi. Per ultimo tentò di allungarsi sul tavolo per afferrare le scodelle, ma il biondo la trattenne. Lei allora lo spintonò all’indietro e lo costrinse a retrocedere.
Le mancava poco alle scodelle e al pacco di farina, che prima avevano ignorato. Prontamente Ryan la bloccò. Iniziarono una specie di lotta all’ultimo sangue: Strawberry cercava di arrivare alle scodelle e al pacchetto mentre Ryan voleva impedirglielo. D’un tratto il tavolo si sollevò di lato per il troppo peso e i due, sbilanciandosi, caddero portandosi dietro la crema, il cioccolato e la farina.
Si alzò una nube bianca che si spanse per tutta la cucina, ostruendo la visuale. Quando la farina si dissolse rivelò Strawberry e Ryan a terra, tutti imbrattati. Si guardarono straniti per poi mettersi a ridere dei loro volti tutti impiastricciati.
-Abbiamo combinato un bel guaio.- disse il ragazzo guardandosi attorno. Tutto il pavimento attorno al tavolo era sporco e così il tavolo stesso e alcune parti di muro (merito di Strawberry). Si rialzò spolverando via la farina dai pantaloni e poi fece rialzare anche Strawberry. –Dovremo pulire.- disse mettendole in mano una scopa.
Lei non protestò e si mise ad ammucchiare la farina. Ryan invece sollevò le scodelle e recuperò i vari strumenti da cucina. Poi prese un panno bagnato e prese a pulire il tavolo.

  Sei e trequarti, mancava poco all’alba.
Strawberry e Ryan si sedettero per terra per riprendere fiato. Avevano appena finito di pulire la cucina, che ora brillava come uno specchio.
-Direi che ora è perfetta.- commentò il biondo pulendosi il viso dalla farina rimasta.
Strawberry annuì, tirando un sospiro.
-Io sto morendo di sonno.- sbadigliò Ryan.
-Anche io. Però non vorrei aggirarmi così conciata per il caffè.- disse guardandosi i vestiti.
-Già… sarà meglio farsi una doccia.- convenne lui.
-Dovrei avere dei vestiti di ricambio.- Strawberry si alzò ed uscì correndo dalla cucina. Ryan la seguì, sbadigliando dal sonno. –Ecco.- ricomparve subito dopo con in mano i vestiti in questione. –Però… come faccio a lavarmi? La doccia dei camerini è rotta, me l’ha detto Kyle.
Ryan sbuffò alla sola idea di farla entrare ancora in camera sua. –L’unica alternativa è usare il mio bagno, perché non credo che Kyle sarebbe contento di vederti a quest’ora così conciata in camera sua, anzi non sarebbe contento di vederti in camera sua e basta.- disse.
Subito Strawberry arrossì al pensiero di come avrebbe potuto sgridarla Kyle se l’avesse beccata sporca di farina e quant’altro, però l’idea di dover fare la doccia nel bagno di Ryan la metteva ancora più a disagio.
-Su, andiamo.- Ryan le fece segno di seguirlo e la condusse su per le scale. –Muoviti!- la esortò vedendola ferma sui primi scalini. Strawberry si riscosse e si affrettò a raggiungerlo.
-Questa è la prima volta che entro nella tua camera col tuo permesso.- disse quando si trovarono davanti alla porta della stanza.
-Esatto. E senza il mio permesso non toccherai nulla.- la minacciò lui.
-Va bene…- annuì lei.   
Lentamente Ryan aprì la porta della camera e la fece entrare. Dentro era completamente buio. Il ragazzo abbassò l’interruttore della luce e in un istante la stanza si presentò a Strawberry in tutta la sua semplicità: un letto, una scrivania ed un computer all’avanguardia.
-Siediti lì e non ti muovere.- il biondo le indicò il letto prima di scomparire nel bagno annesso alla camera. Strawberry obbedì e si sedette con cautela.
Prese subito a guardarsi intorno perché anche se ormai conosceva a memoria la camera di Ryan le metteva sempre una certa soggezione entrarvi. Forse perché era proprio la sua camera… Scacciò quel pensiero dalla testa e si concentrò sul cielo fuori dalla finestra: l’orizzonte era attraversato da una strisciata bianca, segno che stava per albeggiare.
Si stiracchiò, sbadigliando assonnata. D’un tratto il suo sguardo e la sua curiosità furono attratti da una cornice posta sopra la testiera del letto. Fece per allungare la mano e prenderla quando Ryan ricomparve nella stanza. Strawberry si affrettò a ritornare immobile.
-Ecco. Gli asciugamani sono già pronti.- disse. –Puoi andare a fare la doccia.
La rossa si alzò e lentamente, quasi camminasse sulle punte, raggiunse la porta aperta del bagno. Sentiva lo sguardo del ragazzo sulla pelle, ma lui si limitò ad osservarla entrare e a richiudere la porta.
Scuotendo la testa raggiunse il letto, si chinò ed aprì uno dei due cassetti sottostanti. Ne estrasse un paio di pantaloni lunghi e una maglia a maniche lunghe di cotone nera.

  Intanto Strawberry aprì il flusso dell’acqua e il suo corpo venne invaso da una piacevole sensazione di calore. Sentì i muscoli rilassarsi.
-Ah! Mi ci voleva proprio una bella doccia calda.- disse rimanendo sotto il getto d’acqua. Si sciolse le codine e si bagnò i capelli ancora impastati di crema, cioccolato e farina. Lentamente lo sporcò defluì via e si alleggerirono. –Ryan, qual è lo shampoo?- chiese alzando la voce per farsi sentire dal ragazzo.
-Il flacone azzurro.- rispose lui non smettendo di digitare sulla tastiera. Aveva riacceso il computer e si era messo nuovamente a lavorare. Doveva assolutamente far quadrare quei maledetti conti o la sua ricerca sul vampiro non avrebbe avuto futuro. –Vedi di non finirlo tutto!
Strawberry fece una smorfia e si insaponò i capelli con cura. D’un tratto il profumo dello shampoo la inebriò, stordendola. “Questo… è il profumo di Ryan…” si rese conto. Senza volerlo sorrise e continuò a lavarsi.

-Uffa… ma quanto ci mette?- sbuffò Ryan abbandonandosi contro lo schienale della sedia. –Strawberry hai finito?!- le urlò.
In quel momento la porta del bagno si aprì e ne uscì la ragazza. –Sì, sì ho finito.- sbottò strofinandosi i capelli appena asciugati. –Non urlare così o Kyle ti sentirà.
Il biondo la guardò di sottecchi prima di prendere le proprie cose e avviarsi verso il bagno.
-Non toccare niente.- ribadì prima di chiudersi la porta alle spalle.
-Chi si crede di essere?- sbuffò Strawberry sedendosi sul letto. Si guardò intorno in cerca di qualcosa d’interessante e il suo sguardo fu attratto dal computer, che Ryan non aveva spento, ma solo messo in stand by.
Si avvicinò per dare una sbirciata.
Da principio non riuscì a decifrare le numerose cifre e scritte che scorrevano sullo schermo, ma d’un tratto scorse una parola che la lasciò perplessa: vampiro. “Cosa? Vampiro…? Perché mai Ryan sta facendo una ricerca su un vampiro?” si chiese. Prese il mouse e cercò di entrare nella cartella dati, ma il computer la bloccò ed iniziò ad emettere un suono fastidioso.
-Strawberry ti avevo detto di non toccare nulla! Computer compreso!- la voce del ragazzo risuonò chiara e distinta dal bagno, riuscendo a superare persino il rumore dell’acqua.
Subito la ragazza ritirò la mano e sospirando rassegnata tornò a sedersi sul letto. Lanciò una breve occhiata fuori dalla finestra e si rese conto che stava albeggiando: i primi raggi del sole colpivano rasenti le chiome degli alberi. Sbadigliando si appoggiò al davanzale per ammirare lo spettacolo, almeno si sarebbe distratta per un po’ e non avrebbe pensato a quanto fosse stanca.
“Uhm… che sonno, quasi quasi mi stendo…”, pensò allontanandosi dalla finestra. Si lasciò cadere sul comodo materasso del letto di Ryan e fece per distendersi, quando la sua attenzione fu nuovamente attirata dalla cornice sulla testiera del letto. Allungò la mano e l’afferrò delicatamente, temendo di poterla rompere.
Osservandola attentamente capì subito chi ritraeva: nella foto erano ritratti Ryan da piccolo, i suoi genitori, Kyle e Daisuke, il cane del ragazzo, morto come i coniugi Shirogane nell’incendio della loro casa.
Inspiegabilmente un moto di tristezza l’avvolse.
“Com’era piccolo Ryan…”, pensò osservando la figura del ragazzo. “Sembrava un angioletto con quegli occhioni azzurri… tutto il contrario di adesso!”, sorrise ripensando alle loro litigate. “Sua mamma era davvero bella… capisco da chi abbia preso, anche se non lo ammetterò mai… suo padre, invece, aveva proprio l’aria di un abile scienziato; erano proprio una bella coppia. E Kyle…”, rise sommessamente osservandolo. “Era molto giovane qui… sembra quasi una ragazza, però il sorriso è lo stesso di adesso.”
Si portò le gambe al petto e sistemò la foto sulle proprie ginocchia per osservarla meglio.
“Certo dev’essere stato orribile per Ryan vedere la casa in fiamme e la propria madre gettarvisi per accompagnare il marito nella morte… capisco che lo amasse, ma perché lasciare solo il figlio di soli dieci anni…?”, sentì il naso pizzicarle e, senza il suo volere, una lacrima bagnò il vetro della cornice.
-Cosa? Sto piangendo?- Strawberry si raddrizzò, asciugandosi le lacrime. “Uhm… ho bagnato il vetro…”, lo asciugò con un lembo della maglia che fungeva da pigiama.
Rimase a fissare il piccolo oggetto che teneva tra le mani, pensierosa.
“Mi torna in mente quello che mi ha raccontato Kyle. E’ così triste tutto quello che gli è successo… così… triste… talmente….”, ripensando a quello che gli aveva detto l’amico cadde nell’incoscienza e finì con l’addormentarsi distesa sul letto, la foto ancora tra le mani.
Fu così che la trovò Ryan, uscendo dalla doccia. Si stava strofinando i capelli ancora leggermente bagnati quando si accorse di lei.
“Si è addormentata?”, si avvicinò per constatare la cosa. Strawberry dormiva pacificamente, le gambe strette vicino al petto e un timido sorriso sulle labbra. Il sole ormai sorto le illuminava il viso, ma sembrava non darle fastidio. “Meglio portarla a letto”.
Andò ad aprire la porta della camera, tornò al letto e le tolse la foto dalle mani, rimettendola al suo posto. Poi la sollevò delicatamente, senza svegliarla ed uscì. Non fu un problema portarla fino al suo letto nella piccola stanza degli ospiti al piano di sotto. Durante il tragitto, però, Strawberry parlò nel sonno:-Ah… Mark… quant’è bello Mark…!- disse sorridendo.
Ryan scosse la testa leggermente seccato.
Abbassò la maniglia della porta col gomito ed entrò. Anche senza la luce sapeva come orientarsi, tant’è che il sole illuminava già metà della stanza. La depose sul letto, coprendola e fece per andarsene quando la rossa parlò di nuovo.
Ma questa volta le parole che pronunciò stupirono il ragazzo.
-Ryan… l’incendio… scappa…!- gemette rigirandosi nel letto. –Tua mamma… com’era bella… le assomigli…- queste ultime parole lo misero in imbarazzo. Si affrettò ad uscire e a richiudersi la porta alle spalle.
  
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