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Autore: Darik    01/03/2007    3 recensioni
La tempesta comincia a farsi sempre più violenta. E Kaname dovrà capire chi è veramente il suo angelo custode.
Nota: questo racconto si colloca dopo FMP The Second Raid.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Operazione Hunting'
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OPERAZIONE HUNTING SECONDA PARTE:

Una coppia particolare

1° CAPITOLO

Sousuke e Kaname stavano correndo a scuola.

La ragazza aveva un’espressione alquanto irritata.

“Idiota! Da questo momento ti proibisco di mettere delle mine all’ingresso del tuo condominio!”

“L’ho fatto in previsione di attacchi alla mia abitazione. Ho pensato che non ci sarebbero stati rischi per i civili, visto che non ricevo mai visite. Per evitare guai ho comunque programmato le mine in modo che esplodessero a contatto con pesi diversi dal mio e dal tuo” rispose imperturbabile il ragazzo.

“Invece purtroppo ci è caduto un povero fattorino che consegnava pubblicità!”

“Non era mai venuto prima di allora”.

“C’è sempre una prima volta. Ti serva di lezione!”

“Agli ordini”.

“Ah, un’altra cosa” aggiunse Kaname, che poi rifilò una superventagliata a Sousuke spedendolo col muso contro il muro di cinta della scuola.

“Il proprio peso è uno dei segreti più sacri per una ragazza. Non so come l’hai scoperto e non mi interessa, ma non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere!”

Detto questo, la ragazza entrò a scuola.

“Afli orfini…” rispose Sousuke col muso ancora infilato nel muro.

I due non si erano accorti di essere spiati da qualcuno.

“Eccoli lì. Lei sembra stare bene” disse una voce femminile.

“Ma chissà per quanto tempo durerà” continuò una voce maschile, calma e profonda.

“Non molto, temo. Dobbiamo agire subito”.

“Credo che ci sarebbe troppo trambusto se agissimo ora”.

“Infatti. Dopo la scuola, sarà meglio”.

****

Il Tuatha De Danaan era in navigazione nell’oceano pacifico.

Il colonnello Teletha Testarossa stava finendo di ascoltare il rapporto di Kalinin.

“….dunque, dalle ispezioni risulta che nessun componente dell’attrezzatura a bordo del sottomarino manca all’appello”.

“Molto bene, maggiore. Quelli del quartier generale saranno soddisfatti adesso. Dopo le innumerevoli scansioni che il De Danaan ha subito a Merida, possiamo finalmente concludere che non c’è stata alcuna manomissione da parte di Amalgam”.

“Infatti. Intanto stanno continuando le ricerche del sergente maggiore Melissa Mao, ma finora hanno avuto un esito negativo”.

Un velo di tristezza scese sul volto di Tessa.

“Vorrei tanto poterla aiutare…”

“Lei ha preferito fuggire. Dal racconto del sergente Sagara risulta che ha saputo resistere al lavaggio del cervello quel tanto che bastava per uccidere l’operatore radio della base nemica e le guardie nel bacino, in modo da liberarci la via di fuga. Ma poi, presa dai sensi di colpa, ha deciso di scappare, per provare a risolvere da sola la sua condizione” le ricordò l’ufficiale russo.

“Lo so, lo so. Però detesto sentirmi cosi impotente, vorrei tanto aiutare la mia amica. Ho anche paura che presa dalla disperazione possa commettere qualche sciocchezza”.

“Il sergente maggiore Mao è una donna forte. Ovviamente gli eventi dell’ultima settimana l’hanno sconvolta, ma non è tipo da arrendersi. E se proprio non dovesse farcela da sola, allora sono sicuro che ricorrerà al nostro aiuto”.

“Io lo spero. Comunque ora non c’è tempo per i ricordi tristi. Lei può andare, maggiore”.

Kalinin fece il saluto militare ed uscì.

Rimasta sola, Tessa osservò la pila di rapporti riguardanti le forniture di varie ditte tecnologiche: Force, Silicon, Knight e altre, un po’ da tutto il mondo.

“Mettiamoci al lavoro”.

Prese dalla cassaforte del suo ufficio una scatola contenente un microchip e lo inserì in un computer portatile.

****

La giornata scolastica di Sousuke e Kaname procedeva regolarmente, e con grande soddisfazione della ragazza quel tipo imbronciato e cupo stava tranquillo ad ascoltare la lezione della professoressa Kagurazaka, senza combinare casini.

Per l’esattezza era da quando era tornato dall’ultima missione ad Hong Kong, sulla quale non si era dilungato affatto in spiegazioni limitandosi a dire che tutto era andato bene, che sembrava cambiato in meglio.

Per ben cinque giorni non aveva realizzato nessuno dei suoi disastri abituali.

Kaname aveva quasi cominciato a credere che finalmente si fosse adattato alla vita pacifica del Giappone, proprio il giorno prima gli aveva detto che era diventato cosi tranquillo da sembrare quasi un’altra persona.

Tutto questo finché quella mattina non era capitato l’incidente delle mine.

Ma poteva benissimo essere l’ultimo rimasuglio di un tipo di vita che quel ragazzo imbronciato e cupo stava alla fine abbandonando.

Questa soddisfazione aiutava Kaname a sopportare la noia di quella lezione.

L’unica nota stonata in quella situazione cosi pacifica, riguardava il fato di Melissa: anche se Sousuke non le aveva detto niente, lei aveva visto nella sua mente il sergente maggiore aggredire Tessa.

Non poteva però credere che Melissa fosse una traditrice, si sforzava di trovare un’altra spiegazione, ma in questo Sousuke non la aiutava, perché si nascondeva dietro un fantomatico segreto militare, un segreto che riguardava anche l’eventuale risposta di Tessa al caso di Risonanza avvenuto la sera del dirottamento.

Escludeva comunque che fosse morta, questo Sousuke non avrebbe certo potuto nasconderglielo.

Poteva solo sperare che la forza interiore di Melissa l’aiutasse anche stavolta.


Terminata la lezione, mentre il sole iniziava a tramontare, i due ragazzi ritornarono ai rispettivi appartamenti.

“Sai, Sousuke, devo nuovamente farti i complimenti”.

“Per cosa, Chidori?”

“Per il fatto che in questi giorni sembri finalmente esserti calmato. A parte stamattina, è da tempo che non combini più disastri”.

“Evidentemente è la tua presenza che mi aiuta”.

Kaname arrossì.

“C… come?”

“Si, tu mi stai insegnando come comportarmi in una società pacifica come questa, sia con le parole che con i gesti. Ti sono molto grato”.

“Be, adesso non esagerare” rispose Kaname rossa come un pomodoro.

Intanto erano arrivati a destinazione, si salutarono e Kaname corse nel suo appartamento.

Entrò e si appoggiò alla porta, sorridendo.

“Accidenti, questa non me l’aspettavo. Indubbiamente mi ha fatto molto felice, ma non pensavo che sarebbe stato cosi… diretto. Almeno per gli standard di Sousuke. Comunque, è meglio cosi. Quasi quasi, lo potrei invitare. Sousuke sta imparando a comportarsi normalmente. Bisogna festeggiare”.

Andando nel soggiorno cominciò a pensare alle persone che poteva invitare.

“Però perché invitare qualcuno? Non sarebbe meglio una cenetta romantica?”

Si picchiettò sulla fronte: stava cominciando a romanticheggiare come Kyoko.

All'improvviso una mano le coprì la bocca e un braccio la bloccò da dietro.

  
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