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Autore: Darik    18/03/2007    1 recensioni
La tempesta comincia a farsi sempre più violenta. E Kaname dovrà capire chi è veramente il suo angelo custode.
Nota: questo racconto si colloca dopo FMP The Second Raid.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Operazione Hunting'
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2° CAPITOLO

Kaname trattenne il fiato.

Che stava succedendo?

Rimase sorpresa dal veder affiorare oltre alla paura, anche un certo senso di fastidio.

Evidentemente tutte le situazioni rischiose in cui si era ritrovata negli ultimi mesi, la stavano quasi assuefacendo al pericolo.

Anziché pensare un “Oddio, un terrorista, o anche un ladro o uno stupratore, in casa mia! Come farò?! Aiutatemi, vi prego!!!” le venne in mente un “Possibile che non possa godermi neppure una settimana in santa pace senza che qualche terrorista tenti di rapirmi?”

Tuttavia si accorse che la persona che l’aveva bloccata non la stava tenendo forte.

Avrebbe potuto svincolarsi facilmente.

Ma era meglio non farlo, per evitare brutte sorprese.

“Ascoltami molto bene” disse l’assalitore, che dalla voce si scoprì essere una ragazza “Non voglio farti del male. Ora ti girerai, e penso che il mio aspetto non ti piacerà molto, ma dammi il tempo di spiegare. E per favore, non gridare, d’accordo?”

Kaname annuì, l’aggressore le tolse la mano dalla bocca e la lasciò andare, la Whispered si girò e per poco non cadde a terra quando con un balzo di sorpresa indietreggiò.

“Ma tu…. Tu eri morta!” esclamò Kaname.

Davanti a lei sembrava esserci la ragazza che durante l’assenza di Sousuke aveva quasi ucciso Wraith e per poco non aveva ucciso anche lei con una specie di machete.

Ma quella ragazza, che secondo il racconto di Sousuke era una discepola di Gauron, doveva essere morta, era stata uccisa da quel robot, uno di quegli Alastor comandanti da Leonardo Testarossa.

“Capisco la tua reazione. Ma la spiegazione è molto più semplice di quello che credi, e non riguarda il soprannaturale. La ragazza che hai visto morire era la mia sorella gemella, Yu Lan. Io sono Xiu-Yu Fan”.

La ragazza si fece avanti, e allora Kaname si rese conto che c’era effettivamente qualcosa di diverso: se i lineamenti e l’espressione erano identici, la pettinatura e la posizione del neo sulla guancia erano diverse.

E sforzandosi di ricordare, si accorse che anche la voce era diversa.

Questo comunque non bastò a tranquillizzarla.

“E cosa… cosa vuoi da me? Vuoi completare il lavoro di tua sorella?”

“No” rispose Yu Fan “Perché se avessi voluto ucciderti non ti saresti neppure accorta di me. Sono venuta a salvarti”.

“Salvarmi?”

“Si, ora non ho il tempo per spiegarti, ma devi venire con me”.

“Perché mai dovrei andare da un’organizzazione che vuole rivoltarmi come un guanto?”

“Non lavoro più per Amalgam. E voglio salvarti da loro. Credimi”.

“Grazie ma ci pensa già qualcuno a proteggermi”.

“So chi è quel qualcuno, e sappi che ora come ora è proprio lui a minacciarti”.

Kaname prima guardò perplessa Yu Fan, poi scoppiò in una risata mitigata però dalla tensione.

“Ah, prima mi chiedi di fidarti di te, e in base a che cosa? Al niente. E ora dici che lo stesso Sousuke mi minaccerebbe? Per quanto mi riguarda è la prova che sei inaffidabile!”

“Non è necessario che ti fornisca spiegazioni adesso. Basta che vieni con me” concluse leggermente seccata Yu Fan, che fece per avanzare verso Kaname.

Che però anziché scappare, reagì dando un calcio nella pancia a Yu Fan cogliendola di sorpresa.

Yu Fan sentì il colpo, forse pure troppo, dato che cadde in ginocchio stringendosi il ventre.

Kaname non si sorprese di essere riuscita a colpirla, perché semplicemente quella Yu Fan doveva aver commesso lo stesso errore commesso da sua sorella quella sera, ovvero aveva sottovalutato la preda.

Anche se quella reazione sembrava esagerata, era un semplice calcio, neppure dei più forti.

Comunque a caval donato non si guarda in bocca, e le diede anche un bel pugno sulla testa.

Yu Fan finì a terra, Chidori la saltò ed uscì dall’appartamento.

Nonostante il dolore, Yu Fan si rimise rapidamente in piedi.

“Accidenti, va bene lasciarmi colpire, ma proprio sulla ferita fresca mi doveva prendere?”

La ragazza avvicinò l’orologio alla sua bocca.

“E’ scappata” disse ad un minuscolo microfono mimetizzato nell’orologio digitale.

“Lo so. Ho seguito la scena” rispose una voce maschile calma e profonda “Il piano per ora ha funzionato, spero che continui a farlo. Per quanto riguarda il dolore, Mona ti aveva avvertito, che anche se la ferita si era rimarginata, ci sarebbe voluto un po’ perché smettesse di far male”.

“Niente prediche. Dov’è ora?

“Nell’appartamento di Sagara”.

“Esattamente nella tana del lupo!”


Kaname batteva con forza alla porta di Sousuke.

Che subito aprì con in mano una pistola.

“Chidori? Che succede?”

Kaname si precipitò dentro la casa e lo abbracciò.

“Sousuke! In casa… in casa c’era una certa Yu Fan! Era… era la sorella di… di…”

“Calmati” le disse Sousuke “Ora vado a vedere”.

“No!” Kaname lo bloccò prendendogli un braccio “Tra il tempo che ci metteresti per andare e tornare quella potrebbe venire qui”.

“Hai ragione. E farti venire con me potrebbe essere troppo pericoloso. Resterò qui con te. Mi chiedo però che fine abbia fatto Wraith!”

****

In un appartamento isolato, non molto lontano dalla zona in cui abitavano Kaname e Sousuke, una persona sedeva di fronte ad un terminale collegato ad una radio.

Aveva appena risposto ad una chiamata urgente del suo quartier generale che lo aveva costretto ad abbandonare la sua postazione.

Ma rimase di sasso quando arrivò il messaggio di risposta della sua base: non c’era stata alcuna chiamata urgente da parte loro.

“NO!” esclamò quella persona correndo via.

****

Kaname si era seduta nel soggiorno di Sousuke, e tentava di calmarsi.

Sousuke invece, sempre con la pistola in pugno, aveva chiuso tutte le tende e si guardava in giro pronto a scattare.

Aveva anche allertato il quartier generale con la richiesta di rinforzi immediati

“Ho avuto davvero paura, sai?” gli disse Kaname.

“Non ti ha fatto del male spero”.

“No, anzi, diceva che era venuta lì per salvarmi”.

“Salvarti?”

“Si, da te”.

Kaname si mise a ridere, mentre Sousuke inarcò un sopracciglio.

“Mi chiedo che razza di piano avesse in mente” continuò Kaname.

“E chi lo sa. Comunque sei stata molto fortunata. La sorella di Yu Lan doveva sicuramente essere pericolosa quanto lei. Se penso che ha osato tentare di farti del male, non mi dispiace che sia morta col collo spezzato”.

Kaname rimase per qualche secondo in silenzio, poi aggiunse: “Infatti. Ma con quei robot non si scherzava. Anche se il loro capo ha dimostrato che volendo sapeva difendersi da solo”.

“Infatti. Un cappotto davvero particolare il suo. Comunque ritengo gli Alastor infinitamente più pericolosi. Se il nemico inizierà a produrli in massa, sarà molto difficile per la Mithril fronteggiarli”.

Nell’aria si sentì un leggero sibilo.

“Che cos’è?” domandò allarmata Kaname.

“Non preoccuparti. Ti ho solo preparato del caffé”.

Il ragazzo andò un momento in cucina, e dopo un po’ tornò con una tazza di caffé caldo.

“Mandalo giù a piccoli sorsi, ti sentirai meglio”.

Kaname annuì e iniziò a bere.

“Ti ringrazio. Quando vuoi sai essere molto gentile”.

Kaname bevve prima un sorso, poi un secondo.

Dopo il terzo, cominciò a strabuzzare gli occhi.

La tazza cadde a terra e Kaname si afflosciò sul divano.

Sousuke recuperò la tazza e con calma andò alla radio.

Immaginando la reazione di Wraith, lo avrebbe chiamato da un momento all’altro.

  
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