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Autore: BrokenAngel    17/08/2012    1 recensioni
Allison e Daniel si incontrano per la prima volta in collegio, quando lei ha 12 anni e lui 15. Si confidano fra loro, e diventano molto amici. Si capiscono, e si aiutano a superare le loro paure.
Lei si sentiva molto sola senza di lui, dato che è stata abbandonata dai suoi genitori e non ha amici. Lui è l'unico su cui adesso può contare.
Dopo due settimane di amicizia sono costretti a separarsi perché Allison viene adottata.
Si rincontreranno 8 anni dopo, quando entrambi saranno ormai molto grandi. Capiranno che molte cose nelle loro vite sono cambiate, ma che si sono sempre voluti bene e che anche dopo 8 anni, nonostante tutto ciò che succederà se ne vorranno sempre. E chissà magari potranno anche sperare in qualcosa di più.. Seguite i capitoli e lo saprete!
Spero vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Once Again

-Everybody needs somebody to love-



 

 
Guardo fuori dalla finestra della mia stanza con aria scocciata. Vorrei solo poter restare da sola. Com’è il detto? Ah si, meglio soli che male accompagnati.
Mi piace molto ascoltare la musica ma non è che qui ne abbia la possibilità, visto che tutto è di tutti, ma allo stesso tempo non posso toccare niente senza il consenso di qualcuno. Ci ho provato qualche volta a mettere un po’ di musica, nella mia stanza, anzi nostra. Ognuno vuole ascoltare qualcosa di diverso, dei pochi dischi che ci sono qua dentro, intendiamoci.
Vorrei solo avere un po’ di libertà, qua dentro, ma tutti la vogliono. Siamo costretti a questa vita, perché qualcuno non ci ha voluto, e ci hanno scaricato qui.
Ognuno ha un passato diverso, un futuro diverso, c’è chi se ne andrà ora, e chi fra qualche anno. Poi, ci sono io, quella che non parla con nessuno, quella considerata asociale. Per quanto possa essere piccola so bene il significato di quella parola.
Non parlo con nessuno, e nessuno parla con me. Non gioco con nessuno e nessuno gioca con me.
Sembra strano, ma al contrario di tutti qua dentro, io non cerco la compagnia, perché non ne ho bisogno, o almeno non della loro.
“Bambini, questo è un vostro nuovo compagno. Salutatelo e presentatevi” sorride Jane indicando un ragazzino di circa 14 anni vicino a lei “anche tu Allison” mi guarda storto e continua la predica “mi raccomando”
Tutti si sono voltati verso di me, cosa che odio.
“Come vuoi Jane” le dico con disprezzo “Piacere io sono Allison, benvenuto in questo posto, ti avverto, fa schifo, perciò non credere di venire qua a divertirti e fare quello che vuoi, perché qua pensano tutti a come farci ridere e a come farci stare bene ma non sanno che con i loro modi peggiorano solo le cose. Ognuno di noi qua vorrebbe essere libero, vorrebbe qualcuno che gli volesse bene. Perciò buona fortuna, divertiti” gli dico guardandolo negli occhi.
“Piacere mio” dice spaventato. Io gli sorrido e mi volto verso Jane che mi guarda con gli occhi letteralmente fuori dalle orbite.
“Ho 12 anni, ma non sono certo stupida, lo so perché fate tutto questo. Ma vorrei avvertirvi che non mi sentirò mai a casa, qua dentro, mai. Nessuno si sente così, perciò benvenuto in questo mondo” sento la rabbia di Jane anche a 10 metri di distanza.
Giro i tacchi e esco, dopo averle sentito urlare qualcosa del tipo “Ti sei cacciata in un brutto guaio cara mia” con a sua voce stridula. Me la immagino anche puntare il dito contro di me per cercare di intimorirmi, come se la potessi vedere, mentre cerca di tenere fra le sue braccia la piccola Mary.
 
Esco dalla classe e inizio a camminare veloce per raggiungere il più in fretta possibile la mensa. Così me l’aveva fatta pagare, spedendomi in cucina da Annabelle per aiutarla, come se una bambina di 12 anni potesse mai saper fare qualcosa oltre ad apparecchiare. Oh beh ma tutto è meglio di stare a sentire le mie compagne di stanza discutere su che colore di smalto mettersi. Ripeto, tutto è meglio di quello. Perciò, in realtà, è stato più un favore.
Percorro il corridoio, davanti alle camere dei maschi ancora più in fretta.
“Ehi” continuo a camminare pensando che non stessero chiamando me “Ehi, Allison” resto colpita che qualcuno mi stia chiamando, così mi blocco e mi volto.
È il ragazzino nuovo. Arrossisco ricordando il discorso di benvenuto che ieri gli ho riservato.
“Ehi” ripete, ancora.
“Ehi” alzo un sopracciglio. Lui sembra restare in silenzio “scusa ma io dovrei andare alla mensa visto che mi sono beccata la punizione.. sai, per ieri” annuisce.
“Ehm.. si, scusa non voglio trattenerti. Volevo solo presentarmi, visto che tu l’hai fatto. Sono Daniel.”
“Ookay. Io adesso vado che ho da.. insomma, hai capito” mi volto imbarazzata.
“Aspetta. Non ho finito. Volevo ringraziarti per il discorso che hai fatto. Non so perché tu stia così, ma io non ho nessuna intenzione di stare qui e di dare retta a tutti loro.. non.. non fa per me, ecco”
“Beh, ma dovrai farlo”
“Tu non lo fai.”
“Ho imparato a tenergli testa, ma non pensare di venire qui..”
“A divertiti” finisce per me “si si, ho afferrato. Solo mi piacerebbe conoscerti”
“Cosa, conoscere.. me?” mi indico, sorpresa.
“Si, te.”
“Cosa? Perché? Insomma perché io.. io sono un’asociale”
“Si, lo so me lo hanno detto come ti chiamano. Hai solo bisogno di qualcuno che ti voglia bene.” parla come un esperto.
“Non ho bisogno di niente e nessuno io. E in ogni caso sto facendo tardi” riprendo a camminar ma lui si mette davanti a me, bloccandomi la strada. Sbuffo.
“Ascolta. Ho bisogno di qualcuno che passi il tempo qua dentro con me e che mi capisca, e tu sei l’unica che può farlo. L’unica che soffre appieno per questa situazione, per favore. Ti chiedo solo di parlare con me qualche volta, niente di più.” Non rispondo, non sapendo cosa dire “Pensaci ok?” sorride e mi lascia libera la strada per passare e riprendo a camminare.
Prima che possa accorgermene mi sono voltata di nuovo verso di lui.
“Va bene. Ma non siamo niente, non siamo amici, perché io non ho amici e non voglio averne. Capito?” annuisce sorridendo appena “bene. Ci vediamo” dico voltandomi per andare in mensa.
Cerco di correre il più veloce possibile, visto il già mio enorme ritardo.
Arrivo in mensa con il fiatone, per la corsa e c’è già Annabelle ad aspettarmi sorridente come sempre.
“Ehi ehi, dove corri? Ferma, respira. Lo sai che dovevi essere qui 10 minuti fa? Strano, tu non fa ma ritardo.” Qualche volta ero andata in mensa prima del previsto per aiutarla, senza che nessuno lo sapesse o che qualcuno me lo avesse chiesto. In realtà era più un modo per fare due chiacchiere.
“Scusa Anne, ma ho incontrato, quello nuovo e mi ha trattenuto per parlare di un sacco, di cosa, dovevi vedere quant’è chiacchierone” dico, mentendole un po’.
“Quindi socializzavi con qualcuno oltre a me?” dice passandomi le posate.
“Beh, socializzare.. parlava lui perlopiù..” lascio cadere il discorso.
Sorride.
“Beh, visto che sei in ritardo dobbiamo sbrigarci, e dovresti ringraziarmi visto che ti copro le spalle.” Mi strizza l’occhio e se ne va in cucina.
“Grazie” le urlo prima che sparisca dietro la porta e lei come risposta mi fa un cenno con la mano.
Inizio ad apparecchiare il più in fretta possibile mentre ripenso al ragazzo che ho appena incontrato in corridoio.
Forse ho sbagliato, infondo, io non so chi è e dopo molti film visti e rivisti alla tv ho capito che non c’è molto da fidarsi dei maschi. Ma alla fine, ho solo 12 anni e parlo già come una donna vissuta quando non so nemmeno cos’è la vita. L’unico posto che ho frequentato è questo squallido collegio, perciò cosa posso sperare? Il sogno di tutti coloro che stanno qui dentro è trovare qualcuno disposto ad amarti, ad adottarti e a insegnarti come vivere là fuori. Tutti, e dico tutti, qua dentro sognano di tornare là fuori. C’è chi lo conosce il mondo, c’è chi è finito qui quando era già abbastanza grande da ricordarsi la sua vita precedente. Magari con la propria famiglia.
E poi, ci sono io, e pochi altri, che non hanno visto niente, a parte il tetto di un ospedale, quando erano neonati e sono cresciuti qui. Tutti coloro che sono come me, si affidano ai libri, non che per ora ne legga molti, e ai film. Soprattutto ai film.
Tutti noi, sogniamo di mettere piede là fuori e ritrovarsi in una famiglia, con degli amici, magari del proprio liceo. Già, il liceo, dove in ogni film la protagonista si innamora del quarterback della squadra di football. E lui si innamora di lei.
Sogniamo anche, di sposare qualcuno che sia disposto ad amarci per ciò che siamo, e ciò che vorremmo essere. Che ci prenda nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte. Che ci faccia uscire anche solo per un attimo da qui, e ci faccia dimenticare questo posto.
Raccontato così, sembra l’inferno, e magari no non lo è, ma ci si avvicina.
L’unica cosa che ci resta è sognare, perché non abbiamo niente da perdere. Non siamo niente, e non abbiamo nessuno. I nostri sogni potranno anche logorarci dentro un giorno magari, ma non quanto stare qui in completa solitudine.
Ho sempre detto che non ho bisogno di nessuno, ma la verità è che non ho bisogno di nessuno qui. Nessuno, mi può aiutare, perché siamo tutti nella stessa situazione, tutti soffriamo e non voglio soffrire per qualcun altro ancora. Soffro già troppo per me stessa.
“Ehi, ma non hai ancora finito? Sbrigati che tra pochi minuti arriveranno gli altri e lo sai che non ci tengo molto ad avere un branco di bambini che piangono perché non arriva da mangiare, solo perché qualcuno non a ancora finito di apparecchiare mh?” annuisco “Ascolta piccola Allison, lo so che non vuoi stare qui, e magari vorresti stare da sola in questo momento ma..”
“No” la blocco “mi piace stare qui con te, perché sei l’unica persona con cui io riesco a parlare e mi diverto a sentire le storie su tuo marito che mi racconti, mi fanno ridere davvero.” Mi sorride dolcemente.
“Mi fa piacere. Ma muoviti davvero, mh?” ha l’aria parecchio divertita ma finisco di apparecchiare in fretta prima che mi riprenda ancora.
 
Mi lascio cadere sul letto, ancora vestita, per concedermi un attimo di riposo.
Ho dovuto apparecchiare e sparecchiare. Ho cambiato idea, non mi piace questa punizione.
Sbuffo.
Non mi accorgo di essermi addormentata, non mi sono accorta nemmeno di aver chiuso gli occhi, fino a quando non sento delle voci sopra di me.
Scosto piano prima di aprire gli occhi.
“Ma secondo te se n’è accorta che è andata a letto vestita?” dice una.
“Ma certo, non credo che sia così stupida” mmh, forse dovrei restare più tempo così per sentire cosa hanno da dire su di me le mie simpatiche compagne di stanza.
“Parla piano che ti sente” la ammonisce l’altra.
“Ma se dorme..”
“Ci volete stare un po’ zitte voi due!” alza un po’ la voce. Dice Serena, la più grande. Tutte le altre rimangono in silenzio, impaurite dal tono che ha usato e da lei. Hanno sempre avuto paura di lei, da quel giorno in cui per sbaglio le avevano nascosto le scarpe. Si è arrabbiata così tanto che il solo pensiero mi fa venire i brividi.
Apro gli occhi lentamente, cercando di non far capire che stavo ascoltando. Me le ritrovo tutte intorno a me imbarazzate.
“Che ci fate tutte qui intorno?” aggrotto la fronte.
“Ehm.. tu dormivi e noi.. volevamo solo che.. beh ecco..” cerca di spiegarsi Hope imbarazzata balbettando e gesticolando.
“Lo spiego io. In parole povere, non volevamo farti prendere un’altra punizione visto che ne hai già una, perciò visto che sono quasi le cinque e tra poco inizia il film nel salone volevamo svegliarti e salvarti il culo” dice Serena. È sempre stato un po’ volgare il suo vocabolario e mi sono sempre chiesta da dove venisse.
“Ehm.. grazie, davvero.” Si allontanano dal letto appena mi alzo a sedere.
“Beh, noi andiamo a prenderci i posti in fondo, vuoi che ti spettiamo?” dice ancora.
“Mh, no e grazie ancora.” Hope mi sorride e si gira con le altre.
Beh, penso che sia la prima cosa carina che hanno mai fatto per me in 12 anni.
Wow.
Mi spazzolo i capelli, mi sciacquo la faccia e vado nel salone. Sono sicura che mi toccherà uno dei posti davanti. Insieme ai bambini piccoli e alle educatrici. Come sempre.
Sbuffo.
Infatti è così. Ci sono ancora due posti liberi. Mi siedo in uno dei due e cerco di trovare una posizione comoda su quella sedia di plastica, pronta a vedere per la millesima volta uno degli stessi film.
Incrocio le braccia al petto.
Dopo cinque minuti qualcuno si siede vicino a me e mi volto pensando che sia una delle educatrici. Ma non è nessuna di loro.
“Mi perseguiti?” si gira a guardarmi.
“Ciao anche a te Alli, e no, non ti perseguito, perché dovrei farlo?” sorride. Sembra parecchio divertito dalla situazione.
“Perché poche ore fa mi hai detto di volermi conoscere.”
“Ti vorrei far notare che c’è solo questa sedia libera”
“uh, che coincidenza”
“Scusa, ma pensi che l’abbia fatto apposta ad arrivare in ritardo?”
“Può essere”
“Ok, e come potevo sapere che tu ti saresti seduta qui?” alza le sopracciglia.
“Ti vorrei far notare.. – dico citando le sue parole di prima – che io mi siedo sempre qui” sto per cadere dallo specchio su cui mi sto arrampicando.
“Ti vorrei far notare che sono qui solo da ieri” bum, sono caduta.
Antipatico
“Non si può sempre vincere, cara Alli” lo guardo male.
“Sei esasperante”  sorride, divertito.
“Esasperante? Sai almeno cosa vuol dire?” ridacchia.
“Si. Sai cosa c’è scritto sul vocabolario alla parola esasperante?”
“No, cosa” è molto divertito direi, al contrario di me.
“Daniel” ride ancora più forte e io sorrido.
I suoi occhi azzurri brillano nella semioscurità della stanza.
“Un punto per te, Alli”
“è una gara?”
“Ovviamente” mi strizza l’occhio destro.
“Accetto la sfida.”
“Bene, perché perderai. E adesso lasciami vedere il film, che mi hai già fatto perdere l’inizio.” Ridacchio.
“Vuoi davvero vedere questo film?” alzo le sopracciglia.
“Si.. perché? Sennò che devo fare? E poi a me piace vedere film” rido ancora.
“Oh, allora divertiti. Penso che in questo mese avrai l’opportunità di vederlo almeno 6 volte, ma se ti piace vedere i film..”
“A me avevano detto 5..”
“..cosa?” aggrotto la fronte e mi volto verso di lui vedendo che mi sta prendendo in giro. “Sembra che ti divertiti a prendermi in giro..”
“Sei buffa.”
“Buffa?”
“Si, buffa.”
“Buffi sono i bambini dai 5 anni in giù, e mi risulta che io ne ho già dodici” 
“Dodici?” chiede serio. Annuisco. “E io che pensavo ne avessi cinque” dice scoppiando a ridere.
Dio, questo ragazzo non riesce a stare serio per un secondo.
“Tu non sei normale” scuoto la testa.
“Allora vediamo il record di complimenti che raggiunto oggi. Sono antipatico, esasperante e adesso non sono normale.” Ride “wow, grazie”
“Prego.”
Incrocio nuovamente le braccia sotto il petto e accavallo le gambe.
“Sei simpatica Alli.” Dice ripetendo ancora quel nomignolo che mi aveva affibbiato.
Arrossisco.
“Grazie.”
“Di solito si dice anche tu.”
“Fa troppo cliché, mi spiace” gli sorrido.
“wow, un’altra parola complicata. Mi sorprendi Alli” ride ma io non gli do corda.
Rimaniamo un po’ in silenzio, non sapendo cosa dire e io mi concentro sul film. Jane ha voluto ancora una volta farci vedere Harry Potter, è fissata letteralmente con quella saga. Questo dovrebbe essere il sesto, ci ha detto che era uscito al cinema l’anno precedente, ma non ne sono sicura. Mi piace, ma ormai so anche le battute a memoria, non capisco perché si ostini tanto a farcelo vedere.
Distolgo lo sguardo dal muro su cui è proiettato il film e mi viene in mente una cosa.
“Perché mi chiami sempre Alli?” si volta verso di me e mi guarda confuso.
“In che senso?”
“Si insomma, perché lo fai? Ci conosciamo solo da ieri e continui a chiamarmi così, è strano.. nessuno l’aveva mai fatto, nessuno.. nessuno mi aveva mai chiamato, per parlare veramente con me.” Scuoto la testa per scacciare via  brutti pensieri.
Il suo sguardo è serio e triste, molto direi. Non mi guarda negli occhi ma fissa il vuoto.
Ad un certo punto scuote la testa e si rivolta verso di me assumendo il suo miglior sorriso.
“Niente, mi piace chiamarti così.. tutto qui. È.. è divertente” mi sorride ancora.
“Me lo puoi dire se c’è qualcosa che ti preoccupa, sai, non sei un bravo attore..” gli sorrido dolcemente.
“Nemmeno tu, si vede che ci tenevi quando hai detto che nessuno ha mai parlato davvero con te. Si vede che ci stai male” il mio sorriso si spegne e distolgo lo sguardo.
“Non è così, non ho bisogno di nessuno, voglio solo andare via da qui e avere una vita. vorrei avere una vita vera. Non.. questo. Non ha senso vivere così, sarebbe meglio non farlo.”
“Perciò.. vorresti che qualcuno ti adottasse”
“Io.. io, non lo so. Forse si, ma non succederà mai. Ho dodici anni Daniel, alla mia età è difficile che ci sia qualcuno disposto a farlo. Di solito adottano i bambini piccoli, per educarli e amarli.”
“Hai paura?”  mi guarda intensamente.
“Di cosa?”
“Di vedere cosa c’è là fuori, del tuo futuro.. di tutto. Hai paura?” rifletto sulle sue parole e dopo un po’ rispondo.
“Si, ho tanta paura. Ma per realizzare il mio sogno devo andare via da qui, o forse andarmene è semplicemente il mio sogno. Ma sono pronta ad affrontare tutte le mie paure se serve.”
“Quindi, cosa vorresti fare dopo essertene andata da qui?”
“L’attrice”
“wow, che sogno.”
“Già, ti sembra impossibile vero?”
“No, mi sembra difficile, non impossibile. Niente è impossibile”
“Si, invece. C’è qualcosa di impossibile”
“Cosa?” ehm..
“Beh.. volare..”
“Gli aerei volano.”
“Giusto, allora.. che io mi faccia degli amici” batti questa Daniel.
“Io sono tuo amico” cosa?
“Chi ti ha detto che lo sei?”
“Tu sei mia amica perciò io sono tuo amico.”
“Non ho amici, Daniel.”
“Si, io sono tuo amico, te l’ho appena detto.” Sospiro.
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché lo fai?”
“Fare cosa?”
“Q-questo. Perché vuoi essere a tutti i costi mio amico? Perché? Non ti credo quando mi dici che sono simpatica, ne quando dici che ti ho colpito. Ci dev’essere una vera ragione. Dimmela, andiamo.”
Sospira pesantemente.
Ah, lo sapevo.
“Andiamo, tu pretendi di essere mio amico e che io mi confidi con te ma tu nemmeno mi dici chi sei, cosa ti passa per la testa, da dove vieni o..  – sospiro – perché sei qui?” questa suonava più come una domanda.
“Mi dispiace..” Sussurra. I suoi occhi sono lucidi, e sembra quasi che stia per piangere.
“Di cosa?”
“Di non dirti tutto quello  vuoi sapere. Io.. io.. non sono abituato a parlare di me”
“E credi che io lo sia?”
“No.. certo che no. Solo che non posso.”
“Certo che puoi. Come posso io, puoi anche tu.”  Scuote la testa.
“E’ doloroso Allison.” Parla di dolore con me? Lo guardo male.
Non capisci niente.
“Parli di dolore con.. con me?”
Si passa una mano tra i capelli  mi sento in colpa. Forse gli ho chiesto troppo?
“Okay, calmati. Non c’è bisogno, ti capisco davvero. Dimmi.. dimmi solo una cosa. Perché mi chiami Alli e perché mi chiesto di essere amici. Solo questo.”
Tiene gli occhi bassi e non risponde. Proprio quando gli sto per dire che non importa lui inizia a parlare.
“Circa 10 mesi fa mia madre è rimasta incinta – i suoi occhi brillano al ricordo – e io ero veramente molto felice. Era una bimba.” Non era certo la storia che mi sarei immaginata. Allora perché ho la sensazione che la storia vada a finire molto male?
Rimane in silenzio per alcuni secondi e poi alza lo sguardo su di me, guardandomi negli occhi.
“Lei e mio padre avevano deciso di chiamarla.. – sospira – di chiamarla Allison” sgrano gli occhi.
“C-come me..” annuisce.
“Si, come te. E, nei miei pensieri, io la.. la chiamavo Alli. E quando tu mi hai detto che tu ti chiamavi così io.. io ho sentito una sensazione di.. di casa” rimango molto sorpresa e lui mi guarda sorridendo. “Non scherzavo quando dicevo che mi sento bene con te e che sei simpatica. Ti vorrei conoscere, davvero.”
“Tu.. tu mi paragoni a tua sorella?” suona come un’offesa ma non lo è. È come se mi facesse piacere, in un certo senso, quello che ha detto.
Riflette sulla mia domanda.
“No, non direi. Non so spiegarti la mia sensazione ma è come se io già ti conoscessi.” Sorride. “Pensi che sia pazzo vero?”
Faccio finta di pensarci.
“Mh, forse. Io.. io non so come mi devo comportare Daniel, io non ho mai avuto amici, non ho mai avuto nessuno che mi volesse bene o che mi dicesse queste cose.”
“Perciò siamo amici?” mi guarda negli occhi e io guardo lui nei suoi.  “è davvero importante per me, ti prego..” mi sta pregando? Nessuno l’aveva mai fatto prima.
“Si, si. Infondo, tutti hanno bisogno di un amico, no?” sorride.
“Grazie.” Sorrido anch’io.
Ripenso a ciò che mi ha detto sulla sua sorellina e mi decido di chiederglielo, infondo siamo amici no? Spero solo non si chiuda di nuovo.
“Ma.. la tua sorellina poi.. cosa..” distoglie lo sguardo.
“Pensavo me lo chiedessi prima.”
“Io.. scusa.. non volevo.. se tu..” mi ferma prima che possa continuare a balbettare parole senza senso.
“Lei è .. è morta ..prima di nascere, insieme a mia madre e mio padre.” Dice con voce tremante.
“Mi dispiace tanto.” Scuote la testa.
“Non importa..” dice guardandomi intensamente. Vedo nei suoi occhi che sta provando tanto dolore, come se dicessero ‘si che importa invece’.
“Sai, io sono qua dentro da tutta la vita in pratica e la mia giornata si svolge sempre allo stesso modo. Sai qual è la cosa più divertente che mi piace fare?” scuote la testa un po’ confusa “Prendere in giro Jane.” Le sue labbra si piegano in un sorriso divertito. “Perciò se ti vuoi divertire quello è l’unico modo. È davvero divertente quando si arrabbia” rido e lui si unisce a me.
“Grazie Lì”
“Adesso hai scorciato ancora di più” ride. “Mi piace comunque”
“Sai, sembri molto più grande per avere dodici anni.”
“Quando sei una persona sola ti devi adattare e cercare di tirare avanti”
“Parli come una donna vissuta”
“Già..” rido. “E anche i film aiutano.. anche se vediamo sempre gli stessi. Penso che oltre a Harry Potter ci abbiano fatto vedere solo Titanic e I passi dell’amore.”
“Si divertono a farvi vedere i film tristi?”
“Come se la nostra vita già non lo sia..”
“Già..”
“Beh, e poi c’è Harry. Penso di sapere le battute a memoria” ride.
“Quanto manca alla fine?”
“Poco.. Tra poco muore Silente e poi ci dovrebbe essere l’ultima scena” mi guarda come se stessi parlando arabo.
“Chi muore?”
“Non dirmi che non hai mai visto Harry Potter..”
“Ehm no..”
“Ma dove vivevi prima? In Antartide? Oh andiamo tutti hanno visto Harry Potter una volta nella vita. Sei una persona da disprezzare” ride.
“Solo perché non ho mai visto uno stupido film?”
“Primo sono 6 film e tra poco ne escono altri due e secondo non sono stupidi, sono dei film stupendi.”
“Dovresti vedere dei veri film” scuoto la testa arrendendomi.
“E tu dovresti imparare a stare zitto 5 minuti e smetterla di contrariarmi.”
Si zittisce e mi volto verso il film.
Dopo qualche minuto il film è finito e ci rispediscono tutti nelle nostre stanze prima di cena.
“Grazie di esserti confidata e di essere mia amica Alli. Ci vediamo” annuisco.
“Ci vediamo.” E se ne va insieme agli altri ragazzi.
 
Questa sera a cena, stranamente, mi trovo molto più a mio agio. Come ad ogni pasto sono seduta insieme alle mie compagne di stanza che stanno chiacchierando a proposito di un ragazzo che piace ad Hope.
“Secondo me, Hope, dovresti dirglielo” intervengo e tutte si voltano verso di me sorprese di sentirmi parlare con loro. “Che c’è? Ho detto male?”
Scuotono tutte la testa. Tutte tranne la diretta interessata.
“No no, infatti. È.. è quello che dicevo anche io. Cioè è ovvio che gli piaci perciò..”
“Non voglio iniziare una cosa che poi non può finire” dice Hope.
“Sai, dovresti cogliere quest’occasione. Alla fine, qua siamo tutti sulla stessa barca, e a volte farsi voler bene da qualcuno è proprio quello che serve no?” dico con gli occhi puntati sul pezzo di pane che mi sto rigirando fra le mani.
Li alzo e vedo che tutte mi guardano.
“è bello sapere che parli” sorride Serena. Penso sia un complimento.
“Già..” abbasso di nuovo la testa.
“Sai, credevamo che non ci avresti mai rivolto la parola. Eri sempre, strana.”
“E’ difficile non essere strani quando l’unica cosa che conosci sono le pareti di questo posto e l’unica cosa che conosco del mondo sono degli stupidi film inventati”
“Comunque io sono Serena, ed è bello averti tra noi.. sempre se vorrai essere nostra amica.” Non pensavo potesse essere carina con qualcuno.
“So chi sei, e chi siete. Li conosco tutti i vostri nomi. Ci posso provare a essere vostra amica ma non vi prometto nulla”
“Qua dentro non siamo come le persone là fuori, qua dentro sappiamo che ognuno di noi ha la propria storia, che più o meno dolorosa non importa, tutti ne abbiamo una. Non pretendiamo sapere come ti senti, basta che non stai da sola. Fa male stare da soli”
“Si lo so. Grazie ragazze” sorrido a tutte.
“Sai, mi sono sempre piaciuti i tuoi capelli” dice Amanda.
E così si apre una conversazione sui capelli biondi. Ognuna dice come si vorrebbe fare i capelli quando usciremo di qui.
Ma la vera domanda è.. quando usciremo davvero di qui?
Quando avrò una vera vita?

 



















*************************

 Salve a tutti. Il mio nome è Virginia e questa è la mia prima storia originale. Ho già scritto una fan-fiction su Robert Pattinson e Kristen Stewart, che è ancora in corso, ma poi mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di totalmente diverso, una pazzia in pratica.
Ho paura. Spero che vi piaccia, davvero perché è una storia a cui tengo, ma se avete qualcosa da dire, qualunque cosa, potete farlo, anzi mi piacerebbe moltissimo se lo faceste. 
Spero si sia capito che in questo primo capitolo c'è un salto indietro nel tempo. Non so ancora bene come strutturerò la storia ma sicuramente il prossimo capitolo sarà ambientato nello stesso anno del prologo. 
La loro è sia una storia d'amore che d'amicizia, spero si capisca.
Allison ha solo 12 anni, lo so, ma spero che capiate la situazione in cui si trova e vi caliate nei suoi panni. Spero di aver espresso abbastanza bene ciò che sente. 
Poi, il banner è stato fatto da me. Non grafico molto, perciò almeno su quello abbiate pietà di me D: ho fatto davvero del mio meglio.
Se volete potete trovarmi su twitter, sono _theonlyreason o justhideaway e su facebook Virgi Mallory Efp.
Spero di aver detto tutto, grazie se siete arrivati fin qui e avete letto, è davvero molto importante per me e grazie se recensirete o seguirete questa storia. 
Penso di aggiornare la prossima settimana, perciò grazie ancora e baci.
Virgi :) 

   
 
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