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Autore: Darth Harion    17/08/2012    0 recensioni
Siamo molto indietro nel Tempo. In uno dei periodi di Massimo Splendore dell'Ordine dei Jedi. Quando la Forza richiese un Nuovo Campione...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’Autore: Il vostro autore sta facendo penitenza per aver “quasi” copiato questo capitolo dai vari videogiochi della saga di Metal Gear, cospargendosi il capo di cenere davanti al suo altarino di Sensei Hideo Kojima. Avendo fatto in questo periodo una vera e propria overdose di videogiochi Stealth, ho voluto provare a scrivere un capitolo d’azione basato un pelo di più sull’osservazione, il silenzio e l’invisibilità, per mettermi alla prova in questo genere che per me è quasi un esperimento, anche se alla fine poco ci è mancato che lo intitolassi:

 

T  A  C  T  I  C  A   L       E   S   P   I   O   N   A   G   E     A   C   T   I   O   N

METAL GEAR JEDI

T   H   E               S   O   L   I   D              C   O   D   E

 

Va bene… adesso però finiamola con questa mezza idolatria, prima di cominciare a fare pensieri osceni tra il REX e il RAY… (troppo tardi…)

*Porta che sbatte*

Ma che ca …

   !

“Fermo! Sei in arresto! Corpo di Cautelazione del Copyright!”

Cristo! La C3! Voi intanto godetevi l’angolo delle risposte ed il capitolo, io devo SCAPPARE!!!

ALLERTA

 99.99

“Non credere di fregarci nascondendoti in una scatola di cartone! Abbiamo giocato anche noi a Metal Gear!”

*Colpi d’arma da fuoco*

­

Capitolo 8: … there is Conviction.

 

Nella sala di comando della Odin’s Shadow, che Raytini Selandil poteva vedere in uno degli schermi olografici della Hel’s Whisper, osservava con quanta calma e professionalità gli occupanti stavano svolgendo le proprie funzioni anche nella situazione potenzialmente a rischio in cui si trovavano.

In orbita bassa dalla superficie di Norrea, gelido pianeta aldilà dei confini Repubblicani, lontano oltre dodici miliardi di chilometri dalla sua stella, visibile solo come un grosso punto bianco nel cielo anche oltre l’atmosfera.

Il calore di superficie era prodotto unicamente dai sistemi vulcanici, che comunque riusciva solo a rendere a stento abitabile la morsa gelida in cui era stretto quel corpo celeste.

Vide Thor seduto al suo posto riempire con calma il fornello della sua pipa con una presa di tabacco, accenderla con un lungo cerino e tirarvi alcune boccate.

Dallo schermo olografico della telecamera nella baia di lancio poté vedere Kain, spremuto nella sua Tuta d’Infiltrazione, intento a giocare alla sua sempiterna Consolle Portatile.

L’assistente di lancio che stava con lui, un Cathar in tuta da paracadutista integrale sigillata, controllò il cronometro, per poi volgersi verso lo Jedi – Otto minuti al lancio: spegni quella macchinetta e mettiti la maschera. -

Kain non lo degnò neanche di uno sguardo.

La Consolle continuò a mandare le sue voci elettroniche.

L’assistente di lancio restò li a guardarlo, con uno sguardo privo di volto a causa della maschera – Mettiti la maschera. - ripeté con tono più forte.

- ZOOT! - fece la Consolle.

L’assistente si allontanò di un paio di passi; la sua espressione non era visibile oltre la visiera anti-riflesso e la maschera ad ossigeno, ma le sue movenze erano eloquenti riguardo l’irritazione che gli dava l’essere così bellamente ignorato – Questo frocetto l’ha capito cosa deve fare? -

- Sei minuti al lancio. - disse dopo aver controllato ancora il cronometro.

- Ehi, lo so che ci senti! - disse Selandil attraverso il microfono, facendo risuonare la sua voce nei timpani stessi del suo apprendista – Spegni quel videogioco e mettiti la maschera. -

Kain allora si decise ad obbedire, salvando il gioco e mettendo la consolle nel minizaino che teneva sulle reni. Prese il cappuccio della tuta da infiltrazione in Ionite e se lo allacciò al collo. La cerniera si chiuse ermeticamente con un suono secco e gommoso.

- Cominciare con la depressurizzazione. - fu la voce di un operatore attraverso le cuffie.

L’aria venne aspirata dalla baia, portando in una trentina di secondi la pressione interna al livello, quasi nullo, di quella esterna.

- Depressurizzazione completata, prego confermare. – fu l’operatore.

L’assistente di lancio controllò un barometro che portava al polso – Confermo: depressurizzazione completata. –

- Apertura portello di lancio. – fu la voce incorporea dell’operatore.

La porta anti-scoppio si aprì nel silenzio irreale della mancanza d’aria, trasmettendo la loro vibrazione unicamente attraverso la struttura. L’immagine della lontanissima stella di Norrea galleggiava appena sopra la curva del suo orizzonte, la cui debolissima luce faceva scintillare appena i sottilissimi aghi di ghiaccio in sospensione nella parte alta della troposfera.

- Sembra un alba … - si lasciò sfuggire l’assistente di lancio, conscio che da quella distanza, giorno o notte avessero pressoché lo stesso aspetto su quel pianeta – Quattro minuti al lancio … - disse dopo quel breve istante di riflessione – … in piedi. –

Kain si alzò: l’aderente tuta in Ionite slanciava ulteriormente la sua figura, la cui conformazione sembrava renderlo anche più muscoloso di quanto in fosse realmente. Sentiva i suoi arti muoversi nel vuoto, non più frenati dal pur debole attrito dell’aria, dandogli un vago e poco piacevole senso di leggerezza.

- Due minuti: portarsi sul portello. –

Kain si mosse fino al bordo del portello; sotto di lui si spalancò la vista di un salto da quattrocento chilometri fino alla superficie.

Fu assalito da un senso di vertigine.

- Un minuto: attivare lo scudo. –

Kain toccò un pulsante sull’incrocio delle cinghie che lo legavano al paracadute, ed un trasparente scudo antiparticellare lo avvolse: unica difesa contro l’attrito con l’aria che altrimenti lo avrebbe incenerito.

- Trenta secondi al lancio. –

Kain ebbe voglia di tornare indietro.

- Dieci. –

Kain fece un mezzo passo indietro.

- Nove. –

Selandil se ne accorse, e s’affrettò a parlargli nelle cuffie, per tranquillizzarlo.

- Otto. –

- Tranquillo … –

- Sette. –

- Io sono qui per te. –

- Sei. –

Kain deglutì forte.

- Cinque. –

Kain portò di nuovo pari i piedi – Grazie … -

- Quattro. –

- Ora, Angelo mio … –

- Tre. –

- … spiega le ali e vola. –

- Due. –

- E che la Forza sia con te. –

- Uno. –

A quelle parole, Kain chiuse gli occhi e smise di pensare.

- Lancio! –

Il Licoide lasciò che il suo centro di gravità si spostasse in avanti, fuori dalla navetta …

… poi allargo le braccia e richiamò le gambe.

Si lasciò precipitare nel vuoto.

 

Su Coruscant, in un appartamento di uno dei centri di ricovero ed alloggiamento che il pianeta aveva messo in disponibilità per gli sfollati di Cathar, Bayan stava imboccando suo figlio.

- Da-daai. Aa-ppri la boocuccia. A-anccora uno. - tartagliò, ed il bambino di appena otto mesi obbedì spalancando la bocca, mangiando famelicamente un altro cucchiaio di omogeneizzato.

Era un cucciolotto paffuto, dal manto simile a quello del padre: pezzato irregolare, a macchie larghe bianche, nere, brune e bionde. Gli occhietti vispi invece erano azzurri, come quelli della madre…

… è forse fu proprio quello il pensiero che passò nella testa del piccolo Stepan – Ma-ma! - disse tendendo le zampette verso la faccia del padre.

Lui scosse la testa – Maama non c-c’è. Chcchh … se ne è aaa-ndata. No-on gli interr-ressavamo. - sollevò il bordo del bavaglio che indossava il figlio e gli pulì il musetto.

Sonya era sempre stata una ragazza incomprensibile: silenziosa, fredda, distante. Non parlava mai se non gli si chiedeva esplicitamente qualcosa e non faceva mai niente che potesse attirare l’attenzione di chicchessia.

Non ricordava nemmeno come avevano fatto a finire insieme: lui balbuziente e lei asociale.

Fatto fu che, dopo circa otto anni di convivenza, lei rimase incinta.

Rifiutò di farsi ricoverare da qualunque parte; rimase in casa e partorì lì.

La mattina dopo Bayan, invece di trovarsela affianco, trovò solo il letto vuoto.

Nessun messaggio d’addio, nessuna spiegazione, assolutamente niente…

Aveva preso solo un vestito dall’armadio ed era sparita, più silenziosamente di quanto avesse vissuto.

Vennero entrambi interrotti nelle loro riflessioni dal suono del campanello.

- Aas-peta. Se non èè imm-protante me ne liibbero subito. -

Andò ad aprire la porta, ma l’unica cosa che vide fu il pianerottolo vuoto.

Sbuffò, sbattendo la porta, voltandosi per tornare nel soggiorno-cucina – Soolo uno ccchhhh… che si dii-vverte a farre gli scherzi scee-mmi. -

Ciò che vide gli mozzò il fiato in gola più di quanto gli succedesse normalmente.

Una sagoma, intabarrata in un lungo mantello nero, in piedi dietro al seggiolone che, con mani guantate, stava finendo di imboccare Stepan.

Con la mano libera invece, gli stava carezzando la testa con gesti ricolmi di minacciosa falsa tenerezza.

- Un ragazzo-padre è difficile da trovare di questi tempi … - pronunciò con chiarezza una voce falsata – … e gli esperti di Cibernetica freelance sono ancora più rari, con la recente moda delle protesi semi-meccaniche e dei microprocessori a rete neruale. - Stepan mandò giù con un sorriso l’ultimo cucchiaio di omogeneizzato – Quindi una famiglia monogenitoriale il cui padre mantiene il figlio come lavoratore autonomo nel campo della Cibernetica è praticamente introvabile.-

Bayan era troppo spaventato per la rapidità e la sorpresa con cui il misterioso individuo si era messo in una posizione di assoluto controllo, con la tacita minaccia di fare del male a Stepan che invece sembrava provare una naturale simpatia per lui.

-Chccchi è llleeei? - tartagliò peggio del solito.

L’Ombra finì di pulire il mento del bambino che con gli ultimi cucchiai si era abbondantemente sbrodolato. Alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi – Ne è passato di tempo, Bayan. -

Per lui fu come essere attraversato da parte a parte da un fulmine. Un tremendo dubbio gli venne a galla – Ss-hh-onya? -

- Te mi conosci come “Ultimo a Piangere”. - disse il Nero Fantasma senza rispondere alla domanda.

Le vicende che si srotolavano nel cervello di Bayan presero una piega contorta ed inaspettabile – Il fii-nanziaaatorre? -

- Ho pagato io l’ultimo progetto della Folt & Denar, per il quale sei stato chiamato anche tu in quanto esperto in materia. - prese Stepan in braccio – Ho avuto una forte delusione riguardo ai risultati. -

- Mma lle-ei chi è? - domandò spaventato l’esperto di Cibernetica.

Ultimo si sistemò il bambino in braccio, che tutto sorridente cercò di toccargli il volto oltre il bavero – Ma-ma! -

- Sai… non esistono poi così tanti genitori come te nella Galassia; che abbiano la voglia, l’affetto ed il coraggio di occuparsi dei propri figli. Alcune persone dovrebbero pensarci molto bene prima di mettere in giro altri bambini. - si volse di nuovo verso di lui – Ne sappiamo qualcosa, vero Bayan? -

Quello sconosciuto o stava cercando di giocare sulle brutte esperienze di Bayan, oppure si stava semplicemente divertendo nel farlo sentire completamente impotente.

Cercò comunque di prendere voce in capitolo – Nn-nnon so chi ss-iia, né dda-da doove vvvenga! Ma pree-thendo che toolgha immeedhia-atameehente lle maa-ani da mii-io ffiglio!! -

Ultimo a Piangere continuò a comportarsi come niente fosse – Stai calmo carino, sai che quando ti ecciti cominci a balbettare più del solito. -

Bayan si infuriò immediatamente: odiava quando la gente gli faceva notare i suoi difetti di pronuncia

Strinse i pugni e digrignò i denti, non azzardandosi però a fare movimenti scomposti per il bene di Stepan.

- Inoltre, non credo tu abbia capito cosa voglio da te. - disse Ultimo, muovendosi verso la piccola camera da letto – Il prototipo del Progetto Razor è stato distrutto, ma ha dimostrato di essere niente di più di un animale selvatico dotato di armi all’avanguardia. Voglio assumerti per un nuovo contratto a progetto: la costruzione di un modello più avanzato di Razor. -

- È ggià taa-aanto che non mi abbianho aa-restato p-p-peer quel lavoorrho là! Noon ii-ntendo ri-ri-mmettermi del caampo deel’indu-ustria bbe-eelica in nee-ero! -

Ultimo si avvicinò al box – Oltre a Razor, o come l’hai chiamato te, Razzler, ho un altro lavoro da affidarti … e stavolta sarà qualcosa di davvero grosso … -

- Ch-c-coosa sarrreb-be? –

Ultimo mise il bambino  nel box – Ho qualche richiesta da fare alla Repubblica. Tu verrai  nella base che stiamo finendo di allestire e ci resterai, almeno finché non finirai il progetto della nuova bio-arma che useremo per ricattare il Governo. –

Bayan rimase scandalizzato – C-chhc-come!? Se vv-eniihssi ideenthificato mmi to-hoglierebberho Stepan! Non vooglhio! –

Ultimo grattò il pancino al bimbo, che si mise a ridacchiare tutto contento – Nessuno verrà a saperlo. Inoltre ho già versato un anticipo di 175'000 Datarie sul tuo conto. –

Bayan rimase ammutolito dalla cifra.

- Altre 350'000 saranno versate a lavoro terminato. – Ultimo sapeva di aver toccato una corda sensibile – Più che sufficiente per crescere un figlio in perfetta agiatezza. –

Oltre mezzo milione …

Per Bayan questa sarebbe significato una casa ed una vita tranquilla e sicura per lui e suo figlio. Sapeva che l’industria medica, ed ancora più quella informatica stavano vivendo la moda dei sistemi cibernetici. L’essere un freelance gli aveva dato l’opportunità di prendere un gran numero di contratti a progetto e guadagnare rapidamente i soldi per prendersi cura di Stepan, ma era conscio che sarebbe comunque rimasta una moda.

Quando sarebbe passata, la sua prospettiva migliore sarebbe rimasta l’industria chimica; la quale, a meno di non partecipare alla creazione di qualche composto rivoluzionario o ad un nuovo sistema di trattamento delle materie grezze, non poteva permettersi di pagare molto i suoi dipendenti … meno ancora i freelance.

- E sse non acce-etassi? –

- Ho anche ritrovato la tua preziosa Sonya. –

Bayan rimase a bocca aperta.

- Le persone come lei sono solo dei vigliacchi terrorizzati dalle loro stesse azioni. Dalle la possibilità di rimediare e ci saranno buone probabilità che torni ad occuparsi anche lei del bambino. – lo Spettro si permise un breve istante di riflessione personale – Ho avuto a che fare con gente del genere per tutta la vita. – l’Assassino carezzò le orecchie al cucciolo, che continuava coi sue rumorose dimostrazioni d’approvazione, nell’istintiva simpatia ispiratagli – Ho quattro spie da corrompere quando avrò finito con te, quindi ti prego: non farmi attendere inutilmente. –

- Mhoomento! In un affha-arre de geenerhe rischio di perde-here la potestà di Stepan! Non vooglhio qu-uesto! –

Ultimo a Piangere si alzò in piedi – Speravo di convincerti con le buone … - tirò fuori dal mantello un oggetto cilindrico e vi sfilò da un’estremità una linguetta metallica.

Bayan riconobbe quell’oggetto per averlo visto in molti holo-film.

Era una granata.

Scattò per cercare di strapparla di mano al Fantasma in Nero, ma dopo neanche il primo passo il comodino gli si avventò contro, facendolo cadere.

Ultimo mise con delicatezza la granata in mano al bambino. Questo, estasiato dal nuovo gioco, si mise a strapazzarlo e mordicchiarlo, sotto gli occhi inorriditi di suo padre.

Bayan fece per alzarsi, ma Ultimo con un piede gli schiacciò i genitali, facendolo guaire.

- Il peggior ricatto è la scelta, Bayan … - disse lo Spettro Nerovestito – Se ritieni abbia appesantito a sufficienza il piatto della bilancia, il momento è ora. –

Bayan non poté fare altro che rivolgere uno sguardo a suo figlio mentre, con fare giocoso, esplorava coi dentini l’ordigno, passando pericolosamente vicino all’innesco.

Scoppiò a piangere quasi nello stesso momento in cui con la testa fece cenno di “sì”.

 

 

Parte1: Brefing

L’Ammiraglio Seandack si sedette cautamente sulla sua poltrona, al tavolo tattico della Leopard, cercando di non fare movimenti bruschi che avrebbero recato altri danni al braccio destro che portava appeso al collo con una garza.

- Gli ho fatto un bel discorsetto a muso duro a quell’incapace di Pierre McCloud. - cominciò – Avevo espressamente ordinato che ogni Nave principale fosse scortata da almeno due IPV ed una squadriglia di caccia. Ma siccome quel pivello si sparava solo un sacco  pose perché al comando della nave più grossa in tutto l’Anello Intermedio si è messo a pattugliare il quadrante più isolato del nostro territorio senza nessun supporto … coi risultati che abbiamo visto. -

- Saranno presi provvedimenti per la sua condotta? - domandò Selandil, seduta vicino a lui.

- Ah! - sbottò l’Ammiraglio – Come minimo sarà sollevato dal suo incarico! E si ritenga fortunato di non essere nella mia Marina, altrimenti l’avrei buttato fuoribordo senza tuta spaziale di persona! -

- Infatti stiamo letteralmente affogando in un Pozzo Nero per l’errore di un pallone gonfiato. -  brontolò Kain seduto al fianco della sua Maestra, mezzo steso sul tavolo, col mento poggiato sulle braccia conserte e le orecchie abbassate – Otto settimane … e solo adesso si viene a sapere che quell’incapace se ne era andato da solo nella zona di pattugliamento più lontana … e non ci sono nemmeno richiese di riscatto da parte dei rapitori per la restituzione degli ostaggi; e tanto per peggiorare la situazione, nessuno Jedi è riuscito a capire dove si siano nascosti quei maledetti … nemmeno Maestro Toran … -

“Già …” pensò Selandil “… non è naturale che un attentato così gigantesco ci sfugga in maniera tanto palese … possibile che l’assassino di Maestro Trasency …?” d’impulso negò mentalmente, per rendersi tardivamente conto che quell’individuo, un colpo basso meno dannoso, meno plateale, ma sicuramente molto più significativo e penetrante lo aveva già inflitto.

“Ha sfidato l’intero Ordine con quell’omicidio, prendendosi gioco delle nostre percezioni. Se anche questo Attacco è stato opera sua, abbiamo a che fare con qualcuno che conosce i Jedi fin troppo bene … e che ha preso questa faccenda sul piano personale.”

- Infatti … - prese parola l’Ammiraglio – Quindi mi sono preso la libertà di “rimettere in servizio” un vecchio amico. Uno abituato ad operare in teatri del genere, e a non smuovere le acque più dello stretto indispensabile. -

Kain drizzò un orecchio – Cos’avrebbe di speciale questo “vecchio amico”? -

- Ha molta esperienza nelle Operazioni Stealth. Lo conosco da sempre: ha cominciato a lavorare nel campo dello Spionaggio e dei Commando quando era ancora adolescente. Ultimamente si è ritirato perché era … diciamo, giù di morale. -

Kain si alzò dal tavolo – Un momento … non sarà mica un vecchio depresso? -

L’Ammiraglio si sistemò la tracolla per mantenere più dritto il braccio – Ragazzo, quell’uomo quando militava nei Servizi Segreti ha partecipato a più missioni di noi tre messi assieme … forse troppe; ed ora si sente in colpa per non aver passato abbastanza tempo con sua moglie quando era ancora in vita. -

Selandil si mise in posizione d’ascolto – Se si fida tanto delle sue capacità, si può sapere chi è per la cronaca? - domandò

- Ad essere sincero … - disse l’Ammiraglio - … non conosco il suo vero nome. È un informazione talmente classificata che nemmeno io sono autorizzato a sapere. Ma penso che, almeno lei Maestra Raytini, sia familiare con il suo nome in codice: Thor di Midgard. L’ultimo allievo del Feldmaresciallo Jime. -

- Ah però! - si lascio sfuggire la Jedi – Questo mi basta e avanza! -

- Che cosa mi sono perso? - chiese Kain.

Selandil si volse verso di lui – Prima ed ultima donna in tutto Cathar ad aver assunto il grado di Comandante di tutte le Forze Armate. Feldmaresciallo Alexis “Voyevoda” Jime, Master of the Spyes, la Signora delle Spie. -

- E come mai ti suona così familiare? - chiese Kain.

- Vedi … Jime era più di una Stratega brillante … era un Genio Militare. Persone molto più qualificate di me lo hanno detto, e Jime prima di tutti. Può sembrare borioso, ed in effetti come persona era di un’arroganza colossale, ma assieme a Thor di Midgard fu l’unica persona non sensibile alla Forza ad essere presa come istruttrice al Tempio Jedi di Coruscant, per insegnare ai Maestri a sopravvivere alle tecniche di combattimento degli Ammazza-Jedi moderni. -

Kain dirzzò le orecchie in cenno di sorpresa –Ma sul serio?-

- Maestro Toran ancora si sente umiliato per quando … quanto tempo fa … trent’anni? Insomma, si ricorda ancora di come davanti a tutto il Consiglio, ed a mani nude, Jime lo disarmò ed atterrò in tre mosse. Thor era un ragazzo allora, ed io solo una bambina, ma ricordo di averli visti: due campioni nel combattimento a mani nude e nell’uso di coltelli e fulminatori. Un terzo delle tecniche di combattimento moderne dei Jedi hanno origine proprio da loro.-

- Uno sborone di prima categoria quindi: mi piace! – commentò Kain.

Il commlink alla postazione dell’Ammiraglio trillò, lui rispose quasi subito – Sì? –

- Thor sta arrivando. Ha detto di cominciare con la visita medica: si presenterà lui. –

- Ha lasciato le coordinate? -

- Sissignore. Siamo autorizzati alla partenza? -

- Certamente … Cominciate i calcoli per il balzo iperspaziale: potete partire appena pronti. -

- Scusi, ma dove stiamo andando? - fu Kain.

- Noi tre personalmente andremo nell’infermeria per far cominciare ad uno di voi due una visita medica di prassi secondo le richieste di Thor. Se invece mi stai chiedendo cosa sta andando a fare questa nave … - Seandack si puntellò col braccio sinistro sul tavolo come aiuto per alzarsi - Sta andando a prendersi la rivincita contro quei pirati. -

 

Descrizione Missione

Kain e Selandil entrarono nell’infermeria, dove vennero accolti da una donna Cathar dal pelo pezzato bianco/nero che, sulle spalline del camice che la identificava come medico, portava i gradi di Sergente Maggiore.

- Salve. - fece il medico con un accenno di sorriso - Siete i Jedi, vero? -

Selandil annuì - Raytini Selandil e Kain. Ci hanno detto che saremmo dovuti passare di qui prima di cominciare questa missione. -

- Scusate se ve lo dico. - fu il medico - Ma l’Unità Æsir non intende mandare in missione due operativi. -

- Come scusi? - domandò Selandil, domandandosi cosa volesse dire di preciso quella donna.

- Il comandante mi ha detto che questa sarebbe stata una missione d’infiltrazione solitaria. Quindi ho approntato tutto per un solo operativo da mandare sul campo. -

Kain storse lo sguardo - Come ha detto si chiama l’unità? -

- Il nome completo sarebbeUnità di Forze Speciali ad Alta Indipendenza per Operazioni Estreme di Basso Profilo Æsir.”  Io ero il medico della squadra, prima che venisse sciolta. - porse la mano prima lei, poi a lui - Scusate se non mi sono presentata subito: Rozaliya Verova, ora medico della RRSCv Leopard. In precedenza medico di Æsir e prima ancora medico di campo dell’8° brigata paracadutista Cirro. -

- Quindi era una militare. - fu Selandil.

- Tecnicamente lo sono ancora, anche se non sono più in servizio attivo da almeno dieci anni. Comunque, Æsir agisce in situazioni in cui è necessario un profilo basso, ed il comandante ha specificato che avremmo compiuto un’infiltrazione solitaria: significa un solo agente sul campo più supporto remoto, quindi ho approntato tutto per un solo operativo. -

Selandil scosse la testa - La cosa personalmente non mi piace, anche se posso capirne il motivo. Bene … vorrà dire che andrò … -

- Andrò io! - si propose di prepotenza Kain.

- Cosa? - scattò la Twi’lek - No, cocco bello, te non vai neanche in bagno senza che io te lo abbia prima concesso!  Figuriamoci a mandarti, da solo, a districare questo macello! -

Kain si abbassò al suo livello e, con un sorriso un po’ troppo sagace, tirò fuori a parole quelli che, nel bene e nel male, erano stati i fatti in tutti i suoi anni di apprendistato - Non per fare l’arrogante, Maestra, ma c’è una bella differenza tra quello che te concedi e quello che io decido di fare ugualmente. -

Quelle parole, acide e strafottenti come mai era stato Kain in vita sua, furono una coltellata all’orgoglio di Selandil - MA COME TI PERMETTI!!?? - sbraitò paonazza di rabbia.

Kain, caso strano, non si degnò nemmeno di alzare la voce a sua volta - Dopo l’ultima litigata che ha avuto con te, Susy mi ha detto delle cose che mi hanno fatto pensare. Te stessa ti lamenti tanto del mio essere “troppo immaturo”, ma l’unica cosa che fai a tal proposito è sforzarti di tenermi lontano da situazioni del genere e non smettere mai di tenermi il fiato sul collo. Ora che ho l’occasione di svolgere un lavoro serio e soprattutto da solo, voglio vedere se effettivamente posso essere in grado di fare qualcosa con le mie risorse. Se dici sul serio quando vuoi vedermi diventare più responsabile/coscienzioso/maturo, eccetera … allora fammi andare, altrimenti … - Kain mimò l’atto di battere le mani - … complimenti per l’interpretazione della “Maestra modello”. Ci avevo quasi creduto! -

Selandil, infuriata, stette per ribattere - SE …! -

Le parole gli morirono in gola.

“ “Se” cosa? Non posso nemmeno dargli torto. Se voglio che si prenda delle responsabilità devo fare come non ho mai fatto: devo dargliene di responsabilità, e soprattutto non devo essere lì vicino, pronta ad aiutarlo al minimo accenno di problemi seri.”

- Se …? - calcò Kain.

Selandil prese un respiro, portando con se la calma della quale aveva gravemente bisogno - Se ti faccio andare da solo, non ti aiuterò se dovessi metterti nei guai. Se vuoi prenderti questo rischio in piena faccia, non sarò lì a cavarti la coda dal fuoco. Queste sono le condizioni: prendere o lasciare. -

Kain sorrise vittorioso - Prendo! - le tese la mano, a conferma di quello che aveva detto.

Selandil, con un’ombra di dubbio, gliela strinse - Non farmene pentire. -

- Ehm … bene … - s’intromise titubante la dottoressa Rozaliya dopo quella scenata - … se avete appianato le divergenze, chiunque di voi voglia andare può andare dietro quel paravento e spogliarsi per gli esami preliminari. -

Kain allora si mise dietro la tendina per spogliarsi, mettendo uno alla volta gli abiti a cavallo del supporto metallico della stessa.

- Che esperienze di lavoro hai? So che voi Jedi fate un po’ di tutto. - chiese Rozaliya parlando attraverso la tenda.

- Ho avuto un paio di esperienze notevoli. - rispose Kain dall’altra parte - Un lavoro che ho fatto quasi da solo, sono state le indagini per smascherare l’assassino seriale di Mieena, nel senso che non sono stato accompagnato dalla mia maestra per questo, ma da un’altra padawan. Era un lavoro sotto copertura, pochissima azione. Un altro lavoro interessante è stata la partecipazione come guardia alla firma del trattato per l’entrata di Galidraan nella Repubblica. -

- Guardia che non hai fatto, sottolineo. - chiarì Selandil.

Rozaliya evidentemente doveva aver letto qualche articolo a proposito - Galidraan? Ma non era scoppiata una guerra civile per quel trattato? -

- Sì … - ammise Selandil - Tutto per colpa sua! - indicò la figura nascosta di Kain.

- Galidraan … - interloquì Kain - … voleva unirsi alla Repubblica, ma il venti per cento circa della popolazione è composta da Mandaloriani che di unirsi non ne avevano la minima intenzione! - fece capolino dal lato del telo - Se la maggioranza di Galidraan si sarebbe unita alla Repubblica, i Mandaloriani si sarebbero scissi, formando un governo proprio. Il governatore locale la considerò una ribellione e cercò di metterli a tacere. Io mi sono solo schierato dalla parte dei Mandaloriani, visto che loro volevano solamente rimanere indipendenti, e li ho “aiutati” a buttare giù il vecchio governatore per far sentire il loro dissenso fino alla capitale. Ho fatto quanto mi diceva la coscienza.-

- E non sei stato accusato di tradimento nei confronti della Repubblica? - domandò la dottoressa vistosamente perplessa.

- Non so nemmeno come ho fatto a scappare alla Corte d’appello. - ammise il Licoide - Infine, il più recente, lo scandalo di Gala. -

- Altra occasione in cui potevi benissimo risparmiarti di prendere a cazzotti il Re … - sottolineò Selandil, non ancora ripresasi dall’offesa di prima.

- Quel che è fatto non si può disfare. - liquidò rapidamente Kain, uscendo da dietro il paravento.

Selandil, vedendolo, si parò la visuale con la mano - Kain …  potevi tenertele addosso le mutande. -

Rozaliya, per contro, gli si avvicinò, cominciando a girargli brevemente intorno - Ma no … direi che stai molto bene così. Hai un culetto veramente fantastico. - marcò il concetto dandogli una sonora pacca sul sedere.

- Ehi! - fu il Licoide in risposta, trasudando apprezzamento per quel complimento.

“Grande Forza, ma perché proprio io devo vedere certe scene? Perché?” pregò la Twi’lek

La dottoressa mise il suo soggetto a sedere sul lettino, avvicinando una flebo posizionata su sostegno flottante. Kain perse rapidamente il sorriso che aveva.

- Momento … non dovrò farmi mettere … quella cosa? -

“Volevi partecipare? Ecco, iniezione servita!” lo sfotle: normal'>Maestra, ma c’èscia della paura per gli aghi del suo apprendista.

La dottoressa si accigliò in un espressione leggermente sorpresa - Cosa c’è, un ragazzone come te ha paura delle punture? -

- Ehm … eh … forse … solo un pochino. - fu l’incerta risposta di Kain.

Il medico allora si mise in ginocchio sul letto, avvicinando le labbra all’orecchio del Padawan e bisbigliandovi - Se ti fa impressione guarda da un’altra parte e prova a pensare invece a cosa potrei farti con questo culetto da favola. - e per dare più enfasi a ciò che aveva appena detto infilò la mano sotto la gamba dello Jedi, facendola scivolare fino a dargli un’intensa strizzata sulla natica.

L’eccitazione salì subito al Licoide, provocandogli risultati ben visibili. Nel frattempo Rozaliya approfittò di quella distrazione per piantargli l’ago della flebo nel polso.

- AHIA! - urlacchiò Kain.

- Visto? Non era così difficile. -fu la dottoressa con un sorriso, fissando l’ago con due giri di nastro adesivo.

- Vorrei chiederle qualcosa. - fu il Padawan - La mia Maestra ha detto di averlo conosciuto di vista, ma che tipo di persona è questo “Thor di Midgard”? -

Rozaliya si fece tutta seria - Una brava persona. - disse molto apertamente - Un combattente formidabile ed un comandante molto responsabile. Noi di Æsir ci rimanemmo molto male quando se ne andò, dopotutto viveva con noi più di quanto vivesse con la sua famiglia. Non somiglia per niente al vecchio Feldmaresciallo: Thor è sempre stato molto vicino alle nostre necessità ed ai nostri problemi. -

- Quando dovrebbe arrivare? - chiese Selandil.

La dottoressa increspò l’angolo della bocca - Ha l’abitudine di farsi vivo quando si parla di lui, quindi dovrebbe arrivare proprio … -

- … adesso. - fu una voce nuova alle loro spalle.

Il Cathar che videro apparire era un maschio di statura medio-alta, sulla sessantina, di corporatura solida ed equilibrata, il pelo castano cupo ed una criniera ancora più scura tenuta non un millimetro oltre la linea del collo. Vestiva una divisa in grigio a bassa visibilità ben tenuta, anfibi lucidati di fresco che comunque mostravano le centinaia di chilometri percorsi ed un basco nero con lo stemma di un Martello a due Teste circondato da una lunga frase:

 

Unità di Forze Speciali ad Alta Indipendenza

per Operazioni Estreme di Basso Profilo

Æsir

 

Quando si avvicinò a loro, Selandil notò subito il particolare modo di muoversi: un misto si cautela e sicurezza, tipico di chi è abituato e pienamente a suo agio a muoversi in assoluto silenzio.

Una profonda cicatrice sulla guancia destra gli sfregiava il muso, che la ricrescita del pelo avrebbe pienamente nascosto, se non gli avesse deformato la bocca in una smorfia cupa, dante l’impressione di una persona che non avesse mai sorriso in vita sua.

Kain, di rovescio, rimase colpito dal suo odore.

Un odore che gli sembrò stranamente familiare …

- Scusi, ma da quanto tempo stava origliando? - chiese Selandil, stupita del fatto che non fosse riuscita a percepirlo prima che lui volesse farsi vivo.

- Quanto mi è bastato per capire che neanche volendo riesce a tenere a bada questo giovanotto. - rispose lui. Kain drizzò le orecchie, interrogando con lo sguardo la sua maestra, chiedendole se lei avesse percepito qualcosa.

Selandil gli rispose silenziosamente con un cenno della testa “Tutto questo tempo ad origliare, ed io non me ne sono accorta … anche Kain è rimasto sorpreso. E se l’assassino di Maestro Elìman …”

Si impose di rimanere calma. L’assassino del Maestro di Spada la stava lentamente mandando in paranoia …

… eppure …

Ricordava vagamente quando da bambina aveva già visto quel Cathar, assieme a sua madre: troppo veloci, con tempismo perfetto in ogni occasione, abbastanza da competere coi Jedi …

A quel pensiero acuì i suoi sensi e li rivolse su Thor. Quel che vide spiegò il perché dell’aura di leggendaria bravura che lo aveva sempre accompagnato.

Thor era potente nella Forza. Quasi sufficiente per essere uno Jedi.

Evidentemente nell’addestramento militare aveva imparato come attingere a questa sua potenzialità …

… potenzialità che, a rigor di logica, l’assassino di Trasency Elìman aveva ottime probabilità di aver appreso.

- Lei è … quasi come la ricordo: Sempre bravo a sfuggire a qualsiasi attenzione. - disse la Twi’lek porgendogli la mano, che Thor accettò.

- Ho saputo che deve avermi conosciuto di vista, quindi intuisco che debba essere uno degli Jedi frequentatori del corso che io e mia madre tenemmo al Tempio anni fa. -

- Sì e no. Ero troppo piccola per un addestramento tanto avanzato al tempo, ma il mio Maestro, Toran Kel-Doran, ricorda ancora molto bene di essere stato preso a calci da un non-Jedi. -

Thor si fece scappare un sorriso, che diede una pessima immagine alla sua bocca storta - Non ci ha ancora perdonato della figura magra che mia madre gli fece fare, vero? -

Selandil scosse la testa - Neanche per idea. -

- Comunque, parliamo di cose serie. - fu l’Infiltratore mettendo in mano a Kain un datapad - Ho distribuito qualche mazzetta, riscosso un paio di favori e ricevuto una soffiata più o meno convincente. Il risultato è stato di scoprire dove sono tenuti in ostaggio i due membri catturati sulla Star Dust  un mese e mezzo fa. -

Kain sbarrò gli occhi - Nessuno è riuscito a capirlo e lei viene a dirci che sa dove si trovano? -

- Nessun’agente segreto degno fregiarsi di questo titolo è senza un buon bagaglio di contatti. Inoltre la soffiata ricevuta è stata decisamente preziosa. Ho controllato comunque per conto mio, il che la rende accettabile. Denar e Dolan sono tenute prigioniere su Norrea, un pianeta all’estrema periferia del Braccio di Tingel, a ottocento anni-luce dall’insediamento più vicino. -

- Come mai si sono isolati tanto? - chiese Kain spolliciando il datapad

 - È un posto difficilmente raggiungibile. Chiunque ci passi non può avere altre destinazioni. Inoltre sul pianeta vi era già una struttura adatta ad ospitare un cospicuo numero di persone. -

- Cosa sarebbe? -

- Era un osservatorio astronomico destinato all’osservazione delle galassie lontane. Conteneva anche laboratori chimici e varie strutture dedicate alla costruzione di sonde spaziali automatizzate per lo spazio profondo. La struttura venne eretta nel 182, ma a causa degli alti costi di mantenimento venne abbandonata nel 195. Nei primi mesi del 210 è stata riscossa sottocosto in nero da un privato del quale è ancora proprietà. Nonostante tutto, l’unico nome al quale sono riuscito a risalire è uno pseudonimo: Ultimo a Piangere. -

- Sempre lui … - si lasciò sfuggire Seladil.

- Da queste informazioni sono partito all’elaborazione della missione. - continuò Thor - Che nel tuo caso avrà due obiettivi. Primario: recuperare il Direttore degli Uffici di Diplomazia Esterna, Sillian Susan Dolan, ed il Vice Presidente della Folt & Denar, Agata Denar. Entrambe sono trattenute come ostaggi. Secondario: scoprire lo scopo del rapimento di questi due personaggi e, in caso ce ne fosse l’occasione, ostacolare i loro piani. -

Kain si grattò le costole - Finora tutto chiaro. C’è qualcosa che dovete dirmi riguardo a questa missione? -

Thor, fermo in quella che i militari chiamavano come “posizione di riposo”, gambe divaricate e mani dietro la schiena, spiegò lapidariamente quello che il suo agente doveva sapere - Questa è un’operazione Stealth di livello Nero, un’infiltrazione solitaria. Se verrai catturato negheremo qualsiasi coinvolgimento. Armi ed equipaggiamento sono PSP. -

- PSP? - chiese Selandil

- Cos’è, un tipo di consolle per videogiochi portatile? - rise il Licoide.

- Significa “Procurati Sul Posto”. - chiarì Rozaliya.

Il sorriso scivolò via dal viso di Kain come un’anguilla su un piano unto - Eh!? -

-Ti verrà data una Tuta d’Infiltrazione con blindatura di Ionite. - si sbrigò ad aggiungere la dottoressa - La Ionite tende ad assumere una carica inversa a quella alla quale viene sottoposta, il che la rende quasi immune ai blaster leggeri e medi, oltre a permetterti di passare attraverso scudi anti-energia non eccessivamente potenti. Incorporata nella tuta ci sarà un computer per la registrazione dei tuoi dati corporei con annessa un’aureola per vari visori del caso e comunicazione criptata tramite Codec. Il resto dell’equipaggiamento lo dovrai trovare te, poiché non possiamo permetterci di lasciare tracce di un qualsiasi coinvolgimento …  nemmeno tracce di blaster che siano riconducibili ad armi Repubblicane. Per questo devi procurarti tutto sul posto. -

- Non dovrai nemmeno fare uso del tuo vero nome. - fu il Soldato Leggendario - La Missione si chiamerà Vespri Norreni, e te avrai il nome in codice di Fenrir della Tundra. -

Kain rimuginò sul quel nome - Fenrir … non era il nome di un antico lupo leggendario? -

Thor annuì - Sì, era legato al culto degli Æsir. Fenrir doveva essere “Il Distruttore”, l’incarnazione del Chaos che li avrebbe sconfitti. Infatti è quello il tuo ruolo. Sconfiggi l’Unità Æsir e neutralizza l’opera dei pirati nella Fortezza Asgard. -

- E non c’è niente che debba sapere oltre a questo? - chiese Kain mentre la dottoressa gli applicava degli scanner a bottone sulla schiena.

Thor annuì di nuovo - Certamente. Su quel datapad ci sono tutte le informazioni che ti serviranno, ed io sono qui proprio per farti avere un quadro il più completo possibile della situazione

 

Metodo Infiltrazione

-Come farò ad entrare?- chiese Kain.

-Purtroppo, non è possibile far atterrare uno shuttle sul pianeta.- rispose serio Thor.

-Perché no?- fu il Licoide dirizzando le orecchie.

-Ha detto che la base negli anni ’80 era un osservatorio astronomico per le galassie lontane … - rispose Selandil - … in quegli anni per le osservazioni più remote si utilizzavano gli scanner a risonanza gluonica. Il vantaggio di quella tecnologia era una grande risoluzione anche su quelle distanze abissali, ma appunto per questa sua sensibilità dovevano essere il più lontani possibili da fonti di segnali artificiali come lo sono le emissioni dei motori e dei generatori delle astronavi. Con ogni probabilità è per questo che la struttura venne edificata in un angolo così lontano. Oggi quegli scanner sono obsoleti, ma se i pirati usano quelli come sistema radar, se ci dovessimo avvicinare con una nave non adeguatamente schermata saremmo visibili come bianco sul nero.-

-Proprio per questo…- riprese parola Thor -… ci avvicineremo dal lato del pianeta rivolto verso l’interno della Galassia con una navetta Stealth, che invece di generatori utilizza un’alimentazione a batterie, oltre ad avere motori appositamente schermati; ma non ci avvicineremo comunque oltre i 400 chilometri dalla superficie: sotto quella distanza capirebbero che la discrepanza che genereremmo comunque  sarebbe troppo vicina per non destare sospetti. -

-Questo però lascia ancora aperta la domanda. 400 chilometri non sono una distanza che si supera con un salto.- fece notare Kain.

-Invece, sarà proprio questo il metodo che utilizzeremo.- rispose il Soldato increspando l’angolo rovinato della bocca.

-Eh?-

-La tecnica “Ponte di Bifrost” è stata pensata proprio per mantenere al minimo la visibilità nell’atto dell’Infiltrazione. Ti lancerai da quella distanza sulla superficie.-

Kain si alzò di scatto dal lettino dell’infermeria –Vuole che mi butti da quella distanza?? Brucerò nel rientro!!-

Rozaliya lo prese per le spalle e lo rimise a sedere –Stai calmo, zuccherino…- disse con fermezza, mantenendo comunque un tono morbido –La Tuta d’Infiltrazione è dotata di uno scudo anti-particellare alimentato a batterie proprio per permettere la sopravvivenza ad un rientro atmosferico forzato di questo tipo.-

-Inoltre…- continuò Thor –… lo scudo consente di mantenere una velocità media più alta nell’atterraggio, visto che ti farà rallentare meno rapidamente. Verrai inoltre dotato di un triplo paracadute: i primi due si strapperanno nella discesa, una volta che lo scudo avrà esaurito l’energia, il terzo ti accompagnerà fino a che non toccherai il suolo.-

Kain apparì comunque incerto  –Sarà anche… ma io non sono del tutto convinto…-

Thor si concesse un sorriso –È choccante agli inizi, vero, ma dopo le prime due volte ci fai l’abitudine.-

 

Ostaggi

- Ecco … respira a fondo. - disse Rozaliya nel momento in cui piazzò una mascherina sul muso di Kain, mentre lui spolliciava senza sosta il datapad contenente i dati di missione.

Incappò nei primi piani di due donne Cathar …

Una dal pelo biondo-rosso, la criniera più chiara, gli zigomi fragili e gli occhi azzurri indossanti un grosso paio d’occhiali tenuti ben rincalcati sul muso. L’immagine portava la scritta sul fondo: Vice Presidente F&D.

L’altra dalla pelliccia castana, la criniera molto più scura tenuta lunga, le orecchie affilate scoperte, gli occhi color rame dallo sguardo fermo con due occhialini dalla montatura dorata ad incorniciarli, dando loro un espressione più seria di quanto non fossero già. La scritta sotto recitava: Direttore degli Uffici di Diplomazia Esterna.

- Il maggior’Ambasciatore di Cathar ed il Capo Tecnico di un industria bellica … - recitò vuotamente Kain attraverso la mascherina – Non ci vuole un genio per capire cosa vogliano farci.-

- Infatti. - concordò Thor – Dolan aveva per questioni di lavoro contatti ad ogni livello nel governo di Cathar, oltre che diversi altri contatti dei vari governi inglobati nella Repubblica. Un simile pacchetto di conoscenze farebbe gola a chiunque.-

- Quello che farebbe comodo sapere è chi sia questo “chiunque”, quali informazioni vorrebbe da lei e perché.-

- Scoprirlo fa parte della tua missione.- rispose l’Infiltratore.

- Per Agata Denar invece, credo di sapere perché sia stata presa anche lei … - commentò cupo il Padawan.

- Sì … ho letto il vostro rapporto riguardo al Progetto Razzler, e non ho potuto fare a meno di notare i “coloriti” termini utilizzati per descrivere la presunta vita sessuale di Denar.-

Rozaliya distolse l’attenzione dallo schermo che mostrava l’assorbimento di ossigeno dei polmoni di Kain registrato dai nanoidi –Come?-

- In breve … - intervenne Selandil –Kain l’ha definita “una troia”.-

Rozaliya trattenne una risatina, tornando con la testa sulle apparecchiature.

- Mi è venuto dal cuore, va bene?- si giustificò Kain.

- Comunque non si può escludere che la soluzione più ovvia sia quella giusta: hanno catturato Denar per costruire dei Razzler, ed hanno catturato Dolan per scoprire come utilizzarli nei nostri confronti…- fu la tetra risposta di Thor

 

Terreno

Rozaliya girò la faccia di Kain, infilandogli un paio di strumenti in bocca, facendo un rapido esame al cavo orale del Licoide – Considerando la tua discutibile igiene orale … - fece notare - … trovo sorprendete che tu abbia denti in così buone condizioni. - prese una bottiglietta contenente un liquido azzurrissimo, col quale riempì un bicchierino che porse al Padawan – Risciacquati con questo, non buttarlo giù per nessuna ragione. Ci vorranno circa due minuti. -

Kain si versò in bocca il contenuto del bicchiere dandogli la sensazione di essersi versato in bocca un boccale di fuoco gelido. Cominciò a risciacquare rumorosamente.

-Nel frattempo, ti darò alcune informazioni sul Norrea.- disse Thor tirando una boccata dalla pipa, emettendo una densa boccata di fumo –Come ti ho già detto, è un pianeta ai limiti estremi del Braccio di Tingel. Si trova su un orbita molto regolare ad una distanza media di dodici miliardi e duecentottantasette milioni di chilometri dalla sua stella.-

Kain si fermo nei risciacqui, interrogando il Comandante con lo sguardo.

-Se ti stai chiedendo se farà freddo … - fu Thor -… sappi che dovrai fare i conti con una temperatura di superficie attorno ai novanta gradi centigradi sottozero.-

Lo choc della risposta fece venire un attacco di tosse a Kain, che ingoiò quindi il colluttorio.

Rozaliya si passò una mano sugli occhi.

- La temperatura rimane costante tutto l’anno grazie all’intensa attività vulcanica. – continuò impassibilmente la Spia – L’alimentazione energetica del centro astronomico veniva proprio da alcune camere magmatiche minori presenti nelle vicinanze. Aspettati quindi sbalzi di temperatura molto marcati a seconda delle zone.

Kain per il momento aveva altro da pensare - Che problemi può dare ingoiare questa roba? -

- Qualsiasi cosa tra un semplice mal di pancia ed un attacco di diarrea. Prega affinché non ti venga in un momento poco opportuno. -

 

Comandante Operazione

-Questa operazione è direttamente sotto il comando del Grand’Esercito?- chiese Kain.

-No: agiamo in maniera indipendente dalla Repubblica.- rispose Thor.

-Avete scavalcato l’autorità Repubblicana usando la libertà d’azione individuale del vostro governo?- chiese Selandil.

-Nemmeno. Æsir non utilizza nessun canale d’autorizzazione. Ci limitiamo ad agire dove consideriamo necessario il nostro supporto, chiedendo i permessi solo a fatto compiuto.-

Selandil guardò storto il veterano –Sa che in questo modo rischiamo la Corte Marziale per aver intrapreso azioni di forza al di fuori dello spazio Repubblicano senza alcun controllo?-

-Il Feldmaresciallo creò questa modalità d’operazione per permetterci di agire in maniera immediata a qualsiasi lavoro lo richiedesse. Non avrei potuto ottenere le informazioni ed i mezzi per condurre personalmente questa missione in sole due settimane se avessi dovuto fare affidamento sulla burocrazia.-

-E se le cose dovessero andare male?- chiese la Maestra.

La risposta non piacque a nessuno –Semplice: non le faremo andare male.-

- Questo non ha risposto alla domanda iniziale: chi comanda qui? - chiese nuovamente Kain.

- Solo io. - rispose il Soldato Leggendario.

 

Unità ÆSIR

-Mi parli di questa “Unità Æsir”.- chiese Kain.

-Erano i miei vecchi compagni.- spiegò con calma Thor –Un élite ottenuta selezionando gli elementi di maggiore spicco nelle varie discipline richieste da Commando e Spie. Il loro compito era quello di agire nei conflitti in cui la Repubblica non poteva ufficialmente. Essendo abituati a lavorare da soli, od al massimo coi loro compagni d’unità, sono così in gamba che potrebbero mangiare chiodi, e poi chiedere anche il secondo piatto.-

-Cos’hanno di tanto speciale?- domandò il Padawan.

- I cinque membri di Æsir vengono selezionati in base alla loro abilità e dai loro profili psichici. Devono essere indipendenti, determinati, cinici ed incapaci di arrendersi. Spesso hanno altre qualità che vengono ricercate in rami specifici del loro ruolo: voglia di eccellere, capacità logica, creatività … a cominciare dalla loro tiratrice scelta.- disse Thor, toccando il primo fotogramma del datapad di Kain, facendo apparire una foto segnaletica ritraente una donna Cathar dalla pelliccia nerissima con la criniera a coprire degli intensi occhi viola, sotto vi comparve una scritta indicante il nome in codice – Gungnir del Plateau, splendido ed infallibile Cecchino.-

- Una donna …?- chiese Kain leggermente sorpreso.

- Le donne hanno più pazienza degli uomini, e Gungnir ne ha per venti. Ha lavorato per un Commando Segreto specializzato in omicidi politici, per eliminare sindaci e presidenti regionali non proprio puliti o pericolosi per  lo stato di pace. È nota per aver compiuto l’uccisione confermata a maggior distanza della storia moderna: il presidente di un’industria bellica che riforniva la mafia locale di armamenti avanzati. Colpo alla testa mentre si stava spostando con la sua Cloud Car per un incontro d’affari coi suoi “clienti particolari”. Uccisione compiuta ad 11.897 metri di distanza contro un bersaglio in movimento a 126 chilometri orari.-

Kain sbarrò gli occhi – Primo colpo? -

- Per un cecchino, non esiste un secondo colpo. -

- Con quel bel faccino si direbbe tanto una modella di intimo. - constatò Kain senza negarsi un immagine mentale di quella donna indossante solo una mutandina di pizzo rosato.

- Hai presente la Bella e la Bestia?- chiese Thor –Lei è tutti e due. -

Toccò la seconda segnaletica, mostrante un grosso e scuro maschio dalla criniera leonina e l’affilato pizzetto - Miogarosormr degli Abissi, Colossale Reverendo. - continuò facendo comparire una seconda cartella sotto le relative immagini di fronte e profilo –Due metri e diciotto per 176 chilogrammi di massa. Se può sorprenderti la sua mole, rimarrai ancora più sorpreso dal sapere che questo gigante era, ed è tuttora, un prete.-

-Un soldato? Questa è ancora più forte del cecchino donna!- si lasciò sfuggire Kain.

-Fa parte della “Chiesa degli Osservatori degli Effimeri”, una piccola setta religiosa poco rilevante dal punto di vista del numero dei credenti. Credono di poter vedere ed entrare in contatto con le “essenze” di emozioni ed eventi, e che questo dia loro forza. Ha partecipato anche ad alcune primitive rievocazioni delle migrazioni che fecero delle tribù Cathar nelle regioni polari, vicino a dove è nato. Ha un corpo solido come una roccia ed una mente ancora più robusta. Prima di entrare nell’Unità era nei corpi dei “Guastatori Veloci” di Cathar, addestrati a penetrare rapidamente nelle linee nemiche durante gli attacchi, distruggere le scorte di armi, equipaggiamento ed alimenti nemici e tornare indietro.- l’ex-comandante dell’unità passò alla terza foto segnaletica: era di una ragazza dalla pelliccia bianca tagliata a spazzola con gelidi occhi celesti – Hel delle Paludi, talentuosa Trappista ed acrobatica Assassina.-

- Non mi sembra molto grande … -

- Compirà 27 anni fra quattro mesi. - rispose la vecchia Spia.

- … e cos’ha fatto questa ragazza per entrare nel corpo più esclusivo dell’Intelligence di Cathar? -

- L’esatto opposto di Miogarosormr: dove lui è stato addestrato per sfondare le linee nemiche, Hel sa come scivolarci attraverso; se Miogarosormr è specializzato per uccidere il maggior numero di nemici possibile, Hel lo è nell’evitare ogni vittima inutile, oltre al suo obiettivo. Fa parte dei Soldati Stealth, selezionati per avere capacità acrobatiche, sensi e, soprattutto, un intelletto nettamente superiore alla norma. I suoi punti di forza sono la capacità nella guerriglia, con cui più di una volta da sola è riuscita a tenere in scacco interi plotoni, ed il talento nel CQC … -

-CQC?- Chiese Kain.

- Close Quarter Combat. La forma base del vero Combattimento Ravvicinato.-

- Non credevo che un esercito moderno come quello di Cathar istruisse ancora i suoi soldati nel corpo a corpo. Non è caduto in disuso già quando vennero inventati i primi lancia-proiettili?-

- Esattamente il contrario. Quando ci si trova a distanza di braccio dal nemico, un coltello o perfino le mani nude possono essere più efficaci di un buon fulminatore, che tra l’altro è più soggetto ai malfunzionamenti, alle rotture ed allo sporco. Se in quei casi non si sa neutralizzare il nemico in tre mosse o meno, ci si può considerare potenzialmente morti. Hel è molto capace in questo: qualità essenziale per un assassino che deve eliminare in modo sicuro e rapido un bersaglio che non può essere raggiunto da un cecchino. Inoltre, ha una spiccata fantasia per le trappole, uno dei sistemi più economici e dolorosi per azzoppare il nemico.-

Il comandante toccò sullo schermo del datapad l’ultima segnaletica: la faccia era quella di un Cathar maschio dai lineamenti femminei, pelo biondo e criniera platinata tenuta in un codino stretto dietro la testa.

La caratteristica più particolare era la marcata eterocromia degli occhi: il sinistro era di un verde brillante, mentre il destro era azzurro chiaro.

- Loki dei Cieli, Maestro dell’Inganno … - lo presentò il Comandante.

Kain lo squadrò per qualche secondo - Se posso esprimere un parere, questo qui ha la faccia da checca. -

- Attento, quello è il più pericoloso di tutti. - lo mise in guardia Thor.

- Qual è la sua specializzazione? -

- Farei prima a dirti quale non è. Comunque, si è fatto una reputazione nei Servizi Segreti. Un genio nei travestimenti, e nell’imitazione del comportamento e della voce. Nemmeno io so tutto di lui, ma ti basti sapere che due terzi delle sue vittime lo credevano una loro persona di fiducia, finché non è stato troppo tardi. -

- Era una spia nel senso più puro del termine. - interloquì Rozaliya - Si infiltrava in gruppi, associazioni e persino governi minori. Avvicinava i membri interessati ed estrapolava tutte le informazioni possibili. Dopodiché se la sua missione comprendeva l’eliminazione, il soggetto veniva ucciso. Spesso e volentieri li strangolava nel letto dopo aver inoltrato un rapporto intimo. -

- Ah! - capì Kain - Allora è veramente una checca! -

- Non si è mai fatto scrupoli sul sesso dei suoi soggetti. - terminò Thor.

- Comunque, aveva detto che c’erano cinque membri di questa “Compagnia da Circo”;  l’ultimo chi è? - chiese il Licoide.

- L’ultimo sembra essere il loro comandante non ufficiale. Devono averlo selezionato loro oppure gli è stato affidato da chiunque abbia commissionato il rapimento. Le informazioni trapelate lo indicano come “Odino della Taiga”. - fu Thor con voce cupa - … e se vuoi sorprenderti … - gli selezionò la nuova cartella sullo schermo del datapad.

Kain, come vide la segnaletica, sentì un fiotto di sangue salirgli in testa.

Sbatté gli occhi e si tolse la mascherina, cercando di convincersi di quello che vi aveva davanti.

- Dio! Ma è identico a me! -

 

Odino della Taiga

“ Dio! Ma è identico a me! ”  Furono le parole di Kain. E quando Selandil vide l’immagine, tratta da una segnaletica di chissà quale carcere, non poté dissentire neanche volendo.

Età sconosciuta  ma compresa tra i 40 ed i 50 anni, quindi nettamente più anziano di Kain, pelo nero, l’occhio destro mancante, l’orecchio sinistro vistosamente menomato, ma le differenze finivano qui.

Alto 175 centimetri per 74,1 chilogrammi di massa, contro i 173 centimetri per 71,6 chilogrammi di Kain, stesso verde intenso dell’iride, i lineamenti affusolati, la forma della testa, il corpo sottile, perfino il modo di portare lunga la criniera gli somigliava.

“È un Diamadiano … un altro Diamadiano strappato dal suo mondo primitivo, ne sono certa.” - Cosa sapete di lui? - chiese incuriosita da quel volto.

- Molto, devo dire … - rispose Thor con un’espressione cupa sul viso sfregiato - Nel 189, a 18 anni venne rilasciato da un orfanotrofio ed affidato ad’un agenzia di sorveglianza sociale, con lo scopo di trovargli un lavoro, ma sparì quasi subito. In due anni venne arrestato sei volte per: rapina a mano armata, omicidio, stupro, contrabbando, possesso di stupefacenti ed affiliazione alla pirateria. -

- Nato delinquente. - commentò la Twi’lek - Come mai adesso è fuori? -

- È evaso entro la prima settimana dopo ogni arresto: non è un cane che si fa tenere incatenato. Sembra abbia avuto un ruolo attivo nell’attacco alla superportacontainer Aurora nel 192, poi se ne persero le tracce per anni. Nel 196 venne ritenuto responsabile della abbordaggio della nave da crociera Interstellar Queen, rubandone beni per una cifra stimata di circa 400'000 crediti, più un gran numero di azioni di pirateria minori negli anni a venire. Venne nuovamente arrestato nel 208, da lì viene quel set di segnaletiche che vedi; gli ci vollero sei giorni per organizzare una sommossa nella sua ala del carcere di massima sicurezza tripla di Oovo IV, durante la quale stuprò una delle donne di guardia ed uccise personalmente altri suoi sei colleghi.

Venne a raccoglierlo la sua nave il giorno seguente, ed assieme a lui evasero altri ventidue carcerati, i cui corpi ricaddero sulla superficie di Oovo IV dopo essere presumibilmente stati buttati fuoribordo, in completa assenza d’atmosfera. Sembra quasi certo che sia stato lui a sferrare l’attacco alla Star Dust.

È molto intelligente ma soggetto a scatti d’ira; ottimo tattico. Purtroppo non si conosce niente di ciò che abbia fatto prima dei 18 anni. -

Selandil notò che per tutto il discorso, Kain non aveva distolto lo sguardo dalla faccia di quel pirata che si trovava sul datapad che aveva tra le mani.

- A cosa stai pensando? - domandò la Maestra.

Il Licoide ebbe per la prima volta in vita sua una teoria plausibile sulle sue origini.

Una ragazza rimasta incinta dallo stupro da parte di una specie di lupo dal pelo nero la cui unica consolazione, quella di vederlo in galera, era scemata per via della sua evasione. Una volta partorito, vedere con orrore che nel volto di suo figlio riconosceva chi l’aveva violentata era probabilmente troppo per lei, decidendo di abbandonarlo … magari in un piccolo orfanotrofio di Alderaan.

- Kain … ? - lo chiamò Selandil.

Lui alzò la testa - Ti rendi conto … - fu con voce vuota e sguardo spento - … che c’è una remota possibilità che abbia finalmente scoperto chi sia veramente mio padre. -

 

Thor

- Comandante … - domandò la Maestra - … se quel che abbiamo sentito dall’Ammiraglio poco fa è vero, lei dovrebbe essere in pensione oramai. -

- Certamente. - rispose il veterano.

- Allora mi dica: come mai salta di nuovo fuori come il “Super-Agente” del quale anni addietro si raccontavano storie rasenti l’inverosimile? L’hanno richiamata oppure è stato lei a proporsi? -

- Essendo … stato il Comandante Operativo di Æsir so come combattono i miei compagni, il che ha fatto di me una scelta obbligata. -

- Oh … - fu Selandil con una punta di stupore in viso.

Thor la interrogò con lo sguardo.

- Ho sentito una pausa. - fu lei con innocenza.

Thor sembrò sorpreso - Pausa? Io non ho fatto pause. -

- Io ho sentito una pausa. - calcò la dose Kain.

- Come? Rozaliya, diglielo tu! - fu lui chiedendo subito aiuto alla sua vecchia collega.

- Pausa … - rispose il medico guardando altrove, facendo quella-che-non-c’è.

- Comandante o Thor che dir si voglia, non è necessario essere degli Jedi per aver notato un’attimo di titubanza … contando che da ragazzina ascoltavo le sue storie come fossero delle favole, mi sembra strano da parte sua. Cosa le succede? -

Thor si passò la mano tra la criniera ed il basco - Va bene … scusatemi, cercherò di essere onesto. - si sedette su una sedia, prendendo dalla giacca dell’uniforme una pipa curva - Vi dispiace se nel frattempo fumo? -

- Faccia pure. - disse Kain alzandosi nelle spalle.

- D’accordo. - rispose Selandil con calma.

Thor prese un pacchetto di tabacco sciolto, mettendone alcuni pizzichi nella pipa e pigiandoli delicatamente dentro tramite un pestino; prese un fiammifero e, dopo averlo acceso strofinandoselo sugli artigli, lo infilò nel fornello, facendovi sbuffare nuvolette azzurrate. Prese giusto due boccate per scaldare il tabacco, creando in un attimo una nube densa ed odorosa - Una persona a me molto cara si trova tra quei pirati. -

Selandil sgranò gli occhi - Un motivo personale? Questa non me l’aspettavo dal “Leggendario Thor”! -

- Un motivo dannatamente personale, aggiungerei. - fu lui con lo sguardo verso il basso  - Mia figlia Licia è con loro. -

- Un altro ostaggio? - chiese Kain.

- No … molto peggio … - rispose a bassa voce Thor - Licia Leonovich Jime è il vero nome di Hel delle Paludi. -

 

Licia

- Eh!? - furono in coro Selandil e Kain.

- Alla morte di mia moglie, Licia si iscrisse all’accademia militare e da lì mirò dritto verso Æsir. Cercai di ostacolare la sua carriera, ma quella peste è più testarda di quanto lo sia mai stato io. Non so tutte le vicissitudini che la mia vecchia unità passò da quando mene andai in pensione, ma sei mesi fa si ritrovarono contro tutti gli agenti del controspionaggio della Repubblica, ed adesso sta con questo gruppo di pirati. - il Super-Soldato alzò lo sguardo - Ti prego, cerca di catturarla viva o almeno di non ucciderla.  Se sopravvivrà saprò io cosa fare per metterla al sicuro, almeno per un po’. -

Il Padawan fece cenno di sì con la testa - Va bene, non la ucciderò. Ma questo non mi impedirà di fare il minimo indispensabile per impedirle di ammazzarmi a sua volta. -

Thor prese una boccata dalla pipa - Grazie … significa molto per me. -

 

Dr. Rozaliya

- Domanda pratica. - chiese il Licoide alzando la mano - Ma questa cosa che mi avete piantato nel braccio ha qualche utilità? -

- Certamente. - rispose la dottoressa Rozaliya - È un cocktail di vasodilatatori, cardiostimolanti ed inibitori del sistema immunitario nel quale sono disciolti dei nanoidi. -

Kain, come suo solito, cambiò espressione sia col volto che con le orecchie - Nano-che? -

- Nanoidi. - continuò Cathar - Nano-robot che una volta entrati in circolo ti aiuteranno nel trasporto di ossigeno e nutrienti nel sistema sanguigno, oltre a regolare eventuali picchi improvvisi di adrenalina ed aiutarti nella cicatrizzazione di eventuali ferite. Inoltre si collegheranno al computer della tua Tuta d’Infiltrazione ed all’Aureola per monitorare le tue condizioni fisiche e mantenere attivo il Codec, il sistema comlink criptato col quale ti terrai in contatto con noi durante tutta la missione. Vasodilatatori e cardiostimolanti servono per accelerare la messa in circolo per tutto l’organismo dei nanoidi, mentre gli inibitori del sistema immunitario impediscono che il tuo corpo li eliminino immediatamente. Entro fine missione il tuo corpo metabolizzerà tutto, permettendoti di riprendere la tua vita normale. -

- Una bella macedonia … - ammise lo Jedi - Ma siete sicuri che tutto questo “ambaradam” non mi mandi in pappa i visceri? -

- È sicuro al 98,7% per tutte le forme di vita a base carbonica conosciute. -

- E se per … quanto … 1,3% delle possibilità possa anche solo rallentarmi i tempi di reazione giusto per permettere ad un dardo laser di passarmi la testa da parte a parte? -

Rozaliya sorrise, accoccolandosi in ginocchio di fianco a lui sul lettino, gli prese l’orecchio e vi sussurrò dentro - Torna tutto d’un pezzo e ti prometto che oltre alla visita medica di prassi che dovrai passare al ritorno ti farò un completo ed approfondito “esame orale” giusto dove vorrai che te lo faccia. -

Lo sbavamento e l’erezione di Kain risposero ancora prima di lui - Accetto! -

 

Tempo

-  Quanto tempo avrò? - chiese Kain.

Thor si tolse il basco, lo arrotolò e se lo mise sottobraccio –  Questo è un punto dolente, ragazzo.  -

- Quanto … - insisté il Licoide.

- Dipende tutto dai tuoi nanoidi. - rispose la vecchia spia.

-  I nanoidi … - interloquì Rozaliya - … ci invieranno anche un codice IFF (Identification Friends or Foes / Identificazione Amici o Nemici) che dovremmo usare per il recupero. Non possiamo permetterci di recuperare un trasporto che potrebbe contenere, invece che te, mezzo chilo di Baradium. -

-  Quando dovremmo recuperarti, confronteremo il tuo segnale con quello che avremo nella memoria dei nostri computer.- fu Thor – Una corrispondenza del 100% ci darà la conferma della tua presenza, e quindi la sicurezza di riprenderti. Una corrispondenza inferiore o un segnale mancante non sarà sufficiente, e ci costringerebbe ad abortire la missione, indipendentemente dalle tue condizioni. -

Kain abbassò le orecchie – In Basic corrente, se la batteria di quelle cose che mi avete messo dentro si scarica, mi abbandonerete li. -

- Esattamente. -

- … e quanto durano quelle batterie? -

- Le comunicazioni via Codec ed il funzionamento dello scanner ambientale e dell’aureola assorbiranno energia direttamente dalla tua attività cellulare. - fu Rozaliya - … ma non potranno assorbirne abbastanza per durare in eterno. L’autonomia prevista è di 100 ore. -

- E quando arriveremo sul posto? - chiese Kain

- Fra un due giorni. Prima del lancio metteremo i tuoi nanoidi sotto carica, ma per metterci in posizione ci vorranno come minimo sei ore. Non sperare però di passare tutto quel tempo inosservato: se non sarai lontano dal pianeta entro le prime cinquanta ore circa probabilmente passerai il resto del tempo braccato dalla sorveglianza. - fu la risposta di Thor, pesante come una condanna.

 

- Può passarmi un attimo la cintura? - chiese Kain alla dottoressa.

- Certo. - rispose la Cathar prendendo la cintura dello Jedi rimasta appesa al paravento e porgendola al proprietario - Cosa devi farci? -

- Solo prendere questa. - rispose sganciandovi la spada laser.

- Io te la sconsiglio. - fu Thor buttando fuori una boccata di fumo - Lascia impronte troppo caratteristiche. -

Il Licoide impugnò l’arma in modo da farla vedere per bene al Comandante Operativo - Come Jedi sono tenuto a non usare la forza, a meno che la situazione non richieda il contrario. Se la situazione dovesse degenerare al punto di costringermi ad usarla, stia pure tranquillo che non rimarrà niente e nessuno in grado di testimoniare la mia presenza, oltre ad essere la maggiore assicurazione di sopravvivenza degli ostaggi e di sua figlia, oltre che mia. -

Il Soldato Leggendario tirò dalla pipa - Vedi di non farmene pentire. -

 

Il secondo paracadute di Kain si strappò con uno scossone, lasciandolo precipitare nuovamente in caduta libera. Allora puntò nuovamente col muso verso il basso, mirando verso il punto che il visore della maschera gli indicava come l’atterraggio. Dopo poco si rigirò, aprendo gambe e braccia e scendendo di pancia, aspettando che gli indicatori d’altitudine e di velocità scendessero entrambi ai valori segnati come ottimali. Solo allora attivò l’ultimo paracadute.

Lo strappo fu di quasi otto gravità, distribuito sulle cinghie che lo legavano sull’inguine, l’addome, il torace e le spalle fu quasi sopportabile; certamente meglio dei primi due paracadute, il cui secondo con una decelerazione di almeno 12 G doveva avergli causato non pochi lividi, mentre il primo, che aveva sicuramente sforato i 17 G lo aveva fatto imprecare tra i denti per il dolore.

L’indicatore a nastro della velocità sul visore della maschera ora scendeva a un ritmo rassicurante, e ricalcolando sulla velocità dei venti a bassa quota che ora stava attraversando, il computer dei nanoidi calcolò che sarebbe atterrato con un errore massimo di venti metri dal punto previsto.

Niente di preoccupante.

A quel punto dovette attraversare i fumi e la nebbia che la vicina attività vulcanica generava: la visibilità a livello del suolo era pessima, ma per contro correva pochi rischi di essere visto.

Sprofondò in quel muro biancastro, seguendo la rotta impostata, manovrando il paracadute per le piccole correzioni.

All’improvviso, a cinque metri da lui, comparve un traliccio.

Doveva essere uno dei sostegni per i cavi dell’energia, ma Kain non ebbe il tempo di domandarselo. Contrasse le gambe per evitare di schiantarsi in maniera diretta, ma l’anello dove portava la Spada rimase impigliato. Lo strattone strappò via l’arma dalla cintura, ma almeno non lo fece cadere a terra.

“Dannazione! Se il buongiorno si vede dal mattino …”

Poco dopo vide il punto del terreno evidenziato come atterraggio ideale con segnato poco più avanti il punto di atterraggio effettivo …

… che si apriva su una voragine.

In un gesto dettato dalla necessità immediata, Kain attivò il comando di sgancio immediato del paracadute, e dei sottili filamenti di termite lungo le cinghie si incendiarono, tagliandole immediatamente. Precipitò per quattro metri atterrando carponi, assorbendo l’urto con ginocchia e spalle.

Lo spesso strato di neve fuligginosa rese il suono quasi nullo.

Lo Jedi si alzò in piedi, stirando i muscoli; poi sganciò i fermi della maschera, strappandola via. Restò immobile per qualche secondo, spingendo con la gola per far affluire sangue alle orecchie, lasciando che si eressero dalla posizione stropicciata e compressa su loro stesse in cui erano state tenute fino ad allora, prese un profondo respiro di quell’atmosfera glaciale ed aprì gli occhi.

 

Era fuori …

Si aggiustò meglio l’aureola  che portava sul capo, posizionando la lente monoculare sull’occhio destro. Un suono vibrò nel suo timpano, segnalando una chiamata in arrivo. Si chinò su un ginocchio solo, si premette un dito sull’orecchio sinistro, avviando così la comunicazione.

 

Comunicazione inoltrata su frequenza: 140.85

 

- Qui Thor di Midgard, mi ricevi Fenrir della Tundra? - fu la nitida voce del comandante, non appena l’immagine del suo volto comparve sullo schermo della lente monoculare.

- Qui Fenrir della Tundra, ricevo ottimamente Thor. -

- Tutto a posto riguardo l’atterraggio? -

- Per poco non sono finito in un dirupo, e negli ultimi momenti della discesa ho quasi sbattuto contro un traliccio. Aggiungiamo lo spavento per essermi buttato da un livello orbitale … e nel complessivo credo che mi sia andata bene a non essermi fatto neanche troppo male.

- Tutto regolare per una prima volta. L’importante è che tu sia a posto ed in grado di operare. Ora ripassiamo brevemente gli obbiettivi. -

- D’accordo. -

- Primo: salva gli ostaggi Agata Denar e Sillian Dolan. -

- Roger. -

- Facoltativo: investiga sui piani dei pirati e sulle loro risorse. Comunque, potresti ottenere informazioni preziose a riguardo direttamente dagli ostaggi. -

- Ecco … credo di dover dire una cosa … quando stavo per sbattere sul traliccio mi sono impigliato nell’anello d’aggancio della spada e me l’ha strappata. -

Thor sembrò rifletterci un attimo - Non so quanto potrebbe essere un problema. Di sicuro è la prova della presenza di uno Jedi, ma al posto tuo comunque avrei evitato di usarla: produce danni troppo caratteristici, oltre ad essere eccessivamente visibile e rumorosa. -

Fenrir s’accigliò - Sta dicendo che l’averla persa è un bene? -

- Assolutamente no: faresti meglio a ritrovarla. Sto solo dicendo che non è l’arma più adatta per una missione d’infiltrazione. -

- Spero mi capisca se le chiedo di “sorvolare” su questo dettaglio nei confronti della mia Maestra. -

- Non preoccuparti, capisco bene. Potrai parlarci direttamente non appena avremmo messo in sicurezza la sua frequenza. Nel frattempo potrai contattarmi via Codec ogni volta che vorrai; io sono qui appositamente per fornirti informazioni e consigli. La mia frequenza è: 140.85. -

- La terrò a mente nel caso dovessi sentirmi solo. -

- Ora la tua priorità è cercare un’arma. Evita assolutamente il contatto nemico se non vuoi bruciarti prima di aver cominciato. Fammi sapere quando troverai qualcosa. -

 

Comunicazione terminata su frequenza: 140.85

 

Tundra si alzò, ampliando i suoi sensi. Doveva essere a poca distanza dall’ingresso della Torre 1 del vecchio osservatorio, questo poteva dirlo dalla debole luce che filtrava attraverso il buio, la neve ed il fumo che saturavano il suo campo visivo.

Vi si diresse contro, ritrovandosi dopo appena due minuti in cima ad una duna di neve, stagliato davanti ad un pad astroportuale illuminato da potenti riflettori.

L’ “Agente” allora si lasciò scivolare silenziosamente lungo il fianco della duna, ed una volta arrivato in fondo restò fermo per una manciata di secondi, giusto il tempo per permettere alla Tuta di prendere il colore della neve ed avviarsi in quel primo approccio furtivo.

Evitò con cura di finire nella luce dei riflettori, ma si decise a curiosare nelle casematte che sorgevano negli immediati dintorni.

Probabilmente erano luoghi di sgombro, nei quali smistavano i rifornimenti in attesa di distribuirli all’interno della base.

In breve: il luogo ideale dove fare scorta di cibarie ed armi.

La cosa fu più semplice del previsto: siccome non si aspettavano l’arrivo di “ospiti”, la guardia era limitata alle quattro sentinelle nelle quattro torri d’angolo al pad, lasciate a dirigere i riflettori, lasciando l’interno delle casematte completamente sguarnite.

Lo Jedi fece razzia nella prima casamatta di alimenti liofilizzati ed acqua, alcuni nascondendoli nel minizaino, altri cacciandoseli direttamente in bocca.

Quando si fu riempito tasche e pancia, uscì per cercarsi un’arma, facendo visita ad una seconda casamatta.

Anche lì fu facile: molti tipi di armi e pezzi d’equipaggiamento incustoditi, dei quali fece subito una selezione scegliendo due granate a frammentazione, una granata stordente e più di tutto una COMMOS .88 in configurazione bullpop dotata di funzione stordente.

Decise di fare rapporto a Thor, quindi si accomodò e, come di prassi, avviò la comunicazione premendosi un dito sull’orecchio.

 

Comunicazione inoltrata su frequenza: 140.85

 

- Qui Tundra, ho trovato delle armi, ora sono abbastanza ben equipaggiato. -

- Molto bene. - disse il Comandante - Che armi hai trovato? -

- Ho preso due granate a frammentazione, una stordente, ed una COMMOS con camera di miscelazione da 0,88 pollici. -

Thor si lasciò sfuggire un sorriso - Le COMMOS (COMMando per Operazioni Speciali) sono pistole vecchie ma ancora capaci di farsi valere. Un tempo non potevi trovarle fuori dal Grand’Esercito della Repubblica. Le usavo spesso quando ero più giovane: sono potenti, precise ed affidabili. Dovresti fare attenzione per vedere se riesci a mettere le mani su qualche modulo, è altamente probabile che ne abbiano, se hanno preso quel tipo di arma. -

- A proposito di “potenti, precise ed affidabili”, avete messo in sicurezza la frequenza della mia Maestra? - chiese Tundra.

- Certamente. Lei si trova sulla Hel’s Whisper. Un terzo shuttle a bassa visibilità. Questo per evitare che tutte le comunicazioni provengano da una sola fonte. La sua frequenza è 141.80. -

- La ringrazio. - fu l’Agente, prima di cambiare frequenza.

 

Comunicazione terminata su frequenza: 140.85

 

Comunicazione inoltrata su frequenza: 141.80

 

- Kain, sei tu? - chiese la Maestra, pur essendo consapevole che poteva solo essere lui.

- L’unico ed inimitabile! - rispose il Diamadiano nel suo stile.

- Come te la sei cavata col “Ponte di Bifrost”? -

- Ero terrorizzato al momento del lancio.  Ora posso dire che poteva andarmi molto peggio. -

L’immagine del volto di Selandil sullo schermo del Codec sorrise - Non cambi mai, vero? Sempre a guardare avanti.

- È ciò che so fare meglio. -

- Kain, capisco perché Thor abbia voluto mandare un solo operativo (e perche tu mi abbia fatto fare quella figura davanti a tutti per andare da solo) ma ciò non toglie che vorrei esserti vicino per aiutarti. Se avessi bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami e farò del mio meglio per te. -

Il Licoide fece un sorriso furbetto - Anche se volessi una mano per rilassarmi quando non c’è Susy? -

Selandil fece una smorfia difficilmente decifrabile al pensiero che il suo Padawan le aveva fatto sottintendere - Kain carissimo … sai che mi farei in quattro per te … ma cerca di non allargarti! -

Lui fece una boccaccia scherzosa - Dai, lo sai che io faccio così giusto per farmi due risate alle tue spalle! Comunque, per adesso vorrei che mi facessi solo una cosa … -

- Cosa? -

- Chiamami “Tundra”. -

In quel momento, si sentì come il suo eroe preferito: “Hardocore Viper”  della serie di videogiochi Steel Equipment, mentre dava un saluto alla madre rubando qualche minuto di connessione alla rete Holonet durante la missione che i suoi superiori avevano definito “qualcosa meno di suicida”.

- Oh, vero, il tuo Nome in Codice. Secondo me non ti calza malaccio. Anche io vorrei chiederti un favore, per quanto sappia che ti sarà difficile. -

- Sarebbe? - domandò l’Apprendista.

- Cerca di non morire prima di me. -

“Tundra” stette per rispondere, ma si fermò.

Morire era l’ultima cosa che avrebbe voluto …

… ma ad un pensiero logico, la situazione era troppo rischiosa per dargli qualsivoglia certezza.

- Farò tutto ciò che sarà entro i miei limiti. - si limitò a rispondere.

Selandil affermò il suo aver capito solo con un cenno del capo.

 

Comunicazione terminata su frequenza: 141.80

 

Ora che aveva recuperato un equipaggiamento decente il suo compito era di ritrovare gli ostaggi e di scappare via da quel posto il più rapidamente e silenziosamente possibile.

Uscì dalla casamatta, sotto la neve, cominciando a cercare attraverso il perimetro un’entrata per cominciare effettivamente l’infiltrazione.

L’ingresso principale era fuori discussione: sorvegliato da quattro riflettori fuori e chissà quante paia di occhi dentro sarebbe bastato per scatenare un terzo delle difese della base in appena due nanosecondi.

Doveva esserci un’entrata di servizio o qualcosa di simile … un posto dove entrare senza ricevere troppa attenzione …

Fu un rumore ad avvertirlo … debole, ma che in quel silenzio irreale e ovattato di neve sembrò violento.

Tundra si massaggiò le orecchie, che in quel freddo minacciavano di congelarsi, ma volle evitare il cappuccio il più possibile: preferiva fare affidamento sui suoi sensi, visto che le sue possibilità di sopravvivenza dipendevano unicamente dalla sua velocità di reazione ai pericoli. Nonostante la Forza gli dicesse con egual chiarezza cosa gli stesse accadendo nei dintorni, l’avere occhi, orecchie e naso liberi gli dava un senso di sicurezza non indifferente.

Rimase il fatto che quel rumore lo avvisò.

Poche decine metri dopo aver girato l’angolo della Torre 1, un piccolo recinto dove erano custoditi alcuni moto-sprinter ed un meccanico intento a ripararne uno gli si presentò davanti.

Sbuffava, stanco ed infreddolito, il che lasciò allo Jedi una corsia preferenziale aperta alla sua mente per sussurrargli un’idea direttamente nel cervello.

“Fa troppo freddo qui, sarà meglio rientrare prima che ti senta male.”

Il meccanico allora si alzò, lanciando la chiave a energia nella cassetta degli attrezzi con un clangore risonante, lasciandosi sfuggire un - Bha …! - per poi andarsi a cacciare attraverso una porta scorrevole nell’ambiente più accogliente della Torre.

Tundra sorrise, lasciandosi sfuggire un pensiero attraverso le labbra - Quanto ci godo quando funziona …! - bastò solo un alito del suo potere per permettergli di saltare oltre l’intreccio di filo spinato posto sopra la ringhiera, poi prese la pistola e, come ultimo gesto, avviò una breve comunicazione col la Loki’s Thought.

 

Comunicazione inoltrata su frequenza: 140.96

 

Sullo schermo apparve il volto bianco maculato del Medico Paracadutista che lo aveva visitato.

- Qui Rozaliya Verova, serve qualcosa culetto di zucchero? -

Tundra lasciò che quel complimento coccolasse il suo ego, poi si decise a parlare - Visto che sei addetta alla registrazione dei miei dati di missione, volevo lasciare detta una cosa … -

- Certo, dimmi pure. -

 

L’Agente aprì la porta e spianò l’arma, consolandosi al pensiero di star’emulando l’azione di un capitolo di Steel Equipment, il che gli diede un piacevole brivido allo stomaco. Allora pronunciò, più per se stesso che per una reale necessità di documentazione, la frase che Hardcore Viper avrebbe lasciato detta se fosse stato al posto suo …

- Comincio l’Operazione Vespri Norreni … ora! -

 

Parte2: Operazione Vespri Norreni

Era dentro …

I sensi acuiti al massimo gli diedero una prospettiva chiara e precisa dell’ambiente, ma restava comunque consapevole del fatto che quello fosse uno scontro totalmente impari perfino per uno Jedi.

Era fiducioso che in uno scontro singolo potesse tenere testa a duecento mercenari … forse duecentocinquanta, ma qui si parlava di qualche un migliaio.

Inoltre era stato in combattimento abbastanza volte da capire che la differenza tra la vita e la morte si calcola in millesimi: sia di metro che di secondo.

Lo spavento per essersi quasi fatto tagliare la gola il giorno del trasferimento sulla Star Dust non era tuttora completamente scemato.

Procedette nel corridoio con la COMMOS in mano in modalità stordente, seguendo le impronte bagnate del meccanico. Avrebbe potuto risparmiarsi di sgattaiolare nella sala server se fosse riuscito ad origliare qualche discorso importante … soprattutto se attentamente pilotato.

Avvertì due presenze poco lontane, e per istinto si appiattì contro il muro.

- Ehi, ma non dovevano chiuderli questi condotti d’areazione? - domandò una di loro.

- Sì … non che a qualcuno importi qualcosa in fondo … comunque ho sentito che dovevano finire di disinfettarli. Ho dato un’occhiata all’interno quando arrivammo e per poco non sono soffocato con tutte le muffe e le alghe che vi erano cresciute nel frattempo. - rispose il secondo con una voce nettamente più gutturale.

“Condotti d’areazione aperti … “

Un impianto di ventilazione poteva arrivare praticamente ovunque in una struttura, e non era un luogo tipicamente sorvegliato.

Tundra indietreggiò di un angolo, per evitare di finire nel campo visivo dei due merc che stavano venendo nella sua direzione.

Girarono l’angolo opposto a quello dell’agente, che così poté approfittarne per dare loro un’occhiata: uno era il meccanico che Tundra aveva visto poco prima, riconoscibile per la tuta imbottita umida di neve, con la cassetta degli attrezzi in una mano ed il cappuccio che poco prima portava in testa nell’altra, mostrando un’arruffata capigliatura color carota, l’altro sembrava un Cathar troppo cresciuto ma con una struttura decisamente meno aggraziata, più massiccia e sicuramente più potente, coperta da una spessa pelliccia color crema.

“Togoriani …” pensò lo Jedi “L’attacco che previdi nei primi giorni del mio trasferimento era stato sferrato da pirati Togoriani. Possibile che …”

I Togoriani, al contrario dei Cathar, erano dei nomadi di cultura. Spesso e volentieri viaggiavano in flotte indipendenti che facevano saltuariamente ritorno al loro pianeta natale, oppure in ciclopiche navi-città che non si fermavano per più di una o due settimane da un pianeta all’altro dal girono del varo fino a quello della rottamazione. Il fatto che questo gruppo di Togoriani fosse collegato con quello che aveva attaccato Cathar era alquanto improbabile.

“Improbabile non significa impossibile” si ricordò Tundra. Era comunque una pista da tenere in considerazione, fino a che non ne avrebbe ottenute di nuove e più concrete.

Seguì a ritroso il percorso dei due, dove trovò difatti la grata staccata. Vi si infilò dentro senza pensarci, venendo quasi sopraffatto da un violento sentore acre di disinfettante ed un vago amarognolo di muffa.

Smorzò il tossire premendosi con forza la mano su bocca e naso. Nonostante il condotto di sezione quadrata fosse alto quanto bastasse per farlo stare accucciato, preferì muoversi carponi, cercando di fare meno rumore possibile.

Arrivò dopo una ventina di metri ad un’intersezione, dove il suo fiuto lo spinse ad andare a destra. Difatti si ritrovò poco dopo con uno sbocco verso il basso per quella che sembrava essere una caffetteria, dove poté sentire due merc parlottare tra loro.

- Sembra che quel tuo brutto muso stia meglio. -

- Sì … ma non mi va di tornare a fare la guardia a quella prigioniera, se questo significa farmi prendere a zampate in faccia ogni volta che finisco a portata di tiro. -

- A buon diritto … perché non ti fai trasferire alla sorveglianza di quella scienziata, Denar, al quarto piano? Non sembra una che dia problemi.-

- Potrei chiedere, anche se no credo che il Comandante approvi un cambio per ragioni del genere. -

- Che lo faccia o insegni a quella bestia a tenere le unghie a posto, cosa che farebbe bene a fare in ogni caso. -

“La Dottoressa Denar al quarto piano? Questa è buona. L’altra prigioniera chi sarà?”

Doveva trovare un percorso per arrivare al quarto piano: un ascensore, una rampa di scale …

Andare in giro a vuoto era una perdita di tempo che lo avrebbe unicamente messo in una posizione esposta e vulnerabile, quindi mise la pistola nella fondina, si stese sul fondo del condotto, chiuse gli occhi che volgeva sulla materia … ed aprì quelli che volgeva sulla Forza.

I colori divennero di secondaria importanza, i passaggi e la presenza di oggetti e persone divennero scie ed ombre odorose non meno reali del puzzo dei condotti d’areazione, le azioni e i movimenti erano come suoni vibranti e presenti.

Le sue sensazioni si espansero, arrivando a coprire il corridoio, la zona, il piano …

Percepì un ascensore … la distanza era accettabile, ma percepiva gli “odori” del passaggio di molti mercenari.

Si svegliò dalla trance in cui si era immerso. Le presenze che aveva avvertito erano quasi tutte “vecchie”, il che era logico considerando che un ascensore era un punto di passaggio, ma c’era una presenza in particolare nella quale stagnava l’odore insipido e persistente della noia data da una lunga permanenza nello stesso posto … probabilmente una sentinella.

“Credo di avere una buona idea … “

Strisciò fino ad arrivare alla grata più vicina all’ascensore, anch’essa rimossa, dove riuscì a vedere dall’alto in basso la guardia: era appoggiata al muro, stava leggendo un libro, col fucile a tracolla tenuto dietro la schiena; un atteggiamento tipico di chi non è nemmeno conscio della situazione potenzialmente a rischio in cui si trova.

Tundra si limitò a muovere la mano, creando nella Forza un qualcosa che entrò a malapena nella sfera di percezione del mercenario, quel tanto che bastò per invogliarlo a fermare la lettura ed andare a controllare. Il tasto di chiamata dell’ascensore si premette da solo.

- C’è nessuno? - chiese tenendo ancora il libro olografico in mano. Non appena girò la testa dietro l’angolo la porta dell’elevatore che avrebbe dovuto sorvegliare si aprì, un’agente in tuta d’infiltrazione ora in colore grigio-acciaio si lasciò cadere dallo sbocco dell’aria con un suono impercettibile e vi rotolò all’interno, lasciandogli unicamente la vista degli ultimi centimetri di chiusura.

 

Rapidità, Silenzio e Tempismo.

Tundra gongolò di aver superato quel primo ostacolo nel pieno rispetto delle Tre Regole di una missione d’infiltrazione. Thor di Midgard (e forse anche Hardcore Viper) avrebbero approvato.

La sua mente vide le porte dell’ascensore aprirsi su un corridoio vuoto, e poco dopo i suoi occhi diedero la conferma.

Il quarto piano sembrava deserto. Vi erano porte, ciascuna con la loro bella etichetta, ma non percepiva forme di vita … non almeno nelle immediate vicinanze.

Per curiosità provò ad aprirne alcune.

Dentro vi erano macchine adibite al montaggio ed al test di piastre di circuiti stampati, e nessuna abbastanza evoluta con cui parlare senza essere a conoscenza dei suoi specifici programmi di linguaggio.

“Stanno costruendo qualcosa. Forse hanno davvero in programma un nuovo Razzler”

I suoi sensi comunque lo avvertirono: una presenza a lui familiare era a pochi angoli di distanza, chiusa in una stanza, con un altra appostata appena fuori.

Non aveva ancora dimenticato “l’odore” di Agata Denar.

- Ehi, Ben! Non dovevi essere fuori per la manutenzione delle moto-sprinter? - fu una voce poco lontana.

- Se ci tieni tanto a quelle moto, perché non vai te a congelarti le chiappe in quel freddo infame? Ho già fatto domanda per le dimissioni, quindi una volta finito questo lavoro ho intenzione di tornarmene a casa, e vorrei andarci senza essermi preso un attacco di febbre per colpa di qualche sprinter dalle guarnizioni congelate. Levati di torno e vatti a fare un pisolino: mi sono già fatto dare il cambio per te qui. -

- Bhé … se la metti così … - rispose la prima voce con evidente soddisfazione.

Tundra, che aveva origliato dall’angolo vicino, si fiondò dentro l’ultima porta che aveva aperto, aspettando che il mercenario al quale era appena stato dato il cambio passasse oltre, entrando nello stesso ascensore dal quale era arrivato lui.

Quando vide chi aveva dato il cambio alla vecchia guardia, ebbe la conferma di quello che aveva già intuito dal discorso: era lo stesso meccanico che aveva ingannato col suo Trucco Mentale.

Lo stesso stratagemma non avrebbe funzionato un’altra volta: percepiva abbastanza chiaramente che quell’uomo non era la tipica sentinella che obbediva agli ordini e basta. Il freddo aveva già fatto la sua parte, ora toccava ad un trucco più calcolato.

Era in una delle stanze d’assemblaggio più vicine all’ascensore, tirò fuori dallo zaino la rivista porno che si era portato nella speranza di usarla e la mise per terra dopo averla sincronizzata sull’immagine di una Zabrak vestita di soli tatuaggi sdraiata di fianco mentre “giocava” con la lunghissima treccia bruna, infine, seppur dispiaciuto dal doversene separare, tirò una manata ad una cassa di componenti vicina, facendola cadere con un forte rumore.

- Che è? - chiese la guardia, avviandosi a curiosare.

Tundra si nascose in una delle camere vicine, giusto il tempo di far entrare l’Umano dove aveva posizionato l’esca.

- Ma che cavolo è succe … cos’è questo? TETTE!! -

“Abboccato come il totano!” esultò dentro di se Tundra, muovendosi velocemente verso la stanza dove percepiva la presenza di Denar.

- La mia ragazza non voleva che tenessi le mie vecchie riviste. -

 

Agata Denar non era mai sembrata la persona che in effetti era.

Quando la vide per la prima volta, Tundra non si fece neanche passare per la testa che quella donna alta come Selandil, sì e no un metro e mezzo, sottilissima nelle forme, la pelliccia bionda e gli occhiali da secchiona fosse in realtà un genio nell’ingegneria bellica con abbastanza pelo sullo stomaco dal non preoccuparsi del massacro che una sua arma impazzita era riuscita a fare.

La cella in cui era chiusa aveva solo ed esclusivamente il minimo indispensabile per permetterle di vivere e lavorare, cioè un letto, un gabinetto, una sedia, un tavolinetto con funzioni di scrivania ed una lavagna elettronica dove scrivere.

In quel momento era davanti alla lavagna, pasticciandoci e cancellando formule che agli occhi inesperti in materia dell’agente sembrarono niente più che amenità ancor meno che incomprensibili.

- Agata Denar. - chiamò lui.

Lei si voltò, trasalendo un attimo alla vista inaspettata - Lo Jedi … ? - lo riconobbe.

Lui mise in mostra le mani - Mi hanno mandato qui per salvarla. -

- Salvarmi … ? Salvarmi da cosa? - chiese non senza un pizzico di sarcasmo.

Tundra non aveva intenzione di portare pazienza, visto che quella donna si era già ampiamente guadagnata la sua antipatia - Che le piaccia o no, sono stato mandato per cavarle da qui il suo grazioso ma inutile fondoschiena. -

Agata si sedette sul letto - Mi credi tanto stupida? So già cosa mi aspetterebbe al ritorno nella Repubblica … nessun tribunale mi risparmierebbe dalla prigione. -

- Questa sarebbe diversa? - disse Tundra abbracciando con un gesto la stanza in cui stavano parlando - Nella Repubblica almeno non sarebbe costretta a lavorare sotto minaccia ed avrebbe la garanzia di rispetto di un minimo di diritti. -

- Credo tu sappia che tipologia di gente vive qui … e nessuno di loro è un santo.- si passò una zampa nella corta criniera - Sanno chi sono, cosa sono e cosa ho fatto … e sanno di non essere migliori. Almeno qui non sono trattata col distaccato disprezzo di quelli che incrociavo sulla Star Dust. -

- Vuole dire che non vuole andarsene? - Tundra percepì un sordo ribollire dal suo basso stomaco - Lasci che glielo dica francamente: non mi sono paracadutato da un livello orbitale per tornare a mani vuote. -

Denar si tolse gli occhiali per massaggiarsi la giunzione tra naso ed occhi - Sì … me ne rendo conto … -

Tundra si avvicinò di un passo, deciso ad osservarne le reazioni durante il discorso che avrebbe iniziato - Le devo fare delle domande. -

La Cathar alzò gli occhi - Cosa? -

- Questi mercenari a cosa la stanno facendo lavorare, ad un nuovo modello di Razzler? -

Lei si sostenne il mento - Se ti aiuterò farai in modo da farmi dare gli arresti domiciliari quando torneremo? -

- Sì, se lo vuole. - mentì lo Jedi.

Denar si alzò dal letto - Va bene … - si portò davanti alla lavagna, rimirandola con sguardo assorto - Ultimo a Piangere ha organizzato tutto questo. -

Lui ricordò subito il nome - Quello che aveva finanziato il Progetto Razzler originale? -

- Ha lasciato che la mia compagnia portasse avanti il suo lavoro, poi ne ha preso i risultati finali. Infine non si è fatto scrupolo a prendermi con la forza nel momento in cui avrà saputo del mio arresto. -

L’agente si fece una domanda legittima - Ma perché questo rapimento? Non aveva già ottenuto quello che voleva? -

Agata si coprì la faccia in un gesto stanco - Me lo sono domandata anche io all’inizio; ma quando sono stata portata qui, ho capito che Razzler non era che il primo passo … -

Allo Jedi la cosa non piacque prima ancora di averla sentita - Il primo passo di cosa? -

- Ricordi cosa ti dissi riguardo a “noi dell’industria bellica” ? -

- Che siete sempre alla ricerca di una guerra da combattere? -

Agata scosse le spalle - Ultimo a Piangere non si vuole accontentare di cercarla una guerra … vuole cominciarla. -

 

Eléna Bloodovich si sentiva male.

Si fiondò nel primo bagno comune a portata di mano e si appoggiò pesantemente su uno dei lavabi. Sputò per ripulirsi la bocca dal sapore amaro e lo stomaco dalla sensazione di vomito che le stava salendo in gola.

Con gesti frettolosi cominciò a spogliarsi, togliendosi la giacca della tuta d’infiltrazione per riprendersi dal calore opprimente che le pulsava sottopelle.

- Ahi ahi ahi … avere le vampate con questo freddo non è un buon segno. - disse una voce con tono celatamente canzonatorio.

Eléna si voltò verso la fonte della voce: era Licia, la trappista della squadra.

Era seduta su un lavabo, seminuda, col corpo insaponato, con un coltello ed un pettine stretti in una mano per radersi.

Eléna non raccolse la provocazione, mettendosi a cercare furiosamente qualcosa nelle tasche della tuta.

- Vorrei sapere cos’abbia mai trovato mio padre in te. Con tutte le donne con le quali avrebbe potuto cornificare mia madre, proprio con un cecchino tossico doveva andare a letto? -

- Non sono qui per discutere Licia … - tagliò corto Eléna appoggiando sul lavandino una scatoletta di plastica dura dentro la quale vi erano molte fialette traslucide contenenti un liquido violaceo - … ho già avuto questioni con quella checca di Bertrand per questa storia dell’ .89 … - si massaggiò il collo, cercando col tatto di individuare la carotide - … che tra l’altro mi ha reso un soldato molto più efficiente di te. -

Licia si passò il coltello lungo tutta la lunghezza del braccio, lasciandovi una corta ed ispida peluria e ripulendo la lama dal misto di peli e sapone sfregandola sul bordo del lavello dov’era seduta.

- Bertrand non è una checca, è il preferito del comandante: è diverso. - precisò la trappista con sarcasmo, facendo intendere il suo disprezzo per le abitudini omosessuali sia del comandante che dell’Umano con cui s’intratteneva.

La Cathar dal pelo nero spostò di lato la testa, scostò il pelo da una piccola porzione del collo e, con una delle fialette che aveva previamente aperto, ne infilò il piccolo ago attraverso la pelle e si iniettò la dose direttamente in via arteriosa.

La droga le arrivò all’istante al cervello, sostituendo immediatamente le vampate con rapidi brividi di freddo.

Dopo una manciata di secondi, la termoregolazione del suo corpo si aggiustò di nuovo, il sapore amaro le scomparve dalla bocca e il suo stomaco smise di contorcersi.

Si sentiva riposata, in forze, pronta a scattare … e lo sarebbe rimasta fino al giorno successivo.

Era consapevole che, dopo la diserzione, trovare le dosi sarebbe stato più difficile e costoso, ma coi soldi guadagnati con quel lavoro sarebbe potuta andare avanti per anni, e non era del tutto sprovvista di contatti con le compagnie farmaceutiche che lavoravano quel tipo di stimolante direttamente in forma pura.

- Dovresti prenderla anche te Licia. - consigliò Eléna rivestendosi - Ha i suoi contro, ma l’ .89 ti trasforma da un soldato eccellente ad uno superlativo. -

La gatta bianca fece passare il coltello dal seno fino al mento - Finora sono riuscita a sopravvivere. Se posso, voglio fare a meno di quella roba. La dipendenza che provoca è una brutta bestia. -

Eléna si riavviò i capelli con una mano, squadrando la sua giovane collega - Ti accontenti di troppo poco. - criticò, inviandole un gesto della testa.

- Mi accontento di quello che basta. - rispose lei con fermezza ripulendo la lama dalla schiuma, sfregandola sul bordo del lavabo.

 

Kain (in quel momento si scordò pure il suo nome in codice) si sentì travolto come da un montante in pieno muso.

Nella saga di Steel Equipment, il protagonista si era trovato per ben due volte davanti a gruppi armati sul punto di scatenare una guerra di portata galattica.

In quel momento, si domandò come avesse fatto a reagire col sangue freddo che lo aveva sempre caratterizzato.

- Mi fece un’offerta di lavoro per migliorare Razzler, anche se a dirla tutta mi fece capire che non avrebbe accettato un “no” come risposta. - continuò Agata - Avrei dovuto effettuare, oltre a migliorie nel sistema di controllo di Razzler, per renderlo più sicuro, anche l’aggiunta di armi e sistemi per renderlo qualcosa di molto differente. -

- Differente come? - chiese Tundra, ripresosi parzialmente dallo choc che gli aveva mozzato il fiato.

- Una delle modifiche comporta l’innesto di una capsula di sincronizzazione. Nonostante Razzler possa comunque agire in maniera indipendente, tramite un network di nanoidi iniettati per via endovenosa ad un pilota, questo ora può prendere la priorità assoluta sul controllo. Questo moltiplica l’adattabilità ed aumenta la sicurezza, oltre a sistemi avanzati per la navigazione spaziale a lungo raggio per renderlo una minaccia mobile. Ma le cose che Ultimo a Piangere ha voluto fossero montate sul modello finito per rendere la singola arma in grado di condurre una piccola guerra da sola, erano un sistema d’occultamento sperimentale probabilmente rubato dalla Fondor Star Motors ed un mio vecchio progetto che avevo sviluppato solo a livello teorico. -

- Che cosa sarebbe? Una specie di nuova arma? -

- Un modello di arma ad energia molto potente. -

Tundra tirò un sospiro di sollievo - Pensavo peggio. -

Agata si girò di scatto, squadrando lo Jedi dal basso della sua statura - Peggio cosa? -

- Insomma … - cominciò Tundra - … i laser usano scariche di plasma elettromagneticamente eccitato, e per quanto si voglia sovraccaricare, il plasma non può fisicamente andare oltre un certo limite.

- Questo ragionando col plasma del gas Tibanna. L’idea mi venne parlando con un mio collega di Geonosis. Avevano problemi a fondere le enormi quantità di minerali ferrosi con le quali le loro numerose industrie siderurgiche avevano a che fare, e gli altiforni erano economicamente poco convenienti. Il suo commento fu letteralmente “Se attaccassimo ciascun forno al motore di un incrociatore stellare potremmo ottenere l’energia bastante per mandarli avanti”. -

- Non capisco il nesso … - fu lui grattandosi la testa.

- Il problema stimolò la mia fantasia. - continuò imperterrita la scienziata - Le resistenze interne di un forno del genere sono enormi, la resa quindi non è eccezionale. Perfino i forni di fusione a multi-rete plasmatica generano un segnale d’uscita inadeguato per tali moli di materiale. Alla fine, feci proprio come disse il mio collega: utilizzai il motore di una nave stellare. -

Tundra cercò di ragionarci sopra - Vuole dire che il sistema che riuscì ad ideare aveva una resa ed un’uscita energetica tale da alimentare questa nuova arma? -

Denar gli si avvicinò: dalla sua espressione si leggeva un misto di orgoglio per il proprio ingegno e la consapevolezza di aver fatto uscire il gundark dalla fossa -  Peggio! Il sistema è la nuova arma! Sviluppai la teoria di un laser composito da fusione che usasse come alimentazione l’ipermateria e l’instabilità dimensionale generati da un reattore d’iperguida. Il sistema, paragonato anche ai migliori forni Geonosiani, aveva un segnale d’energia d’uscita con una resa superiore del 10080%! -

Tundra deglutì pesantemente …

L’usare l’ipermateria stessa come arma era l’utopia che molti Generali e Ministri della Guerra inseguivano dai tempi della scoperta dell’iperspazio.

Ma a parte una specie di super-bomba completamente inaffidabile, l’unica arma in grado di sfruttare l’intrinseca capacità energetica di quell’esotica sostanza era il baradium … che ne usava solo quantità minime

Lo Jedi boccheggiò un attimo prima di parlare - Una specie di … Superlaser.-

- Sì … - annuì pesantemente Denar - Un’arma che, oltre ad avere un’allucinante potenza intrinseca, per la natura estrema dell’ipermateria, è scevra da ogni limite teorico. La prima arma che si potrebbe costruire su una scala abbastanza grande da poter stritolare un pianeta con un solo, rapido colpo. -

 

“Odino della Taiga …” si ripeté mentalmente il Capitano William, beandosi del suo ruolo nella Fortezza Asgard, divertendosi a ciondolare sulla sedia, cogli scarponi messi in bella vista sulla scrivania “Un piccolo esercito di mercenari, con armi bastanti a mettere sotto assedio un continente, direttamente sotto il mio controllo!”

Si compiaceva del potere che esercitava su una tale capacità bellica, molte volte superiore a quella della Hex, il suo Incrociatore. Sulla parete alle sue spalle svettava il Jolly Roger, la pesante bandiera di panno nero con ricamato in bianco il teschio di lupo dall’occhio bendato con sotto l’incrocio di una vibrospada ed un fucile d’assalto: il simbolo del suo personale governo, che aveva fatto del viaggiare senza meta nello spazio e del saccheggio la sua ragione d’esistenza.

Prese dalla scrivania l’unica decorazione che vi aveva apposto, un vecchio fotogramma olografico che lo ritraeva assieme al suo commando ai tempi di Belea.

Si fece scappare un sorriso nostalgico al pensiero di quanto tempo fosse passato dal momento in cui quell’immagine fu registrata, quando aveva ancora due occhi.

- Vedo che ti sei messo comodo. - disse una voce alterata.

William, preso alla sprovvista, scattò a sedere, trovandosi vicino la sagoma nerovestita del suo datore di lavoro: Ultimo a Piangere.

Rassicurato, il Licoide si rimise comodo - Vorrei sapere come mai ogni tanto sembra sparire da questa base. - rimise a posto l’holo-foto.

- Ho i miei metodi, oltre che i miei motivi. - rispose il Fantasma - Te invece … non sembri il tipo da mettersi in pantofole. -

- Non mi dispiace impigrirmi un po’ … se la situazione me ne permette il lusso. -

Ultimo girò tranquillamente per la stanza, fermandosi davanti ad un tavolo olografico con sopra disegnata una scacchiera.

Lo accese e vi si sedette vicino. I pezzi composti da giochi di luce si muovevano come creaturine sopra la loro casella.

- Giochi spesso a scacchi? - chiese Ultimo al Pirata.

- Ogni tanto, con Bertrand. - rispose William.

Qualunque fosse la sua opinione a riguardo della vita sessuale del Capitano, Ultimo a Piangere se la tenne rigorosamente per se.

- È lo sport dei generali. Il gioco più violento mai inventato, oltre che il più realistico … - lo Spettro in Nero rimuginò sulle sue stesse parole - … è proprio pensando alle mie mosse come in una partita di scacchi che ho sempre avuto la meglio sui miei avversari. Devi prevedere le reazioni alle tue azioni … anche per sessanta mosse consecutive alla tua. Devi capire quali saranno i pensieri del tuo avversario prima ancora che li faccia, e solo allora permettergli di capire di essere caduto in trappola così velocemente da non essersi reso conto di come abbia fatto. - ripensò a Coruscant, allo scontro nella metropolitana - Come quando una ragazza riuscì a vedermi in faccia … -

William alzò la testa - Non credevo che qualcuno ci sarebbe riuscito. -

- Mi lasciai aggredire di proposito, e nella colluttazione mi scivolò la maschera. - Ultimo cominciò a muovere i pezzi sulla scacchiera di entrambi gli schieramenti in maniera apparentemente casuale - Ho lasciato che credesse di potermi gestire, e quando mi riconobbe la sorpresa le fece abbassare la guardia per quello che bastò per fare la mia mossa. Certa gente non capisce che le maschere proteggono più chi le vede di chi le indossi.. -

William notò che lo schieramento Bianco aveva mangiato diversi pezzi Neri.

- Non le diedi la possibilità di fare niente … - Ultimo mosse l’Alfiere contro la Regina, lasciando il Re Bianco scoperto dagli attacchi di entrambe le Torri - … tranne che ammettere ormai le avevo dichiarato … -

Il Re Bianco si inginocchiò - … Scacco Matto. -

- Non è stato rischioso esporsi in prima persona? - chiese William.

- Spesso è l’ultimo rischio che gli altri si aspetterebbero da te. - rispose con tono neutro il Fantasma, ripulendo la scacchiera con un gesto del braccio - Fa chiamare il tuo secondo. Dobbiamo parlare. -

Il Licoide si rimise dritto sulla sedia, premendo un pulsante sul commlink da tavolo - Karl. -

- Sì? - fu la diretta risposta del suo Nostromo.

- Vieni nel mio alloggio, il Capo vuole parlarci. -

- Sì. - rispose ancora, chiudendo la comunicazione.

Dopo ne più ne meno di quarantadue secondi dopo, come suo solito, Karl entrò nell’alloggio del Capitano.

Alto e massiccio persino per un Togoriano, dal fitto pelo grigio pastello nel quale si poteva distinguere una leggera brizzolatura data dall’avanzare dell’età, zoppicava vistosamente per via della semplicissima protesi che portava al posto della gamba sinistra - Capitano. - salutò non appena entrò nella stanza, cercando con gli occhi il loro Capo, trovandolo dopo qualche istante - Maestro. - salutò ancora.

- Cosa voleva dirci allora? - domandò il Lupo Nero all’oscura figura.

Ultimo a Piangere si mosse lentamente per la stanza - Avete fatto parlare Dolan? -

Karl non perse tempo a prendere parola - Quella gatta selvaggia ha sfregiato tre dei miei uomini e ne ha morsi due. Si rende conto di quante energie ci impegna quella prigioniera? -

Una sedia si scagliò dietro al ginocchio buono di Karl facendolo sedere di peso - Ha parlato? - chiese di nuovo lo Spettro, con tono pesantemente minatorio.

Karl deglutì - Con qualche legnata nella schiena … sì. -

William riprese parola - Ora però ci potrà spiegare perché da lei voleva sapere i dettagli degli accordi che Dolan prese per conto della Repubblica col Granducato di Syrhon? -

 

- Il Granducato di Syrhon è, assieme al Principato di Elethrian, la nazione più pesantemente armata di tutto il Labirinto di Rishi. - disse Denar.

- Sì … - ricordò Tundra - Una mia amica partecipò assieme al suo Maestro come garante di pace alla firma del trattato di Mutua Assistenza Civile. -

“Si chiamava Eawen” aggiunse mentalmente, controllando il groppone che gli era salito in gola.

- Da quello che sono venuta a sapere, Ultimo a Piangere ha fatto sputare a Dolan i dettagli di cui era a conoscenza  del Granducato. -

- Quindi è proprio come aveva detto Thor: a volte la soluzione più ovvia è quella giusta. - fu lui con tono cupo - Ma perché il Granducato sì e la Repubblica no? -

 

- Perché il Granduca Helenox Fharghest ha potere diretto sulla bellezza di duecento milioni e mezzo di soldati. - rispose Ultimo a Piangere alla domanda del Capitano con una nota di soddisfazione nella voce - Quanto basta per fronteggiare da solo la Repubblica dei gloriosi “tempi delle guerre”. Contro una Repubblica che ormai ha dimenticato come combattere sul serio, sarebbe come mettere un gundark insonnolito contro un vaapad affamato. -

William rimase un attimo scombussolato dalla portata di quello che aveva appena sentito - Vuole che Granducato e Repubblica si affrontino in campo aperto? Neanche la Flotta di Coruscant reggerebbe l’urto di un attacco diretto delle navi dei Kalomark! -

- Esattamente … - rispose l’Ombra con evidente soddisfazione - I Kalomark non hanno nessuna ambizione di conquista, oltre a considerare la Repubblica da sempre un vicino di casa disponibile ed ospitale. Proprio per questo, non ci sarà niente, nemmeno la Forza stessa, in grado di trattenere l’Armata Ducale dal vendicarsi se dovessero sentirsi colpiti a tradimento da loro. -

Karl si appoggiò sulla scrivania, sporgendosi verso il suo Capitano - Questa volta è grossa William! Se dovesse scoppiare una guerra del genere non ci saranno più navi a sorvegliare le rotte commerciali,  se sfruttiamo bene le prime settimane ed i dati sulle principali rotte della Repubblica che il Capo ci ha lasciato potremmo depredare tanta di quella roba da poterci comprare un intero settore! -

L’unico occhio del Licoide brillava nella sua luce verde di un infiammata avidità: Questo sarebbe significato poter rimettere completamente a nuovo il suo incrociatore! No, avrebbe potuto comprarsi un nuovo, gigantesco incrociatore! No, una flotta di incrociatori! No … un intero pianeta dedicato a cantiere navale dove costruire tutte le navi che voleva e poter gestire quella che sarebbe stata la più colossale macchina bellica privata dell’intero cosmo!

Sì …

Un visione talmente grandiosa da non essersi mai azzardato di fare nemmeno nei suoi sogni.

 

- Quindi, se questo “Ultimo a Piangere” riesce a far scoppiare una guerra col Granducato … - disse a se stesso Tundra, rendendosi conto dell’orrore al quale stava assistendo - … la Repubblica non potrà fare altro che ammettere di aver subìto …

 

- … Scacco Matto. - terminò il discorso Ultimo a Piangere, degustando la parola con la stessa cura che aveva rivolto al suo piano

Un silenzio irreale scese nell’alloggio del Capitano.

- Porta qui Denar. - Ordinò lo Spettro a Karl - Voglio discutere le ultime modifiche sui Razzler. -

 

- Deve aiutarmi a distruggere quella cosa! - esclamò lo Jedi, rischiando seriamente di farsi sentire dalla guardia che probabilmente era già tornata al suo posto, davanti alla porta, afferrando Denar per le spalle con foga.

- Ahia, mi fai male! - si lamentò lei per l’essere stata strattonata a quella maniera.

- Deve aiutarmi! Ci sono in gioco troppe vite in questa faccenda! -

- Non così! Mi stai facendo male! - fece lei con voce improvvisamente acuta

Tundra la lasciò andare, domandandosi perché il giorno del loro primo incontro non l’avesse fatta macellare dalla bestia che aveva creato - Due volte l’ho incontrata … due volte in cui mi sono trovato a dover correggere i suoi errori … errori con bilanci in vite. -

Agata lo guardò male, ma non con la faccia di chi si sente troppo superiore per arrabbiarsi che aveva sfoggiato durante la sua confessione sulla Star Dust: stavolta sembrava sul punto di piangere.

Si voltò di scatto, si allontanò di due passi e si tolse gli occhiali - Per me possono andare tutti all’Inferno. -

Lui non ebbe voglia di fare il delicato - Come quelli che ci sono già andati per colpa sua? -

- Sei uguale a tutti gli altri … ti ricordi di me solo quando sbaglio. - singhiozzò la Cathar.

- Come? -

- Sto sveglia la notte per il mio lavoro, mi spremo le cervella per farmi venire in mente qualche soluzione ai problemi che mi vengono posti, senza mai qualcuno con una parola d’incoraggiamento … senza mai nemmeno un “grazie”. -

- Di cosa vorrebbe essere ringraziata, di essere la responsabile di una guerra? -

- Io non ho scatenato una guerra. Ho solo fornito i mezzi necessari a che me li ha richiesti. -

- È lo stesso! - sbottò Tundra, ricordandosi solo dopo la prima parola di tenere la voce bassa - Come fa ad essere così ostinatamente senza scrupoli? -

Anche vedendola da dietro, il Licoide distinse il gesto di chi cerca di asciugarsi gli occhi con le mani - Nessuno si è preso cura di me. -

- Lei non ne ha dato motivo. - l’Agente si avvicinò, la prese per una spalla e la girò senza troppa cura - Inoltre, non le credo. -

Agata lo guardò di nuovo: la sua espressione era in parte di sfida, in parte di rabbia ed in parte di tristezza - Sei uno Jedi, vero? -

- Sì … perché? -

- Allora stai a sentire la mia storia, poi dimmi se ti ho mentito o meno. -

Tundra chiuse gli occhi per un attimo, concentrando le sue sensazioni sulla guardia fuori dalla porta: non sembrava aver sentito niente dall’interno che potesse insospettirlo, inoltre era troppo concentrato sul porno che aveva raccattato per pensare a molto altro. Guardo allora il cronometro sulla lente monoculare: segnava 89 ore e 51 minuti rimanenti.

- Abbiamo tempo. Veda comunque di usarlo con intelligenza. - se voleva tirare fuori Denar e sventare la minaccia che aveva creato aveva bisogno della sua piena collaborazione. Se questo avesse potuto aiutarlo ad arruffianarsela a sufficienza, tanto valeva tentare.

Agata si sedette sul letto, cercando di riordinare i pensieri - Nessuno si è mai curato di me … nessuno. I miei genitori mi ignoravano quasi completamente, non mi parlavano mai. Cercavo di compiacerli con un buon rendimento scolastico, ma non hanno mai dato l’impressione di interessarsi tanto. Infatti a quattordici anni, per il terzo grado, mi misero in un collegio. -

Allo Jedi venne spontanea una domanda - Che voti aveva all’epoca? -

Agata alzò la testa - Al primo grado sono uscita con una media di 89 centesimi, al secondo grado invece con 93. -

- Un punto per lei . - ammise Tundra - Al Tempio sono uscito da tutti e tre i gradi con 62. -

Agata non lo diede a vedere, ma il suo interlocutore percepì ugualmente una blanda consolazione per quell’ombra di superiorità percepita - Fatto sta che lì conobbi un ragazzo della mia età … si chiamava Evgenij … cominciammo a frequentarci molto presto. Ero semplicemente felice che qualcuno finalmente mi considerasse. Lo aiutai moltissimo nello studio: grazie a me riuscì a sollevare la sua media da 71 a 91 già dal primo anno. Media che mantenne per tutti i quattro anni del terzo grado grazie a me. Gli ho dato tutto quello che potevo … - si stropicciò gli occhi  con gesto stanco, inclinando la schiena all’indietro - La mia compagnia, il mio supporto nello studio, il mio corpo … tutto. -

Tundra si era messo a giocherellare con la penna elettronica di un datapad raccattata sul tavolo. Quando lei si tese all’indietro, si lasciò scivolare la stilo dalla mano con un gesto distratto, usando la scusa di raccoglierla per sbirciare sotto la gonna della scienziata.

“Ah, però! Non indossa nemmeno le mutande!”

Ringalluzzito dalla bravata, si alzò per continuare ad ascoltare.

- Credo sia stata la prima ed unica volta in cui mi sia affezionata a qualcuno. Intorno ai diciotto anni, quando ormai entrambi avevamo finito gli studi (ed io ne ero uscita con una faticata lode), chiesi a Evgenij se avessimo potuto andare a vivere insieme. Cosa rispose quella carogna? Che ormai non aveva senso continuare la relazione, che oramai dovevamo pensare ciascuno alla propria vita! - si sporse in avanti, sostenendosi la testa - Bastardo … - si lasciò sfuggire una lacrima  - Mi aveva usata solo per alzare i suoi voti … -

Lo Jedi percepì genuinità in quelle parole. Non giustificava ciò che aveva fatto, ovvio, ma sicuramente aveva dato una dimensione più “viva” all’immagine che si era fatto di quella donna - Non è bello quando qualcuno gioca coi sentimenti degli altri. Lo ammetto. -

Denar era visibilmente più rilassata dal fatto che qualcuno la stesse almeno ascoltando - Amareggiata come mai prima d’allora cominciai gli studi universitari in ingegneria meccanica - energetica. I miei genitori morirono durante quel periodo in un incidente stradale, lasciandomi la casa e pochi soldi. Non fu un trauma tanto grande, visto che i rapporti che avevo con loro erano molto freddi. Dopo essermi laureata, anche lì con la lode, mi gettai nel primo lavoro appropriato che trovai: un contratto a progetto per lo sviluppo di un nuovo droide da manutenzione per le centrali di fusione pesante, e fu lì che incontrai Christian Folt … - inspirò profondamente , per poi rilasciare l’aria con lentezza - Un ex-Maresciallo del Genio dell’Esercito … l’unico che mi abbia mai detto “Hai fatto un buon lavoro”. Alla fine del contratto Christian  volle mettersi in società con me per tentare la fortuna creando una nuova arma da fianco che la Marina Aerospaziale cercava da due anni per sostituire la vecchia G-171 … -

- La F&D_1/1 “Rapier”. - si ricordò il Licoide - Oltre sei milioni e mezzo di copie vendute in tutta la Galassia ed almeno una decina di cloni autorizzati sul mercato. - perfino al Tempio quell’arma era utilizzata nelle esercitazioni di tiro al poligono, per via della sua economicità, la semplicità d’utilizzo e l’affidabilità. Un vero colpo gobbo per essere il primo prodotto sfornato da una ditta appena fondata.

Lei abbozzò un sorriso - Sì … proprio una bella combinazione. -

Tundra si avvicinò di mezzo passo, squadrando  la piccolissima donna semi-rannicchiata sul letto - Lei ha detto di aver sofferto perché per il suo essere non considerata dagli altri. Ora risponda: come crede si sentiranno “gli altri”, le sue vittime, quelli che lei non considera? -

Agata abbassò lo sguardo: il suo silenzio fu una risposta eloquente.

Tundra tese la mano - Ora si alzi e venga con me. Ho bisogno del suo aiuto per distruggere Razzler. -

- Aspetta! - fu lei alzandosi - C’è una cosa che devo assolutamente dirti. -

- Cosa? -

- Ultimo a Piangere non mi ha detto tutto sul nuovo Razzler. -

Tundra drizzò le orecchie - Cosa vuole dire? -

Agata porse avanti la mano - Ha portato qui Bayan Ulner. Alla F&D lo avevamo assunto con un contratto a progetto per Razzler. È un freelancer esperto in bioingegneria e cibernetica: è stato lui a rifare da capo i progetti del rapporto bio-meccanico su cui è stato costruito Razzler, compreso il suo cervello. Se lo ha voluto di persona, significa che deve essere stata fatta una modifica sostanziale riguardo alla parte organica. -

Lo Jedi pensò che una modifica del genere non poteva significare niente di buono - Proprio non ha idea di cosa fosse? -

Agata scosse la testa - No, nel campo della cibernetica sono poco più che una principiante. Bayan è fin troppo capace in materia, dovremmo chiederlo direttamente a lui. -

- Sa dove si trova? -

- Ho sentito una guardia. Lo hanno spostato in una stanza vicina al collettore geotermico di questa torre, nel seminterrato. - si avvicinò, scandendo con cura le parole - Ci sono due Razzler in questa base. Un dimostratore tecnologico usato come banco di prova per le modifiche completamente operativo chiamato Razzler Einherjar, ed un prototipo quasi terminato, chiamato Razzler Vanir. Bisognerà distruggerli entrambi per impedire che un Razzler possa essere costruito di nuovo. Inoltre dovremmo cancellare tutto dal computer centrale. Questo dovrebbe bastare per fermare i piani di Ultimo a Piangere.-

- Molto bene. - Tundra era soddisfatto del supporto che Denar ora gli concedeva - Lei viene con me. Dovrà guidarmi per quanto le sarà possibile in questa base; dopodiché ci procureremo un trasporto per allontanare lei e gli altri ostaggi fuori da questo posto: qualcuno vi raccatterà non appena uscirete dall’orbita. Potrà consigliarmi su come sistemare i Razzler tramite contatto remoto. -

- Dottoressa Denar, il capo vuole ve … -

Due secondi.

In quei due secondi nei quali lo Jedi aveva abbassato la guardia, Karl entrò nella stanza.

La guardia che gli aveva aperto la porta mise mano sul commlink per chiamare aiuto.

Karl portò mano alla fondina ascellare, strappandovi fuori la pistola.

Tundra estrasse la COMMOS e si tuffò su Denar nello stesso momento.

Karl puntò l’arma.

Tundra puntò l’arma.

Karl fece fuoco, il colpo sfiorò il braccio della tuta in Ionite, neutralizzandosi in piccole scintille colorate.

La COMMOS in modalità stordente fece partire il colpo. L’anello blu oltrepassò Karl, che si era spostato per evitare l’attacco e colpì la guardia dai capelli rossi, facendola cadere a terra priva di sensi prima che desse l’allarme.

Tundra e Denar  caddero a terra.

Tutti questo in soli due secondi.

Tundra si rialzò all’istante, approfittando della schivata del grosso Togoriano per sparargli di nuovo, costringendolo a nascondersi dietro lo stipite della porta.

Lo Jedi partì alla carica per raggiungerlo prima che l’altro potesse pensare a come reagire, disarmandolo con un calcio alla mano e prendendosi una zampata in pieno petto, sprizzando scintille sulla tuta d’infiltrazione, lasciandovi i segni degli artigli, facendosi bloccare il polso della mano armata in un stretta d’acciaio che lo costrinse a far cadere la pistola.

Tundra cerò di effettuare una manovra di arti marziali insegnatagli al Tempio, facendo perno con tutto il corpo per far inciampare l’altro nella gamba messa esattamente dietro a quella, solo allora se ne accorse, artificiale che aveva.

Il grosso Felino resistette alla mossa sferrandogli un pugno nella pancia.

Tundra gli saltò addosso, letteralmente, puntando sull’energia cinetica e la sorpresa per fargli perdere l’equilibrio.

Tramite la Forza, richiamò la COMMOS settata su “LETALE” e, sfruttando il tentennamento dell’altro, gliela puntò in faccia e premette il grilletto.

Il dardo rosso gli attraversò l’occhio sinistro e gli bruciò il cervello.

- È tutto finito? - chiese la titubante voce di Agata Denar.

Tundra si riprese dalla frenesia adrenalinica che gli era salita alla testa: quello che aveva sconfitto era un avversario particolarmente reattivo, abbastanza da tenergli testa per quei pochi preziosi secondi da risultare rischioso.

Era abituato a vincere uno scontro singolo contro un non-Jedi entro la metà del primo secondo.

- Sì … - rispose lo Jedi - … è fatta. - si affacciò alla porta, vedendo Agata ancora rannicchiata nella stessa posizione in cui l’aveva spinta - Mi dia una mano a nascondere i corpi, altrimenti li troveranno ancora prima di venirli a cercare. -

Agata, ancora con un leggero tremore per lo spavento, si alzò, sporgendosi dalla linea della porta per vedere cos’era successo - Oh, no … - disse vedendo il Togoriano senza la gamba - Questo era Karl, il secondo in comando di questo posto. -

Tundra lo sollevò per le ascelle - Mi aiuti a trascinarlo. - Agata lo prese per un braccio ed insieme lo tirarono nella stanza - Vuole dire che questo bestione comandava questo posto dopo Ultimo a Piangere? -

- Non proprio. - chiarì la Cathar mentre tentavano di nascondere il corpo sotto al letto - Ultimo a Piangere è quello che comanda qui, ma spesso è assente. Quindi lascia la gestione ad un certo “Capitano” chiamato Odino, ed a questo qua, il suo secondo. -

L’attenzione di Tundra si acuì al massimo - Odino della Taiga? -

- Eh … sì. Così lo chiamano. - rispose Agata finendo di spingere il cadavere nel nascondiglio improvvisato col piede.

“Quindi deve essere qui, per forza … “,

Il mercenario che Tundra aveva stordito lo lasciarono in mutande lo legarono con delle corde che trovarono nelle tasche della sua tuta e lo chiusero in un armadio in una delle stanze d’assemblaggio con la bocca tappata da un fazzoletto ed una calza. L’uniforme la indossò Agata per proteggersi meglio dal freddo delle zone esterne per le quali sarebbero probabilmente passati: portava il segno della Fist of the Bear, una Compagnia Militare Privata che operava principalmente come forza di sicurezza per le rotte commerciali nel Braccio di Tingel.

Chiunque li avesse assoldati era andato furbamente a scegliere un gruppo paramilitare locale che operava indipendentemente dalla Repubblica.

- Adesso mi stia bene a sentire … - fu Tundra appena finirono di sistemare il mercenario - Dobbiamo per prima cosa trovare un trasporto per portala fuori di qui: non posso permettermi di scorrazzarla in giro per questo posto troppo a lungo. Mi stia incollata e cerchi di fare meno rumore possibile. - cercò nelle tasche dell’uniforme rubata e si riprese indietro il porno, oltre ad una, utilissima, tessera NAP (Network d’Area Personale) di Livello 1 - Queste è meglio che le tenga io. - disse cacciando la rivista nel mini zaino e la tessera nel colletto.

Entrambi si diressero verso l’ascensore e, seguendo le indicazioni ricevute dalla scienziata, Tundra premette il pulsante per il seminterrato.

 

Parte3: Razzler Einherjar

Comunicazione inoltrata su frequenza: 140.85

 

- Thor, mi ricevi? - chiese frettolosamente Tundra.

- Perfettamente ragazzo, qual è la situazione? - fu il Comandante.

- Siamo nei guai fino agli occhi! -

- Come …? -

- Vogliono metterci in rotta di collisione col Granducato! Sembra abbiano un piano per … -

- Ehi, ehi, Rallenta!  Spiegami tutto, con calma,  partendo dal principio. -

Tundra prese un respiro, cercando di rimettere ordine tanto nella sua mente quanto nelle sue parole - Ho recuperato Agata Denar: mi ha detto che l’hanno obbligata a costruire un nuovo modello di Razzler spaziale armato con una specie di apocalittico “Superlaser” in grado di usare l’Ipermateria al posto del Tibanna. Hanno intenzione di usarlo per attaccare il Granducato di Syrhon e far ricadere la colpa sulla Repubblica. -

Thor se ne stette qualche secondo con la pipa in bocca e lo sguardo abbassato e le mani giunte in un atteggiamento di profonda riflessione.

Quando sì rialzò scosse la testa - Gran brutta grana. I Kalomark sono per natura poco avvezzi alla diplomazia: la loro rappresaglia sarà immediata e la Repubblica attualmente non ha forze per sostenere uno sforzo bellico del genere. -

- E se riuscissimo spiegare loro di essere stati incastrati? - domandò lo Jedi nella speranza di una risposta non tragica.

- Potremmo, certo. La vera domanda è: potremmo farlo prima che le loro forze abbiano fatto danni seri? È facile che i Kalomark possano attaccare direttamente i mondi del nucleo, con risultati immaginabili. Se poi dovessimo, in seguito ad un attacco, convincerli della nostra innocenza, i sopravvissuti potrebbero organizzare gruppi partigiani per vendicarsi … scatenando un ulteriore reazione dei Kalomark. -

- In entrambi i casi il numero di vittime si prospetta enorme. -fu il Licoide con voce grave.

- Il nocciolo della situazione è come questi pirati sperino di far passare un loro attacco come nostro. - spiegò Thor - Devi investigare sulle loro possibilità di mettere in moto un piano del genere. -

- Cosa ne faccio di Denar allora? - chiese Tundra.

- Cerca di salvare anche Dolan, poi metti entrambe su di un trasporto e falle schizzare via dal pianeta. La Jaguar  potrà recuperarle facilmente. Per fare questo è necessario però sapere se la base è fornita di un sistema di difesa antiaerea, ed in quel caso, disattivarlo. Prova a cercare la sala server della base. -

- Ultima cosa: c’è anche un terzo ostaggio qui, un ciberneta di nome Bayan. Brayan o qualcosa del genere. Ho bisogno del suo aiuto per scoprire che modifiche possono aver fatto a Razzler. -

- Allora recuperalo, io aggiornerò gli altri membri della squadra. Buona fortuna, Tundra. -

- Peccato che non esista … -

 

Comunicazione terminata su frequenza: 140.85

 

L’ascensore si aprì proprio alle spalle di una guardia che venne stordita prima ancora che potesse voltarsi da un colpo stordente della COMMOS.

Venne messo seduto in un angolo, per dare l’impressione che si fosse addormentato sul lavoro.

Tundra espanse le sue sensazioni, rincuorandosi nel non trovare nessuna minaccia immediata. Prese Agata per una spalla e le sussurrò all’orecchio - Sa come dobbiamo muoverci su questo piano? -

Lei rispose con lo stesso tono di voce - Più o meno. In questa zona dovrebbe esserci una caverna naturale usata per i test di Razzler Einherjar, penso che potremmo usarla per passare all’esterno, dove si trova il collettore.

- Si ricorda come arrivarci? -

- Ehm … non molto - confessò la scienziata - Mi hanno fatto venire qui solo due o tre volte, per assistere ad alcuni test. -

- Poco importa. - fu Tundra - Ci arriveremo. -

 

Nella stanza del comandante, Odino si limitava a giocare con la sua pistola smontandola e rimontandola nell’attesa che Karl tornasse con Denar - Non mi aspettavo che quel topo di biblioteca fosse così collaborativo. - fece notare ad Ultimo - Insomma … essendo stata rapita e minacciata mi sarei aspettato una reazione più … naturale … come quella di Dolan, che non esita a renderci la vita difficile. Come mai quella scienziata non ci prova nemmeno? -

- L’ho scelta proprio per questo quando le affidai i primi abbozzi dell’arma che avrebbe dovuto costruire. - chiarì lo Spettro - Emotivamente debole e profondamente sola, pronta a vendersi a chiunque in cambio di approvazione. Inoltre ha un orgoglio spropositato: non accetta il non riuscire a raggiungere certi obiettivi. Una come lei avrebbe smosso le stelle pur di arrivare al traguardo che le avevo posto; gli ultimi Razzler sono la prova di ciò. Bastava … - si fermò di colpo, guardando nel vuoto per una trentina di interminabili secondi.

Odino non fiatò. Era meglio non interrompere il capo in quei momenti.

Quando Ultimo a piangere si scosse, non un secondo prima, cercò di parlargli - Un’altra di quelle visioni? -

- Sì … - rispose il Fantasma - Era su Agata Denar. -

- Quindi? - domandò il licoide.

- Qualcuno l’ha presa, e per farlo hanno ucciso Karl. -

Il pirata si lasciò cadere di mano lo ionizzatore della pistola, che rimbalzò pesantemente per terra. Il suo capo, finora, non aveva mai sbagliato nelle sue percezioni.

Fece per premere un pulsante sulla consolle della scrivania, ma Ultimo gli afferrò la mano con un guizzo da serpe - Non farlo. -

Lui rimase interdetto - Quel qualcuno ha preso il capo progettista della nostra arma ed ha ucciso un mio vecchio amico! Dovrei farlo scappare senza rispondere al colpo? - ringhiò.

- Se vuole recuperare gli ostaggi andrà sicuramente verso il prossimo più vicino: Bayan Ulner; e per farlo dovrà passare attraverso la caverna di Razzler. -

Odino capì cosa aveva in mente il suo capo - Vuoi farlo cadere in trappola? -

- Crede di non essere stato ancora scoperto. - fu Ultimo a Piangere - Gli prepareremo una bella sorpresa al vetriolo. Fa approntare Razzler in modalità “Cercare e Distruggere”, ordina ad Hel di mettersi a sorveglianza del ciberneta ed a Miogarosormr di bloccare l’uscita per l’esterno.-

- Ma chi è questo, un infiltratore della Repubblica? - chiese il pirata.

- Peggio … - fu cupo Ultimo - … è uno Jedi. -

 

- Scusa … - si azzardò a dire Agata - … ma di prassi non dovrebbe esserci qualcuno a sorvegliare questo posto? -

Tundra non rispose ma capì perfettamente il punto.

Attraversare quel piano era stato sospettosamente facile.

Pochissime guardie per quello che doveva essere il nascondiglio di una superarma.

- Dove dovremmo andare - chiese lui.

- In fondo al corridoio. - rispose la scienziata indicando la strada - C’è una porta che conduce alla sala d’osservazione della caverna e da lì alla caverna stessa. È protetta da un sistema di riconoscimento, ma posso passarci attraverso. -

Arrivarono in fondo al corridoio, con la porta bloccata proprio come aveva detto Agata. Appena vi si avvicinarono, una telecamera balzò fuori da uno spioncino.

- Dichiara le tue intenzioni! - fu una voce computerizzata stranamente nervosa. Tundra intuì fosse uno di quei modelli di portieri automatici di cui aveva sentito parlare qualche volta.

- Sono Agata Denar. - chiarì la scienziata cercando di mantenere un tono di voce calmo - Sono qui per compiere un’analisi su Razzler. -

Il portiere automatico rimase in attesa per due o tre secondi, poi rispose - Profilo riconosciuto. - rispose con una voce apparentemente più calma ma comunque troppo emotiva per un cervello droide secondo l’infiltratore.

- Dichiara le tue intenzioni! - fu immediatamente il portiere automatico rivolgendosi stavolta al Licoide.

Tundra si sentì preso alla sprovvista, il suo cervello lavorò febbrilmente per sei interminabili decimi di secondo, sfornando una risposta adeguata che propose con tono adeguato - Sono Trasency Elìman. - disse il primo nome che gli venne in mente sicuramente sconosciuto al portiere - Sono qui per assicurare che Denar stesse effettivamente venendo qui. -

Il portiere, dopo i classici tre secondi d’attesa, sfornò la risposta - Profilo sconosciuto. Richiedo attesa per confermare. -

Tundra afferrò la telecamera mobile il più velocemente possibile, cercando di darsi comunque un contegno seccato.

- Ahhh! Assistenza! Assistenza! Richiedo omissione di danneggiamento! - urlacchiò il droide con fare stranamente senziente.

- Senti … - Tundra si diede il cipiglio più annoiato/scocciato che riuscì a fare - Sono venuto qui due giorni fa, per una paga di 140 crediti settimanali a pucciare la coda nella neve. Ora evita di farmi perdere tempo e fammi lavorare! - lasciò la telecamera in malo modo.

- Messaggio compreso. - fu la voce del droide tesa più di prima - Potete entrare. -

La porta si aprì, mostrando loro una stanza piccola deserta e stipata di computer, con un finestrone che dava direttamente sulla caverna menzionata da Denar.

- Poteva anche dirmi del portiere automatico … - fu Tundra una volta che la porta si richiuse.

- Scusa … - disse lei con lo sguardo basso.

All’altro capo della stanza vi era una porta con stampigliato sopra il numero 1, non appena vi si avvicinarono, i sensori della porta captarono il segnale della tessera NAP, alimentato dal debole campo elettrico del corpo del suo proprietario, le diede ordine di aprirsi. Evidentemente, solo parte di quelli che lavoravano lì potevano passare attraverso entrambe le porte.

Oltre vi era una lunga passatoia metallica che cingeva metà dell’interno della caverna.

Lungo il tragitto c’erano tre porte, tutte e tre contrassegnate col numero 1.

- L’ultima porta. - rispose Denar alla domanda non ancora fatta.

- Bene. - fu lui, cominciando ad incamminarsi a grandi falcate lungo la passatoia.

La porta alle loro spalle si richiuse, poi una debole sirena d’avviso cominciò a suonare.

Entrambi rizzarono i peli: Tundra per via dell’avviso che i suoi sensi gli portarono, Agata per il semplice ricordo del significato di quella sirena.

L’agente prese la scienziata per il braccio - VIA! - la strattonò con se, facendole male, correndo il più velocemente possibile verso l’uscita.

Non arrivarono nemmeno alla prima porta.

Razzler sembrò materializzarsi dal nulla.

Spaccò la passatoia con un colpo della potente cesoia montata sul muso e si intromise sulla loro strada, appiccicato alla parete come un geco, osservandoli con intensità attraverso i gruppi sensori sulla testa.

Lo Jedi lo vide identico a quello incontrato su Cathar, con la differenza che questo non aveva masse organiche fuoriuscenti dall’armatura, facendola apparire nella sua compatta e gelida perfezione.

Ma la cosa che lo fece rabbrividire davvero fu come una consapevolezza che vi percepì dentro. Non era come la bestia cibernetica che aveva incontrato su Cathar. Dentro vi lesse sia l’efficienza di un droide da guerra che la voglia di cacciare di leopardo affamato.

- Ciao …! - fu Tundra cercando di prendere secondi preziosi, portando lentamente la mano alla cintura dell’uniforme indossata da Dolan - Sai, qualche settimana fa ho conosciuto un tuo fratello più grande. -

Razzler si avvicinò di un passo, continuando a squadrare gli intrusi, apparentemente indeciso sul da farsi.

- C’è una scala dalla parte opposta, corra. - fu Tundra a Denar senza smettere di guardare Razzler

- … e sai cosa gli ho fatto? - fu l’Agente avanzando di mezzo passo verso la cosa, mettendola in guardia.

- QUESTO! -  diede un colpo sulla spalla ad Agata, per buttarla oltre il parapetto, dove il rampino che le aveva attaccato alla cintura era agganciato, frenando la sua caduta ad un metro e mezzo dal fondo.

Il movimento rapido distrasse Razzler per la frazione di secondo necessaria allo Jedi di tirare fuori la pistola settata a potenza massima e sparare direttamente su uno dei due gruppi sensori che aveva sulla testa.

Razzler indietreggiò, ma la schermatura resistette al colpo, deflettendolo verso il soffitto. La risposta a quell’attacco fu tanto veloce quanto violenta.

Razzler menò una zampata verso il Licoide, sfasciando la passerella nel punto in cui era.

Tundra spiccò un salto, scavalcando il cyborg e sparandogli durante il volo.

Tutti i colpi si riflessero come luce su uno specchio. Solo una cosa, oltre uno schermo antienergia, poteva far rimbalzare un dardo di plasma a quel modo …

“Diavolo! Una corazza sigillata magneticamente!”

Lo Jedi cominciò a scappare lungo la passerella, inseguito dalla bestia che continuava a restare attaccata alla parete. Nel tentativo di disimpegnarsi si buttò oltre il parapetto, infilandosi nell’intrico di travi che componeva la struttura portante della passatoia.

Razzler ruggì, in un verso ibrido tra delle corde vocali ed un microfono. Si mise di nuovo all’inseguimento, braccando lo Jedi che saltuariamente gli sparava, facendogli meno effetto di quanto avrebbe fatto una sassata.

Non sarebbe servito continuare così, e Tundra lo capì in fretta.

Serviva un idea …

Il Licoide avanzò a salti in quell’intreccio di travi, finchè non giunse all’estremità opposta dalla quale era entrato, poco lontano dalla porta che avrebbe dovuto prendere.

Denar stava arrivando di corsa sugli ultimi quindici metri della passerella, appena in tempo per mettere in opera l’idea.

Tundra prese una delle due granate, tirò la sicura e la innescò.

Il timer da cinque secondi cominciò il conto.

Appena dopo due secondi, Razzler fece capolino col l’enorme testa armata della cesoia, e  lo Jedi lasciò cadere la granata.

Esplose a pochi centimetri da uno dei giunti portanti che tenevano in piedi l’impalcatura della passatoia. In situazioni normali avrebbe solamente indebolito la struttura, ma con il peso di quel mastodonte aggrappato in posizione tanto rialzata venne giù come un castello di carte.

Agata venne afferrata per il polso poco prima che il crollo della struttura la sbalzasse fuori dal parapetto, sorretta dallo Jedi che si teneva stretto allo stipite della porta che aveva imboccato.

Razzler, sotto di loro, cercava di liberarsi dal cumulo di macerie metalliche urlando rabbiosamente.

- Tirami su. - disse Denar, ancora ciondoloni sul salto di quasi quindici piani che la separava dalla sua creazione strepitante.

Tundra non reagì.

- Tirami su. - ripeté. L’unica risposta fu il gelido sguardo di due occhi verdi.

Furono tre interminabili secondi, prima che lo Jedi si scosse dalla sua immobilità - Per quel che mi riguarda … - ripetè ciò che aveva detto sulla Star Dust - … avrei fatto bene a darla in pasto alla mostruosità che ha costruito. - alzò lo sguardo verso il mostro che stava finendo di disincagliarsi - Ehi! Razzler! - urlò, ed il cyborg si fermò a guardarlo - La pappa! - Tundra mollò la presa.

Negli occhi di Denar vi era l’orrore dell’essere stata tradita all’improvviso, ancora una volta, dalla persona sulla quale aveva fatto affidamento.

Negli occhi di Kain, vi era l’orrore del vedere la responsabile di un gran numero di morti inutili …

… e la soddisfazione di aver fatto giustizia.

Razzler prese al volo la scienziata per il braccio sinistro con la cesoia, cominciando a scuoterla a destra e a manca.

- Crepa. - le augurò l’Agente a bassa voce, prima di voltarsi e richiudersi la porta alle spalle.

 

Avrebbe dovuto sentirsi in colpa.

Avrebbe dovuto vergognarsi di quello che effettivamente era stato un assassinio bello e buono.

Ma per Kain, sia come Persona, sia come Jedi, sia come Fenrir della Tundra non sentiva niente di tutto ciò.

“Lasciamo perdere le posizioni morali …” si disse “Se Denar fosse uscita di qui avrebbe potuto comprarsi la libertà con qualche confessione ben piazzata, magari riguardo alla sua arma. Checché ne dicano gli altri, la Corte della Repubblica non sarebbe mai riuscita a punirla in modo adeguato alle sue colpe. Diciotto persone mangiate vive … morte tanto brutta quanto stupida.”

Perso in questi pensieri, reagì con quasi un secondo di ritardo alla minaccia che lo stava aspettando in agguato nella stanza dov’era entrato.

Cinque mercenari, uno per angolo di quella che sembrava una rimessa per mezzi pesanti più uno appollaiato sopra ad un droide-gru flottante spianarono le armi contemporaneamente a lui.

- Butta l’arma! - urlò uno.

- Tieni le zampe in vista! - urlò un altro.

Tundra provò a girarsi con la pistola sempre puntata in avanti.

- Non pensarci nemmeno! - fu un terzo.

Tundra fece partire nuovamente il cervello a mille per uscire dalla situazione in cui si era cacciato: era tentato di far levitare ogni oggetto nella stanza per farli volare contro quei mercenari, domandandosi si il disastro lasciato dopo fosse stato sufficiente ad urlare alla base la presenza di un intruso.

A quel punto si senti un pacato battimani proveniente da dietro di lui.

Girò solo la testa e … vide.

Era un Cathar appena più basso di lui, con un lungo cappotto da trincea di pelle nera ed anfibi a quindici buchi. I lineamenti quasi androgini, la criniera platinata e l’eterocromia degli occhi gli ricordarono immediatamente la segnaletica vista durante il briefing: Loki dei Cieli, Maestro dell’Inganno.

- Bene, bene … quindi sei tu quello che il Maestro ci ha detto che sarebbe venuto da noi. - disse con voce posata.

Tundra notò solo allora che sul braccio destro portava un’arma molto particolare: un Cannone Brachiale. Un fucile montato lungo l’avambraccio, a sporgere di solo una decina di centimetri da davanti la mano con uno snodo sul gomito che lo collegava alla scatola del computer di puntamento ed all’alimentatore che gli stava allacciato al braccio.

- Sei un’Agente della Repubblica? - domandò l’ex-spia avvicinandosi.

Tundra puntò la pistola verso il pavimento - E tu sei uno dei disertori? -

Loki finse di mettere su il broncio - Come la metti su male. - cominciò a girargli intorno, sempre più vicino - Volevano radiare la nostra unità, e quando si tratta di sopravvivere bisogna farsi coraggio ed essere capaci da fare qualcosa di sporco … - spianò il Cannone Brachiale, puntandolo in direzione della testa del Licoide - … compreso il tradire i propri alleati. -

Nonostante Loki stesse per premere il grilletto, Tundra non reagì.

Aveva già capito.

Il colpo partì dall’arma del Cathar, sfiorandogli la testa e colpendo quella del mercenario al suo fianco.

Prima che gli altri si rendessero conto di ciò che aveva fatto, Loki ruotò su se stesso, colpendo gli altri tre merc esattamente in fronte al primo passaggio.

Tutti si accasciarono senza un lamento come sacchi svuotati all’improvviso.

Loki puntò l’arma verso il mercenario che stava in groppa al droide-gru, che appena si vide sotto tiro nascose la testa.

Loki fece un mezzo sorriso. Puntò il fucile leggermente più in alto e sparò ugualmente.

Il dardo laser rimbalzò su uno dei droidi di manutenzione elettro-schermati, colpendo il mercenario dritto nella tempia.

Con fare cinematografico soffiò sul vivo di volata, spazzando via dell’immaginario fumo - Non male, vero? -

Tundra puntò di nuovo l’arma contro il Cathar - Credi che questo basti a darmi fiducia? -

Loki prese la canna dell’arma con due dita e la puntò lontano da se - Quanto basta per non spararmi seduta stante. - disse con un sorriso - Secondo te, le informazioni trapelate su questo posto sono state captate casualmente da un holo-amatore? -

Tundra spalanco gli occhi - Allora se tu la talpa! -

- Proprio così. - rispose la spia sedendosi su di un cassone, tirando fuori una busta da dentro il cappotto ed estraendovi coi denti una stecca di carne secca - Vuoi favorire? - disse porgendo il sacchetto.

Tundra scosse la testa.

- Bravo, mai accettare caramelle dagli sconosciuti. - disse rimettendo la busta nella tasca interna.

- Ora però spiegami: come mai prima diserti e poi fai la talpa? -

Loki si tolse di bocca la stecca di carne - Io lavoro per l’Esercito di Cathar. -

Tundra storse gli occhi - Eh!? -

- Se vuoi stare a sentire la storia per intero mettiti comodo. Potrebbe valerne la pena. -

Lo Jedi si appoggiò con la schiena al muro, di fianco al “disertore” - Parla. -

- Sai cos’era Æsir? -

- Un’ unità delle Forze Speciali? -

- Non solo … - Loki prese un respiro - … eravamo il meglio del meglio nel campo dello spionaggio interno ed esterno della Repubblica. Garantivamo ogni tipo di servizio annesso: sorveglianza, diffusione d’informazioni classificate, sabotaggio … fino all’omicidio politico ed all’incitamento alla ribellione. Fummo fondati dal Feldmaresciallo Alexis Jime con l’intento di avere un gruppo di spie/soldati d’elite con autonomia decisionale tale da sconfinare nell’arbitrio. Alla morte del Feldmaresciallo l’unico in grado di tenerci insieme fu il figlio, ma quando sua moglie morì, sei anni fa, decise per il pensionamento. Senza più il nostro comandante eravamo letteralmente allo sbando. Il nostro lavoro ci aveva sporcato tanto la fedina penale da far desiderare a molti lo scioglimento dell’unità. Fu così che, per ottenere protezione, ci mettemmo a lavorare in segreto per alcune ali estreme del Governo su Coruscant.

- Coruscant? Vuoi dire … spionaggio della Repubblica ai danni della Repubblica!? -

Loki continuò a masticare la sua stecca - Partiti di estrema destra che non vedevano di buon occhio chi non aderiva a sufficienza agli standard delle leggi repubblicane e partiti di estrema sinistra che volevano una maggiore autonomia regionale, per prendere parte del potere a Coruscant. Ci accorgemmo troppo tardi che ci eravamo infilati dritti in mezzo ai due fuochi di una guerra civile sotterranea condotta a colpi di burocrazia. I servizi che avevamo offerto negli anni erano sempre stati un po’ sul filo del rasoio, ma col degenerare della situazione le richieste divennero più e sempre più estreme. La situazione era fuori controllo, e sei mesi fa è precipitata. -

- Precipitata? Come? -

- Fummo messi sotto i riflettori de “Le Quinte”. -

- “Le Quinte”? -

- Un piccolo governo-ombra profondamente annidato a Lipartian Way. -

Quella notizia  fece sbarrare gli occhi allo Jedi.

Lipartian Way … la grandissima strada che correva lungo Coruscant nel pieno centro politico della planetaria città, dividendo il Senato dal Tempio Jedi.

- Lipartian Way? Non è possibile! I Jedi si sarebbero accorti di questo! -

- Per quanto piccola e condotta al 90% a livello burocratico, escluso qualche assassinio o un paio di ribellioni esterne alla Repubblica che ci furono commissionate, gli Jedi si sono lasciati passare sotto il naso una vera e propria guerra. Non serve per forza un blocco per mettere sotto embargo una città, una regione o un intero pianeta: contatta i fornitori di materie prime necessarie all’economia del luogo e proponigli accordi più vantaggiosi di quelli che hanno col loro contratto attuale, l’effetto sarà pressoché identico ma perfettamente legale. -

- Buon Dio …  di questo passo si potranno legalizzare anche embarghi veri e propri. -

- Le Quinte erano la terza fazione in lotta in questa piccola “guerra”. Cercava di sfruttare la tensione di questi gruppi politici per aumentare la propria influenza sul resto del governo. Essendoci schierati a favore dei due litiganti, il terzo non poteva più godere a volontà propria di questo litigio: eravamo l’incognita che poteva rimescolare il loro mazzo truccato. Fu così che mentre stavamo organizzando una piccola sommossa su Colena (niente di speciale, giusto un paio di martelli per buttare giù un monumento e qualche bottiglia incendiaria) venimmo colti in flagrante da membri del controspionaggio Repubblicano … fuori dai confini! Due nostri membri, Bragi delle Foreste, nostro chimico e artificiere ed Heimdallr degli Arcipelaghi, diplomatico e stratega, nonché capo ufficioso del gruppo da quando Thor ci ha lasciati, morirono i quello scontro. Ormai eravamo braccati, distruggemmo tutta la documentazione riguardante noi sulla quale riuscimmo a mettere mano e scappammo da lì, disertando. Le Quinte ci ritrovarono, e ci proposero di lavorare per loro in cambio di nuove identità e nuove fedine penali completamente pulite. Quindi eccoci qua. -

- E quale sarebbe il tuo ruolo in tutto questo? Non hai detto di lavorare ancora per Cathar? - domandò Tundra.

- Proprio così. Quando capii che la situazione per noi era senza uscita mi incontrai in segreto con lo Stato Maggiore di Cathar. -

Lo Jedi capì quello che aveva appena detto - Hai venduto la tua unità per salvarti? -

Loki non colse accusa nel tono di quella frase - Era una questione di sopravvivenza, e volevo sopravvivere. Cathar ne voleva sapere di più su questa “guerra burocratica”, dato che alcuni membri del loro governatorato vi erano coinvolti, quindi mi proposi come talpa. Quando vennero fuori le Quinte la loro attenzione di moltiplicò, per questo faccio ancora da informatore per conto loro. Ma la situazione esigeva un intervento immediato, quindi mi rivolsi all’ultimo membro di Æsir ancora in liberà: Thor di Midgard, l’Infiltratore Leggendario. -

- … e lui ha mandato me. - concluse Fenrir.

Loki mandò giù l’ultima parte della stecca di carne - Sai cosa sta bollendo in pentola qui? -

Fenrir annuì - Me lo ha detto Denar. Sembra che un certo Ultimo a Piangere stia preparando il terreno per una guerra tra Repubblica e Granducato. -

- Vero solo in parte. Ultimo a Piangere è il capo de Le Quinte. Loro hanno intenzione sì di far muovere il Granducato contro di noi, ma perché la cosa che loro interessa è di scatenare uno stato di emergenza. -

Nella mente dello Jedi, le vicende si srotolarono, rivelando possibilità e macchinazioni.

Un gruppo politico che voleva salire al potere.

Una guerra in preparazione e relativa dichiarazione di stato d’emergenza.

- Vogliono montare una guerra per salire a vertici del potere!? Questo è … pazzesco! La Costituzione è stata scritta proprio per evitare situazioni come questa! -

- Su questo hai ragione. Ma Ultimo a Piangere ed il suo gruppo stanno lavorando duramente per minare la legislatura della Repubblica. La guerra e l’ascesa al potere si potrebbe anche evitare, ma le conseguenze de Le Quinte ci saranno lo stesso, stanne certo. -

Tundra capì che la situazione era dannatamente seria.

Qualcuno tramava contro la Repubblica, ed era quasi pronto a fare la sua mossa.

- Come possiamo fermare queste Quinte dal fare un disastro? - chiese lo Jedi.

Loki si alzò dal cassone dove era rimasto seduto - Può sembrare banale, ma un’azione di forza condotta proprio dove fa loro più male potrebbe anche bastare. Questo progetto è fragile poiché montato tutto attorno ad un fulcro: l’attacco a sorpresa su Syrhon con un’arma sconosciuta. -

Tundra annuì. - Capito. Quindi distruggere Razzler può sistemare la situazione. Per farlo devo trovare Bayan Ulner, dove lo trovo? -

- I laboratori oltre i collettori geotermici. Che sistema usi per metterti in contatto col Comando Tattico? -

Lo Jedi si toccò l’orecchio - Nanoidi. -

- Perfetto. - fu il Cathar - Se avessi bisogni di informazioni su questo posto puoi contattarmi. La mia frequenza è 146.38. Ti invierò uno schema con la posizione sia di Bayan Ulner che di Sillian Dolan. - si guardò intorno - Ora devo andarmene, non dovrei essere qui. - mise il Cannone Brachiale in modalità “disintegrazione” ed eliminò i corpi che aveva lasciato per terra poi si avviò verso una delle uscite dalla rimessa.

- Grazie. - fu Kain a suo indirizzo.

- Aspetta a ringraziarmi … - rispose Loki - … non è ancora finita. -

Dopo un minuto, Tundra provò a contattare la dottoressa Rozaliya: si accucciò al riparo dietro alcune casse, si portò un dito all’orecchio e, dopo due tentativi infruttuosi, avviò la chiamata.

 

Comunicazione inoltrata su frequenza: 140.96

 

La faccia del medico paracadutista comparve, con la sua criniera nera ed il muso maculato di bianco.

- Dimmi pure Tundra. -

- Rozaliya, ti prego, dimmi che i nanoidi hanno registrato la conversazione che ho avuto con quella checca platinata. -

- Checca platinata? Stai parlando di Loki dei Cieli? -

- A quanto pare è lui la talpa che ci ha inviato le informazioni su questo posto. Mi ha detto un sacco di cose su un governo ombra che vorrebbe salire al potere tramite la guerra coi Kalomark.

- Momento, cosa c’entra un governo ombra con questo rapimento? -

- Sembra faccia parte di una mossa finalizzata per scatenare una guerra ed approfittarne per salire al potere. Devo ancora capire i dettagli, ma la base dovrebbe essere questa. Comunque voglio un backup di questa discussione, preferisco non fidarmi troppo di una spia voltagabbana. -

- Bruttissima storia …  comunuqe sì, il sistema è progettato per registrare tutto ciò che entra nel tuo campo sensoriale.  Lascia che faccia una scansione della memoria dei nanoidi. Poi la invierò a Thor, così che possa valutare anche lui la situazione. -

- Ehm … - tentennò Tundra - … potresti “sorvolare” sugli eventi che coinvolgono Denar? -

Lei fece un sorriso sagace -Cosa c’è,, coscienza sporca? -

- La coscienza c’è l’ho pulita …  è la fedina penale che non lo è! -

Lei addolcì lo sguardo - Invierò tutto a Thor, comunque, lui ed io sappiamo passare sopra a cose del genere. Nessuno che abbia lavorato nell’ Æsir è un santo. Gli dirò di non dire niente alla tua Maestra, va bene? -

- Uff … ti ringrazio … -

Lei gli fece l’occhiolino - Ricordati di tornare intero! -

Tundra sorrise internamente - Se manterrai la promessa che mi hai fatto, ce la metterò tutta! -

 

Comunicazione terminata su frequenza: 140.96

 

***

Kain decide di andare a fare una visita di carità al suo autore, ricoverato in ospedale, e mentre bussa alla porta della sua camera –  Autore … sono Kain, ho saputo che ti hanno sparato quelli della C3. È stato per l’ultimo capitolo vero? Te lo dicevo io che c’era troppo Metal Gear! Spero che ora ti senta meglio e ti sia disintossicato da quella … -

Non appena vede come è ridotto il sottoscritto, a Kain cadono le braccia - … saga … -

Si è appena ritrovato davanti l’autore steso sul lettino, con i cavi AV della PlayStation™ piantati nel braccio a mo’ di endovenosa, con le pupille dilatate, la fronte imperlata di sudore freddo, contorcendosi come un anguilla mentre pronuncia frasi senza capo ne coda.

- Dovevo immaginarlo che c’era lei dietro tutto questo Colonnello i miei cinquanta Husky sono tutto quello che ho ma lei non conosce le Olimpiadi Eschimo-Indiane riporterò Sokolov in custodia alla CIA oppure la Dead Cell chiederà un riscatto di trenta miliardi di dollari al governo degli Stati Uniti ma non sottovalutare il padre del cecchinaggio moderno è in grado di lanciare un IRBM da qualsiasi tipo di terreno e di vedere se nelle tue parole si nasconde dell’acciaio il successo di una missione può dipendere da una scatola di cartone ma non vivrò mai la mia vita come ha fatto The Boss Machinegun Kid e vulnerabile ai razzi radiocomandati e la guerra è cambiata con Screaming Mantis che è la Bestia delle Bestie mentre tu eri il fulmine in quella pioggia e l’Arsenal Gear senza un adeguata copertura aerea e marittima non è altro che una gigantesca bara purché non si facciano domande a George Kasler sulla carne di balena combatterò per mantenere la pace in Costa Rica ma da ora in avanti chiamami il corpo di Master Miller è stato trovato a casa sua ci rivedremo all’inferno Liquid!!-

Demoralizzato/rassegnato, Kain tira fuori una lunga fila di mortaretti conservati da capodanno, li ficca in bocca all’autore e li accende.

Mentre si allontana, i petardi esplodono con la forza di un candelotto di dinamite lasciando fiamme e distruzione alle sue spalle.

-… e questo risolve il problema della cremazione!-

  
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