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Autore: xUnbroken    17/08/2012    1 recensioni
Cosa succede quando Scott, Derek e il suo branco hanno a che fare con un nuovo lupo più forte e con caratteristiche di natura diversa?
Fan-fiction con le vicende della nuova serie di Teen Wolf (SPOILER PER CHI NON HA VISTO LE PUNTATE) più l'aggiunta di un nuovo personaggio e una serie di intrecci amorosi inaspettati.
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo Derek rientrò sistemando le coperte all’interno del treno e si sedette di fronte a lei.
La guardò mentre armeggiava con il cellulare.
“Che altro c’è?” chiese lei.
“Stavo pensando… Ha detto che i tuoi genitori sapevano chi fosse, che lui li aveva avvertiti che la maledizione sarebbe passata a te e loro l’hanno ucciso. Che la genetica non si può modificare. Pensi che fosse un tuo parente?”
Jane ci pensò. “Non lo so. E’ probabile. Anche se onestamente non ho voglia di parlarne.”
“Dobbiamo parlarne, Jane.”
“No, non adesso. Non ne ho voglia.”
“Pensi che abbia tempo di aspettare il momento in cui avrai voglia?” disse Derek.
Lei sbuffò. “Buona notte, Derek.”
Andò nel vecchio treno e si accucciò sotto una coperta. Si addormentò quasi subito, e gli incubi non tardarono ad arrivare. Morti, sangue, Jackson. Era buio e non vedeva nulla, ma sentiva qualcosa o qualcuno che la seguiva. Correva senza sapere dove stava andando, finché non rimase intrappolata. Una barriera. Non aveva via di scampo. Poi lo scenario cambiò e si ritrovò in macchina con i suoi genitori la sera dell’incidente. Vide tutto, ma era come se non ci fosse. Era lì ma loro non la vedevano. Vide mentre gli veniva strappato via il cuore. Sentì le urla penetranti di puro terrore di sua madre. E poi si ritrovò in mezzo ad una strada da sola, circondata dai cadaveri insanguinati delle persone che gli restavano. Isaac, Stiles, Derek, Erica, Boyd. Piangeva e sentiva il cuore che quasi si fermava. Perfino nel sogno riusciva a sentire che la sua vita non avrebbe avuto più un senso se avesse perso loro. Si svegliò con il cuore a mille e sull’orlo di piangere. Più pallida del normale sotto quella luce bianca si alzò e vide Derek che la abbracciava. Lui si ricordò ciò che aveva promesso a Stiles. Che sarebbe stata al sicuro. Sia dai pericoli che da eventuali incubi.
“E’ tutto ok. Era solo un incubo.” Disse per calmarla.
Lei si fece minuscola in quell’abbraccio. “Cos’hai visto?”
“Cose orribili.” Esitò prima di raccontargli tutto. “Correvo e sentivo qualcuno che mi seguiva, e poi sono rimasta intrappolata nella barriera. Poi ho visto per intero la morte dei miei genitori, come se… fossi uno spettatore al cinema. Ho visto che veniva strappato loro il cuore. Poi mi sono ritrovata in mezzo alla strada da sola, circondata da voi. Ma eravate…”
“Morti.” Concluse Derek per lei.
“E in quel preciso istante mi sono sentita morire. Ero davvero sola, Derek.”
Derek era sconvolto e fissava un punto nel vuoto. Poi abbassò lo sguardo verso di lei.
“Ci ucciderà, Derek.” Disse Jane impaurita.
“No. Non lo farà. Lo uccideremo prima noi.” Le baciò la fronte. Non l’aveva mai fatto prima. Ma era come una sorella per lei. Come avrebbe potuto abbandonarla a sé stessa in una situazione del genere? “Adesso dormi e rilassati. Non pensare a nulla.”
Si addormentò ma gli incubi tornarono violenti. Derek e Stiles che volevano salvarla e si ritrovavano ad essere loro le prede. Isaac che veniva tagliato a metà dai cacciatori e poi ucciso da Jackson. Una morte più cruenta dell’altra che la fece svegliare all’alba, di nuovo tremante e con le lacrime. Isaac era davanti a lei. Impiegò qualche minuto a focalizzare il suo viso, e poi si strinse tra le sue braccia in lacrime, vivo e vegeto.
Ma qualcosa di oscuro li attendeva in quella mattina uggiosa a Beacon Hills.
Uscirono a fare colazione. In pubblico avevano meno possibilità di farsi uccidere, forse.
Finché il sibilo della voce non ricominciò a farsi sentire. Jane si voltò furtiva come anche gli altri.
“Ce ne andiamo?” propose Erica.
“No. Qui siamo al sicuro, forse. Non ci attaccherebbe mai in pubblico.” Prima risposta sbagliata. Attaccava eccome in pubblico.
“Se vuole attaccarci ci attaccherà comunque.” Intervenne Boyd.
“E’ umano. E’ Jackson. Non si farà vedere in quella forma a ucciderci.” Concluse Jane.
Ma alla fine uscirono, totalmente nel panico e aspettandosi un attacco alle spalle. Si diressero alla vecchia metropolitana, ma forse non avrebbero dovuto. Lì era più pericoloso di qualsiasi altro posto. La giornata era fin troppo nuvolosa e l’aria fin troppo fredda. Ma quando arrivarono là davanti la Kanima li aspettava.
Correvano. Non avevano tempo per attaccare o pensare. Il piano di Derek e gli altri era mettere in salvo Jane. Ma li mise al tappeto uno per uno, così che fosse impossibile per Jane trasformarsi. C’erano tutti, a eccezione di Stiles che fortunatamente si era salvato.
E’ un peccato che manchi uno. Avevo organizzato il quadretto perfettamente.
Jane si voltò lentamente trovando i suoi compagni a terra e l’inquietante volto della Kanima davanti. Indietreggiò spaventata e schivò velocemente gli artigli.
Scoppiò in lacrime alla vista di Derek e gli altri. Era proprio come nel sogno.
Derek fu l’unico a riprendere i sensi quasi subito, ma faticava a rialzarsi. Jane si avvicinò in fretta a lui per prenderlo, ma era impossibile con quella cosa alle calcagna.
“Si nutre delle tue paure, Jane. Quello che hai visto nel sogno è tutto vero. Ci ucciderà. Devi… resistere. Non farti prendere in giro. Sei più forte di così.” Sussurrò Derek, sapendo che lei poteva sentirlo. Ma anche la Kanima poteva. Cercò di scagliarsi contro Derek, ma Jane lo bloccò. Toccò Derek e di colpo si trasformò. Sentì la rabbia avvampare e le ossa contorcersi dentro di sé.
Poi si scagliò contro Jackson senza pensarci due volte. Lo colpì al petto, ma non così forte. Era veloce e riusciva a schivare i suoi colpi, ma era quasi impossibile attaccarlo.
Riuscì a trovare un diversivo grazie alle partite di lacrosse. Una finta. Fingi di andare da un lato e a un millimetro dall’ostacolo cambi direzione, così il tuo avversario non se l’aspetta. E così fece. Quando lo vide avventarsi su di lei l’aspettò, e all’ultimo secondo con un balzo saltò sulla sua testa e affondò gli artigli nel suo cuore. Ma adesso lui aveva capito come funzionava. Nel preciso istante in cui gli artigli si trovarono sul cuore, nella mente di Jane apparvero fugaci le morti dei suoi amici, del suo branco, dei suoi fratelli. Adesso era lei ad essere controllata. Le graffiò il torace e cadde a terra immobilizzata e sanguinante.
Voglio che li guardi morire, Jane.
Disse, e avanzò verso Isaac. Non poteva fare nulla, era completamente incapace di muoversi e ignorava la durata del tempo che avrebbe impiegato per guarire.
Infilò la mano nel petto di Isaac e la rigirò così tante volte che a Jane parve di sentire le ossa muoversi e rompersi all’interno del suo corpo. Chiuse gli occhi tra le lacrime, quando Derek si alzò e lo sedò con la ketamina. Avrebbe dato loro un piccolo vantaggio, se avrebbero saputo utilizzarlo.
“Ehi, guardami.” Le disse, rialzandola con tutte e due le braccia, e lei guarì all’istante.
Jane aprì gli occhi lentamente cercando di non far cadere lo sguardo su Isaac. “Si nutre delle tue paure. Devi spegnerle, Jane. Non puoi permettergli di avere il controllo su di te.”
“Morirete tutti.” Disse Jackson semi-umano, o chiunque altro ci fosse all’interno del suo corpo.
Si voltarono verso di lui spaventati. Jane strinse la mano di Derek. “Quanta altra ketamina abbiamo?” gli chiese.
“Non molta.”
“Vi ucciderò tutti.” Replicò.
“Ascoltami, non abbiamo molto tempo. E’ così che deve andare, come nel sogno.”
Jane spalancò gli occhi per il terrore. “Cosa? Vuoi scherzare? Non posso lasciarvi morire.”
“Si, devi. Non puoi cambiare ciò che è già stato scritto.”
“Ma Derek…”
“No, Jane. Ti ucciderà, e tu devi sopravvivere. Non fidarti di nessuno. Non ascoltare quello che ti dice, può ingannarti. Spegni le tue paure. Salva la tua vita.”
“Derek…” disse, scoppiando a piangere.
“No, no ehi… Ascoltami, qualsiasi cosa accada ricordati che sei forte. Non sei sola. Non hai paura.”
“Sarò da sola, Derek. Perderò tutto. Di nuovo!” urlò in preda alle lacrime.
Qualcuno dietro di loro sparò una dose di ketamina nel collo di Jackson. Si voltarono e videro Stiles.
“Stiles vattene.” Disse Jane.
“No, avrete bisogno di me.”
“No, Stiles. Ti ucciderà. Devi andartene. Subito.”
“L’ultima volta ha fallito il suo lavoro e il padrone è dovuto tornare a finirlo. Quindi ho l’impressione che stavolta ci sarà anche lui, per assicurarsi che lo finisca.” Disse Derek. Il panico era incredibile e gli altri erano completamente senza forze.
“Andatevene tutti.” Ordinò dopo Jane.
“No, non se ne parla.” Rispose autoritario Derek.
“Non permetterò che vi uccida. Posso cambiare le cose.”
“No, non puoi.”
“Si che posso! Se le ho viste c’è un motivo. Vuol dire che posso ancora fare qualcosa per modificare le cose!”
Derek la guardò, consapevole del fatto che probabilmente era vero. C’era ancora una possibilità. Ma come lo avrebbero fermato? Non aveva armi da difesa né conoscevano un modo efficace per ucciderlo, quando Scott entrò.
“C’è un modo per ucciderlo!” urlò.
Si voltarono tutti, o almeno quelli che erano ancora coscienti. “Il veterinario mi ha dato una polvere. Se riesci a strappargli il cuore con la polvere lo spirito resterà intrappolato e Jackson tornerà normale. O almeno dovrebbe.”
Jane prese la fiala. “Come faccio? Sarò trasformata e la polvere non potrò neanche toccarla.”
“No, tu puoi. Non sei del tutto un lupo neanche trasformata. Puoi farlo, Jane.”
Isaac rantolava a terra perdendo sangue e Jackson si stava lentamente risvegliando. Derek si avvicinò ad Isaac per aiutarlo, Stiles fu allontanato e Scott permise a Jane di trasformarsi.
La situazione non era delle migliori. Troppe persone rischiavano la vita e poche erano le possibilità che qualcuno ne uscisse vivo e uccidesse il padrone.
“Sono ancora qui, Jane.” Disse il sibilo penetrante.
Jane si voltò a guardarlo, e mentre si trasformava la rabbia le pervadeva il corpo.
“Chi sei?”
“Domanda già chiesta. Sono sicuro che avrai altri dubbi di cui vuoi chiedere.”
“Voglio sapere chi sei.”
Derek nel frattempo aveva trascinato Isaac al sicuro, fuori da quel posto. Ma quanto era al sicuro se non riusciva a guarire e continuava a perdere sangue?
“Sto morendo?” farfugliò a Derek senza forze.
“No. Andrà tutto bene.” Cercò di rassicurarlo. Ma le condizioni erano troppo critiche. Aveva bisogno di aiuto, subito.
“Si invece. Sento il sangue scorrere via dal mio corpo. Derek… devi fare una cosa per me.” disse, strozzando le parole alla fine per il dolore.
“Qualsiasi cosa.”
“Non resisterò ancora a lungo. Devi promettermi che… non abbandonarla. Siamo tutto ciò che le resta.”
“Sa del piano. Sa che noi siamo disposti a morire purché lei si salvi. E’ quello che ha visto in sogno.”
“Annulla il piano, Derek. Lei può cambiare ciò che ha visto se le dai fiducia.”
“Morirà senza di te.” Disse Derek, soffocando le parole.
“Promettimi che non permetterai che le accada nulla e che non la lascerai.”
“Te lo prometto.”
Il veterinario si avvicinò a loro. “Scusatemi. Vorrei dare una mano.”
Isaac era svenuto. Derek lo prese e lo portò alla clinica il più veloce possibile mentre lui aveva riaperto leggermente gli occhi. Quando stava per andarsene lo fermò sfiorandogli il braccio.
“Se non ce la farò dille… che mi dispiace di non averle detto del piano e che l’ho amata da morire.”
“Ce la farai, Isaac. Glielo dirai di persona.”
“Promettimi che lo farai, Derek.”
Sospirò. “Te lo prometto.”
 “Chiamerò Scott appena ci sono novità.” Disse il veterinario quando vide lo sguardo di Derek spostarsi su di lui.
“Grazie.”
Tornò da Jane per aiutarla. Era in lacrime mentre cercava di schivare i colpi mortali di Jackson.
Stiles era fuori, terrorizzato più che mai e l’unica protezione che aveva era la polvere che aveva steso attorno a sé in caso di eventuali attacchi.
“Jane ora!” urlò Derek dopo svariati minuti di combattimento a vuoto. Cercò di trovare il momento perfetto, e quando la Kanima fu davanti a lei usò tutta la forza e la rabbia in corpo per imprimere gli artigli nel cuore. Di colpo si fermò e tornò semi umano.
“Che diavolo fai.” Un grido strozzato per un’ultima speranza.
“Ti uccido.” Disse lei, con un sorriso vendicativo sulle labbra. “Per i miei genitori, per Isaac e per tutti gli altri.”
A quelle parole la sua mente rievocò la morte di tutti quanti.
“Jane no! Non farti influenzare. Spegnile!” urlò Derek premendole le mani sulla testa.
Jane urlò di dolore e di rabbia e i suoi occhi divennero rosso fuoco, come quelli di Derek. Come l’Alfa.
La primordiale rabbia animale l’alimentava. E con uno strattone strappò il cuore di quello spirito e lo strinse nella mano facendolo finire in un cumulo di cenere.
Jackson era tornato umano. Nudo, sudato, sanguinante, tremante e aveva perso i sensi.
“Mi occupo io di lui.” Disse Scott.
Con le lacrime ancora agli occhi ritirò gli artigli e le zanne e si voltò verso Derek.
Annuì leggermente con la testa avvicinandosi a lei.
“Avevi ragione. Potevi cambiare le cose. Ce l’hai fatta, brava.”
“Dov’è Isaac?” fu la sola cosa che riuscì a chiedere.
“Jane…”
“Ti ho chiesto dov’è Isaac.” ribatté lei, urlando e piangendo.
Derek la accolse tra la sue braccia, anche se lei cercava di liberarsi, ma alla fine dovette cedere.
“Dimmi dov’è.” Lo supplicò in lacrime.
“Alla clinica veterinaria. Non è messo per niente bene.”
Non se lo fece ripetere due volte e si affrettò a correre da lui. Entrò come un uragano in preda alle lacrime e al panico, e Derek al suo seguito dovette fermarla con la forza.
Alcuni minuti dopo il veterinario uscì a parlare con loro.
“Forse è meglio se la riporti a casa.”
“No, voglio vederlo.” Insistette lei.
“Non è possibile per il momento. Va’ a casa Jane, riposati. Ne hai viste fin troppe per oggi.”
Sospirò esausta e uscì dalla clinica infuriata. Derek la seguì senza dire nulla.
Quando la sua auto accostò vicino a casa Stilinski parlò.
“Morirà?” chiese Jane senza guardarlo.
Derek esitò, impreparato ad una domanda del genere. “Non lo so, Jane. Non so che altro potevano fare i suoi artigli oltre a immobilizzare. Ma quello che so è che non può morire, a meno che non venga tagliato a metà.”
Abbassò lo sguardo, indecisa se continuare la conversazione o andarsene.
“Ehi… andrà tutto bene.”
“Come fai a dirlo? Fin’ora niente è andato bene!”
“Non sarai da sola, Jane. Non ci saranno altre tombe su cui piangere. Te lo prometto.”
Jane uscì dall’auto esausta e ancora arrabbiata.
“Se hai bisogno di me sai dove trovarmi. Per qualsiasi cosa, ok?”
Annuì guardandolo dall’esterno dell’auto e poi si diresse in casa senza voltarsi mai.
  
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