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Autore: Audrey Shadows    17/08/2012    3 recensioni
Mel ha quasi 18 anni, è una ragazza alta, con lunghi capelli neri, e occhi verdi che con il cattivo tempo diventano grigi.
Aveva poco più di 17 anni quando le venne diagnosticata la leucemia.
Improvvisamente, a differenza del carattere forte che l’aveva sempre contraddistinta, smette di lottare e si abbandona alla chemio e ai sintomi postumi che essa causa.
Iniziò a dividersi tra l’ospedale di LA e casa sua, nella quale aleggiava una forzata allegria.
Solo una cosa ancora le lascia un briciolo di speranza: la musica.
In particolare 4 ragazzi, che continuano a farle battere il cuore, pompando sangue nelle vene.
I Tokio Hotel.
Quando li vide la prima volta di innamorò immediatamente; sognava di poterli incontrare, andare ai loro concerti, farsi delle foto con loro etc….
Sognava che Bill un giorno potesse ricambiare il suo amore.
Poi era arrivata quella cazzo di malattia.
E la sua vita era finita, ancora prima che potesse cominciare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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AZUL COMO ERES TU
EL MAR, EL CIELO AZUL, COMO TU.
DORADO COMO LUCE, EL SOL IN TU PIEL






-ti avverto ... mia mamma è un po ‘... un po’ …- Bill non sapeva trovare le parole giuste per descrivere sua madre.
-un po’ come te- rise sommessamente Mel.
-esatto!- esclamò Bill –io ti ho avvertita …- Bill si sedette alla penisola della cucina con la ragazza, aprendo il portatile e accedendo a Skype.
In pochi secondi arrivò la chiamata, alla quale Bill rispose altrettanto velocemente.
-Hallo mutti!- la salutò con la mano –come stai??-
-bene cucciolo, tu? E Tomi?-
Mel guardò la Signora Simone; era proprio come se l’era sempre immaginata: una madre che si preoccupa per i propri figli, capelli scuri, occhi scuri. Molto somigliante ai gemelli.
-tutto bene … ti ho portato una sorpresa- le disse Bill sorridendo –volevo che tu … insomma, conoscessi Mel-
Simone si illuminò nell’attimo in cui venne pronunciato il nome della ragazza.
-oh caro! Anzi, eclissati Bill. Come stai cara?? Fatti vedere!- Mel sorridendo si mise nella traiettoria della webcam.
-salve signora! Sono Melany! È un piacere poterle parlare!- fortunatamente Simone mangiucchiava qual tanto che bastava d’inglese per potersi capire, sennò si sarebbe sentita in totale imbarazzo.
-il piacere è mio, ma perfavore, chiamami Simone! Non sono così vecchia!- Mel sorrise.
-allora? Come stai? L’intervento è andato per il meglio?- le chiese subito, preoccupandosi della sua salute.
-molto bene, grazie. I globuli rossi si stanno riprendendo … diciamo che vediamo una via d’uscita-
-che bello, non sai quanto sia felice!- Simone giunse le mani, e questo interessamento rese felice Mel.
-la ringrazio … lei come sta?-
-io bene, fra poco andrò a lavoro. Mi sono presa un’ora libera solamente per parlare con voi- sorrise –ma Tom dove l’avete messo?-
Bill si rimpossessò della webcam –è con una ragazza …-
-oh .. capisco …- disse simone un po’ delusa, al che Bill si affrettò ad aggiungere –non dirgli che te l’ho detto, ma credo che il ragazzo si sia preso una bella sbandata. Sono fuori in balcone che parlano-
Simone si illuminò nuovamente –oh che belle notizie che mi date!! Vorrei poter essere lì e abbracciarvi- esclamò.
Bill rimase qualche secondo in silenzio pensando, poi diede liberò sfogo ai suoi film mentali.
-mamma … che ne dici se tu è Gordon veniste qui qualche giorno??-
Simone guardò suo figlio stupefatta –dici davvero??-
-sì, perché no? Nell’ultimo periodo siamo parecchio liberi … ci farebbe piacere, insomma … ci mancate un sacco-
-oh Bill, farò il possibile! Te lo prometto … ma ora devo proprio andare. Hanno iniziato a chiamarmi sul cellulare- Simone sbuffò –saluta tuo fratello e abbraccialo da parte mia!-
-lo farò. Ciao mamma. Ti voglio bene!!-
-anche io! Ciao Mel, è stato un piacere virtuale!- Simone rise della piccola, (e ambigua), battuta.
-anche per me!! Arrivederci!!- e la chiamata si chiuse.
-wow … siete proprio .. uguali!- disse Mel ridendo –sei la sua copia sputata-
-lo prendo come un complimento … ma quei due siamo sicuri che non si siano scannati?- Bill guardò verso la porta finestra. Era intenzionato ad andare a controllare, ma Mel lo trattenne per un braccio.
-andiamo in camera … se non sbaglio abbiamo lasciato un discorso a metà …- e lo baciò appassionatamente. Al che Bill dimenticò il fratello e Kate sulla veranda, e seguì Mel al piano di sopra.


-vuoi?- Tom offrì una sigaretta alla ragazza, intenta a contemplare il cielo.
-no grazie, non fumo- lo guardò e sorrise.
-e perché avevi un accendino quando ci siamo conosciuti?- chiese curioso alzando un sopracciglio.
-è un portafortuna- spiegò –lo porto sempre con me- e lo tirò fuori dalla tasca anteriore dei jeans, per poi riporvelo dopo esserselo rigirato tra le mani.
Kate notò la bellissima piscina illuminata, si tirò su i jeans e immerse le gambe, sedendosi sul bordo.
Tom restò a fissarla qualche secondo, poi sorrise e la imitò.
-non pensavo mi avresti risposto …- le confessò espirando un po’ di fumo.
-e io non pensavo avresti chiamato- Kate rise sommessamente –ma sono qui, no?-
-eggià …- Tom puntò gli occhi nell’acqua cristallina, guardando i loro riflessi al chiaro di luna.
-sai, quella sera al pub … ti avevo riconosciuto- Kate sospirò –e era a conoscenza della fama che ti precedeva-
Tom sorrise amaramente.
-però ho deciso che doveva esserci dell’altro, così ti ho aspettato fuori-
-sei una fan?-
-oddio … no- Kate scoppiò a ridere, e Tom la guardò perplesso –scusami, scusami … non riderò più promesso …- e si diede un contegno.
-comunque no, non sono una fan … mettiamola che non mi piace il vostro genere di musica- Tom annuì.
-e così mi hai aspettato. Perché? Ho capito che hai pensato ci potesse essere dell’altro …-
-perché tutti abbiamo in serbo delle sorprese per la vita. Questa ci tratta a pesci in faccia, e sottostiamo alle sue regole, ma non sappiamo che abbiamo degli assi nella manica; non lo sappiamo finché non arriva il momento di usarli. E io ho visto questo in te. Non puoi essere solamente quello che dicono … insomma, detto francamente, non potrai essere solo un puttaniere, no?-
Tom sorrise. Le piaceva la schiettezza della ragazza –non credo … ma è molto difficile vedere l’altra parte di me …-
-eppure me la stai mostrando e con facilità, o mi sbaglio? Non è meglio essere sé stessi che un personaggio che ci si è costruiti?-
Tom soppesò le parole della ragazza; aveva ragione. Di certo non aveva fatto un pensiero profondo come “I have a Dream”, ma gli era piaciuta la sua opinione.
-colpito e affondato- rispose poi sorridendo e spegnendo la sigaretta –quindi hai accettato di uscire con me perchè vuoi vedere il vero Tom?-
-mi piaci … insomma, credo sia palese, no?- Kate lo guardo, apparentemente senza un velo di vergogna. Tom ne fu felice in un certo senso.
-forse sì …- ridacchiò –anche tu mi piace Kate- le disse.
-lo so. Io piaccio a tutti!-
Tom scoppiò a ridere; aveva trovato una che era più tronfia di lui.
Restarono per un po’ a guardare le stelle in silenzio, finché Tom non parlò.
-parlami un po’ di te … so solo che ti chiami Kate … e no, non so nemmeno quanti anni hai-
Kate sospirò –mettiti comodo, allora … Mi chiamo Kate Smith, ho 21 anni e ho origini italiane. Lavoro nel negozio del mio migliore amico ispanico, mi piace guardare film, ascoltare musica, disegnare, e suono il pianoforte. So parlare l’italiano, il francese, lo spagnolo, inglese come puoi constatare, e qualcosa di latino … ma è meglio lasciare perdere …- Tom sorrise –ho vissuto in Italia, per un po’ … poi ho deciso di trasferirmi e farmi una nuova vita. Così eccomi qui.- Kate concluse la sua descrizione.
-e l’argomento uomini l’abbiamo già trattato …- Tom sorrise.
Kate per tutta risposta arrossì nuovamente –non me ne parlare, mi vergogno tantissimo!-
E si coprì nuovamente il viso con le mani. Tom iniziò a pensare che fosse un ticchio nervoso.
Così delicatamente si avvicinò a lei, le prese le mani e gliele scostò da viso.
-non c’è da vergognarsi … se ci fosse stato qualcuno non avrei potuto fare questo- e con lentezza esasperante posò le sue labbra su quelle di lei, facendola rabbrividire.
Il freddo del metallo del piercing che si fondeva con il caldo delle sue labbra.
Non approfondì il bacio. Semplicemente le donò un castissimo, semplicissimo, bacio a fior di labbra.
La guardò in quegli occhi tanto simili ai suoi e le sorrise: non avrebbe fatto niente che lei non avesse voluto che facesse.
Kate sorrise e poggiò la testa sulla sua spalla.
-mi piaci Tom Kaulitz-
Tom pensò fosse la frase più bella, semplice, carica di sentimento e vera che gli avessero mai detto negli ultimi anni.


In camera dell’altro Kaulitz, al momento le parole erano superflue.
Erano da qualche tempo abbracciati nel buio, finché Mel non iniziò ad esplorare il corpo di Bill con le sue labbra e con le mani, disperatamente, per ricordare ogni singolo centimetro di pelle.
Bill fece lo stesso, con delicatezza, come se avesse paura di romperla.
Il ragazzo prese il suo viso tra le mani e la baciò in modo passionale, per poi accarezzarle il viso, seguendo con le dita il contorno della sua fronte, le sopracciglia, gli occhi, gli zigomi; baciò nuovamente le sue labbra, come fossero qualcosa di prezioso e dolcissimo. Ed effettivamente lo erano.
Bill insinuò la sua mano sotto il vestito della ragazza, andando a cercare il seno, e massaggiandolo provocando leggeri gemiti di piacere alla ragazza.
Quel leggero pezzo di stoffa andò a fare compagnia alla moquette color crema, e Mel rimase in intimo sotto lo sguardo di Bill.
Aveva voglia di lei, di assaporare ogni millimetro della sua pelle, del suo corpo.
Si rituffò sulle sue labbra, Mel gli accarezzava i muscoli dell’addome, cingendo poi le braccia sulla schiena del ragazzo.
Poi improvvisamente Mel, con gentilezza lo allontanò.
Bill, in una normale situazione si sarebbe incazzato; insomma, non poteva provocarlo in qual modo e poi lasciarlo con l’alzabandiera!
Ma lui l’amava, e temette di aver fatto qualcosa di sbagliato …
-… Bill mi vergogno …- stava pure per risponderle “e de’ che?”, poi in due secondi (miracolosamente) i suoi neuroni collegarono.
Era la prima volta.
-e perché?- le chiese dolcemente, sistemandole una ciocchetta di capelli dietro all’orecchio.
-io sono vergine …- gli sussurrò, probabilmente arrossendo fino all’inverosimile.
Bill sorrise nel buio, ma Mel lo vide comunque.
Il ragazzo abbassò il suo viso fino all’orecchio della ragazza –non c’è cosa più bella che potessi dirmi- le sussurrò dolcemente.
Mel sorrise, e lo strinse maggiormente a sé –ti amo-
-ti amo anche io-.
Bill si liberò della biancheria intima, e dei suoi vestiti, prese un preservativo dal comò affianco a letto, e lentamente, attento ad ogni singolo movimento, entrò in lei.
Mel sentì una fitta al bassoventre; dai racconti delle amiche sembrava che non facesse nulla. Ovvio, non era così doloroso come perdere un braccio, ma nemmeno era tremendamente piacevole.
Però era Bill, lo amava, ed era felice.
Si aggrappò alla sua schiena gemendo, e Bill le accarezzò subito il viso preoccupato.
-se ti faccio mal …-
-shh …- Mel gli tappò la bocca con un bacio.
Bill aumentò gradualmente le spinte, e Mel sentiva il dolore svanire lentamente e arrivare il piacere. Per un secondo, il pensiero degli ospiti nelle camere attigue la fece arrossire, poi se ne dimenticò.
Anche Bill per un secondo si preoccupò per gli altri … poi si disse “chissenefrega!” e entrambi lasciarono che i loro corpi si fondessero con una lenta, e sensuale passione che li avrebbe legati per sempre.


Il risveglio non fu dei migliori, niente “il sole che filtrava dalle finestre illuminò il viso angelico della ragazza addormentata”, no.
Mel fu svegliata dal picchiettio della pioggia contro i vetri delle finestre (Bill aveva ben due finestre nella sua stanza). Si tirò su, e vide che il ragazzo accanto a lei dormiva, anzi, era in stato comatoso.
Ma la fece sorridere. I ricordi di quella notte affiorarono e arrossì leggermente.
Poi il dolore ai muscoli le fece fare una smorfia.
Era un fottuto rottame! E rottame completamente nudo e rincoglionito, poté constatare una volta alzata dal letto.
Recuperò il suo vestito e le mutandine e scese poi al piano disotto.
La casa era completamente avvolta dal silenzio, probabilmente nemmeno Gustav era uscito per il suo jogging mattutino.
Si sedette in salotto, avvolgendosi in un plaid posato sullo schienale e accese la TV.
Fece zapping finché non si accorse che di domenica mattina i programmi erano molto limitati.
Spense il televisore e provò ad accoccolarsi sul divano, cercando di dormire, ma un sonoro “buongiorno” le fece prendere un colpo.
-Georg! Cazzarola, fa piano!- cercò di tornare a respirare regolarmente, sotto una risata sommessa del castano, in quel momento, boccoloso.
-scusami. Come stai?-
-sono un catorcio. Tu?-
-non pensavo dal modo in cui si è conclusa la serata ieri sera- e ammiccò versò Mel, che diventò bordeaux e gli tirò un cuscino –vaffanculo Ge!- e si alzò dal divano e risalì le scale velocemente, sentendo la fragorosa risata del bassista. Si chiuse in camera e si buttò sul letto, affondando la testa nel cuscino.
Bill si svegliò preoccupato per l’impatto; probabilmente aveva pensato che un meteorite si fosse appena disintegrato sul suo California King Size Bed.
-Mel?- lo sentì avvicinarsi e accarezzarla dolcemente –che c’è?-
Mel puntò gli occhi in quelli del ragazzo –il tuo amico è un idiota!-
Bill sorrise sghembo, facendole perdere la cognizione di ogni cosa –non ci badare … le ragazze di Tom, se hanno la sfortuna di incontrarli si beccano di peggio, ma con me non ti sfioreranno nemmeno- e iniziò a baciarle il collo, facendola sospirare.
E in Mel si riaccese la fiammella della sera prima.
Un po’ di sesso mattutino non faceva male a nessuno, no?


Kate stava rassettando casa come una forsennata, correva da un capo all’altro del suo appartamento, cercando di sistemare ogni spillo fuori posto.
Perché aveva avuto la malsana idea di invitarlo da lei a cena? Perché non aveva scelto LUI un ristorate discreto dove cenare assieme?
Non aveva delle giustificazioni appropriate, così accese la musica, tanto per scrollare via dalla sua mente pensieri che potessero buttarle giù il morale.
Terminò le pulizie con il salotto.
Si poteva rendere soddisfatta del proprio lavoro: non aveva mai pulito tanto velocemente.
Andò a farsi una doccia e si preparò: capelli lasciati morbidi e liberi di ricadere sulle spalle. Il cuore prese a batterle all’impazzata e l’adorabile mantra che l’aveva quasi calmata, andò a farsi fottere.
Il campanello prese a suonare insistente, e fu su punto di fingere di non essere in casa, ma alla fine andò ad aprire.
Tom entrò nel suo appartamento, sorridente e con tutta la sua bellezza.
-ciao …- lo salutò in completa ammirazione. Ammirazione che venne spezzata dal bacio frettoloso di Tom.
-ciao- sussurrò contro le sue labbra, che automaticamente si schiudevano per far incontrare le loro lingue.
Poi Kate si allontanò, anche se a malincuore.
-che c’è?- chiese Tom; non aveva l’aria preoccupata … forse era solamente un po’ scocciato, ma Kate finse di non averlo notato.
-non voglio correre. Ho preparato la pizza- disse poi entrando in cucina. Tom scosse la testa in segno di disapprovazione, ben attento a non farsi vedere dalla ragazza.
Per lui … insomma, non era abituato a uscire fuori a cena, parlare, parlare e parlare: famiglia, lavoro, amici …
Lui andava direttamente al sodo; e non aveva bisogno di parlare nemmeno lì.
Sì, la ragazza gli piaceva, ma se questa non era ben disposta poteva benissimo trovarsene un’altra.
Sospirò e la seguì in cucina.
-quindi sai cucinare … bene- sorrise –sai che sono vegetariano … vero?- le chiese poi ricordandosi di questo piccolo particolare.
-sì … tranquillo. Et Voilà!- kate pose al centro della tavola una teglia di pizza a vari gusti: wurstel di seitan, radicchio, funghi e carciofi.
Tom prospettò una bella cenetta in fin dei conti, la pizza aveva un odore buonissimo.
Parlarono, anche se Kate notò che Tom era abbastanza reticente. Ma diede la colpa allo stress, agli aspiti a casa ecc.
E dopo un dessert offerto dalla yougurteria dell’angolo, Tom si avvicinò a Kate, guardandola con fare languido.
La ragazza sorrise e si lasciò stringere tra le sue braccia, si lasciò baciare … e proprio quando a Tom sembrò che ci stesse, si allontanò nuovamente.
-è tardi … e domani devo andare a lavoro …- Tom annuì poco convinto. La rabbia che gli stava salendo in corpo non era quantificabile.
Lo accompagnò alla porta e lei gli diede un ultimo bacio a fior di labbra, per poi richiudergli il portone in faccia.
Come un bambino a cui è stato proibito di fare qualcosa di estremamente eccitante per i suoi gusti, alzò entrambe le dita medie in direzione dell’appartamento di Kate. Prima che qualcuno potesse vederlo si strinse nella sua giacca e se ne andò.
Salì in macchina e prima di partire compose un numero che sapeva a memoria.
-ma guarda chi si sente …- una voce sensuale gli perforò i timpani –dov’eri finito?-
-c’è ancora posto per quella festa a Malibu o le tue tette hanno occupato tutto?- ridacchiò della sua stessa battuta; le bollicine del vino gli erano andate al cervello.
-stronzo- ma la voce della ragazza tradì un sorriso –ma per te c’è sempre posto … lo sai- rispose allusiva.
-dammi mezz’ora e sono lì-
Chiuse la chiamata e mise in moto. Sapeva perfettamente che lui e suo fratello avevano deciso per una specie di riabilitazione, ma l’istinto carnale che lo guidava proprio non gli diede ascolto. Anzi, lo tampinò con più foga, in modo che premesse l’acceleratore per superare il limite consentito.


Entrò nel locale leggermente brillo.
Le luci stroboscopiche lo accecavano, ma per fortuna la sua ancora di salvezza durante quei lo salvò, per l’appunto, ancora una volta.
-hey …- le labbra carnose della ragazza si appoggiarono sulle sue, che avidamente lo incatenarono in un bacio.
-hey piccola … ti sono mancato così tanto …?- la guardò da capo a piedi: il corpo sinuoso, con sedere e seno prosperosi, era fasciato da un abitino bianco, di un non ben definito materiale.
Era una delizia per gli occhi.
-ovvio. Dovrai farti perdonare … lo sai, vero?- Tom sorrise sornione. Ria se l’era sbattuta la prima volta che si erano incontrati.
Ma era sempre un piacere vederla nel suo letto, una bellezza esotica che lo eccitava particolarmente.
-non ne hai mai abbastanza, vero?- contrabbatté il ragazzo, che notò in quel momento di essere ancora avvinghiato a lei.
Ria sorrise –vieni, ci sono tutti- e prendendolo per mano lo portò nel privé, dove in quel momento ina cameriera piuttosto avvenente stava riempiendo dei cicchetti.
-eccolo il nostro uomo!- Chantal si alzò dal divanetto, non curandosi del vestito che aveva raggiunto una non lunghezza non indifferente. Lo abbracciò di slancio e gli lasciò un umido bacio all’angolo della bocca.
-ci sei mancato sai? Stronzo … ha snobbato gli amici per cosa?- Jacke, il “ragazzo” di Chantal gli si rivolse direttamente –e tuo fratello? È andato a prenderlo in culo?- non sapeva per quale motivo, ma Jacke aveva un odio profondo verso i suo gemello.
E Tom in una situazione normale l’avrebbe difeso, ma privo di forze com’era, non fece altro che sorridere.
-fatti una tirata … su!- l’ultima ragazza del gruppo, Lauren, stava arrotolando una banconota e si accinse a farsi una striscia.
Tom aveva sniffato raramente … forse due volte, e di certo quella sera non aveva voglia. Per quanto fosse diventato deficiente, sapeva che quella roba era merda.
-no grazie. Stasera la dedico al vino!- e ordinò, dopo aver bevuto il suo cicchetto d’un fiato, del vino.
Si sedette sul divanetto bordeaux, a Ria gli si spalmò addosso.
Lo stava platealmente stuzzicando: sguardi fugaci, carezze “involontarie”, scollature che cadono …
Dopo nemmeno mezz’ora di compagnia, Ria lo portò in camera sua.
Il locale, tale Matters, aveva di bello che al piano superiore aveva delle stanze.
Ria aveva sempre una stanza, a volte capitava che fosse talmente sbronza da non riuscire a fare un passo, altre volte voleva solo scopare.
Cominciò il bello.
Cominciò già contro il muro, spostandosi lungo il corridoio. Tom aprì la porta dietro le spalle della ragazza, e la richiuse una volta entrati.
Sotto lo sguardo famelico della ragazza, Tom iniziò a spogliarla e lei a spogliare lui.
Le dita del ragazzo andarono con il pilota automatico, in missione esplorativa, nonostante quel corpo dalle forme provocanti, lo conoscesse più che bene.
Prima si avventurarono sotto il vestito, fino ad arrivare al reggiseno di pizzo, indugiarono attorno ai capezzoli, mentre Ria spingeva contro Tom e gli slacciava la cintura.
Le mani cambiarono percorso: prima sulle natiche, attirandola a sé, poi attorno alle cosce, sotto la gonna e poi nelle perizoma … se un perizoma fatto di filo interdentale poteva essere definito tale.
Nel frattempo Ria gli aprì la lampo e guardando negli occhi il ragazzo, prese in mano la situazione, in tutti i senti.
Il respiro di entrambi aumentava di intensità fino a quando, Tom spazientito si calò i pantaloni e la penetrò.
Quello suo era un bisogno carnale, lo torturava.
Non voleva essere lì con quella … puttana. Lui voleva essere con Kate. E i sensi di colpa si impadronirono di Tom.
Ma non aveva fatto niente di male, no? Loro non stavano insieme, e non doveva delucidazioni a nessuno.
Scacciò quei pensieri dalla sua mente e cominciò a spingere, facendo gemere la ragazza che se ne stava contro il muro.
Le spinte aumentarono di intensità, fino a farli scoppiare.
E Tom si accasciò contro lei, schiacciandola leggermente contro la parete.
Ria lo guardò negli occhi e sorrise, poi lo bacio e lo allontanò gentilmente.
-dormi con me?- lo guardò con intensità tale da ritrovarsi ad annuire, e seguirla in camera da letto.
Si stesero l’uno accanto all’altra, attenti a non sfiorarsi nemmeno per sbaglio.
Loro erano solo quello: sesso, adrenalina, passione.
Le palpebre del ragazzo sembravano macigni, e si addormentò immediatamente, con un ultimo pensiero rivolto alla stampa: chissà cosa avrebbe detto suo fratello se avesse visto i tabloid del giorno seguente.



Spazio Autrice
: beh ... forse ora mi odierete il Tommolo ... e non vi biasimo, lo odio anche io. Dovevo far emergere il lato del Tom che era diventato a LA. ma presto ci sarà anche uno sprazzo su Bill.
L'ho scritto di getto e non ho ricontrollato, tanto mi premeva pubblicarlo.
Vi ringrazio velocemente, chi commenta, chi segue silenziosamente la storia, chi l'ha inserita tra le preferite o le ricordate.
Mi riempie sempre il cuore vedere le vostre recensioni :)
spero che il capitolo via sia piaciuto e non censurate: ditemi tutto quello che pensate. immagino che la cosa sia rivolta abbastanza a Tom ;)
Un bacione!
Cat
   
 
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