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Autore: Afterlife_91    17/08/2012    2 recensioni
"Era incredibile scoprire come Jimmy, a più di due anni dalla sua scomparsa, potesse ancora stupirci facendoci un regalo così grande"
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto vorrei ringraziare Sux Fans e  RoBeRtA_97 per aver inaugurato lo spazio delle recensioni, i vostri consigli ed i vostri incoraggiamenti sono un grande stimolo. Un ringraziamento anche a chi ha letto e/o messo tra i seguiti/preferiti questa storia, cercherò di non deludere le vostre aspettative.

 

Emily si addormentò profondamente lungo il tragitto, la madre si girò a guardarla intenerita mentre erano in coda sulla superstrada in direzione della location del concerto. Aveva il viso imbronciato nel sonno, quella gita fuori porta in fondo per lei era solo una scocciatura inutile, un concerto metal non era sicuramente divertente come un parco giochi o uno zoo ma aveva accettato a malincuore di accompagnare la mamma, visto che per lei sembrava che fosse una cosa molto importante.

Le accarezzò i capelli lunghi e mossi, scoprendole il viso per poi darle un bacio sulla tempia per svegliarla.

-“Amore, siamo quasi arrivate, tra poco vedrai la zia Pam. Non sei contenta?”-

La bambina saltò sul sedile quando udì il nome della sua babysitter/compagna di giochi ufficiale.

Californiana d’origine, Pamela, si era trasferita ad Atlantic City anni prima. Quando la nostra protagonista era troppo incinta e troppo triste per stare da sola l’aveva aiutata in ogni modo possibile ed era l’unica che conosceva la verità sul padre di Emily.

Pochi minuti dopo arrivarono nel parcheggio, non molto distante dal luogo dove si sarebbe svolto il concerto, nel quale una ragazza alta con i capelli rosa le stava aspettando appoggiata ad un grosso suv nero.

Pam non fece nemmeno in tempo ad aprire la portiera, subito Emily le saltò in braccio.

-“Tia Pam!”-

Pam le diede un sonoro bacio sulla guancia paffuta e se la mise sulle spalle

-“Cominci a diventare pesante Emily! Per qualche settimana meglio evitare le caramelle gommose e la cioccolata che ne dici?- Disse scherzosamente

Emily la guardò con diffidenza per poi tirare fuori dalla tasca della salopette un lecca lecca colorato, da mangiare davanti alla ragazza, in forma di protesta.

Pam si sporse per salutare l’amica con un abbraccio, con Emily ancora sulle spalle ben decisa a rimanere lì per non camminare fino al palco.

Le amiche si guardarono divertite mentre la bambina si toccava la faccia con le manine appiccicaticce, a causa del lecca lecca, sporcandosi il viso di ditate multicolor.

-“ Oggi stai proprio bene, finalmente ti vedo vestita da donna, cos’è successo? Ti hanno bruciato tutte le tute da ginnastica unisex?”- Domandò Pam ironica guardandola.

-“Non so esattamente perché l’ho fatto, allo specchio stamattina mi piacevo ed ho indossato i jeans”- Rispose l’amica sorridendo imbarazzata

-“ L’ultima volta che abbiamo visto un loro concerto ricordo che indossavi un vestitino di tulle e tartan che lasciava ben poco all’immaginazione”-

- “Stai parlando di una gravidanza fa, meno smagliature e molta più pazienza”-

-“E soprattutto avevi un buon motivo per farti notare”- Replicò Pam improvvisamente malinconica.

-“Anche questo è vero”-

I ricordi affollarono la sua mente e, in silenzio quasi religioso, raggiunsero le transenne davanti al palco in attesa della sera. Alle 19 sarebbe scattata l’ora X.

 

Dietro le quinte, ore 18:45

 

Brian si alzò dal divano di pelle dopo aver spento la sigaretta, ancora a metà, nel posacenere, la sua Schecter Synyster Gates custom era sulla sedia di fronte a lui e la stava guardando da almeno mezz’ora osservandone tutti i dettagli.

Per lui, oltre che lo strumento perfetto, era anche un simbolo di potere, potere su sè stesso, l’unico modo per incanalare le proprie emozioni in qualcosa di bello, la sua musica.

Johnny spuntò da dietro la porta con il basso già in spalla.

-“Siamo tutti pronti, 10 minuti e si va in scena”-

Come da più di due anni a quella parte, l’aveva detto senza entusiasmo, come un bambino costretto a recitare la poesia durante il pranzo di Natale davanti a tutti i parenti, controvoglia e abbastanza scazzato.

Il chitarrista prese il proprio strumento e si avvicinò alla porta del camerino per poi guardarsi indietro, c’era un poster degli Avenged Sevenfold al completo vecchio di almeno 5 o 6 anni, nessuno l’aveva tolto nonostante fosse scontato che non sarebbe stato molto gradito.

<< Non guardarmi con quegli occhi di carta, salgo ancora sul palco solo per sentirti di nuovo vicino, in fondo è tutto ciò che mi rimane >>

Si rigirò e si diresse verso il palco con il resto della band.

 

Intanto tra il pubblico

 

-“Emily stai accidenti ferma?! Altrimenti ti faccio scendere”-

La bambina continuava a muoversi da ore sulla schiena di Pamela senza fermarsi un attimo, allora la mamma l’aveva rimproverata.

-“Voglio andare a casa! Mi annoio, non c’è nemmeno un bimbo”- Disse mettendo il broncio

-“Invece stai ferma lì ed aspetti. Ancora un paio d’ore e potrai fare un pisolino in macc…”-

Il suono amplificato di un organo, seguito da una chitarra distorta la distrasse da tutto e da tutti. Era di nuovo lì dopo tanti anni, per un attimo fu come se la gravidanza, il dolore e la solitudine non ci fossero mai stati.

<< Ciao Ragazzi >> Fu l’unico pensiero coerente che riuscì a formulare e per le due ore successive si perse totalmente nella musica.

Emily, fin dall’ingresso degli Avenged Sevenfold sul palco, era stranamente silenziosa. Quella musica non era come le canzoncine per bambini o le ninne nanne che le cantava la mamma ma in qualche strano modo le piaceva, ed anche molto. Per tutto il tempo rimase ferma ad ascoltare sulle spalle di Pam mentre intorno a loro il pubblico si scatenava.

Alle nove il concerto stava per concludersi. Durante A Little Piece of Heaven cominciarono a scoppiettare i fuochi d’artificio nel cielo. Quella canzone portava con sé ricordi dolorosi per tutti, le lacrime cominciarono a scendere e si sollevarono accendini in tutta la platea.

Tutti i membri della band, sulle ultime battute della canzone, sollevarono le braccia, le luci si spensero ed apparve una scritta sullo sfondo nero del palco. “foREVer”.

Ad un certo punto le ginocchia cedettero, le lacrime scesero a fiumi e diventò tutto improvvisamente buio. L’ultima cosa che riuscì a sentire prima di svenire fu la voce della sua bambina. –“Mamma! Che succede?”-

Pam fece scendere la bambina dalle spalle per soccorrere l’amica, cercando di sostenerla e farle prendere aria anche se erano in mezzo alla folla.

Emily, che voleva rendersi utile, senza farsi vedere da Pam, si allontanò da loro per cercare aiuto. Passò attraverso le sbarre delle transenne, senza essere vista, e si avvicinò alle scalette del palco in attesa che scendesse qualcuno ad aiutare.

 

Intanto

 

Scese le scalette del palco deciso a tornare in camerino, la stanchezza cominciava a farsi sentire e voleva solamente chiamare Michelle, bere una birra e dormire in pace. Arrivato all’ultimo scalino sentì qualcosa tirargli la stoffa dei jeans ed allora guardò in basso.

-“ Tu sei il signore che suona la chitarra vero? Per favore puoi venire ad aiutarmi? La mia mamma è caduta.”-

Brian non sentì una parola poiché era immobilizzato, attonito. Non era possibile.

<< Jimmy >> Quel nome risuonava nella sua testa

 

 

Allora che ne pensate? Ho bisogno di feedback ragazze! Per favore lasciate anche solo un commentino altrimenti non capisco se stò andando bene o meno

  
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