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Autore: Knuckster    17/08/2012    4 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#21

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Molti nel nostro mondo trascorrono il loro prezioso tempo in affanni e in tormenti, preferendo chiudersi in sé stessi e piangersi addosso piuttosto che risollevarsi e affrontare la fonte dei loro problemi alla radice. Molti si lasciano sprofondare in baratri di tristezza e disperazione quando le difficoltà di ogni giorno si presentano in tutta la loro forza, trascurando la possibilità di prendere il toro per le corna e dare il meglio per risolvere la situazione. Molti vedono la vita come un susseguirsi incessante di impedimenti, preferendo concentrarsi su quanto sia complicato vivere e tralasciando quanto sia prezioso essere vivi. Molti non riescono a guardare oltre il vortice della propria quotidianità e dei propri affari, permettendo che passino inosservate le meraviglie del mondo che ci circondano. Dal fiore più piccolo al tramonto più spettacolare, siamo immersi costantemente in un tripudio di suoni, colori, profumi e sapori entusiasmanti, troppo spesso oscurati dalla nostra scarsa apertura a ciò che c’è oltre noi stessi. Ogni sensazione, ogni pensiero e ogni emozione sono le chiavi che aprono le porte della nostra comprensione. Molti non riescono ad apprezzare a fondo il fatto di avere il respiro nel petto e un cuore che batta, ignorando che qualcuno li ha dati per loro, qualcuno che ha sacrificato la sua vita perché altri potessero preservare la propria. Chi è troppo occupato a preoccuparsi di ciò che succede, dovrebbe guardare e apprezzare ciò che ha intorno… perché c’è chi non potrà più farlo”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO RUBINO

a.k.a.

Le inquietudini del vivente


     I palmi delle loro mani si toccarono in un lieve e timido contatto. La mano di lui era più piccola e tozza, quella di lei più ampia e sottile. Aprirono le dita a ventaglio e lei non poté trattenere una piccola risata nel vedere quanto queste fossero differenti, per lunghezza e carnosità. Lui la guardò attraverso l’intreccio di indici e anulari, scorgendo un frammento del suo intenso sguardo azzurrino. Il suo profumo era nell’aria, talmente dolce e penetrante da far sciogliere i suoi sensi. C’era qualcosa di mistico e puro nella candida figura di lei che non avrebbe saputo descrivere. Era sempre stato sicuro che gli angeli fossero solo una fantasia, ma era una credenza messa a dura prova di fronte a quei lineamenti così sottili e delicati, a quella chioma leggera e dorata. Ne era così totalmente rapito che sentiva di potersi perdere in quel sorriso timido, ma splendente, così come un naufrago si abbandona alle placide onde del mare. Nonostante fosse davanti a lui come una musa, sentiva la sua presenza sfuggente, quasi come se fosse un fantasma. Aveva il sentore che i suoi tratti stessero per svanire da un momento all’altro, portandosi via tutte quelle eccelse sensazioni che un solo sguardo del viso di lei riusciva a regalargli. Il loro contatto era così leggero da risultare evanescente, esattamente come quando si tenta di afferrare l’acqua, e gli stava scivolando via dalle dita. Aveva bisogno di sentirla più vicina, poiché solo la sua presenza riusciva a donargli un calore e una serenità d’animo che mai aveva conosciuto prima. Solo lei… perché solo con lei poteva abbandonare la pesante corazza che lo proteggeva dal resto del mondo e raggiungere un’oasi di pace in cui poteva riposare tranquillo, senza nessun dolore ad insidiare il suo benessere.

     Si sfilò in fretta il guanto e protrasse la mano in avanti, ansioso di percepire ancora più a fondo quel tocco delicato. Tutto quello che riuscì a toccare fu solo un freddo muro di vetro che lo separava dalla mano di lei, che si allontanava lentamente.

     - No! - esclamò Shadow spaventato nel vedere la ragazza separarsi da lui.

     Un cilindro la imprigionava, impedendogli di raggiungerla, anche se lei continuava a sorridere tranquillamente e ad imprimere l’impronta della sua mano sul vetro.

     - Andrà tutto bene! - disse Maria con la sua voce melodiosa - Non devi avere paura! -

     - Non te ne andare! Ti prego, non te ne andare! -

     Il tono di Shadow era supplichevole come mai si era sentito prima.

     - Non me ne andrò mai, stupidone! - replicò lei, soffocando una dolce risata - Te l’ho già detto! Non me ne sarò mai andata finché porterai il mio ricordo con te! Sarò sempre intorno a te, ovunque andrai! -

     - Nella… nella polvere? - domandò il riccio nero, incerto.

     - Perché è in ogni luogo, è quello da cui veniamo e quello in cui tutti siamo destinati a trasformarci! La respiri ogni giorno ed è dentro ciascuno di noi, come io sono dentro di te e ci rimarrò per sempre! -

     - Non capisco! Che cosa mi vuoi dire, Maria? -

     - Ho fatto il mio corso e ora sono polvere! Sarò veramente andata via quando permetterai che la polvere diventi la mia ombra, che il mio ricordo sparisca davanti ai tuoi occhi… e io diventi quello che sei tu! -

     - Cosa? Cosa sono io? -

     Un rumore di risucchio esplose nelle sue orecchie e in quel preciso momento realizzò che non era Maria ad essere rinchiusa in quel cilindro, ma era lui stesso! Intorno ai suoi piedi cominciò a fluire un liquido denso e granuloso, che saliva sempre di più immobilizzando il suo corpo come gelatina.

     - Maria! - esclamò il riccio, allarmato dalla prospettiva di annegare in quel fluido.

     - Andrà tutto bene, Shadow, amico mio! - lo rassicurò la ragazza bionda, con una lacrima che le brillava all’angolo di un occhio - Anche se sei nato come ombra, il tuo destino è di diventare qualcosa di molto più grande! Mi fido di te… e so che farai la cosa giusta alla fine… per me e per te! -

     - Aspetta! Maria! -

     Si sentiva intorpidito in tutto il corpo, non riuscendo più a muovere neanche un muscolo. Il fluido verde aveva riempito tutto lo spazio in cui era costretto, rendendo ormai inevitabile l’annegamento. La figura angelica di Maria sparì e si dissolse come fili di fumo, lasciando come unica sua reliquia l’inconfondibile sorriso. Shadow chiuse gli occhi, spaventato, e si preparò ad essere avvolto dalla testa ai piedi nel liquido.

     Quando li riaprì si ritrovò disteso nella familiare capsula rigenerante e subito l’odore acre del gas gli bruciò le narici. Respirò affannosamente, ancora vivide nella sua mente le scene appena vissute in sogno, faticando a rendersi conto che non era realtà. Era incerto se rallegrarsi di non essere annegato in una marea verde o rattristarsi per non avere veramente avuto l’opportunità di entrare in contatto con Maria, per la prima volta dopo tanto tempo. Ricordava di essere tornato da poco più di un’ora alla Techno Base dopo la sua missione a Scarlet Plains e di essersi subito rintanato nella sua capsula per recuperare le energie perdute. Non si era nemmeno accorto di essere scivolato nel sonno dopo pochi minuti dall’inizio del trattamento.

     Era la seconda volta che faceva un sogno su di lei e, com’era già successo, le sue parole erano risultate enigmatiche come non mai. Era come se volesse avvertirlo di desistere dai suoi propositi, che lei era comunque sempre con lui e non c’era bisogno di farla tornare, di farla diventare quella che lei chiamava ombra… cioè qualcuno come lui stesso. Per quanto si sforzasse non riusciva a capire il senso di tutto quello, perché continuava ad apparirle in quelle strane visioni per poi lasciarlo nella confusione totale. Da una parte si diceva di non dare molto peso a tutto quello, che erano solo sogni, ma dall’altra delle parole che qualcuno gli aveva detto si riaffermavano con convinzione. Non ricordava chi gli aveva parlato in quel modo, era come se fossero parole appartenenti ad un’altra vita, ad un’altra realtà.

     - Si dice che i sogni siano proiezioni che provengono da un altro mondo… e che servono ad indicarci la strada da percorrere e a raggiungere la conoscenza! -

     Di certo non serviva a chiarire le cose, ma dava qualcosa su cui pensare. Shadow si chiedeva perché dovesse essere sempre più complicato andare avanti ogni giorno. Si era preso una rivincita su Seth, aveva trovato un nuovo frammento che lo avvicinava sempre di più al suo obiettivo. Eppure a vanificare quella vittoria c’erano quegli insistenti dolori lancinanti di cui non voleva parlare con nessuno e quelle fugaci apparizioni in sogno che gettavano nuovi dubbi su ciò che stava facendo. Maria era nella polvere, doveva rimanere un ricordo… ma se fosse rimasta un ricordo, non avrebbe avuto la forza necessaria a spingere Shadow verso un domani. Non era stata sufficiente la sua promessa e di certo la memoria di ciò che aveva perduto non avrebbe avuto più efficacia. Aveva ancora bisogno di credere, anche se il tunnel che stava imboccando si sarebbe rivelato alla fine essere un vicolo cieco, la speranza era l’unica cosa capace di tenerlo in vita. Al diavolo i sogni e tutto il resto! Maria doveva tornare con lui ad ogni costo.

     Troppo stanco e pensieroso per rilassarsi, Shadow uscì dalla sua capsula e prese una profonda boccata dell’aria esterna. Si sentiva ancora debole e malfermo, probabilmente a causa di tutte le forze impiegate nella lotta contro Seth. Fece qualche passo in tondo prima che una fitta bruciante gli esplodesse nel fianco sinistro. Era così dolorosa che si piegò in due e si inginocchiò, tenendosi con una mano il ventre bruciante. Al contatto, la pelle morbida era diventata secca e ruvida, come il fango sul punto di sbriciolarsi. Si guardò la pancia e con orrore vide che il pelo nero era diventato giallognolo e rigato, quasi come si fosse coperto di squame. Il suo cuore batteva forte per lo spavento, ma non era abbastanza per spingere il riccio nero ancora più a fondo nella sua disperazione.

     - No! - esclamò convinto - Questo no! -

     Digrignò i denti e contrasse ogni muscolo del suo corpo, tentando di fermare quella sorta di degradazione che si stava diffondendo in lui. Le braccia gli tremavano come in preda alle convulsioni e il suo volto si ricoprì di sudore per lo sforzo.

     - Non adesso! Non adesso! -

     La forza della sua determinazione parve funzionare da medicina per quello strano fenomeno. Il dolore cessò all’improvviso e il suo pelo tornò nero come sempre, tutto nel giro di pochi secondi. Nei suoi occhi bruciava un fuoco ardente tipico di chi è determinato ad andare avanti a qualunque costo. Man mano che passava il tempo, più erano gli ostacoli a cui doveva far fronte e più il suo desiderio di raggiungere lo scopo prefissato diventava più grande e più divampante. La sua mente era sgombra da qualunque altro pensiero che non fosse raccogliere i frammenti e riportare indietro Maria. Avrebbe rischiato tutto per riuscirci, compresa la sua vita. Non importava se Eggman lo stava prendendo in giro, avrebbe trovato un altro modo. Non importava se Sonic o chiunque altro gli impediva di appropriarsi della Gemma, li avrebbe eliminati. Non importava se la sua coscienza prendesse in sogno la forma di Maria, dicendogli di fermarsi, l’avrebbe ignorata. Non importava se quel male misterioso lo stava a poco a poco distruggendo, lo avrebbe vinto. Tutto, solo ed unicamente, per lei.

     - Staremo di nuovo insieme! - sussurrò con affanno - Maria! Ti riporterò da me… dovessi spegnere l’inferno con le mie mani! -

 

     Se da una parte dell’edificio la notte non era riuscita a conciliare sonni tranquilli per uno dei suoi occupanti, da un’altra la situazione non era molto diversa. Il dottor Eggman era stato impegnato per tutta la serata a lavorare sui megaschermi dei suoi computer e a rimbalzare da un capo all’altro della sala, tutto intento a fare ricerche sui frammenti di Gemma in suo possesso. I suoi tre robot assistenti erano riusciti a stargli dietro solo fino ad un certo punto, prima che il sonno e la stanchezza si impadronissero di loro e li costringessero ad accasciarsi lungo il muro, accoccolati l’uno sull’altro. Fu un grande spavento per loro quando lo scienziato urlò un “Bingo!” a squarciagola, facendoli trasalire di colpo e cadere a terra scompostamente.

     - Chi? Cosa? Quando? - si domandava Decoe, ancora stordito.

     - E perché? - gli fece eco Bocoe.

     - E percome? - concluse Bokkun, squittendo più forte del normale.

     - Le belle lattine addormentate si sono degnate di aprire gli occhi! - commentò Eggman, stranamente senza tono minaccioso nella voce - Cominciavo a pensare che ci volesse il bacio del principe! -

     I tre arrossirono violentemente e guardarono verso il basso, imbarazzati.

     - Suvvia, dottore… non è il caso di essere precipitosi! - mormorò Bocoe.

     - Un passo alla volta! Ci conosciamo appena! - continuò Bokkun.

     - Silenzio, rimbecilliti! - sbraitò il dottore - Preferirei baciare uno squalo in gonnella! Finitela di dire idiozie e venite a vedere! -

     Caracollando per il sonno, gli assistenti si approssimarono alla poltrona del loro aguzzino e sbirciarono il grande schermo davanti al quale era seduto. In linee verdi luminescenti era tracciato un complesso reticolato che pareva formare la struttura di una pietra grande come un uovo. Accanto allo schema erano riportate numerose scritte scorrevoli, probabilmente i dati dello studio effettuato, e diversi diagrammi lampeggianti.

     - Ho effettuato uno studio approfondito sulle proprietà di questa pietra e sono giunto alla conclusione che ha poteri ancora più sorprendenti di quelli dei Chaos Emeralds! Guardate sotto la teca! -

     I robot spostarono lo sguardo verso la teca di vetro di una macchina cilindrica poco lontano da loro. Sapevano fin troppo bene che quello era l’analizzatore a scanner di cui il dottore si serviva per ottenere un’analisi dettagliata di qualunque oggetto fosse in grado di piazzare sotto la piccola vetrina. I tre frammenti che avevano raccolto fino a quel momento erano adagiati lì dentro, splendendo più che mai nei loro colori. Il dottore sollevò il vetro e appoggiò accanto a quei pezzi, l’ultimo rinvenuto da Shadow, di un turchese quasi spento. Pochi istanti dopo averlo avvicinato, i quattro frammenti cominciarono a muoversi lentamente, attratti l’uno dall’altro come per una misteriosa forza magnetica. In un battito di ciglio, si fusero tutti quanti insieme, formando un pezzo più grande e irregolare che aveva assunto una colorazione tutta nuova, un viola scuro.

     - Non sapevo fosse anche un prestigiatore! - commentò Decoe, affascinato.

     - Lo faccia ancora! Lo faccia ancora! Lo faccia ancora! - cantilenò Bokkun.

     Irritato per tanta ignoranza, Eggman diede un ceffone sulla nuca a ciascuno dei tre, prima di continuare nella sua spiegazione con tono stizzito.

     - Quella non è magia da quattro soldi! E’ la forza magnetica che tiene unite le parti della Gemma, per cui anche se viene fatta a pezzi tende a ricomporsi naturalmente, un po’ come succede per il Master Emerald! Il motivo per cui ogni frammento ha una colorazione diversa dagli altri, quando sono separati, dipende da un fenomeno di rifrazione della luce sulla loro superficie! -

     - Non avevo mai visto niente di simile! - ammise Bocoe, stupefatto.

     - Ti riferisci alla pietra o al girovita del dottore? - mormorò Decoe in tutta risposta.

     - Cosa vai farfugliando? - chiese Eggman, insospettito.

     - Ehm… niente, niente! Mi chiedevo da dove venisse una pietra del genere! -

     Lo scienziato si risistemò sulla sua poltrona e cominciò a battere velocemente alcuni tasti sulla sua plancia di controllo.

     - Ricordate quando mesi fa quel vampiro anoressico di Magorian venne a fare salotto qui dentro?(1) Le telecamere a circuito chiuso non hanno mai smesso di riprendere quello che accadeva qui in mia assenza! Tra tutte le idiozie che andava blaterando solo qualcosa è stato veramente interessante! Ecco qui! -

     La voce registrata di Magorian cominciò a parlare dagli altoparlanti e i robot non poterono fare a meno di rabbrividire, ricordandosi il tono strascicato e tagliente dell’uomo.

     - … l’ordine aveva sconfitto il caos… del grande miscuglio di essenza che c’era in principio, rimase solo energia… l’energia prodotta dall’incessante movimento dei nuclei di essere… l’ordine trovò il modo di incatenare con le sue leggi anche l’energia del caos… questa energia fu cristallizzata dalla materia… e così nacquero quelli che poi sarebbero diventati i Chaos Emeralds…  ma tutto questo aveva i suoi risvolti inattesi… il principio stesso dell’entropia è la completa sregolatezza e confusione… è impossibile tenere imprigionato il caos senza avere ripercussioni… l’energia che premeva agli angoli delle sue prigioni cominciava a trasparire… ma non era più semplice caos… la sua costrizione nelle catene della materia aveva trasformato quella forza in energia negativa… la più estrema delle forze… la distruzione… l’essenza della distruzione… tutta quell’energia negativa in libertà cominciò ad estinguere tutto ciò che l’ordine aveva creato… e fu così che l’ordine racchiuse e cristallizzò l’energia negativa in un altro asteroide… più piccolo, molto più piccolo… quello che sarebbe diventato la mia Gemma dell’Occulto… -

     Eggman interruppe la registrazione, ormai sicuro che non ci fossero più dubbi da dissipare, ma le facce stranite dei suoi assistenti lo fecero ricredere. Sospirò forte, chiedendosi come aveva potuto assemblare dei robot così ottusi, e decise di spiegare pazientemente.

     - I Chaos Emeralds e questa Gemma non sono nient’altro che una versione portatile delle forze che hanno creato il nostro universo! Per questo il loro potere, se imbrigliato come si deve, ha potenzialità inimmaginabili! Tanta energia da trasformare Sonic in una saetta volante placcata di oro, tanta energia da dare a Magorian immortalità e conoscenza, tanta energia da sovvertire la realtà e capovolgerla radicalmente! Signori miei, abbiamo davanti agli occhi le armi che impugnerebbe un dio! Non mi stupisce affatto che Magorian desiderasse queste otto pietre tutte insieme! -

     - Significa che quando avrà ricomposto la Gemma dovremmo costruire un tempio e adorarla come un dio? - domandò Decoe, allarmato.

     - Sì, qualcosa del genere! - replicò Eggman, sogghignando - Fino ad ora ho utilizzato i Chaos Emeralds come carburante per la macchina della mia scalata al potere! Unendoli alla Gemma, potrò spazzare dalla mia strada chiunque senza versare una sola goccia di sudore e potrò ricreare il mondo a mio piacimento! Non è delizioso? -

     - Se lo dice lei, dottore, dottor Eggman! - rispose Bokkun, per niente convinto.

     - Ho studiato con attenzione la struttura della Gemma e ho concluso che per ricomporla integralmente ci sia bisogno ancora, approssimativamente, di dieci pezzi! Considerando che almeno una metà di questi è in mano ai nostri nemici, la quantità rimanente scende a cinque! -

     - Come intende procedere, allora? -

     - Gli N-Tracer stanno battendo il pianeta centimetro per centimetro, per cui le ricerche sono ancora in corso! Nel frattempo sarebbe opportuno organizzarsi per sgraffignare i frammenti sotto al naso di Sonic e della sua banda! Bisognerà mettere in moto Shadow, Sparky e Gemerl! -

     - A proposito di Shadow! - intervenne Decoe - Non aveva una bella cera stasera, quando è tornato! -

     - L’ho notato anch’io! Può darsi che si sia affaticato troppo oppure aveva un sasso infilato nella scarpa! Sai quanto me ne importa! -

     - Non ha paura che potrebbe rivoltarsi contro di noi? -

     - Quel riccio è troppo disperato e ha troppo bisogno di me! Quando avrò ricomposto la Gemma non ci vorrà niente a togliermelo dai piedi, se darà segni di essere diventato un insetto molesto! -

     - E se scoprisse prima che il bio-duplicatore non funziona? -

     - Ah, ma è qui che la tua memoria fa cilecca! - precisò Eggman - Il bio-duplicatore funziona, solo non come dovrebbe! Questo ci permetterà di prendere tempo in caso di pericolo! L’unica cosa che mi preoccupa è la sua reazione se dovesse scoprire anzitempo qual è stato il nostro primo esperimento! L’ho già sorpreso a frugare tra le mie carte lì dentro, quindi assicuratevi che non ci metta più piede! -

     I tre assistenti annuirono con il capo, salvo poi far cascare le spalle in una posa afflosciata per via del sonno. Eggman spalancò le fauci in un enorme sbadiglio e aprì un bracciolo della poltrona per tirare fuori la sua berretta da notte azzurra con i topolini.

     - Bene, ferrivecchi! Il mio genio si è soddisfatto abbastanza per stasera! Andiamo tutti a nanna! -

     - Non ci racconta prima una favola, dottore, dottor Eggman? - domandò Bokkun speranzoso.

     - Vi racconterò dei tre assistenti trasformati in barattoli dalla strega cattiva se non la piantate di fare domande! - sbraitò lo scienziato, un secondo prima di voltarsi e arrossire in volto - E poi non ho qui con me il mio libro di racconti! -

 

     Altrove, nello stesso edificio, il clima non era l’ideale per un riposo ristoratore, come sarebbe dovuto accadere a quell’ora della notte. Se Shadow era tormentato dai suoi pensieri e dai suoi malori e il dottor Eggman era intento a fare i conti con i suoi studi e i suoi assistenti curiosi, c’era un terzo personaggio che, per motivi tutti suoi, era ancora ben sveglio, senza alcun senso di stanchezza. Diligente e preciso, anche nello stato in cui si trovava, la lince da poco nota come Sparky si trovava nella stanza messagli a disposizione dal dottore, febbrilmente impegnato nella manutenzione del suo braccio meccanico. A memoria d’uomo, Eggman non aveva mai concesso il lusso di una stanza privata ad una sua creazione. Gli unici che potevano vantare un simile privilegio erano Decoe, Bocoe e Bokkun, non perché fossero particolarmente degni di merito, ma per placare le fastidiose lamentele che andavano bofonchiando ogni qualvolta facevano notare al loro creatore la scomodità del doversi ritirare in un laboratorio, per di più tutti e tre insieme. Pur non avendo fatto protesta con il dottor Eggman, Sparky si era meritato un alloggio tutto per sé, nel quale riposare docilmente in attesa di venire chiamato per altri compiti.

     Non era una stanza molto grande, anzi, era difficile definirla perfino una stanza: un cubo dalle pareti metalliche, illuminato da una lampada bianca, con solo una branda fredda e scomoda a fare da arredo. D’altronde, la lince non aveva bisogno di altro per vivere nella Techno Base, dato che il suo unico bisogno e il suo unico scopo erano di servire quanto più fedelmente possibile il suo creatore. O almeno questo era l’unico pensiero che girovagava nella sua mente ad ogni ora del giorno e della notte. La sua vita sarebbe stata immensamente semplice e lineare se, di tanto in tanto, non gli fossero balenate in mente immagini, parole e suoni che gli risultavano incredibilmente confusi. Dati del genere andavano al di fuori della sua programmazione, erano qualcosa che non riusciva a concepire, sebbene, in alcuni sporadici momenti, aveva la sensazione che fossero frammenti di una realtà decisamente più convincente di quella in cui viveva. Aveva visto una riccia rosa che lo chiamava con un altro nome, ma ricordava di averla solo combattuta in un paio di circostanze perché avversaria del suo padrone. Il nome con cui si riferiva a lui non aveva alcun significato perché lui era Sparky e ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Simili immagini dovevano per forza essere un errore di programmazione, uno strano scherzo del suo sistema operativo che chiedeva di essere riparato, non c’erano altre spiegazioni.

     Non aveva niente di cui preoccuparsi, si diceva mentre avvitava con un cacciavite le viti del suo braccio meccanico, rimesso in sesto dopo il sovraccarico. Un attimo di distrazione e il cacciavite gli sfuggì dalla mano, rotolando al suolo con un leggero clangore. Mentre si chinava a raccoglierlo, un altro flash esterno al suo sistema gli balenò in mente. Era semi-svenuto in un posto che non avrebbe saputo descrivere. Tutti i colori e le immagini attorno a lui erano sfocate ma con le orecchie riusciva a captare alcune parole di chi stava parlando attorno a lui. Man mano che quelle voci aumentavano di intensità, altrettanto velocemente riusciva a riprendere i sensi e a rendersi conto di ciò che gli accadeva intorno. D’un tratto, si sentì afferrare per le spalle e trascinare lungo il pavimento. Le sue braccia ciondolavano inerti, sfiorando con le dita il freddo pavimento. Scorse con la coda dell’occhio quasi del tutto chiuso un oggetto dalla forma affusolata e il suo primo istinto fu di farlo immediatamente suo. La sua mente atrofizzata aveva da poco razionalizzato il pericolo e quindi la necessità di appropriarsi di un arma di qualunque genere. Si sentì scaraventare contro una parete e subito dopo udì uno scatto metallico. Un attimo di buio e poi un bagliore di luce azzurra seguito da un ronzio. Aprì del tutto gli occhi e capì di trovarsi all’interno di un macchinario sconosciuto, il cacciavite ancora stretto in mano. Tentò di mettersi in piedi, ma le gambe erano ancora troppo pesanti per reggerlo. Il suo cuore batteva così forte che avrebbe potuto superare i bip e i tintinnii attorno a lui. Dalle pareti spuntarono delle esili aste metalliche, ciascuna delle quali munita di siringa. Non poté evitare che gli aghi penetrassero nel braccio più vicino, iniettando quella che avrebbe descritto come una strana mistura nera simile ad olio per motori. Una sgradevole sensazione viscida si diffuse nel suo arto, seguita da un formicolio fastidioso. Quando le siringhe si furono ritirate, vennero fuori dei rulli simili a quelli di stampa che ingoiarono la sua mano nel mezzo, facendola scorrere lentamente. Erano impregnati di una strana sostanza luccicante e argentata che spalmarono accuratamente su ogni centimetro di pelle. Era quasi come una colla a presa rapida, ma fatta di una lega di metallo liquido a raffreddamento rapido. Fu in grado di capacitarsi di ciò che stava accadendo solo quando i rulli avevano già ricoperto tutto il suo braccio, il ferro si era indurito formando una spessa e solida corazza e le siringhe si avvicinavano minacciose per una nuova iniezione. Il suo primo pensiero razionale fu di fermare in qualche modo il procedimento e tirarsi fuori da quella situazione. Se solo non fosse stato così debole, avrebbe potuto alzarsi e sfondare il portellone in qualche modo. Sentiva di stare per abbandonarsi alla fredda morsa della robotizzazione e tentò con tutte le forze di mantenere i nervi saldi. Aveva con sé solo il cacciavite di cui si era impossessato e, anche se non era molto, poteva essere la sua unica speranza. Ricorse a tutte le forze rimastegli, impugnò l’attrezzo con il braccio ancora sano e lo conficcò violentemente in un piccolo pannello luminoso alla sua destra. Scintille e fili di fumo sprizzarono dallo squarcio che era riuscito ad aprire e un odore di bruciato si diffuse nello stretto spazio. I rulli e le aste meccaniche si fermarono di colpo e si ritirarono, proprio mentre erano a pochi centimetri dal ghermire il resto del suo corpo. Una campanella d’allarme trillò all’esterno del macchinario e, tirando un sospiro di sollievo, Geoffrey perse i sensi, cedendo alla stanchezza e alla debolezza.

     Geoffrey… era il nome che aveva usato quella riccia e, senza ombra di dubbio, il nome del protagonista di quel brandello di memoria. Seppure fosse identico a lui, non poteva essere proprio lui. Il suo nome era Sparky. Raccolse il cacciavite, lo guardò con aria contemplativa e aggrottò le sopracciglia.

     - Io… io… - balbettò per qualche secondo la lince.

     C’era qualcosa nella sua testa che premeva per venire fuori, con tutte le sue forze, trovando come unica via d’uscita solo le sue labbra. Un barlume di comprensione si affacciò nel suo sistema… no, nel suo pensiero. Aveva appena realizzato qualcosa al di là della sua programmazione primaria.

     - Io… sono… Geoffrey? -

    

     Il sole era appena sorto, soddisfacendo le aspettative di chi attende con ansia l’alba per sottrarsi al freddo della notte e abbandonarsi ancora una volta nel confortante calore della mattina. L’aria era ancora umida e fresca e il pianeta cominciava appena a svegliarsi dal suo lungo sonno. Le foglie degli alberi e gli steli dei fiori erano ancora bagnati e gli animaletti diurni cominciavano appena a far capolino dai loro rifugi, speranzosi di intraprendere una giornata nuova e proficua. Nei luoghi colonizzati, le persone cominciavano già a mettersi in moto per riprendere la solita routine, più o meno monotona, mentre in quelli selvaggi, la natura si dischiudeva in tutta la sua meraviglia, abbracciata in ogni dove dai caldi raggi del sole.

     Sfrecciando nel cielo terso e soffuso di luce, andava un familiare biplano colorato, trasportando in maniera non del tutto confortevole i suoi passeggeri in sovrannumero. Al posto di guida, stranamente sveglio e pimpante, c’era il solare volpino a due code, sorridente come ogni volta che poteva solcare i cieli a bordo del suo velivolo preferito. Dietro di lui sedeva l’echidna arancione, brandendo uno sguardo triste e preoccupato, al posto del suo consueto sorriso dolce e incoraggiante. Ben saldo sulla piattaforma riservata ai viaggiatori più agili e intraprendenti, c’era l’imbronciata echidna rossa, rimasta immusonita per tutto il tragitto, probabilmente a causa del quarto passeggero. L’affascinante pipistrello aveva scelto di sistemarsi comodamente sulla coda dell’aereo, così sicura del suo equilibrio da non avere timore di poter cadere di sotto. Il viaggio era stato piuttosto lungo ed era durato tutta la notte. Avevano dovuto fare frequenti soste, sia per permettere a Tails di riposare, sia per accontentare le due ragazze, Tikal vittima di improvvisi attacchi di panico, Rouge spinta da fastidiosi capricci di ogni genere.

     Il rumore delle eliche che ruotavano fendeva l’aria come una locomotiva, rendendo impossibile per chiunque nei paraggi rimanere all’oscuro del ritorno a casa del gruppo di viaggiatori, incluso il singolare duo che camminava a passo svelto nel bosco sottostante. Uno di loro si muoveva con fluidità e compostezza, rigido e diritto come un tronco, con il suo passo felpato e silenzioso. Il secondo, invece, era più cascante e rumoroso nei suoi movimenti, procedendo a ritmo serrato e con meccanicità in ogni suo passo. Se non si fossero ritrovati a procedere uno vicino all’altro, sarebbe stato difficile pensare che i due si conoscessero, anzi, persino che si fossero notati a vicenda. Il dialogo era precluso in ogni sua forma… del resto, cosa potevano avere da dirsi un lupo e un robot?

     Drake guardò Omega con la coda dell’occhio, sfoderando l’espressione più annoiata del suo repertorio. Fare da balia ad una lattina semovente non era di certo la prospettiva più eccitante che gli fosse capitata. Quando Rouge aveva proposto di separarsi per coprire maggiore terreno e dare la caccia nello stesso tempo a due frammenti, non avrebbe immaginato che la cosa si sarebbe protratta a lungo. La loro missione era stata completata con successo, come dimostrava il pezzo di pietra lucido e nero stretto nel palmo della sua mano. L’unico contrattempo era stato letteralmente spazzato via quando erano entrati in competizione con un gruppo dei robot di Eggman, prontamente sterminati dalle armi da fuoco di Omega. Drake era rimasto stupito dalla potenza che era in grado di scatenare il suo partner metallico, ma non per questo ne era intimorito. In uno scontro diretto sapeva di poter avere la meglio facilmente perché nessuna macchina, seppur corazzata e armata fino ai denti, era in grado di eguagliare l’intelletto e l’astuzia in evoluzione di un essere vivente. Il pensiero di sopraffare Omega e di intascare per sé il frammento lo aveva sfiorato, ma, dopo un’attenta riflessione, era giunto alla conclusione che non gli conveniva per niente. Aveva ancora bisogno di lui per localizzare gli obiettivi successivi e, a parte questo, sentiva di non poter tradire la fiducia di Rouge. Nonostante quella ragazza fosse in una posizione discutibile e i suoi intenti nel recuperare la Gemma erano puramente dettati dalla vanità, preferiva che questa venisse usata come gioiello di bellezza che come arma di distruzione di massa. Certo, l’avrebbe tenuta d’occhio per assicurarsi che sarebbe rimasta nelle sue mani, ma il pericolo non poteva essere allarmante. Per quanto detestasse ammetterlo, aveva bisogno di aiuto per sconfiggere Seth e tutti quelli che avrebbero potuto ostacolarlo, anche se non avrebbe mai pensato di poterlo trovare in una ragazza ladra e in un automa guerrafondaio. Era sorprendente vedere come tante cose fossero cambiate in pochi mesi… come lui fosse cambiato.

     Il biplano di Tails attraversò il cielo sopra di loro, trasportando una folata di vento che fece vibrare le foglie degli alberi. Drake non batté ciglio, dato che sapeva in anticipo del loro ritorno. Rouge si era tenuta in contatto con lui, informandolo del progredire della missione e dei tempi di rientro. Sapere del suo incontro con il gruppo di Knuckles, ma soprattutto con Seth, lo aveva fatto infiammare di rabbia. La sua collera era in parte dovuta alla frustrazione per non aver potuto affrontare lo sciacallo direttamente e in parte per la consapevolezza che questi si stava impossessando in fretta dei famigerati frammenti. Poteva scaricare la sua ira dando la colpa a Rouge, ma si disse che in fondo lei non ne aveva colpa e che era meglio concentrare le proprie energie sulla ricerca. A bramare quei sassi luminosi erano in troppi e la situazione si faceva sempre più difficile e ingarbugliata. Nessuno sapeva quanti ce ne fossero sparsi per il pianeta, quindi era troppo presto per rallegrarsi per i due che avevano già tra le mani, incerti se si trattasse o no di un buon risultato.

     - Livello di energia in diminuzione! - proferì Omega, tutto d’un tratto, fermandosi di colpo.

     Drake si voltò e lo guardò con un sopracciglio inarcato.

     - Cosa ti prende adesso? - chiese, scocciato - Ti si sono allentate le viti? -

     - Il combattimento contro i robot di Eggman ha esaurito le riserve d’energia delle armi! Ricerca fonte esterna e acquisizione avviata! -

     Il robot allungò la mano affusolata e strappò il frammento nero dalle grinfie di Drake.

     - Ehi! - protestò il lupo, sul punto di infiammarsi - Che cosa ti salta in mente? -

     - Caricamento energia in corso! - disse.

     Un vano sulla sua spalla destra si aprì e la pietruzza fu risucchiata in un condotto cilindrico lucente. Una serie di rumori elettronici risuonarono all’interno di Omega e alcuni getti di scintille sbuffarono dal suo avambraccio.

     - Livelli di energia ristabiliti! Unità Omega in condizione ottimale! -

     - Vedi di non farci l’abitudine! - commentò Drake - Non ci siamo fatti il giro del mondo solo per dare da mangiare a te! -

     - Dati non trovati! - ripose il robot con gli occhi che lampeggiavano.

     - E’ il tuo modo robotico di dire: “Non ho capito”? -

     Omega non si mosse né disse altro.

     - Lascia perdere! E’ inutile sprecare tempo a parlare con una macchina! -

     Più infastidito di prima, Drake proseguì la marcia, sperando di arrivare al punto di incontro con Rouge il più in fretta possibile.

 

     Qualche chilometro più avanti si estendeva una vasta radura, sgombra di alberi e tappezzata solo di una fresca e verde erbetta.

     - Eccola lì, zuccherino! - disse Rouge, tentando di sovrastare il rumore delle eliche.

     Tails annuì con il capo e cominciò ad attuare le manovre d’atterraggio.

     - Tenetevi forte! - avvertì mentre impugnava saldamente il volante.

     Il biplano cominciò a perdere quota, scendendo verso terra a velocità sostenuta, mentre tutti i passeggeri si aggrappavano con forza ad un sostegno. Nel momento in cui le ruote del carrello toccarono il prato ci fu un leggero sobbalzo, seguito da un forte rumore di raspare e da fili d’erba che schizzavano qua e là. L’aereo proseguì la sua marcia sul terreno per qualche metro, in attesa che la sua velocità diminuisse e che l’atterraggio fosse completo.

     Knuckles fu il primo a scendere, massaggiandosi i muscoli delle gambe doloranti per essere rimasti in tensione tanto tempo. Si guardò intorno e un senso di sollievo gli crebbe nel petto, contento di aver rimesso piede nella sua amata Angel Island dopo diversi giorni. Rouge gli fece seguito, dispiegando le ali e sbattendole per togliersi di dosso l’erba attaccata. Dopo fu il turno di Tails, che diede un’affettuosa pacca sulla fiancata del Tornado, e di Tikal, silenziosa e mogia come lo era stata per tutto il viaggio.

     - Grazie del passaggio! - esordì Rouge con il suo solito tono lezioso - Non posso dire che sia stato comodo, ma sempre meglio che affaticare le ali! -

     - Perché hai voluto che ti accompagnassimo qui? - domandò Knuckles, bruscamente.

     - Siamo nervosetti, eh? Non ti preoccupare, rosso! Non ho la minima intenzione di mettere mano sul tuo sasso luminoso! Sono troppo stanca per trasportarmelo a mano! -

     - Ciò non toglie che la tua presenza qui sia sgradita! Ti abbiamo riportato a casa, quindi puoi anche levare le tende! Buona giornata! Arrivederci! Ciao! -

     - Arriverà il giorno in cui riceverò un po’ di rispetto da te? - replicò il pipistrello, cominciando ad accalorarsi.

     - Probabilmente sarà il giorno in cui avrai imparato a stare lontana mille miglia da me e dal Master Emerald! Il mio rispetto lo meritano solo quelli di cui mi posso fidare! -

     - Tutto sembra sbagliato se lo dici con quel tono! Puoi continuare a trattarmi male quanto vuoi, ma anche un cieco si renderebbe conto del perché non sopporti la mia presenza! -

     - E sarebbe? - incalzò Knuckles, sicuro del fatto suo.

     - Hai paura che possa piacerti troppo! -

     L’echidna scoppiò in una risata forzata, sperando che questa nascondesse il rossore apparso sulle sue guance.

     - E’ la più grossa idiozia che abbia mai sentito! -

     - Da quello che è successo in passato non si direbbe! Comunque, fai come ti pare! Se vuoi continuare con questa sceneggiata, accomodati! Vedi solo di non scaricare su di me i tuoi nervi, se sei così incapace di ammettere quello che pensi… e, soprattutto, non spiarmi più quando mi faccio un bagno! -

     Knuckles divenne paonazzo.

     - Io non ho mai… -

     - Ehm… mi dispiace interrompere… - intervenne Tails, risoluto.

     Rouge si voltò a guardarlo con scarso interesse.

     - La questione importante adesso riguarda i frammenti della Gemma di Magorian! Sappiamo che li stai cercando anche tu, Rouge, ma non sappiamo per quale motivo! Spero tu abbia abbastanza buonsenso da capire cosa succederebbe se finissero nelle mani sbagliate! -

     L’espressione della ragazza non poteva essere più falsamente noncurante.

     - La cosa non mi riguarda! Non ho niente a che fare con tutta questa faccenda! Mi ci sono ritrovata coinvolta mio malgrado! -

     - Adesso chi è che non ammette le cose? - la rimbeccò Knuckles.

     Tails sospirò, ben sapendo che sarebbe stato difficile ragionare con lei ma non ancora disposto ad arrendersi.

     - In ogni caso, come hai potuto vedere, la situazione è abbastanza problematica! Ci serve tutto l’aiuto possibile per fermare Eggman e gli altri che vogliono mettere le mani su quella pietra! Potresti essere dei nostri! -

     Il volpino si preparò a ricevere una raffica di proteste, ma prima che uno dei due potesse proferire parola, un forte gemito arrivò alle sue orecchie, facendogli saltare il cuore in gola. Si voltarono di scatto e videro Tikal con un’espressione di sofferenza dipinta in volto, piegata in due, che si teneva un fianco con la mano.

     - Tikal! - esclamò Knuckles, preoccupato - Che cosa ti succede? Ti senti male? -

     La ragazza era in preda all’affanno. Sollevò il capo e una lacrima le colò sul viso, segno che doveva essere in preda ad un dolore fortissimo.

     - Sto bene, tranquilli! Non vi dovete preoccupare! -

     - Non vi dovete preoccupare? - ripeté Knuckles, incredulo - Sei in questo stato da diversi giorni ormai! Come facciamo a non preoccuparci? Che ti sta succedendo? -

     - Niente, ve lo assicuro! E’ stato solo… -

     Le parole le si bloccarono in gola, incapace di architettare una scusa convincente.

     - Non ti ho mai vista così! - proseguì Knuckles - Prima che cominciasse questa storia andava tutto bene! Devi dirci cosa ti è successo! Vedrai che troveremo il modo di aiutarti! -

     Tikal continuava a respirare profondamente mentre nella sua testa si affollava un caos di pensieri e di paure. Strinse i denti e affrontò lo sguardo indagatore, ma comprensivo, del guardiano.

     - Ho bisogno di stare un po’ da sola! - disse con tono risoluto - Mi dispiace darvi tanti problemi, ma… ho veramente bisogno di… stare da sola! Vi prometto che vi racconterò tutto, solo… non adesso! Sarò all’altare del Master Emerald se mi cercherete! -

     E detto questo, la vestale cominciò ad allontanarsi a passi lenti, senza aggiungere altro e lasciandosi alle spalle un mucchio di domande irrisolte. Knuckles la guardò allungare le distanze con un’aria quasi affranta. In tutti quei giorni era stato così occupato a pensare alla ricerca dei frammenti da non accorgersi delle sue smorfie di dolore e del suo comportamento sempre più distaccato. Prima che tutto quello cominciasse, vivere con Tikal era una delle cose migliori che fossero capitate nella vita del guardiano. E’ vero che i suoi modi ciarlieri e insistenti gli stavano dando sui nervi, ma era comunque un sollievo avere qualcuno con cui parlare, cosa che per tanto tempo gli era stata preclusa. Poteva capire che, dopo essere stata costretta per millenni a tenere a bada Chaos, fosse così contenta di riprendere la sua vita da riuscire difficilmente a chiudere la bocca. Il fastidio che la loquace spensieratezza di lei gli procurava era un prezzo che era ben disposto a pagare pur di avere qualcuno accanto a lui, almeno nei momenti in cui il suo granitico carattere solitario cominciava a sbriciolarsi un tantino. Avrebbe dovuto accorgersi che c’era qualcosa che non andava, ma purtroppo la crisi imminente non aveva lasciato spazio per altre preoccupazioni. Desiderava fortemente aiutarla con il suo problema, qualunque esso fosse, perché non sopportava di vederla in quelle condizioni. Nutriva per lei l’affetto di un fratello, non solo perché era l’unica altra echidna che avesse mai conosciuto, ma perché era sostanzialmente una dolce ragazza sulle cui spalle la vita aveva scaricato un grande peso… esattamente come era successo a lui.

     - Pare che non sia l’unica ad avere un segreto qui! - commentò Rouge, senza pensarci.

     Tails e Knuckles però non diedero segno di averla sentita.

     - Cosa credi le stia succedendo? - domandò il volpino.

     - Non ne ho idea, ma ho intenzione di scoprirlo! - rispose l’echidna, prima di rivolgersi al pipistrello - A te penserò dopo! -

     Knuckles stava per ripercorrere i passi di Tikal, ma un forte clangore in rapido avvicinamento attirò la sua attenzione. Una coppia che non si sarebbe mai aspettato di vedere insieme apparve quasi dal nulla. Non appena Rouge li vide, si precipitò da loro con aria indispettita.

     - Era ora che arrivaste! Dovevate trovarvi già qui, ero stanca di temporeggiare! -

     - Oh, mi scusi, sua maestà! - rispose Drake sarcasticamente - Voleva anche che le stendessimo il tappeto rosso? -

     - Identità confermata: Rouge! - scandì Omega.

     - Che ci fanno quei due qui? - intervenne Knuckles, sospettoso - Non voglio queste due canaglie sulla mia isola! -

     - Tieni a freno la lingua, amico! - sbottò Drake, innervosendosi ancora di più - Non mi piace per niente il tuo tono! -

     - State a cuccia! - disse Rouge, tentando di essere diplomatica - Non è il momento di sguinzagliare il vostro testosterone! -

     - Un corno! - sbottò l’echidna - Per quanto ancora ci vuoi prendere per i fondelli? Dici di non avere niente a che fare con la faccenda e poi arrivano questi due gorilla a darti manforte! -

     - Stai forse cercando grane? - replicò il lupo, mentre delle fiammelle si accendevano sulle sue dita.

     - Gli amici di Magorian e di Eggman mi piacciono quanto l’orticaria! Per chi dei due state raccogliendo i frammenti? -

     - Stai calmo, Knuckles, per favore! - esclamò Tails, allarmato - Forse non è come pensi! Ci dev’essere un’altra spiegazione! -

     - Missione completata! - disse Omega, inopportuno - Frammento di pietra nero recuperato! Ricerca nuovo bersaglio! -

     Nel sentire quelle parole meccaniche, gli occhi di Knuckles si spalancarono. Era la prova che stava aspettando. Il sangue gli ribollì nelle vene e cominciò a vedere rosso come un toro infuriato.

     - Dovevo aspettarmelo da dei farabutti come voi! - sbraitò, digrignando i denti per la collera - Non la passerete liscia! Adesso si cambia musica! -

     L’echidna caricò indietro il braccio e colpì con un pugno poderoso la mascella di Drake, il quale, colto alla sprovvista, piombò a peso morto sul prato. Rouge e Tails si intesero con lo sguardo, dato che nessuno dei due avrebbe voluto che si arrivasse a questo, così decisero di provare a calmare l’echidna scatenata. Prima che, però, potessero fare una qualunque mossa, Omega ritrasse la mano metallica nel braccio, estraendo la bocca del suo cannone laser.

     - Resistenza in atto! - disse freddamente - Attivare modalità di battaglia! -

     Senza alcun preavviso, Omega puntò l’arma contro Knuckles e fece fuoco istantaneamente. Un fascio di luce nera sgorgò dall’imboccatura, colpendo il bersaglio in pieno petto. Il guardiano fu scagliato lontano dal raggio, ma, per qualche malfunzionamento sconosciuto, il braccio di Omega vibrò senza controllo, prima che su tutto il suo rivestimento sbuffassero fili di fumo nero. Il cannoncino saltò in aria con un boato e il robot fu proiettato all’indietro per finire pesantemente sul terreno.

     Tails e Rouge corsero immediatamente al capezzale di Knuckles, temendo per la sua sorte in seguito a quel colpo inesorabile.

     - Knuckles! Knuckles! Tutto bene? -

     L’echidna era ancora cosciente, anche se piuttosto stordita. Si rimise in piedi a fatica, con l’aiuto del volpino, e si guardò intorno disorientato.

     - Verificare… stima… danni! - bofonchiò con voce rauca.

     - Come? - replicò Tails - Cosa hai detto? -

     - Impossibile… accedere… al sistema… io… io… -

     Il tono di voce del guardiano era piatto e monotono e le sue parole non avevano alcun senso. Tails riuscì a realizzare la sconvolgente verità quando Omega si rimise in piedi e, con la sua voce metallica, pronunciò le seguenti parole:

     - Che… che… che cosa? Cosa diavolo ci faccio io qua dentro? -

 

    Anche altrove, la quiete dell’isola galleggiante stava per essere minata in modi del tutto inaspettati. Un urlo a squarciagola rimbombò nell’aria per diversi metri, con intensità sempre maggiore. Uno stormo di passeri stava tranquillamente beccando tra l’erbetta quando un’ombra sinistra si proiettò su di loro, sempre più grande. Fecero appena in tempo a volare via, disperdendosi, prima che un grosso coccodrillo piombasse di faccia sul prato con un tonfo spaventoso.

     - Questo… fa… un tantino male! - commentò, con il muso premuto sul terreno.

     Trasportati in volo da una piccola ape, aggrappati a catena l’uno alle gambe dell’altro, atterrarono poco lontano da lui un camaleonte e un armadillo.

     - Tutto bene, Vec? - chiese Mighty, aiutando il rettile a tirarsi su.

     Dopo aver sputato erba e terra dalla sua enorme bocca, Vector fulminò con lo sguardo Charmy, che nel frattempo fischiettava con aria innocente.

     - Oh, niente di preoccupante! Mi sono solo… slogato metà delle articolazioni!!! Vendetta!!! Voglio vendetta!!! -

     Le urla sguaiate del coccodrillo fecero scappare tutti gli animaletti che si trovavano nei paraggi, mentre saltellava e strepitava come un marmocchio.

     - Arrestate quell’insettaccio! Legatelo all’albero di mezzana! Datelo in pasto ai pesci! Agguantatelo! Incatenatelo! Acchiappatelo! Rapimento! Sequestro! Coccodrillicidio! -

     Espio tirò fuori il suo bastone allungabile e affibbiò una sonora mazzata sulla nuca del suo collega, sperando di far sbollire la sua rabbia.

     - Datti una calmata! - sbuffò il camaleonte - Stai facendo una baraonda infernale! -

     - Come reagiresti tu se venissi scaraventato a terra da dieci metri di altezza? - lo rimbeccò Vector, massaggiandosi la nuca.

     - Probabilmente come reagirebbe per qualunque altra cosa! - suggerì Mighty, sogghignando - Mettendo il broncio! -

     - E poi non è colpa mia se pesi una tonnellata! - sbuffò Charmy.

     - Ah, sì? Bene, non è neanche colpa mia se all’improvviso il mio piatto preferito è diventato… polpette di ape con erba cipollina! -

     Vector si tuffò addosso a Charmy con le fauci spalancate, ma il ragazzino si scansò appena in tempo per fare in modo che il suo aggressore cozzasse contro una palma dietro di lui. Il colpo fu così forte che dall’albero piovvero una serie di noci di cocco.

     - Ho tante noci di cocco splendide! - cantilenò Charmy allegramente.

     - Tutte in fila per tre, per tre, per tre! - gli fece eco Mighty.

     Entrambi scoppiarono in una sonora risata, mentre Vector faticava per mantenere la calma.

     - Starete a vedere nella vostra prossima busta paga come vi dimezzerò lo stipendio! -

     - Quanto fa zero diviso due? - si domandò l’ape, pensierosa.

     - La metà del niente è un mezzo niente! - spiegò l’armadillo.

     Seguirono altre risate allegre.

     - Da quando quei due si sono alleati per farmi uscire fuori dai gangheri? - domandò Vector, immusonito.

     - Dai, lascia che Mighty si diverta! - rispose Espio - In fondo non se lo è potuto permettere per tanto tempo! -

     - Io di certo mi sarei divertito se avessi avuto quella bambola di gatta al mio fianco! -

     L’espressione di Vector cambiò da scocciata a sognante nel giro di qualche secondo.

     - Cosa hai detto? -

     - Ehm… niente, niente! Dicevo che oggi… abbiamo fatto saltare il banco! -

     Dopo questa affrettata spiegazione, mise mano al frammento di pietra color oro che avevano trovato in mattinata e lo guardò intensamente.

     - Lo vedete, colleghi? E’ dorato e luccicante, vuol dire che ci porterà quattrini a palate! -

     - Sperando che non ci faccia cacciare nei guai come è successo ieri! - commentò Espio.

     Il bip intermittente del loro localizzatore risuonò nel bel mezzo della conversazione. Tutti i Chaotix si avvicinarono a Vector, mentre questi estraeva il dispositivo e lo consultava con trepidazione.

     - Basta cianciare! Il lavoro ci chiama! - esclamò di nuovo festoso - Non vedo l’ora di mettere le mani sulla prossima piccola miniera d’oro! Dunque… vediamo cosa dice il segnale! -

     Il puntino luminoso sul reticolato del piccolo schermo indicava che il loro obiettivo si trovava ad est della loro attuale posizione e, a giudicare dalle misure in scala della mappa, non era neanche molto lontano. Vector fece segno al resto del gruppo di seguirlo, mentre si tuffava, a passo affrettato, tra la vegetazione rigogliosa del sottobosco di Angel Island. La massa imponente del coccodrillo era utile a sradicare dalla strada rami e fogliame che facevano loro da ostacolo, spianando la via al resto del gruppo.

     Un lampante ottimismo ardeva tra di loro, sia perché la loro ricerca cominciava a dare dei frutti palpabili, sia perché potevano contare finalmente anche sul pieno appoggio di Mighty. La risoluzione delle angosce dell’armadillo era riuscita persino a placare la diffidenza di Espio circa l’incarico, non potendo fare a meno di essere contagiato da quel senso di sollievo tipico di quando si risolve un dilemma spinoso. Come se non bastasse, i numeri da circo di Vector e la spensieratezza di Charmy continuavano ad allentare efficacemente la tensione. Raramente il gruppo era stato così unito come in quel momento.

     - Ci siamo quasi, ciurma! - sentenziò il coccodrillo, con gli occhi luccicanti - E con questo pezzo mi sono assicurato anche il mio yacht privato! -

     Se Vector aveva immaginato di trovare il frammento di Gemma pronto ad aspettarlo su di un piatto d’argento, si era sbagliato di grosso. Tutto quello che trovarono in corrispondenza del luogo segnalato dal radar, era un robot dalle fattezze umanoidi, nero e argentato con un visore lampeggiante al posto degli occhi. Si era appena chinato a raccogliere un sasso scintillante di rosso dal terreno e, a giudicare dai suoi movimenti, stava per gettarlo nella nicchia quadrata appena apertasi nel suo ventre.

     - Un disertore! - esclamò Vector a voce alta.

     - Se la fila con il nostro frammento! - gli fece eco Mighty.

     Espio fu l’unico rapido non solo a parole, ma decise di agire in fretta. Afferrò un paio delle sue stellette ninja e le scagliò con precisione in direzione del polso del robot. Ci fu un tintinnio e una scintilla fugace, dopodiché l’automa indietreggiò allarmato, avvertendo il pericolo, lasciando rotolare il pezzo di pietra tra i fili di erba. Approfittando dell’occasione, Charmy si slanciò come un missile contro il petto dell’avversario, appallottolato a mo di proiettile, e infliggendogli un colpo talmente forte da far risuonare un intenso gong sulla sua corazza metallica. Mighty venne subito dopo, desideroso di sguinzagliare la sua forza innata su di un bersaglio sul quale non doveva avere timore di contenersi. Bastarono due pugni sfoderati in rapida successione per mandarlo a gambe all’aria. L’azione di gruppo non poteva che concludersi con l’intervento di Vector che, prendendo una rincorsa veloce, saltò quanto più in alto possibile per atterrare a piedi uniti sul corpo del robot inerme.

     - Abbasso i metallari! - esclamò prima che il suo peso schiacciasse con un forte crack l’armatura argentata.

     Decisamente danneggiata, l’unità N-Tracer finì col disattivarsi, giacendo priva di vita sul tappeto verde umido.

     - E con questo il capitolo è chiuso! - sancì Vector pulendosi le mani, soddisfatto.

     - Doveva essere di certo un robot del dottor Eggman! - disse Espio, pensieroso - Non conosco altri da queste parti che si intendono di meccanica… bé, sì, a parte il nostro meccanico! -

     - Comunque sia lo abbiamo fermato appena in tempo! - commentò Mighty - Stava per ingoiarsi la nostra pietruzza magica! -

     - A proposito! Che fine ha fatto? -

     Il grosso coccodrillo si guardò intorno, con gli occhi che guizzavano da una parte all’altra, prima che scorgesse il piccolo frammento luccicante abbandonato sul terreno.

     - Vieni da paparino! -

     Nel momento in cui Vector si chinò per raccoglierlo, un gracchiare fastidioso gli attraversò le orecchie e, con la coda dell’occhio, vide un lampo nero tagliargli la strada e tuffarsi sulla pietra. Preso alla sprovvista, non poté evitare che una gazza afferrasse con il becco il sassolino scintillante e spiccasse il volo, allontanandosi sempre di più.

     - Ehi! Quello è mio! Torna qui, razza di pennuto inchiostrato! -

 

     Nella sua vita gli erano capitate esperienze di ogni tipo, belle o brutte che fossero, ma mai Knuckles avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovato a guardare il suo corpo da un punto di vista diverso del proprio… anzi, addirittura dal punto di vista di un robot! Eppure era lì, intrappolato in quell’ammasso di metallo che riceveva un’immagine verdognola di ciò che aveva accanto, corredata da schemi e scritte in movimento. Non riusciva più a sentire il battito del suo cuore, il suo respiro, il freddo o il caldo sulla sua fronte, assolutamente nessuna sensazione. Era come se fosse stato rinchiuso in una cella gelida e buia, isolato dal resto del mondo, senza possibilità di avere alcun contatto con la realtà esterna. Era la cosa più sgradevole che gli fosse mai capitata. Era come sentirsi morti.

     Attorno a lui c’era solamente sconcerto e perplessità, poteva capirlo dai volti che lo circondavano. Tails lo stava esaminando accuratamente, sebbene non potesse sentire il suo tocco sulla corazza metallica che lo rivestiva. La sua espressione era seria ma allo stesso tempo molto preoccupata, quasi da sfociare in panico puro. Rouge lo stava guardando con apprensione, la fronte corrugata e gli occhi incurvati in un’aria triste e sconsolata. Drake era quello più estraneo di tutti alla faccenda, non distaccandosi dal suo solito atteggiamento severo e rigido se non con una lieve parvenza di curiosità. Omega, invece, riusciva a gestire il suo nuovo corpo molto malamente. Sbatteva ripetutamente le palpebre e tutti i suoi piccoli movimenti erano meccanici e poco fluidi. I muscoli della sua faccia sembravano impazziti per quanto si muovevano a scatti e senza controllo, come se fosse in preda ad un tic nervoso che coinvolgeva tutto il suo volto.

     - Hai scoperto qualcosa? - domandò Rouge, nervosamente.

     Tails si asciugò la fronte e si schiarì la voce, scegliendo di non tradire la sua preoccupazione con un tono fermo e sostenuto.

     - Non molto! Per qualche strana ragione il colpo dell’arma da fuoco di Omega sembra che abbia provocato uno scambio di corpi con Knuckles! -

     - Bella scoperta! - sbottò il diretto interessato - Questo lo avevamo capito tutti! -

     Era molto arrabbiato e spaventato e il fatto che non riuscisse ad esprimerlo a voce, dato che dagli altoparlanti del suo corpo usciva solo una voce piatta e meccanica, lo gettava ancora di più nel panico.

     - Sentimi! Non riesco neanche a parlare normalmente! Non sento niente, non posso esprimermi! Sono… sono una macchina! -

     - Adesso mantieni la calma! - disse Rouge, addolcitasi di colpo - Vedrai che tutto si sistemerà! -

     - Mi dispiace, Knuckles! - confessò Tails, amareggiato - Non riesco proprio a capire come sia potuto succedere! -

     - Può avere qualche importanza il fatto che Omega abbia caricato quel braccio con l’energia di un frammento di Gemma? - intervenne Drake.

     Il volpino accolse la notizia con stupore e, dal modo in cui mutò il suo sguardo, fu chiaro a tutti che un lampo di comprensione gli era balenato in mente. Esaminò con cura il braccio danneggiato del robot e trovò il vano quadrato sulla sua spalla. Non appena lo dischiuse, una voluta di fumo e un odore di bruciato lo investirono in pieno volto. Sventolando la mano per far diradare la nube, guardò con attenzione i meccanismi interni e tirò fuori il pezzo di roccia nero ancora caldo.

     - Incredibile! L’energia di questa Gemma ha trasformato il cannone di Omega in una sorta di trasmettitore ad impulsi! -

     - Io non ci trovo niente di incredibile! - commentò Knuckles, sempre più frustrato.

     - Se un colpo di quell’arma ha provocato lo scambio, forse un altro potrà rimettere le cose a posto! - suggerì Rouge.

     - Ci possiamo provare! Omega, hai un cannone come quello anche nell’altro braccio? -

     Faceva un certo effetto rivolgersi ad un robot e guardare un’echidna rossa e la confusione non si dissipò di certo quando la risposta si fece attendere.

     - Unità Omega… dati… non trovati? - balbettò spaesato, con la voce che gli si alzava e abbassava in successione - Collegamento… non riuscito… io… io… -

     - Non credo ci sarà di molto aiuto! - commentò Drake - Comunque, per quanto ne so, quello è il suo unico cannone! Nell’altro braccio ha una mitragliatrice! -

     - Questa non ci voleva! - disse Tails, soffocando un sospiro - Bisognerà mettere a posto quel cannone e in fretta anche! Spero di avere tutto quello che mi occorre nella cassetta degli attrezzi del Tornado! -

     - Ti prego, tirami fuori di qui alla svelta! - replicò Knuckles, nessuna traccia del tono supplichevole nella sua voce.

     - E se lo portassimo nella tua officina? - propose Rouge - Ti potrebbe facilitare il lavoro! -

     - Non possiamo perdere tempo! Ecco… non voglio farvi agitare… non sono sicuro di quello che dico, ma… -

     - Che cosa, Tails? -

     Knuckles cominciava seriamente a preoccuparsi. Inquadrò con i suoi sensori ottici il volto del volpino ed ottenne un’analisi accurata di ogni sua piega ansiosa.

     - Se rimani per molto tempo in quel corpo, le cose potrebbero peggiorare! Adesso sei dentro ad un robot e il tuo cervello è quello di un robot! C’è il rischio che tu possa perderti nell’intelligenza artificiale di Omega… che tu possa perdere te stesso! -

     - Cosa significa questo? - chiese Rouge, spaventata.

     - La mente di un robot non è come quella di un mobiano! E’ molto più semplice, è priva di emozioni, di impulsi, di istinto! E’ limitata da una programmazione precisa, oltre la quale non c’è spazio per nient’altro! Ho paura che più rimarrai là dentro e più ti trasformerai… in una macchina! Potresti perdere la capacità di provare qualunque tipo di emozione e… ogni tuo pensiero sarà ristretto solo alla programmazione interna di Omega! -

     - Vuol dire che potrei trasformarmi in un robot? - incalzò Knuckles.

     - Sì, in parole povere… è così! -

     Il corpo massiccio di E-123 si sollevò di colpo e tutti fecero un nervoso passo indietro. Erano consci che in quell’involucro di metallo c’era un essere vivente e non poter capire dalla sua espressione quali intenzioni avesse li metteva in uno stato di allerta e di inquietudine.

     - Mi rifiuto di passare il resto dei miei giorni in una scatola di sardine! - sbottò, sforzandosi senza successo di esprimere con la voce il suo disappunto - Ci sono tante cose che non ho fatto… cose che… non ho ancora detto! Non voglio che spariscano dalla mia mente… non voglio sparire in questo corpo! -

     - Stai tranquillo! Farò tutto il possibile per rimediare! -

     - Forse la questione non è così tragica come la dipingi! - intervenne Rouge - Insomma, Omega non è un robot come tutti gli altri! Se si fosse limitato a fare ciò per cui è stato costruito, a quest’ora sarebbe ancora agli ordini di Eggman! Invece ha deciso di lottare contro di lui e di distruggere tutti i suoi robot! -

     - Come? - ripeté Drake, entrando nella discussione - Come sarebbe a dire “ha deciso”? -

     - La prima volta che l’ho incontrato, Eggman lo aveva rinchiuso a fare la guardia a Shadow!(2) Eppure non ha obbedito agli ordini e si è ribellato al dottore! Da allora si è ripromesso di distruggere ogni creazione meccanica che portasse il suo marchio! -

     - Non me lo sarei mai aspettato! - ribatté il lupo, il suo sguardo adesso più vivo di interesse - Chi l’avrebbe mai detto che questo ammasso di bulloni avesse un suo libero arbitrio! -

     - Non lo chiamerei proprio libero arbitrio! - rispose Tails - L’intelligenza artificiale del suo sistema è molto avanzata! E’ un programma in grado di evolversi e di imparare dalle situazioni che affronta, ma è comunque molto meno complesso di un cervello mobiano! Non riuscirebbe a contenere tutta la coscienza e i pensieri di Knuckles! -

     - Motivo in più per farla finita con le chiacchiere e darsi una mossa! - disse Knuckles, al limite dell’esasperazione.

     Di fronte a quell’appello impossibile da ignorare, il volpino si mise subito in moto, correndo in direzione del suo biplano per recuperare gli attrezzi di cui aveva bisogno. Rouge, invece, si fece vicina al colosso metallico che aveva di fronte e, mostrando una sensibilità e una dolcezza fino ad allora inedite, gli prese teneramente la mano, nel tentativo di confortare l’anima prigioniera al suo interno. Le era come diventato più facile esprimersi, adesso che sapeva di non poter cogliere alcuna risposta, verbale o non, che potesse in qualche modo ferirla o farla pentire di aver messo da parte l’orgoglio.

     Nonostante questo, tutte le attenzioni non erano esclusivamente rivolte a Knuckles. Se qualche minuto prima la situazione non destava alcun interesse in Drake, adesso sembrava molto incuriosito da quello che era accaduto, ma non per quanto riguardasse la sorte di Knuckles, quanto quella di Omega. Osservò con attenzione l’echidna rossa, ancora intenta nel familiarizzare con il suo nuovo corpo, e un’idea improvvisa cominciò a solleticargli la mente.

     - Dev’essere un’esperienza nuova per te! - gli disse pacatamente - Ritrovarsi all’improvviso in un corpo di carne… con tutte queste… sensazioni, questi sentimenti, questi pensieri! Non è facile gestire tutto questo insieme, vero? -

     - Dati… non… trovati… io… -

     Omega era inconsapevole che la faccia che possedeva in quel momento stava esprimendo tutta la confusione in cui si stava perdendo. Dal modo in cui aggrottava la fronte sembrava quasi che stesse per afferrare un qualcosa che continuava a sfuggirgli.

     - Sai esprimere il concetto di io? - insistette il lupo, adesso più preso che mai - Riesci a capirmi? Sai dire qual è il tuo nome? -

     - Io… unità E-123… -

     - Non ti ho chiesto la tua unità! Ti ho chiesto il tuo nome! Pensaci! -

     Omega abbassò lo sguardo e Drake poteva quasi vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto per rispondere. Se prima non aveva la minima considerazione per quello che riteneva un altro semplice robot, adesso il suo interesse per lui era più vivido che mai. Lo aveva colpito molto sapere che aveva deciso di sua spontanea volontà di opporsi al suo creatore e, ancora di più, che in quella situazione per lui così estranea si stesse rapidamente adattando alla concezione di un mondo all’improvviso più complesso e multiforme. Aveva imparato subito a muovere le labbra per produrre alcuni suoni, aveva capito quali di questi formassero parole di senso compiuto e, con una spinta nella direzione giusta, forse sarebbe anche riuscito ad avere coscienza di sé.

     - Io… sono… Omega! -

     Drake sorrise soddisfatto. Era la conferma che stava aspettando, cioè che c’era una via di fuga per lui, anche se minima, ma non abbastanza da dover essere ignorata. Quello di cui aveva bisogno era solo di un po’ più di tempo.

     - Siamo fortunati! - stava dicendo Tails alle sue spalle - Si sono bruciati solo un paio di contatti! Sarà un gioco da ragazzi rimetterli a posto! Ho tutto quello che mi serve! -

     - Cominciavo a temere il peggio! - commentò Knuckles - Qualcuno lassù mi vuole bene! -

     - Non solo lassù! - mormorò Rouge, mentre accarezzava delicatamente la fredda lamiera del robot.

     Era difficile dire se Knuckles stesse notando quei piccoli gesti di affetto che tanto aveva segretamente atteso. Nel mentre che Tails armeggiava con i meccanismi interni del braccio robotico, Drake si stava lambiccando il cervello nel tentativo di escogitare un sistema per prendere tempo. Era sorprendente notare come quella situazione fuori dal mondo stesse risvegliando in tutti quanti aspetti del loro carattere fino a quel momento sopiti.

     - Tieni duro, Knuckles! - lo rassicurò Tails - Ti rimetteremo in sesto in un batter d’occhio! -

     Completata la revisione, il volpino riavvitò la copertura metallica del braccio e reinserì nella centralina energetica il frammento nero, sperando vivamente che il piano avrebbe funzionato. Fece un passo indietro e si preparò alla prova con un sospiro nervoso.

     - Ehm… adesso dovresti provare a… sparare! -

     Knuckles sollevò il braccio appena riparato e lo scosse un po’, ma non successe niente. Provò a ruotarlo e a dargli dei colpi secchi, ma il risultato non cambiò.

     - Non ho idea di come funziona questo dannato coso! - esclamò, irritato.

     - Attivazione… modalità… battaglia? - disse Omega, incerto.

     - Oh! Va bene, adesso ci provo! Attivazione modalità battaglia! -

     La mano metallica si ritirò nel polso e spuntò come un fungo l’imboccatura lucente del cannone.

     - Ehi, mica male! Adesso vediamo se riesco a sparare! -

     L’attimo era carico di tensione. Quando Knuckles puntò l’arma contro Omega, per un secondo ebbero il timore che qualcuno si sarebbe fatto male. Il nervosismo raggiunse il culmine quando si udì un click sommesso, anche se l’arma non riuscì a fare fuoco. Knuckles provò e riprovò a sparare, prima di arrendersi alla sconfortante realtà che la prova non aveva avuto successo.

     - Era troppo bello per essere vero! - commentò con la voce metallica che non era sua.

     - Che cosa non ha funzionato? - chiese Rouge, amareggiata.

     Tails scosse il capo in segno di diniego, poi recuperò il frammento scuro dalla spalla del robot e gli diede un’occhiata più da vicino.

     - E’ strano però! Di solito gli altri pezzi della Gemma sono luminosi! Questo sembra una normalissima pietra senza niente di particolare, a parte il colore e la struttura cristallina! E’ come se… se fosse scarica! -

     - Eppure quando l’abbiamo trovata splendeva come una lampadina! - disse Drake.

     - Forse il cannone di Omega ha utilizzato tutta l’energia che era contenuta qui dentro con quel colpo! Sarà per questo che non ha funzionato come si deve! -

     - Grandioso! - sbottò Knuckles - E ora come facciamo? Non ce la faccio più a stare rinchiuso in questa lattina! Comincio a sentirmi… strano! -

     Queste ultime parole ricordarono al resto del gruppo che il tempo scorreva e che il rischio che la situazione diventasse irreversibile aumentava sempre di più.

     - Cerchiamo di rimanere calmi! Dobbiamo ragionare a mente lucida! - disse Tails, tentando di prendere in mano la situazione.

     - Quanto tempo credi che gli resti? - domandò Drake, senza preamboli.

     - E’ difficile da stabilire! Dipende da quanto riesce a resistere in quel corpo! Due ore dovrebbero essere già tante! -

     - Bene! Mi serve anche meno! -

     Gli eventi successivi accaddero in modo così rapido ed imprevisto che nessuno riuscì a realizzare effettivamente quello che aveva visto, né tanto meno agire al riguardo. Non ci si poteva aspettare che Drake accendesse delle fiamme scoppiettanti nel palmo delle sue mani e le scagliasse sul terreno di fronte a lui, innalzando all’istante un muro di fuoco bollente. Tails, Rouge e Knuckles indietreggiarono per non rimanere scottati e cercarono con lo sguardo il volto del lupo oltre la barriera divampante che avevano di fronte.

     - Che cosa ti salta in mente? - esplose Rouge, ancora più in ansia di quanto già non fosse.

     - Porto Omega via con me! Non vi preoccupate, ve lo riporterò qui tra un’ora tutto intero, ve lo prometto! Nel frattempo trovate una soluzione per tirare fuori Knuckles da lì… e non provate a fermarmi! Non vi converrebbe! -

     - Quello è il mio corpo! - esclamò Knuckles, maledicendo di non poter alzare la voce.

     - Lo tratterò bene, non temere! Sarò di ritorno tra un’ora! -

     E dopo queste ultime parole, Drake afferrò la mano di Omega e cominciò a correre a perdifiato, con l’echidna che arrancava sulla sua scia, incerto su come usare le gambe. Quando il muro di fuoco crollò su se stesso, i due erano già lontani e impossibili da raggiungere.

     - Ci mancava anche questa! - commentò il robot improvvisato - Cosa ha intenzione di fare con lui? -

     - Non ne ho idea! Tuttavia non credo voglia fare nulla di male! E’ un lupo di parola e quando ha detto di non preoccuparci, significava che non ha cattive intenzioni! -

     - Come puoi fidarti tanto di lui? -

     - Fino ad ora non mi ha dato motivo di fare il contrario! Ha sempre avuto un forte senso dell’onore e non approfitterebbe mai di qualcun altro, specialmente se è nella tua situazione! -

     - E-123 sarebbe molto più tranquillo, sapendo… -

     - Cosa hai detto? - intervenne Tails, all’improvviso.

     - E-123 vuole… cioè, io… volevo dire che… oh, cavolo! -

     Sentire quella voce così fredda e meccanica stava cominciando a confondere le idee a tutti, specialmente quelle di Knuckles. Senza volerlo aveva cominciato ad esprimersi in terza persona e la cosa non poteva avere di certo risvolti positivi.

     - Bisogna trovare subito una soluzione! -

     Rouge si morse il labbro, combattuta sul da dirsi e sul da farsi. Pensò che la situazione era troppo critica per indugiare oltre e decise che era meglio gettare alle ortiche ogni prudenza e ogni orgoglio. Anche se non se ne rendeva ancora del tutto conto, non voleva che Knuckles sparisse all’interno di un robot. La sua vita valeva di più del denaro che contava di accumulare.

     La ragazza infilò le dita nel risvolto di uno dei suoi guanti ed estrasse il piccolo pezzo di roccia viola che aveva recuperato nel deserto giorni prima.

     - Tieni! Prova ad usare questo! - disse, sostenendo lo sguardo di Tails con un’occhiata ferma e battagliera.

     Il volpino decise che non era il caso di fare domande e prese il sasso in una mano, esaminandolo attentamente. Dal modo in cui, però, la sua espressione diventò ancora più sconfortata, Rouge dedusse che il problema non era ancora risolto.

     - Cosa c’è che non va? -

     - Guardalo! Anche questo frammento non brilla più! Deve avere esaurito l’energia! Non credo che funzionerà! -

     - Ma com’è possibile? Quando l’ho trovato… -

     - C’è stata qualche reazione imprevista? Qualche inconveniente che può essere stato provocato da questo frammento? Una cosa insolita? -

    - Io non… -

    Di colpo le tornò in mente la disavventura avuta con quel verme gigantesco e capì che probabilmente, nel causare quella mutazione, l’energia del frammento doveva essersi esaurita. Rouge lo riprese e lo guardò con delusione, mentre lo faceva rotolare tra i polpastrelli. Aveva veramente creduto per un attimo di avere pronta la soluzione al loro problema, ma si era rivelata essere solo fumo negli occhi.

     - Che cosa ci resta da fare, allora? -

     - Bisogna trovare un frammento ancora carico di energia e provare a ripetere il trasferimento! Proverò a contattare Sonic! Forse riuscirà a portarci il suo frammento prima che accada il peggio! -

     Sul quadrante luminoso del petto del robot si accesero due luci colorate che cominciarono a lampeggiare. Knuckles si drizzò all’improvviso nella sua corazza metallica e si portò le mani alla testa come se fosse in preda ad un’emicrania.

     - Che diavolo… cos’è questo suono infernale? -

     Rouge e Tails gli si fecero subito accanto, nel tentativo di capire che cosa gli stava succedendo.

     - Ho trovato… localizzato… localizzati… robot di Eggman! E-123… -

     - Cosa gli prende adesso? -

     - Tutti… i robot… di Eggman… devono essere eliminati! -

     L’imponente massa metallica si erse in tutta la sua mole. Un secondo dopo, i reattori sulla sua schiena si attivarono con un rombo e la spinta ricevuta lo proiettò in avanti per parecchi metri.

     - Se la sta svignando! - esclamò Rouge.

     - Le cose vanno di male in peggio! - replicò Tails, affannato - Seguiamolo! -

 

     - Riesci a sentirlo? -

     Una brezza fresca e leggera stava spirando incontro a loro, facendo ondeggiare le corolle dei fiori e trasportando con sé un dolce e gradevole profumo. La superficie liscia del lago si increspava ad ogni suo soffio, dando origine nell’acqua a cerchi che si espandevano uno dopo l’altro infrangendosi sulla riva fangosa, sulla quale i due silenziosi spettatori si godevano la quiete del verde attorno a loro.

     Era proprio il luogo tranquillo che Drake stava cercando e non aveva dubbi che lo avrebbe trovato, dato che su Angel Island non mancavano certo ampi spazi in cui la natura la faceva da padrona. Aveva un’ora, solo un’ora di tempo per infondere nella mente momentaneamente ricettiva di Omega il significato dell’essere vivi. Non che si aspettasse grandi risultati, ma pensava che anche una minima reazione, un qualcosa che gli sarebbe rimasto anche quando sarebbe tornato nel suo corpo, era già una vittoria.

     - Questo si chiama vento! - spiegò il lupo, come avrebbe fatto con un bimbo particolarmente ottuso - Riesci a sentirlo sul tuo viso? E’ come un miliardo di piccole e leggere pressioni che ti rinfrescano la pelle! -

     Omega chiuse gli occhi di echidna che si ritrovava e tentò di captare il tocco del vento di cui il suo improbabile mentore stava parlando. Una piacevole sensazione si fece strada dentro di lui quando avvertì su ogni centimetro del suo volto una lieve carezza che penetrava tra i suoi aculei. La percezione di qualcosa che era viva su di lui lo costrinse a piegare le labbra in un sorriso fanciullesco.

     - Vento? - ripeté in un sussurro - Allora è… questo il vento? -

     Drake annuì soddisfatto.

     - Immagino ne avrai già sentito parlare! -

     L’echidna sbatté due volte le palpebre. Era un movimento consueto per lui, ogni volta che tentava di elaborare un’affermazione con il suo nuovo cervello.

     - Tutti… intorno ad Omega… a me… parlare del… vento… ma io mai… capire… perché… -

     - Non riuscivi a sentirlo! - completò il lupo - Non eri capace di vederlo, quindi per te era come se non esistesse! Adesso però cominci a comprendere tutto questo! Ci sono migliaia di sensazioni attorno a te che non hai mai potuto percepire! Cerca di sfruttare questa occasione, perché non credo ne avrai ancora! -

     Drake decise che era il momento di procedere con il passo successivo. Strinse il pugno per raccogliere il calore nella sua mano e diede vita ad una fiamma scoppiettante che danzava con il vento nel suo palmo. Con la mano libera, prese quella di Omega e gli sfilò uno dei guanti chiodati.

     - Prova a toccare il fuoco! -

     Omega avvicinò timidamente le dita alla fiamma e le ritrasse subito quando la sua vicinanza scagliò su di lui la bollente verità. Guardò Drake con sguardo di rimprovero e lui, di rimando, gli rivolse un sorriso sagace.

     - Si chiama calore! E’ una cosa buona per tutti, almeno fin quando non è troppo o troppo vicino! Questa è un’altra lezione: l’apparenza a volte inganna! -

     L’echidna inclinò la testa da un lato, nell’inequivocabile posa di chi tenta di metabolizzare un concetto con cui si è appena scontrato.

     Senza perdere altro tempo, Drake gli fece conoscere tutte le percezioni che i suoi sensi erano in grado di captare: il freddo di quando si immerge la mano nell’acqua, l’odore di un fiore appena colto, il sapore della frutta fresca, il canto gracchiante dei grilli e il dolore di un colpo sulla pelle. Gli insegnò cosa succede quando si trattiene il respiro, come funzionava il cuore e il corpo in generale. Si era rifiutato di dare spiegazioni solo quando il suo allievo aveva provato a toccarsi l’inguine, curioso di sapere che cosa ci fosse da quelle parti, ricevendo una delle risposte più classiche in quei casi: “Te lo spiegherò quando sarai più… grande! Almeno credo!”. Quel discorso spuntato fuori inaspettatamente ebbe l’effetto di far sentire Drake molto stupido e molto imbarazzato, tant’è che tentò immediatamente di passare ad altro.

     Nonostante tutto, ad ogni nuova scoperta, Omega si faceva più attento e avido di sapere, mentre la padronanza di un corpo di carne aumentava sempre di più. Riusciva a controllare i suoi movimenti e le sue espressioni facciali, cominciando a capire anche a cosa ciascuna di queste corrispondessero, a quale emozione e sensazione facevano capo. Aveva ancora tantissimo da scoprire, ma il tempo era contro di lui e in ogni caso, pensava Drake, l’unico modo per imparare a conoscere il mondo era viverci ogni giorno.

     Aveva appena fatto vedere ad Omega cosa succedeva agli occhi quando si fissa troppo a lungo il sole, quando decise che era ora di raccogliere i frutti del suo lavoro.

     - Sai dirmi che cosa hai imparato fino ad ora? Che insegnamento puoi trarre da tutto quello che ti ho mostrato? -

     Omega si inumidì le labbra con la punta della lingua, una cosa che aveva imparato a fare da poco come segno di concentrazione. Si prese qualche minuto per guardarsi ancora una volta intorno e afferrare i pensieri che vagavano in una mente così più grande e aperta di quella che possedeva di solito.

     - Puoi fare con calma! - lo rassicurò Drake - E’ un concetto difficile da elaborare per te! E’ già un grande passo che tu abbia imparato in poco tempo ad avere coscienza di te e a fare affermazioni! Stai ricevendo una montagna di dati e sensazioni nuove tutte in una volta! -

     Non era mai stato così loquace ed analitico prima ad ora, ma sapeva che il modo migliore per migliorare il linguaggio e la ricettività di Omega era continuare a parlare e a mostrargli cose nuove. Aveva preso molto a cuore il compito che si era prefissato, sebbene lui stesso non si rendesse conto di quanto.

     L’echidna ignara prese un profondo respiro ed incespicò con la lingua nel tentativo di esprimersi chiaramente.

     - Il mondo è… pieno di… di emozioni… e non tutte sono… b…buone… e… altre sono… pericolose… e… e… alcune posso… sentirle sul… corpo e… e… altre no… perché… si chiamano… sentimenti… -

     Drake si mostrò abbastanza soddisfatto.

     - Come primo tentativo non c’è male! Hai afferrato al volo le cose principali! Ci sarebbero tante altre cose che dovresti sapere, ma sono troppo complicate da spiegare e, francamente, non credo di essere la persona giusta per farti da insegnante! -

     - Perché? -

     - Cosa? -

     La domanda di Omega lo aveva completamente colto alla sprovvista.

     - Dici… non sei bravo… ma tu… hai aiutato me… hai fatto vedere… tante cose… perché… hai fatto questo? -

     Il lupo abbassò lo sguardo con un altro sorriso ironico. Non si era soffermato neanche un attimo alla ricerca dei motivi che lo avevano spinto a portare via Omega dalla radura e la cosa ironica era che lui stesso non voleva indagare a riguardo, ma un neofita della psicologia delle persone come Omega aveva subito formulato una domanda nel tentativo di dissipare l’interrogativo.

     - Diciamo che so come ci si sente a sentirsi intrappolati nel proprio corpo da un involucro di metallo e ad essere tagliati fuori dal resto del mondo! Ho vissuto anch’io per tanto tempo come te, con la differenza che io ero in grado di rendermene conto, senza però aver mai fatto niente per rimediare! Mi è stato insegnato ad odiare me stesso e il mondo che mi circondava, a disprezzare tutte le cose che ti ho fatto vedere come se non avessero alcun significato! E invece poi ho scoperto che sono proprio queste piccole cose che danno un senso alla vita, queste cose che possono sembrare insignificanti ai più sono quello che davvero ci fa apprezzare il dono di essere vivi! Quando ti ho incontrato per la prima volta pensavo che non fossi altro che un’altra macchina creata solo per tagliare, bruciare e distruggere quello che vedeva! Ti ho sempre considerato tale, almeno fino a quando non ho saputo che hai impostato tu stesso il tuo stile di vita, cioè che hai avuto la capacità di scegliere cosa farne dei tuoi giorni, senza che nessuno te lo imponesse! E’ vero, si tratta pur sempre di una decisione sottile, per così dire! La tua è un’intelligenza artificiale e obbedisce pur sempre a delle regole costruite da qualcun altro! Tuttavia, quando ti ho guardato con questi nuovi occhi, mi sono riconosciuto in te! Sentivo che tu potessi essere un’altra anima rinchiusa in una gabbia di metallo che non desiderava altro di essere liberata, come lo ero io! Volevo concederti l’occasione di renderti conto in tutto e per tutto di ciò che hai intorno e che non hai mai visto, un’occasione che a me non è mai stata offerta! Non riponevo molta fiducia in te, ma dovevo comunque provarci… e mi hai davvero stupito! Sei riuscito ad aprire la tua nuova mente e ad imparare ad usarla nel giro di pochissimo tempo! Per me è già un grande risultato! Sento di essere riuscito con te, come non ce l’ho fatta con me stesso! -

     Omega aveva ascoltato con attenzione ogni sillaba, anche se era improbabile che fosse riuscito a comprendere fino in fondo il senso totale del discorso. Decise comunque che il suo interrogativo aveva avuto una risposta, quando annuì con il capo come aveva imparato poco fa.

     - Adesso ho un’ultima lezione per te! Fino ad ora ti ho mostrato la strada ma sta solo a te decidere se imboccarla o no! Non so se ti ricorderai questi momenti quando sarai tornato nel tuo corpo, né se deciderai di utilizzarli nel modo più giusto! C’è solo una cosa che devi imparare: a riconoscere la cosa più giusta! Fare quello che è giusto spesso non è la cosa più facile, ma non importa fintantoché si pensa a qualcosa di più grande che a noi stessi! Questo l’ho imparato anch’io… da un riccio blu particolarmente irritante! E la cosa giusta da fare per te adesso è restituire quel corpo a Knuckles! Lo vedo nei tuoi occhi che tutto questo ti affascina, ti esalta e ti fa star bene come una droga… ma non ti appartiene! La vita che stai vivendo è di Knuckles e ti ho permesso di prenderla in prestito solo come prova! Non puoi lasciare che quell’echidna si perda dentro la tua prigione di metallo e se dovessi decidere di non tornarci, sappi che ti fermerò con ogni mezzo! Ci siamo capiti? -

     Dal modo in cui lo sguardo di Omega si rabbuiò, Drake capì che il suo severo monito aveva colpito nel segno. Attendeva solamente una replica che gli segnalasse le intenzioni del diretto interessato.

     - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! - rispose senza interruzioni - E… continuerà ad essere così… almeno per un altro po’! -

 

     - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati! -

     Questa stessa frase, che racchiudeva un significato più sottile di quanto potesse sembrare in apparenza, in quel movimentato mattino era stata pronunciata contemporaneamente da due bocche diverse. L’una era incerta e balbettante, non ancora sicura di sé stessa perché completamente estranea sul suo funzionamento e sulle sue molteplici possibilità di espressione, l’altra fredda e analitica, più che una bocca un microfono che ingabbiava con crudele tenacia un universo di emozioni e sentimenti che scalciavano per venire fuori. Se da una parte qualcuno poteva aprire una finestra su di un mondo che non avrebbe mai immaginato potesse esistere, dall’altra chi ne pagava pegno era chi era costretto ad abbandonarsi con inesorabile lentezza ai legacci soffocanti di una sterile mente impostata in un senso unico e inequivocabile. Una vita si stava lentamente spegnendo ed un’altra era in procinto di fiorire, ma in uno scenario in cui l’equilibrio delle cose era stato sconvolto così improvvisamente da lasciare senza fiato chiunque vi assistesse.

     Nella sua prigione di ferro e alluminio, colui che fin dal giorno prima era sicuro di essere un’echidna, era sicuro di essere un guardiano ed era sicuro di essere vivo, lottava affannosamente per trattenere a sé anche un briciolo della propria autocoscienza. Una miriade di urla confuse gli stordivano il cervello, tentando in tutti i modi di fargli perdere la cognizione di ciò che era e di costringerlo a cedere alle leggi di un corpo e di una mente che sottostavano a regole completamente diverse. Tutto ciò che rimaneva saldo nel suo pensiero era il suo nome, perché se fosse stato così forte da non scordarsi chi era, da non lasciarsi convincere che la sua identità consisteva in una serie di numeri senza significato, sapeva che sarebbe stato in grado di resistere per altro tempo prezioso. Era faticoso, era difficile, era sfibrante, ma era l’unico modo per non perdersi nel buio e nel gelo di una macchina. Era talmente semplice svegliarsi la mattina, guardarsi in uno specchio d’acqua e riconoscere la propria figura, la familiare immagine che ti ricambiava lo sguardo come aveva sempre fatto per anni e anni, così scontato da non rendersi conto di quanto in realtà significasse avere la consapevolezza del proprio essere. E in quella situazione disperata in cui si trovava, Knuckles avrebbe dato qualunque cosa per specchiarsi in una pozzanghera e vedere il suo muso rosso e imbronciato che lo fissava.

     Anche mentre quelle voci altisonanti gli ordinavano di fracassare ogni robot con lo stemma di Eggman in petto che gli capitava di vedere, non poteva fare a meno di obbedire, ma tentava di aggrapparsi con tutte le forze a quell’ultimo frammento di echidna che c’era lì dentro. Riusciva a rendersi conto di tutto ciò che gli capitava attorno, senza però riuscire a fermarsi. Riconobbe gli automi neri e argentati che il suo computer interno aveva localizzato e riusciva ancora a ricordarsi dove li aveva visti per la prima volta. Anche se non riusciva ad evitare che i suoi fucili crivellassero di colpi il gruppetto di robot, che le sue braccia robuste li scaraventassero contro una parete di roccia e che i suoi artigli affilati li trapassassero da parte a parte, era comunque in grado di mantenere vivo il suo pensiero indipendentemente da ciò che il corpo faceva. La programmazione di E-123 gli aveva imposto di eliminare i robot che aveva appena individuato e così aveva fatto, sebbene non fosse stato lui a dare l’ordine ai piedi di muoversi e alle mani di picchiare. Sentiva la macchina prendere il sopravvento su di lui e la paura che ormai mancasse poco alla sua totale sparizione era più pressante che mai.

     Al termine di quel violento massacro, Knuckles riuscì finalmente a fermarsi, sentendo le voci farsi sempre più flebili e dargli un attimo di tregua. Non riusciva più a controllare i suoi movimenti perché lo sforzo di non cedere agli impulsi del robot lo aveva privato di ogni energia mentale o forza di volontà. I pezzi dei corpi degli N-Tracer giacevano immobili sulla terra battuta e appoggiati alla parete rocciosa dell’alto picco sotto al quale si era svolta la battaglia. Il combattente vincitore si sentiva molto stanco e sfiduciato, tant’è che i suoi occhi bionici cominciavano a spegnersi gradualmente. Chinò il pesante capo corazzato e l’intera struttura metallica si afflosciò su se stessa.

     - Eccolo! E’ lì! - urlò una voce alle sue spalle.

     Non appena Rouge e Tails piombarono dall’alto in quell’inquietante scenario di distruzione, rivolsero un solo sguardo impressionato ai rottami sparpagliati in giro prima di dedicare tutte le loro attenzioni al massiccio colosso. Il volpino gli fu subito accanto ma la sua esitazione era palpabile. Non sapeva come procedere per sincerarsi delle sue condizioni, dato che non poteva né sentirgli il polso, né controllare il respiro o il battito cardiaco. Sarebbe stata una cosa assurda effettuare un quadro clinico di un robot, ma se ci fosse riuscito i risultati sarebbero stati poco incoraggianti. Decise di afferrarlo per le larghe spalle, senza riuscire a circondare con le dita le sue braccia, e di scuoterlo con forza. La massa ferrosa e squadrata sbatacchiò da una parte all’altra, ma non ci fu nessuna reazione né tantomeno parole.

     - Lo stiamo perdendo! - sentenziò Tails, con la fronte imperlata di sudore - Abbiamo subito bisogno di trovare un frammento! -

     Senza indugiare un istante, si chinò ad osservare il cumulo di frantumi e carcasse di robot dietro di lui, frugando rapidamente tra ogni pezzo, nella speranza che gli N-Tracer avessero raccolto qualche pezzo di Gemma prima di fare la loro brutta fine.

     Rouge rimase accanto al colosso di ferro privo di vita, con le pupille umide e luccicanti. Strinse forte la fredda mano artigliata e cercò invano di trasmetterle una stilla di calore.

     - Knuckles! Knuckles, mi senti? - mormorò in un soffio - Mi dispiace! Mi dispiace da morire! Avrei dovuto essere più comprensiva e sincera con te! Avrei dovuto dirti tutto quanto da molto tempo e invece ho continuato a fare finta di niente! Se solo tu non fossi stato così ottuso e sgarbato… no, no, non è colpa tua! So che sei fatto così, sono io che avrei dovuto venirti incontro e adesso sei sparito dentro a questo ammasso di ferro! Speravo di avere più tempo per dirti tutto, per farti accettare l’idea perché so che tu provi quello che provo anch’io… io… -

     - Le sue luci sono accese! - esclamò Tails all’improvviso, indicando i quadranti luminosi sul suo petto.

     Rouge abbassò lo sguardo e notò effettivamente che, sebbene non facesse una mossa né rispondesse, Knuckles era ancora in attivo funzionamento.

     - Non farci caso! Continua! - disse a sproposito.

     Il volto del pipistrello si fece rosso di rabbia e avrebbe avuto una gran voglia di strangolarlo se solo avesse avuto una trachea e dei polmoni in cui far passare l’aria.    

     - Razza di stupido idiota! Mi hai fatto prendere un colpo! -

     - Non credevo ti importasse tanto! -

     - Come ti senti, Knuckles? - domandò il volpino, leggermente sollevato.

     - Non sento proprio un bel niente, è questo il punto! Ho avuto giornate migliori, ma per fortuna sono ancora qui dentro… non so per quanto ancora! -

     - Abbiamo solo una possibilità! Non ho trovato niente tra questi rottami, quindi possiamo solo avvisare Sonic e farci portare il suo frammento il più in fretta possibile, sperando di essere ancora in tempo per quando arriverà! -

     - Come vorrei avere con me un pezzo di quella stupida Gemma che funzioni ancora! - si rammaricò Rouge, spalancando le braccia in segno di disappunto.

     Un istante dopo aver pronunciato quelle parole, qualcosa di molto piccolo piovve dal cielo e finì con un tonfo inudibile sul palmo aperto della ragazza. Era un frammento di pietra rosso rubino che luccicava al sole come la piccola lampadina di un semaforo. I presenti che ne erano in grado sgranarono gli occhi per la sorpresa e un sorriso di sollievo e di divertimento si allargò loro sulle labbra.

     - Come vorrei avere un milione di Ring! - disse ancora Rouge, con lo stesso tono afflitto.

     Tails la guardò con un sopracciglio inarcato.

     - Stavo solo provando! - replicò lei, imbarazzata.

     E mentre dabbasso il morale dei tre affannati mobiani andava decisamente risollevandosi, dall’alto del picco roccioso un altro quartetto aveva completato con scarso successo un obiettivo che avevano pensato di portare a termine senza problemi. A riprova di uno sbilenco tentativo, un coccodrillo massiccio era spiaccicato sul terreno, con un ramo spezzato accanto e un nido di gazza sul muso. I tre suoi colleghi lo stavano guardando con aria scettica e annoiata, uno accanto all’altro, come in fila in una commissione d’esame. Il loro pensiero andava al frammento di pietra che era rotolato giù dal picco, vanificando tutti gli sforzi fatti per recuperarlo.

     - Perché arrampicarti tu sull’albero? - domandò Espio.

     - Perché non fare andare me o Espio che siamo più leggeri? - incalzò Mighty.

     - Perché non farmi andare in volo lassù? - concluse Charmy.

     Vector sputò dalla bocca larga i rametti e le sterpaglie del nido. Si rimise in piedi, si pulì i pantaloni e mugugnò qualcosa imbarazzato.

     - Volevo imitare il coccodrillo avventuriero dei miei fumetti! -

 

     Il panico e l’ansia andava ormai dissipandosi quando Tails, Rouge e Knuckles fecero ritorno alla radura dove era parcheggiato il Tornado per firmare quello che si sperava essere l’ultimo atto di una lunga e spossante disavventura. Erano tutti molto stanchi e provati, con l’adrenalina che scorreva loro nel corpo senza controllo a causa degli innumerevoli momenti di batticuore vissuti quella mattina. Il ricordo del viaggio da cui erano appena rientrati sembrava ormai molto lontano. Mai avrebbero immaginato che una simile catena di eventi li avrebbe aspettati una volta rimesso piede nel loro consueto territorio, né che avrebbero potuto sentirsi più stanchi e affannati di quanto non lo fossero già. Il loro pensiero ansioso volava in direzione della famigerata Gemma della quale tutti bramavano il possesso e mai come in quel momento avrebbero desiderato che questa non fosse mai esistita. I motivi per i quali erano tutti collegati ad essa erano diversi e più o meno validi, ma se c’era una cosa che, a questo punto della nostra storia, accomunava tutti i protagonisti su questo improbabile palcoscenico era il desiderio che la pericolosa e interminabile caccia finisse una volta per tutte, indipendentemente da chi fossero i vincitori e chi i vinti.

     Quando lo sguardo del terzetto ebbe modo di allargarsi una volta arrivati nella radura, la prima cosa che notarono, con loro innegabile sorpresa, fu la figura statuaria di Drake e il suo severo cipiglio. Attendeva pazientemente accanto al Tornado il loro ritorno, affiancato, con loro grande sollievo, da un’echidna rossa che fino a qualche ora fa non avevano dubbi rispondesse al nome di Knuckles. Balzò subito agli occhi che c’era qualcosa di diverso in lui, a partire dal modo in cui era sdraiato sul prato, appoggiato sulla schiena alla fiancata del biplano, per poi spaziare sulla sua espressione rassegnata ma con una punta di consapevolezza nei lineamenti esausti. Raramente si sarebbe visto qualcuno privo della completa padronanza del proprio corpo giacere sdraiato e scomposto in quella posizione, tanto che fu impossibile per Tails e Rouge trattenere un’esclamazione strozzata di sorpresa. Ancora di più sarebbe stato improbabile vedere sul volto di chi aveva ancora una mente da robot esprimere emozioni come il rimpianto, qualcosa di completamente estraneo ad una macchina.

     - Per un attimo ho temuto che non ti saresti fatto vivo! - confessò Knuckles, senza riuscire a comunicare il suo sollievo nella voce.

     - Ti serva da lezione allora! - replicò Drake - Io mantengo sempre la mia parola! -

     - Sarei davvero curiosa di sapere che cosa hai fatto con lui! - affermò Rouge, accennando all’echidna silenziosa accanto a loro - Ha un’aria del tutto diversa! -

     - Avremo modo di parlarne, ma non adesso! Conviene non perdere altro tempo… certo, se siete riusciti a trovare una soluzione! -

     Tails gli mostrò con un sorriso debole il frammento di pietra rosso luminoso.

     - La fortuna per una volta ci ha aiutato! Possiamo procedere subito se siete pronti! Knuckles? Omega? -

     Il primo interpellato non esitò a dare il suo consenso, mentre il secondo si fece attendere qualche secondo. Si rimise in piedi con lo sguardo rivolto verso il basso e l’aria abbattuta, ma questo non gli impedì di fare un cenno di assenso con il capo e stringere forte i pugni per prepararsi mentalmente. I suoi occhi e quelli di Drake si incrociarono per un istante e comunicarono in silenzio tramite il loro contatto visivo.

     Tails non aspettò oltre e posizionò la pietra nel vano che copriva la spalla del robot, assicurandosi che tutti i collegamenti fossero al loro posto. Quindi si allontanò da lui e chiese agli altri di fare lo stesso. Erano solo Knuckles e Omega, uno di fronte all’altro, pronti a scambiarsi ancora una volta i ruoli.

     - Incrociamo le dita! - disse Tails in un soffio.

     Osservarono il robot estrarre il suo cannone, puntarlo senza esitazione contro l’echidna, aspettare qualche secondo e poi decidersi a sparare. Un fiotto di luce rossa sgorgò dalla canna e investì con la violenza di un treno il bersaglio davanti a lui. L’esplosione luminosa fu accompagnata da un forte ronzio, mentre i due corpi vibravano come in preda alle convulsioni. Ci fu uno scoppio rimbombante e i due furono scagliati all’indietro, in direzioni opposte, fino a capitombolare sul prato e afflosciarsi lentamente sull’erbetta.

     Tails e Rouge corsero, per la seconda volta in quella giornata, al capezzale di una stordita echidna rossa, aiutandola a rimettersi in piedi.

     - Knuckles? - chiese la volpe, incerta - Sei… sei tu? -

     Quest’ultimo sbatté le palpebre un paio di volte, nel tentativo di focalizzare quello che aveva intorno. Si sentiva stordito e disorientato, ma riuscì comunque ad esibire un ampio sorriso. Afferrò una sua guancia, tirò forte ed emise un gemito di dolore che ebbe il curioso effetto di allargare ancora di più il suo sorriso.

     - Fa male! - dichiarò in tono acuto - Lo sento! Ah-ah! -

     Del tutto fuori di sé, cominciò a canticchiare un motivetto allegro, divertendosi a modulare il tono della voce per creare alti e bassi a ripetizione. Non avendolo mai visto comportarsi in quel modo, Tails e Rouge non poterono fare a meno di partecipare alla sua allegria con una risata di sollievo. Anche Drake partecipò a suo modo ai festeggiamenti, incurvando le labbra in un sorriso soddisfatto, anche se preferì dedicare le sue attenzioni ad Omega, tornato nel freddo irraggiungibile della sua corazza di metallo.

     - Mi dispiace che tu non abbia avuto altro tempo a disposizione, ma era una cosa che andava fatta! Adesso… sai dirmi chi sei? -

     Gli occhi bionici del robot lampeggiarono, come sempre quando elaborava qualche informazione esterna, e Drake maledì il fatto di non poter più cogliere la verità sul suo volto.

     - Omega! - affermò infine - Io… sono Omega! -

     Il lupo annuì convinto e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, anche se era consapevole che non l’avrebbe sentita.

     - Vedi di non dimenticarlo! -

     La scarica di allegria di Knuckles non era ancora cessata, tanto che aveva cinto le spalle di Tails con un braccio per scompigliargli il pelo sulla sua fronte, incontrando solo una debole protesta soffocata dal buonumore.

     - Se non sbaglio prima dell’incidente stavamo discutendo al riguardo della Gemma! - disse Drake, deciso ad andare avanti per la sua strada.

     I festeggiamenti furono bruscamente interrotti da quelle parole e Knuckles riportò subito la mente alla questione più importante di tutte.

     - Non ci sarà bisogno di continuare! - gli assicurò Rouge - Ho io la soluzione al problema! -

     Negli occhi della ragazza brillava una lucida convinzione, anche se permeata dalla difficoltà che le costava accettarla. Sapeva che in qualche modo quell’esperienza l’aveva fatta maturare un tantino e prima che i suoi istinti civettuoli e femminili si rifacessero vivi decise che avrebbe agito di conseguenza. Poteva concedersi l’occasione di comportarsi da brava ragazza ancora una volta e, soprattutto, per una causa e una persona giusta.

     Infilò di nuovo le dita nella spalla quadrata di Omega e ne estrasse delicatamente il piccolo rubino rosso, adesso privo della affascinante luce che possedeva in precedenza. Lo guardò per un secondo con un sorriso enigmatico e poi lo lanciò a Knuckles, che non mancò di afferrarlo al volo.

     - Credo che questo sia tuo! - spiegò in tono lento e convincente - Dopo tutto quello che ti è capitato penso che te lo meriti! -

     L’echidna non rimase sbalordita dal gesto, perché non era la prima volta che guardava il lato più nascosto di quella ragazza. Fece rotolare il sassolino sul palmo della mano aperto per qualche istante, mentre dentro di lui si animava il conflitto su cosa dire e cosa non dire. L’esperienza vissuta aveva fatto maturare anche lui e desiderava essere per la prima volta sincero con se stesso, almeno fin quando si sentiva abbastanza adulto per farlo.

     - Rouge, io… -

     Il pipistrello gli intimò di fermarsi con un gesto della mano.

     - Quando tutto questo sarà finito avremo modo di parlare… sempre se ci sentiremo ancora in grado di farlo! In fondo sarà questo che ci dirà se siamo pronti oppure no! Fino a quel momento, puoi continuare benissimo a guardarmi storto come hai sempre fatto! -

     L’echidna annuì con il capo, non ancora sicuro di aver colto appieno il significato di quelle parole, ma comunque contento di averle potute sentire.

     - Per quanto riguarda la tua proposta, Tails, ci penserò su! Lavorare con voi non sarà la cosa più divertente del mondo, ma se comincerà a crollarci addosso ancora una volta saprò a chi dare tutto il mio sostegno! -

     E con queste ultime affermazioni, la ragazza si voltò agitando piano una mano in segno di saluto e cominciò ad allontanarsi. Drake e Omega non aggiunsero altro e la seguirono a ruota, non prima di aver fatto un cenno a loro volta.

     - E io che fino ad oggi credevo di averle viste tutte! - commentò il lupo.

     - Una macchina e una persona che si scambiano di corpo! Una cosa da brivido! - replicò Rouge.

     - Non mi riferivo a quello! Pensavo più a te che dai via di tua spontanea volontà una pietra preziosa! -

     - Oh, quello? Non l’avrei mai detto neanch’io! Forse sto diventando sentimentale! -

     - Non sono cattive persone! Quei frammenti sono al sicuro nelle loro mani e a me sta bene anche così! -

     - Non eri mica tu quello che diceva che chi fa da sé, fa per tre? -

     - Quello che è successo oggi ha insegnato qualcosa a tutti quanti noi! Credo che si chiami “collaborazione”! -

     - O “vecchiaia”! Dipende dai punti di vista! -

     Drake sbuffò infastidito.

     - Ne riparleremo quando avrai ancora bisogno che questo vecchio lupo cattivo ti salvi la pelle! -

     Il gruppetto fece in silenzio la sua uscita di scena, sotto lo sguardo pigro e stanco dei loro improvvisati alleati. Tails e Knuckles seguirono con gli occhi la loro lenta marcia fino a quando non diventarono che macchie di colore, sfocate sotto i raggi abbaglianti del sole, che si intrufolavano tra il verde della vegetazione. Rimasero lì fermi per qualche altro minuto, godendosi la frescura degli aliti di vento che accarezzavano il loro viso e ascoltando il loro respiro lento e regolare in cerca della tranquillità e del rilassamento che non erano stati capaci di trovare al loro ritorno.

     - Cavoli! - commentò Knuckles, felice di sentire di nuovo il suo consueto tono rauco - Che giornata! Non avrei mai pensato di essere rinchiuso in una scatola di sardine e che sarei sopravvissuto per raccontarlo! Aspetta che lo dica a Tikal… -

     Si interruppe di colpo come se qualcuno gli avesse stretto la gola con una tenaglia, impedendo il passaggio dell’aria e strozzando sul nascere qualunque tipo di suono. Sgranò le pupille, consapevole che sulla sua faccia si stava dipingendo un color senso di colpa per essersi dimenticato dell’ambiguo appuntamento. Scambiò uno sguardo eloquente con Tails e si rese conto che la sua memoria non lo aveva aiutato più di quanto avesse fatto la propria.

     - Tikal! - esclamò l’echidna, con una scrollata di spalle sconfortata - E chi ci pensava più? -

     - Forse ci sta ancora aspettando! - suggerì Tails - Conviene muoverci! -

     - Era ora che si decidesse a sputare il rospo! Anche se credo che niente di quello che ha da dirci riuscirebbe a rendere questa giornata ancora più strana! -

     Se avesse saputo cosa lo aspettava di lì a poco, questa convinzione avrebbe finito col crollargli addosso come un castello di carte.

    

     C’era qualcosa di diverso nell’aura carica di energia che di solito circondava l’antico altare che ospitava il maestoso e imponente Master Emerald. Ogni pietra, ogni tronco e ogni stelo d’erba che aveva dimora in quel luogo impregnato di storia, di solito era immerso in un silenzio sonnacchioso e immutabile, tipico di chi si concede un meritato riposo dopo un viaggio durato anni ed anni, probabilmente ispirato dalla tranquillità con cui il guardiano della zona vigilava pigramente tra un sonnellino e l’altro. La quiete ancestrale che si respirava al cospetto di un così solenne santuario sembrava frutto di un magico incantesimo, come se la vista di ciò che faceva presagire un passato glorioso ed epico iniettasse nel cuore degli spettatori un improvviso senso di pace misto a soggezione e rispetto. Ogni rumore, anche minimo, e ogni vibrazione che potesse in qualche modo rompere il taciturno equilibrio che divampava da quelle antiche iscrizioni e da quelle vecchie rocce, era miracolosamente respinta come da uno schermo invisibile che non lasciava trapelare alcuno strepito, facendo sembrare che il brulicare di vita del mondo si affievolisse lentamente oltre questa parete trascendentale fino a spegnersi nel silenzio. Tuttavia, in quella occasione, c’era qualcosa di più della semplice serenità di un’oasi millenaria a mantenere intatta la cornice immutabile dell’altare. Un sentore di spiritualità e religiosità si era rianimato, dando nuova linfa alla decadenza della costruzione e racchiudendola in una bolla che la riportava indietro nel tempo di diversi millenni, ancora una volta al cospetto del motivo della sua creazione: la preghiera. Da tanto tempo l’altare del Master Emerald non ospitava la fede e la devozione per accogliere le quali era stato eretto e si avvertiva qualcosa nel suo palpabile misticismo che vibrava intensamente, lieto di essere stato risvegliato da un sonno profondo.

     La figura che era inchinata di fronte alla scalinata principale sarebbe stata perfetta come protagonista centrale di un quadro religioso, data la sua espressività meditativa, le mani giunte in segno di intensa venerazione, e il silenzio cementificato con cui apriva la mente alla dimensione ultraterrena del suo pregare. Tikal sollevò il capo, vagando con le pupille intrise di pianto da un capo all’altro dell’altare, quasi aspettasse un segnale che spuntasse dal nulla. Lo individuò quando l’acqua cristallina nella lunga vasca di pietra accanto a lei si increspò in larghi cerchi, senza aver bisogno di un alito di vento per scuotersi.

     - Oh, Chaos! Ti prego, ascoltami! - mormorò con voce spezzata - Ho bisogno di avere delle risposte e posso rivolgermi solo a te per ottenerle! E’ forse vero quello che il mio cuore teme da quando sono tornata in questa realtà? Il sacrificio che ho dovuto compiere per tanti anni per espiare le colpe della mia tribù è forse definitivo? Il tempo per me sul mio suolo natio è forse scaduto? Non c’è più posto per me nel mondo che mi appartiene? -

     I cerchi sullo specchio d’acqua si fecero più ampi e più numerosi. Il velo trasparente lasciava intravedere una sagoma sfocata oltre la sua superficie. Era il riflesso di Tikal, anche se lei non lo riconosceva tale. Una voce le parlava nel profondo della sua anima, un suono che era possibile captare senza usare le orecchie.

     - Non l’ho fatto per ricevere una ricompensa, ma… dopo tanto tempo trascorso a guardare il mondo che pulsava di vita, senza poterne fare parte… credevo che avrei potuto… andare avanti con la mia! E’ forse una punizione questa? Lasciarmi sperare… lasciarmi assaggiare di nuovo un frammento di esistenza e poi vederla sgretolarsi insieme al mio corpo? -

     Al solo pensiero di ciò che stava vivendo, le lacrime cominciarono a sgorgare copiose dai suoi occhi, rigandole le guance ma senza strapparle un solo singhiozzo. Sapeva che ad ogni spasmo il dolore che stava provando avrebbe ricominciato a lacerarle il ventre in un bruciore insopportabile.

     - Dici che il mio destino è questo… ma come puoi lasciare che succeda dopo tutto quello che ho sopportato a causa tua! Ho sacrificato la mia vita e il mio futuro per rimediare agli errori della mia specie, per dimostrarti che… c’era del buono in noi! E adesso che abbiamo trovato la pace tutti e due… vuoi farmi sparire nella polvere, come se non fossi servita a niente! -

     Tikal si alzò di scatto, con i pugni tremanti di rabbia e il respiro che si andava affannando sempre di più. Non le importava più del dolore. Non le importava più di niente. Non aveva più nulla da perdere se di lì a poco sarebbe stata destinata a scomparire per sempre. Si sentiva usata, ma ancora di più tradita. Non aveva mai peccato di superbia ed era stata sempre calma e accondiscendente, ma non lo sarebbe stata più di fronte ad una così straziante prospettiva. La luce alla fine del tunnel che aveva sempre sperato di vedere prima o poi si era fatta toccare solo per poi allontanarsi e farla sprofondare nel buio più gelido, e l’ingiustizia della cosa era impossibile da digerire.

     - Non è giusto, Chaos! - esclamò, soffocando una fitta di dolore - Mi rifiuto di accettarlo! Non posso… morire in questo modo… non può finire tutto così! Ho dedicato la mia vita a proteggere te e le creature su cui vegliavi… ho diritto anch’io ad una vita! -

     Lo specchio cristallino disegnò un altro ampio cerchio che si espanse verso gli angoli della vasca e, leggendo segni solo a lei comprensibili, Tikal capì. Il suo pianto si interruppe e ascoltò i rintocchi della sua anima comunicarle una verità che trasportava un enorme sollievo. Nella sua mente furono proiettate le immagini della sua famiglia, del suo clan, di suo padre, della terra in cui era cresciuta e infine di Knuckles. Quando comprese che il suo destino non comprendeva una fine, ma un nuovo inizio dalle vie ancora non esplorate, il suo dolore e la sua rabbia si affievolirono poco a poco per lasciare spazio ad una piccola bolla di timore per quello a cui stava andando incontro.

     - E’ davvero così? - domandò ancora incerta - Sarebbe a dire… ricominciare da capo… avere una seconda possibilità! Ma come… -

     Di nuovo silenzio. Le risposte che aveva tanto aspettato si stavano insediando dentro di lei, travolgendola dolcemente con il loro puro e intenso significato. La strada che aveva di fronte si era fatta tutt’a un tratto più chiara e luminosa, anche se non sapeva di essere pronta o meno ad imboccarla. La scelta che aveva non era molta e, nonostante un attimo di disprezzo le fosse esploso nel petto, si fidava dell’entità con cui aveva condiviso quella che era sembrata un’eternità.

     - Ora capisco! - disse infine, asciugandosi le lacrime e dissipandole con un sorriso - Ho paura di quello che mi aspetta… ma ora sono pronta… avrei solo voluto spiegare tutto ai miei amici… dare loro un ultimo saluto… ma suppongo di non avere più tempo! -

     Tikal si avvicinò di un passo alla pozza d’acqua e, respirando profondamente, si preparò ad un’esperienza mai vissuta prima. Proprio quando si rassegnò a dover ritirarsi nel nulla senza lasciare sue notizie, sentì chiamare il suo nome alle sue spalle. Si voltò solo per vedere Tails e Knuckles risalire il pendio erboso e dirigersi verso di lei. Il cuore le si riempì di gioia quando comprese che era ancora possibile dare un ultimo saluto ai compagni del suo breve viaggio nel mondo.

     - Eccoci! - spiegò Knuckles, trafelato - Scusa il ritardo, ma abbiamo avuto una serie di… Tikal, cosa sta succedendo? -

     Una sostanza fluida e trasparente che avevano già visto in precedenza stava colando dai bordi della vasca di pietra, strisciando come un serpente e avvolgendo sinuosamente la vestale attorno alle caviglie, la quale non batteva ciglio ma continuava a sorridere raggiante.

     - Sono felice che ce l’abbiate fatta, ragazzi! Mi dispiace molto, ma credo di non potervi più aiutare nella vostra missione! Il mio tempo qui, purtroppo, è giunto al termine! -

     - Che cosa significa? - domandò Knuckles allarmato, mentre guardava il puro Chaos insinuarsi sulla pelle della sua amica - Che cosa stai dicendo? -

     - Ho passato tutta la mia vita nell’infinito a purificare lo spirito di Chaos fino a quando non ho potuto tornare in questa realtà, sperando di continuare da dove avevo lasciato! Tuttavia, non sapevo che facendo ritorno qui sarebbe stato come se avessi vissuto per millenni! Il mio corpo è vecchio e stanco, Knuckles, e ha cominciato a cedere da diverse settimane! -

     I due ignari compagni rimasero scioccati da quella stupefacente rivelazione che non avrebbero mai potuto immaginare. Erano sufficienti quelle poche parole per capire cosa Tikal stava per comunicare loro, ma le loro menti si rifiutavano istintivamente di accettare quello che presagivano.

     - Perché non me lo hai mai… -

     - Detto? -

     La vestale sorrise ancora. La melma azzurra aveva ormai ricoperto ogni centimetro della sua pelle fino alla cintola, apprestandosi lentamente a procedere più in alto.

     - Perché non sapevo cosa mi stava accadendo… o, ancora meglio, non volevo accettarlo! Preferivo ignorare i miei malori, credere che fossero solo dolori passeggeri e che tutto sarebbe passato e ne avrei riso! Ero convinta fosse meglio scacciare quel pensiero mostrandomi allegra e loquace ai tuoi occhi, fino a diventare irritante con tutte le mie chiacchiere, e per questo ti chiedo scusa! Poi è cominciata la storia dei frammenti della Gemma di Magorian e il problema più importante ha avuto il sopravvento! -

     - E che cosa succederà ora? - piagnucolò Tails, affranto - Che ne sarà di te? -

     - Se rimanessi ancora qui il mio corpo diventerebbe polvere! Non posso fare altro che affidarmi a Chaos! Lui mi accoglierà ancora dentro di sé e lascerò questa realtà! -

     Una nota di paura si avvertì nella sua voce quando confessò il futuro che la attendeva. Il bozzolo che la stava racchiudendo continuava alacremente nel suo lavoro, trasmettendole una sensazione di confortante calore come se stesse scivolando in un morbido olio.

     - Così è questo che ci stai dicendo! - esclamò Knuckles, sforzandosi di trattenere i lucciconi che premevano agli angoli degli occhi - Stai andando via per non tornare più! E’ una cosa ingiusta! -

     - Per me non è una fine, Knuckles! E’ un nuovo inizio! Sono sicura che ci rivedremo ancora un giorno… e potremo recuperare tutto il tempo perso! Vi prego, portate i miei saluti a tutti gli altri! Sonic, Amy, Cream… dite loro di non arrendersi e credeteci anche voi! Riuscirete a salvare il mondo come avete sempre fatto… e forse, quando non ci sarà più niente di cui aver paura, io potrò tornare… per rimanere! -

     - Non andare! - singhiozzò Tails, incapace di trattenere le lacrime oltre.

     - Buona fortuna, amici miei! - ebbe modo di dire Tikal prima che il fluido le ricoprisse il volto spaventato.

     L’echidna dalla carnagione aranciata la cui presenza avevano sempre dato per scontato, si trasformò in una massa gelatinosa azzurra che vibrò per qualche istante prima di sciogliersi e crollare lentamente su se stessa. Il puro Chaos si ritirò come se venisse risucchiato, risalendo la vasca di pietra e disperdendosi nell’acqua limpida. Poi fu il silenzio.

     Un oggetto che luccicava sotto il sole era rimasto adagiato sul prato. Knuckles lo raccolse e guardò con tristezza che si trattava del diadema dorato. Tikal gli aveva detto che dal modo in cui soffiava il vento si poteva capire quali pericoli fossero in agguato.

     Ma Knuckles non avvertiva niente del genere.

     Se chiudeva gli occhi e ascoltava il soffiare della brezza fresca riusciva a sentire la confortante presenza di un’anima familiare che gli sussurrava un dolce incoraggiamento.

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  (1) Fa riferimento alla saga "Chaos Millennium", "Full Speed Ahead #01-13"

(2) Fa riferimento agli eventi di Sonic Heroes

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ART GALLERY

Manny Monkey Concept Art
Michael "Manny" Monkey Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Michael "Manny" Monkey, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"
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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ULTIMO ATTO:

Fino alla fine del mondo...

     Un urlo lancinante fende la tranquilla letargia del crepuscolo, così forte da rimbombare in ogni vicolo. Nello scenario urbano di un isolato del tutto disabitato, un susseguirsi di passi frenetici echeggia nell’aria. Un respiro affannoso e spaventoso accompagna il corollario di suoni che potrebbero efficacemente fare da colonna sonora ad un film dell’orrore. In quel frangente, però, è ormai risaputa la necessità di stare attenti a ciò che si desidera, perché qualunque desiderio musicale espresso ha un’alta probabilità di essere esaudito, anche se in modalità del tutto imprevedibili.

     Il figuro in completo bianco panna in fuga dal suo aggressivo assalitore vorrebbe quasi che un numero da cabaret intervenisse in suo aiuto, quel tanto che basta perché riuscisse a sgusciare via dalle grinfie del pericolo. In un istante, una saetta sfreccia verso di lui che, in tutta risposta, emette un gridolino acuto e si sposta appena in tempo dalla sua traiettoria.

     - Aspetta! Aspetta! - esclama Manny Monkey, protendendo le mani verso l’ombra minacciosa del suo inseguitore - Perché non ne discutiamo con calma davanti ad una tazza di… -

     La frase non ha modo di essere terminata perché l’ennesima saetta luminosa gli viene scagliata addosso, questa volta sfiorandogli per un pelo l’orecchio sinistro. Lo sguardo rosso infuocato dell’aggressore risalta inquietantemente nel buio del vicolo adiacente alla centrale elettrica.

     - Vediamo cosa succede ad una scimmia che prende la scossa! - dice con inquietante pacatezza Shadow the hedgehog, generando tra i polpastrelli un nuovo colpo.

     - Insomma, questa è un’aggressione bella e buona! - protesta l’attore, spaventato, ma non per questo meno arrogante - Agente D. Denser! Fai qualcosa, per l’amor di mamma! -

     Quando Ramon muove qualche passo verso la scena del crimine, una sola occhiata incollerita di Shadow è sufficiente per raffreddare la sua bollente determinazione e dissipare l’impeto della chiamata al dovere di un bravo agente di polizia.

     - Ehm… sono spiacente! - si giustifica con imbarazzo - A quest’ora il mio turno è già finito! -

     - Non ci si può fidare neanche della polizia oggigiorno! - ribatte Manny con palpabile isteria nella voce.

     - Perché non provi a farti giustizia da solo, grande attore? - lo punzecchia Shadow, innegabilmente divertito nel tormentare lo scimmiotto - Non ti va di interpretare la parte di quello che nel classico film dell’orrore ci rimette la pelle nella prima scena? -

     In risposta a quella domanda, Manny sembra come ringalluzzirsi all’improvviso.

     - Bé, io ho una certa esperienza nell’interpretare questi ruoli! - replica con tono altezzoso - Nel mio curriculum posso vantare di aver partecipato a film come “Non aprite quella scimmia”, “Il silenzio degli scimpanzé” e… -

     Prima che potesse decantare oltre le sue doti, Shadow indirizza un altro Chaos Spear in direzione dei suoi piedi, costringendolo ad indietreggiare di un passo per non venire folgorato.

     - Ehi! - protesta vivamente lo scimmiotto - Queste sono di marca! -

     - Dacci un taglio, Shadow! - interviene Sonic, fino a quel momento in disparte a godersi la scena - Penso che tu l’abbia traumatizzato abbastanza! -

     - Devo ricordarti che ci ha preso per i fondelli e ci ha fatto rincorrere uno specchio per le allodole? -

     - Sono sicuro che non l’ha fatto intenzionalmente! - replica Tails, ragionevolmente.

     - Infatti, infatti! - acconsente Manny, annuendo con vigore - Lo scherzo della natura ha ragione! Non potevo immaginare che quel signore così perbene fosse un delinquente! -

     - Ehi! - protesta il volpino, abbassando le orecchie e mettendo il broncio - Io non sono uno scherzo della natura! -

     - Qualsiasi intenzioni avesse non ha importanza ora! - conclude Sonic - Abbiamo solo quattro ore di tempo per staccare la spina a questo stereo ambulante, a meno che tu non voglia continuare a ballare il can-can per l’eternità! -

     - Più mi ci sforzo e più non vedo vie d’uscita! - commenta Knuckles, sconfortato - Come facciamo a sapere dove si trova quell’aggeggio in meno di quattro ore? -

     - Possiamo solo far lavorare il cervello a questo punto! - suggerisce Tails - Forse ripercorrendo a ritroso tutti gli indizi che abbiamo accumulato… -

     - A ritroso? - ripete Sonic con sarcasmo - Quello che ci farebbe comodo è saper tornare indietro nel tempo! -

     Una scelta di parole fondamentale la sua, perché non appena la sua bocca si richiude, con la violenza e la prepotenza di un’esplosione, alcune note allegre e il suono di un coro maschile si preparano ad animare ulteriormente la serata dei riluttanti protagonisti di quest’assurda situazione.


     “I wanna funk, I wanna funk
     I wanna f-f-u f-u-n-k”

     “Non stop dancing the bus stop to the funky music
     Hustle, pumpin the muscle, blame it on the boogie
     Remember the old days? Remember the O'Jays?
     Walkin' in rhythm, life was for livin”
    
     Il marciapiede di una strada trafficata e soleggiata si anima di un ritmo esplosivo quando Sonic e Tails la attraversano a passi rapidi, seguendo la melodia che impazza nelle casse della grossa radio che stanno trasportando. La loro voce canterina raggiunge ogni angolo del quartiere e funge da efficace richiamo per ragazzi e ragazze che vengono implicitamente invitati da loro ad avvicinarsi e a ballare in una fila sempre più lunga. Una volta raggiunto il palo con il cartello che indica la fermata del bus, poggiano lo stereo e si preparano a fare ciò che sanno fare meglio.

     “When you can't find the music to get down and boogie
     All you can do is step back in time
     Ball of confusion when nothing is new, and
     There's nothing doin', step back in time”

     Come per magia, la coppia inseparabile si ritrova ad indossare delle scarpe con una zeppa vertiginosa, dei pantaloni larghi a strisce multicolore, bretelle arancione e, soprattutto, un paio di vistose parrucche in stile afro. Entrambi sono impegnati a mostrare a tutti coloro che li seguono i passi di danza per tornare indietro nel tempo con la musica. Le loro espressioni indicano una gioia divampante, ma se si fossero visti allo specchio, e fossero stati padroni di sé stessi, non è così certo che sarebbero stati altrettanto felici.

     Una volta che l’incantesimo si scioglie, Sonic e Tails si guardano in faccia, tentando di trattenere le risate al pensiero del loro look con tanto di parrucca gigante, ma il loro è un misero risultato dato che, dopo poco più di tre secondi, cedono alla tentazione di ridere a crepapelle.

     - Non penso che fosse quello che intendevi con “tornare indietro nel tempo”! - commenta Rouge, incapace di trattenere un sorriso a sua volta.

     - Dai, non era affatto male come canzone! - interviene Ramon, schioccando le dita a tempo - Io la sto ancora ballando! -

     - Ma bravi! - sbotta Knuckles, inviperito - E’ proprio con questo atteggiamento che salveremo il mondo da… da… bah, mi è diventato difficile persino dirlo! -

     Nessuno di loro, nonostante la tensione si fosse momentaneamente allentata, ha però idea di come procedere. Rimangono in silenzio a guardarsi intorno per qualche secondo, incerti su cosa dire o fare, finché Tikal non pone la domanda nella mente di tutti.

     - Che cosa facciamo adesso? -

     La fatica di trovare qualcosa di plausibile da rispondere è risparmiata a chiunque di loro quando una voce fuori dal coro interviene inaspettatamente. Proviene dall’alto e per qualcuno di loro è un qualcosa di già sentito, ma non per questo gradito.

     - Io avrei un suggerimento in merito! - dice Levine, in quel momento seduta sul cornicione di una palazzina lì accanto.

     Con le gambe accavallate ed un mezzo sorriso privo di allegria, abbraccia tutti loro con un solo sguardo. Una palpabile aria di superiorità proviene dal suo atteggiamento, accentuata dal divertimento che sembra provare nello squadrarli letteralmente dall’alto in basso. Alcuni dei presenti scattano subito sull’attenti, allertati dalla presenza di lei, altri invece assumono un’aria di sincera curiosità. La reazione più particolare di tutti, però, è quella di Manny. Lo scimmiotto ha gli occhi incollati sulla farfalla e la bocca spalancata. Se si fosse trovato in un cartone animato, sicuramente i suoi occhi si sarebbero trasformati in un due grossi cuori rossi che battono.

     - E cosa ti dice che vogliamo ascoltarlo? - ribatte Rouge, prima di tutti gli altri - Che cos’è questa? La seconda parte della trappola? -

     Sollevando le sopracciglia in un’aria annoiata, Levine decide di saltare giù dal cornicione e toccare elegantemente terra, in modo da farsi più vicina ai suoi interlocutori.

     - Per quanto mi dispiaccia, topastro con le ali, non sono qui per combattere! - confessa in tono seccato - Il tempo non è dalla nostra, quindi vediamo di saltare la parte “Non possiamo fidarci di te” e “Perché ci aiuti?”, per cortesia! -

     - Siamo davvero così prevedibili? - si chiede Sonic, leggermente stranito.

     - Cosa direbbe il tuo spasimante se sapesse che stai parlando con noi? - continua Rouge, più tranquilla, ma non per questo meno guardinga - Non penso gli stiamo molto simpatici, considerando che fino a poco fa voleva trasformarci in carne tritata! -

     - Spasimante? - ripete Levine con un sarcasmo così palpabile da  risultare sincero - L’unica cosa che interessa ad un pazzo come quello è diventare ancora più pazzo! Ho imparato che meno ho a che fare con Trick e molto meglio è per i miei nervi! -

     Come se la confessione di per sé non fosse abbastanza, delle strimpellate di chitarra ripetitive intervengono per sottolineare con maggiore forza lo stato d’animo di Levine. La sua nuova convinzione e la sua rabbia furiosa si tramutano in una realtà tutta nuova, come ha ormai imparato ad accettare, in cui anche la sua voce è diventata più profonda e tonante. E’ l’arma migliore per tirare fuori tutto quello che tiene compresso nel petto.


     “I guess I just lost my husband, I don't know where he went
     So I'm gonna spend my money, I'm not gonna pay his rent
     I got a brand new attitude and I'm gonna wear it tonight
     I'm gonna get in trouble, I wanna start a fight
     I wanna start a fight, I wanna start a fight”

     In un quartiere tranquillo e pulito, l’arrivo di Levine sconvolge la quieta routine dei residenti. Le parole colleriche della sua canzone rimbombano come se amplificate da un impianto stereo gigantesco. Con indosso degli occhiali vistosi per proteggersi dal sole battente di quella mattina spuntata dal nulla, imbraccia una grossa motosega ronzante. Le sue intenzioni hanno l’aria di essere tutto fuorché pacifiche.

     “So, so what, I'm still a rock star
     I got my rock moves and I don't need you
     And guess what, I'm havin' more fun
     And now that we're done I'm gonna show you tonight
     I'm alright, I'm just fine and you're a fool
     So, so what, I am a rock star
     I got my rock moves and I don't want you tonight”
    
     La destinazione di Levine è un piccolo giardino in cui svetta un grosso e ramificato albero. Assestando un colpo secco sul suo tronco, la ragazza si diverte sadicamente a tranciarlo sempre più in profondità con la sua motosega, scatenando la paura di tutti i passanti che se la danno a gambe. In particolare, vedere le lettere L e T incise sulla corteccia, racchiuse in un grosso cuore, anima ancora di più la sua sete di distruzione. Dopo aver perpetrato l’atto vandalico, corre via, salta a bordo di una decappottabile e si dà alla fuga, senza però dimenticarsi di continuare a cantare.

     Al termine del siparietto, Levine sostiene lo sguardo beffardo di tutti i presenti con fiero cipiglio, più che mai convinta di non voler essere presa in giro mai più da nessun altro, men che meno da quel gruppo di seccatori. Dal canto loro, Sonic e gli altri, però, si rendono conto della sincerità delle parole della loro occasionale nemica. Hanno ben imparato che la fusione con la Music Plant Zone può solo mettere in musica sentimenti e pensieri reali, senza possibilità che possano essere finzione o menzogna.

     - Spero che il numero sia stato di vostro gradimento! - commenta Levine.

     - Tu non ci sopporti, Levine! - replica Sonic - E saresti disposta ad aiutarci solo per prenderti una rivincita sul tuo damerino da strapazzo? -

     - Credi che sia entusiasta di continuare a ballare e a cantare per l’eternità? Non ho mai approvato una follia del genere, ma so che Trick, per qualche motivo che non voglio neanche sapere, ci tiene molto! Non hai idea di quanta soddisfazione proverei se riuscissi a mandare tutto quanto a monte! -

     - Hai almeno delle informazioni che ci possano servire? - domanda Knuckles.

     - Dopo che mi ha dato il ben servito, sono riuscita a tenerlo d’occhio! Ho ascoltato anche la telefonata con cui vi ha attirato qui, quindi sapevo dove trovarvi! Ho approfittato del fatto che fosse assente per giocare qui con voi per accedere al suo archivio personale! Tutta la magnetite sottratta da Angel Island è stata convogliata direttamente nel suo palazzo in centro! I progetti della sua macchina, inoltre, specificano che è stata costruita per essere implementata all’antenna parabolica di quello stesso edificio! -

     - Ma io ho presenziato alla cerimonia di inaugurazione! - interviene Manny - Trick mi aveva detto che quella era solo una copia e che la vera antenna si trovava qui! -

     - Persino uno come te sarebbe in grado di fare due più due e capire che si trattava di una balla! - ribatte Shadow, sprezzante - La iena è molto furba! Il modo migliore per tenere nascosto qualcosa è metterlo sotto gli occhi di tutti! Ha addirittura organizzato una cerimonia e assunto un pagliaccio famoso per allontanare i sospetti! -

     - Ehi! - protesta Manny, anche se viene completamente ignorato.

     - L’ultima volta che abbiamo tentato di entrare nel suo palazzo per poco non saltavamo in aria! - puntualizza Knuckles - Per di più non eravamo neanche sicuri che fosse proprio quello, visto che ce ne sono altri identici in quella piazza! -

     - A questo posso pensarci io! - spiega Levine, visibilmente soddisfatta di avere in pugno la situazione - Ho preparato tutto con cura! Spargerò la mia polvere soporifera nel condotto d’aerazione del palazzo per mandare nel mondo dei sogni chiunque possa fermarci ed avere la via libera per il tetto! Avrei potuto pensarci personalmente, ma non voglio rischiare che danneggiare quell’affare possa peggiorare le cose! Ho bisogno di voi per questo! -

     - E’ una giusta decisione! - concorda Tails, sorridente - Credo di essere in grado di disattivare quel macchinario senza danneggiarlo! -

     - Allora fatevi trovare in centro tra un’ora! Gli agenti di pattuglia avranno finito il loro turno e potremo intervenire! -

     Senza aggiungere altro, Levine dispiega le ali colorate e si libra in volo, allontanandosi non prima di aver lanciato uno sguardo di sufficienza al gruppetto, in particolare a Rouge.

     - Possiamo davvero fidarci di lei? - si chiede Amy, ancora piena di dubbi.

     - Non vedo altre alternative! - risponde Sonic - Ormai non abbiamo nulla da perdere a provare! -

     - Nulla da perdere? - sbotta Knuckles - Quello schizoide prima ci ha quasi fatto a fette ed eravamo qui! Figurati cosa sarà in grado di combinarci direttamente nella sua tana, se si trattasse di un’altra trappola! -

      - Brutta cosa la paura, rosso! - lo punzecchia il riccio blu - Se temi di fartela sotto possiamo sempre procurarti un pannolone! -

      - Lo sai cosa più mi piace di te? Sai sempre qual è il momento giusto di tapparti la bocca! -


     Nel momento in cui il gruppo realizza che è ormai davvero prossima la parola fine ad una disavventura che, nel bene o nel male, sono destinati a non scordare mai, la tensione fa ancora una volta capolino con tutta la drammaticità del momento. Con una sola ora a disposizione prima di poter finalmente passare all’offensiva, non rimane spazio nelle menti dei protagonisti che non sia occupato da una frenetica elaborazione di un piano efficace. E, come di solito accade, il compito di fungere da cervello della squadra è affidato a Tails.

     - Il tempo che abbiamo a disposizione non è granché! - esclama il volpino, mordendosi un labbro con aria preoccupata - Non possiamo permetterci di sprecarne altro! Ho bisogno di tornare a casa per recuperare qualche attrezzo! Non ho idea di che tipo di macchinario mi troverò di fronte, quindi è meglio che sia preparato per ogni evenienza! -

     - Possiamo darti una mano noi a recuperare quello che ti serve! - si offre cortesemente Cream, indicando sia il suo fedele Cheese che Tikal, accanto a lei.

     - Allora basta ciondolare! - ribatte Sonic, il suo inimitabile buonumore che traspare da ogni sillaba - E’ ora di fare rientro a casa! -

     - Non pensi che sia meglio che qualcuno di noi si apposti sul luogo dell’appuntamento? - propone Rouge di punto in bianco - Dite quello che volete, ma fidarci di quell’insetto in gonnella non è quello che chiamerei una buona idea! -

     - Per una volta sono d’accordo con lei! - conferma Knuckles - Non sarebbe la prima volta che finiamo in trappola come dei merluzzi per esserci fidati troppo! -

     - E io che pensavo di diventare vecchio prima di sentirti pronunciare queste parole! - replica Sonic, con un ghigno sarcastico, prima di voltarsi per cercare lo sguardo di Shadow - Che ne dici di… -

     Eppure Shadow non si trova dove il riccio blu pensa che sia. Con aria stranita, si guarda intorno, ispirando gli altri a fare lo stesso, sebbene ormai non ci sia più traccia del soggetto in questione.

     - Di tutti i momenti in cui poteva andarsene a spasso… -

     - Credi sia andato da Trick? - domanda Amy.

     - Mi stupirebbe il contrario! Ma ora non c’è tempo di badare a lui! Se però finisce col fare danno, giuro che lo tormenterò per il resto dei miei giorni cantandogli un’opera lirica direttamente sul suo brutto muso! -

     - Credo che tu lo conosca abbastanza da sapere che è stato già tanto convincerlo a procedere a modo vostro! - spiega Rouge - In ogni caso, andrò con Knucky a dare una controllata alla zona e se ci capita di trovare Shadow cercheremo di riportarlo alla ragione! -

     - Quella sì che sarebbe un’impresa da medaglia d’oro! - commenta Sonic - Per te va bene? -

     - Come no! - sbotta Knuckles, in tutto il suo sarcasmo - Non vedevo davvero l’ora! - ma poi, conscio della criticità del momento, si fa serio - Ci penso io, puoi stare tranquillo! -

     - Quindi non ci rimane che toglierci dai piedi! - conclude il riccio blu.

     - Su questo siamo d’accordo! - si intromette Manny, sentendosi più coraggioso in seguito all’assenza di Shadow - Ho finito di scarrozzarvi in giro per la città! Si è fatta una certa ora e non ho ancora fatto il mio idromassaggio serale! -

     - Se non fai il bravo è di un dottore che avrai bisogno, non di un idromassaggio! - ribatte Sonic, sfoderando un sorriso minaccioso che raramente gli si è visto.

     - Avrai presto notizie dai miei avvocati andando avanti di questo passo! - è la risposta della scimmia, livida di rabbia ma non per questo meno cauta.

     - Ti ho mai detto che Shadow è mio fratello minore? - incalza Sonic, cercando di sembrare convincente - Com’è che si dice? Buon sangue non mente! Se hai trovato lui spaventoso, quanto pensi che possa esserlo io? -

     Non è necessario che il sudore freddo che bagna la fronte di Manny parli per lui. La prospettiva di fare i conti con qualcuno più cattivo di Shadow the hedgehog pare non allettarlo proprio per nulla, considerando che dopo pochi istanti di riflessione assume un tono molto più cordiale.

     - Ehm… allora cosa state aspettando? Tutti in macchina! Il mio autista vi porterà dovunque vogliate! -

     - Visto? Anche tu sai prendere delle decisioni giuste se ti ci metti d’impegno! - conclude il riccio blu, strizzando l’occhio a Tails quando lo scimmiotto non può vederlo.


     - Davvero? Da non crederci! Io l’avrei come minimo riempita di piombo! -

     - E la parte peggiore è che poi non mi ha nemmeno richiamato! Insomma, mi si è praticamente lanciata addosso come una gatta in calore e poi si diverte a fare la preziosa! Come se non ce ne fossero a bizzeffe altre come lei! -

     - Bah, valle a capire! La prossima volta che… -

     Un tonfo sordo è decisamente un modo singolare per far terminare un pigro chiacchiericcio. Non che i due Ring Leaders che pattugliano il corridoio abbiano avuto modo di rendersene conto. La rapidità con cui sono passati dalla veglia al sonno non gli ha consentito neanche di realizzare il frangersi delle nocche sulla base del loro collo. A sovrastare sui loro due corpi privi di sensi c’è la forte presenza di Shadow the hedgehog in tutta la sua sinistra minacciosità.

     Senza indugiare oltre, il riccio nero trascina via i due malcapitati e li rinchiude in un vicino stanzino delle scope. Nessuna missione più di quella richiede di scivolare nell’ombra con più attenzione e più velocità di esecuzione. Del resto, gli ci è voluto davvero poco per decidere di prendere in mano la situazione e provvedere personalmente a rimediare al subbuglio degli ultimi giorni. Crede quasi di aver cominciato a rammollirsi per aver avuto pazienza ed essere stato alle regole del gioco di Sonic e degli altri quando avrebbe semplicemente potuto partire all’azione in solitario come ha sempre fatto. Un po’ per raccogliere maggiori informazioni, un po’ persuaso da Rouge aveva accettato di collaborare con la combriccola del suo sosia, ma una volta ricevuta l’imbeccata da Levine si era ritrovato a non essere più disposto ad attendere un solo minuto, figurarsi un’ora, prima di poter affrontare faccia a faccia il responsabile di una farsa tanto ridicola quanto pericolosa.

     Acquattato in un angolo, Shadow controlla che ci sia via libera nel prossimo corridoio prima di andare avanti. La strada verso il terrazzo è meno semplice di quanto avesse pensato. Introdursi di soppiatto nel palazzo dal quale quella stessa mattina era stato costretto a fuggire è stato solo il primo passo. Non può correre alla sua consueta velocità per non lasciare una sospetta scia annerita sulla curata moquette dei pavimenti e neanche utilizzare l’ascensore per raggiungere la destinazione. Non può permettersi di sottovalutare la pericolosità del suo avversario, né tanto meno la possibilità che questi lo faccia passare dalla parte del torto di fronte alle autorità. Non che le forze di polizia di Emerald Town potessero fermarlo, sia ben inteso. Ciò che proprio non gli ci vuole, però, è l’interferenza di chi non avrebbe fatto altro che fargli perdere tempo.

     Stufo della lentezza con cui è costretto a procedere, Shadow decide allora di optare per un approccio più rapido. Raggiunge le porte metalliche di uno dei tanti ascensori del grattacielo e, infilando le dita nella fessura che le separa, mette in moto i muscoli con uno sforzo sovrumano per aprirle. Fortunatamente per lui, l’ascensore si trova qualche piano più in basso. Tramite la scaletta metallica d’emergenza, sarebbe stato un gioco da ragazzi salire per più piani all’interno della tromba senza essere scoperto. Silenziosamente e con tutti i sensi all’erta, Shadow si fa strada nel buio corridoio verticale, tenendo mentalmente il conto dei piani superati. Sempre più veloce, raggiunge infine il soffitto e deduce che quella dev’essere l’ultima fermata prima di poter accedere al terrazzo. Forzate nuovamente le doppie porte, percorre attentamente un androne che gli balza alla vista per essere più freddo e spoglio rispetto a tutti gli altri che ha incontrato. In fondo al percorso, una vecchia e spessa porta in legno lo attende. Trepidante e pronto all’azione, Shadow ruota il pomello di ottone e varca la soglia.

    

     A poco più di venti minuti dal fatidico appuntamento con Levine, a casa Prower fervono come non mai i preparativi per lo scontro decisivo contro il nemico più bizzarro e sorprendentemente pericoloso che Sonic e il suo gruppo di amici si siano mai ritrovati ad affrontare. Sonic ed Amy attendono pazientemente in giardino che Tails, aiutato da Cream e Tikal, abbia recuperato tutto ciò che reputa possa servirgli a disattivare il marchingegno che tanti grattacapi è riuscito a procurare a tutti loro.

     - Se ci pensi sembra totalmente assurdo che un matto in cilindro si sia rivelato più pericoloso di un altro matto aspirante dittatore con un esercito di robot assetati di sangue! - afferma Sonic, leggermente divertito - In confronto a quanto ci vuole fare Trick, tutte le follie che ha architettato Eggman in questi anni sembrano essere una ventata di aria fresca! -

     Quando il riccio blu non riceve risposta, si volta ad indagare sull’inconsueta assenza di chiacchiere da parte di Amy. La ritrova con il capo chino e un’espressione sconsolata che non presagisce nulla di buono. Per una volta desideroso di sapere cosa le frulla in testa, giusto per essere pronto a tutto, Sonic le rivolge ancora la parola.

     - Che ti prende, Amy? Sei preoccupata per stasera? -

     - Oh, quello? - replica lei - No, non sono minimamente tesa! So che come al solito riuscirai a risolvere il problema e che tutto andrà per il meglio! -

     - Allora perché hai l’aria di quella a cui abbiano soffiato il primo premio al gioco del martello del luna park? -

     - Sai cosa mi infastidisce di tutta questa storia? Non è aver passato gli ultimi giorni a fare la diva di un musical e nemmeno che sono stata costretta a sospendere le lezioni di autodifesa con cui mi stavo divertendo così tanto! E’ che tu per l’ennesima volta avrai partita vinta e non sarò riuscita a strapparti neanche una misera serenata d’amore! -

     Al limite della sopportazione, Sonic si lascia scappare un verso di scoraggiamento, prontamente ricambiato da un’occhiata elettrica di Amy.

     - Ancora con questa storia? Insomma, cosa pretendi? Che lasci che Trick trasformi il mondo in una discoteca solo per poterti cantare parole smielate con una chitarra? -

     - Provaci ancora, sapientone! - ribatte la ragazza, spingendogli indietro la fronte con la punta dell’indice - La Music Plant Zone trasforma in musica tutti i nostri sentimenti, vero? Allora come mai in tutti questi giorni non ho assistito ad un solo tuo pensiero nei miei confronti? -

     - Ehm… ma come puoi dubitarne? Certo che io ti penso! E’ solo che… che… sono stato più concentrato su Trick che su tutto il resto… sì, ecco tutto! -

     - Sta parlando lo stesso Sonic che fino a poco tempo fa si stava tanto vantando di non aver avuto mai un solo dubbio sul fatto di risolvere il caso? -

     Colto in flagrante e sentendo i dolori da martello e da ramanzina anticipati, Sonic decide di prendere il toro per le corna… o meglio la riccia, sebbene non si azzardi ad utilizzare questa espressione a voce alta.

     - Va bene, va bene! Vuoi una canzone d’amore? Eccotene una! Ecco… allora… -

     Il riccio si inginocchia con una sola gamba sul prato e, sentendosi molto stupido, cerca di fingere che l’incantesimo musicale si sia impadronito di lui.

     - “Amy… oh, Amy… il mio cuore batte per te… sei bella come una ciambella… quando impugni la tua padella… regalami un’emozione cuocendo i Chili Dog ancora una voltaaaaa!” -

     Il responso dell’unica spettatrice, però, non è quello che Sonic si sarebbe aspettato. Schiumante di rabbia per il palese modo in cui il riccio supersonico la sta prendendo in giro, Amy mette mano al suo martello e arriva sul punto di perdere le staffe.

     - E questa la chiami una canzone d’amore? - sbotta di colpo - Se proprio devi fingere, evita di prendermi per i fondelli in questo modo! -

     In soccorso del povero Sonic arriva infine un accordo di chitarra il cui potere riesce a paralizzare la furia di Amy Rose, impresa non da poco. L’aria attorno ai due ricci si carica di elettricità e una nebbiolina biancastra comincia ad aleggiare lentamente, avvolgendoli come uno scialle evanescente e trasportandoli insieme in una delle consuete dimensioni da sogno ammantate di musica che hanno imparato a conoscere.


     “Me no bubblicious, me smoke heavy tar
     Me be groovin' slowly where you are
     Notify your next of kin cause you're never coming back
     I've been dropping beats since Back in Black
     And we'll paint by numbers  ‘til something sticks
     Don't mind doing it for the kids”

     Quando Sonic ed Amy si ritrovano a cantare sensualmente, uno di fronte all’altro, in una piccola stanza dalle pareti rosse, non sono le note calde nelle loro voci che saltano subito all’occhio, o in questo caso all’orecchio. Nemmeno il loro provocante abbigliamento, pantaloni attillati e top nero lucido per lei, un elegante completo scuro con cravatta per lui, riesce a distogliere dal particolare che più esprime la loro attrazione reciproca: gli sguardi magnetici che si rivolgono.

     “You've got a reputation, well I guess that can be explored
     You're dancing with the chairman of the board
     Take a ride on my twelve cylinder symphony
     But if you got other plans
     The purpose of a woman is to love her man
     And we'll paint by numbers ‘til something sticks
     Don't mind doing it for the kids”

     La canzone dei due ricci, così come le loro sinuose movenze, prosegue passo dopo passo su di una scalinata simile a quella dei palcoscenici di teatro. Dall’interno di ogni gradino esplode una luce intensa man mano che i due protagonisti ci camminano. A seguire la loro marcia ritmata c’è uno stuolo di ballerine dai costumi sgargianti e scintillanti, ricoperti di piume a profusione.

     “I'm gonna give it all of my loving
     It's gonna take up all of my love
     Come down from the ceiling, I didn't mean to get so high
     I couldn't do what I wanted to do when my lips were dry
     You can't just stop and leave me, I'm a singer in a band
     Well I like drummers baby, you're not my bag”

     In cima alla scalinata li attende un abbagliante scenario da sogno e mai termine è stato più adatto di questo considerando gli intensi colori e le forme da capogiro tipiche di un caleidoscopio che sono proiettate sulle pareti. Sonic ed Amy ballano uno di fronte all’altro, scuotendo le spalle a tempo di musica, mentre le ragazze del loro corpo di ballo si esibiscono in scatenate lap dance sui pali neri di cui è disseminato il palco.

     “Jump on board, take a ride, yeah
     (You'll be doin' it all right)
     Jump on board feel the high, yeah”

     Quando le loro due voci si fondono in un unico coro così potente da trapassare le pareti, Sonic ed Amy si stringono in un abbraccio in vita e danzano con movimenti circolari fissando la luce della telecamera che proviene dall’alto, in modo da poter mostrare a tutto il mondo l’energia della loro sintonia. Sventolando dei ventagli piumati, le ballerine si stendono in cerchio attorno a loro per creare una curiosa scenetta dall’aspetto decisamente elegante.

     Una volta che le note della chitarra si fanno sempre più lontane, Sonic ed Amy riescono a riprendere coscienza di sé stessi. Le luci accecanti del palcoscenico da sogno lasciano spazio alla tenue oscurità della sera, ma anche con una visibilità ridotta per il riccio blu non è difficile scorgere il bagliore di euforica emozione negli occhi della sua compagna. Sebbene venga spontaneo per Sonic tirare un sospiro di sollievo per aver in qualche modo accontentato il desiderio di Amy, comincia sul serio a temere le conseguenze delle parole che si è ritrovato a cantare.

     - Oh, Sonic! Non sapevo che avessi intenzione di avere dei bambini! - esclama la ragazza, fuori di sé dalla contentezza.

     - Ehi, ehi, ehi! Vacci piano! - si lamenta Sonic, sfuggendo per un soffio ad un abbraccio spaccaossa - Non ricominciare a dare segni di squilibrio come quando hai incontrato Emerl! -

     - Su, non essere così timido! Ho sentito cosa mi hai cantato e non puoi neanche negare che sia vero questa volta! -

     Spaventato come non mai, Sonic comincia a fuggire ai tentativi di Amy di saltargli al collo, più che desideroso in quel momento di affrontare un’armata di robot corazzati piuttosto che gestire una situazione del genere.

     - Hai avuto la tua canzone d’amore, Amy! Adesso, per carità, controlla le effusioni! - esclama lui, sull’orlo della disperazione.

     Come arrivato in suo soccorso, Tails, in quello stesso momento, si affaccia sul giardino, seguito a ruota dal resto del gruppo. Porta una capiente borsa di cuoio a tracolla il cui gonfiore presagisce la presenza di ogni tipo di strumento del suo arsenale.

     - Va tutto bene qui fuori? - domanda la volpe, leggermente preoccupata - Vi ho sentito alzare la voce! -

     - Sonic mi ha finalmente dedicato una canzone d’amore! - replica Amy, saltellando incontro a Cream e a Sydia - Non è meraviglioso? - quindi prende una mano ad entrambe ed improvvisa un allegro balletto.

     - A quanto pare è riuscita ad averla vinta ancora una volta! - commenta Tails con un sorrisetto, rivolgendosi a Sonic.

     - A proposito di averla vinta, hai preso tutto ciò che ti serve? - ribatte il riccio, cogliendo al volo l’occasione di cambiare argomento.

     - Dovrei essere pronto per ogni evenienza, anche se l’idea che sia tutto nelle mie mani non mi fa stare molto tranquillo! - ammette Tails.

     - Credimi, se dipendesse tutto da me non sarei così sicuro come lo sono adesso! - risponde Sonic, scompigliando affettuosamente il pelo sulla testa del volpino.

     - Quindi è arrivato il momento di andare! - interviene Manny, oltrepassando la soglia e sfregandosi le mani con un entusiasmo parecchio sospetto - Non vedo l’ora di assistere alla scena! Potrebbe venirne fuori un’ottima sceneggiatura per un mio futuro film! -

     Sonic decide di prendere la palla al balzo e si rivolge in modo secco e diretto allo scimmiotto.

     - Spiacente, bello, ma la tua parte qui è finita da un pezzo! Ti suggerisco di tornartene a casa e di incrociare le dita per il sottoscritto! -

     L’espressione sbalordita di Manny è un’efficace testimonianza di quanto poco si aspettasse quello sviluppo inatteso. Indignato come se fosse stato pesantemente insultato, si esibisce in un’esagerata posa oltraggiata.

     - Era questa la vostra idea sin dall’inizio? Approfittarvi della mia naturale generosità e poi liberarvi di me quando non c’è più bisogno di un briciolo di carisma e di personalità tra voi teste vuote? -

     - Wow! E senza neanche chiedere un aiuto! - commenta cinicamente Sonic.

     Indispettito da tanto sarcasmo, Manny posa allora lo sguardo su Ramon, in quel momento timidamente in disparte.

     - L’agente D.Denser non la pensa in questo modo, vero? -

     Ramon, leggermente imbarazzato, si gratta il capo nervosamente prima di rispondere.

     - Ehm… forse sarebbe meglio per la sua sicurezza se tornasse a casa, signor Monkey! -

     - Cosa? Ma… avevamo un accordo! -

     - Non mi fraintenda! La sua offerta mi alletta molto! Far parte dello show business sarebbe un sogno che si realizza, ma ci sono alcune cose che hanno più importanza! Prima dei soldi e della fama viene la sicurezza delle persone… e degli amici! -

     Un’occhiata di sfuggita al volto sorridente di Sydia e Ramon rinnova la convinzione che gli serve per rinunciare ai suoi sogni e per fare la cosa più giusta.

     - Credo non sia rimasto più nulla da dire! - conclude Sonic, intenzionato a non perdere altro tempo - Non si può sempre avere ciò che si vuole, amico! Cerca di fare tesoro di questa lezione! - quindi lo congeda automaticamente con un cenno della mano - Ci si becca in giro! -

     Umiliato, irritato e deluso per non essere riuscito a soddisfare un suo capriccio, per quella che è la prima volta, a Manny Monkey non rimane che raggiungere la lussuosa auto in cui lo attende il suo conducente privato. Cerca in tutti i modi di trovare qualcosa da dire, qualcosa che possa dargli un pizzico di rivincita, o anche che riesca a far pentire quel gruppo di presuntuosi per quanto hanno fatto. Non è in grado, però, di pronunciare nessuna delle sue frasi ad effetto, senza un copione da cui attingere. Il faccia a faccia con la dura realtà è più arduo di quanto avesse mai immaginato. Ed è proprio la sua impreparazione nell’affrontare qualcosa che non gli sia servito su un piatto d’argento che lo costringe a rimanere in silenzio e a sparire nell’ombra, per la prima volta senza uno spettacolo di colori ed ovazioni sulla sua scia.


     Una serata tranquilla come quella difficilmente si addice ad ospitare una battaglia per decidere le sorti della realtà, si ritrova a pensare Rouge. Nonostante questo, però, la crisi del momento manca della consueta drammaticità che si confà ad un’apocalisse degna di questo nome. Durante tutte le avventure che ha vissuto, più o meno volentieri, in compagnia di Sonic e dei suoi compagni, la prospettiva peggiore che le si è parata davanti è di perdere la vita o la libertà. Non è tanto facile, si dice, riuscire a preoccuparsi più di tanto di fronte all’eventualità di vivere in uno sfarzoso musical globale. Tuttavia, non è il caso neanche di ignorare che rimanendo vittima dei piani di Mr. Trick la conseguenza più diretta sarebbe perdere per sempre il lucchetto che le permette di custodire così gelosamente lo scrigno dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti. Aveva imparato che, esattamente come l’acqua e l’olio, i sentimenti non si mescolano bene con il suo lavoro ed è proprio da questo che deriva il suo strenuo impegno nel mantenere l’alone di mistero che la circonda.

     Il suo sguardo si perde nuovamente sulla grande piazza che sta tenendo sotto controllo. Tenuamente illuminata dai lampioni e immersa in un letargico silenzio, ospita solo delle coppiette che passeggiano serenamente al chiaro di luna. Nulla lascerebbe presagire quanto di lì a poco sarebbe accaduto. Rouge si volta verso Knuckles, guardingo come non mai, ma non per questo senza il suo caratteristico volto imbronciato. Sorride al pensare come alcune cose, per quanto tempo possa passare, rimangono sempre le stesse. Non riesce neanche più a ricordarsi da quanto lei e il guardiano del Master Emerald stavano continuando con il loro giocoso tira e molla, molto spesso materializzato sul piano pratico dai loro opposti doveri, ma più che altro determinato da ciò che non volevano o non potevano dirsi. Nonostante questo, come anche Shadow le aveva indotto a pensare, ogni bel gioco è destinato a durare poco. Affrontare una volta per tutte la situazione è il modo più semplice per tirare le somme del loro rapporto e mettere a tacere quella voce che fa capolino dentro di lei per alimentare ogni tipo di rimorso. In una direzione o nell’altra, nel bene o nel male, qualunque fosse stata la fine di quel gioco, almeno sarebbe stata sicura che non ci sarebbe stato altro da dire e avrebbe potuto essere in pace con sé stessa. Per questo motivo, pensa Rouge, è necessario provvedere adesso, perché è ancora lei l’unica e sola a decidere quando abbassare le difese e parlare con il cuore in mano. Non può essere un macchinario, né l’influsso di una Zona a prendere questa decisione per lei. Per non correre il rischio di perdere questa libertà, è questo il momento giusto di agire… del resto sono soli, sono tranquilli ed è una serata così bella!

     - Che cosa ti frulla nella testa? - domanda Rouge, senza un filo di scherno nella voce.

     - Varrebbe la pena dirtelo solo per sapere dove vuoi andare a parare! - ribatte Knuckles, visibilmente annoiato.

     - Questa volta non credo che riusciresti ad immaginarlo! - è la semplice risposta.

     L’echidna aggrotta la fronte, rendendosi conto che qualcosa nella voce del pipistrello è diverso rispetto al solito.

     - Sei in vena di confidenze oggi? Non potevi scegliere tipo più sbagliato! -

     - Io dico che ti interessa quello che ho da dirti! Sempre se quella tua zucca vuota riesce a concentrarsi per qualche minuto! -

     La parte più difficile però è trovare le parole giuste. E’ necessario parlare in fretta per evitare che la portata di quella sensazione finisca col tradursi in musica e che lei, di conseguenza, perda il controllo di quanto ha scelto di confessare. In confronto, rapinare una banca è il giochetto più facile del mondo… ma proprio quando ha scoperto come introdurre il discorso, accade l’irreparabile.

     Dei forti battiti accompagnano un motivetto accattivante, così intenso da rimanere inciso nella sua testa e da costringerla ad abbandonare ogni tipo di controllo su di sé e sul suo corpo. La sua mente comincia a galleggiare in un limbo indefinito e, con suo grande disappunto, si ritrova a non poter fare nulla contro il magico influsso della Music Plant Zone.


     “I just can't get you out of my head
     Boy, your lovin' is all I think about
     I just can't get you out of my head
     Boy, its more than I dare to think about
     There's a dark secret in me 
     Don't leave me lost in your arms”

     Quando Rouge riapre gli occhi si ritrova alla guida di un’auto sportiva gialla. A bordo del suo veicolo, sfreccia lungo un’interminabile autostrada deserta, con alla radio la stessa musica orecchiabile che l’ha intrappolata nel suo incantesimo e l’ha trascinata fino a lì. A dare voce alla melodia è naturalmente lei, completamente in balia del ritmo nei sensi e nella mente.

     “Set me free
     Feel the need in me
     Set me free
     Stay forever and ever and ever
     I just can't get you out of my head”

     Arrivata al capolinea del suo tragitto, scende dall’auto e accetta l’invito di un gruppo di ragazzi e ragazze in tuta bianca. Le porgono un velo color panna con cui coprirsi il capo in modo che, non appena si lanci insieme a loro in una danza sinuosa e meccanica, la pioggia di polvere di stelle che imperversa nel cielo non la colpisca. La melodia prosegue per qualche tempo, prima di sparire rapida com’è arrivata, ma lasciandosi alle spalle il suo ritmo ipnotico.

     Rouge non vorrebbe che la realtà tornasse a prendere la sua piega usuale, perché una volta sparita la sfavillante magia di cui è vittima, Knuckles si accorgerebbe nei suoi occhi di tutta la frustrazione e la delusione che desiderava con tutto il cuore non dover patire. Non era così che doveva andare, non era in questo modo che voleva mettere a parole ciò che si nascondeva dentro di lei. Eppure, Knuckles sembra capire, sembra aver inteso perfettamente il senso di tutto ciò che è avvenuto di fronte ai suoi occhi. Con un gesto che sembra costargli più di quanto avrebbe mai ammesso, prende delicatamente la mano di Rouge e lascia che entrambi si abbandonino all’influsso della prossima melodia.


     “She’s just a lover who makes me high
     It's worth the givin’, it's worth the try
     You cannot cleave it, put it in the furnace
     You cannot wet it, you cannot burn it
     She wants to give it, dare me”

     Senza alcun preavviso, lo scenario cambia radicalmente ancora una volta. Knuckles e Rouge si ritrovano catapultati in un piccolo villaggio sperduto nella desolazione di un’area rocciosa. Alcuni alberi rachitici proiettano delle sottili ombre, sebbene i raggi del sole siano schermati da una fitta coltre di nubi. I due sono uno di fronte all’altra, lui con indosso una canotta bianca e un paio di pantaloni sottili, neri e stretti, e lei che sfoggia un completo da danzatrice ispanica, con tanto di gonna bianca svolazzante. La melodia inframmezzata cattura Knuckles nelle sue spire e lo sprona a cantare brevi e incisive strofe con voce leggermente acuta ma tonante.

     “It's just a feeling you have to soothe it
     You can't neglect it, you can't abuse it
     It's just desire, you cannot waste it
     Then if you want it then won't you taste it
     She wants to give it, dare me”

     I passi di danza che i due muovono rispecchiano perfettamente il loro travagliato rapporto. Knuckles e Rouge si avvicinano l’uno all’altra, si sfiorano con leggere movenze, fanno passare le loro mani sul proprio corpo e su quello dell’altro, ma nulla di tutto ciò si esprime con più di un fugace tocco o una rapida occhiata. Dal modo in cui ballano sensualmente sembra che entrambi fremano di desiderio latente, ma che qualche forza misteriosa li costringa a trattenere quanto striscia nel loro ventre.

     “Because there's somethin’ about you baby
     That makes me want to give it to you
     I swear there's somethin’ about you baby
     Just promise me whatever we say
     Whatever we do to each other
     For now we make a vow to just
     Keep it in the closet”

     D’un tratto, Rouge lascia andare la mano di Knuckles e corre verso una casupola alle sue spalle, sparendovi all’interno come inghiottita dal buio. L’echidna le è subito dietro, spalancando le doppie porte che lo separano da lei con un colpo secco. Rouge è seduta su un fianco sul pavimento, proprio mentre si stanno sussurrando le parole di cui tanto hanno bisogno per mettere fine alla loro girandola di emozioni. Knuckles le porge la mano, la aiuta a rialzarsi, ma proprio quando sono entrambi a fior di labbra la decisione è stata presa...

     Più bruscamente del normale, la dimensione da sogno musicale viene risucchiata nelle pieghe della realtà corrente, costringendoli a riprendere conoscenza nel momento in cui si stanno guardando intensamente negli occhi. L’imbarazzo è, come sempre, palpabile tra di loro, ma si rendono conto che la musica è venuta loro incontro. Ha permesso loro di dirsi ciò che l’orgoglio, la testardaggine e tutta la gragnola di emozioni contrastanti che provano da tempo gli ha impedito fino a questo punto. In un modo che è quasi impossibile ignorare, hanno giurato che da adesso in poi qualunque fosse l’emozione con cui non sono riusciti a convivere o che non sono stati in grado di gestire, l’avrebbero tenuta segregata dentro di sé in attesa del momento in cui sarebbero stati pronti per liberarla e affrontarla.

     Knuckles e Rouge si sorridono a vicenda, consapevoli di custodire un piccolo segreto che non necessita di parole per essere stabilito. Ben lieti di essere soli in quel momento, sono costretti però ad infrangere quell’attimo di tregua serena quando il loro punto d’appostamento inizia ad affollarsi.

     - Qualche notizia in diretta dalla tana del lupo cattivo? - domanda Sonic, appena sopraggiunto con il resto del gruppo alle sue spalle.

     - Più tranquillo di così non si può! - lo informa Knuckles - Se non altro sono le condizioni ideali per un assalto in piena regola! -

     - Della principessina alata non c’è ancora traccia! - interviene Rouge - E’ difficile capire quando è il caso di cominciare a preoccuparsi quando c’è di mezzo lei! -

     - E di Shadownegger? Avete visto un carro armato rosso e nero scorazzare da queste parti? -

     - Nessun segno neanche di lui! Qualunque cosa si sia messo in testa di fare non ha funzionato! -

     - Oppure non ha avuto tempo di metterla in pratica! - completa l’echidna.

     - E se aspettassimo sue notizie? - propone Ramon - Forse se gli dessimo ancora un po’ di tempo… -

     - Finirebbe per combinare altri disastri alla sua tipica maniera! - conclude Sonic, adesso visibilmente nervoso - Continuare a cantare e ballare fino alla fine del mondo non è una delle mie aspettative di vita! -

     - Se Shadow è riuscito a risolvere il problema a quest’ora non dovremmo più essere costretti a farlo! - suggerisce Tails, in tono ottimista - Vero? -

     Quando un accordo elettronico particolarmente ispirante attraversa le orecchie di tutti i nove compagni, si rendono perfettamente conto che il problema è ben lontano dall’essere risolto. Avvertono il brivido della danza e il senso di rilassamento che precede il loro prossimo numero. Sospirando profondamente, Sonic è l’unico che riesce a parlare prima di cominciare a cantare.

      - Scheggia, sai che ti voglio bene, ma hai mai pensato di tapparti la bocca di tanto in tanto? -


     “Watch me move, when I lose, when I lose it hard
     Get you off with the touch dancing in the dark
     You notice what I'm wearing, I notice that you're staring
     You know that I can take it to the next level, baby
     Harder than the A-list, next one on my hit list
     Baby, let me blow your mind tonight”        
 
     E’ la voce di Tails quella che trascina il ritmo elettronico che tutti riescono a sentire. Avanza lentamente in uno stretto spazio semibuio, un ring pavimentato di cemento dove pare che avrà luogo un epico scontro di lì a poco. La folla è disposta a cerchio attorno ai contendenti, in particolare una familiare volpe a due code che, con giacca di pelle borchiata e occhi cerchiati di trucco nero, attira i suoi tifosi a sé con la forza della sua canzone. Alle sue spalle lo supportano i suoi scagnozzi: Amy, Ramon, Cream e Tikal, tutti a sfoggiare un look punk-futurista. Tails osserva con occhi minacciosi il suo avversario, al quale è affidata la strofa successiva.

     “I can't take it, take it, take no more
     Never felt like, felt like this before
     Come on get me, get me on the floor
     DJ what you, what you waiting for?
     Woah oh oh oh oh oh ohhh”

     La banda rivale è capitanata da Sonic che, in quell’inedita versione, indossa un giubbotto di jeans dalle maniche strappate e una bandana rosso fuoco. I suoi seguaci, Knuckles, Rouge e Sydia, agitano le dita delle mani come ansiosi di stringerle attorno ad un collo. Mentre il riccio blu sta cantando la sua parte, si muove lentamente verso Tails, arrivandogli così vicino da far cozzare le loro fronti. Nel momento in cui la musica aumenta d’intensità, le due fazioni decidono di venire al sodo… e di sfidarsi in una gara di danza.

     “See the sunlight, we ain't stopping
     Keep on dancing till the world ends
     If you feel it let it happen
     Keep on dancing till the world ends”

     Tra i passi delle due bande e il saltare concitato della folla in visibilio, lo stretto quadrato di cemento in cui tutti si trovano comincia a tremare come in preda ad un violento terremoto. Non per questo però c’è qualcuno che decide di fermarsi, intenti più che mai a scuotere le fondamenta stessa del mondo fino a farlo crollare su sé stesso. Un cono di luce filtra dal soffitto ed illumina come un riflettore Sonic e Tails, le cui voci, unite come una sola, si alzano verso il cielo con notevole potenza.

      Di punto in bianco, però, tutto ritorna alla normalità, lasciando spiazzato tutto il gruppo, ancora convinto di essere alle prese con una gara di ballo. A differenza delle altre volte, però, non c’è tempo di ridere o di imbarazzarsi per i panni in cui sono stati costretti a calarsi.

      - Questa è la prova che non c’è stato alcun miglioramento! - commenta Sydia.

      - Ho il presentimento che le cose siano persino peggiorate! - le fa eco Tikal.

      - E’ proprio per questo che avevate bisogno di me! - replica qualcuno sopra le loro teste.

     Seduta sulla ringhiera della scala antincendio del palazzo alla loro sinistra, ecco comparire Levine, quasi sbucata fuori dal nulla tanto è stata silenziosa.

     - Cominciavo a pensare che non mi avresti delusa neanche questa volta! - ribatte Rouge, incrociando le braccia e guardandola con fare ammonitore.

     - Spiritosa! - è la sprezzante risposta - Mentre voi eravate impegnati a fare baldoria ho spruzzato tutta la mia polvere soporifera nell’impianto d’aerazione! Il tempo che si sparga per tutti i piani e il palazzo diventerà il mondo dei sogni! Soddisfatta, bellezza? -

     - Hai già pensato a come fare ad entrare? - le chiede Knuckles impazientemente.

     - Non ce n’è bisogno! Perderemmo solo tempo se facessimo irruzione dall’ingresso! - spiega la farfalla con una leggera cantilena - Mi pare che almeno quattro di noi sappiano volare, giusto? Salite questa scala e raggiungete il tetto della palazzina! Raggiungeremo il terrazzo del grattacielo via aria! -

     - Devo ammettere che sei più abile di quanto pensassi! - commenta Sonic, scatenando un’occhiataccia di Amy.

     - Fortuna per te che questa volta sono dalla tua parte! - replica Levine con un sorrisetto sarcastico.

     Senza indugiare oltre, il gruppo si arrampica in fretta e silenziosamente lungo la scala antincendio. Il loro passo è felpato in modo che il tintinnare del metallo di cui sono fatti i gradini non attiri troppo l’attenzione. Una volta arrivati in cima, Levine indica pigramente la loro destinazione: uno dei sei grattacieli del complesso proprio di fronte a loro. Dopo qualche minuto impiegato per organizzarsi, arriva il momento di passare ai fatti. Tails è il primo a fare strada nel cielo notturno. Come ha già fatto numerose volte in passato, tiene strette le mani di Sonic, alle caviglie del quale è saldamente attaccato Knuckles, e trasporta i suoi due compagni in volo verso la meta. I piani di differenza dalla palazzina al grattacielo non sono molti, cosa che gli permette di resistere abbastanza a lungo da permettere un atterraggio sicuro a tutti e tre. Cream si tuffa subito dopo nel vuoto, trasportando Amy e Tikal e riuscendo a prendere sempre più quota incredibilmente grazie alle sue grandi orecchie. Rouge e Sydia li seguono a ruota, tallonati a loro volta da un riluttante Ramon sospeso a mezz’aria dalla presa di Levine.

      Il terrazzo del grattacielo di proprietà di Mr. Trick è ampio e spazioso come ci si aspetterebbe da un palazzo di quelle dimensioni. Una ringhiera metallica scintilla nel buio, come monito dei confini che delimita per evitare una vertiginosa caduta. Diversi vasi che ospitano numerose varietà di piante, alcune visibilmente esotiche, contornano i cornicioni. Tuttavia, niente di tutto questo cattura in un istante l’attenzione di Sonic e del resto del gruppo. Quasi a ridosso del cornicione ovest svetta un enorme traliccio sul quale è abbarbicata l’antenna parabolica più grossa che il riccio abbia mai visto. Alla base della struttura si trova una complessa apparecchiatura elettronica che nulla ha da invidiare ai marchingegni che può vantare Tails nella sua officina-laboratorio. Quattro piccoli monitor spiccano nel blocco più in alto, sui quali è proiettato una specie di grafico verde simile ad un elettrocardiogramma. Diversi pannelli con pulsanti e leve sono sparpagliati per la maggior parte della superficie del marchingegno, ma ciò che più salta all’occhio non è questo. Un serbatoio formato da tre cilindri di vetro nel lato sinistro dell’apparecchio ospita un denso liquido viola apparentemente in ebollizione e, dalla parte opposta, un incavo pieno di cavi e morsetti lascia intravedere una pietra gialla che tutti loro conoscono bene.

     - Si è servito di un Chaos Emerald! - esclama Tails, infrangendo lo stupito silenzio - Non è poi una sorpresa! Non esiste altro modo di superare le barriere dimensionali tra le Zone! -

     - Sonic! - interviene Knuckles di soprassalto - Da quella parte! -

     Seguendo l’indicazione dell’echidna, il gruppo intravede una figura accovacciata sul pavimento in un angolo del terrazzo, così scura da essere passata inosservata all’inizio. Per qualche ragione ha l’aria di essere vittima di un violento tremore, come se una forza invisibile lo stesse schiacciando al suolo e lui si stesse sforzando di vincerla.

     - Shadow! - dice Rouge, precedendo in corsa tutti gli altri alla volta del riccio nero.

     Quest’ultimo, però, non appena si accorge della loro presenza, tenta di fermarli con un imperioso gesto della mano.

     - Non avvicinatevi! State indietro! - gli urla contro, ma il suo avvertimento arriva troppo tardi.

     Uno dopo l’altro vengono tutti folgorati da un’improvvisa scarica elettrica proveniente dal basso. Il loro corpo si appesantisce di colpo e sono costretti ad inginocchiarsi e a finire a quattro zampe. E’ in quel momento che si rendono conto che quella parte della pavimentazione è formata da una griglia metallica attraversata da elettricità. Nell’attimo in cui capiscono di essere finiti vittima di una subdola trappola, Sonic e Knuckles esercitano tutta la forza che hanno in corpo per riuscire a sfuggire a quella morsa ad alta tensione, ma senza alcun risultato.

     - Cosa vola lassù nel cielo? - echeggia la voce che più di tutte non avrebbero voluto sentire in quell’istante - E’ forse un pinguino? E’ forse un asino? No, è un mucchio di moscerini così gentile da piombare a pesce sull’ammazza-zanzare elettrico! Oplà! -

     Con un ridicolo saltello, Mr. Trick spunta dal retro del traliccio e si avvicina ai bordi della griglia elettrica camminando sulle punte. Nack the weasel è subito dietro di lui, un sorriso soddisfatto che si allarga dietro alla sua enorme zanna nel vedere Sonic e Knuckles alla loro mercé.

     - Da quanto ci stavi aspettando qui? - domanda di getto il riccio blu, nel tentativo di prendere tempo.

     - Aspettarvi? Temo che tu abbia preso un granchio bello grosso, Sonichetto! E’ stata l’irruenza del tuo amico Carbonella a distogliermi dalla mia telenovela preferita! Insomma, cosa ci vorrà mai per aspettare da bravi bambini la mezzanotte? Non conoscete le favole? Avreste potuto trovare la mia deliziosa scarpetta di cristallo e invece eccovi qui a rovinare il ballo! Piaciuta la rima? -

     L’unico ad essere scampato alla trappola improvvisa è Cheese, il quale si lancia verso la iena come una saetta ma viene respinto con un colpo di bastone. Rotolando per terra, finisce in una piccola porzione della griglia e viene circondato anche lui da una scarica elettrica.

     - Aspetta solo che ti metta le mani al collo! - sbraita Shadow furiosamente.

     - So che mi vuoi tanto bene, zucche-riccio, ma gli abbracci in pubblico sono passati di moda da un bel po’! - ribatte Trick, per poi fare un cenno a Nack.

     La donnola annuisce con la testa e mette mano al lazo agganciato alla sua cintura. Dopo averlo fatto roteare per un secondo, acchiappa per le spalle un’inerme Levine e la trascina con un potente strattone verso di lui. La ragazza sfugge inaspettatamente alla paralisi elettrica e rotola scompostamente in avanti fino ad arrivare ai piedi di Trick. E’ proprio la iena che si china a liberarla dal lazo e la abbraccia galantemente.

     - Guarda chi si rivede! C’è chi direbbe che il mondo è proprio piccolo, ma è concezione comune non dare troppo peso alle dimensioni… se non quelle della tua pistola! -

     Repentinamente, Trick estrae dalla tasca una pistola così piccola da poter essere facilmente scambiata per un giocattolo. Tuttavia, Levine è perfettamente consapevole che da quell’individuo ci si può aspettare di tutto e decide di non resistere alla sua presa quando la canna dell’arma si avvicina pericolosamente alla sua tempia.

     - C’era da aspettarselo! - commenta Rouge - Mai fidarsi di un insetto con le ali! -

     - Cosa? - ribatte Levine con irritazione - Nel caso non l’avessi notato non sono in una posizione migliore della tua! -

     - Nulla di nuovo sotto al sole, dolcezza mia! - è la spiegazione che dà Trick - I poveri adoni come noi vengono sempre bistrattati dalla marmaglia ignorante! Per quanto tu la possa aiutare, continuerà sempre a sentirsi superiore a te! E’ una cosa così irritante, non è vero? Così irritante da farti venire voglia di urlare, non è vero? -

     - Ti darei totale ragione, se non fossi mezzo matto! - risponde la farfalla velenosamente.

     - A me va bene lo stesso tanto! - ribatte la iena, lasciando andare il suo ostaggio e facendolo volteggiare come se stesse ballando un walzer - Allora facciamoci sentire, baby! -

     All’interno di una navicella spaziale bianco panna in orbita attorno al pianeta, due individui si rifugiano dai giudizi e dalla crudeltà del mondo… e lo fanno nel loro personalissimo stile. Sono Levine e Mr. Trick che, seguendo gli accordi di un’orchestra invisibile, vestiti completamente di nero, si preparano ad urlare nell’aria attorno a loro tutto il rancore che provano verso chi li disprezza.


     “Tired of injustice, tired of the schemes
     The lies are disgusting  so what does it mean?
     Kicking me down, I got to get up
     As jacked as it sounds the whole system sucks”    

     Il primo a cantare la sua collera è Trick e se la vena di rabbia dentro di lui è percepibile nella piega della sua voce, altrettanto lo è nelle sue azioni. Utilizzando una sfera di metallo e una racchetta di pura energia luminosa, distrugge una serie di televisori disposti in fila. La palla di quello strano tennis rimbalza da uno schermo alla parete e poi viene scagliata verso un altro monitor da un nuovo colpo di racchetta.

     “Peek in the shadow , come into the light
     You tell me I'm wrong then you better prove you're right
     You're sellin' out souls but I care about mine
     I've got to get stronger and I won't give up the fight”

     Durante la sua parte della canzone, però, Levine decide di prendersela con dei vasi antichi ricoperti da pagine di giornale. Impugnando una mazza da baseball ricoperta di chiodi, si diverte a mandare in frantumi tutto ciò che ha la sfortuna di essere alla sua portata. I frammenti dei vasi distrutti fluttuano nello spazio della navicella in balia dell’assenza di gravità.

     “With such confusions don't it make you wanna scream
     Your bash abusin' victimize within the scheme
     You try to cope with every lie they scrutinize
     Somebody please have mercy cause I just can't take it
     Stop pressurin' me, just stop pressurin' me
     Make me wanna scream”

     Quando si sono entrambi lasciati alle spalle la loro scia di distruzione, si ritrovano nel centro della navicella e cantano ad una sola voce danzando con movimenti rapidi e sciogli-giunture. Attorno a loro vorticano frammenti di vetro e cocci di ceramica, mentre su un maxi-schermo alle loro spalle scorrono dei primi piani del loro volto all’apice di un urlo lancinante.

     Di ritorno sulla terraferma, però, l’intesa collerica tra i due si dissipa in un istante non appena Levine si rende conto di essere tornata libera sia dall’influsso della musica che dalla stretta di Trick. Senza perdere altro tempo, la ragazza tende la gamba sinistra e sferra un calcio in volo rapidissimo. Anche se non è abbastanza veloce da eguagliare i riflessi della iena, la quale schiva l’attacco all’ultimo secondo, il colpo prende in pieno Nack e lo atterra con un tonfo secco. Approfittandosi dell’attimo in cui Levine rimane senza difese, Trick la spinge in avanti, costringendola a perdere l’equilibrio e a piombare nuovamente sulla griglia elettrica.

     - Ci sono cose che neanche il potere della musica potrà mai cambiare! - commenta lui con fare melodrammatico - Ahi, me tapino, beffato e sfarfallato dal destino! -

     - Tails, non puoi fare nulla per disattivare questo affare? - chiede Sonic, ormai provato da tutti i tentativi di fuga.

     - Non riesco neanche a muovermi, Sonic! E’… è inutile! -

     - Suvvia, perché quei musi lunghi? - li schernisce Trick - Non c’è da aspettare ancora molto, sapete? La gentile visita di Carbonella mi ha convinto che l’attesa non aumenta affatto il piacere! Tra poco più di dieci minuti la fusione delle Zone sarà irreversibile e potremo fare festa con bagordi e baccalà! -

     - Questo… è… tutto… da… vedere! -

     La forza e la determinazione di Shadow esplodono in un unico urlo nel momento in cui ogni stilla del suo potere è concentrato per infrangere la barriera elettrica che lo trattiene. Sulla sua pelle guizzano dei lampi viola e i suoi muscoli tesi balzano all’occhio sotto al manto nero. Delle cupe note rimbombano nelle sue orecchie ad ogni colpo che sferra e quando, di fronte allo stupore generale, ha successo nel riottenere la libertà, il mondo attorno a lui non è quello che si aspetta di trovare.


     “I'm gonna break the cycle
      I'm gonna shake up the system
      I'm gonna destroy my ego
     I'm gonna close my body now”

     In una stanza angusta, sporca e buia, un paio di aguzzini dall’aspetto spaventoso hanno bloccato le braccia di Shadow, mentre un altro lo tiene bruscamente stretto per la nuca alle sue spalle. Con un gesto repentino, gli spinge la faccia in una vasca di acqua gelida. Il riccio si contorce e strattona i due carcerieri con tutta la sua forza ed infine, cogliendoli alla sprovvista, li allontana con un calcio girato. Il freddo pungente dell’acqua in cui è quasi annegato non ha intaccato minimamente la sua voce cupa.

     “I think I'll find another way, there's so much more to know
     I guess I'll die another day, it's not my time to go
     For every sin, I'll have to pay, I've come to work, I've come to play
     I think I'll find another way, it's not my time to go”

     Fuggito dalla sala delle torture, Shadow si ritrova in una stanza piena di statue di cristallo dove un suo sosia, identico in ogni particolare, lo attende brandendo un’alabarda. La sfida è fin troppo chiara ai suoi occhi. Il riccio nero estrae una sciabola dal fodero che è appeso alla parete e attacca il suo gemello con furia vendicativa. La lotta è così furiosa e violenta da distruggere, pezzo dopo pezzo, ogni singola statua della sala.

     “I guess, die another day
     I guess I'll die another day
     I guess, die another day
     I guess I'll die another day”

     Senza sapere come ci è arrivato, Shadow si ritrova legato ad una sedia elettrica. Gli stessi aguzzini che ha malmenato poco prima non vedono l’ora di prendersi una crudele rivincita. Il riccio, però, non ha paura di quanto dovrà affrontare, tanto da sputare con sprezzante arroganza in faccia ad uno di loro. Nel momento in cui attivano la sedia elettrica, si solleva una fitta nuvola di fumo, ma quando questa si dirada, incredibilmente, Shadow non c’è più. Ormai è già lontano ad assaporare il gusto della libertà.

     In uno sviluppo totalmente inaspettato, quando davanti agli occhi di tutti ricompare l’ampio terrazzo con il diabolico marchingegno, Shadow è in piedi fuori dalla portata della griglia elettrica, con il fiato corto ma con una furia cieca dipinta nelle pieghe del volto.

     - Ora tocca a me giocare! - sentenzia, cominciando già a pregustare il sapore della vendetta.

     Nel palmo della sua mano concentra tutta l’energia rimastagli e la scaglia in un’unica potente freccia luminosa che sferza nell’aria con un sibilo sinistro. Lanciando un urlo stridulo molto poco maschile, Trick si ripara alle spalle di Nack, quindi lo spinge in avanti con un calcetto in modo che gli faccia da scudo. La povera donnola, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, viene colpita in pieno e piomba a peso morto sul pavimento.

     - Le bugie hanno le gambe corte, Carbonella! - commenta Trick brandendo il suo bastone da passeggio come un fucile - Credevo avessi cantato che la morte può attendere! Hai deciso di accoglierla a braccia aperte in questo momento? -

     Dalla punta del bastone fuoriesce uno sbuffo di fumo biancastro che prende Shadow in pieno volto. Non potendo evitare di respirare la nube maligna, indietreggia rapidamente anche se stordito e lacrimante tra un colpo di tosse e l’altro.

     - Shadow! - lo chiama Tails - Dietro di te! Distruggi l’alimentatore della griglia! -

     Con riflessi scattanti, il riccio nero individua a qualche metro di distanza da lui un apparecchio a forma di parallelepipedo saldamente ancorato al terreno tramite degli spessi fasci di cavi argentati. Scattando in avanti con la rapidità di un ghepardo, infrange il suo pugno sul metallo caldo dell’alimentatore con il risultato di farlo saltare in aria in una pioggia di scintille. Finalmente liberi di muoversi, Sonic e tutti gli altri si rimettono in piedi e si preparano al confronto.

     - Mr. Trick! - dice Ramon, estraendo il distintivo - La dichiaro in arresto! Ha il diritto di rimanere in silenzio! Ho sempre desiderato poterlo dire! -

     Un violentissimo rumore di strappo richiama l’attenzione di tutti i presenti. Nel cielo notturno sopra di loro dei bagliori luminosi cominciano ad apparire, simili a degli squarci in un tessuto. Dai grandi buchi che si vanno a formare si intravede lo scenario variopinto e sgargiante della Music Plant Zone.

     - La realtà sta cominciando a crollare! - esclama Tails, allarmato.

     - Buttiamolo giù! In fretta! - urla di rimando Knuckles.

     - Quanta irruenza! - dice a gran voce Trick - Permettetemi di fare luce sulla questione! -

     Dal pomolo a forma di dado del suo bastone esplode un bagliore così intenso da far bruciare gli occhi. Il gruppo barcolla all’indietro, gemendo di dolore e stropicciandosi gli occhi con forza. Approfittandosi del vantaggio, la iena estrae dalla giacca una manciata di piccole capsule di vetro e le lascia rotolare sul pavimento verso i suoi avversari. Accecati e confusi, molti di loro non possono fare a meno di calpestarle e infrangerle. Il gel verde e viscoso contenuto al loro interno si spande a macchia d’olio su tutta la superficie e bagna le loro scarpe.

     - Fate attenzione al suo bastoneeeeeh! - grida Sonic prima che il gel sotto ai suoi piedi lo costringa ad un clamoroso scivolone.

     Uno dopo l’altro, i suoi compagni scivolano scompostamente senza riuscire a mantenere l’equilibrio. Per quanto cerchino di alzarsi e di rimanere ancorati con i piedi al suolo, il micidiale gel di Mr. Trick continua a farli piombare di faccia a terra.

     - E’ così difficile rimanere con i piedi per terra oggigiorno! - commenta la iena, quasi fuori di sé dall’euforia - Sentite questa! Cosa dice il paracadute al paracadutista? “Non so se mi spiego!” -

     - Ehi, boss! - lo richiama Nack, preoccupato - Meglio non abbassare la guardia! -

     Infatti, Rouge riesce a tenersi in equilibrio quel tanto che basta a spiegare le ali e a prendere il volo. Afferra le braccia di Shadow, il più vicino a lei in quel momento, e lo trascina fuori dalla portata del gel scivoloso.

     - Rimanete comodi! - li invita Trick con un ampio sorriso - Ci vorrà solo qualche altro minuto! -

     - Basterà anche meno! - sentenzia Shadow.

     Prima che possa scagliare un attacco, però, un’altra piega dimensionale si apre nello spazio che lo separa dall’avversario. Il suono di sassofoni trascina una melodia epica che sembra essere stata creata apposta per fare da colonna sonora a quel momento. La frattura luminosa inghiotte Shadow e Rouge e li trasporta in un luogo dove il tempo assume tutto un altro significato… o, considerando la presenza di un enorme conto alla rovescia che spicca sul nero dello sfondo, forse no!


     “Sometimes I think what I need is a you intervention, yeah
     And you know I can tell that you like it
     And that it's good, by the way that you move, ooh, hey
     The road to hell is paved with good intentions, yeah
     But if I die tonight at least I can say I did what I wanted to do
     Tell me, how ‘bout you?”
 
     Il duetto tra Shadow e Rouge non è interrotto nè attaccato dal piccolo problema del mondo che si sta sgretolando. Un’ombra nera che li insegue inghiotte tutto ciò che hanno intorno, ma fintantoché loro possono continuare a cantare e a fuggire a passo di musica, non è un qualcosa di cui preoccuparsi. Saltano giù dalla finestra di un piccolo appartamento prima che l’ombra li divori nella sua interezza, si arrampicano, aiutandosi per mano, su una fila di auto parcheggiate e proseguono nella loro bizzarra corsa contro il tempo a ritmo di musica.

     “If you want it you already got it
     If you've thought it, it better be what you want
     If you feel it, it must be real just
     Say the word and imma give you what you want”

     La prossima tappa della loro marcia contro il tempo è un supermercato. E’ curioso come tutte le altre persone presenti non si accorgano del mondo che si sta frantumando. Vengono inghiottiti dall’ombra maligna come se niente fosse e si limitano a scomparire nel nulla. Shadow e Rouge, ogni mossa coordinata tra di loro alla perfezione, si arrampicano sugli scaffali e saltano all’unisono verso l’uscita.

     “Time is waiting, we only got 4 minutes to save the world
     No hesitating, grab a boy, grab a girl
     Time is waiting, we only got 4 minutes to save the world
     No hesitating, we only got 4 minutes, 4 minutes
     Keep it up, keep it up, don't be a pri-Madonna
     You gotta get in line, hop, tick tock tick tock tick tock”

     Arrivati al capolinea della loro corsa, in un vicolo cieco buio dove il conto alla rovescia dei quattro minuti svetta inesorabile, a Shadow e a Rouge non rimane che cantare le loro ultime strofe, continuare a ballare e attendere l’inevitabile. Il contatore luminoso arriva ad un passo dallo scoccare lo zero e i due rimangono a guardarsi intensamente negli occhi nello stesso istante in cui il loro corpo comincia a svanire.

     Quando Shadow riacquisisce coscienza di sé stesso, si ritrova accovacciato a terra con le braccia protratte a protezione del viso. Si guarda intorno e nota che il resto del gruppo è come imbambolato nell’osservare con amarezza i fenomeni di luce che animano il cielo, uno straordinario gioco di colori in cui la notte della loro realtà si ritira per fare spazio al nuovo mondo.

     Mr. Trick sorride soddisfatto nell’ammirare la fase finale del suo ambizioso progetto e tenta di consolare  i suoi atterriti avversari in un modo tutto particolare, lanciando loro delle caramelle.

     - Basta con quei musi lunghi! - esclama cordialmente dopo aver lanciato l’ultimo incarto colorato - Tra poco tutte le vostre preoccupazioni svaniranno sotto alla luce dei riflettori! Già posso sentire la gioia e la felicità di tutti quanti riempire il mondo fino all’orlo! Bien, è l’ora della mia risata brevettata! -

     Qualcosa però sembra bloccare la sua ilarità. Si dà un’occhiata al petto e un’espressione di furia cieca gli compare in faccia. Il suo pugno libero trema di rabbia e digrigna i denti producendo uno stridio fastidioso.

     - Nera? Una cravatta nera? - sbraita a perdifiato - Che razza di colore è per un’occasione del genere? Dov’è la mia cravatta gialla a pallini? E ora che ci penso, perché non indosso le mie mutande rosa da cerimonia formale? Nack, chi si è occupato di prepararmi i vestiti? -

     - Io… io non lo so, boss! - replica la donnola, presa totalmente alla sprovvista - Penso… che se ne sia occupato Roland, il tuo assistente! -

     - Lo farò sciogliere nell’acido per un simile affronto! - afferma la iena - Basta! Questo pandemonio non s’ha da fare! -

     D’un tratto, fa ruotare il pomolo del suo bastone e lo punta verso i comandi del Trick ‘n Roll. Si sussegue un forte sparo e un colpo di fucile prende in pieno l’apparecchiatura. Una serie di piccole esplosioni la mandano in frantumi e il sovraccarico elettrico ha la conseguenza di sparare fiotti di scintille in ogni direzione. Dall’interno della struttura cristallina dello smeraldo giallo divampa una forte luce e nel giro di un secondo, per effetto del Chaos Control, la gemma sparisce alla vista, teletrasportandosi chissà dove. Subito dopo, i grandi buchi dimensionali nel cielo si cominciano a richiudere, come se qualcuno stesse ricucendo la realtà così com’era in origine. L’aria si riempie di forti scoppi e sgradevoli rumori di squarcio provenienti dall’alto. E al termine di quella distruzione insensata, piomba nuovamente il silenzio. Tutto ciò che rimane di un’apocalisse annunciata è un acre odore di bruciato e una iena in cilindro profondamente contrariata.

     - Mi venisse un… ma cosa… che diamine gli è preso? - esordisce Knuckles, confuso più che mai.

     - Adesso puoi raggiungerci Sponky, la festa è finita! - dice Trick in tono piatto e serio.

     Dalla cima del suo cilindro, spunta la sua inseparabile marionetta criceto. I soliti occhi inanimati di vetro scrutano lo scenario circostante. La sua piccola tuba pende leggermente storta sulla testa.

     - Lo so, lo so, ti avevo promesso una sorpresa, ma il nuovo mondo dovrà aspettare ancora un po’! -

     Quindi, la iena si rivolge agli straniti spettatori di quella scena.

     - Vogliate scusarmi, gentil signori, ma è opportuno che torniate a casa! Sono desolato, ma il mio abbigliamento poco consono all’occasione mi ha costretto ad interrompere i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo mondo! Forse un giorno riprenderanno, in quel caso sarete tutti invitati nuovamente alla cerimonia! Grazie e arrivederci! -

     Silenzio di tomba. Nessuno sa cosa dire perché troppo incredulo per quello a cui ha appena assistito.

     - Sei matto se pensi che ti lasceremo andare via a ruota libera! - afferma Sonic.

     - Al contrario, messere! Siete voi quelli che sono pregati di andare via a ruota libera! Questa è la mia proprietà e non vorrei essere costretto a chiamare la polizia per farvi incriminare per effrazione, aggressione, danneggiamento di proprietà altrui e grave mancanza di stile! -

     Irritato da tante chiacchiere insensate, Sonic si prepara ad andare all’attacco, ma Tails ed Amy gli bloccano le braccia.

     - Ha ragione lui, Sonic! - dice Tails, ragionevolmente - Non dimenticare che nessuno sa chi è in realtà! Gli ci vorrebbe ben poco per farci mettere nei guai! -

     - Tanto è tutto finito! - le fa eco Amy - Lasciamolo perdere e torniamocene a casa! -

     - Saggia proposta! - annuisce Trick, senza abbandonare la sua aria seria e formale - Devo già badare a Sponky per cercare di farmi perdonare! Non ho tempo di pensare anche a voi! -

     Preso tra l’incudine e il martello, con grande riluttanza, Sonic è costretto ad acconsentire. Si scambia un’occhiata con Shadow e capisce subito che l’idea non va a genio neanche a lui. Senza contare poi che sono necessarie Tikal e Rouge per far ragionare Knuckles e convincerlo a non prendere a pugni Trick. Al termine di tutto, comunque, il gruppo di Sonic fa dietrofront e si prepara rapidamente a prendere il volo.

     - Credi di essere tanto furbo, non è vero? - interviene Shadow prima di andare via - I maniaci come te li mangio a colazione! La prossima volta che ci vedremo le sconterai tutte! -

     - Sarò a braccia aperte ad aspettarti, Carbonella! - replica lui, allargando un leggero sorriso sulle labbra.

     E così il terrazzo si svuota e rimangono solo due silenziosi individui al cospetto di un raffinato marchingegno ormai da rottamare.

     - Più ci provo, boss, e meno riesco a capirti! - è il commento finale di uno stralunato Nack.

     - Dici che è tanto difficile, amico caro? Chissà, forse ho trovato davvero indegno accogliere la venuta di un nuovo mondo in questi panni poco consoni! O forse volevo interrompere tutto proprio a questo punto per il gusto di farlo, o perché ciò che mi interessava era il viaggio e non la destinazione! Forse una volta scoperto di poterlo fare non avevo più interesse nel farlo, o forse me n’era passata la voglia oppure ho cambiato idea! Forse volevo semplicemente giocare con i nostri ingenui ospiti, o permettere che avessero partita vinta, o forse ancora dimostrare loro che chiunque si metta sulla mia strada è costretto a sottostare alle regole del mio gioco, che posso lasciarli vincere o perdere come e quando più mi aggrada, che sono io che ho in pugno la partita dall’inizio fino alla fine! Non lo so neanch’io, eh-eh! A proposito, mi è appena venuta in mente un’idea per un nuovo simpatico progetto! Vieni, andiamo a fare del bene! -


     - Riuscite a credere a quello che è successo stasera? - domanda Rouge, nel tentativo di trovare un senso agli avvenimenti recenti.

     - Di tutti gli sciroccati che mi sono ritrovato a prendere a calci - confessa Sonic, ancora stranito - Questo è sicuramente il peggiore! -

     - Non avrei mai immaginato che avrebbe sventato il suo stesso piano! - interviene Amy - Insomma, per cosa si è preso la briga di metterlo in atto allora? -

     - Comunque finché terrà le zampe lontane da un Chaos Emerald penso che non potrà fare altri danni! - conclude Knuckles.

     - Che spreco! - commenta Rouge, sospirando - Una delizia di gioiello come quello usato in quel modo assurdo! -

     - Se fossi riuscito ad impadronirmene ci avrei messo due secondi a regolare i conti! - afferma Shadow.

     - Ammettilo, vendicatore! - ribatte Sonic spensieratamente - Questa volta abbiamo fatto proprio la figura degli idioti! -

     - Motivo in più per togliere il disturbo e dimenticare questa penosa serata! - si intromette Levine, richiamando l’attenzione di tutti - Io me ne vado! E cercate di non andare a dire in giro che ho avuto a che fare con voi! -

     - Il dispiacere è stato tutto nostro, se è per questo! - sbotta Rouge.

     - Grazie dell’aiuto… per quanto è servito! - dice Sonic.

     - Ti prego, non ricordarmelo! La prossima volta che ci vedremo mi sarà più facile disprezzarvi! -

     - Spero sia il più tardi possibile! - afferma la ragazza pipistrello.

     - Quando riavrai mie notizie desidererai non avermi mai conosciuta, puoi starne certa! -

     E senza aggiungere altro, Levine spicca il volo e sparisce tra le ombre della notte.

     - Questa sì che è stata una notte da incubo! - commenta Sydia - Penso che per un bel po’ me ne starò alla larga dalla musica! -

     - In verità… - replica Shadow in tono criptico - La notte è appena cominciata! -

     Alla luce di un’altra piccola piega dimensionale, la voce del riccio nero diventa cupa e sinistra. Lo scricchiolare di una porta si sente in lontananza. L’ululato di un lupo fende la tranquillità della notte. Passi sinistri rimbombano alle loro spalle. Uno sgradevole strisciare riempie le loro orecchie ansiosamente tese. Qualcosa si annida nell’ombra. Qualcosa di malvagio e sinistro che fa presagire che l’incubo non è ancora finito!


     “It's close to midnight and something evil's lurking in the dark
     Under the moonlight, you see a sight that almost stops your heart
     You try to scream but terror takes the sound before you make it
     You start to freeze as horror looks you right between the eyes
     You're paralyzed”

     La piazza diventa improvvisamente buia. L’illuminazione dei lampioni sparisce di colpo per lasciare spazio alle tenebre. Sonic e Shadow cantano ad una sola voce, indossando la stessa giacca rosso acceso il cui colore fiammante si staglia come un faro nella fitta oscurità. Gli altri loro compagni si trascinano verso di loro con andatura lenta e caracollante, quasi come degli zombie assetati di sangue.

     “You hear the door slam and realize there's nowhere left to run
     You feel the cold hand and wonder if you'll ever see the sun
     You close your eyes and hope that this is just imagination, girl!
     But all the while you hear the creature creeping up behind
     You're out of time”

     Ad un’occhiata più rapida, Tails, Knuckles, Amy, Tikal, Sydia, Ramon e Cream indossano degli stracci sporchi e stinti i cui brandelli pendono dalle loro braccia e dalle loro gambe. I loro occhi sono vitrei e i loro sguardi spenti. Nonostante questo, ad un solo cenno dei due ricci canterini la loro andatura diventa improvvisamente più rapida e coordinata. Sonic e Shadow muovono i loro fianchi a tempo di musica e così fa l’orda di aspiranti zombie alle loro spalle.

     “They're out to get you, there's demons closing in on every side
     They will possess you unless you change that number on your dial
     Now is the time for you and I to cuddle close together, yeah
     All through the night I'll save you from the terror on the screen
     I'll make you see”

     I due ricci si ritrovano ad improvvisare una precisa e accattivante coreografia in cui imitano prima l’andatura degli zombie, poi l’attacco di un mostro con affilati artigli. I loro amici replicano ogni passo meccanicamente. Dopo ogni mossa, dopo ogni salto, il corpo di Sonic e Shadow comincia a trasformarsi, lentamente, sempre più lentamente fino al punto in cui poco rimane del riccio e l’orrore prende il sopravvento.

     “That this is thriller, thriller night
     'Cause I can thrill you more than any ghost would ever dare try
     Thriller, thriller night
     So let me hold you tight and share a
     Killer, diller, chiller, thriller here tonight” 

     La luna piena esercita il suo magico effetto. Le braccia di Sonic diventano più grandi e forti e il suo manto blu si ricopre interamente di folto pelo. Il viso di Shadow diventa più pallido e i suoi occhi brillano ancora di più di un violento rosso fuoco. Nonostante la trasformazione, la loro danza terrificante prosegue con maggiore vigore e la musica che li trascina fornisce nuova linfa al loro canto che si perde nella notte.

    Lunghe zanne e affilati artigli.
    Canini appuntiti bramosi di un collo da perforare.
    Occhi profondi e velati di orrore.
    Un folto pelo che oscilla ad ogni alito di vento.
    Mani dagli spaventosi unghioni ansiosi di ghermire la propria vittima.
    Un alito caldo pieno di crudele animalità e un alito gelido privo di vita.
    Una risata malevola risuona in lontananza.
    I mostri camminano tra di noi. Dimenticate il volto e la presenza dei ricci supersonici.
    Questa notte da incubo appartiene al riccio mannaro e al vampiriccio

     La mattina successiva porta un ormai inedito senso di tranquillità nelle vite di Sonic e dei suoi amici. Passata la tumultuosa notte, così strana e fuori dall’ordinario, la quotidianità quasi letargica riprende senza assurde interruzioni degne di nota.

     A casa Prower la radio è accesa per sentire le ultime notizie provenienti dalla città. Si parla dell’inconsueta epidemia musicale che va avanti ormai da diversi giorni. Le autorità brancolano ancora nel buio, incapaci di individuare una pista da seguire per indagare a fondo. L’opinione pubblica è divisa a metà, chi si preoccupa profondamente dello strano fenomeno, chi lo prende alla leggera e ritiene non ci sia nulla da temere. Gli ascoltatori presenti in casa in quel momento sorridono tra di loro, consapevoli che il peggio è passato. L’epidemia musicale ha conosciuto la parola fine proprio la sera precedente, ma nessuno in città, a parte loro, può immaginarlo. Non appena ci si renderà conto che il fenomeno è sparito rapido come è arrivato, nessuno ci penserà più e la vita riprenderà a scorrere con il suo normale corso.

     Si parla anche delle strane luci apparse nel cielo la notte precedente e c’è chi cerca di dare una spiegazione scientifica a tutto quello. Un’ulteriore notizia è la conferenza stampa della TRL Corporation che chiarisce le cause del guasto alla nuovissima antenna per le telecomunicazioni avvenuto sempre la notte prima. Un portavoce ha dichiarato che il primo modello si è rivelato difettoso e che il presidente della compagnia ha deciso di fare ritorno ad Adabat per altre sperimentazioni più accurate. Anche in questo caso, Sonic e i suoi amici sono gli unici a conoscere le cause degli squarci dimensionali nel cielo, così come la vera identità di chi tira i fili della TRL Corporation. Seratina movimentata, vero?

     Tuttavia, non sono questi i pensieri dell’intrepido gruppo quella mattina. Sono tutti riuniti in giardino per salutare un paio di amici in partenza.

     - Non so davvero che dire, Sydia! Spero che te la passerai bene lì ad Adabat! - dice Amy, non riuscendo a mascherare un velo di tristezza.

     - Prometti che ci scriverai spesso e ci farai sapere come vanno le cose! - si assicura Cream, con lo squittio di Cheese come conferma.

     - Non vado mica su un altro pianeta, ragazze! - le rassicura Sydia - State tranquille, avrete mie notizie così spesso da farvi venire la nausea! -

     - Potete credermi sulla parola! - interviene Ramon, sorridente - Starà benissimo nella nostra squadra! La SQ2 di Adabat avrebbe proprio bisogno di qualcuno con il suo talento! E poi siamo tutti scoiattoli, non si sentirà per nulla fuori posto! -

     - Ne sono sicura! La parte più difficile è stata convincere i miei genitori a lasciarmi andare, ma sanno che è un’occasione troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire! A quante ragazze capita di poter lavorare in una squadra di agenti segreti? -

     - Come hai intenzione di procedere per quanto riguarda Mr. Trick? - domanda Tails a Ramon.

     - Non sarà facile! Ora che è ripartito per Adabat non c’è più pericolo che combini qualcosa di losco qui! Però, nonostante tutto ciò che è capitato, non ho raccolto uno straccio di prova che possa incriminarlo! Mi sa che dovrò ricominciare tutto daccapo, ma ce la farò a beccarlo in qualche modo! -

     - Il caso è affidato alle mani giuste se non altro! - commenta Sonic, strizzandogli amichevolmente l’occhio - Perdona se Shadow e Rouge non sono qui a salutarti, ma avrai capito che sono i classici tipi per cui essere socievoli equivale ad un veleno! -

     - Non importa, me ne farò una ragione! - conclude Ramon, per poi tirare su con il naso e contrarre il viso in un’inequivocabile smorfia.

     - Ehi, non ti metterai mica a piangere ora? - chiede cautamente Knuckles.

     Lo scoiattolo scoppia in un pianto esagerato e abbraccia con forza prima Sonic e Knuckles e poi Tails e Tikal.

     - Mi… mancherete, ragazzi! Ci siamo divertiti così tanto! Promettetemi che mi verrete a trovare ad Adabat! Ho un mucchio di film da farvi vedere, ovviamente con una valanga di pop-corn e patatine da sgranocchiare! -

     Sonic sogghigna nel vedere l’espressione atterrita di Knuckles di fronte alla proposta dello scoiattolo.

     - Sarà un vero piacere per noi! Vero, Knuckles? - asserisce Tikal prima di dare un colpetto col gomito al guardiano.

     - Certo! Come no! - annuisce lui con un sorriso tirato - Già non vedo l’ora! -

     - Allora buon viaggio, ragazzi! - li saluta Sonic - E quando vedete Trick randellategli le chiappe anche da parte nostra! -


     Poco lontano da lì, appostati dietro ad un grosso albero in modo da non essere visti, Shadow e Rouge ascoltano con attenzione la conversazione dei loro compagni di disavventure.

     - Sarebbe stato tanto traumatico accettare di essere lì con loro a salutarli? - domanda lei, ridendo tra sé e sé.

     - Cosa ti fa pensare che mi importi qualcosa di loro? - risponde lui, secco.

     - Perché saremmo venuti qui altrimenti? -

     - Non sono tranquillo sapendo che la caccia a Trick è nelle mani di quel bamboccio! -

     - Oh, sì, certo! Questo spiegherebbe perché hai sorriso per tutto il tempo! -

     Shadow si volta e la fulmina con lo sguardo.

     - Non ti stanchi mai di farmi da strizzacervelli? -

     - Qualche volta non è esattamente piacevole, ma lo trovo molto soddisfacente! -

     Dopo qualche secondo di silenzio, Shadow decide di non incrociare il suo sguardo e di rispondere sinceramente.

     - Ho una certa reputazione da difendere! -

     - Lo immaginavo! -

     Qualche minuto dopo si sarebbero ritrovati ad allontanarsi a rapidi passi da casa Prower verso meta ignota.

     - Vuoi sapere cosa mi è venuto da pensare alla fine di questa assurda vicenda? - butta lì Rouge in tono casuale.

     - Che non guarderai più la musica con gli stessi occhi? -

     - Non proprio! Mi stavo chiedendo, cosa avrà fatto in questi giorni il vecchio dottor Eggman? -

     - Sei proprio sicura di volerlo sapere? -

     La ragazza ci pensa un attimo e, di fronte ad una serie di prospettive sconcertanti, prende la sua decisione.

     - Forse è meglio di no! -


Altrove, qualche giorno prima…

     - Per caso nel tuo processore è rimasto memorizzato dove abbiamo il pulsante di autodistruzione, Decoe? -

     - Preferisco non guardare! Potrei davvero essere tentato di attivarlo! -

     - Dici che sarebbe peggio di questo? -

     I due robot si guardano per un momento.

     - No, non c’è niente al mondo peggio di questo! -

    
     “I made it through the wilderness, somehow I made it through
     Didn't know how lost I was until I found you
     I was beat incomplete, I’d been had, I was sad and blue
     But you made me feel, yeah, you made me feel
     Shiny and new”

     Una vocetta acuta e stridula viene fuori dal possente ventre del dottor Eggman mentre saltella per tutto lo spazio del suo laboratorio. Indossa una magliettina così piccola e stretta da lasciar fuoriuscire l’abbondante pancia, ma pur non essendo esattamente un modello di bellezza, non se ne cura. E’ troppo preso a cantare il suo rinnovato amore verso una delle sue più recenti creazioni meccaniche.

     “Like a virgin touched for the very first time
     Like a virgin, when your heart beats next to mine
     Like a virgin, like a virgin
     Feels so good inside
     When you hold me, and your heart beats, and you love me” 
    
     Con trasporto molto poco virile, Eggman si tuffa a braccia aperte incontro alla sua nuova macchina. La stringe forte a sé e ci stampa sulla superficie metallica dei fugaci baci. Mentre il suo balletto prosegue, i baffi per l’occasione accuratamente pettinati sembrano ballare insieme a lui e ad ogni suo passo il prominente pancione oscilla da una parte all’altra.

     Ma ogni storia deve pur avere una conclusione. E, considerando che è bene non indagare oltre sui trascorsi canori del dottor Eggman, è giunta ormai la fine anche di questa. Ed è così che la carriera musicale di Sonic e dei suoi compagni termina definitivamente con loro grande sollievo… oppure no?

FINE ULTIMO ATTO

Colonna sonora:
- “Step Back in Time” di Kylie Minogue - “Rhythm of Love” (1990)
- “So What” di Pink - “Funhouse” (2008)
- “Kids” di Kylie Minogue feat. Robbie Williams - “Light Years” (2000)
- “Can’t Get You Out of my Head” di Kylie Minogue - “Fever” (2001)
- “In the Closet” di Michael Jackson - “Dangerous” (1991)
- “Till the World Ends” di Britney Spears - “Femme Fatale” (2011)
- “Scream” di Michael Jackson feat. Janet Jackson - HIStory (1995)
- “Die Another Day” di Madonna - “American Life” (2003)
- “4 Minutes” di Madonna feat. Justin Timberlake - “Hard Candy” (2008)
- “Thriller” di Michael Jackson - “Thriller” (1982)
- “Like a Virgin” di Madonna - “Like a Virgin” (1984)
- “Holiday” (QSound Remix) di Madonna - “The Immaculate Collection” (1990) (solo in Power Point)
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