Betato, gentilmente, da Mary_Sophia_Spurce
Regola
numero dieci.
Mi
staccai da lui dopo qualche minuto, mi sorrideva imbarazzato
perché
per la prima volta si era esposto fino al punto di confessarmi tutto
quello che pensava e provava verso di me e gliene ero grata; a volte
avevo pensato di essere l'unica a provare quel bene immenso da essere
scambiato per amore ma in quel momento ebbi la certezza che anche lui
provava la mia stessa identica cosa.
– Come sono andato?– Era
curioso di sapere il mio responso, strano che non lo avesse capito
dal mio abbraccio e dalle mie lacrime che asciugavo con la mano ma
che non riuscivo a calmare.
– Direi piuttosto bene.
Si buttò
all'indietro sul letto e sospirò, come se avesse un peso
sullo
stomaco o sul petto – Non volevo farti piangere.
– Mi hai
fatta commuovere, erano delle belle parole.
– Spero che Caroline
mi salti addosso e non pianga.
Risi e mi distesi accanto a lui a
contemplare il soffitto della mia camera – Sai già
quello che devi
dirle?
– Mh, più o meno.
– Non dovrei preparartelo prima
il discorso, ma dovrai guardarla negli occhi e dire quello che pensi,
quello che c'è dentro il tuo cuore.
Si mise su un fianco e mi
scrutò attentamente – Questa è un'altra
regola?
– No. Questo
è solo un mio consiglio, con me ha funzionato e spero
funzioni anche
con lei.
Mi regalò un sorriso sghembo e mi tirò a se,
dandomi
poi un bacio sulla fronte – Si è fatto tardi,
adesso dormiamo.
Non me lo feci ripetere due volte, ero molto stanca anche prima
che lui venisse in camera e bussasse come un pazzo, perciò
mi
addormentai tra le sue braccia, ispirando il suo profumo e
abbracciandolo a mia volta.
Il
letto era freddo e piuttosto grande, strano, perché durante
la notte
mi ero lamentata del caldo e del poco spazio; solo quando aprii gli
occhi mi ricordai che Damon aveva dormito con me, ma di lui nessuna
traccia. Mi stiracchiai per bene, avevo mal di schiena a causa della
nottata scomoda, e poi mi alzai per scendere a fare colazione.
–
Che buon odorino, cos'è?
Trovai i due uomini in cucina, ai
fornelli, intenti a cucinare non so cosa; Jeremy tagliuzzava qualcosa
sul tavolo, Damon invece mescolava con un grande cucchiaio di legno
con una mano, e con l'altra spadellava ciò che mi sembravano
gamberetti.
– Stiamo preparando il pranzo: pasta ai gamberetti e
zucchine.
Mi sedetti sullo sgabello, mentre bevevo l'acqua, e li
guardai sconvolta: da dove avevano preso la ricetta? E, soprattutto,
perché volevano farmi morire di fame, o peggio, farmi
ricoverare
all'ospedale per intossicazione alimentare?
– Damon ha visto un
programma di cucina questa mattina, ha appuntato la ricetta e ha
deciso di prepararla.
Il mio migliore amico era troppo concentrato
a non far bruciare i gamberi, era sempre Jeremy a parlare e spiegarmi
le cose – Questa mattina? Ma che ore sono?
– Quasi le due, hai
dormito un bel po'.
Posai l'acqua e mi avvicinai a Damon, ecco
perché non lo trovai a letto, si era alzato presto
– Vuoi aiuto?
–
Potresti mescolare la pasta in modo che non si appiccichi?
Gli
sorrisi e feci quello che mi aveva chiesto, mentre apparecchiavo la
tavola per noi tre. Quando il condimento fu cotto e pronto, mi offrii
volontaria per assaggiarlo, dato che quei due erano troppo fifoni per
assaggiare quello che loro stessi avevano cucinato; mi scottai la
lingua perché era troppo caldo ma era buono, era la prima
volta che
lo mangiavo quindi pensai fosse ottimo anche se lo avrei preferito
più piccante.
– Buon appetito.
– Sei sicura che non
moriremo?– Jeremy era il più titubante di tutti,
perciò ci mise
un po' a mangiare il primo boccone di spaghetti.
– Zitto e
mangia, ingrato!
Sorrisi godendomi quella scena, finalmente
eravamo una famiglia, non più io e mio fratello da soli ma
c'era
anche Damon che ci completava, il cerchio si era chiuso e speravo con
tutto il mio cuore che, dall'alto, i nostri genitori fossero
soddisfatti delle nostre scelte e delle nostre vite.
– Dato che
Miss Principessina si è alzata tardi e non ha fatto nulla,
sistemerà
tutto e laverà i piatti.
Quasi mi strozzai con l'ultima
forchettata – EHI! – Inghiottii a fatica
– Cosa vi siete messi
in testa?
Si sedettero subito e mi ascoltarono, anche perché, se
non lo avessero fatto, li avrei sbattuti fuori casa in un batter
d'occhio – Solo perché avete cucinato questo non
vi esclude
dall'aiutarmi nel lavare i piatti e sistemare qui. Io non sono la
vostra serva solo perché sono donna, intesi? Viviamo insieme
e si
pulisce tutti insieme, oppure, vi faccio dormire sul portico.
Chiaro?
Annuirono entrambi e quando finii di mangiare
sparecchiarono mentre io lavavo i piatti; ero fiera di me stessa e di
come li avevo messi in riga, anche se sapevo benissimo che sarebbe
durata solo fino al pomeriggio, perché con quei due
bisognava urlare
ogni volta per ricordargli qualcosa.
Mi sdraiai sul divano e
poggiai le gambe su quelle di Damon che guardava un film in tv, era
così concentrato a non perdere neanche un secondo della
trama che
non si accorse della mia presenza, e fu un bene, dato che di solito
non sopportava quando mi sdraiavo su di lui, un po' per il caldo e un
po' perché 'lui non era la mia poltrona' come mi ripeteva
ogni
volta.
– Che film è? – Gli chiesi dopo un po',
quando aveva
interessato anche me.
– Domino.
Sapevo della sua venerazione
per Keira Knightley, perciò lo presi in giro
perché sapevo che in
realtà stava guardando quel film solo per lei e non per la
trama,
ovviamente mi rispose che non era vero, ma ogni qual volta
inquadravano il corpo dell'attrice si incantava e smetteva quasi di
respirare, facendomi ridere tantissimo.
– Al prossimo film con
Ryan Gosling sarò io a prenderti in giro.
Gli feci una linguaccia
e continuai a guardare il film; quando finii ci rimasi male, mi
aspettavo un lieto fine e volevo che i due protagonisti stessero
insieme, ma non era un film romantico quindi c'era da
aspettarselo.
Rimasi per tutto il pomeriggio con il broncio e con
una strana sensazione nel petto, odiavo i film tristi e non a lieto
fine, bastava la mia vita senza senso e con una cosa che non andasse
mai nel verso giusto, volevo che almeno la finzione fosse perfetta;
ecco perché mi rifugiavo nella fantasia dei libri e film
romantici,
perché lì potevo sognare che tutto andasse per il
verso giusto per
sempre.
– Mi sono scordato di dirti che questa sera non ci
sarò
a cena.
Mugugnai in segno di assenso, con gli occhi fissi alla tv
ma con la mente altrove, speravo che Damon non si accorgesse del mio
cambiamento di umore, ma soprattutto speravo che da un momento
all'altro iniziasse un film demenziale che mi distraesse e mi facesse
tornare il sorriso.
– Se è un problema rimango.
Lo guardai
stralunata – Perché mai dovresti rimanere?
– Non so, hai
fatto una faccia; ho pensato che magari mi volessi qui.
Scossi la
testa – No, vai pure. – Tornai a guardare la tv, o
almeno ci
provai visto che Damon la spense e si piazzò davanti a me
– EHI!
– Che è successo, e non provare a dire
“nulla” perché ti
conosco quindi, sputa il rospo prima che mi arrabbi sul serio.
Mi
alzai dal divano sperando di potergli scappare – Non ti
arrabbiare
ma non è successo nulla, mi sono solo rattristita un po' per
colpa
del film e no, non mi va di parlarne.
I suoi occhi azzurri mi
guardavano attentamente per capire se stessi mentendo poi, mi prese
per mano e con un colpo secco mi tirò verso di se
abbracciandomi e
dandomi un bacio sul naso; non mi disse nulla perché
entrambi
sapevamo che in momenti come quelli, quando la malinconia prendeva
spazio in me, non c'era nessun discorso incoraggiante che potesse
tirarmi su di morale, avevo solo bisogno di rimanere sola con me
stessa, anche se in quel momento, apprezzai quell'abbraccio e quel
bacio più di ogni altra cosa.
– Ci vediamo più tardi e se
ti trovo a letto...
– Non svegliarmi e ci vedremo domattina. –
Mi sorrise annuendo e gli diedi una pacca sul sedere prima di vederlo
uscire dalla porta – Buona serata e in bocca al lupo.
Glielo
urlai dalla soglia quando stava per salire in auto, ma ero sicura
potesse sentirmi; chiusi la porta e andai a fare una doccia
rilassante, avevo casa tutta per me, il che significava musica a
tutto volume e poter fare quello che volevo senza essere torturata da
quei due scansafatiche: una vera goduria.
Anche se l'estate era,
in pratica, finita, un bel bagno caldo con i sali e le candele
profumate, era quello che mi ci voleva per rilassarmi e stendere i
nervi che avevo accumulato in questi mesi; misi su il cd dei Coldplay
e mi immersi in acqua, lasciando che la schiuma coprisse tutto il mio
corpo e che le candele inebriassero i miei sensi; chiusi gli occhi e
mi parve di dormire e essere su una nuvola: era una sensazione
magnifica.
Forse mi addormentai perché risposi al telefono solo
quando la suoneria stava per terminare, non mi ero neanche accorta
che stesse suonando.
“Caroline mi ha invitato a casa sua!”
Damon non mi diede il tempo di parlare, aveva già urlato al
telefono come se fosse una sedicenne alla sua prima cotta; in effetti
non c'era tanta differenza, Caroline era la sua prima storia seria ma
lui era un uomo e di certo non aveva sedici anni, forse.
“A casa
sua con i suoi genitori... che faccio?”
“O accetti o
rifiuti”
Mi sembrò di averlo davanti e vederlo roteare gli
occhi scocciato “mi sembra ovvio, mica posso dirle che devo
vestirmi da Captain America ed andare a salvare il mondo”
“Certo,
se tu fossi Chris Evans non ti farei uscire dalla mia camera da
letto...”
“Idem se tu fossi Scarlett Johansson” Fece un
attimo di pausa “Quindi, accetto?”
“Mi sembra ovvio. Adesso
chiudi e va' da lei.”
Sorrisi quando riposai il telefono finendo
il mio bagno rilassante; Damon era uno dei ragazzi più belli
che
avessi visto a Mystic Falls, era il mio migliore amico sempre pronto
a tirarmi su di morale e a proteggermi e in ventiquattro anni l'avevo
visto sempre circondato da donne, fin dall'asilo; ma, quando si
trattava d'amore, era una vera frana.
Indossai un abitino lungo
fino al ginocchio e un coprispalle, nonostante fosse fine agosto le
sere a Mystic Falls cominciavano a essere un po' freddine, l'estate
stava scemando portando con sé la spensieratezza e il caldo
afoso
dei tre mesi appena trascorsi; mi sedetti sul dondolo con il mio
amato libro di lettura in mano, era un bel po' di tempo che tentavo
di finire di leggerlo ma per vari motivi non c'ero riuscita. Mi
ritrovavo nella protagonista, felice e triste nello stesso tempo,
diversa dai coetanei che cercava di salvare il mondo; certo, io non
dovevo salvare il mondo da nessuno ma credevo d'essere abbastanza
diversa dai miei amici, o da quei pochi che mi rimanevano.
Un
bacio mi svegliò, davanti a me c'era Jeremy sorridente; si
sedette
accanto a me e mi salutò lasciando che distendessi le gambe
sulle
sue cosce.
– E' tutto il giorno che mi addormento dovunque,
questa notte ho dormito pochissimo.
– Sì, mi ha detto Damon che
avete parlato; è successo qualcosa?– Scossi la
testa e invertii la
posizione, preferivo abbracciarlo piuttosto che usarlo come poggia
piedi. – Dimmi la verità Elena, cosa provi per lui?
Scrollai le
spalle, perché in fondo mi aspettavo quella domanda ed ero
già
preparata, avevo risposto mille volte, a Stefan, a Jeremy stesso e
anche a Damon – Io gli voglio bene, nient'altro.
– A volte
sembrate una coppia sposata da anni, lo si intuisce soprattutto da
come scherzate, ridete e vi guardate. Io non credo che quello che ci
sia tra voi sia solo semplice affetto o amicizia, credo che ci sia
dell'altro.
– Io me ne renderei conto se fossi innamorata di
Damon, non sono così stupida.
Mi spostai come scottata, odiavo
quella conversazione, speravo che dopo aver chiuso con Stefan avrei
messo una pietra sopra anche con quella storia – Forse
è lui ad
essere innamorato di te.
– Nessuno è innamorato di nessuno Jer
e anche se fosse non sarebbe un problema tuo, siamo abbastanza grandi
da assumerci le nostre responsabilità e da decidere con chi
stare e
a chi affidare il nostro cuore.
Entrai in casa sbattendo la porta,
solo dopo mi accorsi che in quel momento era arrivato Damon, quando
lo sentii parlare con mio fratello e chiedergli cosa fosse successo;
non so cosa si dissero perché infastidita salii in camera
mia. Al
diavolo il pomeriggio rilassante con il bagno caldo, i sali minerali
e le candele profumate: Jeremy aveva il potere di farmi girare le
scatole a volte.
Capii che anche Damon era entrato dal rumore
della porta di ingresso che sbatteva e dai i suoi passi per le scale,
un attimo dopo la porta della mia stanza di spalancò
facendomi
sobbalzare.
– Sei impazzito?
Si richiuse la porta alle
spalle, per lasciare mio fratello lontano da quel momento; sapevo che
stava per succedere qualcosa, quello era solo l'inizio della grande
catastrofe.
– Si può sapere perché questa domanda
ti da così
tanto fastidio?
Rimasi senza parole; credevo che dovesse dirmi che
ero una stupida, che dovevo smetterla di litigare con mio fratello,
che non dovevo lasciarmi influenzare dalle dicerie e invece no:
voleva sapere il motivo della mia reazione.
Ci misi un po' a
rispondere, anche perché non riuscivo neanche a trovare le
parole
adatte per dire cosa provavo – Perché sono stanca
di sentirmi fare
sempre la stessa domanda e dare sempre la stessa risposta.
– Non
c'è nessun motivo di arrabbiarsi se tu sei sicura di quello
che
provi; se le persone si interessano a te è perché
ti vogliono bene.
Jeremy è preoccupato che potresti soffrire.
– Per quale motivo
dovrei soffrire?
Urlai e mi bruciò la gola, ero davvero stanca
di dover ammettere agli altri cosa realmente provavo per Damon
perché
mai per un secondo mi ero soffermata a pensare, non avevo mai ammesso
a me stessa se fossi innamorata di lui o meno: la verità era
che non
lo sapevo.
– Mi avete sempre chiesto cosa provo io per te. –
Abbassai il tono della voce anche se dentro di me fremevo ancora
–
Ma tu, cosa provi per me?
La sua reazione mi stupì: scrollò le
spalle e mi rispose con tranquillità – Mi sembra
di avertelo già
detto questa notte. Che cosa hai capito da quel discorso, che sono
innamorato di te?
Spalancai la bocca e la richiusi subito dopo, le
parole mi morirono in gola; non sembrava neanche lui in quel momento
– Non ho detto questo. – Un moto di rabbia mi
colpì
all'improvviso – Ma chi ti credi di essere, eh? Pensi che
tutto il
mondo giri intorno a te solo perché sei bello e ricco?
Lui aveva
fatto lo stronzo, potevo riuscirci benissimo anche io: conoscevo i
suoi punti deboli e potevo sfruttarli a mio piacimento.
– Non
l'ho mai pensato e lo sai.
Da lì fu un crescendo. Non ricordo
esattamente come arrivammo ad urlare a rinfacciarci momenti e liti di
quand'eravamo così piccoli da far la pipì nel
vasino, o nel
pannolino; mancava poco che cominciassimo a picchiarci. Avevo visto
Damon sotto ogni prospettiva, anche arrabbiato, e in quel momento non
riuscivo a capire cosa e come fosse, io, dal mio canto, ero
incavolata nera con me stessa e anche con lui, per tutte quelle
accuse che continuava a rivolgermi senza darmi il tempo di
difendermi. Parlava e urlava, litigavamo e non ricordavo neanche il
motivo di quella discussione; era come se fosse esplosa una bomba ma
nessuno sapesse chi l'avesse fatta esplodere e il perché.
–
Devo ricordarti della doccia?
La sua domanda aprì un varco nei
miei ricordi e ovviamente mi fece innervosire ancora di più:
era
stato lui ad andare via da casa quel pomeriggio, senza nessun motivo,
quando scherzavamo con l'acqua; si era arrabbiato quando avevo
giocato sul suo sogno erotico e la mia doccia: aveva sempre delle
reazioni strane e non aveva mai spiegato il motivo.
– Me lo
ricordo Mr “se vedo la mia migliore amica mezza nuda la sogno
ma
non lo dico a nessuno”.– I suoi occhi si
spalancarono, non si
aspettava una mia reazione simile, ma stava esagerando! – Io
sono
stata sempre sincera e naturale nei tuoi confronti, non ho mai fatto
nulla che potesse farti fraintendere un sentimento sbagliato, eppure
tutti, non avete fatto altro che chiedermi se fossi innamorata.
Perché dovevate proteggermi, come se tu fossi il lupo
cattivo e io
cappuccetto rosso dispersa nel bosco.
Sospirai e cercai di
calmarmi, sentivo il cuore battere veloce e avevo la sensazione che
da un momento all'altro potesse uscirmi dal petto. Damon non si
decideva a parlare, così continuai.
– Dici sempre di conoscermi
da quando sono nata, quindi sai che odio i tradimenti e le bugie; se
avessi, davvero, provato qualcosa di diverso dall'amicizia per te,
sarei venuta a dirtelo e avrei lasciato subito Stefan.
– Lo so
che non provi nulla per me.
– E allora perché me lo hai
chiesto?– Il mio urlo disperato risuonò per tutta
la casa e ad
esso seguì un silenzio così assordante da farmi
quasi del male.
–
Perché stavo impazzendo, ok? Eravamo ogni giorno insieme, tu
eri in
crisi con quell'idiota, passavo più tempo nel tuo letto che
in
quello di qualsiasi altra ragazza e i pensieri di Jeremy e del
cretino mi hanno influenzato. Per un attimo ho pensato che...
Si
bloccò all'improvviso, ebbi l'impressione che avesse paura a
continuare la frase, che tutto ciò che avesse detto in quel
momento
fosse dettato dalla rabbia e invece adesso, avesse iniziato a
pensare. Lo esortai a continuare ma rifiutò e
andò via; mi mossi
prima che potesse andarsene definitivamente, era ancora sui gradini
quando lo fermai chiamandolo. Ero rimasta sul portico, forse per
mantenere le distanze.
– Perché scappi sempre? Quando le cose
si complicano tu vai via, resta e affrontale.
– Elena...
–
So come mi chiamo, maledizione. Ti sto chiedendo di restare e
chiarire; sono stufa di litigare e poi venirti a cercare per far
pace. Stai qui, adesso.
– Non posso restare, perché ogni volta
che ti arrabbi i tuoi occhi lucidi e le tue labbra rosse e carnose
sono così sexy da farmi impazzire. Quella volta in bagno ho
quasi
perso la ragione ma non potevo, capisci, sei la mia migliore amica e
non posso fare questo sbaglio.
Le sue parole mi arrivarono dritte
allo stomaco come se fossero dei pugni, le orecchie mi fischiavano e
non capivo cosa volesse dire: voleva baciarmi ma non poteva? Era
quello il problema? Quindi non avremmo mai potuto litigare
perché
ogni volta lui voleva saltarmi addosso?
Iniziai a ridere quando
metabolizzai il concetto, Damon aveva sceso un altro gradino e si
fermò nuovamente, voltandosi stupito: non ero pazza, era lui
quello
fuori di testa.
– Lo trovi divertente? – Era infastidito il
che mi fece ridere ancora di più, salì i due
gradini in un solo
passo e si avvicinò a me; smisi di ridere quando me lo
trovai
talmente vicino da riuscire a vedere le sfumature nere nei suoi occhi
azzurro ghiaccio. – Ti ho detto già una volta di
non giocare con
il fuoco quando non sai cosa e quanto potresti bruciarti.– Il
suo
sguardo vagava velocemente dai miei occhi alle mie labbra e mi
ritrovai a sperare che mi baciasse, ma si allontanò
– Non posso
baciarti Elena, non sarebbe giusto.
Il mio cuore rallentò i
battiti e cercai di regolare il respiro, non dissi nulla, temevo che
qualsiasi cosa dicessi potesse apparire stupida o fuori luogo. Si
voltò e fece per andare via di nuovo, avevo paura che se
Damon se ne
andasse da casa non tornasse più, che quel litigio strano e
quelle
mezze confessioni fossero l'inizio della fine. Abbassai lo sguardo
afflitta e non feci in tempo per girarmi e rientrare in casa
perché
lui parlò.
– Sai cosa? Sto cercando un qualsiasi motivo per cui
questo sia sbagliato, ma non lo trovo.
Mi sembrò di vivere la
scena in slow motion: la sua mano destra che si poggiava sul mio capo
e che mi tirava a sé per far unire le nostre labbra. La
sorpresa del
momento scomparve subito e fu sostituita dalla passione di quel bacio
meraviglioso; l'altra mano di Damon raggiunse la mia guancia per
accarezzarla dolcemente, mentre gettai le mie braccia al suo collo
per avere più stabilità. La sua mano destra era
ancora tra i miei
capelli a torturarli e a spingere la mia testa verso di lui, come se
avessi intenzione di staccarmi!
Mi ritrovai con la schiena alla
parete del portico e Damon su di me; non capivo cosa mi fosse preso
ma non riuscivo a smettere di baciarlo. Il cuore stava per uscirmi
dal petto, sentivo i suoi battiti fino alle orecchie, l'adrenalina e
l'eccitazione mi avevano fatta impazzire e Dio se sapeva baciare quel
ragazzo.
Quando stavo per lasciarmi andare ancora di più, il mio
cervello decise di farsi sentire: stavo baciando il mio migliore
amico, quali conseguenze avrebbe avuto quel momento? Con quale
coraggio avrei guardato Damon negli occhi, se l'avrei più
guardato.
Sarebbe stato ancora il mio migliore amico?
Sembrò che anche lui
fosse tornato in sé e ci staccammo, ancora ansimanti e con
il cuore
nelle orecchie.
– Damn...
– Shhh – Poggiò la sua fronte
sulla mia – Non dire nulla, ti prego. Non roviniamo questo
momento.
Mossi la testa quanto bastava per fargli capire che ero
d'accordo, dopo qualche minuto mi diede un bacio sulla fronte e
andò
via, questa volta senza fermarsi sui gradini e voltarsi.
Semplicemente andò via e il mio cuore tornò a
respirare.
******
Ho
assunto delle guardie del corpo, perciò non potete farmi
nulla! TZE'. Cosa posso dire prima che piovino recensioni negative? Ho
il
finale in mente da ancora prima di iniziare a scrivere la prima
parola del prologo, ho sempre amato le vostre parole nei commenti
perché mi hanno fatta sorridere, ridere e a volte mi hanno
fatto
avere nuove idee ma non ho mai e poi mai cambiato idea sul finale
(che ovviamente non vi svelo). Vorrei che fosse chiaro fin da adesso
che sentire le vostre idee fa sempre piacere ma mi è
successo già
una volta di farmi condizionare dai pareri dei lettori e poi
c'è chi
si è lamentato comunque, quindi questa volta ho seguito il
mio cuore
e l'istinto.
Spero che il capitolo
vi sia piaciuto, che abbiate
unito tutti i puntini e che gli indizi in questi dieci capitoli siano
stati abbastanza chiari.
In questo capitolo
c'è qualcosa di
diverso dagli altri, vediamo chi riesce a notarlo... XD
Grazie per
chi ha recensito e chi si è sempre fermato a recensire.
Grazie
mille a chi ha inserito la storia tra seguiti, preferiti e ricordati:
siete magnifiche.
Alla prossima con
l'epilogo.
Un bacio.
P.S.
Per chi volesse ancora leggere qualcosa di mio, ma di genere diverso,
ecco la mia nuova storia fresca di pubblicazione.
THE
HE(ART) OF THE STREAP.
Trama: Lei:
ventisette anni, francese
di nascita ma italiana d'adozione.
Lui: italiano,
meglio dire,
romano D.O.C.
Lei: vive in un
piccolo appartamento in una zona
tranquilla di Roma e si mantiene grazie ad un modesto lavoro che
tuttavia sta iniziando ad odiare, perché è
propria a causa di esso
che ha visto infrangere le sue aspettative sul vero amore e sugli
uomini: l'organizzatrice di matrimoni.
Lui: condivide
casa
con due sue amici e colleghi e, a differenza di lei, ama il suo
lavoro, perché non solo guadagna soldi ma anche donne:
è uno
spogliarellista in un noto locale di Roma, il Ladies Night, ed
è la
principale attrazione del locale.
Entrambi pensano
che
l'amore sia inutile e passeggero, che la gente si stanchi di stare
sempre con la stessa persona e che, prima o poi, si finirà
per
soffrire.
Le loro vite si
intrecceranno per caso e il caso non li
lascerà più allontanare.