Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: phantomwise    17/08/2012    4 recensioni
Ambientata dopo due anni dall'inizio degli eventi, questa fanfiction sul mio manga preferito, Detective Conan, inizia con Vermouth che contatta il nostro mini-detective preferito per aiutarla a sconfiggere l'Organizzazione.
Da questo nascerเ una squadra, in cui tutti dovranno mettere da parte i propri sentimenti per raggiungere l'obiettivo finale.
Avvertimento: chi non ama le storie lunghe e romantiche, si tenga alla larga!
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Estratto al quarto capitolo: "All I ever wanted"
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Alz๒ il viso e lo fiss๒, i suoi occhi azzurri fissati in quelli blu di lui.
In uno sguardo si capirono al volo: non servivano parole per dimostrare ci๒ che sentivano.
Lui si avvicin๒ a lei, lei sporse il viso in avanti e chiusero gli occhi, assaporando il loro primo bacio.
In quel momento esistevano solo loro due.
Ran mise una mano sulla nuca di Shinichi, accarezzandogli i capelli, mentre lui pos๒ le mani sui fianchi della ragazza, attirandola a s้ dolcemente e lasciando che i loro corpi si toccassero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A reason to smile





 


-Buongiorno, papà!- esclamò una sorridente Ran Mouri.
-Ciao, Ran. Ti vedo felice, è successo qualcosa?- chiese il detective Kogoro Mouri sorseggiando il caffè con la mano destra e reggendo il giornale con la sinistra.
-No, niente di particolare. Sono felice e basta. Beh… dopotutto, quello di qualche giorno fa è stato il miglior compleanno della mia vita.- rispose la giovane abbassando lo sguardo e con un mezzo sorriso.
-Capisco... Ah, guarda qua! La criminalità è aumentata ulteriormente in questo periodo. Non è una bella notizia, ma almeno ci sarà più lavoro per il grande detective Kogoro Mouri!- urlò l’uomo, accompagnato dalla sua solita risata sguaiata.
La figlia, non sapendo cosa dire, preferì tacere, decidendo di lasciarlo cuocere nel suo brodo.
-Ehi, Ran… Ma la piccola peste dov’è? Sai, non vorrei combinasse uno dei suoi soliti guai…- disse all’improvviso il detective fingendosi disinteressato.
-Ah, già! Mi sono scordata di dirti che Conan avrebbe passato qualche giorno dai suoi genitori. Dovrebbe tornare oggi.- rispose la ragazza.
In quello stesso momento, il campanello suono e la giovane aprì la porta.
-Sono tornato!- salutò un allegro Conan Edogawa.
-Oh! Ciao, piccolino!- disse Ran sorridendo.
-Parli del diavolo…- sibilò tra i denti Kogoro.
-E spunta il moccioso! Ciao Ran, ciao Kogoro!- disse entrando una rumorosa Sonoko Suzuki, spingendo il bambino che cadde e la guardò in cagnesco mentre si aggiustava le occhiali.
-Ciao, Sonoko!- disse ridacchiando l’amica.
-Beh, sei pronta per gli ultimi giorni di scuola prima degli esami finali?- sbuffò l’ereditiera.
-Certo…- rispose un po’ malinconica la giovane, prendendo la cartella e mettendosela in spalla, ripensando a Shinichi che, ancora una volta, sarebbe stato segnato come “assente” sul registro di classe.
-Allora, andiamo? Oppure hai intenzione di pensare al tuo maritino ancora per molto?- la prese in giro Sonoko.
-Quale “maritino”? Ran, devi dirmi qualcosa?- urlò un furioso Kogoro saltando sulla sedia e versando il caffè sul giornale.
-No, papà, niente. Sonoko stava solo scherzando…- disse la karateka lanciando un’occhiataccia all’amica, pensando a come facesse a leggerle sempre nel pensiero.
-Non ti leggo nel pensiero, leggo i tuoi occhi. Sei un libro aperto per me, Ran Mouri!- disse la ragazza, correndo giù dalle scale.
-Aspettami, Sonoko!-

***

-Ti sei divertito dai tuoi genitori, Conan?- chiese Ayumi Yoshida all’amico Conan, andando verso scuola, seguita da Genta Kojima e Mitsuhiko Tsuburaya.
-Certo! Siamo… ehm… stati al Luna Park e poi… abbiamo fatto un picnic…- rispose lui, inventando tutto sul momento.
-Oh, si saranno divertiti un mondo, non è vero, Conan?- disse Ai, avvicinando il viso a quello del bambino e guardandolo maliziosamente.
-…E-Esatto! U-Un mondo!- rispose lui arrossendo per l’imbarazzo e distogliendo lo sguardo.
Gli altri tre si scambiarono guardi interrogativi, non avendo capito nulla della conversazione fra i due adolescenti, che non si degnarono comunque di spiegare.

***

“È il momento. Ora o mai più.” pensò la donna guardandosi allo specchio.
Prese una delle varie maschere che usava per travestirsi e si camuffò cambiando completamente viso.
Solo gli occhi erano gli stessi di sempre, color celeste cielo e dallo sguardo glaciale,
tipico di chi sa uccidere tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Indossò il suo giubbotto antiproiettile preferito, quello che, essendo più resistente, le dava una struttura fisica massiccia. Indossò dei vestiti imbottiti per sembrare più robusta e mise dei buffi occhiali da sole per camuffare meglio il viso.
Prese un paio di piccole pistole che nascose nel grande impermeabile beige che aveva indossato per coprirsi.
Si guardò un’altra volta allo specchio, notando che la sua solita abilità nel travestirsi non era diminuita affatto in tutti quegli anni.
Sorrise, pensando che il momento che aveva atteso da tanto era finalmente arrivato.

“Forse un giorno avrò anch’io… una ragione per sorridere…”
  
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