Finn Hudson
L’incontro con Rachel non era andato esattamente secondo i miei piani. Ero rimasto colpito dal fatto che fosse diventata ancora più bella, se possibile, di quanto lo fosse già tre anni prima. Ma i suoi occhi avevano qualcosa di diverso, non possedevano più quella luce che invece c’era ogni qualvolta i nostri sguardi si incontravano. Avevo solo tre settimane di tempo e troppe cose da fare, e tutto ciò che ora volevo fare era sdraiarmi sul letto e non fare nulla. Per fortuna Ashley aveva deciso di non condividere l’appartamento per quelle ultime tre settimane, forse per destino, forse per culo. E non immaginavo nemmeno che Rachel fosse a casa di Kurt, e di ricontrarla lì, così, dopo tutto il casino che avevo combinato.
Devo sposarmi con Ashley fra tre settimane. Sono andato a letto con Rachel tre mesi fa. Bel casino.
Aprii il frigo, senza sapere esattamente cosa cercare, e afferrai una birra. Non riuscivo a capire come il suo solo ritorno era in grado di riportarmi alla mente ogni minimo dettaglio di tre anni prima.
<< Mi stai lasciando, Rach? >> Mormorai in preda al panico, Rachel immobile di fronte a me.
<< E se non fossimo pronti? Se stessimo correndo? In fondo vogliamo andare a New York, vivere insieme ed inseguire i nostri sogni. Come pensi che possa funzionare? >>
<< Perché ci amiamo! Dannazione, Rachel. Ti ho detto che non mi importa di giocare a football, o a qualunque altro stupido sport! Sono stato preso all’Actor Studio, voglio davvero diventare attore. E voglio essere con te, ovunque tu voglia. >> Mi avvicinai lentamente a lei, le mani che tremavano, i suoi occhi colmi di lacrime. Passai il mio indice destro sulla sua guancia e strinsi il suo fragile corpo tra le mie braccia.
<< Abbiamo 17 anni. Sappiamo entrambi che non durerà per sempre. E una volta a New York? Una volta visto che non può funzionare? Tu te ne andrai? Io me ne andrò? Come faremo? E’ assurdo! >> Si staccò bruscamente dal mio corpo e per la prima volta colsi totale freddezza nei suoi movimenti. Lei non era la Rachel di cui mi ero innamorato.
<< Mi ami ancora, Rachel? >> Girò la testa verso destra, senza guardarmi, i suoi occhi ancora stracolmi di lacrime. << Guardami. >> Posai due dita sotto il suo mento e girai la testa di modo che mi guardasse.
<< I-io… Io non lo so più. >> Quelle parole mi colpirono come una doccia fredda, più di qualsiasi altra cosa. Avrei preferito saperla a New York da sola, persino lontana da me, ma ancora innamorata, piuttosto che insicura dei suoi sentimenti. Rachel era il mio primo amore, e così, all’improvviso, non riuscii ad immaginare una vita decente senza di lei. << Scusami, ma non so più niente. Lasciami andare, Finn. Io lo sto facendo. La mia vita è a New York, la tua non lo so. Ma per favore lasciami andare, e, se puoi, perdonami. >> Mi aveva lasciato. L’amore della mia vita mi aveva appena lasciato. Avevo scosso la testa, implorato di cambiare idea, ma tutto quello che lei era riuscita a fare era stato camminare lontano da me, prendere il primo aereo diretto a New York e sparire per sempre.
O almeno credevo fosse sparita per sempre. Poi, tre mesi prima, l’avevo rivista. Per colpa mia, o meglio per mia volontà. Ed ora era lì, a Montreal, e tutto ciò che ero stato in grado di fare era rovinare tutto.
Sobbalzai quando la suoneria dell’iPhone risuonò per tutto il soggiorno. Lessi il display e mi risollevai quando scoprii che chi chiamava era Kurt.
<< Ehi, fratellone. Dimmi tutto. >> Notai come Kurt evitò di dire che era stata Rachel ad avvertirlo.
<< Ero passato solo per… emh, dirti che ho rivisto… Rachel, ma deduco che tu già lo sappia. >>
<< Ah… Si. E… Come stai? >> Bella domanda, davvero gran bella domanda.
<< Avrei voluto dirglielo in maniera diversa, e non con Ashley che arriva dicendo che deve provare l’abito. Stasera ceniamo insieme. Credi io debba dirle che quella di oggi era Rachel? >> Ovviamente avrei dovuto, ma non trovavo le parole e non avevo voglia di discutere a tre settimane dall’imminente matrimonio.
<< Davvero lo ha scoperto così? Finn sei un idiota! Comunque non credo dovresti, a meno che non esca l’argomento. Ashley si fida di te, e dato che hai deciso di sposarla vuoldire che la ami, e che la presenza di Rachel non ti è di alcun intralcio. >> Notai che l’ultima frase la pronunciò a bassa voce. Probabilmente Rachel era nelle vicinanze.
<< Già. >> Sospirai. << Senti, ora vado a prepararmi, Ash mi aspetta. Ci sentiamo domani. E mi raccomando, non una parola con Rachel di tutto ciò. >>
<< Acqua in bocca. >> Agganciai velocemente, mi infilai una polo pulita e uscii di casa per raggiungere il ristorante al centro in cui avevo prenotato.
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<< Oggi ho apportato le ultime modifiche al vestito >> disse Ashley mentre prendeva un po’ della sua insalata mista che aveva ordinato. << E’ bellissimo. >> Mi sorrise, e io ricambiai forzato. Era splendida, stava per diventare mia moglie e tutto ciò a cui riuscivo a pensare era l’incontro di quella mattina.
<< Sono sicuro sarai perfetta. >> Esordii mentre il cameriere portava via il mio piatto ormai vuoto.
<< Senti Finn, so che non dovrei chiedertelo, perché ti amo e perché mi fido. >> Sapevo benissimo cosa stava per dire, eppure non ero pronto. Feci un respiro profondo e la guardai fisso negli occhi. << La ragazza che oggi era con te, era Rachel? Quella Rachel? >> Spostai lo sguardo, in silenzio senza sapere cosa dire. Avrei dovuto dirle la verità, avrei dovuto dirle che tre mesi prima, quando le avevo chiesto di sposarmi, ero poi volato a New York per rivedere quella che pensavo fosse la donna della mia vita, ci ero stato a letto insieme e poi le avevo spezzato il cuore così come lei aveva fatto con il mio.
<< Si, era lei. Ci siamo visti perché… Sapevo che era qui, e non volevo che venisse a sapere del matrimonio da qualcun altro. Per quanto assurdo possa essere, volevo essere io a dirglielo. >> Che cazzata. Mi guardò negli occhi, sorrise e allungò il braccio destro per unire la sua mano alla mia.
<< Ti amo, Finn Hudson. >>
<< Ti amo anche io, Ashley Jackson. >>