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Autore: Asteria_90    02/03/2007    2 recensioni
“Le tue ali bianche sono ormai spezzate.
Te le ho tagliate io.
Le ho mutate per sempre, e sono orgoglioso di averlo fatto.
Ora sono nere, come la pece.”
***
Due visioni, due realtà.
In fondo siamo tutti angeli, se pur con sfumature diverse.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Terza parte

Terza parte

Agrodolce

 

You'll rescue me right? in the exact same way they never did..
I'll be happy right? when your healing powers kick in

 

You'll complete me right? then my life can finally begin
I'll be worthy right? only when you realize the gem I am?

[Precious Illusion – Alanis Morissette]

 

La notte, la quiete.

Un ululato lontano, forse da quella collina immersa nella nebbia.

Lupi… licantropi?

Poco importa.

 

Ti sfioro piano il collo, sentendoti rabbrividire sotto al mio tocco.

Forse è meglio che tu dorma ancora; in fondo il sole è appena tramontato e non voglio che anche quest’ultimo chiarore rossastro possa nuocere ai tuoi occhi.

Sei fredda, ma presto diventerai gelata.

Esattamente come me.

Dicono che il sangue che scorre nelle vene dei vampiri sia ghiacciato, o addirittura inesistente.

 

Però… però basta che mi punga con un ago perché una calda goccia rossa spunti dal mio dito.

Buffo, no?

Però…forse non è sangue.

Forse è soltanto come un’altra bevanda.

Vino, arancia rossa… fa poca differenza.

 

Eppure gli umani tengono così tanto a quel liquido bordeaux  che scorre nelle loro vene.

Si fanno mille complessi inutili su di esso.

Pensano addirittura che le loro doti, se ho davvero il coraggio di chiamare così quelle loro stupide e banali qualità, e i loro difetti vi siano contenuti.

 

A volte mi fanno ridere.

Sono tutte fandonie.

 

Io ne ho uccisi tanti, di umani, per bere il loro sangue ed eppure…

eppure volete sapere la verità?

 

Sono tutti uguali.

Chi ce l’ha un po’ più forte, chi dal gusto più delicato… ma è sempre e soltanto sangue.

 

Probabilmente ho dei gusti un po’ macabri, ma che volete farci?

Fa parte della mia natura.

E’ tutto sempre compreso in quella sorta di circolo formato degli angeli dell’inferno.

 

Vampiri, demoni, licantropi.

 

Soltanto leggende che si perdono nelle notti dei secoli e con esse lasciano bruciare anche eterne verità.

Un po’ come qualcosa che si dava per perso e lo si ritrova incredibilmente dopo tanto tempo nel posto più impensato.

 

Un foglio buttato nella spazzatura perché ritenuto inutile, ma su cui poi ti accorgi di aver scritto il codice della tua cassaforte.

Numeri apparentemente senza senso.

Codici criptati magistralmente.

 

Io sono tutto questo, e ne vado fiero.

 

Mi ritrovo spesso a pensare a queste cose, a riflettere su quante cavolate dicono sul mio conto.

E tra poco…

…tra poco anche su di te.

 

Ti vedo riaprire piano gli occhi chiari, appena infastiditi dalla luce forte del lampadario nella stanza.

I capelli ti ricadono disordinatamente sul viso, schermandoti la fronte.

 

Anche dopo questo, sembri ancora un angelo.

Un angelo del Paradiso, intendo.

 

Hai dormito con la testa appoggiata sul mio petto liscio, o meglio, in quella posizione in cui io ti ho adagiata delicatamente dopo averti morsa.

Non credo tu abbia ancora capito bene quello che ti ho fatto, del resto per te è stato soltanto un incubo.

Un sogno che ti ha imprigionato in una gabbia mortale e ha poi buttato via la chiave.

 

Tu ora mi odierai, ma poco importa in fondo.

Sei stata addirittura un buon pasto, forse l’unico diverso dopo tanti anni di caccia.

 

Il tuo sangue aveva un sapore soffice, dolce, ma nello stesso tempo pungente ed amaro.

Direi… agrodolce.

 

Forse… forse è soltanto perché ho assaggiato il sangue di un angelo.

Ed è esattamente come il mio: particolare ed intenso.

Contrastante.

Oserei dire bruciante.

 

Una sorta di lama incandescente con cui ti ho cambiato per sempre.

Una cicatrice con i frammenti dell’eternità.

 

Le tue ali bianche sono ormai spezzate.

Te le ho tagliate io.

Le ho mutate per sempre, e sono orgoglioso di averlo fatto.

Ora sono nere, come la pece.

 

Pensi di no?

, te lo potrei anche concedere questo sfizio.

Forse sono ancora grigie… forse c’è ancora una traccia di quell’oceano bianco di candore, ma svanirà presto.

Fidati.

 

Sei la mia creatura.

 La mia piccola, perfetta… vittima.

Forse più di quanto non lo siano state tutte gli umani che ucciso.

 

Ma sai… il punto è sempre questo, tesoro.

 

Gli altri non erano angeli.

Non possedevano quel tuo sguardo ingenuo, quegli occhi chiari color ghiaccio e quel tuo viso dai lineamenti sottili.

Non avevano la profondità del mondo nel cuore.

Non presentavano le tue stesse ali sottili sulla loro schiena.

 

Non erano la mia piccola, ardua sfida.

Ma sono sempre le gare più dure a dare soddisfazioni; quelle in cui potresti non vincere, ma dove in fondo non hai nulla da perdere.

 

Soltanto…

…caldo contro freddo.

Dolce contro amaro.

In un mischiarsi di sapori.

Agrodolce.

 

Battaglia fra angeli immortali.

 

Mi guardi con aria interrogativa che diventa sempre più sconvolta man mano che realizzi cosa ti è appena successo.

Ora mi rivolgi anche un’espressione quasi disgustata, mentre mi fissi negli occhi.

 

Sempre. Ancora.

 

Pupilla contro pupilla.

Nero contro bianco.

O forse soltanto un grigio opaco.

 

-Che cosa mi hai fatto?-

 

Domanda banale.

Forse volevi chiedermi perché non riesci più a volare in alto.

Ed io ti rispondo perché le tue ali devono ancora nascere.

 

Ma guarda.

Osserva dietro la tua schiena.

 

Senti dolore?

Soffuso, lento, bruciante.

 

Lo avverti, lo so.

 

Allora stanno spuntando.

Allora presto volerai ancora.

Allora vedrai di nuovo il cielo.

 

Basterà un semplice gesto per liberarle del tutto.

Semplice.

 

Occorre soltanto gettare via quell’insulso scheletro bianco precedente.

 

E’ lì. A terra.

Quell’ossatura senza scopo, debole e fragile.

 

Ora puoi prenderne una dai toni più forti.

Nera… o rosso fuoco se preferisci.

 

-Che cosa mi hai fatto?-

 

Ripeti ancora, questa volta piangendo ed allontanandoti da me.

Ti sei rifugiata in un angolo della sala,con la testa fra le ginocchia.

 

Ma tanto non troverai quel luogo sicuro.

La tana non è più quel cuscino morbido su cui dormivi la sera.

Ora tutto è cambiato.

E’ adrenalina, astrazione…

o forse pazzia dell’ignoto.

 

Tornerai presto da me, mia cara.

Probabilmente tra poco mi implorerai perfino di starti vicino.

 

Ed ora…

Ho sentito bene?

Hai davvero detto che mi odi?

 

Allora posso ammettere che è decisamente tutto normale.

Esattamente come dovrebbe essere.

Tra poco ricomincerai a risalire dal pozzo in cui pensi di essere caduta.

 

Continuo a fissarti con sguardo assente, distante.

Sai che non provo nulla per te, se non tenerezza.

Non mi importa più di tanto se tu ora stai soffrendo particolarmente.

 

L’ho provato anch’io…

e sono ancora qua.

 

Ma so di averti fatto un dono di cui presto mi sarai grata.

Cosa ci guadagno io?

 

Forse soltanto un’altra citazione inutile in un libro di favole.

O forse qualcuno che mi accompagni nella lunghezza dell’eternità.

 

Qualcuno da sottomettere, ma non da eliminare.

Il che è diverso, mio cara creatura.

Imparerai a capirlo.

 

Ora alzi appena lo sguardo verso di me.

Sei stanca, debole.

I tuoi occhi sono infossati nelle tempie.

 

Sonno, per caso?

Oh no, io so che cos’hai per la prima volta, anche se tu non vuoi ammetterlo.

 

Sete.

 

Apri appena le labbra, come per dirmi qualcosa, ma poi le richiudi ermeticamente.

 

Ma io… io in quel frangente di tempo li ho già visti.

 

Bianchi. Affilati.

Perfetti.

 

Canini.

 

Mi alzo lentamente dal divano di pelle per avvicinarmi a te con passo cadenzato.

 

Non ho fretta, ma forse tu sì.

Ormai senti lo stimolo.

Quelle ali nere che premono per uscire con forza dalla tua schiena.

 

Ora sei anche tu un angelo.

 

Un’altra forza del buio.

Non più solo l’oceano, ma il mulinello nascosto al suo interno.

Non più la quercia, ma la roccia.

 

Oscura, imprevedibile.

Pericolosa.

 

Pupilla contro pupilla.

Sguardo su sguardo.

Ancora, per l’ultima volta…

…bianco contro nero.

O forse grigio.

 

Ti porgo la mia mano fredda, invitandoti ad alzarti.

Occhi di fronti ad altri occhi.

Mi osservi con sguardo cupo…

…dubbioso…

…arrendevole.

 

La prendi.

Ed è fatta mia cara, le ali sono spuntate del tutto.

Tra poco quel punto non ti farà più neanche male.

Si rimarginerà presto, non temere.

 

Questa sera andremo a caccia, insieme.

Ti insegnerò a volare alto, mentre tutti gli altri dormono.

Ti guiderò nel guardare al buio, oltre la luce oscura del sole.

 

Semplicemente come il maestro e l’alunna.

Come due angeli che si dividono il lavoro.

 

Poi, quando avremo calmato la sete, magari ti porterò a mangiare qualcosa.

Giusto per mantenere un frammento apparentemente umano.

Soltanto per apparire normali.

 

Magari… magari andremo in uno di quei ristoranti del centro.

Passerà il cameriere, ci darà il menù ed io…

io chiederò qualcosa di…

…agrodolce.

 

***

 

Pubblicata anche la terza parte di questa originale, quella che forse è stata più sofferta di tutte e che probabilmente non è venuta neanche come avrei voluto, ma così l’avevo scritta per il contest e non mi sembra adeguato o giusto modificarla ora.

Manca soltanto l’epilogo, che spero di postare a breve.

Un ringraziamento a chi ha letto fino ad ora e a chi ha recensito; un grazie particolare a RockGirl & GothicGirl: sono felice che abbiate apprezzato così tanto la storia e spero che continuiate a darmi il vostro parere, sia positivo che negativo che sia. Anche le critiche sono sempre ben accette.

Un abbraccio a tutti.

Gloria

 

  
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