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Autore: Light Rain    18/08/2012    6 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La pioggia ticchetta sul davanzale della finestra.
Oggi non è giornata. Per quanto ami la pioggia, oggi non è giornata.
Non me ne posso stare tappata in casa a logorarmi coi miei pensieri. Domani iniziano gli Hunger Games e io devo uscire da queste mura, devo fare qualcosa, anche la più banale. Mi alzo velocemente e mi dirigo alla porta, la apro e me la lascio alle spalle. Vengo immediatamente investita da una nebbiolina umida, tira così tanto vento che la pioggia viene sollevata e schizzata in ogni direzione. 
Faccio un passo indietro, non ci tengo a inzupparmi tutta, ma trovo la distanza giusta. Se mi fermo a due passi dalla porta sento le goccioline bagnarmi delicatamente senza travolgermi del tutto. Respiro a fondo l’odore della pioggia, ha un sapore così strano, e l’aria è talmente carica di umidità che rende difficile persino respirare. 
Un lampo squarcia le nuvole grigie seguito immediatamente da un tuono che mi fa sobbalzare. I rumori forti o acuti non mi piacciono molto, anzi è più corretto dire che li detesto, ti rimbombano nel cervello e sembrano non volerlo lascire più. Rabbrividisco perchè so già che quel tuono mi perseguiterà per tutta la giornata. 
Vedo un altro fulmine, chiudo gli occhi in attesa di un altro brontolio del cielo; non si fa attendere.
Non mi piace questo tempo, non ora almeno. Solitamente la pioggia ha un potere rilassante su di me, ma non in questo momento. Non oggi che mi costringe a stare in casa e che mi fa preoccupare perchè mio padre è fuori in barca. Se stamattina il cielo non fosse stato limpido non lo avrei fatto partire, ma qualche ora fa non c’era nemmeno una nuvola, è iniziata più o meno quando sono uscita da scuola, è stata una vera fortuna tornare a casa quasi del tutto asciutta.
Rassegnata torno dentro spargendo impronte bagnate un po’ ovunque.
Mi siedo a tavola lasciandomi sfuggire un rumoroso sospiro. Domani iniziano gli Hunger Games e stasera, durante le interviste, potrebbe essere l’ultima volta che vedo Finnick tutto intero. Ieri nel pomeriggio hanno reso noti i punteggi dell’addestramento, Finnick ha preso nove. Sono rimasta del tutto spiazzata, il suo è un punteggio invidiabile dalla maggior parte dei tributi, solo quelli del 2 hanno fatto meglio prendendo entrambi dieci. Invece quelli del 1, la ragazza del mio distretto e il maschio del 7 hanno preso nove come Finnick. Ma ci sono anche molti otto e questo mi preoccupa, l’edizione di quest’anno sembra essere particolarmente ricca di ottimi combattenti.
Mi domando come abbia fatto Finnick a prendere un punteggio così alto? Qualche stratega sarà rimasto folgorato dal “suo bel fccino”. Rido. Questo mi riporta indietro a non molto tempo fa, alla prima volta che parlai con il tributo del Distretto 4. Ora è così che lo vedo, come lo vedono tutti: un concorrente dei sessantacinquesimi Hunger Games, probabilmente morirà con questo appellativo.
Mi volto verso la finestra, diluvia come prima, se non di più.
Sicuramente morirà con questo appellativo.
Faccio uno scatto verso la porta e la sbatto rumorosamente dietro di me e questa volta non mi fermo, corro sotto la pioggia verso l’unica persona che voglio vedere in questo momento.
Quando Lian apre la porta mi grida contro perchè sono completamente fradicia.
—Che diavolo ti salta in testa, uscire con questo tempo!— urla facendomi entrare in casa.
—Scusa— sospiro a bassa voce, la casa è silenziosa, suo padre sarà fuori in mare
—Ti stò bagnando tutto il pavimento— dico facendogli notare le gocce d’acqua che si infrangono sulle mettonelle. Sparisce in un’ altra stanza.
—Prendi questo— dice gettandomi un asciugameno.
Lo afferro e inizio a tamponarmi un po’ ovunque, il temporale non ha risparmiato nemmeno un lembo di stoffa. Sono completamente inzuppata e il freddo inizia a entrarmi nelle ossa, è una sensazione sgradevole.
—Ti faccio una tisana calda Annie?— mi chiede una voce squillante, so perfettamente a chi appartiene
—Grazie mille Judianna!— le urlo.
—Non c’è di che— risponde sorridente la serella di Lian facendo capolino da dietro l’angolo. Ha dieci anni ed è una delle persone più socievoli che io abbia mai conosciuto, sorride sempre, in qualsiasi situazioni e a dispetto di chiunque. Se è conforto quello che sto cercando sono nella casa giusta.
—Che ci fai immobile alla porta Annie?— grida Lian che ha raggiunto sua sorella in cucina. A grandi passi arrivo da loro. Il mio amico è stravaccato pigramente su una sedia mentre Judianna mette un pentolino d’acqua a bollire sul fuoco. Mi siedo accanto a Lian appoggiando nervosamente le mani sul tavolo.
—Tuo padre è in mare?— chiede il mio amico.
—Sì. Anche il vostro?— chiedo distaccata.
—Già. La mamma invece è in città, ha trovato un nuovo lavoro!— mi dice entusiasta Judianna — ora è sindaco!— ridacchia lei.
—Fa la sua assistente Judianna, non lo è diventata!— la coregge suo fratello —possibile che non presti mai attenzione a quello che ti diciamo— sospira rassegnato
—Io invece vi ascolto!— risponde contrariata lei —siete voi che non sapete spiegare bene le cose!—
Rido. Judianna è così divertente: si è posizionata davanti a suo fratello con uno sguando di sfida stampato in faccia, non fanno altro che bisticciare quei due. Poi si gira stizzita e prende tre tazze, ma non prima di avergli mandato un’altra occhiata.
—Allora, se sei uscita con questo tempo suppongo che tu non sia venuta qui per farti una tisana— dice Lian guardandomi dritta negli occhi— Quale è il problema?— mi chiede gentile.
Lian mi conosce molto bene.
—è Finnick vero?— chiede lui
Fin troppo bene.
—Chi è Finnick?— ci chiede Judianna portando goffamente le tisane in tavola.
—è un nostro amico— risponde sbrigativo Lian, è piccola forse pensa sia meglio che lei non sappia.
—Credevo fosse il tributo maschio di quest’anno, ma forse mi sbaglio— dice lei sorseggiando la bevanda ancora calda.
—Se sai chi è perchè diavolo ce lo hai chiesto!— urla Lian
—Volevo vedere cosa mi rispondevate— sogghigna — insomma è vostro amico?— ci chiede quasi maligna.
—Non sono affari tuoi!— grida il mio amico alla sorella.
—Sì invece, è il nostro tributo! Viene dal Dostretto 4 e che ci crediate o no voglio anche io che torni a casa— ora è seria, non sta scherzando come prima. Lian le lancia un’occhiata poi torna a guardare me, non ho ancora risposto.
—Lian, rispondimi sinceramente— prendo fiato —quante possibilità ha?— chiedo timorosa.
—Annie è addestrato, non morirà senza lottare— risponde immediatamente.
Sgrano gli occhi.
—Lian lui non è addestrato, viene a scuola con noi!— grido.
—Annie va alle lezioni private— sono dubbiosa —ne sono sicuro— dice.
In effetti potrebbe anche essere. All’accademia di addestramento ci puoi entrare solo tramite un test, a 10 anni esaminano tutti i bambini e quelli che si dimostrano essere i più valenti possono entrare nella scuola speciale, tutti gli altri vanno ad una normale. Però ci sono anche delle lezioni private che chiunque può frequentare tutti i pomeriggi, ma quelle costano veramente care, in pochi se le possono permettere.
Finnick potrebbe andarci tranquillamente, da quello che so vive in una famiglia benestante. E dal nulla sorge in me una piccola speranza, che forse il nostro tributo possa tornare a casa.
Bevo la mia tisana, scopro che è al limone. Per il tempo che resto lì non parlo più degli Hunger Games ma mi limito ad ascoltare Judianna mentre mi raccconta cosa ha combinato a scuola stamattina. Lian non mi fa andare via finchè il tempo non si calma, quando pioviggiana solo un po’ lo convinco a farmi tornare a casa.
Corro sotto la nebbiolina umida e entrando in cucina mi sorprendo vedendo mio padre seduto a mangiare un frutto.
—Dove sei stata?— mi chiede curioso.
—Ero da Lian— rispondo —c’era una bella tempesta, avete avuto problemi in barca?— chiedo preoccupata
—Oh niente di indomabile— ride lui — però abbiamo deciso di tornare un po’ prima— mi risponde.
—Capisco— dico io mettendo fine alla conversazione, o almeno penso che sia così, perchè invece mio padre prende a raccontare come a passato la giornata, di cosa gli ha raccontato mio zio ed infine mi costringe a dirgli cosa ho fatto io, non che mi dia fastidio, ma non è successo niente di interessante. Quando finiamo di parlare il cielo è nuovamente sereno e non cade più una sola goccia di acqua.
Come consueto andiamo dai miei zii a cena, stasera c’è lo stufato di conisglio, mi domando dove lo abbiano comprato, ma non ho il coraggio di chiederlo. Ripenso tutta la sera alle parole di Lian, “Annie è addestrato, non morirà senza lottare”, cerco di analizzare il loro significato; mi avevano dato speranza all’inizio ma mi accorgo che non è solo questo che Lian intendeva, lui mi voleva dire che morirà, lottando, ma morirà comunque. Ed all’improvviso come era arrivata la speranza lascia il Distretto 4, perchè il suo tributo non tornerà mai a casa.
—Annie muoviti!— grida mia cugina —sta iniziando!— mi incita lei.
Mi siedo sul divano difianco a Riza, lo schermo davanti a noi si illumina e dopo lo stemma della capitale appare Caesar Flickerman nel suo completo blu in netto contrasto con i capelli arancioni di un colore quasi fluorescente.
Per scaldare un po’ il pubblico racconta qualche barzelletta, non ne capisco nemmeno una, deve essere umorismo da Capito City . Dopo poco iniziano ad apparire uno alla vota tutti i tributi, truccati e ben vestiti hanno un’aspetto straordinario. Vedo prendere posto i tributi del Distretto 1, parlano molto, ma non ascolto una singola parola, ho ben altro a cui pensare. Dopo loro arrivano quelli del due, la ragazza è abbastanza silenziosa mentre il ragazzo, che scopro chiamarsi Alexander, è molto più strafottente e sicuro di sè. Ma non mi curo molto di lui, solo una parola che pronuncia desta la mia attenzione, una singola parola che mi riecheggia nel cervello più e più volte: morte. 
Mi paralizzo completamente quando prende posto accanto a Caesar, il tributo femmina del mio distretto, Sousette è assolutamente bellissima nel suo abito azzurro. Inizia a parlare amichevolmente con l’intervistatore su varie mosse di lotta e varie tecniche per strangolare qualcuno. Solitamente si tende a tenere nascoste le proprie abilità, ma a quanto pare non ha la minima intenzione di farlo, questo significa che vuole intimidire i suoi avversari.
Si alza con grazia e scompare dietro al palco.
Ci siamo.
—Ed ora dal Distretto 4, Finnick Odair!— annuncia Caesar.
Spunta da dietro le quinte, in un vestito blu notte, elegantissimo, i capelli in piega lo sguardo pulito rivolto agli spettatori. Rivolge a Capitol City il più intenso dei sorrisi e prende posto accanto all’intervistatore. Dal pubblico si alzano urla, applausi, grida incontrollate: Finnick è già l’idolo di questa edizione.
—Bene Finnick— inizia Caesar, ma le urla del pubblico coprono completamente la sua voce.
—Insomma signore capisco che questo ragazzo è assolutamente straordinario, ma un po’ di contegno— protesta l’intervistatore cercando di placare il pubblico, ma questo non fa altro che alzare le urla, soprattutto perchè Finnick ha concesso loro un gran sorriso.
—Finnick— dice Caesar mentre si volta verso il pubblico con sguardo malandrino per assicurarsi che tutti tacciano, poi prosegue —come ti sarai accorto, da dopo la parata dei tributi— si levano delle grida, Caesar si volta verso di loro e si zittiscono — dicevo da dopo la parata dei tributi hai preso in ostaggio tutti i cuori delle signore di Capitol City, tutto ciò come ti fa sentire?— chiede Caesr smagliante.
Finnick non esita un attimo nel rispondere —O credimi è assolutamente straordinario che così tanta gente si sia interessata a me, hanno tutta la mia gratitudine perchè questo mi da una grande forza— dice sorridendo verso il pubblico — e sono sicuro che anche quando sarò nell’arena troveranno un modo per starmi vicino— sorride ancora una volta e dal pubblico si levano sospiri striduli.
Ho capito cosa sta facendo, sta cercando degli sponsor, e credo che faranno a gara per dargli anche solo un pezzo di pane. Mi domando quanto gli costi fingersi così tranquillo.
—Ma ora Finnick passiamo alle cose serie — Caesar prende un bel respiro — qui tutti noi stiamo impazzendo, vogliamo sapere se qualche ragazza ti aspetta a casa— chiede infine.
Il pubblico è immobile, penso che alcuni abbiano smesso di respirare e tra poco cadranno a terra privi di sensi. Questa volta Finnick ci pensa bene prima di rispondere — Ceaser ti dirò che mi aspettano molte ragazze nel Distretto 4— dal pubblico si leva un chiacchiericcio sommesso —ma nessuna di loro mi interessa veramente, forse troverò ciò che cerco qui a Capitol City— conclude infine.
Ora il pubblico è completamente in delirio, quelli che stavano per perdere i sensi ora rischiano di essere internati in un ospedale per pazzia.
—Finnick mi dispiace ma il nostro tempo è finito— annuncia Caesar facendo alzare il nostro tributo, saluta cortese il pubblico e scompare dietro il palco lasciando il posto alla ragazza del Distretto 5.
—Mi sembra sia andato bene— mi dice Riza riportandomi alla realtà.
—Sì— rispondo sbrigativa.
Guardiamo in silenzio le altre interviste, non succede niente di interessante:  il ragazzo del 7 inspiegabilmente è molto socievole nonostante sia mostruosamente minaccioso,  la ragazza del 10 mette in atto una strana danza tipica del suo distretto e quella del 11 effettua uno spogliarello senza ottenere molto successo.
Quando io e mio padre stiamo uscendo dalla casa dei miei zii per tornare alla nostra mia cugina mi sorprende con una affermazione : —Certo che Finnick è un bel donnaiolo!— c’è acidità nella sua voce, più di quanto io possa sopportare, le lancio un’occhiata e mi avvio verso casa. Mi infilo nel letto e dopo circa due ore mi abbandono al sonno.
 
—Tesoro— una voce dolce mi fa aprire gli occhi. Il volto di mio padre è luminoso e sereno, assolutamente bellissimo. Mi accarezza delicatamente la fronte continuando a sorridere.
—Tesoro hai visite— mi dice.
Annuisco col capo, sono troppo rimbambita per formulare una risposta di senso compiuto. Mio padre torna in cucina, immagino dalla persona che mi sta cercando, chi diavolo va a casa altrui la mattina degli Hunger Games? Mi stiracchio, vado in bagno e mi preparo. Quando raggiungo mio padre scopro che sta parlando con Lian, mi saluta con un sorriso rincuorante. Sì,  perchè averlo lì per me è rincuorante. Mi siedo a tavola e faccaiamo colazione, non parliamo finchè mio padre non esce per andare nel magazzino.
—Perchè qui di buon ora?— chiedo a Lian
Esita un attimo —Pensavo che saresti stata meglio vedendoli in compagnia— risponde.
Il mio Lian si rivela ancora una volta essere il mio migliore amico, ha ragione, vedere gli Hunger Games con lui penso mi risulterà più facile.
—Grazie— rispondo e torno a sorseggiare la mia tisana.
—Se vuoi possiamo andare anche a chiamare Riza?— chiede.
—No!— urlo quasi rabbiosa. Come sospettavo non mi è ancora passata per quello che ha detto ieri —va bene così— continuo io in tono più calmo. 
Appena rientra anche mio padre ci posizioniamo davanti allo schermo, a Capitol City devono essere tutti molto eccitati, a me invece scappa solo da vomitare.
Appare l’annunciatore, Claudius Templesmith che con un sorriso smagliante è pronto a dare il via allo spettacolo.
E come nel peggiore dei miei incubi vedo Finnick circondato da altri tributi, ognuno composto sulla propria pedana ad aspettare che i giochi abbiano inizio.
—Signore e signori, che i sessantacinquesimi Hunger Games abbiano inizio!— annuncia Claudius.
Sessanta secondi. Ancora sessanta secondi e i giochi avranno inizio.
59, 58, 57...
Solo ora mi accorgo dell’arena, molto luminosa e circondata dal verde, la cornucopia è posizionata in un prato e in torno ad essa si estendono vari paesaggi: montagne rocciose, paludi fangose, campi di erba alta due metri, lande aride e gruppi fitti di alberi. Sono tutti paesaggi molto diversi dal Distretto 4.
42, 41, 40...
Inquadrano la cornucopia, ricca di armi di ogni genere, scorte di cibo, zaini con dentro chi sa cosa, kit di emergenza; puoi trovare praticamente qualsiasi cosa, se ci arrivi vivo.
18, 17, 16...
Fanno un primo piano di tutti i tributi, alcuni sorridono, altri hanno stampato in faccia la paura del momento, Finnick è totalmente concentrato sulla cornucopia davanti a lui.
5, 4, 3...
Fa che non muoia.
2, 1...
Il gong risuona nell’arena, corrono tutti, chi via da lì chi dritto dentro il bagno di sangue.
Dove è maledizione! C’è talmente tanto caos che l’ho perso di vista.
Ma quello che non mi perdo è il ragazzo del 2 che taglia la gola ad una ragazza, che cade a terra morta.
Afferro la mano di Lian, lui la stringe forte.
Poi lo inquadrano, Finnick è alla cornucopia con uno zaiono in spalla, vorrei gridargli di scappare, ma ho perso del tutto la capacità di respirare.
Una ragazza, del Distretto 1 credo, gli piomba addosso ma cade nel prato poco dopo inzuppata di sangue. Non capisco cosa è successo finchè non vedo la lama di una spada imbrattata di rosso, e quando realizzo chi è il suo propretario il mio cuore smette di battere per qualche secondo. Finnick scuote la spada per rimuovere l’eccesso di sangue, afferra un altro zainetto, due lance e poi corre verso gli alberi, un ragazzo gli intralcia la strada, anche lui cade a terra privo di vita.
Ora inquadrano dinuovo il bagno di sangue, ma la mia testa è altrove, persa in frammenti che durano pochi secondi cercando di trovare una risposta.
Lian me lo aveva detto, aveva provato ad avvertirmi.
“Finnick è addestrato” le parole mi riecheggiano nel cervello.
Io lo sapevo.
Finnick è addestrato ad uccidere.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo capitolo mi è venuto veramente troppo lungo, ma non ho avuto il coraggio di tagliare.
Ringrazio quelli che hanno avuto la tenacia di arrivare fino in fondo.
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Baci
Light Rain
  
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