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Autore: MartaAka97    18/08/2012    1 recensioni
-Dimitri, Attento!-urlò Whilliam. Veloce come una saetta corse verso la creatura che stava per uccidere il suo amico. Girò su se stesso e con un solo e secco colpo di spada, tagliò la testa a quell'essere. Guardò il suo Capitano, ma si accorse di una cosa: Dimitri era una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani e limpidi occhi color del mare.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angoscia Era rimasta sveglia quella notte. Aveva pensato che Alice e Whilliam avrebbero fatto sicuramente qualcosa, se non l'amore.
Lei sapeva che i due si amavano e non aveva ancora capito come aveva fatto ad essere così meschina e baciare Whilliam, quando sapeva benissimo che Alice li avrebbe visti.
Alice aveva fatto tanto per lei e la ripagava così, baciando il ragazzo di cui il suo Capitano era innamorata dal primo giorno.
Lei le aveva confidato tutto: la cotta, il bacio sottocoperta e sul ponte, il fremito che ogni volta provava quando vedeva Whill e il dolore di trattenersi per non destare sospetto tra la ciurma.
Finalmente si levò l'alba e Debora si gustò il sorgere del Sole. Tra qualche ora sapeva che la moglie di Andrew se ne sarebbe andata e i due sarebbero tornati da Alice e Whilliam con il materiale da tradurre, o meglio, quel che rimaneva.
Si sedette sul letto e si stiracchiò la schiena. Appoggiò le braccia sopra la testa e rimase così per qualche secondo, pensando alla sua vita.
Cosa aveva fatto da quel lontano giorno a Zephyro? Come aveva fatto a salvarsi? E poi, era davvero l'unica superstite?
All'ultima domanda sapeva già la risposta, ma non voleva ammetere di conoscerla.
Si risdraiò e si svegliò solo quando sentì chiudere la porta dell'abitazione. Erano già le nove passate.

Bussò alla porta sperando che la ragazza fosse già sveglia e così fu.
Entrò e la trovò seduta sul letto.
-Sei sveglia da poco?- domandò il biondo.
-In realtà mi sono svegliata all'alba però mi sono riaddormentata miseramente.- rispose lei.
-Ascolta... In tutti questi anni ho viaggiato molto e mi sono informato su molte cose ... mi dispiace chiedertelo così, però ... non voglio girarci troppo intorno, ecco ...- cominciò Andrew.
-Lo stai già facendo- rispose velenosa Deb.
-Appunto ... Tu sei di Zephyro vero? E il moro è un tuo coetaneo, giusto?- chiese schietto il biondo.
Debora lo fissò a lungo.
Si sentì mancare il respiro: perchè le aveva fatto quella domanda con così poco tatto? Credette che la ragazza gli avrebbe tirato uno schiaffo e se ne andasse offesa.
Invece si alzò e andò verso di lui. Lo guardò con quegli occhi gialli.
A lui quegli occhi facevano paura.
La ragazza prese i bordi della sua maglietta e iniziò a tirarla su.
-Ehi ! Ehi! Ehi! Che fai abbassala subito! Sono un uomo sposato io!- urlò il biondo in preda a un imbarazzo assurdo.
Lei sgranò gli occhi e gli tirò un ceffone ben assestato nella guancia sinistra e divenne rossa in viso:
-Brutto scemo che non sei altro! Chi si voleva spogliare! Volevo solo farti vedere la cicatrice!-
-La cicatrice?- fece lui, mentre si massaggiava la guancia.
Debora alzò la maglia tanto quanto bastava scorgere quello squarcio sul suo fianco sinistro.
Il biondo rimase come pietrificato. Sapeva bene cosa fosse quella cicatrice.
Lei lo capì dai suoi occhi e gli disse:
-Scommeto che ne hai una anche tu uguale da qualche parte-
Lui deglutì e dopo essere diventato uno straccio si sedette sul letto.
Si prese il viso tra le mani e rimase in silenzio.
La ragazza stette in silenzio per qualche secondo, poi disse:
-Ne hanno una anche Alice e Whilliam. Nessuno dei due sa che ce l'ho anch'io- fece una pausa poi chiese con timore:
-Cos'hai scoperto in quei libri, Andrew?-



Si risvegliò nel letto. Non sapeva come ci fosse arrivata visto che prima di prendere sonno si ricordava di essere in cucina.  
Aveva fatto forse il più bel sogno della sua vita, dopo quello in cui aveva sognato la sua casa e la sua famiglia: quella notte aveva sognato di aver fatto l'amore con Whilliam.
Malinconica, rimase sdraiadata qualche minuto sul letto per ricordarsi i particolari incredibili di quel sogno: era riuscita a sentire le labbra di Whilliam che le baciavano il corpo "Era tutto così reale..." pensò.
Si alzò e cercò i suoi vestiti. Non li trovava. Dove li aveva messi?
Decise di prendere una vestaglia dentro l'armadio del fratello anche se le era un po' corta, vista che doveva appartenere a lui quando era in giovane età.
Uscì dalla porta e sperò con tutta se stessa che Whilliam stesse dormendo, così da non vederla in quello stato.
Sgattaiolò in cucina e iniziò a cercare la maglia e i pantaloni, invano.
Dava sempre un'occhiata al salotto in modo da tenere d'occhio il moro, nel caso si svegliasse. Proprio quando guardò in quella direzione vide la sua maglia e il resto del suo abbigliamento piegati sulla sedia vicino al camino. C'era un unico e grande ostacolo tra lei e i suoi vestiti: Whilliam.
"Sono il Capitano di una nava di pirati e non riesco a vincere la paura di attraversare un salotto per vestirmi?" pensò cercando di spronarsi.
Si diresse verso il salotto e si fermò sull'entrata.
Fece un passo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Si ritrovò davanti a Whilliam che dormiva beato: mancavano pochi metri e avrebbe compiuto la sua missione.
Riuscì ad arrivare ai suoi vestiti. Ora doveva cambiarsi.
Pregò tutti i santi che conosceva e anche quelli in cui non credeva perchè facessero si che Whilliam non si svegliasse nel preciso istante in cui si sarebbe tolta la vestagli per mettersi la biancheria e tutto il resto.
Si tolse la vestaglia e rapida alzò la maglia e i pantaloni, ma non c'era l'ombra nè delle sua mutande, nè del suo reggiseno.
-Le mutande sono qui e il reggiseno è in cucina sotto il tavolo, se non sbaglio- le disse con voce stanca il moro che ancora con gli occhi chiusi, teneva in mane le sue mutande.
Lei divenne viola. Sia dalla vergogna che dalla rabbia. Ormai non le importava più tanto di essere nuda davanti al ragazzo che amava: gli avrebbe spaccato la faccia.


Sentì strapparsi le mutande di mano e gli venne naturale accennare un sorriso. Non fece in tempo ad aprire gli occhi che un pugno lo stava già raggiungendo.
In qualche modo riuscì a schivarlo si alzò in piedi e spinse la ragazza sul divano che perse l'equilibrio e ci si sdraiò.
In un attimo le fu addosso e le bloccò le braccia. Poi con tono feroce le urlò:
-Si può sapere che cavolo ti prende!? Non ne posso più dei tuoi cambi di umore! Ti decidi una buona volta?! Ieri sera fai l'amore con me e adesso vuoi massacrarmi di botte!? Che ti dice il cervello!?-
Lei lo guardò come se avesse detto di essere in realtà una donna.
-C-cosa a-abbiamo fatto noi ... ?- chiese lei incredula.
Lui la guardò per capire se stava scherzando o faceva sul serio.
-Io e te ... ieri sera ... l'abbiamo fatto?- chiese di nuova la ragazza.
Si accorse che lo stava guardando come se avesse visto un fantasma.
Lui lasciò la presa e le accarezzò il viso. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
-Alice si può sapere che ti prende?- gli disse preoccupato il moro.
Lei si alzò e si mise le mutande, poi andò in cucina a prendere il reggiseno e si infilò anche quello.
Quando lei fu di schiena la vide: la stessa identica cicatrice che lui aveva sul torace, lei l'aveva sulla schiena.
Sgranò gli occhi. Quando Alice si girò e il loro sguardò si incrociò, capì.
Gli passò davanti come se fosse un soprammobile, si mise maglia e pantaloni e si diresse in cucina.
Lui la seguì e la immobilizzò al muro.
-Cosa significa?- balbettò con un filo di voce.
Lei non riuscì a trattenere le lacrime. La prese per le spalle e la strattonò.
-Ti ho chiesto che cosa significa!- sbraitò lui.
Lei scoppiò in un pianto che più che disperato, sembrava di terrore e lui tornò in se e la lasciò subito.
Alice si sedette a terra in preda a un pianto frenetico e Whilliam si appoggiò al muro e ci scivolò fino ad arrivare al pavimento.
Stettero così per un'ora buona, fino a che Alice non ebbe finito di piangere.



Non sapeva perchè l'aveva fatto, ma sentiva che avrebbe potuto fidarsi di Andrew. Gli raccontò tutto quello che sapeva sia su Zephyro che su Whilliam, su sua sorella e su quelle cicatrici che accomunavano i quattro.
Andrew stette in silenzio tutto il tempo e lei non capiva se non l'ascoltasse o se quel fiume di informazioni lo frastornava sempre di più.
-Quindi ... Tu sei di Zephyro. Ed eri la figlia del Re e della Regina. E la Regina si chiamava hai detto?- fece il biondo alla fine del racconto.
-Nhadine. Era la sola a chiamarsi così in tutta Zephyro, per questo era tanto rinomata- spiegò Debora.
-Ok ... Comunque adesso è meglio prendere i libri e andare alla casa al porto, Whilliam e Alice ci staranno aspettando non credi?- smorzò il discorso il biondo.
La mora annuì e dopo aver preso quattro borse piene di libri e averle caricate su un carretto, si diressero verso la foresta che avevano percorso la sera prima.


Arrivarono all'ora di pranzo. Speravano che Alice e Whilliam avessero cucinato, ma lo scenario che gli si parò davanti quando aprirono la porta dell'abituazione non era uno dei migliori: La casa"silenziosa" e Alice seduta sul pavimento della cucina con la testa fra le mani.
Andrew le si precipitò addosso e preoccupato le disse:
-Alice che è successo!? Dov'è Whilliam?! Sorellina rispondimi ti prego!-
Cercò di strattonarla per farla tornare in se ma quando le tirò su il viso la paura gli mangiò il cuore: Alice stava piangendo sangue.
Il biondo rimase immobile e non sapeva cosa fare.
La sorella lo guardava con uno sguardo vuoto come se non fosse in lei.
Debora si avvicinò ai due e quando vide la scena rimase come pietrificata: capì cosa era successo quel giorno nella foresta.
-Andrew allontanati da lei- disse con tono deciso Deb. Non ebbe risposta. -Andrew, avanti-
Lo prese per il colletto della maglia e lo spinse contro il muro e dopo avergli tirato qualche schiaffo, il biondo sembrò aver ripreso conoscenza.
-Ma che ... - disse intontito. -Non devi guardarla negli occhi hai capito?- gli ordinò Debora. Lui annuì sicuro e chiese come potrebbe esserle stato utile.
-Non ti piacerà, ma è l'unico modo che abbiamo per salvare Alice- concluse.


Era scappato nello foresta e non sapeva nemmeno lui il perchè. Qualcosa lo aveva portato lì e lui aveva seguito l'istinto.
Adesso stava percorrendo un percorso pieno di massi e ruscelli, ma non sapeva dove sarebbe finito se avesse continuato così.
Non sapeva che era stata la Vergine ad archittettare tutto quel piano: mentre la mora e il biondo dovevano sbrigarsela con Alice, lei avrebbe avuto tutto il tempo di vedere e parlare con Whilliam di tutto quello che gli era stato nascosto, dalla sua amata, da quella che lui reputava un'amica e dalla nuova pedina che era entrata nel gioco che Lei aveva architettato molto tempo prima. Si sarebbe vendicata, lo aveva promesso.
Lo aveva promesso al suo carceriere. Lo aveva promesso a quella donna tanto innamorata di un uomo che non sarebbe mai potuto essere suo.
E lo avrebbe fatto.
Perchè grazie ad Alice, che quel giorno nel bosco aveva sfidato la morte e l'aveva scampata, e grazie a Whilliam, che l'aveva fatta innamorare per la prima volta e l'aveva stregata, la trama del perfido gioco che aveva ideato per i discententi dei due colpevoli della sua sofferenza, era quasi completo.
Mancava poco.
Mancava molto poco.


  
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