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Autore: phantomwise    18/08/2012    4 recensioni
Ambientata dopo due anni dall'inizio degli eventi, questa fanfiction sul mio manga preferito, Detective Conan, inizia con Vermouth che contatta il nostro mini-detective preferito per aiutarla a sconfiggere l'Organizzazione.
Da questo nascerà una squadra, in cui tutti dovranno mettere da parte i propri sentimenti per raggiungere l'obiettivo finale.
Avvertimento: chi non ama le storie lunghe e romantiche, si tenga alla larga!
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Estratto al quarto capitolo: "All I ever wanted"
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Alzò il viso e lo fissò, i suoi occhi azzurri fissati in quelli blu di lui.
In uno sguardo si capirono al volo: non servivano parole per dimostrare ciò che sentivano.
Lui si avvicinò a lei, lei sporse il viso in avanti e chiusero gli occhi, assaporando il loro primo bacio.
In quel momento esistevano solo loro due.
Ran mise una mano sulla nuca di Shinichi, accarezzandogli i capelli, mentre lui posò le mani sui fianchi della ragazza, attirandola a sé dolcemente e lasciando che i loro corpi si toccassero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Only Hope

 






 
-Conan, vuoi venire a prenderti un gelato con me e Sonoko?-
-Si! Evviva, il gelato! Può venire anche Ai?- rispose il “piccoletto”.
La bambina era andata lì per “studiare”. In realtà aveva fatto qualche controllo per verificare che l’antidoto non avesse avuto effetti indesiderati sul ragazzo.
-Certo, non c’è problema. Ti piace il gelato, Ai?- chiese Ran chinandosi per avvicinarsi alla bambina.
-…Secondo i dietologi, mangiare un gelato equivale a mangiare un piatto di pasta, con la differenza che la pasta è ricca di carboidrati che vengono assorbiti e immagazzinati dall’organismo e da cui si ricavano molte sostanze ed energie, mentre il gelato è pieno di vari tipi di zuccheri, conservanti e coloranti che non solo fanno ingrassare e fanno cariare i denti, ma possono causare un rialzo del colesterolo che, ad una certa età, ostruirà le arterie, con un’elevazione significativa del rischio d’infarto.- disse passiva la bambina.
Tutti si zittirono e la guardarono con un misto di ammirazione e di timore.
-…Ovviamente queste cose le ha imparate grazie a quel programma che hai visto ieri alla televisione, non è così, Ai?- chiarì Conan dando una gomitata all’amica.
-…Ovviamente. Comunque, verrò con voi.- rispose gelida lei, avviandosi fuori dalla porta.

Seduti ad un tavolino in una piccola gelateria del centro, i quattro ragazzi si godevano quel raro momento di tranquillità.
-Ehi, senti, Ai… Mi dispiace per prima. Capisco che ti sia sentita trattata come una bambina, perciò volevo scusarmi.- disse Ran abbassando il capo, dopo aver finito il frappè al cioccolato.
-Anche se poteva essere più educata…- sibilò tra i denti Sonoko mentre ripuliva la coppetta dai residui di gelato al caramello.
-Non è per quello… Sai, lei adorava il gelato alla fragola. Diceva che la mamma glielo comprava sempre…- rispose improvvisamente triste la bambina, che aveva scelto un piccolo cono alla fragola.
-Potrò sembrarti stupida, ma… chi sarebbe “lei”?- chiese Sonoko all’oscuro di tutto.
-Akemi, lei… ti somigliava molto, Ran. Quando vedo te, mi sembra di rivedere lei. Mi manca così tanto…- la ignorò lei, lasciando che una  lacrima le rigasse il volto.
Erano tutti rimasti in silenzio di fronte all’improvvisa apertura della piccola.
Senza dare neanche il tempo alle liceali di rispondere, Conan si sporse verso Ai e l’abbracciò stretta.
-Te l’ho promesso. La pagheranno per ciò che hanno fatto. Io ti sono vicino, non ti lascerò mai. Però non trattenere le lacrime. Sfogati, non tenerti tutto dentro. Sono tuo amico, no?- sussurrò il giovane.
Davanti allo sbigottito gruppetto, la stessa ragazza che poco prima era avvolta dal ghiaccio, strinse le mani sulla camicia dell’amico e poggiò la testa nell’incavo della sua spalla, sciogliendosi in quel pianto che aveva trattenuto per troppo tempo.

-Ehi, Shiho. Indovina cosa ti ho portato?-chiese una ragazzina sui dieci anni tenendo le braccia incrociate dietro la schiena.
-Una sorpresa! Che bello, che bello!- urlò saltellando la sorellina di quattro anni.
Akemi Miyano si chinò verso la piccola Shiho, e da dietro la schiena tirò fuori un cono gelato alla fragola decorato da un biscotto.
-Ecco qua! Un gelato alla fragola per la mia sorellina preferita!- disse sorridente dandolo alla piccola.
-È dolce! Guarda! È tutto rosa! C’è anche il biscotto!- esclamò la bambina dai capelli ramati dopo aver assaggiato il gelato.
-Lo so. Oh, ti sei sporcata il naso! Aspetta, ora ti pulisco...- disse la ragazzina tirando fuori dalla tasca un fazzoletto.
-Kemi, a te piace il gelato alla fragola?- chiese la piccola chinando la testa di lato.
-Si, tanto. La mamma me lo comprava sempre: è il mio preferito.- rispose lei sorridente.
Soddisfatta dalla risposta, la piccola si sedette sul divano dondolando le gambe, mentre immaginava come sarebbe stato mangiare il gelato con mamma e papà.

Mentre tornavano verso casa, Ran aveva preso per mano Ai, che non aveva obiettato. La figlia del detective Mouri aveva sempre cercato un contatto con quella bambina silenziosa e apparentemente apatica: accettare quel gesto era il minimo che la scienziata potesse fare per ringraziarla. Dopotutto, la giovane aveva cercato di farla calmare accarezzandole dolcemente i capelli per tutto il tempo, senza fare domande scomode sul perché stesse piangendo.
Ogni volta che la bambina alzava lo sguardo verso di lei, le sembrava di rivivere le passeggiate che faceva con la sorella quando tornava dalla gelateria, tenendola per mano e canticchiando insieme a lei qualche canzoncina per bambini.
All’improvviso strinse di più la mano di Ran, abbassando il capo. La ragazza la osservò, ma non disse nulla.
Si preoccupò solo quando vide che Ai si era bloccata di colpo, aveva lasciato la sua mano e tremava come una foglia.
-Che c’è, Ai?- chiese lei, notando che la piccola si era nascosta dietro di lei avvinghiata alla sua gonna.
In quel momento notò che una donna paffuta e con capelli rossi e ricci, che portava un impermeabile beige e dei buffi occhiali da sole, si era fermata e le stava rivolgendo la parola.
-Oh, care ragazze. Dovete stare attente quando camminate per strada in questo periodo: ci sono molti criminali in giro e potreste fare incontri indesiderati.- disse rivolta alle due liceali, ma lanciando uno sguardo verso Ai, ancora nascosta dietro Ran.
-Ormai ci sono solo corvi dalle piume nere, non più angeli dalle ali candide. Ovviamente, ci sono ancora delle eccezioni. Right, Angel?- continuò apparentemente rivolta alla karateka.
-Anyway, uno di questi corvi potrebbe essere tra di voi... State attente.- proseguì la stramba donna.
-Oh, grazie mille per il consiglio. Ma ora dovremmo…- disse Ran leggermente intimorita da quelle parole.
-It’s rude to interrupt who’s talking, Angel. Non ho finito. Se hai le mani sporche di sangue, non è così facile fuggire dall’inferno. I guess Sherry should know it well, doesn’t she?- la interruppe la sconosciuta.
In quel momento Conan afferrò l’impermeabile della donna.
-Non la capisco, signora.- disse in modo infantile il ragazzino.
-Oh, sure. You’re just a little boy, right?- ribatté la donna chinandosi sulle ginocchia.
Si tolse gli occhiali e lo guardò negli occhi blu con degli occhi glaciali che mal si intonavano con quel viso paffuto e simpatico.
-Will you be able to stop us, my precious Silver Bullet?- chiese porgendogli di nascosto un bigliettino.
-I’ll do it, Vermouth. It’s a promise.- rispose lui in perfetto inglese.
-You sure promise many things…- disse la donna alzandosi e rimettendosi gli occhiali.
-Puoi fidarti di ciò che dico.- esclamò lui con il suo solito sorriso sprezzante.
-Non mi fido di ciò che dici. Mi fido di te.- rispose allontanandosi e lanciando un ultimo sguardo al gruppetto.
Tutti tacevano.
-…T-Tu! Brutto stupido! Lo sai cosa hai fatto? Eh?- esplose Ai, ricevendo sguardi di stupore dalle altre due ragazze, che non avevano capito nulla della conversazione.
-Ran, Sonoko, ci vediamo dopo. Accompagno Ai dal dottor Agasa e mi fermo per un po’ a giocare ai videogiochi. Ci vediamo dopo. Ciao ciao!- salutò Conan, fingendo di non sentire gli insulti della bambina che stava trascinando con sé.
“Sarà giusto fidarsi di lei?”.

***

“Sarà giusto fidarsi di lui? Dopotutto è solo un ragazzino. Sono una sciocca a deporre tutta la mia fiducia in un moccioso che puzza ancora di latte... Ma, del resto, lui è la mia unica speranza.”
pensò la donna che aveva osservato il resto della scena da dietro un angolo.

“I leave you my destiny. You’re my only hope, Shinichi Kudo.”
  
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