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Autore: Shikayuki    19/08/2012    1 recensioni
*I primi quattro capitoli sono un'esperimento,ovvero sono stati scritti e pubblicati senza essere riletti e minimamente corretti,quindi sono pieni di errori e devono andare in revisione dato il successo che riscontrato la storia, quindi vi consiglio di leggere tutta la storia prima di cestinarla definitivamente! ;)*
Siamo veramente quello che facciamo vedere di essere, o dentro di noi o nel nostro privato siamo completamente l'opposto?
è la mia prima fan fiction e io non sono molto brava a presentare i miei lavori, ma spero che vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un lampo infuocato ed argentato, una moltitudine brillante e poi quegli occhi verdi che subito si piantano nei miei.
«Tu.» una parola, mille accuse, mille significati e mille stilettate al cuore, anche se non capisco il perché.
Recupero la mia maschera fredda:«Di nuovo tu», la soppeso bene da capo a piedi e devo ammettere che è davvero mozzafiato, con l’abito che indossa, aspetta… ma è un abito da sposa.
«Ah e così sei una novella sposina», sento il gelo insinuarsi nella mia voce: si deve sposare ed è per questo che mi ha rifiutato, non ho diritti su di lei.
Un lampo di non so che cosa le brilla negli occhi verdi:«Si, mi sposo la settimana prossima, qualche problema?», c’è sfida nella sua voce, ma vedo la ragazza bionda che la sta aiutando (gran bel bocconcino) sgranare gli occhi e trattenere il fiato. Lei le lancia un’occhiata inteneritrice, ad intimargli di tacere. Poi le si rivolge in italiano, dicendole veloci parole per me incomprensibili e si ritira nel camerino, forse per cambiarsi.
«Mi scusi, desidera qualcosa?» mi dice la ragazza bionda in un inglese appena accettabile.
«Si, volevo vedere alcuni dei vostri modelli per farmi un’idea e forse ordinarne uno. Parto tra una settimana, se dovessi ordinare oggi, sarà pronto per quella data?» le dico parlando lentamente e scandendo bene le parole per aiutarla a comprendermi. Non sembra aver afferrato tutto, ma il senso generale si, quindi si apre in un sorriso e mi dice:«Prendo subito il campionario signore, e comunque in una settimana di solito ne facciamo anche quattro di completi… è un completo che vuole, giusto Mr… ?»
«Mr Leto grazie, mi chiamo Jared Leto, piacere di conoscerla. Comunque si, ho bisogno di un completo, tra meno di un mese ho una festa molto esclusiva e vorrei essere impeccabile. Ho sentito parlare molto bene del vostro atelier, dicono che la donna che lo dirige abbia le mani d’oro, e a giudicare da quel vestito da sposa di prima, ci credo.» le rispondo con cortesia sorridendole, ma noto che non mi sta ascoltando, è concentrata su altro. «Piacere di conoscerla Mr Leto, io sono Chiara e sarò la sua assistente» dice tendendomi la mano, ma stando con la testa da un’altra parte. Io la stringo e quando la lascio una scintilla di comprensione le attraversa il volto, subito sostituita da un’espressione arrabbiata:«E cosi tu saresti quel Jared Leto, il cantante pervertito! Ecco perché Mary ha reagito così! Ma non ti vergogni neanche un po’ eh…» e da qui è passata all’italiano e io non ci capisco più nulla, anche se sono convintissimo che mi abbia rifilato una sfilza interminabile di insulti molto coloriti. Non so cosa fare, l’unica cosa è stare zitto e alzare le mani in segno di pace all’altezza del petto, così magari se decide di attaccarmi a schiaffi so come ripararmi. Dopo un minuto buono di incasso insulti, finalmente la rossa riemerge dal camerino con addosso una paio di semplici jeans e una t-shirt nera. «Chiara! Smettila, ora! Non si tratta così un cliente, qualsiasi cosa egli abbia fatto!» la riprende in italiano e poi in inglese per farmi capire qualcosa anche a me. Poi con un sorriso finto e freddo si volta verso di me:«Allora Mr Leto, cosa posso fare per lei? Aveva già qualche idea in mente, anche solo sommaria?»
La guardo interdetto, ma non era solo una sposina? Sorride indulgente, come si sorride ai bambini che non capiscono ciò che gli si sta dicendo, un sorriso che però le incurva solo lebbra e non le tocca gli occhi, rimasti freddi e impassibili:«Mi scusi, mi permetta di presentarmi: sono Maria La Rosa, fondatrice, proprietaria, stilista e prima sarta di questo atelier.» Mi tende la mano e gliela stringo, sentendola fredda, proprio come i suoi occhi.
Mi schiarisco la gola:«Volevo un completo per una festa elegante in maschera, è una cosa molto chic, vorrei fare un’ottima impressione…»
Mi guarda pensierosa:«Ho già in mente un’idea… comunque se desidera noi creiamo anche gli accessori, in questo caso la maschera, oppure la ordiniamo su commissione dal nostro artigiano di fiducia, non è la prima volta che ci viene fatta questa richiesta…»
La guardo con un sorriso, cerco di ricominciare da capo il nostro rapporto:«Sono curioso di vedere cosa hai in mente». Mi sorride di rimando e questa volta il sorriso raggiunge gli occhi, ma capisco che non è per me, ma è per l’eccitazione della sfida.
«Dammi cinque minuti e ti preparo il modellino su carta. Nel frattempo puoi accomodarti sul divano in pelle nell’angolo, Chiara, la mia assistente, provvederà ai suoi bisogni» dice sedendosi ad una scrivania stile vittoriano di un bel colore azzurro cielo e prendendo il materiale da disegno. Si sistema e poi aggiunge qualcosa rivolta alla sua assistente in italiano, che ovviamente io non capisco. Si mette al lavoro a testa china, sembra imperturbabile. Subito Chiara mi si avvicina offrendomi qualsiasi cosa da bere e da mangiare e io accetto solo una tazza di thè, che sorseggio osservando la stilista all’opera. Cinque minuti dopo alza la testa trionfante e appende i disegni ad un sostegno verticale:«Allora, questa è la mia idea: completo nero semplice dal taglio moderno con cravatta sottile e camicia rosso sangue e questo è lo schizzo della maschera…», me lo porge e lo osservo per un attimo, è nera dal taglio classico, ma sono i dettagli a renderla speciale: intorno ai buchi degli occhi c’è una fila di swarovsky neri, che una volta addosso aiuteranno a rendere i miei occhi ancora più azzurri e glaciali, e poi schizzate qua e là ci sono chiazze di rosso di grandezze variabili, che simboleggiano come… sangue. «Un vampiro…» mormoro sorpreso.
«Si esatto è quella la mia idea, e poi cambiando gli accessori, il completo sarà riutilizzabile», mi guarda in attesa. Non so come abbia fatto, ma in cinque minuti ha captato perfettamente l’idea che avevo in mente, sono stupito, gliela devo dare vinta. «Lo adoro, è semplice ma particolare allo stesso tempo, con un tocco chic, è proprio quello che avevo in mente, lo prendo.», mi sorride e questa volta veramente.
«Bene, e allora in camerino per le misurazioni!» non mi da il tempo di ribattere e mi trascina in camerino, mi fa togliere la giacca, la felpa e le scarpe, cercando di togliere più strati possibili tra il metro e la pelle e poi tira fuori un elegante metro nero tacchettato bianco. In questo atelier anche il metro ha carattere, penso sogghignando. «Stia fermo per favore» mi minaccia l’artista.
«Dammi del tu per favore…» ci riprovo e subito la sento irrigidirsi. La sua mascella si contrae e i suoi occhi, per un attimo caldi, tornano due smeraldi ghiacciati. «La prego, non mi costringa a rinunciare a questo progetto, in quattro anni che sgobbo in proprio non mi è mai accaduto.» ha un tono di rimprovero.
Ok, proprio non vuole darmela vinta… ma ho una settimana per sfiancarla e deve essere mia, ancora deve esistere la ragazza che mi dice di no.
Finisce di prendere le misure ancora tesa e poi mi congeda velocemente, come a levarmisi di torno:«Ci vediamo tra tre giorni per la prova generale, dovrebbe essere pronta anche la maschera, a quel punto un altro giorno e il completo sarà tuo. Il prezzo lo stabilirò in questi giorni e te lo farò sapere alla prova…»
«Aspetta! La mia offerta per un drink è ancora valida, ti andrebbe di accettare per favore?» la sua pelle di porcellana si arrossa per la rabbia e alza un dito indicandomi la porta.
«Ci vediamo tra tre giorni, buona serata e grazie per aver scelto La Rose Atelier», il ghiaccio è l’inflessione principale della sua voce.
Ho corso troppo e me ne pento. In questo preciso istante vorrei stringerla tra le braccia, vestirla di nuovo di quello splendore argenteo e portarla nei posti più belli del mondo e poi portarla nel mio letto ed amarla dolcemente, dischiudere le sue labbra e i suoi pensieri più profondi, comprendere la sua freddezza e magari guarire le sue ferite nascoste riempiendola di baci e d’amore… no. Non posso e non posso neanche pensarci un secondo di più a queste cavolate dolci, devo mantenere la mia maschera, che forse è molto più tenebrosa e intrisa di sangue di quella che le sue mani hanno creato apposta per me. La mia maschera mi fa pensare diversamente, ora vorrei prenderla, trascinarla per quei capelli  di fuoco nella mia stanza e punirla, punirla per i suoi sguardi freddi, per la sua indifferenza, per i suoi rifiuti, perché mi tratta male. Non gliela farei passare liscia, ma ci giocherei ampiamente utilizzando tutti i giochetti che mi porto dietro.
Sento la familiare freddezza che accompagna la maschera insinuarsi dentro di me, controllare i miei pensieri, instillandomene di terribili. Sento la freddezza spandersi dentro di me, nel mio cuore, nel mio corpo, nella mia mente, nel mio viso… nei miei occhi. La guardo e la vedo rabbrividire per la prima volta da quando mi sta sfidando. Non credo che sia riuscita a vedere il torbido che si nasconde dietro il mio viso angelico, forse è solo una reazione ai miei occhi, ghiacciati ulteriormente dalla maschera che mi acceca.
La guardo dall’alto in basso per qualche secondo aspettando che lei abbassi il dito, ripensandoci e dicendomi di sì impaurita dalla mia reazione, ma quell’attimo vacillante è passato. Vedo la determinazione riconquistare i suoi occhi, vedo la sua testa alzarsi in gesto di sfida, qui comando io sembra dire. E infine, vedo i suoi occhi incendiarsi di un fuoco smeraldo, determinato e implacabile. Per questa volta decido di arrendermi, così saluto l’assistente, troppo presa da telefonate di lavoro per ordinare le stoffe e i materiali per il mio vestito tanto che non si è accorta della nostra scaramuccia per lo più silenziosa, che mi risponde con un cenno appena cortese del capo e poi mi dirigo alla porta, non prima però di aver sussurrato alla diretta interessata:«Non finisce qui…»
 



Uao, quarto capitolo e Jared diventa uno squilibrato, chissà cosa succederà nel quinto! Ci saranno nuovi sviluppi? Boh, staremo a vedere!
Comunque colgo di nuovo l’occasione per ringraziare chiunque mi abbia messo nelle ricordate, seguite e soprattutto preferite, per non parlare poi di chi mi ha recensito, grazie mille veramente e tutti voi!^^
Ultima cosa!^^ Vi chiedo per favore di recensire, qualsiasi sia il vostro giudizio! Accetto anche le critiche, anzi forse più dei complimenti, in fondo è da esse che si impara e io voglio perfezionarmi il più possibile!!!
Beh se stai leggendo questo, vuol dire che hai letto anche i capitoli dietro e ciò vuol dire che sei un grande!Grazie mille per il supporto!<3
  
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