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Autore: Zio Scipione    19/08/2012    1 recensioni
Il cavaliere Peragon e la sua dragonessa Shakira sono in viaggio per spodestare il malvagio re Galbanino. Una revisione totale della storia di Inheritance, pur mantenendone la trama e i personaggi.
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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MANGIALUNA
«Ed erano tutti terrorizzati, immaginatevi, il colonnello voleva radere al suolo le loro foreste per rubargli l’unobtanium. Dall’altra parte Jack aveva litigato con Neytiri, e quindi lei non lo voleva ascoltare. Alla fine lei uccide il colonnello e Jack rimane su Pandora per sempre. E vissero tutti felici e contenti. Sono sette euri, undici per chi ha sentito il racconto in tre dì».
Angela stava in piedi in una radura e intorno a lei almeno dodici urgali, compreso Nar Garzhvog, e altrettanti gatti mannari (senza il loro abito da sera perché, ricorderete, Nasuada non gliel’aveva dato) la ascoltavano assorti.
In quel momento arrivò Peragon.
«Angela! Ma che… diastole ci stai facendo qui?!»
«Racconto una storia».
«Ma non dovremmo combattere? Uccidere Galbatorix? Spodestare l’impero?»
«Ma  la tua storia era interessante» disse un urgali. «Perché noi non abbiamo storie così interessanti, Uthbxtril?»
«Perché i menestrelli ve li pappate, forse».
«Forse… hai ragione… burp».
«Ecco dov’è finito il bardo di Nasuada!»
Peragon guardò Angela. «Tralasciando la situazione completamente illogica, che acciderzoli vuol dire Uthbxtril?»
«Vuol dire Mangialuna».
Trascorse un attimo di silenzio
«E Mangialuna che vuol dire?»
«Che devi stare attento ai conigli dagli occhi fuxia».
Trascorse un secondo momento di silenzio, un po’ più imbarazzante. Ma così imbarazzante che la fidanzata di Grimr Zampamonca cadde dalla testa dell’urgali su cui si era appollaiata perché questo era rimasto sbigottito dalla faccia di Peragon.
«No, dico» disse il cavaliere. «Ma questo capitolo, no, giusto così, tanto per dire, a che cavolo centra?»
 
ARUGHIA
E adesso vengono le mazzate.
Questo pensavano Roran e i suoi quattro compagni di viaggio, perché erano sei giorni che cavalcavano e secondo tutte le statistiche non era mai passata una settimana senza battaglie.
Ovviamente quella simpaticona di Nasuada per sei giorni di percorso non intendeva certo dodici ore di cammino e dodici di riposo. Sei giorni erano sei giorni, quindi ventiquattr’ore di cammino al giorno.
Il viaggio fu così stancante che non solo la compagnia dovette cambiare cavallo ogni giorno, ma dal terzo al quinto giorno dovette cambiare anche Roran con una controfigura, perché altrimenti ad Arughia ci arrivavano, ma di certo non vivi.
Lungo il percorso fecero incazzare un paio di contadini, perché ovviamente i cavalli nuovi non ce l’avevano nelle valige, e quando per sbaglio rubarono i cavalli alla riunione generale dei cavalieri neri (incazzusi più di tutti) decisero che era meglio arrivare col cavallo morto che arrivare sottoforma di filetti.
Una volta arrivati all’accampamento di Arughia li accolse un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: «guai a voi, anime prave, non isperate mai veder lo cielo», ah no, scusate stavo copiando Dante invece che il Signore degli Ane… ma cosa… io… non stavo assolutamente copiando il Signore degli Anelli, (oh no, l’ho detto! Spero che l’editore tagli questa riga)
«Ehi, nonnetto, dov’è il capitano Brigman?» chiese Roran.
«Come ti permetti! Sono io, giovane insolente! Tu devi essere Forterastrello».
«Fortemartello».
«Come? Chi ha suonato al campanello?»
«Bando alle ciance, questi sono i documenti di Nasuada. Ora, se non ti dispiace mi farei un sonnellino».
«Bah, un sonnellino! Alla tua età picchiavo urgali a mani nude, di notte e sotto la neve».
«Piano con i termini, ex-capitano. Già, ora sono io il vostro nuovo capitano. E vi ordino… oggi nanna per tutti!»
«Che cosa c’entrano i putti?»
 
«Fortepastello!» gridò Brigman. «Sveglia!»
«Che vuoi?» bofonchiò lui socchiudendo gli occhi. «Ho detto che oggi si dormiva».
«L’hai detto ieri, Fortecancello. Hai dormito per trentasei ore. Sono le nove di sera ed è l’ultimo giorno che hai per conquistare questa cavolo di inutile città».
«Oh cavolo. Prepararsi alla battaglia!»
«Canaglia sarà tua madre».
Brigman uscì dalla tenda e Roran approfittò di essere solo per aprire il portatile e andare su facebook. Per fortuna Nasuada era online. Putroppo Roran si ricordò che non sapeva leggere e dovette chiamare il paggio intimorito delle scene precedenti per farsi scrivere e leggere i messaggi.
Roran: ciao nasuà
Nasuada: ciaoo
Roran: mi disp ma nn riesco a prendere arughia entro stase
Nasuada: vabbè nn disperarti xD! t do 1 altro gg
Roran: grz
Nasuada: d niente ciauz!
 
DRAS LEONA
A cosa pensi, piccolo mio?
A quello che mi ha detto Glaedr l’altro giorno. Tipo “devi vedere ciò che guardi” o “devi guardare ciò che vedi”.
Non preoccuparti, è una tipica frase che dicono  nei libri, come «conosci te stesso» o «non mentire a te stesso» o «non possiamo lasciarlo lì».
«Ehi, Peraguz» disse Arya. «Parlando parlando siamo arrivati a Dras Leona».
«Già, è incredibile che un viaggio duri meno di  sei capitoli per ogni chilometro fatto».
La muraglia di Dras Leona, o ciò che si avvicinava vagamente a una cinta muraria, si ergeva proprio davanti a loro.
«Puah, scommettiamo che non ci metto più di una mezzoretta a conquistarla» disse Peragon. «Le mura sono di fango secco e quei tizi che si tagliano le gambe e le mani non credo proprio che riusciranno a difenderla».
Ma Peragon imparò a stare zitto.
Da dietro quegli ammassi informi e marroncini si levò una figura rossa, brillante, scattante, agile, affascinante, rilucente, sì insomma era Murtagh.
«Scagliatevi pure contro le mura, se volete» poi guardò in basso. «Vabbè, scagliatevi contro queste cacchette, ma non conquisterete mai Dras Leona finche ci saremo io e Fastidio a difenderla. Sì, Peragon, vedi quella barra rossa in alto a destra? Quella che segna un miliardo? È la mia vita, fratello».
 
FALSO AMICO, VERO NEMICO
 
Roran dormiva bello tranquillo nella sua tenda.
So che non è interessante, ma poveraccio, lo facciamo dormire una volta tanto?
«No» disse l’editore. «Ci vuole mistero, dinamismo, spauracchio, sàspenz».
D’accordo. L’hai voluto tu.
Proprio in quel momento un essere misterioso, con una sàspenz che non vi dico, entrò nella tenda mostrando un certo dinamismo e non vi dico che spauracchio fece prendere a Roran quando lo vide, che per motivi narrativi dormiva con gli occhi aperti.
In un attimo la sagoma scura gli balzò addosso. Purtroppo per quel tizio, da quando era diventato figo Roran non dormiva più abbracciato all’orsetto di peluche, bensì al suo nuovo martello deluxe già insanguinato.
«Non preoccuparti, sono un tuo amico» disse quello.
È inutile dire che Roran gli fracassò il martello in testa.
«Ero un tuo amico!» disse mentre tentava di pugnalare Roran.
«Ma che dici, maledetto!»
«Beh, amico su Facebook».
E i lettori di questa parodia smisero di leggere per lo sconforto di questa battuta.
 
FARINA DI FUOCO
 
«Fortecammello!»
«Capitano Brigman?»
«Fortecammello! Che è successo qua?»
«Sono stato assalito da questo sicario senza scrupoli. Spero che non abbia fatto fuori qualcuno prima di arrivare a me».
«Capitano Roran!» disse uno dei suoi tre-quattro amici di Carvahall. «Hanno trovato un cadavere!»
«E ti pareva. Chi è?»
«Il paggio intimorito dei capitoli precedenti».
«Bah, chissenefrega. Però, visto che Nasuada mi ha ordinato di riempire le pagine gli faremo un bel funerale di due capitoli, che ne dite?»
«Diciamo che avevamo sette giorni di tempo per conquistare Arughia, e se ne sono andati già otto giorni senza aver concluso niente».
«Allora attacchiamola! Carica! All’arrembaggio!»
«Frena, Fortevitello» disse Brigman. «È dall’inizio della saga che tentiamo di conquistarla. Credi che non abbiamo provato a lanciarci come degli idioti sulle mura e a lanciare sacchi di farina gridando ‘All’arrembaggiooo?’»
«In realtà no, vi facevo più dignitosi».
«Beh, bando alle ciance, come speri di prendere Arughia?»
«In questo modo». Poi si girò verso gli altri Varden. «Dividetevi in gruppetti e andate ad aprire le dighe sulle colline, voi costruitemi una zattera larga un metro e lunga duecento, voialtri andate al negozio di bricolage e compratemi un po’ di piastrelle. Svelti, vi do quindici minuti, massimo sedici».
«Non seguo il tuo ragionamento, Fortebidello».
«Ingrosseremo il fiume che entra nella città per sfondare le porte ed entreremo tutti su una lunga zattera».
«E le piastrelle?»
«Danno un tocco di eleganza, no?».
«E una volta arrivati alle mura della città?»
«Ci lanciamo come degli idioti sulle mura lanciando sacchi di farina e gridando ‘All’arrembaggio’»
A Brigman caddero i baffi.
 
Quella sera tutto fu pronto ed è inutile dire che in quattro e quattr’otto entrarono ad Arughia.
«Mi sfugge ancora come ci siamo riusciti» disse Carn a Roran, una volta dentro la città.
«Perché sono figo».
«Ah, l’avevo dimenticato».
«Bene, ora le mazzate».
Questo pezzo, sinceramente, ve lo vorrei risparmiare, ma se proprio ci tenete ecco un contenuto multimediale che riassume i momenti salienti:
http://www.youtube.com/watch?v=jDz0sEwe9kQ
Nota dell’Editore: il cavaliere che parla è Roran e quelli sono i Varden davanti alle mura di Arughia. Il tizio che ha caricato il video sicuramente ha sbagliato a scrivere il titolo, visto che non esiste un’opera intitolata il Signore degli Anelli. E comunque al minuto 0:13 si sente chiaramente la parola «Roran». Ecco.
  
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