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Autore: yllel    19/08/2012    5 recensioni
"si aggrappa alle sbarre del ponte e chiude gli occhi, sentendoli bruciare forte. lui non piange mai, non lo fara' neanche ora." e' notte su un ponte lungo il Tamigi... e non e' una notte felice.
un'altra delle mie storie, segue "il matrimonio di Sherlock Holmes e Molly Hooper" e tutte le altre ancora prima. post seconda stagione.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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Grazie ai super commenti di miserere, SvaneH, Bored94 a cui si e’ aggiunta Ladymisteria.
Ciaoooo e buona lettura!
 

VENDETTE
CAPITOLO 5

 
“Ma io ho davvero bisogno di tovaglie nuove!”
Sherlock si fermo’ sulla soglia di casa sua, la borsa da viaggio penzolante in una mano.
Mary Morstan. Lei e John hanno cenato qui.
“E va bene, pomeriggio di shopping in programma. Sara’ divertente. Che ne dici, Molly?”
Tensione e troppa enfasi nella voce. John sta cercando di coinvolgerla nella conversazione, evidentemente lei e’ ...
“Non lo so ragazzi, magari un’altra volta” la risposta di Molly.
Tono di voce basso ed esitante. Voce roca per il pianto.
...Triste.
Sherlock chiuse gli occhi. Avrebbe di gran lunga preferito, che Molly fosse arrabbiata con lui per come l’aveva trattata. Poteva affrontare e gestire, una Molly arrabbiata. Potevano gridare. E discutere, ritrovandosi dopo un po’ a sorridersi.
A fare pace.
Molly che piangeva, era difficile.
E il fatto che piangesse per colpa sua, era ancora piu’ difficile.
Apri’ la porta ed entro’ in casa, interrompendo improvvisamente ogni tentativo di conversazione.
Mary fu la prima a reagire.
“Sherlock” lo accolse, un gesto secco del capo e un tono glaciale.
John Watson capi’ una volta di piu’, se mai ce ne fosse stato bisogno, che quella era la donna giusta per lui.
Lo sguardo che aveva rivolto a Sherlock era uno sguardo killer. E con quello, gli stava comunicando con grande superiorita’, cio’ che pensava del suo comportamento.
“Mary” la ricambio’ lui senza neanche guardarla, puntando invece subito gli occhi su Molly.
Era seduta sul divano con le gambe rannicchiate, un’espressione di totale sconforto sul viso.
“Credo proprio sia meglio che io vada a casa” Mary si alzo’ e rivolse uno sguardo allusivo a John, che si affretto’ ad imitarla.
“Chiamiamo un taxi e ti accompagno”
Sherlock fu loro silenziosamente grato.
Dopo che i due furono usciti dall’appartamento, per un attimo calo’ solo silenzio.
“Molly...”
Lei si alzo’ in piedi ed evitando il suo sguardo, si diresse in cucina.
“Ti faccio un caffe’”
Lui rimase per un attimo spiazzato.
“So che non mangerai nulla, sei nel bel mezzo di un caso. Comunque ci sono degli avanzi in frigorifero, se vuoi.”
Molly continuo’ ad armeggiare con il caffe’, dandogli le spalle.
“No, grazie. Il caffe’ e’ abbastanza”
“Ok. Come vuoi”
Sherlock strinse i pugni a quell’inutile, civile e sterile conversazione.
Dopo qualche attimo, lei ritorno’ e appoggio’ una tazza sul tavolino.
“Molly...” ritento’ di nuovo, toccandole il braccio.
Lei indietreggio’.
“No”
Sherlock fece ricadere la mano lungo il fianco.
“Ascolta, io”
“No” ripete’ lei con voce piu’ ferma “non voglio parlare, ora. Non... non ci riuscirei. Inizio molto presto, domani mattina, vado a dormire.”
Lui rimase ad osservarla dirigersi verso la loro camera, incapace di dire qualsiasi cosa per fermarla.
Lei si fermo’ e per un attimo, spero’ che avesse cambiato idea.
“Spero che tu abbia trovato quello che stavi cercando” gli disse invece, prima di entrare nella stanza e richiudere la porta dietro di se’.
Avrebbe voluto risponderle che si, aveva trovato qualcosa.
Ma evidentemente, il prezzo pagato era stato troppo alto.
Si mise a sedere in poltrona e inizio’ a sorseggiare il suo caffe’. Una parte di lui voleva disperatamente entrare in camera ad abbracciare sua moglie, scusarsi e farle ritrovare il sorriso, ma sapeva bene che era altrettanto importante verificare subito le sue informazioni. Prese il suo telefono e invio’ un messaggio.
HO BISOGNO CHE TU FACCIA UNA RICERCA PER ME. URGENTEMENTE. SH
La risposta arrivo’ subito dopo.
A CASA CON LA FEBBRE. VUOI CHE CHIEDA A QUALCUNO DEL DIPARTIMENTO? GL
Sherlock non si preoccupo’ neanche di rispondere a Lestrade. Se non poteva avere aiuto da lui, era inutile chiederlo a qualcun altro a Scotland Yard. I tre quarti del personale era assolutamente incompetente e il resto, lo odiava o aveva paura di lui.
Rischiava di dover aspettare secoli, per poter avere le sue risposte.
Riprese a digitare velocemente sui tasti.
HO BISOGNO CHE TORNI A CASA. SUBITO. SH

***

John si intrattenne nell’appartamento di Mary per un po’, per nulla desideroso di tornare a Baker Street. Sherlock poteva anche avere bisogno di lui, ma era ancora parecchio arrabbiato per come aveva trattato Molly e, ammise con sincerita’, per averlo escluso da quella che era stata, senza ombra di dubbio, una ricerca importante.
Perche’ lo sapeva, Sherlock era cambiato, e se aveva reagito cosi con sua moglie, la posta in gioco doveva essere molto alta e urgente. E a quanto pareva, includeva la sua famiglia.
Al diavolo Mycroft, che ce la metteva sempre tutta per contraddirlo. Quei due proprio non li capiva, a volte.
Dopo la terza tazza di the, si risolse a rientrare.
L’appartamento era quieto, fin troppo. Se quei due avevano fatto in qualche modo pace, si sarebbe fatto una bella dormita e poi l’indomani ne avrebbe scoperto di piu’.
Invece trovo’ Sherlock seduto in poltrona. E la sua borsa da viaggio ancora in mezzo alla stanza.
Ergo, Molly si era chiusa in camera. Da sola.
“Spero che tu ci abbia almeno provato, e che lei ti abbia mandato al diavolo”
Sherlock continuo’ a fissare il muro davanti a se’.
“Da quanto mi ha raccontato, ti sei comportato in maniera orribile. Cielo, Sherlock, e’ tua moglie!”
“Mio padre e’ in qualche modo coinvolto in questa storia. Conosceva Finnmore. Conosceva tutti i genitori delle vittime di questi giorni, lavorava con loro.”
John rimase a guardarlo a bocca aperta per un po’.
“Erano dei rappresentanti” si ritrovo’ a dire, rendendosi conto subito che era una gran sciocchezza. In fondo, Sherlock non ci aveva mai creduto.
“Erano al servizio del governo, con un’adeguata copertura” trasse dalla giacca la fotografia che Ruth Roster aveva fatto loro avere e gliela porse.
“Stern, Finnmore, Roster. E mio padre, qui sulla sinistra.”
John osservo’ a lungo l’immagine.
“Non capisco...”
Sherlock si alzo’ in piedi e comincio’ a passeggiare velocemente per la stanza.
“Finnmore in verita’ non faceva parte del governo, ma la sua banca era utilizzata per coprire e giustificare alcune missioni all’estero. Si era in piena guerra fredda, molte delle operazioni erano segrete e in caso di fallimento, non dovevano rimanere tracce del coinvolgimento del Regno. 
Stern e Roster erano incaricati di pianificare gli interventi ed erano sotto il diretto controllo di mio padre. Ecco perche’ erano spesso lontani da casa, ma mai piu’ di un certo periodo. Non andavano all’estero. Organizzavano tutto in qualche squallido ufficetto e tornavano a casa dalle loro famiglie, con la coscienza pulita.”
John scosse il capo.
“Come sai...”
“Ho trovato la cassaforte segreta di papa’, nel suo ufficio. Ci teneva la documentazione di questo gruppo di lavoro. Niente altro, solo di questo. Ed e’ strano, perche’ non credo proprio fosse autorizzato a trattenere quei documenti.”
“C’e’ un altro uomo, qui con loro nella fotografia”
Sherlock si fermo’ e annui’.
“Il tenente Stripe. Lui faceva il lavoro sporco, era un ufficiale dell’esercito.”
John non era sicuro di aver capito bene.
“Sherlock, il lavoro sporco? Di cosa stai parlando?”
“Era un cecchino, John. Il gruppo di lavoro di mio padre organizzava omicidi politici”
Per un attimo, nessuno dei due parlo’.
Fu Sherlock il primo a rompere il silenzio.
“Erano un’interessante ed efficiente sezione del dipartimento di Stato. Mio padre coordinava, Roster e Stern organizzavano, Finnmore si occupava della parte finanziaria e Stripe di quella pratica.”
John gli si fece vicino.
“So che e’ brutto da dire e non e’ una giustificazione, ma erano altri tempi. Il governo lavorava cosi. Diavolo, probabilmente lavora ancora cosi e tu lo sai. Tuo padre faceva il suo lavoro, Molly mi ha detto che Mycroft ha tentato in qualche modo di ostacolarti, forse non voleva che tu lo sapessi.”
Sherlock sorrise beffardo.
“NO! Lui lo sapeva fin dall’inizio e non ha voluto dirmelo, ma non perche’ pensava che ne sarei stato sconvolto, no... voleva solo tenere per se’ uno dei tanti segreti di questo governo. Questa e’ sempre la sua prima priorita’.
E per la cronaca, John... non sono sconvolto. Non mi interessa che cosa ha fatto mio padre, mi interessa sapere cosa e’ successo, perche’ Finnmore fu ucciso e perche’, a distanza di anni, i figli di Stern e Roster sono stati uccisi a loro volta. Non capisci? Tutto ci riporta a Stripe, e’ lui l’ultimo pezzo del puzzle. Il tipo di arma usata negli omicidi, e’ quella che lui amava utilizzare. Aveva inventato una modifica speciale per un vecchio fucile da caccia, era la sua firma. Nelle carte di mio padre ci sono gli schemi e le schede di quell’arma. Ma nient’altro. Dobbiamo trovarlo.”
John sospiro’.
“Ok, questo presupponendo che sia ancora vivo. E che sia ancora abbastanza in gamba da poter uccidere due persone da quella distanza, nonostante l’eta’. Non lo trovi un po’ impossibile?”
Sherlock scosse la testa.
“Era giovane, all’epoca. Dobbiamo per lo meno verificare. Tu hai ancora agganci nell’esercito, vedi se riesci a scoprire qualcosa su di lui”.
“Va bene. Ma domani mattina.”
John si diresse verso la sua camera, poi sembro’ ripensarci e si riavvicino’ a Sherlock, che aveva gia’ l’espressione concentrata, di nuovo immerso nei suoi pensieri. Lui faceva cosi. Fino a che non trovava cio’ che cercava, o non analizzava a fondo cio’ che aveva osservato, andava testardamente avanti. Non c’era da stupirsi che la complessita’ del caso, e i possibili collegamenti con la sua famiglia, l’avessero particolarmente disturbato.
Ma John non poteva permettere che tutto il resto precipitasse.
“Senti, posso darti un consiglio?”
Sherlock Holmes non rispose e non si mosse, ma lui decise di continuare lo stesso.
“Non permetterle di prendersi la colpa”
Due occhi chiari si puntarono su di lui.
“Molly e’ convinta che non avrebbe dovuto seguirti e che il tuo eccesso di rabbia, sia dovuto alla sua inadeguatezza nel supportarti nel tuo lavoro.”
Sherlock mosse impercettibilmente i muscoli della faccia e John capi’, di averlo in qualche modo stupito.
“Io e te sappiamo che non e’ cosi. Sei stato semplicemente un idiota per cui, te lo ripeto, non permetterle di prendersi la colpa, ok?”
Senza aspettare la risposta dell’altro, infilo’ la sua camera.
Sherlock rimase immobile ancora per un po’, poi prese il cappotto e usci’.
Quando rientro’ la mattina dopo, Molly era gia’ andata al lavoro.

***

John chiacchiero’ per piu’ di un’ora con il suo vecchio compagno d’armi, ricordando i vecchi tempi e rinforzando la sua idea, che non gli mancassero affatto.
Tuttavia, quella fu l’unica cosa positiva che riusci’ ad ottenere dalla conversazione.
“Niente. Non c’e’ traccia del tenente Stripe, in nessun archivio” comunico’ a Sherlock, che tuttavia non ne fu molto sorpreso.
“Era un tentativo. Niente di piu’. Andiamo al Bart’s, ora”
John decise di tacergli il fatto di aver richiesto l’aiuto di Scotland Yard in aggiunta alla sua ricerca. Poi, realizzo’ cio che Sherlock gli aveva appena detto.
“Al Bart’s? Tu e Molly non avete ancora fatto pace?”
“Far pace presupporebbe un litigio, cosa che non abbiamo avuto”
“E tu come lo chiameresti, allora?” John lo guardo’ stupito.
Sherlock esito’ un attimo.
“Un... fraintendimento. E comunque, se volessi chiarirmi con lei, non ti porterei con me. Mi saresti totalmente inutile. So gestire da solo le discussioni con mia moglie.”
John su questo avrebbe avuto qualcosa da obiettare, tuttavia se ne stette zitto. Evidentemente, il caso aveva ancora la priorita’ su tutto il resto.
A volte, Sherlock Holmes era il re degli idioti.

***

“Ho bisogno di vedere i due cadaveri di Andrew Stern e William Roster”
Molly cerco’ di rimanere impassibile al suono della voce di suo marito, ma le fu estremamente difficile, soprattutto dopo che lui le arrivo’ terribilmente vicino, invadendo il suo spazio e guardandola dritta negli occhi.
“Per favore” aggiunse lui, dopo un secondo.
Lavoro. Era chiaramente venuto per lavoro.
Per un attimo, aveva sperato che fosse venuto per parlare con lei.
“Ok” sussurro’, conducendolo alle celle frigorifere.
Sherlock osservo’ a lungo le ferite mortali delle due vittime, poi studio’ la fotografia del cadavere di Finnmore.
“John?”
“Si?”
“Cosa noti?”
Il dottor Watson rimase per un attimo pensieroso, poi scosse la testa.
“Il calibro e’ lo stesso. Ma le ferite sono diverse” la voce di Molly lo fece voltare.
Sherlock sorrise.
“Finnmore e’ stato ucciso da un colpo in fronte e anche Andrew Stern. William Roster da un colpo al torace, meno preciso, tra l’altro. Se i soccorsi fossero arrivati prima, forse sarebbe ancora vivo.”
“Il tiratore ha esitato, oppure ha sbagliato, il che puo’ confermare che non ha piu’ la mira di una volta. Ottima osservazione, dottoressa Holmes”
Suo malgrado, Molly sorrise a suo marito.
John gemette. Non era affatto giusto che Sherlock se la cavasse cosi. Era venuto al Bart’s solo per confermare una cosa che gia’ sapeva, e ne aveva approfittato per fare un complimento a Molly, facendola sciogliere. Poi si accorse dello sguardo del suo amico.
“Vado a fare una telefonata” si affretto’ a dire.
Molly risistemo’ i corpi e si avvio’ verso la sua postazione di lavoro, convinta che Sherlock se ne sarebbe presto andato.
 “Sei la cosa piu’ importante che ho.” le disse invece lui, bloccandola in mezzo alla stanza. “Non importa quanto lavoro, quanto corro, o quanto sono coinvolto in un caso... quanto a volte, sono dentro al mio mondo e alla mia mente. Voglio sempre e solo tornare da te. Tu, sei il motivo per cui torno sempre indietro, per cui e’ bello tornare indietro.”
Molly inspiro’ a fondo e si volto’ piano.
Sherlock si mosse velocemente e la raggiunse, stringendola in un abbraccio. Lei rimase rigida per un po’ e poi lo ricambio’, affondando il viso nel suo torace.
Poi gli sorrise tra le lacrime.
 “Mi dispiace. Non avrei dovuto seguirti.”
Lui scosse la testa.
“No, sono io che non avrei dovuto permettertelo, ma ero cosi preso da quello che dovevo fare, che non me ne sono accorto e poi, su quel treno, ero solo contento di averti li. Nello studio... non ce l’avevo con te, ma con me stesso, non riuscivo a capire cosa cercare. Questo caso... e’ diverso.”
“Lo so” Molly lo abbraccio’ di nuovo. Al momento giusto, le avrebbe raccontato tutto.
Sherlock le bacio’ la testa.
“Quando questa storia sara’ finita... potremmo andarcene per qualche giorno. Solo tu ed io.”
Lei alzo’ lo sguardo stupita e poi gli sorrise.
“Sarebbe bello”
“Mi piacerebbe ritornare alle residenza estiva... potrei mostrarti come ho fatto a far esplodere il capanno degli attrezzi, quando avevo nove anni. E portarti al fiume. Pescavo sempre un sacco di pesci in piu’ di Mycroft. E sono sicuro, che in soffitta c’e’ ancora qualche vecchia foto in cui potrai ammirarmi da piccolo. Anche in quelle piu’ imbarazzanti”
Lei fece una piccola risata.
“Affare fatto, signor Holmes.”
Lui la bacio’ piano e poi la lascio’ andare.

***

“Cosi avete fatto pace”
Sherlock roteo’ gli occhi all’affermazione di John.
“Non avevamo litigato”
“Questo, solo perche’ lei e’ davvero una donna straordinaria”
Il dottor Watson aveva un tono molto serio.
“Lo so.” Il tono di Sherlock fu altrettanto serio.
“Bene.” Concluse John, estremamente soddisfatto.
Il viaggio verso Baker Street si svolse in silenzio.
Una volta arrivati nell’appartamento, Sherlock prese il violino e comincio’ a suonare.
John aspetto’ pazientemente per circa due ore, poi quando smise, ma non diede segno di parlare, gli ando’ vicino.
“Ok. Suppongo che questo significhi che posso uscire per un po’. Sei nella tua fase pensante, ma che te lo dico a fare? Tanto non mi ascolti. Faro’ un controllo anche all’archivio dei veterani, giusto per sicurezza. Poi mi vedo con Mary. Davvero non capisco questa cosa delle tovaglie, tanto poi non le usera’ mai, e’ troppo affezionata a quelle di sua nonna. Le tiene ancora in quella vecchia valigia. Bhe, in effetti anche io tengo i miei ricordi dell’esercito in quella vecchia scatola di scarpe. Ci sono affezionato, ecco tutto.
Ma poi, che te lo dico a fare?”
Si giro’ e usci’ dall’appartamento.
Sherlock aveva invece ascoltato John.
Lo faceva sempre, solo che poi eliminava entro cinque secondi tutte le informazioni inutili raccolte nella conversazione.
Tuttavia, questa volta, trattenne una sola parola.
Utile e fondamentale.
Scatola.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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