-Primrose Everdeen!
No.
Quel nome urlato
all'intera piazza è per te come un pugnale di ghiaccio che
ti
affonda nel petto e squarcia il tuo cuore, trasformando il tuo corpo
in una scultura di gelida paura.
No. Gli Hunger Games. Tu, agli
Hunger Games.
La pelle ti si
accappona nell'istante in cui il tuo eterno incubo diventa la vita
reale. E per la prima volta conosci la vera paura: non il timore che
ti ha sempre fatta raggomitolare nel letto con gli occhi serrati per
non concederti al buio della stanza, ma una sensazione di orrore puro
che ti coglie repentina e che non puoi controllare o scacciare in
alcun modo. Quella sensazione che ti paralizza, scavando uno
spaventoso baratro nel tuo petto. Sperduta. Sei
come sperduta
in questo terrore violento che ti fa rizzare i peli sulle braccia.
Morirai.
Ti sembra un incubo
spaventosamente concreto quando riesci a muovere il primo passo. Con
quale coraggio lo fai? Con quale coraggio ti avvii, pallida e
silenziosa, verso il palco dove sei appena stata condannata a
morte?
Le altre ragazze intorno a te si scostano per lasciarti passare. Tu scorgi le loro espressioni quasi solenni, venate dalla serietà che un bambino di Panem acquisisce troppo precocemente, vedi i loro occhi. Occhi che ti fissano orripilati, sorpresi, sconvolti. Alcuni colmi di sollievo, altri di pietà e di dolore. Occhi di muta e triste rassegnazione al pensiero di te, una pavida dodicenne qualsiasi del Distretto 12, che viene suo malgrado trascinata in un gioco di sangue e morte dal quale non tornerà mai più.
Le altre ragazze intorno a te si scostano per lasciarti passare. Tu scorgi le loro espressioni quasi solenni, venate dalla serietà che un bambino di Panem acquisisce troppo precocemente, vedi i loro occhi. Occhi che ti fissano orripilati, sorpresi, sconvolti. Alcuni colmi di sollievo, altri di pietà e di dolore. Occhi di muta e triste rassegnazione al pensiero di te, una pavida dodicenne qualsiasi del Distretto 12, che viene suo malgrado trascinata in un gioco di sangue e morte dal quale non tornerà mai più.
Per un istante,
quegli occhi apprensivi e addolorati ti spaventano molto di
più del
pensiero che nel giro di poco tempo sarai anche tu una partecipante
degli Hunger Games. Perché contengono la banale conferma di
ciò che
già sai: sei destinata a morire.
Sei solo una
bambina di dodici anni, gracile e impressionabile, priva di qualsiasi
coraggio o di predisposizione fisica, una bambina di uno dei
Distretti più poveri e ridicolizzati dell'intera nazione.
Non ce la farai
mai. Uno stupido pezzo di carta ha iniziato a scandire le poche
settimane che ormai rimangono della tua vita.
Perché non piangi, Prim?
Forse gli altri si
aspetterebbero questo da te, la ragazzina timida quanto dolce che
sobbalza alla vista di un piccolo insetto. C'è la tua amica
Lary, lì
in prima fila, che ti fissa con gli occhi spalancati in
un'espressione di orrore.
Non la rivedrai mai
più, lo sai. Stai dicendo addio alle vostre chiacchiere e
alle
vostre risate condivise. E non rivedrai neanche Katniss e tua madre.
Una volta
morta, le lascerai in un baratro di lacrime e di freddezza. Tua
sorella non sedrà mai più sul tuo letto, la sera,
per raccontarti
qualche storia che ti faccia addormentare. Non troverai mai, come
avevi ultimamente sognato, un bel ragazzo dal sorriso gentile che ti
facesse dimenticare tutta la paura di cui la tua vita è
sempre stata
piena.
Perché la tua vita si sta fermando qua, su un palco dove sei appena stata scelta come Tributo. Ed entro un paio di settimane di te non rimarrà che un corpo freddo, rigido e consumato, con gli occhi per sempre fissi in un'espressione terrorizzata. Magari con la gola squarciata o un braccio mancante.
Perché la tua vita si sta fermando qua, su un palco dove sei appena stata scelta come Tributo. Ed entro un paio di settimane di te non rimarrà che un corpo freddo, rigido e consumato, con gli occhi per sempre fissi in un'espressione terrorizzata. Magari con la gola squarciata o un braccio mancante.
E non è giusto.
Non è giusto che
tu, a dodici anni, debba conoscere una simile paura. Non è
giusto
che, con la tua vita tutta da assaporare che avevi davanti, tu sia
condannata a finire così.
Per un fulmineo
attimo, una rabbia cieca si mescola alla paura, poi svanisce prima
che le tue lacrime trattenute possano iniziare a scorrerti lungo le
guance pallide.
Ormai sei già morta, Prim.
E in te non c'è
neanche un barlume di speranza mentre cammini tremante verso il largo
sorriso odioso di Effie.