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Autore: pdantzler    03/03/2007    7 recensioni
Harry capita per sbaglio in casa di Piton nell'estate del quinto anno, dopo la morte di Sirius. Costretti a una convivenza forzata, i due scopriranno molte cose l'uno dell'altro. Traduzione a opera di Starliam ed Allison91
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, eccoci qui per il secondo capitolo. Mi spiace avervi fatto attendere, a ma i capitoli sono piuttosto lunghi e complessi. Credo che si tratti della mia storia preferita, e ci tengo a farli bene. Mi piace come l'autrice ha reso i personaggi: non sono mai fuori dai canoni. La storia originale è terminata proprio oggi, dopo 29 capitoli; e tutti stanno chiedendo a gran voce un sequel. Spero che ci vorrà accontentare. Intanto, godetevi questa; e spero di arrivare presto con il terzo.
Starliam



"Piccola canaglia" - zio Vernon scosse la testa, raccogliendo il martello abbandonato - "Neanche un attimo di pace quando c'è lui intorno. Sul serio, Petunia..."
"No, Vernon" - lo interruppe sua moglie - "Non cominciare. Non c'è niente che possiamo fare, comunque".
"Pensi che tornerà?" Vernon si voltà a fissare il camino. Petunia spolverò una mensola con uno straccio, raddrizzando le fotografie di Dudley. "Probabilmente non stasera. Immagino che domani sapremo dov'è andato, o ce lo riporteranno indietro".

Vernon imprecò sottovoce, ma Petunia guardò suo figlio: "Ti piace il programma, Didino?"
"Sì, mamma", rispose Dudley, con la bocca piena di orsetti gommosi. "Posso avere altra cioccolata?"

Il campanello suonò prima che lei potesse rispondere. Vernon e Petunia si voltarono lentamente verso il corridoio.

"Non muoverti" - sussurrò lui - "Non parlare. Forse penseranno che non siamo in casa".
"Non essere ridicolo". Petunia gettò lo straccio sul tavolo della cucina, dirigendosi alla porta. "Lo sanno che siamo qui. Non voglio un'altra lettera che urla. Stai con Dudley, e fai in modo che non gli accada niente!"

Vernon aprì quella sua bocca enorme per dire alla moglie di tornare indietro, ma lei era già davanti all'ingresso. Calmandosi con un respiro profondo, aprì la porta preparandosi al peggio.

Con sua grande sorpresa, la persona in attesa sullo scalino non era un mostro o qualcuno di spaventoso. Semplicemente, un uomo alto con lunghi capelli neri e un vestito scuro, uno sguardo impaziente sul volto.

"La signora Dursley?" chiese seccamente.
"Sì," Petunia si teneva alla porta, pronta a chiuderla di scatto se ci fossero stati problemi.
"Sono il Professor Severus Piton, della scuola di suo nipote" "Oh, quindi lei è un..."
"Un mago? Sì, signora, credo che sia il termine esatto. In questo preciso momento, il giovane signor Potter si trova a casa mia, addormentato. E' arrivato inatteso un paio d'ore fa, e mi ha dato l'impressione di non avere in programma di tornare nella vostra umile dimora".

"Noi non lo abbiamo cacciato" - precisò Petunia, sapendo che suo marito stava guardando dal fondo del corridoio - "E' sceso giù come una furia, ha attaccato il camino con un martello ed è sparito fra fiamme verdi". "S', che lo hanno portato a casa mia". Piton la guardò con attenzione. "Ma mi pare di capire che non è dispiaciuta che se ne sia andato".

Petunia si avvicinò di qualche passo, accostando la porta per non far sentire le sue parole all'interno della casa. "Ho saputo cos'è successo: di come è morto il suo padrino. E di come è morto quel ragazzo l'anno scorso. Non mi importa di quello che pensano gli altri; quando ce l'hanno lasciato davanti alla porta, quattordici anni fa, ho capito fin dall'inizio che sarebbero stati guai. Dopo che mia sorella e quell'uomo che ha sposato sono stati uccisi, sapevo che era solo questione di tempo prima che il loro assassino tornasse".

"Saggia considerazione, visto che molti pensavano che non sarebbe mai più tornato", notò Piton, il volto inespressivo.

"Sì" - Petunia incrociò le braccia ossute e strinse le labbra - "Ma abbiamo preso Harry, contro la volontà di Vernon e contro il mio miglior parere. Silente pensa che sia stata crudele, ma ho un altro figlio a cui pensare. Ho un solo marito e un solo figlio di cui mi devo occupare. E considerato che tutti quelli che si entrano in stretto contatto con il ragazzo finiscono per morire..."
Petunia chiuse la bocca e fissò per terra, gli occhi rossi.

"Perfettamente comprensibile" - Piton fece un passo indietro - "Mi dispiace averla disturbata a quest'ora tarda. Era solo per avvertire che il signor Potter non tornerà stasera; e neanche nel prossimo futuro, se posso evitarlo. Ha fatto davvero un buon lavoro, signora Dursley, e apprezzo la sua perseveranza. Silente potrebbe accigliarsi al trattamento che ha riservato al suo favorito, ma ha fatto tutto quello che poteva, date le circostanze. Se potessi prendere i libri di scuola del signor Potter..."

Due minuti e mezzo dopo, Petunia tornò con una borsa piena di libri, e gliela passò.
Piton annuì educatamente: "Buona serata a lei e alla sua famiglia". "Arrivederci," Petunia chiuse piano la porta e si votò verso il corridoio.

"Beh?" - Vernon si affrettò verso di lei - "Che cosa voleva? Cos'è successo al ragazzo?"
"Non tornerà, per adesso". Petunia si diresse bruscamente verso la cucina, voltando la testa dall'altra parte perchè Vernon non potesse vederle gli occhi.
"Non tornerà per un po'. Lo ha preso il suo professore. Almeno, credo che fosse il suo professore. Forse avrei dovuto accertarmene, ma ormai è troppo tardi".

"Che scocciatura" - brontolò Vernon - "Tutti queste cose ridicole, sicuramente i vicini avranno visto. Avremmo dovuto rinchiuderlo nel momento esatto che è entrato qui".

Petunia non rispose, limitandosi a prendere la scatola di cioccolata e a passarla a Dudley.

XXXXXXXXXXXXXXXXXx

Il primo pensiero di Harry quando si svegliò era che non aveva mai dormito così profondamente e non si era mai svegliato così riposato. Per la prima volta in mesi, non aveva avuto incubi che lo avevano svegliato in un bagno di sudore o il sinistro ricordo della realtà a torturare il suo sonno. Il suo unico desiderio era stare sdraiato lì, in un groviglio caldo di coperte e lenzuola, sul soffice cuscino di piume e addormentarsi di nuovo.
Gli sembrò di aver sentito uno scroscio d'acqua in lontananza, ma aggiungeva altra piacevolezza alla beatitudine in cui si trovava.

La porta si spalancò di scatto, e Piton entrò, con le sue solite vesti nere. Davvero, quell'uomo non aveva altri vestiti? Sempre vesti nere, che lo facevano sembrare un grande pipistrello, anche d'estate...

Piton? Harry scattò a sedere sul letto, appena si ricordò tutti gli avvenimenti della sera prima. Si sentì la faccia diventare rossa.

"Buongiorno, signor Potter", Piton si avvicinò al letto.
"er..." Balbettò Harry, tirandosi le coperte sul petto.
"Articolato come al solito". Piton ghignò. "Comunque, ormai dovrei avere realizzato che le tue capacità mentali non arrivano al loro massimo prima dell'una, se ci arrivano".

"Arrivano prima", protestò Harry. "Voglio dire, non arrivano proprio. Cioè, ce le ho sempre, quindi non hanno bisogno di arrivare, perchè sono già qui". Era difficile trovare una buona risposta di mattina presto.

"Resto della mia opinione"

"Uh, signore, cosa ci faccio qui?"

"Oh, questo è piuttosto semplice da spiegare, anche per il tuo piccolo, forse non esistente, cervellino. La notte scorsa sei andato a letto, e dal momento non sei andato in giro a ficcanasare e non sei sonnambulo, ti sei svegliato nello stesso posto dove ti sei addormentato. Affascinante, no?"

Harry digrignò i denti per la frustrazione: "Voglio dire, perchè ho dormito qui e non da altre parti?"

"Appena sei arrivato e hai iniziato a urlare che non saresti tornato indietro, ho realizzato che potevi avere solo due motivi per essere scappato di casa. Più semplicemente, o i tuoi zii ti avevano cacciato, o tu avevi avuto una delle tue crisi isteriche e te n'eri andato. Per quanto fossi propenso a pensare alla seconda ipotesi, entrambe ci lasciavano con i tuoi parenti piuttosto riluttanti a riprenderti con loro. Molto saggio da parte loro, ma inconveniente per me. Poichè cercare qualcuno disposto a prenderti avrebbe probabilmente richiesto tutta la notte, ho optato per il male minore e ho deciso di lasciarti rimanere qui, per quanto fossi sicuro che la tua naturale disposizione non mi avrebbe permesso di godere a lungo della tua compagnia".

C'erano diversi insulti nella spiegazione di Piton, Harry ne era certo. Ma si sentiva ancora assonnato e non voleva stare a ribattere su ogni punto, specialmente non sapendo se c'erano davvero insulti. Era più contento quando Piton lo offendeva chiaramente. Era più facile rispondere.

"Sebbene sia certo che sei abituato a poltrire tutta la mattina, ti assicuro che non ti porterò la colazione a letto. Alzati."

Harry scostò le coperte e scese dal letto. Dopo il letto caldo, il pavimento era freddo sotto i suoi piedi nudi, e si avvolse le braccia al petto per ripararsi.

"Fatti un bagno e vestiti, poi scenderemo per la colazione", Piton gli indicò la porta del bagno, dalla quale era appena entrato.

"Fatti un bagno, vestiti - mormorò Harry entrando a grandi passi nel bagno - "Davvero, non sono un bambino".
La vasca di porcellana era grande abbastanza da contenere quattro persone. Era piena di acqua calda, bolle spumeggiavano sulla superficio come panna montata. Su un lato erano posate una saponetta, una spugna e una spazzola da bagno, nuove e mai usate.

Harry si sfilò il pigiama ed entrò nella vasca. L'acqua calda era una beatitudine per i suoi muscoli ancora doloranti per il lavoro di imbiancatura. Pensava che il posteriore avrebbe ricominciato a bruciare per effetto dell'acqua calda, ma in realtà gli fece sparire ogni traccia residua di prurito.
Harry era quasi dispiaciuto dalla mancanza di dolore nelle sue natiche. Consideravano come bruciavano e dolevano dopo che Piton aveva finito, Harry era sicuro che avrebbe mostrato dei lividi scuri e delle brutte contusioni. E per come aveva pianto e strillato, Harry voleva davvero mostrare qualche segno di un tale abuso, prova che Piton lo aveva picchiato. Beh, non proprio picchiato, dovette ammettere fra sè e sè (per quanto riluttante). Piton era stato fermo, ma non violento, più intenzionato a dargli una lezione piuttosto che a fargli male. Niente che potesse mettere Piton nei guai. Non che Harry avesse intenzione di dirlo a qualcuno, specialmente non a Ron o Hermione. Per una volta Hermione sarebbe rimasta senza parole, e Ron probabilmente sarebbe diventato più rosso dei suoi capelli.

Cercò di immaginarsi se i suoi compagni fossero mai stati sculacciati. Dubitava che i genitori di Hermione l'avrebbero punita in quel modo - probabilmente non aveva mai fatto qualcosa di sbagliato neanche da piccola. Ron - beh, Harry sapeva che i signori Weasley avevano usato punizioni corporali sui gemelli, ma Ron di solito non faceva cose così gravi da meritarsi una punizione di questo tipo. Neville - non avrebbe avuto il coraggio di disobbedire a sua nonna in nessun caso.
Malfoy -

Harry sorrise malignamente. Riusciva a immaginarsi Draco sulle ginocchia di Malfoy, magari anche con i pantaloni calati, che veniva sculacciato a dovere per qualche malefatta che aveva combinato. Ovvio, dopo l'accaduto al Ministero della Magia, Harry odiava Lucius molto più di quanto avesse mai odiato Draco; ma riusciva a mettere la rabbia da parte quel tanto che bastava a immaginare Draco che si prendeva questa mortificante punizione da suo padre. Harry riusciva anche a sentire le sue urla, il marmocchio implorava Lucius di smetterla, mentre il sedere gli si arrossava. Davvero soddisfacente.

"Non ti sento che ti lavi". La voce di Piton attraversò la porta chiusa. "Smettila di giocare e lavati in fretta".

"Costringimi", mormorò Harry, frustrato dall'interruzione del suo piacevole sogno a occhi aperti. Non si era mai rilassato in una vasca, quando si trovava dai Dursley. Doveva limitarsi a una doccia di tre minuti, di solito dopo che Dudley aveva consumato tutta l'acqua calda. L'acqua calda e il bagnoschiuma aiutavano i suoi muscoli tesi a rilassarsi, e avrebbe voluto rimanere così, sdraiato contro la parete calda della vasca, per sempre.

Con un sospiro, si tese verso la saponetta. Ma la saponetta scivolò sul fondo della vasca. Harry cercò di prenderla ancora, ma quella scivolò da sotto le sue dita prima che potesse stringerla. Con un grugnito, si buttò su di lei con entrambe le mani, ma la saponetta scappò di nuovo.
Poi la spugna e la spazzola si alzarono di comune accordo e si tuffarono nella vasca. Harry le guardò sbalordito mentre saltavano fuori dall'acqua, e la saponetta volteggiò in aria fino a incontrarli, per poi strofinarsi contro di loro creando una schiuma piena di bolle. Poi entrambi gli strumenti attaccarono Harry.

La spugna si gettò sulla sua faccia, strofinandolo forte. Cercò di urlare, ma si trovò la bocca piena di schiuma. La spazzola iniziò a strofinargli la schiena; così forte che Harry pensò che non gli sarebbe rimasto un briciolo di pelle, quando avesse finito.

"Basta!" urlò quando la spugna e la spazzola lo lasciarono. Ma dal rubinetto sopra di lui iniziarono a fuoriuscire litri e litri d'acqua calda, quasi affogando Harry con la sua furia. Si agitò nell'acqua, sbuffando e sputacchiando; e cercò di aggrapparsi al bordo della vasca per uscire. Ma venne tirato giù per le gambe, ricadendo nella vasca. Sentì che i suoi piedi si alzavano, e la spazzola iniziò a strofinargli le piante. Harry si agitò protestando, le setole gli solleticavano orribilmente i piedi, poi iniziarono a strofinargli le gambe.

"Piton! Falli smettere!"

Poi venne tirato giù nella vasca a pancia in giù, quasi del tutto sott'acqua. Harry cercò disperatamente di aggrapparsi al bordo della vasca per saltare fuori. La spazzola volò sopra di lui e gli lasciò andare tre forti pacche sul sedere.

"Ow! Brutta..."


Venne spinto nuovamente sott'acqua mentre la spugna e la spazzola rinnovavano i loro assalti. Una volta che il lavaggio fu terminato, un altro getto d'acqua uscì con forza dal rubinetto, scacquando via il sapone. Tutta l'acqua venne risucchiata da scarichi invisibili, lasciando un Harry tossicchiante nella vasca vuota.

"Piton (coff) fammi uscire (coff) di qui!"

Una forza invisibile lo tirò fuori dalla vasca, e lo lasciò in piedi sul tappetino del bagno, tremante per l'aria fredda.
Si strofinò gli occhi e alzò lo sguardo, per vedere tre ombre scure che fluttuavano verso di lui. Per diversi spaventosi secondi, Harry pensò che fossero Dissennatori. Non aveva gli occhiali e non poteva vedere bene, ma alzò entrambe le mani per tenerli lontani. Appena furono più vicini, si accorse che erano tre asciugamani marroni.

Ebbe appena il tempo di tirare un sospiro di sollievo che gli asciugamani lo avvolsero, asciugandolo con forza. Uno dei tre gli si avvolse alla testa e iniziò a strofinargliela con tanta forza che Harry pensò gli stesse strappando i capelli a ciocche. Sbattè via l'asciugamano, ma un altro ancora gli si attorcigliò alle braccia, in modo che il primo asciugamano potesse continuare a occuparsi dei suoi capelli senza interferenze.

Una sedia apparve dal nulla, e l'asciugamano che avvolgeva Harry lo condusse a sedere. Un paio di forbici di metallo fluttuarono fuori da un cassetto; e Harry rimase immobile, vedendo le forbici che si aprivano minacciose.

"Piton", sussurrò, sperando che il professore avesse pietà di lui e fermasse le forbici prima che gli tagliassero via le orecchie. "No".
Le forbici iniziarono a tagliargli i capelli, facendo cadere quelli spuntati sull'asciugamano. Le forbici continuarono a tagliare facendo il giro intorno alla testa, finchè non ebbero tagliato via tutti i capelli che gli scendevano sul collo e negli occhi. Di tutti i tagli di capelli che Harry aveva avuto, quello era il più spaventoso, e sperò che finisse il più presto possibile, lasciandogli un taglio vagamente presentabile.

Poi l'asciugamano volò via, e le forbici tornarono nel cassetto. Harry si tolse i rimasugli di capelli che gli erano caduti sul naso e glielo facevano pizzicare, e alzò di nuovo gli occhi. E vide una bottiglia di lozione e un contenitore di talco in polvere che saltarono dallo scaffale.

"No, maledizione!" Urlò, vedendo che si avvicinavano. Afferrò i pantaloni del pigiama e li usò per colpire i cosmetici. "Non sono una ragazza! Non uso lozioni o talco. Andate via!"

Ebbe appena il tempo di chiudere gli occhi, prima che uno spruzzo di lozione lo inondasse. Un altro asciugamano lo avvolse, spalmando per bene la lozione e eliminando quella in eccesso.

"No, stupido.. no, basta!" Una manciata di talco in polvere gli cadde addosso: odorava di talco per bambini.

"Aghhh!" Urlò, e cercò di prendere il contenitore del talco per romperlo. Il contenitore evitò la sua presa, ma Harry saltò verso di lui, deciso a spaccarlo. Ma scivolò sul pavimento; e sarebbe caduto sul duro marmo, ma una sciugamano lo afferrò prima che cadesse a terra. Come un'amaca, l'asciugamano lo tirò su; poi iniziò a toglierle la polvere in eccesso, lasciandogli la pelle morbida e delicata.

Quando lo spazzolino da denti fluttuò attraverso la stanza, Harry non cercò neanche di combattere. Aprì la bocca e rimase immobile mentre lo spazzolino gli lavava i denti. Fortunatamente, gli fu permesso sciacquarsi la bocca prima di vestirsi.
Un paio di boxer scuri e di pantaloni neri si allargarono per permettergli di entrarvi, e alzò le braccia quando vide una maglia blu che penzolava sopra la sua testa. Si sedette sulla sedia per farsi infilare calzini e scarpe, e per finire gli occhiali fluttuarono verso di lui per posarse gentilmente suo suo naso, rendendo chiara la visione del bagno.

Si alzò per guardarsi allo specchio, chiedendosi come stava con i nuovi vestiti e il nuovo taglio di capelli. Ma prima che potesse muovere un passo la porta del bagno si aprì, e il bagno lo risputò in camera. La porta si chiuse di scatto dietro di sè, e Harry la colpì con rabbia. "Ehi, fammi entrare. Non avevo finito, non puoi sbattermi fuori in questo modo!"

"Signor Potter", disse una voce di seta dietro di lui. "Per favore, non colpire la porta in questo modo barbarico. Sarebbe la seconda crisi isterica in tredici ore".

"Che cos'era?" Chiese Harry, puntando un indice accusatore alla porta chiusa del bagno. "Mi ha... mi ha attaccato!"
"Un semplice incantesimo di lavaggio mattutino" - disse Piton soave - "Molto usato dalle mamme impegnate con tanti bambini".
"Stavo iniziando a lavarmi" - sbottò Harry - "Ero lì da appena cinque minuti, prima che tutto mi saltasse addosso. La spazzola mi ha colpito una, due, tre volte!"
"Che strano", osservò Piton.
"E gli asciugamani mi sono volati addosso, e mi hanno legato mentre le forbici tagliavano. E non uso lozioni o sciocchezze come il talco". "Devo averlo lasciato lì per sbaglio", rispose Piton, per nulla convincente. "Mi spiace che il bagno non fosse all'altezza dei tuoi prestigiosi standard. Eppure pensavo che ti sarebbe piaciuto: del resto, ti permette di stare lì e non fare niente, piuttosto adatto per l'eroe del mondo magico".

Harry arrossì, e strinse le mani a pugno, fissando con ostilità Piton, troppo arrabbiato per parlare. Si sentiva meglio dopo il bagno, e i vestiti nuovi erano comodi; non formali e rifidi come l'uniforme scolastica, e non larghi e sformati come quelli smessi di Dudley. Ed era meglio avere i capelli più corti: non gli cadevano davanti agli occhi e non gli pizzicavano il collo.

"Almeno adesso hai un aspetto più appropriato per Snapdragon Manor e non sembri un ragazzaccio di strada. Siediti per un attimo: la colazione è quasi pronta". Piton gli indicò il letto rifatto.

Harry si sedette sul letto, guardando Piton con circospezione. Non si poteva dire cosa avrebbe fatto adesso: poteva usare uno degli oggetti a portata di mano come arma contro Harry, mentre lui stava là, seduto e indifeso.

Piton frugò in una borsa di cuoio nera che aveva appoggiato sul comodino e ne estrasse un lungo oggetto di verto con due sporgenze alle estremità.
"Apri", ordinò Piton.

Harry fissò la cosa. A parte per le sporgenze, sembrava un normale termometro, ma con Piton non si poteva mai sapere.
"Apri la bocca". La voce di Piton si fece dura quando Harry non obbedì. "Credimi, Potter, ci sono molti altri metodi per misurarti la temperatura. Devo farteli vedere?"

Immediatamente, Harry aprì la bocca e accettò il termometro senza esitazioni. Aveva paura che potesse bruciargli la lingua o incollarsi al palato, ma sembrava solo freddo e solido come un normale termometro. Piron frugò di nuovo nella borsa e prese un piccolo orologio d'oro.
"Coss'è?" Chiese Harry con il termometro in bocca.
"Zitto", rispose Piton prendendo la mano destra di Harry e voltandola con il palmo in aria. Piton piazzò due dita sul polso di Harry e guardò attentamente l'orologio. Ovviamente, Piton sapeva come controllare le pulsazioni.
Senza una parola, Piton ripose l'orologio nella borsa e iniziò a toccare il collo e la gola di Harry, alla ricerca di gonfiori. Le mani di Piton erano fredde, e Harry, non abituato ad essere toccato, non si era mai accorto di quanto il suo collo fosse sensibile. Le spalle si inarcarono, mentre cercava di trattenere il risolino.
Le labbra di Piton si curvarono appena. "Potter, stai fermo".

Harry ci provò, ma fu molto contento quando Piton tolse le mani. In un modo clicino e distaccato che avrebbe reso orgogliosa Madama Chips, Piton gli controllò gli occhi e gli toccò gli zigomi. Harry si sentiva a disagio con Piton così vicino e preoccupato. Preferiva che rimanesse a qualche passo di distanza, freddo e critico. Soddisfatto per il risultato della sua visita, Piton gli tolse il termometro e lo guardò.
"Mmm, 37.4. Appena un po' alta."
"Il bagno era caldo"- obiettò Harry - "E ho sempre la temperatura più alta appena mi alzo". Piton aprì di nuovo la borsa di cuoio e prese una piccola fiala. "Bevi questa".
Harry pensò a come rifiutare; ma subito gli balzò alla mente l'immagine della sua bocca aperta a forza e Piton che gli versava in gola la pozione insieme a qualcosa di cattivo e doloroso...

Harry inghiottì la pozione. Aveva un gusto orribile, specialmente dopo il dentifricio alla menta. "Ugh". Restituì a Piton la fiala vuota. "Yuck".
"Immagino che per adesso possa andare". Piton alzò le spalle. "Naturalmente, se la febbre cresce, possiamo sempre provare con un bagno ghiacciato. Immagino che ti piacerebbe passare il pomeriggio immerso nel ghiaccio, con un'altra pozione che ti impedisca di congelare".

Harry lo guardò a bocca aperta, ma Piton si voltò e uscì dalla stanza. Harry si alzò dal letto e lo seguì al piano di sotto. La sala da pranzo era larga e spaziosa, con almeno dodici sedie intorno al lungo tavolo. Comunque, solo due posti erano apparecchiati: quello a capotavola e quello alla sua destra. Piton si sedette a capotavola e fece cenno ad Harry di accomodarsi accanto a lui. Harry si sedette lentamente, chiedendosi perchè Piton non lo aveva mandato a fare colazione in cucina.
Due elfi domestici, con addosso strofinacci puliti, arrivarono portando il cibo. Harry si aspettava di vedere molte portate, come ad Hogwarts. Ma un elfo dispose un piatto pieno di muffin, uova, salsicce, aringhe affumicate, burro e marmellata davanti a Piton, con una teiera colma. L'altro elfo piazzò davanti a Harry una scodella di porridge con una banana tagliata a fette e appena un po' di crema, un piattino di toast con un volo di marmellata e un grande bicchiere di latte.

Piton iniziò a tagliare la salsiccia e a spalmare il burro su un muffin. Harry guardò la sua scodella di porridge, densa e grumosa, cercando di non mettere il broncio. Non aveva mai avuto problemi con il cibo ad Hogwarts (era sempre buono e saporito), e dai Dursley si accontentava di quello che gli davano; ma qui, seduto accanto a Piton, con una colazione fatta su misura per un infante... anche se Harry non avrebbe trovato nulla da ridire se Piton avesse avuto la sua stessa colazione.

"Per favore, signor Potter, inizia a mangiare" - gli ordinò Piton, tagliando le uova - "Devi essere affamato, e la colazione si raffredda".
Harry prese il cucchiaio e prese un po' di porridge. Era sorprendentemente buono: caldo e dolce, con un pizzico di zenzero. La banana era fresca come la crema, e si trovò a gustare ogni boccone. Neanche i toast erano male: non troppo secchi, e la marmellata era dolce. Con il latte freddo, non avrebbe potuto desiderare una colazione più buona.

"Mi fa piacere vedere che ti godi la colazione senza lamentarti". Osservò Piton. "Mi aspettavo che il nostro celebre eroe chiedesse una colazione adatta a un re. Ero convincto che niente di ciò che si può trovare nella mia mirevole cucina potesse incontrare i tuoi gusti impeccabili".

"Non sono così schizzinoso". Harry si raddrizzò sulla sedia, lasciando l'ultimo sorso di latte nel bicchiere per irritare Piton. "Il cibo è cibo.. lo mangi".
"Un'altra brillante osservazione fatta dal famoso Harry Potter", sbottò Piton.
"Ha capito cosa volevo dire", insistè Harry. In qualche modo, non si sentiva irritato come al solito per i commenti di Piton. "Non sono molto schizzinoso, perchè tutto il cibo diventa uguale dopo un po'".
"Proprio come un bambino", Piton scosse la testa versandosi ancora un po' di thè. "Proprio la ragione per cui dico a Silente di non sprecare tempo e soldi per il cibo degli studenti: sarebbero contenti con qualunque cosa".

Harry non sapeva se Piton lo intendeva come un complimento o come un insulto. Quell'uomo diceva tutto nello stesso tono, rendendo impossibile capire i suoi veri sentimenti. Fino ad allora, Harry aveva sempre presupposto che Piton fosse di cattivo umore. Ma si poteva essere di cattivo umore tutto il tempo, ogni secondo di ogni giorno, senza morire di depressione?

"Adesso, signor Potter" - Piton mise da parte la tazza - "Credo che sia giusto dirti che la scorsa notte sono andato a parlare con tua zia". Harry guardò il tavolo. Non era sicuro se dovesse essere preoccupato o spaventato o sollevato. Conoscendo Piton, probabilemnte tutte e tre le cose.

"Era contenta di sapere che sei al sicuro, ma sembrava pensare che se tu fossi tornato, saresti scappato di nuovo". A questo punto, Piton fissò Harry con severità, e Harry si agitò leggermente sulla sedia. "Anche se sono sicuro che in realtà non succederebbe, le ho detto che rimarrai altrove fino all'inizio della scuola".
"Dove?" chiese Harry.
"Immagino che Azkaban sarebbe lieta di ospitarti, se è solo un disturbo di qualche settimana", Piton alzò le spalle mentre si alzava in piedi.
Harry impallidì per un momento, pensando ai Dissennatori che sciamavano davanti alla cella, succhiandogli via la vita a poco a poco, mentre lui si rannicchiava nell'oscurità.

"Oh, per favore, Potter" - sbottò il professore - "Se si presuppone che tu debba sconfiggere il Signore Oscuro, devi smetterla di essere così nervoso e vulnerabile. Tira fuori quel coraggio Grifondoro di cui vai tanto fiero".
Harry si accigliò a queste parole. Odiava quando Piton parlava degli ideali di Grfondoro con quel ghigno. Poteva prendere in giro Harry per tutto il giorno, ma parlare così dei suoi amici era troppo.

"Su, Potter", Piton schioccò le dita.

Harry si alzò dalla sedia con riluttanza; si sentiva più sicuro con un bel tavolo largo fra sè stesso e il rigido professore di Pozioni. "Fino all'ora di pranzo, voglio che tu stia in biblioteca". Condusse Harry lungo il corridoio con i dipinti che continuavano a sussurrare "E che tu stia tranquillo".

Piton aprì una porta e Harry si trovò in biblioteca. Era molto grande: due piani, con una scala a chiocciola che portava agli scaffali più alti; i quali arrivavano al soffitto a cupola. Era quasi più grande della biblioteca di Hogwarts. Hermione avrebbe sbavato già sulla soglia.

"Puoi leggere tutti i libri che si aprono" - Piton indicò gli scaffali - "E quelli che non si aprono sono proibiti. Non cercare di aprire con la forza un libro che non si apre subito. Il risultato potrebbe non piacerti. Ma non preoccuparti: la maggior parte dei libri che non ti è concesso leggere sono sugli scaffali in alto, al di fuori della tua portata. I tuoi libri di scuola sono sul tavolo, con altri libri adatti a te. Ti suggerisco di iniziare con i compiti".

"Ma ci sono altri due mesi prima che inizi la scuola" - obiettò Harry - "Non voglio studiare - voglio sapere cosa ne sarà di me".
"Lo saprai quando sarà il momento", rispose Piton. "Per adesso voglio che tu stia qui a studiare o a leggere o a fare quello che ti pare purchè tu lo faccia in silenzio".

Harry sentì la vecchia rabbia salire. Era come l'estate scorsa, quando si trovava chiuso dai Dursley, tagliato fuori dal mondo magico. Adesso, era nella casa di un mago, ma si sentiva più isolato che mai. Piton non gli avrebbe lasciato nessun quotidiano da leggere, ed era probabile che si mettesse a leggere qualunque lettera Edvige o altri gufi gli potessero portare. Harry avrebbe anche potuto stare rinchiuso ad Azkaban fino all'inizio dell'anno scolastico.

"No, me lo dice adesso", insistè Harry, incrociando le braccia in segno di sfida. "Oppure rimango qua in piedi tutto il giorno. Ho il diritto di sapere cosa mi accadrà".
Senza parlare, Piton gli si avvicinò e strinse l'orecchio di Harry fra due dita.
"Ow!" Harry cercò di liberarsi, ma la stretta di Piton era forte, come se le sue dita stessero diventando una parte permanente dell'orecchio di Harry. Il professore spinse Harry in biblioteca e lo fece sedere al tavolo.
Harry si strofinò l'orecchio, lanciando un'occhiataccia a Piton. "Adesso, signor Potter, ci siamo capiti, oppure hai bisogno dello stesso metodo di persuasione che ho utilizzato la notte scorsa?"

"No, signore", rispose Harry rigido. "Rimarrò qui".

Piton si diresse in corridoio, ma si voltò sull'uscio: "Dico sul serio, Potter, comportati bene. Oppure ti farò un incantesimo che ti leghi tutto il corpo e ti appenderò al soffitto a testa in giù".
Poi uscì e chiuse la porta con un sonoro click.

Harry aspettò con ansia il suono della serratura che scattava. Odiava l'idea di essere chiuso a chiave, anche in una biblioteca così spaziosa. Dopo un paio di minuti, andò alla porta e girò la maniglia. Non era chiusa a chiave.

Harry tornò al tavolo e si sedette. Che doveva fare adesso? Se fosse stato rinchiuso lì si sarebbe sentito giustificato a urlare e a lanciare oggetti. Ma non era rinchiuso, e aveva la sensazione che Piton non sarebbe stato contento di vederlo maltrattare i suoi libri.

Arrossendo, Harry si ricordò di quando aveva distrutto l'ufficio di Silente, dopo la morte di Sirius. Aveva distrutto oggetti (oggetti costosi) e urlato come uno psicopatico. Che avrebbe fatto Piton se fosse stato presente, ad assistere a un simile comportamento? Harry aveva l'idea che Piton non se ne sarebbe rimasto lì calmo, mentre lui dava fuori di matto. Una cosa era certa: non avrebbe testato la sua teoria facendosi venire una crisi.

Harry prese il primo libro sulla pila appoggiata al tavolo. I racconti sui tesori: cinque storie di possessioni senza prezzo basate sio miti magici. Tirò su la copertina con un dito. Il libro si aprì subito, e si trovò a leggere la prima pagina: una storia fantastica su una strega di nome Emeralda, innamorata di un mago che era partito per un lungo viaggio alla ricerca di una collana che lo avrebbe reso invincibile. All'inizio Harry pensò che si trattasse della versione magica de Il Signore degli Anelli, ma continuando nella lettura, la storia divenne completamente differente, quando il mago si trovò ad attraversare la Grotta dell'Oscurità per trovare la collana.

Harry si dimenticò di Piton, si dimenticò dello studio, si dimenticò perfino di trovarsi in biblioteca. Tutto quello che gli interessava era Timord (così si chiamava il mago) e la sua collana. Cinquanta pagine, poi cento, Harry continuò a leggere finchè Timordo, dopo due anni, trovò finalmente la collana.

Adagiata là nella scatola, semplice e pura come la prima luce del mattino, c'era la collana; fatta dell'oro più lucente con un piccolo cristallo al centro. Timord la prese e se la mise al collo. Iniziò a ruotare il cristallo, sempre più veloce. Ripensò al suo amore per la bellissima Emeralda.
E poi i muri della grotta scomparvero, e lui si trovò nel letto della sua amata. lei lo guardò con un sorriso.

"Perchè, caro" - chiese lei - "Perchè sei tornato così presto?" "Così presto?" - rise lui - "Sono stato via per due anni!" "No". Lei scosse il capo, facendo danzare i suoi capelli alla luce della luna. "Sei andato via stamattina. Ti ho appena augurato buona fortuna".
Timord guardò la collana al suo collo e toccò con dolcezza il cristallo.


La storia continuava raccontando di come Timord sposò la sua strega e di come furono felici per sempre; ma quello che catturò l'attenzione di Harry fu la nota in fondo alla pagina.

Anche se questa storia è considerata un mito, la Collana di Timord è una vera giratempo che risale all'epoca di Merlino. E' stata vista per l'ultima volta nel 1589 durante il processo a una strega, che scomparve mentre veniva portata alla forca. La Collana di Timord è considerata in grado non solo di far tornare il proprietario indietro nel tempo, ma anche nel posto preciso in cui desidera essere. In più rende chi la indossa invulnerabile, rendendola uno degli oggetti oscuri più ricercati.
La prossima storia riguarda un'isola misteriosa, in cui sette marinai naufraghi si imbattono in un tesoro al di là dei loro sogni più selvaggi...


Harry depose lentamente il libro. Gli era piaciuta la storia - un po' leggera per i suoi gusti, scritta appositamente per ragazze e ragazzini - ma la Collana aveva attirato tutta la sua attenzione. Esisteva un oggetto simile? Era stata vista l'ultima volta quattrocento anni prima, ma per i maghi non era un tempo così lungo. Se l'avesse trovata, avrebbe potuto non solo tornare indietro nel tempo per salvare Cedric e Sirius, ma addirittura nel posto esatto in cui si doveva trovare.

Harry prese un pezzo di carta e una penna. Con furia, scrisse Collana di Timord e sotto, scomparsa nel 1589 al processo di una strega. Avrebbe cercato in tutta la libreria ulteriori informazioni, e le avrebbe annotate lì.

E quanto a Piton... Beh, prima o poi lo avrebbe fatto uscire dalla tenuta, e quando lo avesse fatto, Harry sarebbe stato pronto per la sua ricerca. Ma non avrebbe detto una parola a Piton di questo progetto: l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che il professore di Pozioni fosse a conoscenza del fatto che il salvatore del mondo magico si preparava a un altro eroico viaggio.
  
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