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Autore: DistantJohn    19/08/2012    2 recensioni
Quando passeggiamo, spesso ci viene da pensare. Un giro di pensieri vaghi, che la nostra mente sembra collegare senza quasi un vero e proprio nesso logico. In questa storia, una ragazza che ama passeggiare pensa alla sua vita quotidiana.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminare. Chissà perché le piaceva così tanto. Perdeva ore e ore a ripercorrere le strade della sua città. C'erano dei giorni che usciva dopo pranzo e tornava tardi, dopo l'ora di cena, ormai affamata e sfinita. E dov'era stata tutto il tempo? A camminare.
Non ascoltava musica mentre passeggiava, e nemmeno si stava allenando. E suo padre si chiedeva, «ma chissà cosa combinerà tutto il tempo?» Ma lei, in quel tempo, faceva una cosa incredibile. Pensava. L'attività più sottovalutata al mondo. Lei aveva fatta sua quella capacità di pensare e di risolvere questioni, e aveva iniziato a scoprire che ragionando poteva risolvere i problemi della sua vita. Problemi? Quali problemi, alla sua età? Sì, perché di certo alla sua età una persona non doveva avere dei più gravi dei problemi. Sono solo diciassette anni, gli unici problemi erano quelli legati all'amore.
Passeggiando per quelle strade, si ritrovava a capire una miriade di cose che normalmente verrebbero date per scontate oppure verrebbero ignorate. In quel periodo, si era ritrovata a provare emozioni strane, e passando davanti al chiosco di gelati del suo parco preferito aveva capito che si era innamorata. Innamorata di una persona che forse non sapeva nemmeno della sua esistenza, ma con un carattere che l'aveva attratta.
E si ritrovava a pensare: perché dovrebbe essersi innamorata? Allora era vero, quello che le diceva sua madre? Che i colpi di fulmine esistessero per davvero? Sembrava impossibile, ma come in tutte le realtà stravolgenti, è difficile dividere la realtà dal surreale quando ti mettono di fronte alla dura verità. Allora forse era vero, e doveva solo accogliere quei sentimenti. Ma pensando alle amiche...
Le era capitato altre volte di vedere le sue amiche quando si erano innamorate, o ancora peggio, quando si erano fidanzate. Iniziavano a comportarsi in un modo così superficiale da darle nausea. E le inutili perdite di tempo passate ad agghindarsi nei negozi di vestiti, cui la trascinavano sempre perché "l'opinione di un amica è importante", ed eccola lì ad aspettare fuori da un camerino che l'innamorata di turno le chiedesse un parere, che veniva categoricamente ignorato. Fin troppa superficialità in queste persone
 E lei sarebbe diventata così? No, non poteva accadere. Sapeva che non sarebbe successo. Sperava che non sarebbe successo. È proprio questo tipo di cose che cambia così in peggio i nostri comportamenti. In peggio? O in meglio? In fondo quelle ragazze innamorate sembravano essere felici di sentirsi in quel modo. Sarebbe stato così male? Ripensandoci, lei era molto più introversa delle sue compagne. Era quindi probabile che si sarebbe limitata a riempire i propri pensieri della sua dolce metà senza darlo a vedere. Senza comportamenti strani, o inutili ciancie alla compagna di banco, che tanto non se ne sarebbe importata poi molto. Magari un giorno sarebbe riuscita anche a dichiararsi, e chissà cosa sarebbe successo poi.
No, al momento non sarebbe potuto mai accadere. Fin troppo timida e introversa. Era proprio per questo che in quel preciso momento non era seduta sul suo divano con in mano una tazza di cioccolata calda a parlare con la sua amica del cuore di come si sentisse e di cosa dovrebbe fare, ma invece era sotterrata tra giacca, sciarpa e cappello di lana ad attraversare il parco mentre questo si tingeva di bianco, complice il clima invernale e la vicinanza al periodo delle feste.
Ma certo, il periodo natalizio. Sarebbe un'ottima idea invitare gli amici, tra i quali la sua preda amorosa, per festeggiare insieme. Giocandosi le giuste carte, magari sarebbe riuscita a ritrovarsi da sola con la persona amata per un momento, abbastanza appartati da fare in modo che le emozioni facessero il suo corso. Sì, nonostante la timidezza questo poteva funzionare. Si sarebbe sentita più sicura senza gli altri intorno, e sarebbe riuscita a tirare fuori tutto il suo coraggio.
Le nove meno sedici minuti, era il caso di fare dietro-front e tornare a casa. Oggi aveva passeggiato parecchio, aveva avuto anche delle ottime idee, e iniziava ormai ad avere fame. A casa il caro papà le avrebbe preparato una cena con i fiocchi, si sarebbe fatta un bagno caldo e magari ci si sarebbe addormentata. Come quella volta in cui papà si era messo a cercarla per non veniva a cena, e l'aveva trovata addormentata nella vasca. Sarebbe stato decisamente meglio non addormentarsi mai più nella là dentro. A ripensarci, aveva rischiato grosso, sarebbe anche potuta affogare. Il letto, quello era molto più comodo. Magari lì si sarebbe anche messa a leggere un libro e non si sarebbe più preoccupata di nulla, distratta dalla storia.
Ormai non poteva più fare a meno di pensare, macchinare ed elaborare in qualsiasi momento della giornata, e ogni distrazione era piacevole per lei. Le piaceva riflettere su come funzionava il mondo e nel suo piccolo su come funzionasse la sua vita. Ma sarebbe stato meglio addormentarsi presto questa volta, la mattina dopo non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Sarebbe stato il giorno in cui avrebbe invitato la compagnia a fare vacanza, portandosi così avanti nel suo obiettivo. Ce la doveva fare, o tutto sarebbe stato perduto, e l'occasione sfumata. Le era successo, altre volte, di aver sbagliato un piccolo dettaglio in un suo progetto, e le era già successo, molte altre volte, che l'effetto a catena rovinasse tutti i suoi piani. Per cui, ora, su quella strada oramai bianca di neve, doveva sbrigarsi a tornare a casa, o non avrebbe potuto gustarsi la cena, non avrebbe fatto in tempo a fare il suo bagno e l'effetto domino degli eventi avrebbe rovinato tutto.
 «Sei tornata? Oggi che hai fatto?» l'accolse il padre, caloroso come sempre, che cercava il più possibile di comprendere la figlia, e non farle sentire la mancanza della madre. Per lei, lui è sempre stato un grande padre, che l'aveva sostenuta nei suoi sogni e si adoperava in ogni modo per farla stare sempre bene.
«Ho camminato.» rispose lei accennando un sorriso.
  
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