IL RISVEGLIO
I capelli biondi del soldato erano sparsi su di un
candido
cuscino, quando riaprì gli occhi. Si trovava in un’ampia stanza,
illuminata dal
sole all’orizzonte. Doveva essere l’alba e ogni figura era immersa in
una
sottile aura dorata. Dal comodo letto sul quale era disteso, Kerwik
riuscì a
scorgere i suoi indumenti e del materiale medico su un tavolo non
distante.
Solo qui si accorse della figura abbandonata accanto a lui. Il suo
viso, dolce
come il miele, giaceva sotto le pesanti ali del sonno, la bocca
dischiusa in un
lungo respiro, i capelli scuri, abbandonati lungo la schiena.
La riconobbe subito,
e un sorriso gli illuminò il volto: Leowynn, il suo amore
segreto, gli
aveva da tempo rubato il cuore e il solo vederla gli rischiarava
l’umore, per
quanto cupo potesse essere. Erano mesi che i due si scambiavano sguardi
a dir
poco intriganti, ma lui non era ancora riuscito a farsi avanti. In più,
i
recenti avvenimenti non avevano certo facilitato la situazione. In un
certo
senso si rammaricava di non essersi ancora dichiarato, ma forse era la
cosa
migliore; almeno per ora, non era bene mettere in ballo nuovi
sentimenti, nuove
emozioni, nuove sorprese… avrebbe saputo aspettare.
Una nuova domanda si fece strada nella sua mente:
cosa ci
faceva lui lì? E per giunta con Lei?
Kerwik cercò di risollevarsi ma, con sua grande
disapprovazione, i suoi tentativi vennero distrutti da un terribile
capogiro
che gli mozzò il fiato. Sul torace scoperto, scorse una larga
fasciatura
macchiata di rosso.
Ecco la risposta. Sforzò la memoria e gli
tornarono alla
mente i suoi ultimi momenti di lucidità,
e ricordò la spada che gli falciò il fianco e poi il volto sconvolto
della
ragazza che lo stringeva a sé. Poi il buio.
I suoi pensieri furono interrotti da un movimento
accanto a
lui.
La ragazza si mise a sedere e presto si voltò
verso di lui;
ma , vedendo il corpo del cavaliere lasciato scoperto fino al ventre,
subito
distolse lo sguardo, con le guance arrossate per l’imbarazzo.
Prontamente Kerwik si tirò il lenzuolo fino alle
spalle:
-Scusatemi! Non avevo intenzione di mettervi in
imbarazzo!-
- Non vi preoccupate…- rispose la ragazza,
voltandosi
nuovamente.
- Come vi sentite?- domandò poi, mentre un sorriso
le
illuminava il viso.
- Tutto sommato sto bene, non vi preoccupate per
me.
La ragazza si sollevò e girò intorno al letto per
dirigersi
dal lato in cui stava il soldato.
-La ferita era abbastanza profonda , ma con le mie
serve ,
vi abbiamo fasciato in tempo per evitare compromettenti perdite di
sangue… mi
dispiace di non poter fare niente per alleviarvi il dolore e , tanto
meno ,
abbreviare la vostra guarigione-
-La vosta premura basta e avanza, mia signora.
Avete già
fatto anche troppo per me.
Un nuovo sorriso distese il viso di Leowynn, ormai
accanto
al cavaliere.
Solo osservandola meglio, questi notò che era
pallida, e
visibilmente stanca.
-Voi come vi sentite? Non dovreste riposare?- Le
chiese:
-In effetti aspettavo di constatare che vi
sentiste bene
prima di concedermi un po’ di sano riposo; dopo la fine dell’assedio e
dopo che
mio fratello è finalmente riuscito a riavere il controllo del castello,
qui
dentro c’è stato un bel po’ di trambusto.
-Ah, giusto! Adesso dimenticavo! Allora è andato
tutto bene…
Grazie al cielo… Stanno tutti bene?
-Sì…-rispose lei con uno sguardo vago e ,
comunque,
preoccupato…
-E allora cos’è che vi turba, mia signora?
-E’ che messer Daniel, è scomparso, e non siamo
riusciti a
trovarlo…. È come sparito nel nulla durante un incendio nell’armeria…
purtroppo
non è riuscito neanche ad incontrare sir Ian, suo fratello…
-E’ qui anche lui?
-Sì, è arrivato insieme a Geoffrey
-Mi dispiace, sarà stato un duro colpo per lui
-Già… Era sconvolto…- Ammise Leowynn. Kerwik si
fece il
segno della croce.
In quel mentre, si sentì bussare alla porta, e
Geoffrey
Martewall entrò dopo aver ricevuto l’avanti della sorella.
-
Oh, scusate non avevo intenzione di
disturbarvi.
Spero di non aver interrotto niente.-
-
Mio Signore!- Kerwik con un brusco
movimento e
visibilmente colto di sorpresa, cercò di tirarsi su, mentre si sentiva
avvampare il viso per l’imbarazzo; effettivamente, era coperto
solamente da un
lenzuolo, da solo in una stanza con la sorella del suo padrone.
Subito Leowynn, vedendo
il
movimento brusco e il successivo gemito di dolore di Kerwik, si allarmò
e gli
si avvicinò:
-
Non dovete sforzarvi così!
-
Mia sorella ha ragione, non
preoccupatevi e
state comodo.
-
Stai meglio Geoffrey?- chiese La
ragazza al
fratello:
-
Sì, non preoccuparti.
-
Allora vi lascio soli. Riposatevi,
mi
raccomando, sir Kerwik. Per qualunque cosa chiamatemi.
-
Grazie mia signora.
-
Vai pure a riposarti, mia cara.-
concluse
Geoffrey.
Lei lasciò la stanza,
dopo aver
regalato un ultimo sorriso al soldato e aver abbracciato il fratello.
-
E’ una ragazza adorabile, la
migliore sorella
che potessi mai desiderare.
-
Avete ragione, mio signore.
Geoffrey andò a
posizionarsi
accanto a Kerwik, mentre il suo sguardo stanco vagava per la stanza.
-
Allora, come vi sentite? -
Kerwik ormai conosceva
il suo
padrone e capì che, malgrado il suo tono apparentemente insofferente e
la sua
domanda superflua, l’argomento che era venuto a trattare era ben più
importante.
-Qual è il problema,
mio
signore?- chiese infatti; il barone sospirò :
- Sono decisamente
troppi i
problemi. Adesso abbiamo mezza Inghilterra contro e l’altra mezza che,
con la
Francia, vuole riprendersi ciò che le spetta di diritto… e pretendono
che sia
io a guidarl Ho perso mezzo esercito per riprendermi il castello e mio
padre è
stato ucciso… -
Negli occhi grigi e
inflessibili
del leone passò un lampo di tristezza mista a rabbia e rancore. Il re
aveva
fatto sentenziare Harald Martewall e il figlio , rimasto solo dopo la
perdita
di altri due fratelli, non aveva neanche avuto l’occasione di vederlo
per
l’ultima volta. Kerwik sapeva che, malgrado le sporadiche discussioni,
tra il
padre e i figli c’era un legame molto stretto; gli tornò alla mente il
terribile momento dell’addio tra padre e figlia
e lo straziante pianto di Leowynn, e il
cuore gli si riempì di rabbia.
-
Mio signore, non sarete solo. Avete
tutte le
nostre forze, e anche gli altri baroni si uniranno a voi.- incitò il
soldato:
-
Bè, lo spero. Certo, è sicuro, che
farò il
possibile per spodestare quel bastardo che si definisce nostro re. –
Quello di Geoffrey
verso il re
Giovanni senza terra, era un odio condiviso da molti; ma non tutti
avevano
tentato di resistere al tiranno, e avevano ceduto alle minacce. Più di
metà
dell’Inghilterra apparteneva ai reali.
-
Vedrete, mio signore, che con i
francesi e gli
altri baroni riusciremo nel nostro intento… In fondo, Filippo Augusto
ha già
sconfitto una volta il nostro re.
-
Lo so… ma non tutti i baroni sono
d’accordo
nell’allearsi con il Re Filippo e il Delfino, ricorda che fino a un
anno fa
eravamo nemici.. e anche il Delfino richiede determinate condizioni che
non
sono sicuro di riuscire ad approvare. Loro non si fidano di noi, da
quando
abbiamo cercato di invaderli.
-
Ma senza di loro non abbiamo
possibilità!
-
Questo lo so benissimo… E’ per
questo che sto
cercando di condurre al meglio le trattative al sud. Stiamo cercando di
trovare
un equo compromesso. Per ora sono riuscito ad ottenere i rinforzi di
monsieur
de Montmayeur e le truppe reali: non resta che sperare che anche gli
altri conti
si uniscano a noi.
Geoffrey sospirò di
stanchezza.
Si alzò, stiracchiandosi.
-
E’ meglio che vada a riposarmi,-
annunciò
Geoffrey:
-
Non riesco a pensare in
queste condizioni. Voi cercate di rimettervi
al meglio. Mi raccomando.
-
Buon riposo , mio signore.
Il leone si avviò verso
l’uscita.
-
Ah, un ‘altra cosa. Se dovete farvi
avanti con
mia sorella, fatelo in fretta. Sembra che entrambi non aspettiate
altro. -
aggiunse prima di congedarsi con un sorrisetto malizioso stampato in
viso.
Kerwik, stupito
dall’affermazione
del suo padrone, cominciò a studiare il modo per dichiararsi. Anche se
non
aveva la minima idea di come farlo.