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Autore: Asmodeus    20/08/2012    5 recensioni
Settembre 1939, Varsavia, durante la Campagna di Polonia.
Gellert Grindelwald alla guida delle Unità Magiche Speciali della Wehrmacht durante l'invasione della città polacca.
Semplice, cruda guerra. Il resto, ormai, non conta più.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Disclaimer: il personaggio di Gellert Grindelwald non è di mia proprietà ma di J.K.Rowling. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto della mia immaginazione o usati in modo fittizio per scopi narrativi.

Buongiorno! In questa calda e afosa mattinata d'agosto nella Bassa, per sfuggire ai compiti delle vacanze di fisica che incombono, mi sono finalmente deciso a pubblicare questa fanfiction a carattere "militare" che "covavo" da un po' di tempo. E' esclusivamente centrata su Gellert Grindelwald. Siamo nel settembre del 1939, durante la Campagna di Polonia, combattutta tra nazisti, sovietici e polacchi per il possesso dei territori della Polonia e della città di Danzica, nonchè causa scatenante lo scoppio della II Guerra Mondiale. Grindelwald si trova nei sobborghi di Varsavia alla guida delle Unità Magiche Speciali della Wehrmacht nel ruolo di Felmaresciallo nonchè Ministro della Magia del Terzo Reich, dopo anni di collaborazione col regime nazista e con Hitler stesso. Tutto ciò si inserisce nella trama della complessa long che sto scrivendo da tempo, incentrata appunto su Silente e Grindelwald, ed è partita come una sorta di esercitazione di scrittura per analizzare le battaglie durante, appunto, l'evento bellico più importante della Storia, prima del definitivo duello finale. Rileggendola, però, mi sono accorto che poteva benissimo essere pubblicata, ed eccola qua. 

Avviso già da ora che non inserirò il consueto "Asmodeus' Space" a conclusione della fanfiction, ma sono comunque presenti le note numerate riguardanti alcuni termini del testo che sono volutamente scritti in lingua crucca, ehm, pardon, tedesca per dare un'aria più seria al tutto. A parte questa introduzione, non aspettatevi qualcosa di allegro. Dopotutto siamo in guerra (e che guerra!).

A voi la lettura. Have a nice day e , se potete, lasciate una recensione.

_Asmodeus_

FELDMARSCHALL



Indestructible

Determination that is incorruptible

From the other side, a terror to behold

Annihilation will be unavoidable



Distruzione.

Ciò che lo circondava da giorni era pura e semplice distruzione.

Totale.


Ricordava benissimo il colloquio col Führer, avvenuto già all’inizio dell’estate, nel quale erano stati stabiliti i due unici obiettivi riguardante l’imminente invasione della Polonia,il Blitzkrieg ¹ di fine estate: “Erobern und Vernichten” ², conquistare e distruggere.

Hitler lo aveva nominato Feldmarschall ³ proprio in quell’occasione, rimettendo nelle sue capacità tattiche e nelle sue “abilità speciali” la pronta caduta dell’apparato difensivo polacco e la resa incondizionata di Varsavia entro l’inizio di ottobre.

Un mese di tempo per conquistare un’intera nazione, infliggendo al Reich il minor numero di perdite e verificando che i Sovietici rispettassero gli accordi del Patto Molotov-Ribbentrop, ovvero evitare che rubassero alla Germania nemmeno il più misero centimetro di territorio polacco.

Non un compito così semplice, dopotutto.


In ciò consisteva la gratitudine del Führer : per sdebitarsi dell’importante aiuto ricevuto la notte dell’incendio del Reichstag, nel ’33, il giorno in cui la sua ascesa divenne inarrestabile proprio grazie all’operato delle sue Spezialeinheiten ,Hitler gli aveva conferito il più alto grado militare nell’esercito e garantito l’appoggio più totale affinché il nuovo “Zaubereiministers des Dritten Reiches”, il Ministro della Magia del Terzo Reich, fosse proprio Grindelwald.

In tal modo era stata forgiata un’alleanza tra Babbani e Mondo Magico, proiettata nella futura creazione del “Nuovo Ordine Mondiale”.

Gratitudine di tipo inconsueto, eppure s’era rivelata pegno perfetto per la sua ambizione personale, ed ora il mondo doveva inginocchiarsi davanti ai suoi due nuovi padroni.


Il rumore di un’esplosione molto vicina alla loro posizione lo ridestò dall’abisso dei suoi pensieri. Non era quello il momento di ripensare ai fatti degli ultimi sei anni, ora doveva mettersi totalmente in gioco se voleva raggiungere i propri obiettivi.

La determinazione doveva essere la sua unica compagna, e allora avrebbe trionfato in modo grandioso.

Quando ci si metteva, nulla poteva arrestarlo.


Gridò un secco ordine ai suoi sottoposti, la voce resa roca dal freddo intenso che in quelle settimane sferzava inclemente su Varsavia ad opera degli incantesimi dei suoi meteomaghi , portando un inverno precoce sulla città assediata dai Panzer guidati da Guderian, von Kleist ed Hoepner .

All’istante, i militari sotto al suo comando iniziarono ad avanzare veloci tra le vie della periferia sud della capitale polacca, rastrellando gli edifici semidistrutti dai bombardamenti per spianare la strada a lui e alla divisione di maghi che lo accompagnava.

Il loro compito era di accelerare la conquista di Varsavia, per mezzo della tempestiva eliminazione di gran parte degli ufficiali polacchi con mezzi magici, e di provocare confusione tra le fila della resistenza tramite l’uso dei più potenti incantesimi bellici ideati durante un’estate di pianificazioni.


Ciò che amava di più, in quei giorni, era vedere come i suoi sottoposti fossero talmente dediti al loro dovere e fedeli al loro comandante da eseguire ogni singolo ordine con rapidità e professionalità disarmante: certo, questo era il dovere di ogni militare che si rispetti, ma il vedere come alcune semplici parole potessero avere un tale ascendente sugli altri gli gonfiava il petto d’onnipotenza.

Lontani i giorni in cui doveva subire le angherie dei professori e le lotte fratricide tra studenti a Durmstrang, lontane le settimane di vagabondaggio in giro per mezz’Europa, lontano il periodo dolceamaro trascorso in Inghilterra, lontanissimi gli assurdi e vani progetti di grandezza al fianco di Silente.

La Germania, il Reich, gli stavano dando tutto ciò che aveva sempre desiderato. Potere, gloria, rispetto, sottomissione. La sua dura lingua madre tagliava come un coltello gli animi, e la Bacchetta di Sambuco, rubata a Gregorovich tanti anni prima, aveva portato le sue capacità alle stelle.

E questo era solo l’inizio.


Il segnale del via libera era giunto dopo pochi minuti dalla partenza dei soldati: quel quartiere era deserto e sicuro. Secondo gli esploratori, un battaglione della resistenza era a meno di un chilometro di distanza a nord-est.

Diede ordine ai militari di avanzare verso il nemico e di nascondersi nelle sue vicinanze, pronti a far fuoco in caso di bisogno. Se i suoi calcoli erano giusti, avevano un quarto d’ora per prepararsi all’attacco.

Tornò all’interno della villa cittadina in cui si erano stabiliti durante la notte per predisporre l’attacco all’alba. All’esterno continuavano ad udirsi le esplosioni provocate dai bombardamenti della Luftwaffe sulla città, e sprazzi di luce emessi dalle bombe esplose illuminavano la sala centrale mezza diroccata e le sue ricchezze abbandonate dalla fuga precipitosa dei suoi nobili proprietari.

I suoi compagni più fedeli, nonché i maghi più potenti del Reich, se ne stavano riuniti in quel salone, in religioso silenzio, ad attenderlo, ammazzando il tempo chi con l’osservare i dipinti preziosi sul soffitto illuminati dalla fioca luce delle bacchette, chi con l’accarezzare i preziosissimi suppellettili d’oro e gemme tanto desiderati da alcuni ladri che avevano poi trovato la morte assalendo stupidamente l’edificio proprio quella notte: li aveva accolti un lampo accecante di luce verde, ed ora occupavano ancora il pavimento al di sotto di una finestra disintegrata coi loro luridi corpi da straccioni polacchi.

I militari erano rimasti sorpresi per l’ennesima volta dall’estrema potenza che proveniva dai pezzetti di legno di proprietà dei maghi oscuri, ma come ogni babbano non avrebbero mai finito di stupirsi di fronte alla magia.

Prima di portarsi al centro della sala per consultarsi coi compagni, Gellert ispezionò nuovamente i cadaveri dei ladri, puntando stavolta particolare attenzione alla loro fisionomia: essa corrispondeva perfettamente al modello del “semita” tanto inviso dai nazisti, e soprattutto il grosso naso aquilino li identificava come ebrei certi.

Benché non volesse immischiarsi in alcun modo nella politica razziale del Reich, non poté che riconoscere che forse il Führer aveva ragione nel considerare tali individui come gretti, meschini e soprattutto essere inferiori da eliminare, senza tuttavia spiegarsi il perché di tale cosa.

Diede un calcio al volto di uno dei cadaveri, spaccandogli il naso ricurvo che divideva due occhi azzurro chiari spalancati e privi di vita, e sputò con rabbia su di esso, prima di voltarsi e raggiungere gli altri colmo di disprezzo.


Quel volto lo aveva rigettato nel passato più fosco dopo Durmstrang, e non poteva lasciarsi sottomettere dai ricordi.

La sua volontà era molto più forte dei suoi stupidi sentimenti, ciò gliel’aveva confermato Hitler stesso: quello che voleva, lo avrebbe ottenuto di certo.

Per il Führer, loro due erano molto simili, spinti entrambi dagli stessi obiettivi, ed entrambi dotati di volontà di ferro.

Gellert al contrario quasi odiava Hitler, e di certo durante il loro primo incontro segreto, nel Quartier Generale della Thule, era sicuro di aver disprezzato totalmente l’ometto che si trovava davanti, pieno di idee folli difficilmente raggiungibili. Eppure col passare del tempo aveva dovuto riconoscere le capacità del futuro Führer, e se appoggiandolo aveva raggiunto il potere, ciò voleva dire che non era così folle come gli era parso alla prima occhiata. Nonostante tutto, l’odio per quell’uomo non si era cancellato del tutto, ma non poteva poi farci più di tanto: era il suo Führer ora, non poteva abbandonarlo, doveva la sua facile ascesa a lui, e ne avrebbe condiviso il destino, nel bene e nel male.

E per di più, Hitler era stato l’unico a saperlo aiutare nel suo processo di eliminazione del passato, nel darsi una ferrea disciplina mentale e soprattutto emotiva, e questo era forse il vero motivo per cui non riusciva mai a contraddire il Führer nonostante ne avesse il potere.

Dopo molti anni era stato ciò che s’avvicinava di più ad un amico per lui: un’amicizia molto strana e pericolosa, certo, ma chi riuscirebbe a demonizzare colui che t’ha estratto dall’abisso?

Come non appoggiare chi gli aveva fatto superare gli orribili eventi di Godric’s Hollow, chi gli aveva insegnato ad odiare Albus Silente e tutto ciò che aveva provato per lui?

In definitiva, “Ein Volk, ein Reich, ein Führer ” e disprezzo assoluto per chi, come quel cadavere polacco col naso fratturato, era troppo simile a Silente.


*


Gellert e i suoi dodici compagni avanzavano sicuri al centro dell’ampio viale nel sud di Varsavia, a meno di duecento metri dai soldati della resistenza asserragliati dietro a barricate improvvisate.

Dodici figure totalmente vestite di nero e i volti coperti da maschere d’argento, guidate dal loro capo in tenuto da Felmarschall del Reich che osservava con occhi gelidi la massa di sorci che bloccava il suo passaggio.

Nei palazzi dietro di loro, un intero battaglione tedesco era nascosto e puntava le proprie armi sullo stuolo di soldati davanti al proprio comandante, pronto ad aprire il fuoco al segnale stabilito ed incredulo nel vedere la propria guida che decideva di parlamentare col nemico senza alcuna protezione. Se il Feldmarschall Grindelwald fosse morto, ne avrebbero tutti pagato con la vita, e il fatto che si esponesse in tal modo aumentava in modo esponenziale le probabilità per il battaglione di finire davanti al plotone d’esecuzione. Ma gli ordini erano stati chiari, e bisognava obbedire.


Gellert si fermò ad appena una cinquantina di metri dalle barricate, senza essere tuttavia attaccato dai polacchi, i dodici compagni a pochi metri dietro di lui.

Si schiarì la voce e poi attaccò il proprio discorso, in tedesco, le parole che rimbombavano per l’eco nella prima mattina lungo tutto il viale, avvolgendo ogni cosa come un’immensa coperta sonora e ferendo le orecchie degli ascoltatori.

<< Polacchi! È il Feldmaresciallo Grindelwald che parla! Deponete immediatamente le armi e consegnatevi al nostro battaglione, oppure affronterete un’inevitabile sconfitta!>>, si sentì quasi ululare nel buio assoluto che precede l’alba, anche i bombardamenti cessati come in ascolto del proclama di un folle solitario di fronte ad una torma di militari.


Per diversi minuti l’unico suono udibile lungo al viale fu il parlottare sommesso dei soldati polacchi che gettavano occhiate indagatrici e minacciose verso lo strano gruppetto che occupava proprio il centro della strada. Il fatto che solamente in tredici si schierassero ad affrontare più di cento militari armati fino ai denti e fin troppo motivati non poteva essere altro che una trappola, e questo era il motivo di tutto quel parlottio. Forse volevano parlamentare, mentre Grindelwald spostava gli occhi su ogni viso che sporgeva dalle barricate, stringendo con forza nella destra il preziosissimo bastone da feldmaresciallo, donatogli da Hitler in persona e contenente all’interno una bacchetta da battaglia. Quella di Sambuco era pronta per ogni evenienza, nascosta in una tasca interna della divisa facilmente raggiungibile con un lesto movimento.


Le vere intenzioni dei polacchi in ogni caso non si sarebbero sapute mai. Dall’ala sinistra dello schieramento, un mitragliere solitario appostato sul tetto di un palazzo aprì il fuoco su Gellert e compagni, esaurendo un intero caricatore e sollevando una coltre di polvere molto densa che impedì per alcuni secondi dopo la scarica di vedere i resti dei tredici temerari.

Un silenzio irreale era nuovamente calato sulla strada al tacere del mitragliatore, e poco prima che la polvere svanisse del tutto, un grido pieno di rabbia partì dal centro della nube grigiastra e un raggio di luce verde di immensa potenza e dimensione raggiunse il mitragliere, facendo esplodere ogni cosa nel raggio di cinque metri dall’impatto e provocando il crollo del palazzo, che iniziò a contorcersi su se stesso per rovinare sulla strada sottostante.

I soldati che occupavano quella posizione finirono in gran parte schiacciati dai detriti dell’edificio, ma il loro compagni in strada e sui palazzi adiacenti aprirono il fuoco sui dodici uomini che erano miracolosamente ancora in piedi al centro del viale e che avevano alzato simultaneamente lunghi bastoncini di legno, mentre il feldmaresciallo brandiva deciso il proprio bastone puntandolo verso il centro dello schieramento.


I proiettili invasero il viale, mentre dai palazzi occupati dai tedeschi giungeva la risposta al fuoco nemico tramite la chirurgica opera dei cecchini, e un grande fiume di fuoco partiva dal centro della strada, nascendo da una bolla incantata contro cui i proiettili polacchi si dissolvevano e diretto a portare la vendetta tedesca verso ogni singolo nemico davanti a sé.




NOTE:

¹ Guerra-Lampo

² [propriamente:] “Conquistare ed Annichilire” (= Ridurre qualcosa in nulla, Distruggere qualcosa in modo assoluto)

³ Feldmaresciallo, grado più alto conferibile, solo in tempo di guerra, nell’esercito del Terzo Reich ed, attualmente, del Regno Unito, garantiva diversi privilegi, tra cui una scorta di protezione costante. Nell’esercito del Terzo Reich, solamente Hermann Göring ottenne un grado più elevato, Reichsmarschall (Maresciallo del Reich), creato appositamente da Hitler per metterne in evidenza l’importanza all’interno della gerarchia nazista. [Da “Wikipedia”]

⁴ “Unità Speciali”

Generali a capo delle unità corazzate durante la Campagna di Polonia.

La “Società Thule” (in tedesco: Thule-Gesellschaft) fu una società segreta di carattere Nazionalista e costituì il nucleo originale del Partito Nazista. [ da “Wikipedia” ]

⁷ “Un Popolo, un Impero, una Guida”, motto del Terzo Reich


Canzone introduttiva: “Indestructible” dei Disturbed.


   
 
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