-Guarda Peter, ho preso in
‘prestito’ un libro da mio
papà…- disse soddisfatto Marco. –Preso
in prestito?- ripetè Peter non molto
convinto delle parole dell’amico. –E va bene,
l’ho preso e basta.- -Che cos’è,Marco?-
Proprio in quel momento entrò anche Fred nella stanza.
–Non lo so con certezza,
ma mio padre lo teneva ben nascosto. È un libro sui demoni e
cose del genere.-
Tirò fuori dallo zaino un grosso libro nero, sciupato e
impolverato, e lo buttò
sul letto. –Ma in che lingua è scritto? Non ci
capisco niente!- osservò Peter
stupito. –Russo. Mio padre lavora là, e io
più o meno conosco la lingua.-
-Davvero?!- urlò Fred –E in tutto questo tempo non
ci hai mai detto che
conoscevi il russo?-
Marco si sedette sul letto e iniziò a leggere ad alta
voce: - ‘Come evocare un demone’.- Gli altri due
ragazzi scoppiarono a ridere.
–Spiritosi. Se avete coraggio proviamo stanotte, sempre che
voi non abbiate
troppa paura.- -Ma dai, Marco!- replicò Peter –Lo
sai benissimo anche tu che
queste cose non esistono. Ma se stanotte vuoi provare… sono
d’accordo, così ti
togli dalla mente una volta per tutte queste cazzate.- -‘Per
il rito’- continuò
a leggere –‘serve trovarsi in una città
sacra’. Beh siamo a Roma, no? ‘Candele
nere da accendere davanti a uno specchio alle tre del mattino in una
stanza
buia.’ Guarda a caso le ho portate. ‘E infine
recitare la formula sottostante.
Esecrit…’ eccetera eccetera. Allora, stanotte
siete con me?- Fred e Peter si
guardarono negli occhi per un breve istante, poi annuirono.
-Forza dormiglioni, è ora!- urlò a bassa voce
Marco. I
tre ragazzi si sedettero davanti allo specchio che c’era di
fianco all’armadio;
presero un paio di candele nere e le accesero; spensero la luce e
attesero le
tre in punto. –Vedrai che è tutto falso, non per
prenderti in giro… ma renditi
conto che è ridicolo ciò che stiamo facendo.-
-Taci Peter. Se sei così coraggioso
perché non cominci a leggere tu la formula?- -Ah ah mica ho
paura.- Si schiarì
la voce: -‘Esecrit Mortex, pulividus demetrios,
sertementre… ‘ Sembra latino.-
-Taci e vai a vanti!- -…‘regolayor moridus eretrec
et fulligidas!’- La stanza
era silenziosa come un cimitero di notte. –Magari ho
sbagliato qualche accento,
non lo so. O magari non succede proprio nulla! Vero Marco? Sei convinto
ora che
sono tutte cazzate? Cos’è? Ti aspettavi che un
demone apparisse dal nulla?-
Peter e Fred si alzarono per tornare a dormire, arrabbiati per aver
sprecato
delle preziose ore di sonno. –Ra… ragazzi?-
balbettò Marco. –Ma che cosa… o
porca…- Il vetro si era appannato improvvisamente.
–Che cosa hai fatto idiota?-
disse Peter, –Non è divertente.- -Ti giuro che non
ho fatto assolutamente
nulla. Improvvisamente è diventato così!-
La finestra sbattè furiosamente. –Ma non
è possibile.-
piagnucolò Marco. –Non c’è
vento fuori. E cos’è questo freddo?- Nonostante
fosse il mese di giugno, nella stanza la temperatura calò di
una ventina di
gradi. I ragazzi cominciarono a battere i denti. –Non mi
piace, non mi piace
per niente.- disse Fred invaso dal terrore, –Io esco da qui!-
Si precipitò
verso la porta della stanza e cominciò a girare
freneticamente la maniglia:
-Chiusa, è chiusa!- urlò sconvolto. Peter prese
le chiavi: -Strano, nessuno di
noi l’ha chiusa a chiave, ma ora rimedio io.- Le
inserì nella serratura e le
fece girare a vuoto un paio di volte. –Ma che…-
tentò ancora una decina di
volte, senza però ottenere nulla. –Hai visto?-
cominciò a piangere Fred, -Siamo
fottuti! Fottuti ti dico!- -Smettila!- gridò Peter che
voleva far mantenere la
calma, nonostante fosse anche lui spaventato a morte.
–C’è una spiegazione per
tutto.- -Marco!- disse Fred tra le lacrime.
Marco giaceva per terra davanti allo specchio in preda a
furiosi spasmi, come se fosse stato posseduto. Peter non credeva ai
propri
occhi: davvero era tutto reale? I ragazzi tentarono di tenere fermo
l’amico,
cercando di tranquillizzarlo anche con parole rassicuranti.
Improvvisamente gli
spasmi cessarono. –Ottimo.- disse con calma Peter
–Sicuramente si è fatto
troppo suggestionare dalla cosa, ed è stato male. Ora
riportiamolo sul…-
Qualcosa nello specchio si mosse. –L’hai visto
anche tu, vero?- Peter
si girò di scatto per capire se quella
cosa si aggirava realmente nella loro stanza. -Purtroppo sì,
Fred.- rispose con
voce fleble e sottile. Fred si alzò e andò
all’interruttore per accendere la
luce: lo cliccò una ventina di volte senza ottenere alcun
risultato. Entrambi tremavano
più per la paura che per il freddo. –Peter,
guarda.- disse Fred tra le lacrime
–Le candele non si sono consumate!- Peter fece un balzo
indietro dalla paura:
erano le tre e venti minuti, e le due candele nere sembravano appena
state
accese. Qualcosa si mosse nuovamente nello specchio, come
un’ombra contornata
di bianco. –È tornato, è tornato!-
Ormai anche Peter diventava sempre meno
scettico. –Salve ragazzi.- Una voce profonda
e lugubre si sparse e si
insinuò prepotentemente nei loro cervelli. -Chi
è?- disse Fred con una voce che
ormai sembrava essere di una ragazzina. –Chi
sono? Ma se mi avete chiamato voi.- -Smettila- gli
intimò Peter –chiunque
tu sia la tua voce cavernosa non mi fa paura. Divertente, davvero, ma
ora
basta.- -Oh che coraggio. Vedremo se
sarai così coraggioso dopo che vi avrò mostrato
ciò che ha ridotto così il
vostro amichetto là in fondo.-
Peter si trovò tutto ad un tratto completamente solo in
un ambiente vuoto; tutto era nero, non vedeva più nulla.
Improvvisamente
davanti a sé comparve un piccolo buco rosso che pian piano
si allargava sempre
più, senza mai arrestarsi. Peter guardò
all’interno: vide delle strane creature
umanoidi, nere e contornate di bianco, in fila davanti a un pozzo
incandescente. Da quell’abisso di fuoco emerse Peter, o
meglio, una sua copia.
Il Peter originale continuava ad osservare esterrefatto la scena
dall’alto,
mentre indietreggiava a gattoni per non cadere nel buco. Una di quelle
creature
si avventò sul Peter-clone e con il suo braccio scheletrico
gli trapassò il
torace come se fosse burro. Il ragazzo sentì un dolore
allucinante nel petto,
come se quel gesto glielo avessero fatto su di lui. La ferita in mezzo
al corpo
del fantoccio guarì, e anche il dolore cessò
immediatamente dopo.
Una seconda creatura si fece avanti sulla copia del
ragazzo; gli afferrò il braccio e con un colpo secco lo
staccò, producendo il
rumore di un ramo secco spezzato; il sangue uscì a fiotti,
come l’acqua che
esce da un buco in una diga. Peter urlò per il dolore, e
istintivamente si
guardò l’arto per verificare che non si fosse
staccato realmente. Poco dopo
anche l’altro braccio venne strappato, e il ragazzo
urlò di nuovo. Come prima,
il corpo del fantoccio tornò come nuovo. –Ma che
diavolo è questa roba? Se non
smettono penso che impazzirò dal dolore prima o poi.-
Come lupi affamati che si lanciano addosso a una facile
preda, così le creature d’ombra si gettarono sul
corpo del ragazzo-copia. In
quel preciso istante Peter si sentì morire: tutto il suo
corpo chiedeva pietà,
mentre un dolore mai sperimentato in vita sua pervadeva tutte le sue
membra;
piangeva e supplicava di smettere, ma cercava di resistere e di non
uscire di
senno. Intanto, nel buco del pavimento, il fantoccio veniva dilaniato,
i
muscoli, le ossa e gli organi venivano letteralmente strappati e
lanciati in
aria, e il sangue sembrava una pioggia rossa che bagnava quelle
creature; le
ombre si stavano divertendo, provavano gusto a torturare
così quel corpo inerme.
Peter non riusciva più a controllare i movimenti del suo
corpo, il dolore ormai
aveva preso il sopravvento su di lui. Tuttavia rimaneva lucido,
resisteva, restava
attaccato al sottile filo della ragione, cercava di opporsi ai
tormenti.
Inevitabilmente, il buco nel pavimento si allargò fino a
far piombare di sotto Peter; il ragazzo si lasciò
abbandonare all’oblio mentre
precipitava verso la sua copia che nel frattempo si era ricomposta.
Peter si svegliò nella sua camera, ansimando come se
avesse fatto una lunga corsa. Si alzò dal pavimento e vide
sia Marco che Fred
distesi per terra; quando notò che si stavano per svegliare,
il suo cuore si
riempì di gioia, realizzando che tutto ciò che
aveva vissuto non era stato che
un brutto incubo. –Fred, Marco! Allora, che brutta nottata
vero? Scommetto che
i fumi di quelle candele ci hanno fatto mal..- I due ceri erano spenti,
ma
completamente intatti. –Marco, Fred?- ripetè Peter
spaventato. I due amici
avevano lo sguardo perso nel vuoto, non riuscivano a focalizzare la
loro
attenzione su un qualsiasi oggetto. –Amici?- disse piangendo
–Cosa vi sta
succedendo?- -Non ti possono sentire,
ormai sono persi.- Peter cadde a terra per il terrore.
–Chi sei? Dove ti
trovi? Che cosa hai fatto? Dimmelo!- -Con
calma, ragazzo, con calma. Io sono un demone, uno di quelli che hai
visto poco
fa. Evocandomi mi hai chiamato a te, e ora non ti
abbandonerò finche non
morirai e la tua anima non sarà mia. Oppure potresti
barattarla con…- -Non
mi interessa, vai via! Ma prima dimmi cosa hai fatto ai miei amici, e
falli
ritornare come prima.- -Mi dispiace, ma
non posso. Ormai hanno perso la ragione dopo che hanno visto
ciò che li avrebbe
attesi dopo la vita.- -Quindi quello che mi hai mostrato mi
accadrà quando
morirò? E perché io non sono diventato come
loro?- -Sì, quello che hai visto
ti capiterà se la tua anima venisse presa da un
demone, come ti accadrà con me al tuo fianco. E il
perché tu non ti sia
lasciato andare come quei due… non ne ho idea; il novanta
percento delle
persone perde la ragion e si abbandona al proprio destinoe, ma
c’è una piccola
percentuale che rimane lucida, come te. In realtà io sono
contento di seguirti
fino alla tua morte, sai che noia nel mio mondo! Sempre uccidere e
uccidere,
squartare e squartare… all’inizio è
divertente, ma col passare del tempo…
uffa!- Cosa ne sarà di Marco e Fred?- Stai
tranquillo! Tra pochi secondi le loro sofferenze termineranno per
sempre. Ah,
tra pochi secondi arriva il professore. Io fossi in te farei sparire un
po’ di
cose.-
Peter prese le candele, le spezzò, e le fece scendere nello
scarico bagno, così come il libro. –Peter, Marco,
Fred! È ora di svegliarsi!-
Il professore entrò nella stanza (senza trovare alcuna
difficoltà nell’aprire
la porta) e rimase a bocca aperta vedendo i due ragazzi ridotti in
quello
stato: -Buon Dio, cosa gli è capitato? Dobbiamo intervenire
subito! Perché non
mi hai avvertito?- -Li ho trovati così appena mi sono
svegliato, e stavo giusto
venendo a chiamarla.- -Mi piacciono le
bugie.- -Stai zitto!- -Come scusa?- disse il professore.
–No, non stavo
dicendo a lei…- -E a chi allora?- -No…
no… niente. Piuttosto occupiamoci di
loro.-
Pochi istanti dopo un’ambulanza portò i due
ragazzi ormai
morti al più vicino ospedale, mentre tutta la classe fissava
Peter con sguardi
accusatori. –Hai capito che nessuno
può
sentirmi a parte te; quindi cerca di non parlarmi in pubblico,
altrimenti
rischi di sembrare pazzo.- -Poche ore con te e
già mi hai stufato. Esiste
un modo per liberarmi di te in modo permanente?- -Sì
che esiste, ma non ti piacerà.-