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Autore: Dem_One    14/08/2012    0 recensioni
Un ragazzo, solitario e chiuso in sè stesso, deve sopportare un'oscura presenza che lo metterà davanti a un grande bivio.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi pochi istanti prima che la sveglia iniziasse a produrre quell’orribile suono gracchiante che lo destava tutte le mattine; intanto l’aria cominciava a odorare di croissant freschi preparati dalla mamma.  -Buongiorno caro mio-. Peter disattivò la sveglia e iniziò a vestirsi. -Continui a ignorarmi?-  L’unica nota positiva di quelle mattine era la fantastica colazione della madre: Bridget lavorava in una pasticceria, e tutte quelle paste che non erano perfette le portava a casa.
-Dormito bene?- chiese dolcemente la madre. Mentre addentava un croissant fumante, Peter annuì mentendo, poiché ormai non riusciva più a riposare decentemente da due anni. –Questa tua nuova politica mi sta annoiando… lo sai benissimo anche tu che questa storia finirà entro poche ore.-
Alle 7.30 Peter prese il pullman per andare a scuola. –Come al solito non hai nessuno accanto. Povero…- -Basta!- disse sottovoce il ragazzo, -Lasciami in pace!- -Ma lo sai anche tu non posso.-

-Come avevo detto, oggi interrogo tre persone.- Peter si mise la mano davanti agli occhi, mentre sentiva la tensione crescere dentro di lui. –Allora… Martino.- disse la professoressa –Poi Justin e adesso una ragazza.- -Dai che ti è andata bene, lo so che non hai stu…- -Anzi no! Sentiamo Peter. È un po’ di tempo che non lo interrogo.-
Il ragazzo si alzò dal banco, freddo come un iceberg. –Cosa? Tutto qui? Ma lo sapevi già? No perché sembra di sì, non hai fatto una piega quando…- -Risparmi tempo prof, non ho studiato.- ammise Peter. La professoressa sbuffò, e segnò qualcosa sul registro: -Allora interrogo Milly. Peter, è da due anni che sei completamente cambiato. Lo so che te l’ho già chiesto un migliaio di volte, ma è successo qualcosa?- -Sì, sono arrivato io ahahahah.- -Da quando il suo fantasma lo perseguita non è più lui.- Tutta la classe scoppiò in una fragorosa risata. –Lo sai, vero, che a un tuo cenno quel Bob non farà mai più battute del genere?-  Peter si risedette e mosse le labbra per dire –smettila-, in modo che nessuno lo potesse sentire. –Lo avete visto tutti?- urlò Bob –Ha appena detto qualcosa al suo fantasmino. È diventato pazzo!- Un’altra risata sommerse il ragazzo come una violenta valanga. –Basta!- strillò la professoressa, –Bob, continua così e avrai una bella nota sul registro.- Poi si girò di scatto: -Martino, la situazione prima della Rivoluzione Francese.-
Durante l’intervallo Peter si chiuse in bagno. –D’accordo, come vuoi tu. Fallo spaventare, fagli qualcosa…- La campanella suonò per richiamare tutti in classe; -Ma non ucciderlo.- Queste parole furono pronunciate dal ragazzo una alla volta, scandendole e rendendole chiare il più possibile. –Lascia fare a me, ho in mente una certa cosa… ti  divertirai.-
Mentre Peter stava entrando in aula, Bob gli diede uno spintone: -Oooh scusa pazzerello! Non l’ho fatto apposta.- -Te ne pentirai.- -Cosa hai detto celebroleso?- Contro quel mostro Peter non avrebbe avuto scampo: Bob era stato bocciato tre volte, ed era il doppio di lui. Senza dire una parola tornò al suo posto. –Scappa, è meglio per te.- lo canzonò l’energumeno.
Alle 11.48 la lezione di matematica era nel pieno del suo corso: -…quindi il teorema fondamentale dice che sen quadro più cos quadro fa uno. Grazie a questa relazione noi…- -Vado!- Peter sorrise compiaciuto. Una sedia scricchiolò, e tutti si voltarono verso Bob. –Ehi ragazzo, stai bene?- chiese l’insegnante.
Bob aveva gli occhi sbarrati, la bocca aperta e la sua pelle era simile alla candida neve; oltre a ciò tremava, tremava sempre di più, facendo vibrare anche il banco e la sedia. –Ma che diavolo ti prende?- urlò il professore. Peter assisteva inorridito alla scena. Improvvisamente Bob smise di tremare, ma il suo sguardo continuava a essere fisso nel vuoto; d’un tratto le pupille gli si restrinsero ad una velocità folle, riducendosi a minuscoli pallini. Peter si coprì l’intero volto con le mani, poiché sapeva fin troppo bene cosa sarebbe successo negli istanti successivi.
Tutti i muscoli della faccia di Bob si contrassero in una smorfia di puro terrore; nel totale silenzio, lanciò un urlo potentissimo da far ghiacciare il sangue a tutti gli studenti in aula. Peter si sedette e nascose la testa tra le braccia. Bob cadde a terra senza smettere un secondo di urlare e, una volta sul pavimento, gli vennero delle convulsioni: il suo corpo si agitava, si dimenava , si contorceva come un verme in fin di vita; lo spettacolo era davvero raccapricciante. –Chiamate un’ambulanza, presto!- ordinò il professore.
Nei dieci minuti successivi, Bob non fermò neanche per un secondo le sue urla, e nulla servirono i tentativi di tenerlo fermo da parte del professore e di due altri ragazzi. Quando arrivarono i medici gli iniettarono un calmante, senza però ottenere alcun risultato; così lo portarono all’ospedale legato sulla barella come un pazzo delirante.
Ma che cosa gli hai fatto?- chiese Peter –Ti avevo detto di spaventarlo e basta, non di farlo fuori.- -Ma cosa sarà mai?! Gli ho solamente mostrato cosa lo aspetta quando la sua vita finirà…- -Lo so cosa gli hai fatto vedere, lo hai fatto anche con me quella notte.- -E allora! Tu non hai mica reagito come ha fatto lui.- -Io no, ma gli altri due miei amici sì… e adesso a Bob attende lo stesso loro futuro.- -In fondo sei stato tu a chiedermi di fare qualcosa… non sono il tipo che sbuca dall’armadio di notte e spaventa la gente. Ma questo tu lo sai. Non è che volevi che gli facessi proprio ciò che ho fatto? O mi sbaglio?- Peter non rispose e scese dal pullman.

  
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