Rewrite
Capitolo sesto
Questa fan-fiction è un’AU, dunque
ambientata in un universo alternativo,
in questo caso semplicemente il mondo moderno. Niente alchimia od
altro,
dunque, ma determinate situazioni interpersonali sono le stesse,o
almeno
inizialmente.
Disclaimer: I personaggi qui presenti non
appartengono a me, ma alla
somma Hiromu Arakawa, autrice di FMA. Mi appartiene solo questa
fan-fiction ed
ogni singola frase, idea o concetto.
-
Lo ha osservato ancora,
crollare sul divano affondandovi, Black Hayate a trottare per la stanza
gioioso, leccandole le mani, reclamando la sua cena.
Guidata da un istinto strano
e piacevole gli si è seduta accanto, più accanto
di quanto non abbia mai fatto,
avvicinando insicura il viso a guardarlo negli occhi, intrecciando le
dita alle
sue, premendo forte, torcendogliele per scatenargli una qualche sorta
di mite
reazione, turbato sgomento, ma l’ha solo guardata un poco,
trattenendo il
fiato.
Lei si è sentita
stupida, ed
ha sciolto la presa dalle sue dita, levandosi in piedi e fissandolo
ancora a
lungo.
Non so cosa fare.
Non c’è niente
di giusto
da fare.
Gli passa una mano sulla
tempia, gentile, e gli scosta i capelli sudati con tenerezza.
Sente che se
c’è qualcosa di
giusto da fare, ora, è essere più gentile.
Tenera e gentile.
E lei stessa interpreta
questo come tenerezza più che materna, ma è
seccata e confusa, e non vuole
sentirlo distruggersi, raggomitolandosi stretto su sé stesso.
Lui tende la mano, come in
preda ad una qualche strana visione, e la fissa vuoto, stringendole
piano il
viso.
"Posso ascoltarti se
vuoi. Posso sempre ascoltarti."
Riza si sente agitata e
tremare, mentre lui non è lui e cerca conforto nel mite
chinarle il capo
all’altezza del suo, stringerla ad una pressione gentile di
labbra cui lei non
si sottrae, avanzando nella sua bocca col tastare rozzo e confuso della
lingua
in cerca di contatto e vita.
Lui si sente caldo e la
lascia dopo un poco, fissando il suolo piattamente in muta
giustificazione e
ricerca di perdono, rosso scuro e più turbato che mai.
Lei smette di fissarlo ed
indietreggia piano.
Non avrebbero entrambi
voluto, ma nonostante questo è stata un’unione
carica di calore e reciproco
incoraggiamento.
E’ stato dare e ricevere,
d’un appagamento così equo da parer surreale, e giusto.
E’ qualcosa di cui si ha
sempre bisogno.
E ne abbiamo entrambi
bisogno.
"Non rifarlo."
mormora spezzata lei, sperduta nel sapore amaro ma estatico delle
labbra
giovani e fresche di lui.
Non sente nemmeno la
necessità di ferirlo, perché per un istante, per
un misterioso e miracoloso
istante, si è sentita felice con lui.
E lui è così
immaturo e
piccolo da parere lì lì per urlarle che
è solo un moccioso in preda ad un
capriccio, e che questo è sbagliato.
Cristo, lo sa, lo sa
benissimo.
Ma sa anche che finché
questo
può essere chiamato reciproco abbraccio, reciproca presenza
e tangibilità lei
vuole essere lì.
Negarlo,
ma essere lì.
Gli occhi aurei e velati
d’umido incrostato d’egli la interrogano al lungo
sul significato di quel suo
sostare stringendosi una ciocca di capelli tra le dita mordendosi le
labbra,
insicura e paralizzata come una ragazzina, la catturano ed
inteneriscono
sommamente.
Rilassa le sopracciglia
strette agli occhi e la fronte muta in liscia mentre lo fissa
così, scomposto,
muto e concentrato.
Supplichevole.
"Ti prego." pare
dirle senza nemmeno sbattere le palpebre, sperduto e penosamente
contratto in
orrido patire "Fammi dimenticare. Aiutami a dimenticare ogni cosa
tranne
la mia esistenza. Nutri il mio ego di fiducia e rendimi vivo."
Può vedere i suoi occhi
brucianti di supplica e determinazione, lacrimare senza smettere di
guardarla.
Non possono perdere di
vista chi sono, ma possono rammentarselo con forza.
"Io sono Riza. Riza.
Non Winry. Lo ricorderai, Edward Elric?" domanda ella, tremula e
avvinta
dai suoi occhi affilati e taglienti su di lei.
Dolorosi.
Non può più
farne a meno, e
non sa nemmeno lei cosa prova, se ossessione o appassionata
necessità di
stringersi ad un corpo, ma lui l’ha tastata gentilmente con
le labbra e con la
lingua, e, soprattutto, con la mano l’ha toccata.
Non l’aveva mai fatto, e
sa
che l’agitazione ha sconvolto i suoi nervi e rovesciato la
sua emotività.
Sa che sarebbe tutto
terribilmente simile ad approfittarsi di lui, ma a
diciott’anni potrà ben
sapere quanto lei cosa vuole.
"Riza. Riza. Ti
prego, sta’ con me."
E lei cala su di lui
perdendo anche l’ultimo scrupolo morale, lenta e calda, ma
con mani così
fredde, così fredde.
Le scalderò.
Sono troppo fredde
perché non ne soffra.
Troppo fredde.
E le mani di Riza sono
tanto fredde quanto dolci mentre sfilano leggere la felpa rossa dal
petto di
lui, attento lavoratore chino sulla zip della gonna di lei.
Sul divano morbido si
stringono, e lei sprofonda teneramente il capo sul suo petto biondo,
fronte
carezzata dal mento puntuto di barba ignorata per giorni ma ancora
fine, pronta
a sussultarvi senza far rumore aprendo le gambe.
Abbiamo entrambi bisogno
di qualcosa da proteggere, per sentirci forti.
Lui la stringe, nuda e
saporita tra le sue labbra curiose ed infantili, sul corpo
d’altezza un poco
inferiore, sullo stesso bisogno di sentire qualcosa.
Abbiamo entrambi bisogno
di un petto ampio su cui sussultare.
Si guardano negli occhi per
tutto il tempo, nudi ed ignoranti come due bambini, scaldandosi di
strette
salde e tenere.
Per lui tutto sta
iniziando; per lei tutto sta ricominciando.
Sono perfettamente uguali
mentre si sfiorano, si baciano e si tastano sentendosi vivi, entrando
l’uno
nell’altra e contorcendosi, perlacei e dagli occhi stanchi.
Riza ed Ed.
Ed e Riza.
E non esiste altro.
-
Quando Edward riapre gli
occhi ha la schiena a pezzi, ed un braccio di lei pende mollemente al
lato del
divano, leggera come una morbida coperta su di lui, che si sente come
ubriaco;
e non ricorda niente, ma ricorda lei.
Non vuole fare un singolo
scatto, perché la vede serena come una bambina, su di lui,
con i capelli ancora
raccolti ma terribilmente in disordine.
Glieli scioglie piano, e se
l’accomoda meglio in cuore, raggomitolata ed insicura come
non l’ha mai potuta
vedere.
Vuole che lo veda con lei
ed intento a fissarla, al risveglio.
Le mani di entrambi sono
ora bollenti.
-
I giorni si urtano,
infrangono e raccolgono i propri pezzi confusamente, sicché
loro due non ne
hanno un ricordo preciso.
Si parlano meno
dell’usuale, leggono molto ed i loro sguardi
s’incontrano solo se per caso.
Se si urtano si scusano e
tentano di non sfiorarsi oltre, ebbri di confusione, gioiosi e timidi
non come
amanti usuali ma ragazzini al primo e casto bacio.
Se i corpi li guidano si
stringono e baciano teneramente, morbidi ma quasi meccanici, privi di
volontà
razionali.
Ecco il disastro
dell’uomo cinico: se riesce ad essere felice gli pare tutto
irreale.
Assapora frettolosamente
ogni cosa volgendo già lo sguardo al giorno in cui la pura
bramosia si
scioglierà e con esso la felicità di una
piacevole convivenza.
Sono un idiota, un
idiota.
E sono gelidi e caldi
d’un
tempo, intorpiditi dal disagio infantile che li avvicina ed allontana.
E’ come se fossero
rimasti
bambini.
"Ed?"
"Mh?"
"Senti, io penso
proprio che dovresti finire gli studi ed andare
all’università. Pagherò ogni
cosa. E...e poi... " inizia lei tentennante, per poi stupirsi della
propria regressione a tenera ragazzina, pur senza darsene eccessiva
pena.
Insomma, non è che ci
sarà
un poi.
E’ questa la cosa
sciocca,
fondamentalmente.
"...nulla."
"Nulla?"
"Non è che basti una
notte a rotolarci sul divano e qualche bacio istintivo a far esistere
un
noi...ed io...sono...io sono... "
Impegnata?
Oh, no, sciocca donna,
non lo sei.
Roy non c’è,
non torna,
non torna.
Cancelli i messaggi in
segreteria perché Ed non li senta, e non sai nemmeno tu cosa
ci sarebbe di male
in questo.
Roy è persino un
possibile partito, che ti prometterebbe una vita ricca e serena.
Stabile.
Edward è un ragazzino
immaturo bisognoso di affetto ed un muro che lo isoli dal mondo esterno
ed i
suoi traumi.
Lui è tenerezza, non
è
altro.
Lui è la fiamma giovane
e
viva che ha acceso una notte d’amore con il suo tocco rozzo
ed impacciato.
Quel tocco rassicurante che
l’ha rilassata tastandole le clavicole in una maniera un
po’ strana e giocosa,
parlandole gentile e spaventoso all’orecchio e spingendola a
morderglielo
teneramente per non rabbrividirne ancora.
Lui è qualcuno che
l’ha
stretta ed è entrato in lei senza più uscirne,
scaldandola e sostando a lungo
in pace, in un Paradiso troppo rassicurante e bianco per desiderare
uscirne.
Ha ripensato a lungo a
quella notte bramandolo ancora e ancora, e ribadendosi più
volte che un singolo
anno d’età la scampa dall’essere una
bieca e stolta pedofila.
Ed un giorno lui troverà
una ragazza giovane e sottile, una nuova Winry che non
odierà mai, dimenticando
tutto il resto.
La toccherà, la
amerà sotto
fresche coperte e la sposerà, e vivrà felice con
tanti figli, mentre lei sarà
incatenata ad una vita ancora non scissa dalle sue debolezze con Roy
Mustang,
che l’amerà tantissimo pur senza completarla come
un ragazzino è riuscito a
fare in poche ore.
E farà male per sempre.
"Riza? Riza, io...credo
di voler restare qui."
Lui è in piedi e lei non
se
n’è accorta, titubante nell’accostare le
dita alle labbra, mordendole
ferocemente.
Si sente tremare e senza
forze, odiando profondamente questa sua mancanza di forze ed il proprio
sentirsi orribilmente sola e sperduta.
"Resto."
ripete lui paziente, raggiungendola e stringendola con braccia leggere,
senza
possenza ma con un briciolo d’animo che gl’impone
di non far piangere un’altra
donna.
Riza deve vivere.
E lui vuole provare a
vivere con lei, così sciocca e facilmente frantumabile che
è ora lì lì per
crollare in un vasto oceano scuro, e non c’è
terra, non c’è aria.
Il fiato gentile di lui
sillaba ancora e ancora promesse gentili alle sue clavicole, che lei
non può
sentire ma la sua carne ricorderà.
-
La vigilia di Natale li ha
sorpresi e lasciati senza fiato.
Lei abbassa la testa, al
mattino, sapendo che la tradizione si ripeterà, come ogni
anno, ma vuole
fermarla.
I messaggi in segreteria si
sono limitati a rammentarglielo più volte, con annesse scuse
perché il lavoro
soffocante aveva impedito all’adorabile Roy Mustang di
irromperle in casa con
la copia delle chiavi in suo possesso da un cinque annetti buoni per le
emergenze.
Edward dorme ancora sul
divano, rilassato e con la bocca spalancata ronfando come un bambino
beato.
E con la pancia scoperta
dalla canottiera, che si affretta a coprirgli.
Possiede ancora quella
sorta di tenerezza che le mani intuitive di Riza, che dal primo tocco
hanno
abilmente individuato ogni zona sensibile in lui e quali tasti toccare,
del suo
petto come delle fibre più intime del suo animo, per farlo
sentire gioioso e
rilassato, caldo ed appagato.
Per non causargli problemi.
Solerte e ridente gli
ricopre il ventre che si gratta un poco nel sonno, sfiorando
leggermente con le
labbra il lobo del suo orecchio mentre si gira, cautelandosi per non
svegliarlo
prima del tempo, ed osserva la contraddizione che è e
sarà sempre quel bambino
timido tra le sue braccia, allergico al tocco per difesa personale e
caratteraccio
invidiabile, ma così indifeso.
Tutti sono indifesi e
liberi nel sonno.
Svegliarlo sarebbe un
tradimento.
Sorride appena, vestendosi
per portare a spasso Back Hayate, ma Roy è qui prima del
tempo, sorprendendola
mentre rialza la zip dei pantaloni di velluto vicino al letto di Ed,
ancora
guardandolo, mentre il cagnolino bianco
e nero corre ad accogliere l’ospite.
E Riza aveva previsto
tutto, tranne una buona risposta da dare se colta senza il tempo di
rifletterci.
Edward è diventato
l’alcool
estasiante ed oblioso dei suoi nuovi giorni, e si è sentita
girare la testa e
ridere forte più e più volte come non aveva mai
fatto, in improvvisi impeti di
incredula letizia.
Roy Mustang posa un
panettone sul tavolino vicino ad Ed, stringe gli occhi sottili e si
passa una
mano dalla tempia ai capelli con forza, incredulo ed avvilito.
Ha perso importanza, e Riza
esce fuori con lui, guinzaglio alla mano, solo per non svegliare il
ragazzo
dormiente e maledettamente grazioso.
Eternamente egoista, eh?
Non andrà tutto bene, ma
non cambierà nulla.
Si limiterà solo ad
assumere maggiore concretezza.
-
Note:
Sì, qui siamo ancora a
Natale. Sì, ho scritto tutto ciò circa
l’anno scorso, è stata a lungo in
lavorazione, la storia. E ben lieta di aver ritrovato una commentatrice
in più,
che ringrazio vivamente, senza scordare Setsuka, per quanto sia rimasta
un
pochino sgomenta di tutta quella disapprovazione verso Winry;
ovviamente può
tranquillamente essere che si tratti di antipatia a pelle, o forse
segui solo
l’anime, che, ribadisco, la svaluta molto.
Tendenzialmente, è un
personaggio abbastanza detestato da chi segue solo quello, e se
è così anche
per te posso capirti perfettamente, per quanto tenda a consigliare la
lettura
del manga a destra e a manca, e fino in fondo, anche, perché
oltre a meritare,
sviluppa al meglio un po’ ogni personaggio; finisce che non
ce n’è davvero uno
detestabile, per l’approfondimento accurato e profondo,
dunque potrebbe piacere
anche a te.
Ribadisco inoltre che
l’unico punto debole di Winry possa essere il pianto, ma lo
vedo come semplice
sfogo; lei è una delle poche persone normali, là
in mezzo, e dev’esserci anche
una certa frustrazione, in mezzo al tutto, poiché
è anche l’unica che non può
fare molto, ma per questo stesso motivo è realistica.
Non piange per farsi
compatire, né si trastulla nella sua condizione di orfana
(Anzi, nell’anime
viene mostrato solo il suo pianto rabbioso da bambina, ben
giustificabile, e
rabbia verso Mustang; nel manga se soffre lo fa quando è da
sola, senza
condividerlo con altri, tendenzialmente, sfogandosi solo in una certa
situazione abbastanza spoilerosa, per il punto in cui è il
manga in Italia
ora.)
E’ un personaggio
spontaneo
e se sembra troppo felice non è detto che lo sia sul serio,
ma che lo faccia
per non preoccupare gli altri, quando la situazione di essi
è più grave (ad
essere sinceri, un tempo lo facevo anch’io. E fidati, non
è piacevole.); le
parole più dure che può rivolgere ad Ed o Al sono
volte a scuoterli e peraltro
più brusche nell’anime, quasi assenti nel manga.
Questo non è volto
né al
fartelo adorare, né semplicemente piacere, davvero;
più che altro, spero, a
fartela tollerare un poco di più, non altro, anche
perché farà anche un’altra
comparsa, devo dirtelo, ma solo un’altra, ed il pairing della
storia ormai
è…ehm, evidente, dunque non preoccuparti.
Ma questo non è
assolutamente lo spazio “difendiamo le nostre opinioni e
personaggi”, per
quanto un confronto di opinioni sia sempre piacevole, dopotutto, dunque
scusami
^^;.
Ecco, ora ho quasi finito;
al prossimo capitolo XD;.
[Ringrazio tanto
Sìl perché
mi ha dato basi sulla risposta, da sola avrei meditato di
più ed avrei postato
tardi il capitolo, che già è in ritardo. Ma
posterò comunque il prossimo questo
sabato ^^]