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Autore: Cali F Jones    20/08/2012    2 recensioni
I miei scleri assurdi sono da considerarsi normali, a questo punto. La storia ricalca il famoso libro di Lewis Carroll "Alice in Wonderland" con i personaggi di Hetalia. Ma quello che per Alice è stato solo un viaggio in un mondo immaginario, per Alfred, il protagonista, sarà un viaggio alla scoperta del proprio Io nascosto, del proprio passato e dei propri errori.
Il rating cambierà nel corso della storia.
Capitoli:
1. Late {Ritardo}
2. Brothers {Fratelli}
3. Opium {Oppio}
4. Intermezzo
5. Tea {Tè}
6. Game {Gioco}
7. Trial {Processo}
8. Home {Casa}
9. Past {Passato}
10. America
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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2. Brothers {Fratelli}


-Alice! Alice! Sei tornata!-
A quelle parole, Alfred si voltò di scatto. Chi aveva parlato? La stanza era vuota, completamente, a parte quei quadri appesi alle pareti.
Improvvisamente, si accorse che la porta era socchiusa ed una fievole luce proveniva dalla stanza accanto. Vi si avvicinò e, con la sua forza, non fu difficile spalancare quel portone in legno. Davanti ai suoi occhi si presentò un paesaggio idilliaco. L'erba era verde smeraldo, baciata dal sole e una leggera brezza soffiava, scuotendo appena le fronde degli alberi. Il soffice manto erboso era cosparso di fiori di campo di tutti i tipi e colori e i loro profumi si mescolavano creando un delizioso aroma che stuzzacava giocosamente le narici e ballava una danza leggiadra con tutti e cinque i sensi. Poco lontano, scorreva un fiumiciattolo dall'acqua cristallina in cui nuotavano spensierati alcuni pesci dalle squame argentee. Non poteva giurarci, ma se il paradiso fosse esistito, doveva sicuramente essere un posto del genere.
Alfred rimase letteralmente senza parole a quella vista, perdendosi momentaneamente con lo sguardo all'orizzonte. Si incamminò, ammirando quella meraviglia bucolica, quando, ad un tratto, quella voce ancora lo ridestò.
-Alice!-
Si guardò ancora attorno. Nessuno. Ma che diavolo stava succedendo?
-No, tu non sei Alice.-
-Sì, invece! Sei proprio Alice!-
Le voci erano due. Poteva scommetterci la testa. Molto simili ed entrambe con uno strano accento, ma erano due. E Alfred le aveva già sentite. Eccome se le aveva già sentite!
-Feliciano! Romano!- esclamò, vagando velocemente con lo sguardo alla ricerca dei volti familiari dei due italiani.
-Come mi hai chiamato?-
Per un momento, Alfred non rischiò un infarto. Tra le fronde di un albero a lui vicino spuntò il volto di Romano. Era esattamente come lo ricordava: perennemente corrucciato, la fronte corrugata in un'espressione di costante cipiglio. Ma come poco prima con Giappone, anche stavolta qualcosa sconvolse non poco l'americano. I capelli -compreso il ricciolo che contraddistingueva i due fratelli italiani- e gli occhi ambrati erano quelli di Romano, ma il resto del corpo assomigliava proprio a quello di un gatto. Era ricoperto di una pelliccia piuttosto folta, di un colore corvino con sfumature violacee. Alfred lo osservò agitare la coda per poi sparire di nuovo tra le foglie.
-Aspe...-
Non fece in tempo a richiamarlo indietro che subito il gatto ricomparve sulla sua spalla destra, facendolo sussultare. Ma stavolta c'era qualcosa di diverso in lui. Era ancora un gatto, quello sì, ma l'espressione facciale era più rilassata, un largo sorriso copriva quasi interamente il suo volto, mentre teneva gli occhi socchiusi. I capelli erano di un colore diverso rispetto a quelli del gatto visto pochi istanti prima, leggermente più chiari e anche il ricciolo si trovava sulla parte opposta del capo.
-Feliciano!- chiamò ancora America.
Ma questi scomparve, così com'era apparso. Indi, riapparve a qualche metro di distanza, ancora con le sembianze di Romano.
-Romano! Feliciano! Cosa ci fate qui?-
-Perché mi chiami così?- fu la secca risposta.
-È il vostro nome, no?-
-Vostro?-
-Tuo e di tuo fratello.-
-Io non ho nessun fratello.-
Indi, con un agile balzo tornò a nascondersi dietro il tronco di un albero.
L'altro gatto riapparve mentre si dimenava in mezzo alle caviglie di Alfred.
-Veh...io non ho nessun fratello, Alice.-
L'americano sbuffò con un sorriso sornione.
-Davvero credete di darmela a bere? E comunque, mi chiamo Alfred, non Alice.-
-Alfred...Alice...posso comunque chiamarti Al. Che differenza c'è?- domandò ancora l'altro gatto, ricomparendo adagiato su un tronco spoglio. America abbassò lo sguardo. Quello che faceva le fusa in mezzo alle sue caviglie era scomparso. Di nuovo. Ormai si stava stancando di questo giochetto.
-E va bene, adesso basta. Voi due...- esclamò in tono deciso, additando il gatto. Ma questi scomparve e ricomparve l'altro fratello in quella presa in giro che troppo malamente stavano portando avanti.
-Ah merda! La volete smettere?- così dicendo, Alfred si lanciò su Feliciano, afferrandolo prima che potesse scappare di nuovo e tenendolo ben stretto.
-Aaaaah, fratellone!- piagnucolò -Salvami! Salvami! Fratellone!-
Sul viso di Alfred andò dipingendosi un sorriso soddisfatto, mentre l'altro gatto, ancora nascosto tra i rami dell'albero, riempiva di insulti il fratello minore. Ormai conscio del fatto che il loro scherzetto era andato in fumo, Romano fece di nuovo la sua comparsa e, finalmente, Alfred potè vedere entrambi gli italiani contemporaneamente.
-Ah ah! Lo sapevo!-
Romano si imbronciò maggiormente e riprese ad insultare a ruota libera il minore.
-È tutta colpa tua, coglione! Non ci avrebbe mai scoperti se non avessi pianto!-
-Ma...fratellone! Ho avuto paura!-
-Stupido! Coglione!-
-No, fratellone, non piangere!-
-Stai zitto!-
L'americano sospirò, roteando gli occhi verso l'alto in un gesto di esasperazione.
-Scusate,- fece per richiamare la loro attenzione -vi dispiacerebbe dirmi dove mi trovo e come faccio per tornare a casa?-
I due fratelli si scambiarono un'occhiata interrogativa. Forse era stata fatta loro una domanda alla quale davvero non sapevano rispondere.
-Dovresti saperlo dove sei...- risponse il più grande.
Ma che cavolo? Come faceva a saperlo? Aveva solo seguito un dannato coniglio che assomigliava a Giappone...Ah! Il coniglio! A proposito, dov'era finito?
-Stavo seguendo un coniglio, lo avete visto? Indossa uno yukata blu e porta con se un orologio da tasca.-
-Ah, il Bianconiglio! Ah ah, non impari mai, vero Al?-
A quelle parole, gli occhi del giovane americano si fermarono dritti su quelli ambrati del gatto. Cosa voleva dire?
-Anche la prima volta che sei venuto qui hai seguito il Bianconiglio.-
Prima volta? Alfred non era mai stato in un posto del genere, se ne sarebbe sicuramente ricordato. Eppure, perché parlava di questa fantomatica 'prima volta'?
-Io non sono mai stato qui...-
-Davvero?- questa volta fu il più giovane dei due fratelli a parlare, quel gatto che ancora l'americano reggeva in mano. Delicatamente lo posò a terra, non sembravano avere cattive intenzioni e, ora che li aveva scoperti, non sarebbero più andati avanti con il loro giochetto snervante.
-Al,- lo richiamò Romano -il Bianconiglio è andato da questa parte, vieni.-
Alfred lo seguì in religioso silenzio, lasciandosi guidare da quel gatto che, a quanto pareva, sembrava saperne più di lui. Feliciano saltellava allegramente da tutte le parti, inseguendo una farfallina bianca che, esausta, cercava di riposare contro il tronco degli alberi.
I tre proseguirono per un sentiero, quando il bosco cominciò ad infittirsi. Sopra le loro teste, il cielo cristallino sparì, coperto dall'intrecciarsi caotico di centinaia e migliaia di rami spogli. Nessuna luce vi filtrava e l'aria diventava sempre più pesante, quasi umida. Respirare diventava difficile, impossibile. Incredibilmente faticoso. L'erba aveva lasciato il posto alla terra leggermente smossa. Grosse radici spuntavano dal terreno, assumendo forme strane e pericolose per chiunque vi posasse i piedi.
-Dove...dove mi state portando?- domandò Alfred, ritrovandosi con il fiatone, costretto a respirare a bocca aperta.
-Stiamo cercando il Bianconiglio, no?- rispose atono Romano, come se quella improvvisa variazione climatica non lo toccasse minimamente.
-È una mia impressione o questa ha tutta l'aria di essere una palude?-
Il gatto non rispose, proseguendo impassibile nella sua marcia. Dopo diversi minuti, quando una leggera nebbia aveva cominciato a sollevarsi, ruppe finalmente il silenzio.
-Come facevi a sapere che siamo due fratelli?-
-Semplicemente, vi conosco. Tu sei Romano e lui è tuo fratello, Feliciano.-
-Perché insisti col chiamarci così?-
-Così come?-
Ancora una volta, non rispose alla domanda, ma Alfred ebbe come l'impressione che la cosa avesse a che fare con i loro nomi. D'altronde, ora che ci rifletteva bene, prima l'avevano chiamato Alice. Non fece in tempo a formulare sotto forma di domanda i suoi pensieri che ancora il gatto che proseguiva a pochi passi di distanza cambiò argomento.
-Dimmi, Al, tu hai un fratello?-
-Un fratello? Sì, certo...-
-Uno solo?-
E all'americano sovvenne improvvisamente quel dipinto che aveva visto nella stanza dove era atterrato, quello con il ragazzo nella divisa grigia. Anche lui, in fondo, era suo fratello, eppure...
Sospirò profondamente, stringendo la mano destra a pugno. Sul volto di Romano si dipinse un ghigno soddisfatto a quell'esitazione. Evidentemente, lui sapeva. Tutti sapevano.
Velocemente, il gatto balzò sul ramo di un albero, seguito a ruota dal fratello minore. Alfred lo seguì con lo sguardo un po' perso. Un momento! Non aveva intenzione di lasciarlo lì da solo?
-Continua per questa strada, Al. E fai attenzione al fumo. Potrebbe causarti delle interessanti...-
America rimase con gli occhi sbarrati, attendendo, come un cane affamato che aspetta di essere cibato, che quella strana creatura finisse la frase. Ma essa svanì nel nulla, con una sonora ed inquietante risata che risuonò per qualche secondo nella tetra foresta, per poi dissolversi nel nulla. Il silenzio tornò a regnare sovrano. Un silenzio spaventoso, così terribilmente agghiacciante.
...allucinazioni.
  
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