L’Italia muore sotto scroscianti applausi e noi non facciamo altro che sorridere o assentire davanti a
professori,demagoghi e lacché in abiti firmati.
È normale che la stessa gente che ha causato crisi e caos si prenda il compito di rimediarvi?
È accettabile che uno stato “fallisca” e sia incapace di ammetterlo ?
A cosa serve un Tav di questi tempi, quando il nostro Pil è praticamente sotto zero ?
E gli italiani continuano a stare in silenzio, ubriachi di partite, veline e Bunga-Bunga…
C’è un futuro? C’è un domani ?
Un giorno in cui non avremo demagoghi che promettono la luna e intanto nelle nostre tasche infilano le mani ?
È vero, ci sono posti peggiori in cui nascere e condizioni peggiori in cui vivere,
ma non possiamo per questo definirci fortunati:
il nostro livello di ristagno è un qualcosa di epocale, un sistema cosi ingarbugliato che quando si cambia una virgola già sappiamo che dopo qualche mese la vedrem tornare.
Vorremmo riforme e cambiamento, invece finiam sempre per ricader sul sentiro delle vecchie orme.
Il paese dorme il sonno dei giusti morti e neanche se ne rende conto:
io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono…
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Un pensiero per un paese che da quando è stato riunito non fa altro che affogare in oceani di inedia, bigottismo e linde facciate poste a nascondere il marciume. Forse non sarà originale, ma come i precedenti è un frammento di pensiero, un sentimento a cui ho voluto dare voce