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Autore: Arsax    21/08/2012    3 recensioni
Leggi antiche e inviolabili. Quattro ragazzi. Un patto. Una luna di sangue.
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Andiamo in camera mia.- disse Jasmine trascinandola per un braccio.
Selene era confusa. Troppi pensieri, troppi pareri, troppe informazioni tutte insieme. Aveva bisogno di riflettere, ma non c’era più tempo.
Camminarono velocemente per i corridoi del castello, prendendo un colpo al cuore ogni volta che incrociavano un servo o una guardia. Arrivarono in camera di Jasmine e tirarono un respiro di sollievo.
-Ora vuoi dirmi cosa diavolo…
-Shhh!
Jasmine trascinò Selene vicino alla finestra e iniziò a parlare. –Vedi questo corridoio?- chiese indicando un corridoio sulla mappa. –Ecco, proseguendo di qua e poi girando a sinistra ti trovi una scala a chiocciola nascosta, no?
-Sì, e allora?
-Sei mai scesa giù per la scala a chiocciola?
-No, ma…
-Se scendi in teoria non troveresti nulla, però premendo i mattoni giusti ti trovi in un corridoio stretto, e questo corridoio passa dietro le celle che si trovano sul lato sinistro rispetto all’entrata.
Selene rimase senza parole e la guardò come per incoraggiarla a parlare.
-Queste celle si aprono tutte dal passaggio segreto! Puoi far scappare chiunque tu voglia da lì, senza che le guardie se ne accorgano!
-Dalla cella non si può accedere al passaggio segreto?
-Non penso, altrimenti sarebbero scappati in molti.
-Capisco. Allora qual è il piano?- chiese Selene prendendo una matita rossa per segnare il percorso da seguire.
-Prendere tua sorella senza che si trascini dietro Bill o Tom, accedere al passaggio segreto della mia camera e da lì andare alle celle, recuperare mio padre e uscire il più in fretta possibile.
-Sarà dura già solo la prima parte del piano. Arianne lascia raramente Tom e Bill, è come una cozza!
-Mhh…questo è un bel problema.
Pensarono ad un modo per far sì che la piccola Arianne si scollasse dai gemelli e che riuscisse a venire con loro, che riuscisse a fuggire con loro verso la libertà, per darsi alla macchia subito dopo la fuga.
Selene aveva già il piano del dopo fuga. Sarebbero andate da zia Roxanne e assieme a lei sarebbero andate in una piccola baita sulle Alpi, lontano da tutto e da tutti. Isolate dal mondo esterno e dai vampiri. Zia Roxanne sicuramente avrebbe saputo come fare a non farsi rintracciare dai Kaulitz.
Qualcosa nella mente di Selene, però, diceva che scappare non era una buona idea. Andarsene da quel luogo non era saggio. Abbandonare Bill era sbagliato.

Bill…
Il solo pensare al suo nome, fece venire i brividi a Selene. Jasmine schioccò le dita davanti al suo viso per riportarla indietro dal mondo dei sogni.
-Bella addormentata nel bosco? Allora, hai un piano per scollare la tua sorellina da Bill e Tom?
-Ecco…io non…
-Facciamo così.- disse avvicinandosi di più a lei. –Ogni volta che la tua sorellina viene in camera tua avvisami mandando una pallina di carta nel buco.
-Ma è rischioso con Bill e Tom nei paraggi.
-E’ vero…allora mandala quando qualcuno bussa in camera tua. Tanto generalmente sono o Bill o Tom con la tua sorellina; tutt’al più è Camille con i vassoi del cibo.
-Giusto! Così non scoprono come ci teniamo in contatto io e te e tu…
-…starò allerta nel caso tu riesca a portare Arianne da me e saremo pronte in un battibaleno per scappare.
Selene sorrise, mentre un barlume di speranza iniziava a brillare nella sua anima.
-Sai già in che cella è tenuto tuo padre?
-Nella terza dalla scala a chiocciola. In ogni porta del passaggio segreto ci sono anche delle maniglie per richiuderla. Ho già avvisato mio padre che presto lo andremo a prendere e che scapperemo insieme.- rispose Jasmine sorridendo. Lei non vedeva l’ora di lasciare quel posto, mentre Selene tentennava ripensando a…
-Ora torna in camera tua e quando busseranno alla tua porta avvisami, okay?
Selene annuì e ritornò in camera sua. Si buttò a pancia in su sul suo letto pensando e ripensando.
Colette e Romeo si fidavano di Bill e Tom, praticamente li avevano cresciuti. Anche Arianne e Maryse si fidavano di loro, ma Jasmine e Lucius Gier no. Jasmine li odiava per ciò che avevano fatto a suo padre e Lucius cercava di avvertire Selene dallo stare in guardia da loro perché aveva una specie di senso di protezione nei suoi confronti, nato dall’amicizia secolare con sua madre, Charlotte. La mente di Selene diceva di non fidarsi di loro, mentre il suo cuore diceva che poteva fidarsi.
La domanda sorgeva spontanea nella mente di Selene.
Doveva seguire la mente o il cuore?

Quella notte dormì un sonno agitato, fatto di incubi, domande senza risposta e sua madre. Nei suoi incubi, sua madre sembrava essere il fulcro di tutto. Sembrava che tutti i suoi dubbi fossero collegati a lei e che solo lei sapeva le risposte. Tutti sembravano collegati a lei. Arianne, Jasmine, Camille, Romeo, Colette, Maryse, Bartolomeo, Georg, Gustav, Tom, Lucius, Bill. Nel suo incubo, fatto di domande senza risposta e sangue, tutti sembravano collegati, tutto sembrava avere una risposta semplicissima ma che per Selene era difficilissima da trovare. Selene sentiva di essere vicina alla soluzione, ma questa sfuggiva sempre quando questa iniziava a farsi strada nella sua mente.
Si svegliò di soprassalto con l’ultima immagine dell’incubo stampata nella mente. Bill, sanguinante fra le sue braccia che la guardava con sguardo addolorato, colpevole e…innamorato.
Arrossì a quello sciocco pensiero e vide che mancava ancora molto all’alba. Si stese di nuovo fra quelle candide coperte per rigettarsi in un altro sogno, uno di quelli che erano stati i suoi ricordi e che lei, senza motivo, aveva segregato nel dimenticatoio.

Selene cammina nel parco innevato, dopo la sua solita visita dallo psicologo della scuola. Ormai sono tre anni che va da quello psicologo per fare in modo di ‘superare’ il trauma della morte della madre. Selene sente di averlo superato già da anni, ma quell’incompetente crede che la sua mente le stia mentendo per fare in modo che non soffra più.
Mentire a se stessi per non soffrire più. Sembra un pensiero più che logico, ma quel cretino che aveva trovato la laurea nell’uovo di Pasqua non aveva mai capito i suoi pazienti.
Si narrano certe storie a scuola. Storie nelle quali quell’uomo abbia indotto al suicidio uno studente depresso, oppure che abbia violentato sia psicologicamente che corporalmente una studentessa che era stata stuprata nei bagni della scuola e che questa fosse finita in manicomio.
Selene rabbrividisce al sol pensiero, e aveva capito da tempo che l’unico modo per fare in modo che quel mentecatto non la stressasse più era di  stare al suo gioco. Dire quello che si aspetta. Fare quello che si aspetta. Sentirsi come lui si aspetta.
Fosse stato per lei non ci sarebbe più andata, ma purtroppo il padre, quelle poche volte che si decide di fare il padre, la obbliga ad andare e se non ci va la picchia con la cinghia.
Sospira sonoramente per poi accasciarsi su una panchina umida del parco. Il respiro che fuoriesce dalla sua bocca crea delle piccole nuvolette intorno a lei, che spariscono subito dopo.
Selene pensa. Pensa alla situazione in famiglia. Alla piccola Arianne che va all’asilo e che Selene teme cresca vedendo tutti gli uomini come suo padre, ovvero come delle grandissime merde. Pensa alla zia che combatte tutti i giorni per fare in modo di ricevere il loro affidamento. Pensa al suo unico amico, l’unico che la capisce, che la ascolta e che la comprende.
-So che sei qui, quindi fatti vedere.- sussurra Selene.
-Mi hai chiamato?
Selene gira la testa verso sinistra e vede uno splendido Bill, seduto accanto a lei con nonchalance. Solito impermeabile nero, soliti anfibi e maglia nera. Ma questa volta porta una sciarpetta di lana rossa, che spicca sul suo abbigliamento scuro, e dei guanti neri senza dita.
-Ma tu non hai altri abiti?
Bill scoppia a ridere. Una risata cristallina che riesce sempre a contagiarla.
-Se ne portassi altri mi riconosceresti?
-L’importante è che non puzzi di cane morto o col cavolo che ti faccio entrare in casa.- risponde Selene ridendo per poi gettarsi fra le braccia spalancate di Bill.
-Mi stai dicendo che puzzo?- chiede lui facendo il finto indignato. Selene inspira a fondo il suo profumo, quello che tanto ama e che la fa sentire veramente a casa.
-Affatto. Amo il tuo profumo.
Le bacia dolcemente la testa, stringendola a sé per infonderle un po’ di calore e coccolandola come una bambolina delicata.
-Com’è andata oggi?
-Una vera merda.
-Modera il linguaggio, signorina.- la riprende lui ridendo e lei gli tira un pizzicotto sul fianco.
-Non trovo altre parole per descriverla, ti dico che è stato veramente una merda. Quel cretino del mio psicologo crede che il mio cervello sia ridotto in pappetta per uccelli e che si stia difendendo dal dolore, cercando di autoconvincermi che io abbia superato la morte di mia madre.
-E non è così?
-No diamine! Mia madre è morta. Ricordarla farà sempre male, okay. Non averla avuta accanto in una fase delicata della mia vita mi rattristerà, okay. Non averla più accanto a me mi farà male, ma non posso farne una malattia, non posso. Devo essere forte. Per Arianne.
Selene sa che quando parla della madre diventa piuttosto aggressiva, ma sa anche che è un modo per non mostrarsi debole davanti a nessuno. Nemmeno a Bill, ma lui ormai la conosce fin troppo bene e lei non può nascondergli certe cose. La stringe forte a sé cullandola fra le sue braccia e lei si scioglie come neve al sole.
-Mi manca, è vero, ma non sopporto che quel coglione pretenda di sapere come mi sento io.- mugola Selene e Bill vorrebbe fare di tutto per farla stare bene.
-Cerca di non pensarci, piccola. Ora ci sono io con te, e non ti abbandonerò mai.
-Mai?- alza gli occhi Selene, immergendosi in quelli di Bill.
-La sai la risposta.- risponde sorridendo.
-Voglio sentirtela dire.
-Mai.- sussurra lui.
Selene non riesce a capire cosa stia succedendo e cosa lei stia per fare. Sa solo che in quel momento esistono solo loro due. Lui e lei. Lei e lui.
Stringe la sciarpetta rossa di lui, tirandolo più vicino a sé. I loro respiri vicini e i loro sguardi che bruciano.
In un attimo, Selene incolla le sue labbra a quelle di Bill in un tenero e caloroso primo bacio.”

Selene sbarrò gli occhi respirando velocemente. Sentiva le sue guance rosse come pomodori e calde come piccole stufette. Aveva realmente baciato Bill all’età di quindici anni oppure era solo uno stupido sogno?
Si mise a sedere di scatto cercando di calmarsi. Era impossibile che avesse baciato Bill, il suo primo bacio se lo sarebbe ricordato perché lei non aveva
ancora baciato nessuno. Era una cosa illogica che avesse dimenticato pure quello. Ma ancora più illogico era che l’avesse dato proprio a Bill.
Scosse la testa poggiando i piedi al tappeto persiano e si avviò in bagno.
Dall’orologio antico sopra al comodino erano le dieci del mattino. Strano che Camille non fosse arrivata con la colazione. Magari era arrivata ma non l’aveva sentita. Si fece una doccia con calma, si asciugò e si rivestì tornando in camera. Proprio in quel momento, qualcuno bussò alla sua porta. Selene corse a tirare una pallina di carta nel buco che collegava la camera di Selene con quella di Jasmine e si buttò a pesce sul letto.
-Avanti.
-Eccomi!- cinguettò Camille entrando con un vassoio stracolmo di cibo e una tazza di sangue fresco che, puntualmente, Selene lasciava intatta.
–Perdonami se non sono riuscita a venire prima, ma la tua piccola e dolce sorellina mi ha trattenuta per un topo.
-Un topo?- chiese confusa lei mentre la vampira annuiva.
-Sì. Abbiamo trovato un piccolo topo in camera del signor Tom, lui lo stava per ammazzare ma Arianne gliel’ha impedito. Ha detto che voleva tenerlo con sé perché le ricordava te.
-Me? Perché?- chiese ridacchiando e iniziando a mangiucchiare la colazione.
-Perché è totalmente bianco, con due occhietti neri come pozzi.
Selene ridacchiò assieme a Camille.
-Arianne è sempre stata un’animalista. Non farebbe del male ad una mosca.
-Lo si vede, Selene. E’ una dolce bambina.- rispose Camille con un dolce sorriso sulle labbra. –E oggi verrà a mostrarti Selene 2.
Per poco non le andò la colazione di traverso. –C-cosa?
-Selene 2.- rispose ridacchiando. –Presto verrà a mostrartela. Penso che non venga prima di cena, perché adesso è di sotto a giocare con la piccola Maryse e con Selene 2.
-Capisco.- rispose cercando di sorridere in modo naturale, ma senza successo.
-Passo a ritirare il vassoio fra mezz’ora. Cerca di bere un po’ di sangue.
-Sai che mi disgusta.
Dopo quella cena di fidanzamento, nel quale aveva bevuto un po’ di sangue, Selene si era poi rifiutata di berne altro. Non voleva dipendere da un altro essere umano. Non voleva. A malapena mangiava carne, figurarsi bere sangue di un’altra persona!
-Comunque passerò fra mezz’ora. Mangia tutto, mi raccomando.- disse sorridendo e uscì dalla stanza.
Selene corse a prendere carta e matita per scrivere un biglietto e lanciarlo nella camera di Jasmine. Poche e semplici righe che avrebbero dato inizio al loro piano.

Verso l’ora di cena, Arianne verrà in camera mia. Tieniti pronta.

 

Selene fremeva d’eccitazione e paura, mentre i dubbi si facevano via via più numerosi. L’orologio segnava pigramente le sei del pomeriggio ed era già buio fuori. Di Arianne neanche l’ombra e Selene pensava che sarebbe impazzita prima dell’arrivo di sua sorella.
I suoi pensieri andavano ad Arianne. Avrebbe voluto abbandonare quel posto, dove aveva degli amici (amici pericolosi) e dove sembrava vivere serenamente?
I suoi pensieri andavano a Tom. Come avrebbe reagito sapendo che avevo sfruttato i passaggi segreti che lui le aveva mostrato? Si sarebbe sentito tradito?
I suoi pensieri andavano a Bill. Cos’avrebbe fatto, sapendo che la sua futura sposa era scappata dal suo lugubre castello? Cos’avrebbe fatto per riaverla? Cos’avrebbe fatto se l’avesse ripresa?
L’ultima domanda fece rabbrividire Selene di paura e saltò quando senti bussare alla porta.
Tremante, calciò il bigliettino dritto nel buco nella parete e si sedette sul davanzale della finestra.
-Sì?
Nella stanza entrarono Arianne e Tom, entrambi sorridenti.
-Selene!!!- Arianne le corse incontro e l’abbracciò forte. –Guarda qui!
Aprì il fagotto che stringeva in mano e ne uscì un piccolo topolino bianco, che squittiva allegramente annusando Arianne.
-Lei è Selene 2! L’ho trovata in camera di Tom.- disse ridacchiando mentre Tom le raggiunse.
-Questa piccola peste mi ha implorato di tenerla con noi e non ho saputo resisterle.
-Benvenuto nel club “Il ‘no’ non esiste per Arianne”.- disse ridendo con Tom.
-Non è bellissima?- chiese gongolante Arianne e Selene annuì accarezzando il topino.
L’unica cosa che a Selene non veniva in mente era come liberarsi di…
-Tom, puoi andarmi a prendere il lettino che abbiamo fatto per Selene 2? Ti prego.- disse facendo gli occhioni dolci. A Selene non parve vero.
-Okay, vado e torno. Non cacciatevi nei guai.- le ammonì ridacchiando e uscì dalla stanza.
-Arianne, ascoltami bene. Metti Selene 2 nella tua borsetta e chiudila ben bene.
-Perché?
-Perché ce ne andiamo di qui.
-Dobbiamo dirlo a Tom e…
-Arianne! Non possiamo. Dobbiamo andarcene adesso.
Selene prese per mano la sorellina, dopo che ebbe messo Selene 2 nella borsetta, e corsero in camera di Jasmine che era già pronta. Il passaggio segreto già aperto.
-Tu sei Jasmine.- disse Arianne senza paura. –La vampira della quale mi parla sempre Tom.
Jasmine si ritrovò un po’ spiazzata, ma annuì.
-Dobbiamo andare. Tieni la candela. Abbiamo cinque minuti di tempo.
Andarono nel passaggio segreto e questo si chiuse dietro di loro. Corsero velocissime negli angusti cunicoli, mentre Arianne non si staccava un attimo dalla sorella. Dopo poco arrivarono alla famosa scala a chiocciola e la scesero velocissimamente. L’umidità e la temperatura di quel luogo angusto aumentavano sempre di più, rendendo l’aria soffocante.
Arrivarono in fondo alla scala a chiocciola e Jasmine premette i mattoni giusti, per fare in modo che la porta del passaggio segreto si aprisse. Jasmine esultò sottovoce ed entrarono tutte e tre nel piccolo corridoio che dava sui vari passaggi segreti delle celle.
Una…due…tre!
Jasmine spinse con forza il terzo paio di maniglie, che davano sulla terza cella, e videro una figura rannicchiata in un angolo.
-Papà?- bisbigliò lei e questa figura alzò la testa, mostrando un uomo giovane, dalla carnagione chiara, con capelli castani ma con gli stessi occhi di Jasmine.
-Jasmine. Non pensavo che…
-Shhh! Parliamo dopo ora vieni.
Bartolomeo abbracciò velocemente la figlia ed entrò nel passaggio segreto, che subito dopo fu richiuso.
-Io sono Bartolomeo, il padre di Jasmine. Mi spiace di incontrarci in queste circostanze, Selene, ma usciti da qui avremo modo di fare le presentazioni come si deve.
-Venite. Di qua.- bisbigliò Selene tirando con sé Arianne.
Percorsero vari cunicoli, abbassando la testa o camminando a fila indiana. Selene ricordava bene quei cunicoli e con essi ricordava molto bene anche le urla strazianti che l’avevano condotta fin lì.
Le venne una voglia matta di tornare indietro. Di tornare da Bill.
Si diede della sciocca e continuò ad avanzare. Bill era un mostro. Affamato di sangue e di potere, che pensava di essere il principino della terra, ma Selene pensava bene che lui fosse solo il…
-Principino di sto cazzo.- sibilò tra i denti, ricordando la madre che aveva perso. La madre che non aveva mai conosciuto Arianne. La vita di merda che avevano condotto lei e sua sorella fra le grinfie di quel drogato di suo padre, solo per uno stupido capriccio del Principino di sto cazzo.
Tutti questi ricordi, tutte queste emozioni e sensazioni fecero in modo che lei continuasse ad avanzare, dritta verso la meta.
Respirò a pieni polmoni, sentendo aria pulita e fresca che proveniva dalla direzione nella quale stavano andando. L’odore di libertà, che si faceva più vicino ad ogni passo. L’odore di una nuova vita. Di una vita normale tra esseri umani. Una vita senza inquietanti vampiri che ti sbucavano da ogni angolo.
Selene vedeva solo l’uscita davanti a sé. Bianca per la neve e non si accorse di lui quando andò a sbattere contro il suo petto.
Selene lo identificò ancora prima che i suoi occhi lo vedessero in faccia. Il suo odore era inconfondibile. Un odore che inconsciamente aveva amato sin dal primo momento e che la faceva sentire a casa.
-Ciao Selene.- disse minaccioso Bill, più minaccioso e rabbioso di come non lo avesse mai visto. A malapena si accorse degli altri venti vampiri che erano dietro di lui, talmente era impressionata e paralizzata dai suoi occhi.
-Questa proprio non me l’aspettavo, piccola. Io e te dobbiamo fare una bella e sana chiacchierata.

  
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