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Autore: Lisbeth17    21/08/2012    4 recensioni
Dal I capitolo:
“Mi dispiace molto Lucia, ma non è più una cosa discutibile, è una richiesta del Pubblico Ministero e visti i magri risultati ottenuti finora, non possiamo opporci. Non ti obbligo a collaborare in prima persona, ma devi mettere a disposizione uno dei tuoi uomini che farà da collegamento.”
“Mi sembra di capire che non ho molta scelta.”
“A questo punto no, posso capire la tua frustrazione ma non possiamo esimerci da una così chiara richiesta del magistrato.”
“Va bene generale metterò a disposizione uno dei miei uomini, quando dovremmo cominciare?”
“Questa sera passerà il Vice Questore aggiunto Andrea Manzi.”
“E per questa sera avrò delegato a qualcuno quest’operazione coordinata.”
E' passato un anno e molte cose sono cambiate, mentre altre invece purtroppo no.
I nostri Ris perderanno le redini dell'indagine.
Un commissario speciale.
Sempre Pugliese.
NB: Non è una L&O
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Between the laboratory and the police'
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Che giornata incasinata.... Giò solo per te!!!
 

Losing the only way

«Sarà una pessima giornata... » disse Andrea seduta al tavolo della cucina, mentre si mangiava una fetta biscottata e ogni tanto prendeva un morso di cracker con il tonno dal marito. La questione Zigulì si era risolta per il meglio, la Brancato gli aveva concesso i domiciliari, e lei per questo le sarebbe stata sempre molto grata.

«Perché dovrebbe?» chiese allora Orlando curioso. «Ho una brutta sensazione... » disse ancora Andrea, incapace di spiegarsi in maniera migliore.
«Per me o per te?» chiese ancora lui, considerando ogni tanto Andrea una streghetta con le sue sensazioni.
«Non sono una sensitiva, non so per chi. Smettila di trattarmi come una megera.. » disse colpendolo leggermente sul braccio.

«Sei la più bella megera che io conosca.» disse lui alzandosi dal tavolo per andarle accanto e unire di nuovo le sue labbra con quelle di lei.
«Non te la cavi così...» disse ancora lei nel tentativo di mettere il broncio
«Dai... » disse allora lui andando a giocare con il lobo del suo orecchio, o meglio, subito dietro era un punto molto erogeno per Andrea.

Quasi ansimando disse solo «Smettila...»

«Non sei convincente.» disse lui infilando una mano in mezzo alle sue gambe, scostò i pantaloncini e gli slip delicatamente, per accarezzarla ancora «Non sei per niente convincente!» disse giocando con la sua intimità e sentendo la sua eccitazione crescere.
«Ohhh.» disse lei trattenendo poi il respiro, chiuse gli occhi e tirò indietro l a testa.

«Ti voglio!» disse lui scivolando sul pavimento e trascinandosela dietro.
«Anch'io...» disse lei mentre si liberavano dei loro vestiti. La sua eccitazione le stava davanti, dritta e fiera.
Quando lei lo invitò a entrare dentro di se, si mosse per accoglierlo fino a quando i loro bacini non si unirono e le loro mani s’intrecciarono «Tu ed io siamo una cosa sola... » disse Orlando mentre si muoveva piano sotto di lei.
«In ogni caso le tue sensazioni riguardano entrambi. » Andrea colpita da quelle parole aumentò il ritmo dei suoi movimenti, vedendo chiaramente Orlando perdere progressivamente qualsiasi contatto con la realtà.

Quando l'orgasmo lo stava per travolgere, Orlando aprì gli occhi, legandoli a quelli di Andrea, che colpita da tale profondità e da tutta la situazione raggiunse con lui l'apice del piacere.

Uscirono insieme per andare ciascuno al proprio lavoro.

Entrando in commissarito fu accolta da Antonio.
«Dottoressa, dottoressa.» disse lui quasi agitato andandole incontro.
«Problemi?» chiese lei riconoscendo l’ansia dai tratti del suo volto.
«Temo enormi.» disse lui abbassando il capo, mentre lei lo fissava sempre più preoccupata. Non si trattava solo di un caso spinoso, no, era un problema enorme, uno di quelli con la P maiuscola e Andrea lo sapeva bene.
«Via il dente, via il dolore.» disse per convincerlo a parlare.

«Nel tuo ufficio ci sono il capitano Brancato, il magistrato e…» già che aveva usato il tu, la cosa doveva essere molto grave.
«Chi altro c’è Antonio?» lo incalzò lei
«Fulvio Belli.» disse lui quasi in un sospiro. Andrea scosse la testa, ancora incredula di quanto appena sentito.

Fulvio Belli era un uomo che lei era riuscita a ricollegare alla nuova banda di Pugliese. Era un ladro di zona, un uomo molto preparato in furti in appartamenti ben protetti come quelli di quel quartiere, ed era anche un ottimo ricettatore, si pensava avesse conoscenze in Svizzera e a San Marino per far sparire la merce particolarmente pregiata. Era ‘in pensione’ da un po’, ma Andrea che aveva studiato affondo tutti i casi della zona, aveva riconosciuto il suo tocco con una cassaforte. Il Belli era sì un ladro, ma era soprattutto un uomo d’onore, aveva una moglie e una figlia che amava e rispettava e non sopportava la violenza su donne e bambini, in generale non apprezzava la violenza ingiustificata. Era l’unico che aveva trovato, ed era l’unico che secondo lei era meno in linea con la condotta Pugliese; lo aveva avvicinato e incontrato più volte, ci aveva messo molto tempo per far si che lui si fidasse di lei, ma in qualche modo ci era riuscita e lui si poteva dire che fosse il suo informatore. Per sua stessa ammissione Fulvio le aveva confessato di aver partecipato alle due rapine ma Pugliese era furbo. Non si circondava più di persone, non si fidava più di nessuno, chiamava solo pochi giorni prima del colpo e spariva poco dopo che la merce era stata piazzata. Andrea era d’accordo con Fulvio, durante il prossimo colpo sarebbe stata avvisata, cogliendo Pugliese sul fatto ed evitando eventuali ripercussioni al suo informatore.

«Ecco perché!!» disse Andrea colpendosi la fronte. Bianca, che sapeva che lei aveva un informatore sul caso Pugliese, pochi giorni prima aveva particolarmente insistito per conoscerne il nome, e lei fidandosi, glielo aveva detto. Mentre Bianca, evidentemente agiva su ordine della Brancato, quella ragazza avrebbe dovuto lavorare molto per riconquistarsi la sua fiducia.

Scosse la testa per seguire il suo vice nel proprio ufficio. La Brancato la accolse con un ghigno di sfida, quasi a darle dell’incapace, mentre Paolo sembrava confuso, aveva agito alle sue spalle ma si sentiva comunque preso in giro da lei, che non gli aveva mai accennato a quel suo informatore.

La Brancato che doveva averlo intuito aveva sfruttato a suo vantaggio la vicenda, Andrea era sempre più disgustata da quella donna.

«Buongiorno!» disse fredda entrando nel suo ufficio incrociando lo sguardo di tutti, esitò un momento solo nell’incontrare lo sguardo di Fulvio, lo aveva deluso e aveva tradito la sua fiducia. Quando i suoi occhi incrociarono quelli dell’uomo, lei ebbe un sussulto, lo sguardo era vuoto, perso, sconfitto e lei si sentì tremendamente responsabile.

L’interrogatorio non portò a nulla, Fulvio non aprì in sostanza mai la bocca, e le accuse della Brancato non erano coadiuvate da nessuna prova. Non sapeva davvero nulla di quell’uomo, ne conosceva solo i precedenti, e di certo non le sarebbero bastati per farlo crollare. Il magistrato assisteva inerme a quel monologo della Brancato, mentre Andrea non sapeva come aiutarlo. Fulvio fissava la Brancato quasi compatendola, mentre sembrava capire, quando la guardava negli occhi, quanto lei fosse estranea a tutta quella faccenda.

Dopo oltre tre ore di chiacchiere assolutamente inutili, che non portarono a niente, il magistrato posò una mano sul braccio della Brancato per fermarla. Andrea accompagnò l’uomo alla porta avvicinandosi poi al suo vice «Mettiti alle sue costole, cerca di farmi sapere i suoi spostamenti.» gli disse a bassa voce afferrandolo saldamente per il braccio. Antonio annuì per poi lasciare il commissariato.

Andrea ritornò nel suo ufficio, dove c’erano ancora il magistrato e la Brancato, non appena si chiuse la porta alle spalle, Paolo le chiese «Come ti è venuto in mente di non parlarmi del Belli...» Andrea cadde stanca sulla sua sedia.
«Paolo era una questione piuttosto delicata.» disse lei senza volersi effettivamente giustificare.
«Lavoriamo insieme su questo caso, ti ci ho voluto io.» disse lui ancora arrabbiato. «Vi lascio soli, arrivederci.» disse la Brancato lasciando la stanza come se non avesse fatto nulla di male. Andrea non le rispose nemmeno per tornare a concentrarsi su Paolo.

Lucia fuori dal commissariato trovò Daniele e Orlando che la aspettavano, era stata lei a chiedergli di raggiungerla lì.
«Com’è andata?» le chiese il riccio vedendola non troppo soddisfatta.
«Quel tizio non ha aperto bocca, la Manzi neppure, ma adesso se la sta vedendo con il magistrato.» disse lei passandosi una mano sulla fronte. Orlando, che di quella storia non sapeva nulla, perché Andrea non lo aveva mai informato, sembrava particolarmente confuso. Lucia vedendolo titubante continuò a stuzzicarlo.
«Tua moglie e il magistrato sono molto intimi, lui ci è rimasto molto male del fatto che lei lo abbia tenuto all’oscuro di tutto.» disse ancora con aria di sufficienza.
«Lucia lavorano insieme da anni e si conoscono bene, è normale avere discussioni di lavoro.» disse ancora Orlando, che cominciava a sentire la gelosia montare «Sarà, ma è lui che l’ha voluta sul caso Pugliese.» disse la bionda quando delle urla leggermente soffocate arrivarono alle loro orecchie.

«Non ti fidi di me? Ora metti in dubbio il mio lavoro?» lo incalzò ancora lei
«Lo sai che mi fido di te Andrea, ma tu non puoi fare tutto da sola...» disse ancora lui ad alta voce.
«Non faccio tutto da sola, era una questione delicata.» ribatté ancora lei
«Non dovevi escludere me.» disse ancora lui deciso.
«Va bene, hai ragione.» disse ancora lei. I tre ancora fuori, sbirciando dentro, poterono notare come i due si erano alzati e si erano stretti la mano, quando l’uomo l’aveva attirata a se per abbracciarla, Andrea ricambiò quella stretta. Orlando ormai livido di gelosia, vide ancora quell’uomo sussurrarle ancora qualcosa all’orecchio, prima di montare in macchina, seguito dai due colleghi per tornare al Ris.

«Mi fido di te, ma stai attenta.» le aveva sussurrato Paolo all’orecchio
«Grazie!» aveva risposto piano lei, due lacrime stavano per far capolino nei suoi occhi, quella situazione l’aveva immensamente stressata.

Andrea era rimasta tutto il giorno nel suo ufficio, senza che nessuno dei suoi collaboratori potesse avvicinarla, era ancora sufficientemente nervosa e lanciava ripetutamente una palla da tennis contro la porta chiusa, il povero Novelli aveva anche solo paura a passarle le telefonate. Si chiedeva perché Orlando non si fosse fatto sentire, chiedendosi se andava tutto bene.

Quando un impavido bussò alla sua porta e il suo cellulare cominciò a squillare.

«Avanti!!» disse dopo aver nuovamente lanciato la palla contro la porta per poi rispondere al telefono. «Mi dispiace Andrea l’ho perso.» disse Antonio in un sussurro, sapeva che la cosa non le avrebbe fatto molto piacere e non si stupì particolarmente quando lei gli attaccò il telefono in faccia senza rispondergli nemmeno.

«Dannazione!!!» disse Andrea scagliando nuovamente la palla verso la porta, ma questa volta la palla non fece alcun rumore e Andrea alzò il viso per vedere cosa avesse bloccato la sua corsa. E lì lo vide, Orlando con la sua pallina in mano, e lo sguardo teso, sembrava... Non poteva essere, sì disse Andrea.

«Ciao» le disse lui freddo «Ciao» gli rispose Andrea buttando la testa sullo schienale della poltrona, forse era proprio quello che temeva.

«Problemi?» gli chiese ancora lui «Non lo sai? La Brancato ha buttato all’aria il mio lavoro di mesi.» disse lei con la rabbia nella voce.

«Forse stai esagerando.» disse ancora lui.

«Cosa?» chiesa Andrea incredula, non si aspettava certo una risposta del genere da lui, non su quell’argomento. «Lucia è un ottimo capitano e un buon carabiniere, credo che tu sia obnubilata dal tuo giudizio personale nei suoi confronti.» disse ancora lui calmo.

«Io ti dico quello che so, avevo un informatore e l’ho perso.» disse Andrea fredda, non si aspettava certo che lui, proprio lui, non la capisse in quel momento.

Si alzò dalla sedia e prese la sua giacca. «Dove te ne vai? Dal tuo amichetto? Mi sembra che lui ti abbia abbondantemente scusato per avergli omesso informazioni sul caso…» chiese ancora lui con un tono che Andrea reputò inaccettabile, la gelosia non c’entrava, lui la stava giudicando anche professionalmente, e lei non poteva sopportarlo.

«Vaffanculo Orlando. Stasera non torno a casa, vado da Tiia e dormo in casa famiglia, voglio stare sola.» disse lasciandolo solo nel suo ufficio, con ancora il suo antistress in mano.

Orlando non si aspettava da lei quella reazione, e capì immediatamente quanto il suo comportamento e le sue parole l’avessero particolarmente ferita. Non le corse dietro, la conosceva, sapeva che aveva bisogno di sbollire.

La consapevolezza totale di essere stato un coglione la raggiunse quando Antonio arrivò in commissariato.

«Andrea?» chiese l’uomo preoccupato «E’ da Tiia…» disse solo Orlando.

«E tu?» chiese ancora Antonio che stupido non era «Abbiamo discusso!» disse solo Orlando.

«Spero tu non abbia preso le parti del tuo capo, perché stavolta Andrea ha ragione. Immagina se lei venisse al Ris, con le manette ai polsi di un vostro informatore, bruciandolo completamente?» disse solo Antonio per poi lasciarlo solo.

Orlando capì quanto la sua gelosia avesse offuscato la sua capacità di giudizio, lasciò il commissariato non volendo più abbandonare la pallina da tennis, che teneva stretta tra le mani.

Andrea arrivò in commissariato all’alba, poca voglia ancora di parlare con chicchessia, quindi si chiuse nel suo ufficio. Novelli alle nove le diede uno scatolone della Procura, consegnato a mano per lei, Andrea che non si aspettava nulla prese la scatola e una volta posata sul tavolo la aprì. «No!!!!!!!!!!!!!!!!» gridò mettendo tutti i suoi uomini in stato di allerta che, prontamente, si affrettarono nel suo ufficio. Lei tratteneva a stento le lacrime, ma parlò comunque.

«Novelli, vedi se c’è ancora l’uomo che te l’ha consegnata, Pezzi chiama il magistrato e Carnacina che ci raggiungano immediatamente al Ris. Ferlà guai a te se qualcuno tocca questa scatola. Torno subito.» disse portandosi una mano alla bocca e lasciando la stanza.

Quando rientrò nel suo ufficio Ferlà, non si era mosso, Novelli scosse la testa, a dirle che dell’uomo non c’era traccia e Antonio le chiese il permesso di entrare, lei annuì facendogli il cenno di avvicinarsi alla scatola, che scoperchiò.

La scatola conteneva la testa di Fulvio Belli, con tanto di proiettile conficcato in mezzo agli occhi, Antonio fu percorso da brividi di disgusto. «Pugliese?» chiese solo «Chi altro?!» disse Andrea che prese la scatola dopo averla richiusa.

Mandò buona parte dei suoi uomini in giro a cercare il resto del corpo. «Discariche, lungo fiume, non tralasciate niente.» disse decisa per poi uscire scortata da Antonio, montò in macchina diretta verso il Ris.

La rabbia in quel momento le impediva di cedere alle lacrime che le stavano spezzando il cuore.

 

Lucia stava facendo il solito briefing mattutino, era con tutta la squadra nel suo ufficio, quando la porta si aprì senza che nessuno avesse bussato, facendola sussultare.

 Andrea Manzi seguita dal suo vice, dal magistrato e da Carnacina entrò nel suo ufficio come una furia con una scatola della procura in mano. «Come si permette.» disse Lucia alzandosi in piedi mentre lei le posava la scatola davanti.

Andrea non le rispose nemmeno, scoperchiò la scatola.

 «Se lo ricorda Fulvio Belli?» le disse tirando fuori la testa dell’uomo, prendendola per i capelli.

Lucia inorridì voltando la testa di lato, Bianca si portò le mani alla bocca nauseata, Bart e Milo fecero una smorfia di disgusto, mentre Orlando e Daniele, videro il dolore negli occhi di Andrea. «Stiamo cercando il resto del corpo.» disse Andrea rimettendo la testa nella scatola.

«Come?» le chiese Bart «Ho mandato un po’ di uomini in giro, fortunatamente Roma non è piena di cadaveri senza testa e poi Fulvio aveva un tatuaggio piuttosto particolare sul braccio.» disse ancora lei chiudendo la scatola e allungandola verso Daniele, l’unico di cui si fidava in quel momento.

«Quale?» chiese ancora Bart. «I nomi Sonia e Ines, scritti intrecciati la S in comune. Sua moglie e sua figlia.» ammise ancora Andrea, voltandosi finalmente verso Orlando. Immaginava di trovarselo di fronte con quello sguardo da cane bastonato, almeno aveva capito quanto stupido fosse stato, muovendo quelle folli accuse nei suoi confronti, acciecato di nuovo dalla gelosia. Ti amo, diceva quello sguardo, e morirei se ti succedesse qualcosa.

Bart si alzò in piedi stupendo tutti quanti i presenti «Lucia, possiamo andare anche noi?» disse guardando il suo capo, facendole capire che non avrebbe accettato un no come risposta. Pensando che se fosse successo a lui, voleva che la sua Eleonora e il suo piccolo Andrea avessero un cadavere sul quale piangere. Andrea sorrise dolcemente, guardando Bart, quel ragazzo era davvero speciale, malgrado quel suo carattere, troppo puntiglioso e vagamente arrogante, aveva un cuore d’oro. Il capitano annuì e Bart e Milo lasciarono la stanza.

Andrea si portò nuovamente una mano alla bocca e rivolta verso Paolo disse «Torno subito.» lasciando velocemente la stanza. Orlando la vide uscire, molto scossa, si sentiva tremendamente in colpa. «Tenente!!» lo riportò alla realtà la voce del magistrato, e quando si voltò a guardarlo, questi gli indicò la porta, facendogli cenno di seguire Andrea.

Orlando ammise a se stesso che quell’uomo era sicuramente più saggio di lui, lasciò la stanza per seguire Andrea nei bagni, dove la sentì dare di stomaco.

«Andi, come stai?» disse da dietro la porta. «Uno schifo.» rispose lei, per uscire dal bagno e ficcare la testa sotto l’acqua. «Mi dispiace. Sei ancora arrabbiata con me?» le chiese lui avvicinandosi piano «No, cretino!» disse lei gettandosi tra le sue braccia. «Amore mi dispiace tanto, sono stato sciocco e superficiale, e geloso.» le disse mentre la stringeva di nuovo tra le braccia. «Come ti senti?» le chiese ancora. «Uno schifo, muoio dalla voglia di piangere, ma non posso, non ora.» disse lei mentre si faceva cullare ancora dalle sue braccia. «Sono qui, sfogati… pensi sia Pugliese?»

«Sì, sinceramente sì, la spietatezza e la testa inviata come messaggio, mi sembrano abbastanza palesi, Fulvio non aveva nemici, a parte Pugliese non lavorava con nessuno… » disse ancora lei, per poi sciogliere quell’abbraccio, mentre lui la guardava confuso. «Ho un sacco di cose da sistemare, andiamo. Non ultimo uccidere la Brancato…» disse lei con un sorriso amaro sul volto «Ieri ho esagerato, è vero, e Lucia non è lucida su questo caso; ma credimi è un’ottima professionista.» disse ancora lui prendendola per le spalle. «Io questo non lo metto in dubbio, le manca l’umiltà per ammettere che non riesce a gestire Pugliese, quell’uomo le ha rovinato la vita e la capisco, davvero, ma bisogna sapersi tirare indietro quand’è il momento.» disse ancora Andrea «Parli come se lo sapessi.» disse Orlando piano, ma era piccola, e non faceva il poliziotto ancora a quei tempi. «L’uomo che uccise i miei genitori evase cinque anni fa.» disse allora lei «Credi che non avrei voluto mettirgli le manette ai polsi? O sparargli? Salvo mi ha detto che non ero pronta ed io l’ho mandato a quel paese, ma ho fatto un passo indietro. Salvo e Giuseppe lo arrestarono una settimana dopo l’evasione. Ti devi fidare dei tuoi colleghi, dei tuoi uomini. Capisco che non sono un carabiniere e che non sono convenzionale, ma cosa le impedisce di provare a fidarsi di me?» chiese ancora Andrea quasi con le lacrime agli occhi «Amore, hai ragione. Dalle tempo, credo che un giorno vedrà la persona che sei e apprezzerà la tua professioanlità.» disse ancora lui prima di andare a cercare le sue labbra.

Lucia che era dietro la porta del bagno, non perché volesse effettivamente spiare, rimase molto colpita da quelle parole, ma non riusciva ancora ad andare oltre, non poteva ancora fidarsi completamente di quella donna.

Quando Andrea e Orlando tornarono nella stanza, Ghiro aveva steso un telo di plastica sul grande tavolo di vetro e Carnacina stava analizzando la testa. «Non ha sentito niente, la decapitazione è avvenuta post-mortem.» disse rivolto verso Andrea «Lo immaginavo, l’arma?» disse lei per poi voltarsi verso Paolo «Perché non ti giri? Sei verde!!» disse spingendolo verso una sedia lontana da Carnacina. «Il problema è che vi sento parlare…» disse lui sedendosi alla scrivania di Lucia.

Andrea si avvicinò al medico legale, dopo aver indossato dei guanti, che stava analizzando la collottola. «Tipo accetta, vero?» chiese allora Andrea. «mi fai paura Nenè!» disse Daniele alzando la testa dalla scatola che stava esaminando. «Pure a me!!» disse il medico legale «Comunque sì, sembra un colpo d’accetta, o meglio più di uno, il primo d’incisione, il secondo netto, il terzo e il quarto per liberarsi dei tessuti rimasti. Ma te che ne sai?» aggiunse il medico, guardandola torvo, Andrea sapeva sempre cose che una soave fanciulla non avrebbe dovuto sapere. «Ho spaccato legna...» disse lei ovvia, scrollando le spalle, dimostrando a tutti che soave fanciulla non era certo l'epiteto più adatto a lei; si rivolse poi al riccio «E’ vera, giusto? Altri pacchi non sarebbero entrati senza controlli nel mio ufficio.»

«Sembra vera, sì. Il timbro, e tutto, non sembra falsificata.» disse ancora il riccio «Come se l’è procurata?» chiese ancora Andrea con un po’ d’apprensione nella voce. «L’avrà presa da un secchio della spazzatura dalle parti della procura.» disse il capitano.

«Non dovrebbe discutere con Bianca di questo?» le chiese allora Lucia. «Non più.» disse il magistrato alzandosi per dirigersi verso di loro «Da oggi Andrea collaborerà con il capitano Ghirelli.» disse posandole una mano sulla spalla. Lei annuì, mentre Lucia incassò in silenzio.

Orlando era geloso dell’affiatamento e della fiducia che quell’uomo aveva con Andrea, lui non era riuscito a restare calmo quando avrebbe dovuto.

Il telefono di Andrea cominciò a squillare, era Bart «L’abbiamo trovato.» disse il tenente «E’ stato ucciso lì? Ti metto in vivavoce.» disse ancora Andrea «Non sembrerebbe. Dea c’è un biglietto sul corpo.»

«Per chi è? Non aprirlo…» disse Lucia intromettendosi. «Non c’è un destinatario…» disse Bart. «Sei con qualcuno dei miei?» gli chiese allora Andrea. «Sì, si Ferlà.» disse Bart avendo capito dove voleva andare a parare Andrea.

«Fatto e sono in vivavoce.» concluse il carabiniere poi. «Ferlà, metti i guanti e apri il biglietto.» Ordinò Andrea.

Lucia era sconvolta, voleva riprendere Bart, ma Andrea scosse la testa nella sua direzione. «Capo, il biglietto era nella tasca destra della giacca del Belli, il carabiniere ha fatto le foto che doveva, quindi prendo il biglietto e lo apro.» disse Ferlà, facendo intendere perfettamente che il biglietto non era mai stato tra le mani di Bart. «Dice: Commissario commissario. Questo proprio non me lo aspettavo. Firmato MP.. Sembra che ci abbiano sputato sopra.» disse ancora l’uomo. «Voleva essere sicuro che lo sapessimo. È tornato!» disse solamente Andrea. Per poi voltarsi verso Orlando e stringergli la mano.

«Perché si è rivolto a te?» chiese allora Orlando preoccupato. «L’abbiamo interrogato nel mio commissariato, probabilmente non sa nemmeno chi sono.» disse Andrea scrollando le spalle e chiedendogli, con lo sguardo, di stare tranquillo. «Come vuole procedere?» le chiese allora Lucia. «Vediamo se quest’omicidio ci porterà da qualche parte; torneremo nell’archivio della questura per cercare altri criminali che potrebbero oggi collaborare con Pugliese. Anche se temo né manchi uno, un solo partecipante alle rapine.» disse ancora Andrea sedendosi accanto a Daniele. «Perché?» le chiese Daniele. «La dinamica dei furti negli appartamenti. Pugliese addormentava i familiari, Fulvio si occupava della cassaforte e della ricettazione e poi manca il palo, che secondo me è la stessa persona che trovava le famiglie da rapinare.» disse Andrea ancora «Ricordo che ne parlammo, sono abbastanza d’accordo visti i furti.» disse ancora Orlando sedendosi vicino ad Andrea e Daniele. «Serra non sei su questo caso.» disse Lucia allora infastidita nel vedere quei tre lavorare insieme. Orlando uscì dalla stanza, per seguire Bianca su un caso di rapina, dopo che Andrea gli aveva fatto cenno di non rispondere a Lucia.

Quando ormai Daniele e Andrea erano soli, Bianca si avvicinò piano. «Andrea ti posso parlare un momento?» le chiese Bianca con la voce incrinata e lo sguardo basso.

«Certo!» disse Andrea gelida.

«Mi dispiace, io so di averti deluso, io … tu ti fidavi di me… io…» cercava di dire Bianca con la mortificazione nella voce e la paura di incontrare il suo sguardo.

«E’ vero, tu mi hai deluso, ed è vero che io mi fidavo di te. Hai fatto, però il tuo dovere, hai eseguito gli ordini che ti sono stati imposti, io questo … lo comprendo in qualche modo. Ma la mia fiducia nei tuoi confronti è compromessa, e ho deciso di interrompere la nostra collaborazione per questo motivo e perché ho bisogno di lavorare con qualcuno che sappia usare le sue capacità, indipendentemente dagli ordini ricevuti.» le disse Andrea senza alcune particolare inflessione nella voce.

«Mi... mi dispiace!!» disse Bianca con le lacrime agli occhi.

«Ti credo, lo so, ma è tardi. Spero che questo episodio ti sia utile per il futuro.» disse Andrea posandole una mano sulla spalla, per poi allontanarsi da lei.

Tornata da Daniele che, era in laboratorio per analizzare la scatola, fu interrotta nuovamente da Antonio, che era anche lui ancora al Ris, che entrò dicendo «Capo, è arrivata la moglie di Belli.»

Andrea scrollò le spalle e uscì nuovamente dalla stanza, ritrovando la donna scortata dal magistrato e dalla Brancato verso l’ufficio di quest’ultima.

Quando la donna la vide, si scagliò contro «E’ tutta colpa sua!!» disse arrivandole di fronte e sputandole in faccia.

Se tutti ormai erano in corridoio pronti a fermare la donna, Andrea fece cenno a tutti di fermarsi e non intromettersi «Mi aveva promesso che non gli sarebbe successo niente.» disse ancora la donna schiaffeggiandola senza che Andrea muovesse un dito. «Lei mi ha guardato in faccia dicendomi che non avrei cresciuto mia figlia da sola.» disse ancora la donna con le lacrime agli occhi, come Andrea ormai. Mentre si scagliava contro colpendola sul petto con cazzotti che perdevano sempre più forza. Andrea la teneva stretta a se, mentre quella donna sfogava tutto il suo dolore.

Orlando aveva le lacrime agli occhi, capendo perfettamente cosa stesse provando in quel momento la sua metà. Si avvicinò a Lucia e al magistrato per spingerli via, mentre Daniele invitava gli altri a tornare a lavoro. «Lasciatele sole!» disse Orlando invitandoli ad andare via. «Non è colpa sua, anzi, ho firmato io quel mandato di comparizione.» disse il magistrato sconvolto. «Sì, forse è vero. Non è colpa di Andrea, ma quella donna ha bisogno di lei in questo momento, non di voi.» disse ancora il tenente. «Lucia, per favore, lasciatele sole.» disse Orlando al suo capo che sembrava tremendamente distante.    

Quando quella donna lasciò il laboratorio, Orlando vide Andrea rintanarsi in una stanza e la seguì immediatamente. La trovò in lacrime che si reggeva a stento a un tavolo, la strinse in un abbraccio quando lei si lasciò cadere per terra.

Continuò a tenerla stretta a se mentre Andrea piangeva disperata, rannicchiata tra le sue braccia.

Lucia che aveva visto quella donna lasciare il Ris, era uscita dalla sua stanza con l’intenzione di raggiungerla e dirle qualcosa, voleva in qualche modo scusarsi; un rumore la bloccò nel bel mezzo del corridoio.

Erano singhiozzi disperati, si avvicinò non vista verso la fonte di quel rumore, per vedere Andrea con le ginocchia strette tra le braccia e la testa sul petto di Orlando, che non smetteva di accarezzarle i capelli, mentre lei liberava tutta la sua frustazione. «Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?» ripeteva Andrea tra i singhiozzi, quando Orlando le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo, anche i suoi occhi erano rigati di lacrime. «Non è colpa tua! Andrea credimi.» disse cercando di calmarla mentre lei scuoteva la testa «Amore hai fatto tutto quello che potevi per tenerlo al sicuro. Non puoi salvarli tutti.» disse ancora lui mentre le accarezzava il viso. «Avevo promesso...» disse lei quasi con rabbia «Dio se ti avessero promesso che sarei stata bene e per una leggerezza io morissi come staresti?» gli chiese lei ancora in lacrime. «Non lo dire nemmeno.» disse lui piangendo, incapace di immaginare la sua vita senza di lei. «Sto bene, non mi succederà niente.» disse Andrea abbracciandolo, sembrava terrorizzato. «Mi dispiace per quello che è successo al tuo uomo, mi dispiace davvero amore mio, ma davvero non ti colpevolizzare. Non è colpa tua… semmai…» disse ancora Orlando, quando Andrea gli posò un dito sulle labbra «Sh!! Se fossi stata chiara con Paolo, non sarebbe successo.» disse lei per poi posare un laggero bacio sul suo naso e poi sulle labbra. A Orlando piaceva quel modo speciale che aveva lei di cercarlo, era semplice e sincero, li riportava alla realtà delle cose, quella realtà fatta da loro due.

Lucia, capì in quel momento, dopo aver assistito a quella scena, quanto era successo quel giorno. Si era intromessa nell’indagine condotta da qualcun altro e le sue azioni avevano portato a un tragico evento, un uomo era morto, mentre lei cercava di ottenere la sua rivincita su una donna che non aveva mai fatto nulla contro di lei. Si era presa il suo uomo?! Poteva davvero incolparla di essersi innamorata di un uomo che lei aveva lasciato per prima?! Si era presa la sua indagine?! Era quello che voleva o forse le era solo capitata tra le mani?!

Troppe domande senza risposta. Forse le sue azioni contro il vice questore Manzi erano state eccessive. Non era però ancora capace di fidarsi di lei, non la capiva, e il suo essere non le permetteva di fidarsi così, senza capire.

 

NDA

Sono mancata per un po’, e di questo mi scuso, non certo per le vacanze ma per un improvviso blocco. La storia è agli sgoccioli, e con uno di questi ho avuto particolari problemi; diciamo che ho chiuso il pc senza troppe remore, incapace di scrivere, riprenderò più avanti.

Questo capitolo è corto, mi scuso con chi ama i lunghi capitoli, ma non poteva essere diversamente, ho personalmente sofferto nello scriverlo e faccio fatica anche a rileggerlo o correggerlo (perdonate quindi eventuali errori, se me li segnalate, provvederò a correggerli); Andrea vive un momento particolarmente difficile, non tanto perché perde un informatore sul caso Pugliese, soprattutto perché quest’uomo perde la vita, lei si assume la responsabilità di quanto accaduto e ne soffre, come solo lei, con il suo animo e il suo particolare attacamento alla vita ne può soffrire.

Il personaggio di Lucia in questo capitolo tocca il fondo, per lo meno per me, d’ora in avanti diciamo che può solo migliorare, intendiamoci, sarà ancora spiacevole, a volte davvero molto spiacevole, ma peggio di così è difficile anche solo da pensare.

Ho in mente una OS su di lei, per spiegare questo personaggio così articolato, che davvero in pochi hanno capito o apprezzato e i più m’hanno criticato; ma come ho già detto, la storia è mia, io sono il burattinaio e i personaggi vanno dove decido io.

A costo di risultare impopolare, cosa che so di essere, credo che la storia sia giusto portarla avanti così come l’ho pensata io, mi verrebbe malissimo scrivere cercando di assecondare idee che non sono mie.

Adios

A

 

Dal Prossimo Capitolo

Attaccando il telefono, il tenente, vide Orlando varcare le soglie del laboratorio e gli si avvicinò subito «Tua moglie, per motivi non ben definiti. Vuole che blocchiamo Lucia al Ris fino al suo arrivo.» gli disse in tono cospiratorio.

«La cosa non promette nulla di buono.» disse Orlando scuotendo allora la testa.

«Lo penso anch’io.» ammise Bart, grattandosi la testa per un momento.

«Ti do una mano.» disse poi Orlando passandogli una mano sulla spalla e dirigendosi con lui nell’ufficio di Lucia.

 




  
   
 
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