Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Myriam Malfoy    04/03/2007    3 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Harry ora era stufo di subire e soffrire per delle persone che non gli avevano mai raccontato la verità, che lo avevano sempre modellato a loro gusto, lui ora viveva davvero il suo pieno potere e se quelle che si erano così a lungo e ingiustamente definiti ‘amici’ si ritenevano tali avrebbero dovuto accettarlo e lasciarlo andare. Come aveva fatto Ginny. La rossa ex aveva compreso la sua natura e in parte l’aveva accettata come parte di lui ed aveva compreso che non era lei destinata a stargli accanto e lo aveva liberato da ogni promessa e nel suo profondo Harry sperò che non fosse stato un addio perenne, nel suo cuore oscuro sentiva che un giorno l’avrebbe riavuto accanto.

“Allora? Ha capito la lezione?” chiese Ron fermandosi un momento e fissandolo con i suoi occhi chiari mentre il suo ‘amico’ rialzava il volto e solleva le palpebre a velare uno sguardo verde ribollente di collera e potere puro. In un attimo una forza misteriosa lo allontanò da quel corpo mentre i suoi amici venivano sbattuti sul pavimento e imprigionato contro. Ron guardò impotente Hermione dimenarsi al suolo come un pesce fuor d’acqua che improvvisamente non aveva più aria, il viso era deturpata in un muto grido e delle smorfie di dolore e paura le solcavano i lineamenti. Volse per un attimo gli occhi marroni verso il suo fidanzato cercando, implorando aiuto in un qualsiasi modo, ma il rosso non si poteva muovere, i muscoli era intorpiditi e il suo corpo ancorato al suo come se milioni di mani lo trattenessero, e in un attimo capì che quelle stesse mani bloccavano anche i suoi compagni al suolo, come tante bamboline senza fili. La bacchetta gli cadde di mano mentre una fredda e devastante risata gli percuoteva le ossa in brividi di terrore e con sgomento si rese conto che non era stato lui a provocarla, ma quel moretto che poco prima picchiavano e che ora lo guardava con un sorriso di scherno prima che la sua mano scattasse a serrarsi intorno alla sua gola, le dite fredde contro la pelle bollente e sudata.

“Non lo so Ron. Tu che dici?” chiese cono voce falsamente melliflua e perciò ancora più terrorizzante rispondendo alla domanda di prima mentre il rosso sgranava gli occhi nel vedere l’aura di potere nero che circondava il ragazzo, il suo aguzzino e che lo avvolgeva in lunghe lingue di tenebra e ali di pipistrello facendo rifulgere gli occhi come gemme di luce. Gli atri a terra tremavano dalla paura e osservavano impotenti il loro amico stretto nella morsa d’acciaio di quella mano che lentamente lo sollevò da terra di qualche centimetro sbattendolo poi contro il muro. Harry si stava divertendo, era incredibile quanto provasse gusto nel vendicarsi di ogni più piccolo dolore che li avevano inflitto, era la prima volta che lasciava fluire il suo potere in quel modo, era stata una cosa puramente istintiva e non aveva idea di poterlo fare, di poter usare il suo potenziale per bloccare delle persone o sbalzarle via. E sentire il genuino terrore che percuoteva quelle giovani vite gli dava una sensazione di esaltazione e supremazia, per tutta la vita era stato il più debole, ma ora le carte in gioco erano cambiate e lui poteva finalmente godere della piena sensazione di potere e dominio.con una smorfia si accorse che i pugni subiti avevano sortito il loro tributo e ora lo stomaco gli doleva, strinse i denti mentre le costole protestavano offese dal non ricevere medicazioni ma lui non ci badò perché al momento voleva far pagare anche quello ai suoi compagni. Non sapeva bene come utilizzare quel potere, fin’ora non aveva mai utilizzato il suo potenziale in quel modo ma sentiva una forza primordiale comandarla e istintivamente sapeva benissimo cosa faceva e come doveva essere fatto. Le spire di potere nero gli solleticavano gli abiti gonfiandoli il mantello in un’imitazione di ali neri da demone che incombevano su gli altri bloccati, schiacciati da quella forza invisibile che gli toglieva il respiro. La luce sembrò affievolirsi in quel tratto di corridoio mentre l’aura oscura cresceva, si nutriva del genuino terrore delle sue vittime e della bieca vendetta che il suo padrone desiderava liberandosi in calde volute di vellutata tenebra che lambì il viso del rosso imprigionato contro il muro. Ron tremò mentre quel tentacolo nero gli accarezzava il volto pallido di para, la sensazione impalpabile, come se si trattasse di un sogno ma anche fredda e consistente sopra la sua pelle gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella memoria mentre vedeva il suo amico avvicinarsi. Con gli occhi azzurri sbarrati osservò quell’essere che un tempo aveva considerato come un fratello ma che ora non conservava nulla di quello che conosceva e lui si rese conto che era da quell’estate che era cambiato e che il procedimento lento e degenaritvo forse sarebbe potuto essere interrotto.

Ma Ron non aveva osservato

Non aveva preso in seria considerazione quello che accadeva

Non era stato vicino ad Harry

Non aveva adempiuto alla sua amicizia con lui

Lo aveva tradito

Abbandonato

Ed accusato

Era colpa sua, come di tutti gli altri che non lo avevano riempito di doveri e dispiaceri, che non lo avevano sentito gridare mentre si disperava, mentre ancora bruciava la sua anima per adempiere a quei doveri che tanto avevano importanza per loro. Ma ora era tardi, ora non poteva più salvarlo. Se ne reso conto appena guardò gli occhi verdi, così crudelmente sinceri e sicuri nella loro scelta, nella loro decisione di oscurità e oblio. Harry oramai aveva scelto le tenebre, aveva votato la sua vita verso quello che un tempo odiava, che combatteva -Quello che gli abbiamo insegnato ad odiare, a combattere- pensò mesto mentre il giovane tenebroso gli si parava davanti.

“Scusami Harry” sapeva che era troppo tardi, ma almeno voleva tentare, ma a rispondergli fu solo una fredda e spietata risata e la mano ferma e forte del giovane che si abbatteva impietoso contro il suo viso lacerandogli il labbro inferiore con una sonora sberla

Scusarti Ron?” e il tono rabbioso, doloroso e ironico con cui pronunciò quelle piccole parole ferirono ancora di più l’animo dei ragazzi “Non credi di essere in ritardo? Di mesi per la precisione!” un altro schiaffo lo colpì all’altra guancia mentre spediva una piccola parte del suo potere a bloccare ancora di più gli altri a terra che aveva cominciato a dimenarsi come pesciolini nella rete. La seconda ondata di magia pura gli schiacciò potente contro il pavimento bloccandogli il respiro nei polmoni e facendogli sbattere il viso sulle dure pietre e Ron cercò di liberarsi mentre dagl’amici provenivano mugolii di dolore ed Hermione lo guardava ancora implorante, distrutta con un livido che spuntava sulla guancia.

“Allora prenditela con me bastardo!!! Loro non centrano!!!” provò ancora a muoversi per sciogliersi dalla prigione che gli serrava i polsi in una morsa ferrea e dolorosa

“Non centrano?? Sono parte integrante del problema come tutti gli altri!” sibilò il moretto gli occhi verdi due braci di furore e potere

“Allora che vuoi fare? Ucciderci tutti come quel pazzo di Voldemort??” urlò, paura e rabbia che gli davano forza impedendogli di concentrarsi su dolore

“Chiamalo ancora pazzo Weasley e non rispondo di me stesso!” ringhiò serrandogli la gola con un amano e stringendo mentre Ron cominciava a boccheggiare, l’aria che scarseggiava nei polmoni che ne chiedevano di più

“Per….perché…..ora sei calmo?!” lo beffeggiò con un sorriso ironico chiudendo gli occhi e preparandosi a morire, sapeva bene che Harry non gliela avrebbe fatta passare e che dopo di lui toccava ai suoi compari e il solo pensiero che lo attanagliava in una morsa di angoscia era quello di sapere Herm morta di lì a poco.

Poi tutto scomparve.

La presa ai polsi si dissolse e la gravità lo buttò per terra mentre la gola tornava libera di respirare e lui inalava aria a gran sorsate quasi ubriacandosi alla sensazione di libertà che sentiva. Volse rapidamente lo sguardo verso i suoi amici notando che anche su di loro sembrava che la cappa di magia si fosse annullata lasciandoli liberi. Hermione gli volò tra le braccia stringendosi a lui e piangendo disperata mentre il rosso gli passava rassicuranti carezze tra i capelli ripetendole innumerevoli volte che l’amava. Alzando lo sguardo azzurro notò i suoi amici muovere lentamente gli arti sciogliendoli dalla rigidità costretta dalla posizione scomoda assunta mentre gli rivolgevano caldi sorrisi e pacche di rassicurazione. Poi Ron guardò con curiosità Harry che stava in piedi in una zona d’ombra del corridoio, quasi confondendosi con le ombre e guardandoli con una smorfia di disgusto e fastidio. Il rosso si chiese cosa mai avesse fatto cambiare idea al ragazzo e di certo non pensava che ci avesse ripensato e li avesse risparmiati per buon cuore, l’espressone che aveva in viso mentre li osservava diceva tutto. Stava quasi per alzarsi e chiedergli spiegazioni quando dall’angolo del corridoio sbucarono la Preside, Remus Lupin e Lumacorno, tutti e tre con delle espressione di preoccupazioni. I ragazzi a terra si alzarono lentamente osservando i professori e lanciando guardinghe occhiate verso il moro sempre in disparte. Era stato l primo ad avvertire la loro energia da quando si era alzati dalle sedie, purtroppo era logico che sentissero il suo potere dopo tutto quello che aveva usato, ma gli dispiaceva interrompere il divertimento proprio in quel momento, ben conscio che non avrebbe avuto una prossima volta. Per questo gli aveva lasciati andare, non gli andava di fare un’esecuzione pubblica senza contare che i tre non sarebbero stati fermi a guardare, e di certo non governava ancora così bene il suo potere da permettersi di combattere contro quei professori e nel contempo tener a bada i traditori. Aveva dovuto semplicemente seguire i suoi bisogni e riconoscere i suoi limiti, almeno per quella volta.

I professori stavano giusto discutendo pochi minuti prima quando avevano avvertito la scarica di potere che si era alzato ad ondate e li aveva investiti, era accorsi immediatamente ed erano rimasti ghiacciate dalla scena: quattro Grifondoro spaventati e feriti al limiti della crisi isterica, la Granger che si scioglieva in profondi e dolori singhiozzi e abbondanti lacrime, Weasly che stava in piedi per pratica e Thomas e Finnighan bianchi come cenci. E in un angolo stava Potter, lo sguardo verde adombrato e misterioso, pieno di pensieri troppo inafferrabili da cogliere, la mente schermata da ogni tentativo di Legimanzia, il copro rigido e fremente di collera e le ombre che quasi si allungavano in quel piccolo angolo circondandolo, quasi chiudendolo in un bozzolo di protezione. A monito per tutti di chi era.

“Cosa….cosa è successo qui?” chiese la McGranitt che dei tre era stata la prima a riacquistare un po’ di lucidità

“Ci ha aggredito ecco cosa!!! Dovete fermarlo…….lui……..lui…È UN MOSTRO!!!” urlò Hermione dal suo riparo sul petto del fidanzato, gli occhi castani pieni ancora di terrore e odio, la mano ferma ad indicare un Harry Potter immobile, inflessibile alle accuse. I tre maghi rimasero ancora più sconvolti da quella accusa e la Preside stava quasi per ribattere e chieder più dettagli ma Remus le mise una mano sul braccio e le indicò Harry. Il licantropo non aveva fatto altro che fissare il ragazzo quasi a cercare un barlume del vecchio Harry, ma nulla era sopravvissuto se non la fierezza e l’odio ora cresciuto insieme al suo potere. Lo indicò a Minerva e lei notò subito lo sguardo affilato e maligno, potente, e le labbra piegate in un perfetto ghigno di divertimento o orgoglio, non sapeva decidere.

“Va bene. Ragazzi andate in Infermeria, Madama Chips provvederò a voi. Potter nel mio studio, subito” disse inflessibile avviandosi vero la stanza seguita da Lumacorno che preferiva tenersi a distanza dal moretto, ma Remus preferì aspettarlo, non fidandosi a lasciarlo indietro. Harry sollevò solo le spalle sbuffando e cominciando ad avviarsi, ma passando vicino ai suoi ex compagni si fermò a guardarli negl’occhi per poi concentrare il suo sguardo su Hermione che terrorizzata si strinse ancora di più a Ron. Il moro allungò una mano e le accarezzò la guancia mentre un brivido di freddo e orrore le serpeggiava per la schiena, ma il contatto durò poco e prima di andare vira per sempre il giovane le sussurrò “Non mostro Herm, ma libero! Finalmente libero da voi!” e poi precedette il licantropo verso lo studio.

La stanza era come se la ricordava da quando Silente la abitava ancora, la scrivania ingombra di carte con u aspetto molto ufficiale, Funny tranquillamente appollaiata nel trespolo all’angolo, il tavolinetto vicino alla porta con un vassoio di api frizzole, il fuoco che vivace scoppiettava nel camino e i quadri che pisolavano dalle loro cornici. L’unica cosa che stonava era quella riunione capitanata dalla McGranitt che austera stava seduta diritta dietro la sua scrivania con Lumacorno vicino che studiava con cauto rispetto il moretto. Si compiacque di questo aspetto del professore ora certo che non avrebbe causato alcun problema e che gli unici che doveva affrontare erano l’anziana Preside e il licantropo che appena chiuse la porta dietro di sé si andò a posizionare vicino alla maga. Harry ghignò notando quanto quella messinscena assomigliasse ad un processo del Ministero in cui l’accusato stava in piedi di fronte ai giudici che aveva già scelto la sua condanna. Il moretto per nulla impressionato evocò senza l’uso di bacchetta una poltrona che mise di spalle alla finestra e in una posizione ottima per osservare anche il quadro di Silente che sveglio e attento lo guardava con profondo rammarico.

“Cosa succede Silente? Sensi di colpa?” chiese insolente al mago che, se rimase sorpreso dal tono non lo lasciò trasparire, ma si limitò a sospirare e scuotere il capo

“Non avrei volto che finisse così mio caro” rispose mesto

“No? Eppure ti sei messo di impegno per giungere a questo risultato” ribatté con una nota dura nel profondo e il mago tacque conscio di aver sbagliato i calcoli, anche gli altri presenti sussultarono a quel commento cattivo e in parte si sentirono colpevoli per il male che il ragazzo aveva provato, ben consci che se avessero parlato prima, se gli fossero stati veramente vicino nulla di tutto quello sarebbe mai accaduta

“Non siamo qui per parlare di questo ora. Cosa è successo prima in corridoio Harry?” chiese ferma e sicura la McGranitt

“Divergenze di opinioni” disse il ragazzo con un piccolo ghigno di derisione

“Divergenze? Harry li stavi per uccidere!” disse Lupin profondamente addolorato per la scelta e l’azione del figlioccio

“No, non lo avrei fatto qui, troppo veloce e banale” disse come se stesse parlando del tempo scioccando ancora di più i professori

“Ma ti rendi conto? Stiamo parlando dei tuoi amici!!” disse ancora Remus

“Così amici che appena fuori dalla Sala Grande mi hanno aggredito e picchiato!” ringhiò il moro con sguardo glaciale cercando di contenere il suo furore e potere

“Non è possibile, non lo avrebbero mai fatto” disse Minerva più che convinta mentre una risata gelida e intrisa di pericolo rompeva l’aria del luogo diffondendosi. A sentire quel commento Harry non era resistito ed era scoppiato a ridere di gusto dopo tempo ben conscio che quella sera si stava chiudendo un altro capitolo della sua vita e riconfermando le sue teorie su quanta poco credito sia sempre stato soggetto. Infondo lo sapeva che nessuno lo aveva mai preso in considerazione per quello che era, tutti a paragonarlo ai genitori, chi alla madre chi al padre, ma mai nessuno che vedeva solo Harry, che credeva, che amava solo lui per quello che era. Solo Draco c’era riuscito, solo lui sin dal loro primo incontro non si era mai tirato indietro di fronte a lui, non lo aveva mai adulato ma al contrario era sempre stato schietto circa quello che pensava e voleva. E l’altra persona che davvero l’aveva visto come solo un ragazzino cresciuto in una falsa fama che non voleva era stato Voldemort. Suo padre fin dal loro primo incontro non lo aveva creduto un ‘potente mago’ in grado di sconfiggerlo, lo aveva trovato un insignificante bambino di 14 anni troppo cresciuto, troppo solo e troppo spaventato.

Nessun altro aveva fatto tanto, nessun oltre a loro due lo aveva preso davvero in considerazione e guardato anche solo per un momento per chi era, solo Tom, Draco e Ginny c’erano riusciti e a loro tre andava la sua fedeltà e fiducia e il suo affetto.

“Non mi aspettavo certo di meno cara Preside” disse appena finito di ridere sussurrando le ultime parole con falso tono rispettoso

“Ora basta Harry se ce l’hai col mondo intero devi fartela passare!” disse Remus infervorato facendo un passo in direzione del moretto che seduto tranquillo lo guardava per nulla impressionato “È vero che abbiamo sbagliato a nasconderti alcune cose ma non è il caso di farne una tragedia e soprattutto non è il caso che ti comporti i questo modo aggredendo i tuoi amici”

Amici Remus? Io non ho amici, non ho nessuno qui, da questa parte e di certo non ho intenzione di avere un branco di sciocchi ipocriti come voi come amici” disse con disprezzo alzandosi in piedi

“Harry ti prego cosa possiamo fare più di chiederti scusa?” chiese sconfitta Minerva non volendolo perdere nonostante tutto, ma il giovane non le rispose e tornò a fissare con sguardo profondo il licantropo che lo fronteggiava

“Non cederò Harry se è questo che vuoi perché sono convinto delle mie idee”

“Allora è un problema perché anch’io sono convinto delle mie idee. Mie Remus, non di Silente, tue o di qualunque altro. Per una volta ragiono con la mia testa!” disse quasi gridando mentre Funny lanciava un roco stridio spaventata dall’onda di energia magica altamente negativa che percepiva nell’aria. Anche i professori e i quadri fissarono sconvolti l’aura nera che circondava il giovane mentre gli occhi verdi ardevano come fiamme dell’inferno e il suo potere lo proteggeva come una seconda pelle

“Da quando sei così potente?” chiese sconfitto Remus

“Da quando ho ritrovato il ciondolo e l’ho attivato. Ha liberato il nucleo del mio potere come un tempo liberò quello di mia madre” disse mostrando il ciondolo che portava al collo

“Non lo controlli però vero?” chiese calmo Silente osservandolo attento mentre anche gli altri a quelle parole notarono le incertezze che intaccavano l’aura nera “Non sai ancora come gestirlo e se non lo impari ti ucciderà”

“Morirò comunque” bisbigliò a mezza voce il moro cercando di non farsi udire

“No, invece! Harry ti prego resta con noi, ti insegneremo, vedrai cercheremo di migliorare non rifaremo più gli errori del passato, sarai tu a insegnarci……..ma ti prego” chiese in tono sofferto Lupin avvicinandosi e abbracciandolo,incurante delle spire oscure che serpeggiavano intorno alla sua figura. Harry per un attimo ne fu tentato, si lasciò andare a quel calore abbagliante che lo stava sciogliendo, ma poi il male e la solitudine di anni trascorsi lì lo assalì facendogli ricordare quei tempi. Non poteva negare che c’erano stati momenti felici in cui nulla avrebbe potuto ferirlo ed erano principalmente quegli attimi ad impedirgli di giustiziare quelle persone, a bloccarlo il momento in cui stava per far scendere la scure. Ed era proprio quest’incertezza, unita alla paura di non essere accettato e creduto da Riddle, a chiudergli la via verso la Corte Oscura di Voldemort, dall’altra parte non poteva restare perché giorno dopo giorno la cortina di odio che sentiva lo stava soffocando. Allontanò bruscamente da sé Lupin e si allontanò richiamando la sua energia e avviandosi alla porta.

“Mi dispiace ma non posso, rimanere mi sarebbe fatale e non si può insegnare qualcosa che non è nella nostra predisposizione. Se non sapevate come comportavi con me un tempo vuol dire che non sentivate la necessità di trattarmi bene e senza falsità. Forse inconsciamente volevate mantenere le distanze perché mi credevate troppo pericoloso…..in un certo senso è vero” disse amaro girandosi a guardarli e notando la colpa riflessa nei loro occhi

“Non puoi andare da lui!” disse Minerva alzandosi in piedi mentre con una mano prendeva la bacchetta

“Non possiamo permettere che ti unisca alle sue fila” disse in un sospiro Remus estraendo la bacchetta e puntandogliela contro

“Non siate ridicoli! Credete forse di fermarmi? Non controllo ancora il mio potere è vero, ma so benissimo come si blocca un mago armato” disse sfilando veloce la bacchetta e lanciando un incantesimo prima che gli altri avessero modo di contrattaccare. Ben presto l’incantesimo di disarmo colpì i due professori mentre le bacchette volavano lontano e i due mal capitati sbattevano contro il muro perdendo i sensi. Harry li guardò sprezzante riacquistando in un attimo la calma e rinfoderando la bacchetta mentre osservava Lumacorno che impaurito si era rifugiato in un angolo tutto spaventato.

“Stia tranquillo professore non la ucciderò. Non amo colpire i vigliacchi come lei” disse, poi per sicurezza mosse velocemente la mano pietrificando in un colpo il mago “In quanto a lei……nonostante tutto è stato una buona guida anche se un po’ reticente” disse ancora rivolto al quadro di Silente che gli sorrise benevolo

“Ho fatto tanti di quegl’errori Harry che non so più cosa volessi davvero fare. Credo che alla fine a guidarmi fosse l’istinto di ‘nonno’ che ho sempre avuto nei tuoi confronti” disse benevolo aggiustandosi gli occhiali a mezzaluna

“Per quel che vale non avrei voluto che morisse così, non è stato molto dignitoso” disse commosso dopotutto

“Morire non lo è mai Harry, ricordalo, è solo un modo per continuare il viaggio che si è cominciato. Spero di rivederti presto”

“Lo spero anch’io……” disse solo prima di lasciare l’ufficio mentre ancora lo sguardo del mago rifletteva lontano quelle che erano state le sue scelte di vita chiedendosi cosa nascondessero i bivi strani e misteriosi che si era lasciato alle spalle “Per quel che vale…..sii felice Harry…….sii felice fino alla fine” disse come augurio all’oscuro personaggio che era uscito sicuro più che mai che quell’auspicio l’avrebbe raggiunto dovunque fosse e in quel momento l’orologio della scuola diffuse i sui 23 rintocchi come una lugubre preghiera o un richiamo a monito di un evento importante.

La notte silenziosa ed oscura scivolava con sinuosità ad avvolgersi sui tronchi morti degl’alberi che giacevano sul terreno a decomporsi in un lento processo di dolore, alcuni lenti richiami si disperdevano nell’immensità del cielo punteggiato d’infinite stelle e di una calda luna pallida che illuminava quella sera scozzese. Il buio era quasi opprimente e fastidioso mentre ti schiacciava sugli occhi che per quanto ti sforzavi di spalancare non riuscivano che a scorgere poco o nulla. La fitta boscaglia diramava la luce lunare in larghi fasci d’argento che penetravano come lame di uno spadaccino, fredde, profonde e dolci mostrando il bosco nel suo momento migliore: pericoloso e oscuro. Draco Malfoy si aggirò con estrema precisione nel sottobosco posando i piedi con cautela in modo di non pestare rami o inciampare in qualche buca o radice. Attraversare la barriera si era dimostrato molto facile, senza contare che oramai per quanto i professori tentassero di mantenerla in piedi, cadeva pezzo per pezzo e solo la presenza della tomba di Silente, e quindi in un certo senso della sua anima, all’interno dei confini evitava il crollo. Ma purtroppo da quando era avvenuto l’attentato al Tower Bridge la sorveglianza degl’Auror era aumentata notevolmente e lui poteva sentire vagamente l’energia di quelle guardie che si aggiravano a perlustrare il territorio. Ma lui doveva assolutamente giungere da Harry e portarlo via da lì, in qualche modo doveva riuscire a convincerlo perché sentiva che non sarebbe resistito ancora molto, per questo doveva attuare un’attenzione maggiore nei movimenti che compiva, senza contare il nascondere la propria aura di potere. Era una tecnica estremamente utile per missioni del genere e lo stesso Lord gliela aveva impartita quello stesso pomeriggio asserendo che era necessario se doveva infiltrarsi in un posto super sorvegliato come quello. Draco ghignò leggermente mentre pensava all’abilità strategica del suo Signore. Con quell’atto che non aveva nascosto agli altri accoliti, aveva messo bene in chiaro chi era il suo braccio destro, il Mangiamorte di cui si fidava di più e il giovane pensò in un attimo alle facce di profonda gelosia che gli avevano rivolto. Soprattutto sua zia Bellatrix si era dimostrata particolarmente astiosa a quella scelta, dimostrando chiaramente l’odio che provava per il nipote, ma essendo un protetto del Lord stesso non poteva permettersi di toccarlo neanche con un dito se voleva salva la vita. Sorrise sinistro mentre pensava che Voldemort aveva già spianato il campo a lui ed Harry, perché appena tornato con il moretto tutti avrebbero dovuto capire la sua potenza e di conseguenza la sua posizione all’interno della corte oscura, una posizione molto vicina al Lord. E siccome era stato molto chiaro circa le sue intenzioni nei confronti di Harry la sua influenza all’interno dei Mangiamorte non poteva che aumentare. Si acquattò all’ombra di una grande albero dalla corteccia scura il momento in cui sentì da poco distante lo scalpiccio di passi pesanti. Oltre agl’Auror doveva stare attento ai centauri, ai ragni giganti e a tutti gli altri abitanti della foresta potenzialmente pericolosi. Sbirciò un attimo dal suo posto di protezione se riusciva a scorgere in quell’oscurità fitta chi o cosa aveva prodotto il rumore che lo aveva messo in allerta, ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu una debole luce, un puntina di sicuro prodotta da una bacchetta che si muoveva allontanandosi sempre di più da lui. Stringendo la presa sulla bacchetta scivolò con grazia sul terreno e proseguì il suo percorso riuscendo a scorgere già oltre la cima degl’alberi le guglie appuntite delle torri del castello e tra i tronchi spuntava qualche volta il baluginio della luce lunare che si rifletteva nelle chiare acque del lago. Costeggiò con attenzione la riva dello specchi d’acqua affondando i piedi nella sabbia soffice e friabile che si schiacciava con un lieve rumorio di vetri rotti e graffi, stava indugiando in questi pensieri quando davanti a sé vide la forma gigantesca e bianca della tomba di Silente e oltre, vicino ai cespugli una figura avvolta nelle ombre della notte. Risalì gli scalini che congiungevano il prato dove stava il tumulo avanzando con circospezione verso quell’ombra che stava ferma a fissarlo con due vividi occhi verdi che sembravano voler leggere direttamente la sua anima. Si fermò solo quando restava un passo a dividerli e ripose la bacchetta nel mantello distendendo poi le braccia verso quella figura prendendo tra le mani il bordo del cappuccio che ancora manteneva in ombra il suo viso. Poi lo abbassò con un gesto deciso e davanti a lui si rivelò il viso perfetto e volitivo di Harry, un sorriso felice, potente e bellissimo ad abbellirgli le labbra rosse e gli occhi sempre di quel verde stupendo che sembravano dargli il ‘bentornato’ dopo tanto tempo.

Harry si era rintanato nella Stanza delle Necessità per tutto il tempo che lo divideva dal suo incontro e curandosi le ferite che lo scontro aveva riportato non volendo in nessun modo che Draco se ne accorgesse. E poi con circospezione e scaltrezza era scivolato tra l’oscurità della notte per recarsi prima nel luogo di ritrovo per dare un ultimo addio a quello che era stato il suo Preside per tanti anni, e mentre guardava afflitto quella bianca tomba pensò che non ci sarebbero state possibilità di rivederla in futuro. Stava ancora contemplando con malinconia gli anni di scuola quando riuscì a sentire una piccola e debole onda di potere. Sorrise ferino mentre un’ondata di orgoglio gli esplodeva nel petto al riconoscere Draco Malfoy dietro quella manifestazione di potere. Da quando aveva lasciato la scuola solo pochi mesi prima era diventato ancora più potente e forte, sicuro e letale, ne era la prova il modo egregio in cui nascondeva la sua aura magica lasciandone trasparire solo una piccola quanto irrilevante parte. Gli Auror non sarebbero mai riusciti a sentirlo ma lui invece sì. Non si sapeva spiegare perché, forse perché il Mangiamorte era molto vicino o forse dal fatto che indiscutibilmente c’era un legame forte che li univa in modo totale. Quale fosse stato il motivo Harry ne era felice perché era una prova in più che il giovane biondo Mangiamorte era destinato a lui e si rammaricava di non averlo capito prima. Forse se avesse preso subito la sua mano quel primo anno in cui era venuto da lui avrebbe scoperto prima il suo destino, le sue origini risparmiandosi anni di sofferenze. Ma ora non aveva importanza, in un modo o nell’altro si era trovati, si era capiti e lui aveva riscoperto chi era……in ogni caso il suo destino si era avverato. Harry scrutò con i verdi occhi attenti la figura nera che dalla riva del lago stava raggiungendolo, il mantello scuro due ali di tenebra che si allungavano ad allontanare i pericoli e a renderlo ancora più minaccioso e bellissimo…..un nero angelo della morte.

Il moro lasciò che l’altro lo raggiungesse e gli scoprisse il capo permettendogli di scorgerlo e lasciando che leggesse attraverso i suoi occhi tutta la felicità di averlo lì. Gli occhi di Malfoy erano due gemme che brillavano sinistre e ferine, intrise di malinconia e gioia, dolcezza e viziosità in un mix che lasciò stordito per un attimo il grifone, cosciente che lui ora era la preda e l’altro il cacciatore, ma entusiasta dall’idea di essere catturato.

“Finalmente sei arrivato” disse soltanto Harry in un soffio prima che le sue labbra fossero prese d’assalto da quelle di Malfoy che non resistette più al dolce richiamo di quella creatura oscura. Non fu un bacio dolce o delicato, ma carnale e pieno di passione come era sempre stato tra loro, erano due spiriti caldi che si infiammavano subito, lo erano sempre stati ed avevano aspettato troppo di giungere a quel bacio e quindi ora non poteva assolutamente esserci gentilezza -Forse più avanti, in altri momenti- pensò Draco mentre racchiudeva il viso di Harry tra le mani e lo guidava in quel bacio forte e possessivo. Mordicchiò con forza le labbra quasi martoriandole fino ad incidere la pelle e a succhiare come un vampiro il sangue dolce che usciva, caldo e invitante. Harry gemette di soddisfazione e dolore stringendosi a quel corpo caldo e lasciandosi conquistare, lasciando pieno controllo del suo corpo all’altro mentre un delicato bruciare gli passava per tutta la costituzione partendo dal piccolo taglio sulle labbra che Draco stava laccando goloso. Poi quella lingua gli accarezzò tutto il profilo dei denti concedendo qualche lappata alla sua compagna che curiosa usciva dalla labbra del moretto per intrecciarsi con quella del Mangiamorte. Draco strinse il giovane ancora di più tra le braccia, ebbro alla sensazione di potere che lo invadeva nel vedere con quanta facilità il giovane si era abbandonato a lui ma intuendo perfettamente che questa resa sarebbe valsa solo per quel primo incontro. Malfoy decise di violare completamente quella labbra che penetrò con la lingua esplorando ogni più piccolo antro di quella bocca e giocando maliziosamente con quella del compagno, mentre con le mani scese lungo la schiena passando erotiche carezze sul tessuto che copriva la calda pelle del moretto. Quel bacio sembrò durare all’infinito mentre i due si tenevano stretti e cercavano di divorarsi a vicenda e quando Harry decise di partecipare al gioco cominciò a rispondere colpo su colpo agli affondi di quella bocca che lo conquistava, avvinghiandosi con forza a lui e accarezzando senza pudore la soffice pelle del collo, lusingandola con la punta delle unghie perfettamente curate e lasciando piccoli graffi che eccitarono ancora di più il biondino.

Harry si staccò un attimo da quella bocca per prendere una boccata di respiro prima di riprenderne il controllo leccando maliziosamente il labbro inferiore e trattenendo coi denti quella striscia di pelle mentre il biondo gemeva di piacere. Poi passò con la stessa lentezza sull’altro labbro mordendo senza troppa forza la pelle tenera ed invadendo subito dopo la bocca con la sua lingua. Malfoy lasciò scorrere le meni su glutei sodi del compagno accarezzando quelle morbide rotondità e strusciandosi sul corpo del moro facendogli sentire la propria eccitazione. Harry gemette nel bacio infuocato che si stavano scambiando ricambiando le palpatine e gli sfregamenti del partner sentendosi semplicemente bene per la prima volta dopo tanto tempo. Quello era chi era veramente. Quella persona viziosa, oscura e potente. Quel seduttore ammaliante e perfido che ora si stava staccando dal bacio per riprender fiato. Draco aprì gli occhi col respiro piacevolmente azzerato e lo sguardo lucido di eccitazione, affogando in un mare verde scuro che lo stava trascinando in luoghi che non aveva mi esplorato. Ringraziò tutti gli astri che gli avevano permesso di conoscere e conquistare la splendida e felina creatura che ora stringeva tra le braccia e che lo guardava con profonda malizia e divertimento e per un attimo il Mangiamorte si chiese chi era la preda e chi il cacciatore.

“Impaziente di vedermi Harry?” chiese Draco con un sorriso astuto sul volto stringendo a sé il compagno, ben deciso a non lasciarlo andare

“Molto impaziente” ribatté il moretto leccando goloso le labbra dell’altro che le aprì accondiscendente lasciando che il giovane giocasse eroticamente con la sua lingua coinvolgendolo presto in un altro intenso bacio

“A saperlo prima….” disse a mezza voce il biondo scostando i capelli dal volto del moretto ed accorgendosi così di un ematoma vicino alla tempia sinistra, corrugò la fronte mentre lo sguardo si faceva di gelido mercurio passando le dita sopra il colpo in una delicata carezza che però fece arricciare il naso al moro per un piccolo brivido di fastidio che lo aveva colto a quel gesto “Chi è stato?” chiese Malfoy con voce bassa e minacciosa

“Un coraggioso gruppo di Grifondoro” rispose con una nota ironica nella voce

“Weasley?”

“E Finnigan, Thomas e Granger”

“Hai scomodato anche la Granger? Complimenti!” disse con una nota falsamente divertita “Spero che li avrei puniti”

“Stavo per uccidere quell’inutile di un rosso quando è arrivato il gruppo di salvataggio di Lupin” disse storcendo il naso a quel ricordo

“Cosa ti hanno fatto?”

“Detto più che altro…..anche se volevano privarmi della magia” e a quel punto un sorriso di vittoria gli dipinse le labbra mentre ripensava a quanto era stato facile avere i tre alla sua mercé in pochi attimi, ma sembrava che il compagno non la pensasse nello stesso modo perché il suo sguardo si era adombrato e rifletteva l’intensa luce scura della notte intorno

“Cosa ti ha cambiato Harry?” disse solo con voce profondo e sicura guardando l’altro che a quella domanda si era leggermente teso tra le sue braccia e gli occhi verdi erano imperscrutabili

“Sei venuto qui per conto del Lord?” ribatté

“Sono venuto qui perché mi hai chiamato”

“Ma hai avvertito il Lord” non era una domanda, ma un’affermazione perché Harry sapeva che quella era una questione molto delicata e importante e non avvertire Voldemort avrebbe voluto dire la morte

“Non potevo far altrimenti…..ti vuole dalla sua parte”

“No….non è una cosa così facile” la voce bassa e quasi spenta stupì molto il Mangiamorte che vide il fuoco spegnersi in quegl’occhi

“Perché no? Vuoi forse dirmi che resterai con quei babbanofili e mezzosangue?” la voce ora era rabbiosa e alterata in quanto non riusciva a spiegarsi la titubanza del moretto

“No, la sola idea mi disgusta” disse con un ringhio feroce a quella prospettiva, ma d’altra parte non era sicuro di andare nelle file oscure, non sapeva come comportarsi con suo padre e con la corte Oscura e soprattutto nonostante la rabbia e l’odio che teneva nel corpo non pensava di poter uccidere chi era stato al suo ‘fianco’ quegl’anni

“E allora che vuoi fare Potter?” disse il biondo spazientito ma il compagno sembrò non apprezzare quella battuta o forse solo il cognome perché d’un tratto si divincolò da lui con forza per allontanarsi e fissarlo di nuovo con sguardo duro e feroce “Chi è tuo padre? Cosa ti è successo?” infierì ancora con voce sottile fissandolo negl’occhi senza timore, come sfidandolo e facendogli capire che non aveva paura di lui, che con lui i suoi sguardi intimidatori non funzionavano e non si sarebbe mai piegato. Era sempre stato così tra loro, avevano litigato, si erano lanciati incantesimi, si erano picchiati e sfidati con gli sguardi, ma mai nessuno dei due si era anche minimamente piegato di fronte all’altro, non avevano mai abbassato lo sguardo e anche se ora Draco sentiva il moro più potente di lui non avrebbe ceduto. Harry sembrò capire tutto questo anche senza usare la Legimanzia, che per altro sarebbe stato difficile su Malfoy in quanto sapeva ben schermarsi. Il giovane grifone sorrise mesto e non lasciò lo sguardo dell’altro sospirando però afflitto per come le cose sarebbero andate a finire, infondo avrebbe voluto provare a rientrare in una vera famiglia, a vedere se quella avrebbe potuto amarlo come desiderava……ma a quanto sembrava le cose si erano troppo complicate perché questo avvenisse ed Harry si era lasciato una sola via d’uscita per salvezza. Infondo aveva sempre desiderato morire tra le braccia di una persona che lo amava e Draco era stato quello che più di tutti l’aveva seguito, capito e forse amato.

“Quanto sono importante per te Draco?” chiese avendo bisogno di conferme

“Tantissimo, o non sarei qui” rispose con voce sicura un po’ indispettito a non ricevere risposta alle sue domande

“Tanto quanto?” insistette ancora

“Vuoi che ti dica che ti amo Harry?” chiese ironico con un piccolo ghigno fissando l’altro che non gli rispose “Quanto sei scemo……ma ti amo lo stesso” disse trasformando il ghigno in un piccolo e dolce sorriso che fece brillare gli occhi del suo compagno di una profonda emozione

“Allora ho visto giusto” bisbigliò il ragazzo abbassando per un attimo lo sguardo ombreggiato dai capelli neri poi prese da una tasca interna del mantello una piccolo quaderno verde dall’aspetto molto vecchio e consumato “Questo dovrai poi darlo al Lord….avrà tutte le sue spiegazione” disse porgendo il diario al biondo che lo osservò curioso rigirandoselo tra le mani e cercando di aprirlo. Non c’erano lucchetti o incantesimi di sorta ad una prima occhiata ma ciò nonostante il ragazzo non riuscì in nessun modo ad aprirlo per sfogliarlo

“È inutile che provi. Solo io o Voldemort possiamo aprirlo” disse con un malinconico sorriso

“Perché non glielo puoi dare tu? Perché non vuoi venire con me?” chiese Malfoy con una punta di rabbia, non aveva intenzione di lasciarselo scappare non ora che sapeva il gusto delle sue labbra e il calore del suo corpo premuto contro il suo, non ora che sapeva quanto lo desiderava ed amava

“Troppo complicato Draco” rispose ma il biondo non gradì la risposta, mise via il diario e riprese tra le braccia il moro, stringendolo per impedire che potesse scappare

“Non ti lascerò andare Harry! Non ora!” disse con una nota imperiosa nella voce ma il moro si limitò a sorridere disarmante sporgendosi verso il compagno e baciandolo con passione e un misto di dolcezza coinvolgendolo e facendogli dimenticare ogni cosa intorno a lui e lasciandogli il dominio di quel bacio disperato che aveva il sapore dell’addio. Draco chiuse gli occhi e vezzeggiò le labbra del compagno intrecciando le lingue e lasciandosi conquistare dal suo unico sapore e dalla magia che a quel semplice contatto sembrava attraversare i loro corpi, così facendo non si accorse delle mosse del compagno che aveva portato una mano dietro la schiena mentre l’altra solleticava il lungo collo candido del biondo. Harry ci aveva messo tempo per scegliere l’arma con la quale voleva uccidersi e anche giunto alla conclusione che di gran lunga gli piacevano i pugnali, nella Stanza delle Necessità ce n’erano una quantità esorbitante di tutte le forme, ma solo uno aveva attratto da subito la sua attenzione. Harry evocò col pensiero quel pugnale e lo strinse forte nelle mano quando sentì il contatto freddo del metallo contro il palmo caldo e sudato. L’arma era dalla lama lunga, sottile e affilata di un lucente acciaio lavorato con piccole incisioni in latino antico che Harry non sapeva decifrare, il manico era del più pregiato argento lucido e intarsiato da sottili ricami di piante rampicanti che si snodavano fino al polso del portatore richiamando un ricamo sinuoso come il movimento di un serpente. Piccole pietre preziose come brillanti e smeraldi erano sparsi lungo l’elsa a simulare una piccola pioggia che dava riflessi quasi freddi alla decorazione. Sì, quel pugnale era semplice e raffinato ed era sicuro che sarebbe piaciuto anche a Draco.

Senza interrompere il bacio, e anzi intensificandolo passando una mano ad accarezzare i capelli biondi del compagno, il moro portò la mano armata tra i loro corpi e con movimenti calmi e sinuosi prese una mano di Draco che gli stava passando maliziose carezza lungo la schiena. Draco non si avvinse di quello che stava accadendo finché non sentì il contatto gelido del coltello contro il suo palmo e per un riflesso incondizionato, strinse la presa intorno al manico. Si staccò dal bacio osservando con sguardo stupito e confuso lo splendido pugnale che teneva passando poi un’occhiata al giovane moretto che teneva ancora con le braccia e che gli sorrideva innamorato e malinconico posando una mano su quella che reggeva lo stiletto. Malfoy spalancò completamente gli occhi in un attimo comprendendo cosa il compagno avesse intenzione di fare e pregando di sbagliarsi. Cercò di forzare la presa ma con sorpresa scoprì che Harry era più forte e per di più gli aveva bloccato il corpo con un incantesimo, l’unica cosa che poteva fare era stare a guardare con gli occhi dilatati dal terrore e il braccio mosso da quello dell’ex grifone. Harry sorrise ancora avvicinando il suo viso a quello di Draco e baciandogli delicato le labbra, soltanto accarezzandogliele mentre sorrideva mesto, la mano che stringeva fortemente quella di Malfoy e negl’occhi una luce disperata e di scusa che fece salire un nodo in gola al Magiamorte mentre impotente assisteva al suicidio di Harry Potter.

“Per quanto vale, anch’io ti amo” bisbigliò il giovane sulle sue labbra mentre il sorriso di prima non scemava ma sembrava intensificarsi, e poi premette la lama del pugnale contro i suoi vestiti, al centro del petto.

Commy: Visto l'irreparabile ritardo senza scuse ho deciso di spedire un cap più lungo del solito e anche il nuovo cap di HP e il mistero di Godric (cioè HPMG......almeno è più veloce scriverlo!!). mi dispiace per l'interruzione brusca ma un po' di spuspance ci voleva e poi Harry suicida lo trovo molto romantico e come al solito cerco il massimo del drammatico, perché se non soffrono un po' che gusto c'è!!!???  ringrazio tutti per l'enorme pazienza nel seguire i miei sgangerati aggiornamenti,  un grazie a chi legge e commenta, un bacione a tutti!!! grazie e alla prossima Myriam!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Myriam Malfoy