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Autore: JulietAndRomeo    21/08/2012    1 recensioni
Io rimasi un attimo interdetta: Nick? Quel Nick? Il figlio di Jeremy? Il tipo che avevo odiato a prescindere?
Come se ci fossimo letti nel pensieroci girammo l'uno verso l'altra: «Cosa?»
«Sta zitto!», «Sta zitta!» urlammo all'unisono e continuammo: «Io?»
«Tu!»
«No!»
«No?»
«Si!»
«Smettila!» concludemmo.
questa è la prima storia che scrivo e l'ho fatto per un concorso letterario a scuola quindi non so neanche come è venuta: la pubblico perché mi piacerebbe avere un vostro parere, non so ancora quanto sarà lunga perché il concorso sarà a settembre quindi devo ancora finirla. E' un giallo/commedia perché non piacciono neanche a me le cose troppo pesanti da leggere quindi l'ho 'alleggerita'. Non vi chiederò un commento, quello deve essere a vostro buon cuore. Adesso vi lascio, buona lettura
Genere: Commedia, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15: Nella tana del lupo.
 

«Torna a San Vicente Boulevard, da lì ti verrà davvero semplice raggiungere me e il tuo amichetto».

«Voglio parlare con lui prima, non muoverò un muscolo, se non ho la certezza che sia ancora vivo» dissi cercando di risultare autoritaria.

«Non sei nella posizione di poter avanzare richieste» disse lei minacciosa.

«Non mi importa, voi volete me, non Nick, quindi se vuoi che porti le chiappe lì devi farmi sentire la sua voce. Adesso!» abbaiai.

«Bene, come ti pare».

Dopo neanche un secondo sentii la voce di Nick: «Macy, mi dispiace!».

Risultava lontana e leggermente soffocata, ma senza alcun dubbio era lui.

«Adesso sei contenta? Muoviti, torna a San Vicente Boulevard, e non provare a parlare con nessuno, anzi, stacca anche il GPS. Ti chiamerò io e ricorda che ti vedo» disse riattaccando.

'Ma porca pu... pupattola!' pensai.

Avviai il motore e mi affrettai a fare retromarcia, partii velocemente e in meno di cinque minuti fui a Santa Monica.

Riesaminai la telefonata di poco prima; erano passati meno di due secondi, da quando la rossa aveva detto che mi avrebbe fatto sentire la voce di Nick e considerando che la voce del mio 'amico' risultava lontana, c'erano almeno due persone in quella stanza, oltre Nick: la rossa e un complice. Potevano essere anche di più, anzi molto probabilmente erano sicuramente di più, ma erano in due senza ombra di dubbio.

Era una trappola e ne ero consapevole, ma non potevo ignorare tutto quello che era successo.

Appena arrivai davanti casa, il mio cellulare squillò ancora: numero nascosto.

«E adesso?» domandai appena ebbi aperto la chiamata.

«Procedi verso Nord-Est verso la 14th e gira all'incrocio con la 7th verso destra, percorri Entrada Drive. Imbocca poi Ocean Avenue e subito dopo prendi la Pacific Coast Highway e percorrila tutta fino ad arrivare a Corral Canyon Park. Non provare a fregarmi, ti chiamerò quando sarai arrivata a Canyon Park. Sono 24 chilometri da percorrere, dovresti farcela in mezz'ora, non un secondo di più o Nicholas è morto» lo disse tutto in un fiato e riattaccò.

'Di bene in meglio'.

Nonostante i miei pensieri tutt'altro che positivi, ingranai la marcia e partii come un fulmine, alla faccia dei limiti di velocità.

'Non voglio neanche lontanamente immaginare quante multe per eccesso di velocità mi arriveranno' pensai irritata.

Cominciai a percorrere la Pacific Coast Highway, ma arrivata poco prima di Corral Canyon Park, dovetti pigiare violentemente sul freno: la strada era completamente intasata da macchine, camion e furgoni tutti incolonnati lungo la strada.

Gli automobilisti suonavano con i clacson senza fermarsi un istante e io venni assalita dallo sconforto: '10 minuti, mancano 10 minuti e qui la situazione non sembra cambiare'.

Mi guardai intorno, se era vero che lei mi stava guardando allora stava anche vedendo il motivo del mio ritardo, magari mi avrebbe chiamata e mi avrebbe dato qualche minuto in più.

Purtroppo per me, nonostante avessi guardato in giro, alla disperata ricerca di una telecamera di sorveglianza del traffico, non ne avevo vista nessuna, e se da un lato era una pessima cosa, dall'altro avevo tutto il tempo per spedire un SMS a Lewis, per informarlo della situazione senza rischiare di essere intercettata.

Presi il cellulare e velocemente scrissi la mia posizione a Lewis, chiedendogli di perquisire ogni casa o capanno nei dintorni di Canyon Park per trovarci... per trovarli.

Appena spedii il messaggio, il cellulare squillò e la paura mi invase: mi aveva vista? Come? Non c'erano telecamere, ne ero sicura, quindi come diavolo c'era riuscita?

Risposi comunque, nonostante la mia voce non fosse del tutto ferma: «Si?».

«Sei in ritardo, non vuoi proprio bene al tuo amico, magari devo farlo fuori».

Dopo questa affermazione, sentii lo scatto di una sicura che veniva rimossa e i gemiti di Nick in lontananza.

«No! Ferma! C'è traffico per strada, sono bloccata, mi serve più tempo» esclamai in preda al panico.

«Più tempo, eh?» rispose lei calma: «Ti do altri due minuti, dopodiché mi dispiace per entrambi, ma qualcuno il cui nome inizia per 'N' e finisce per 'icholas' farà una brutta fine... buona fortuna» ribattè fredda chiudendo la chiamata.

Considerai la distanza e il traffico che mi separavano dalla meta: non ce l'avrei mai fatta.

E poi in quel momento, un motociclista passò vicino alla fiancata destra della mia auto e con una nuova energia, dopo aver spento il motore e preso le chiavi della macchina, cominciai a correre lungo la strada, alla ricerca di qualcuno con una moto, fermo in coda.

Alla fine, dopo pochi secondi per mia fortuna trovai un uomo che, appoggiato alla moto, non sembrava volersi muovere.

«Mi serve la sua moto» dissi parandomi davanti a lui.

«Come scusi?» disse l'uomo guardandomi stranito.

«Poco più indietro c'è una Ferrari F430 Spaider, serie limitata, va da zero a cento in tre secondi e c'è il pieno: mi serve la sua moto» dissi sventolandogli le chiavi di Juliet sotto il naso.

«Beh, io...».

«Per favore! Non baratterei mai Juliet con una moto se non fosse importante».

L'uomo mi scrutò per un attimo, valutando quello che avrebbe dovuto fare, poi prese le chiavi di Juliet e mi diede quelle della moto.

«Grazie» dissi saltando su e facendomi strada in mezzo al traffico.

«Hey, il casco!» sentii l'uomo urlare, quando ormai ero lontana.

Non mi girai nemmeno e proseguii dritta per la mia strada.

Dopo neanche un minuto ero arrivata e un'altra chiamata stava facendo vibrare il mio telefono.

Premetti il pulsante e non ebbi il tempo di dire una parola che la voce di Tiffany mi diede altre istruzioni: «Adesso svolta su Solstice Canyon Road e percorrila tutta fino al quarto bivio, quando incontrerai Roberts Road. Da lì in poi devi solo salire, fino ad incontrare un edificio. Fermati lì, hai cinque minuti» chiuse di nuovo il telefono senza aggiungere un'altra parola e io mi affrettai a seguire le sue istruzioni.

Ci misi circa 3 minuti, considerando il fatto che la moto stava fondendo per consentire a me di toccere i duecento all'ora, ma alla fine ci riuscii e appena trovai il posto parcheggiai la moto poco lontano e feci gli ultimi metri a piedi.

Mi ritrovai uno spiazzo, con circa cinque diverse auto parcheggiate, ma nessuna di queste era quella di Nick; inoltre sulla destra c'erano delle piccole strutture in legno, che assomigliavano a dei ripostigli degli attrezzi, come quelli che stanno in alcuni giardini; alla mia sinistra c'era l'edificio vero e proprio, nel quale, ipotizzai, sarei dovuta entrare.

Lo stabilimento era situato in mezzo al nulla, attorno a noi c'erano solo alberi e cespugli, non si vedeva neanche l'ombra di un animale e cominciai a farmela sotto: loro potevano essere anche una ventina, nel peggiore dei casi, e io ero da sola, disarmata, neanche Lewis sapeva dov'eravamo io e Nick esattamente e per di più le possibilità di rintracciarci erano una su un milione, dato che il GPS del mio cellulare era spento e quello della macchina... beh, quello della macchina non mi era tanto di aiuto, dato che la povera Juliet poteva essere ovunque il quel momento.

Mi convinsi che piangermi addosso non era un bene, ma a costo di lasciarci la pelle, dovevo tentare, quindi prima di varcare la porta del capanno ed essermi guardata attorno, accesi il GPS del cellulare, sperando che il segnale arrivasse forte e chiaro al satellite, e lanciai il telefono per terra, in mezzo ad un cespuglio, in modo che se lo avessero cercato non lo avrebbero trovato.

A quel punto, dopo aver preso un respiro profondo, aprii la porta di metallo ed entrai: la stanza che mi accolse era lunga e completamente vuota, sembrava un magazzino quasi, le finestre erano di quelle simili a quelle dei capannoni industriali e le porte erano tutte in metallo.

Tutto era buio e silenzioso e, data la scarsa assenza di luce, a causa delle finestre impolverate che non facevano filtrare neanche un raggio di sole, avanzai a tentoni lungo la parete, finchè non riuscii a trovare un interruttore.

Pigiai il pulsante e le luci si accesero immediatamente.

'Avrei pensato ci mettessero più tempo, tutto sembra abbandonato' pensai.

Poco prima avevo creduto che nell'ampio vano non vi era nulla, dovetti ricredermi però perché la stanza, nonostante l'assenza dei mobili, non era vuota: Nick era legato, mani e piedi, ad una sedia al centro del capanno e cercava, con il solo aiuto della bocca, di togliersi il fazzoletto bianco dalla bocca, che gli impediva di parlare.

Mi avvicinai in fretta a lui e lo aiutai a togliere il bavaglio: «Stai bene? Ti hanno fatto del male?».

«È una trappola, vattene!» urlò.

E poi un forte dolore alla testa ed il buio.

 

Il risveglio non fu dei più dolci: sentivo la testa pulsare e un forte odore nauseabondo.

Aprii lentamente gli occhi e subito notai che qualcosa non andava: tutto era buio, nonostante adesso avessi gli occhi spalancati e sentivo delle voci.

«Io mi fidavo di te!».

Nick.

«Non avresti dovuto, sciocchino» disse un'altra voce ridacchiando.

Tiffany.

Tentai di portare le mani sulla testa, ma non ci riuscii e capii di essere legata e anche bene.

«Oh, ma guarda un po'! La tua amica si è svegliata, saà il caso che io le dia il benvenuto per come si conviene» disse la rossa schioccando le dita.

Un attimo dopo, una forte luce mi investì gli occhi e mi costrinse a serrarli, fin quando non mi fui abituata. Mi costrinsi ad aprirli, solo quando lei me lo impose, minacciando Nick.

«Stai diventando ripetitiva» dissi acida.

«Si, è vero, hai ragione, ma funziona, quindi perché dovrei evitarlo?».

«Per non andare all'inferno nell'ora della tua morte, forse?» dissi sarcastica.

«Non ti facevo un tipo religioso».

«Non lo sono».

«Neanche io. E adesso che abbiamo dichiarato l'ovvio, direi di passare alle cose serie: prima che ti uccida» disse accennando ad una vasca che sembrava una piscina: «Hai qualche domanda da pormi?».

«Qual è il tuo vero nome?».

«Tiffany Wollaby. Immagino tu sappia chi è mio padre».

«Chi è? È ancora vivo?» chiesi stranita.

«Si, il suo omicidio è stata tutta una farsa, lo stavano cercando in troppi, anche alcuni tra di noi, quindi lo abbiamo dovuto fare sparire. Thomas è comunque il suo secondo, nonostante lui sia... 'morto'» disse mimando le virgolette.

«Perché avete ucciso Jennings e quell'altro tizio?».

«Quell'altro tizio? Non avete neanche scoperto il suo nome? Tzè... siete patetici. Kenny Stevenson, era una spina nel fianco, aveva quasi scoperto tutto e sospettavamo da tempo che stesse passando informazioni ai nemici di mio padre. Non potevamo permettere andasse in giro a spiattellare tutto, noi saremmo stati finiti».

«Ok, Stevenson vi minacciava, ma Jennings?».

«Lui era più che altro una questione personale... mio padre non lo aveva mai tollerato, ma dopo aver visto sua moglie, si era come ripreso dalla morte di mia madre... voleva sposarla e io ero d'accordo, ma lei era obbligata in un matrimonio fallito con quello sfigato di Jennings e non poteva mollarlo. Credo che restasse con Jennings solo per quel ragazzo, il brasiliano, ma se avesse sposato mio padre avrebbe avuto tutti gli Stati Uniti ai suoi piedi. Il nome di mio padre fa ancora paura, nonostante tutti lo credano morto... in ogni caso, si sono sposati da poco, lo sapevi?» disse con un sorriso malvagio sulle labbra.

Io risposi con strafottenza: «No, ma non me ne preoccupo, ha trovato il suo posto insieme alla gente marcia, proprio come lei».

Non vidi neanche da dove era arrivato, ma un pugno mi colpì vicino al labbro e in poco tempo, il sapore ferroso del sangue mi invase la bocca.

«Te la sei presa, eh? Ti secca che parli così bene di tuo padre?» dissi ghignando a mia volta.

Questa volta il pugno mi colpì il naso e altro sangue si aggiunse a quello di poco prima.

«Hey, rossa, vacci piano con il naso, ci tengo!».

Questa volta, di sicuro, il pugno non proveniva da lei, infatti era stato così forte che aveva fatto cadere me con tutta la sedia all'indietro.

Gemetti di dolore quando atterrai con tutto il mio peso sui polsi stretti dalle corde e subito dopo mi sentii sollevare come una piuma e la sedia tornò alla posizione normale.

«Sei così codarda che ti fai aiutare dai tuoi bestioni? Ti facevo più...» non terminai mai la frase, perché questa volta il pugno mi arrivò dritto nello stomaco, e fu tanto forte che mi mozzò il respiro.

Tossii leggermente e vidi un po' di sangue uscire insieme all'aria dai miei polmoni.

«No, non sono codarda, ma ho appena fatto la manicure e non vorrei dover rovinarmi le unghie».

«Puoi picchiarmi quanto vuoi, ma poi chi ti chiederà tutto quello che hai fatto e ti darà la soddisfazione di vantarti?».

«Hai ragione, magari ti lascio viva per qualche altro minuto, insieme al tuo amico, che per la cronaca è fantastico sia dentro che fuori dalle lenzuola».

Ed ecco che l'occhio sinistro entra in scena... 'Devo farmi curare questo tic, in qualche modo... sempre se uscirò viva di qui' pensai.

«Oh, ma davvero? Beh, sono contenta, non me lo sarei mai aspettato, magari lo provo qualche giorno».

«Sei davvero convinta di poter uscire viva di qui?» chiese sprezzante lei.

No...

«Si, ne sono più che convinta».

«Illusa... sai cosa stanno facendo i miei 'amici' in questo momento?».

«No, illuminami, che stanno facendo?».

«Guarda un po' tu. Derek, gira la sedia alla nostra ospite, sono sicura che la vista le piacerà... da morire».

L'armadio quattro stagioni chiamato Derek, sollevò la mia sedia come un fuscello e mi voltò: quattro o cinque uomini, stavano riempendo la vasca di poco prima di una sostanza bianca.

Erano vestiti in modo strano: indossavano degli occhiali protettivi, dei guanti, degli stivali di plastica e delle tute da lavoro dello stesso materiale.

Derek voltò di nuovo la mia sedia.

«Sai cos'è quella?».

«Fammi indovinare: è bianca, tutti hanno delle mascherine, degli occhiali, dei guanti e delle tute protettive... vediamo un pò... soda caustica?».

«Ottima deduzione, ammiro questa tua capacità sin da quando ti ho conosciuta, è molto utile, ma non sempre: per esempio, questa volta non ti servirà a molto» ghignò lei.

'Non ne sarei tanto sicura' pensai.

«Già, forse hai ragione tu, ma non cullarti sugli allori, potrebbe succedere qualcosa di inaspettato».

«Tipo l'arrivo di qualcuno che non ti aspetti?» disse una voce conosciuta alle mie spalle.

La rossa ghignò, come mai in vita sua e dopo qualche secondo, la figura di Jennifer Wollaby mi si parò davanti.

«Tipo...» sibillai sprezzante.

«Sei stata molto cattiva con me, bambina, che ne diresti di ricominciare? Io non potrei mai sopportare di vederti morire in un modo così brutale» disse accennando alla vasca alle mie spalle: «Quindi, potrei anche chiedere a Chris di ammetterti nel nostro gruppo. Accetta, tesoro, e forse ti salverai» disse mia madre.

«Mi credi così codarda? Posso essere debole, lo sono sempre stata solo per colpa tua, ma non sono stupida. Non lascerò morire Nick, non lascerò che gli facciate del male».

«Io ti ho appena offerto una via di fuga da un destino orribile e tu ti preoccupi del tuo amico che finora non è stato neanche nominato?» disse sarcastica mia madre.

Tutti ammutolirono, inclusa io. È vero, lei non lo aveva nominato, ma il mio primo pensiero era stato lui.

'Maledizione!'.

«Oh, si, ci ho pensato, credi che non sappia che se io mi unisco a voi, lui finirà male? Io al contrario di voi, madre, mi preoccupo per chi mi sta vicino, a voi invece, non importa niente di quello che succede alle persone intorno a voi, pensate solo al vostro tornaconto personale... si, sono felice di poter dire che siete solo una puttana arrivista».

Uno schiaffo mi colpì in pieno viso e mi fece voltare la testa.

«Non permetterti mai più di parlarmi così, ragazzina, siamo io e Tiffany che teniamo il coltello dalla parte del manico e adesso, se non ti dispiace, noi avremmo altro da fare, che guardare la vostra morte, dovremmo far saltare in aria il distretto centrale di polizia di Los Angeles, non vorremmo mai che tutto quello che hai scoperto su di noi, venga reso noto. Goditi la fine, bambina, nonostante tutto, ti ho voluto bene».

«Oh, ma certo! Che sciocca, voi siete sempre stata la madre più affettuosa del mondo! Prima che andiate, avrei un'ultima domanda per la rossa siliconata: che significavano i numeri sotto i talloni delle vittime?».

«È l'ordine in cui dovevano morire: ogni anno facciamo un po' di 'pulizie' e diciamo a quelli che vogliamo fare fuori di marchiarsi un numero al centro del tallone e di scrivere il loro nome e il loro numero in un registo. Una volta che si sono registrati tutti, iniziamo quella che noi chiamiamo 'caccia': diciamo a tutti quelli scritti a cosa serve il numero e loro cominciano a scappare e a tentare di nascondersi... molti di loro però conoscono come funziona la cosa e anziché vivere nella paura di essere uccisi da un momento all'altro, si suicidano. Divertente, vero?» disse Tiffany sorridendo sadicamente.

«Fantastico» borbottai.

«Beh, adesso andiamo. Buona permanenza... 'sorellina'».

E con una risata di scherno entrambe uscirono di scena, mentre un'altra botta in testa mi faceva perdere i sensi.



Mi dispiace essere mancata così a lungo, ma ho trascorso due settimane a Parigi e non ho avuto il tempo di aggiornare né questa né l'altra storia... detto questo, spero mi perdonerete il ritardo e che questo capitolo vi sia piaciuto.
Un bacio,
JulietAndRomeo
   
 
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