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Autore: itsmemarss    22/08/2012    2 recensioni
Allie ha solo diciassette anni, quando il mondo cade nel caos più totale. Orde di morti cominciano a risvegliarsi e pare che ci sia solo una possibilità per salvarsi: scappare. Ma quando anche l'ultima speranza sembra scomparire, non resta che combattere. E' così che incontrerà Marcus, Jack e altri strambi personaggi che le cambieranno la vita, dandole la speranza che forse al mondo c'è ancora qualcosa per cui vale la pena vivere: l'amore.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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05 
 

Ogni più piccolo muscolo del mio corpo si contrasse, fino a bloccarsi.
Il cuore accellerò i battiti, reagendo alla paura, così come il mio stomaco, che si chiuse a doppia mandata, facendomi deglutire più di una volta.
Nella stanza cadde un silenzio irreale, tanto che ogni più piccolo suono si amplificò: come il tic-tac dell’orologio a muro o il suono della pioggia contro il vetro della finestrella. Finalmente si era messo a piovere, come avevo previsto quella mattina.
<< Non… muoverti… cerca… di non fare… alcun rumore… >> fu un sussurro, appena udibile, ma annuii. Marcus non mollò per un attimo la porta, mentre si muoveva a passi felpati sul pavimento della stanzetta. Sembrava quasi che le Nike ai suoi piedi, non esistessero.
Afferrò la mazza da baseball, la quale era rotolata sotto il divanetto durante il nostro “piccolo alterco”, pronta a usarla, e tornò al mio fianco.
Per un breve, piccolo istante, ci fissammo e vidi in Marcus quello che lui doveva vedere in me: ansia, preoccupazione, tensione. Nessuno dei due sapeva cosa aspettarsi.
Non passò molto, prima che i passi si facessero più vicini.
Non eravamo del tutto certi che fossero erranti, poiché non sentivamo strascicare le suole o i piedi nudi, ma era capitato spesso di sentire i commenti di persone nei vari rifugi che avevano incontrato morti abbastanza recenti da sembrare ancora vivi, tanto erano in “ottimo stato”.
Soprattutto io non riuscivo a pensare ad altro che a loro. Credevo poco all’ipotesi di Marcus che potessero essere altri come noi.
Poi, all’improvviso, la maniglia cominciò ad abbassarsi, come se qualcuno dall’esterno cercasse di aprire la porta. Marcus, però, l’aveva chiusa a chiave.
Guadagnammo qualche minuto prezioso, durante cui sperammo ancora in qualcosa, dopodichè anche la serratura non fu più una barriera tra noi e loro.
La porta prese a sobbalzare, come se qualcosa o qualcuno ci si lanciasse ripetutamente contro. Non avrebbe resistito a lungo.
Ci fu un terribile istante durante cui temetti davvero che fosse tutto finito. Che la porta si sarebbe aperta e gli zombi sarebbero entrati, avventandosi su di noi come bestie affamate. Come quelle del mio sogno.
Fu in quel preciso momento che mi morsi il labbro e trattenni le lacrime. Non potevo fare la femminuccia. Dovevo essere forte, dimostrare al ragazzo che mi stava accanto che poteva contare su di me. Sarei rimasta forte, fino alla fine
Ero così concentrata a fissare ogni più piccolo particolare della superficie di quella dannata porta… che non mi accorsi della mano di Marcus posata sulla mia, che stringeva forte un ombrello. Era l’unica cosa che ero riuscita a trovare nella stanza.
Mi strinse forte il dorso e quel gesto mi fece sorridere. Se non fossimo stati in quella situazione, molto probabilmente lo avrei anche abbracciato, ma ora non era il caso.
Ci sentivamo pronti a tutto, lo leggevo nel suo sguardo e lo sentivo dentro di me. Pronti a schiacciare qualche cranio, a distruggere qualche osso. A eliminare quelle cose. Ma ciò che avvenne qualche attimo dopo, beh, sconvolse entrambi.
 
La porta cedette e cadde a terra, facendo tremare il pavimento. La luce di una torcia ci investì. Non ero più abituata a una tale intensità… fui costretta ad alzare un braccio per ripararmi da tutta quella luce.
Fu in quel momento che afferrai la situazione per quella che era. Uno zombi non poteva aver bisogno di una torcia. Perciò dovevano essere…
<< Hei, Jack, qui ci sono solo due ragazzini! >> esclamò una voce femminile.
Strizzai gli occhi e mi stupii di trovare davanti a me una ragazza. Viva. Doveva avere qualche anno più di me… o forse era l’espressione nei suoi occhi a farmelo pensare. Guardava me e Marcus con una certa diffidenza e superiorità negli occhi azzurri.
I capelli biondi erano raccolti in una coda alta e disordinata. Le guance erano sporche di fuliggine e i vestiti strappati in alcune parti. Doveva anche lei essersi trovata nel bel mezzo dell’esplosione di quella mattina…
Da dietro le sue spalle fece capolino una figura alta e massiccia. Si trattava di un uomo sulla trentina, con le spalle larghe e i capelli corti e spettinati. Anche lui aveva il viso sporco di polvere.
Non fu, però, la sua stazza o la sua bellezza a colpirmi, bensì i suoi occhi. Avevano il colore di un prato dopo la pioggia e tradivano la stessa sorpresa della ragazza, sebbene in modo più lieve.
<< Allora abbassa quell’arma, Tessa >> disse lo sconosciuto con un cenno della mano. Aveva la voce bassa e roca. Per tutta risposta, la ragazza abbassò il fucile con una smorfia. << Siete stati morsi? Anche solo graffiati… >> chiese lo sconosciuto.
Marcus ed io facemmo cenno di no, ancora troppo scossi e increduli per aprire bocca.
<< Bene, ne sono contento >> l’uomo sorrise, realmente sincero. Evidentemente gli avrebbe dato fastidio ucciderci. << Comunque io sono Jack e questa è Tessa >> continuò lui, facendo cenno verso se stesso e la ragazza. Tessa sorrise in modo falso, allargando un angolo della bocca verso l’alto, quasi una smorfia più che altro.
Marcus si presentò e poi feci lo stesso io, balbettando non poco il mio nome. Mi morsi un labbro, temendo di apparire debole agli occhi di quei due sconosciuti.
Per tutta risposta, Jack mi sorrise, mentre Tessa, beh, sbuffò spazientita. Avevo già afferrato il tipo.
 
Quando seguimmo Jack e Tessa fuori dello stanzino, ci accorgemmo che non erano soli. Altre figure si muovevano nella semioscurità dei reparti del supermercato. Sembravano fare incetta di tutto ciò che potevano, infilando ciò che trovavano in grosse borse.
<< Provviste… prendiamo tutto ciò che possiamo quando è ancora buono >> spiegò Jack, raggiungendo un uomo leggermente più basso di lui e tarchiato. Sembrava sulla cinquantina. Aveva i capelli brizzolati e il naso leggermente storto, forse rotto. Si girò a guardarci e capii che Jack gli stava parlando di noi. Per tutta risposta, il vecchio annuì e si allontanò verso la parafarmacia. Forse era un medico oppure s’intendeva e basta di farmaci.
Mi voltai a guardare Marcus e lui mi sorrise, afferrandomi forte la mano e stringendomela. Se lui si fidava, allora dovevo farlo anch’io.



NOTA: volevo ringraziare tutti coloro che seguono la storia e anche scusarmi per aver tardato così tanto a postare!!!

   
 
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