VII
- Affare fatto -
Il
cellulare cominciò a squillare nell'esatto momento in cui
Alexandra
tentava di mettersi gli orecchini di perla che sua madre le aveva
regalato per una di quelle occasioni madre-figlia che solo i Gascoyne
sembravano conoscere.
Non appena riuscì a scovare il telefono
dentro la borsetta, rispose senza controllore il numero.
« Sì? »
«
Tutto bene? »
Riuscì a riconoscere la voce di Peter e,
istintivamente, si mordicchiò l'interno guancia.
« Scusami,
scusami, sono in ritardo ma sono già in macchina.»
Parlò
piuttosto velocemente, stirando appena le labbra e sperando solo che
il suo interlocutore non la prendesse troppo male.
« Non so se posso attendere ancora... »
Le rispose, ma Alexandra riuscì subito a catturare il sarcasmo delle sue parole e lasciò che un sorriso si disegnasse sul suo volto.
«
Mi farò perdonare, promesso! »
Esclamò, prima di chiudere la
chiamata. Sarebbe arrivata da Peter entro breve e spendere altre
parole al cellulare sarebbero state inutili. Per sua fortuna...
perché non riuscì a sentire il «Lo
spero proprio.» dell'uomo,
dall'altra parte del telefono.
Non
era ancora riuscita a confessare a se stessa quanto fosse stata bene
quei mesi in compagnia di Peter. Erano usciti e si erano comportati
da ottimi amici.
Ma evidentemente Alexandra aveva gli occhi velati
e la mente troppo presa dal proprio lavoro, perché non
riuscì a
captare come il suo ex stesse facendo di tutto per farla capitolare
ai suoi piedi ancora una volta.
Aveva comprato una collana, costosa di prima vista, che lei, da quando l'aveva ricevuta, aveva accettato di portare ogni giorno.
Alexandra
trovò tutti quei gesti estremamente gentili ma
evitò comunque di
accennare il tutto a James che, probabilmente, avrebbe dato di matto
nel saperlo.
Finalmente la macchina si fermò e Cat, che fino a
quel momento aveva guidato senza pronunciare una sola parola, si
voltò verso i posti posteriori.
« Sei sicura? »
« Perché non dovrei esserlo?»
La sua agente alzò un sopracciglio, storcendo appena la bocca. Era davvero così cieca?
« Puoi sempre chiamarlo e dirgli che hai trovato traffico o che non ti senti più così bene. »
Alexandra sospirò, sistemandosi il ciondolo che portava al collo, prima di sorriderle fintamente. Era strano come Cat, da quando aveva cominciato a uscire con Peter, continuasse a evitare ogni loro incontro e se all'inizio aveva accettato questa cosa di buon grado, adesso stava esagerando.
« Smettila e vai un po' a divertirti. Ne hai bisogno. »
E con quella frase acida, in grado di ferire anche la roccia più dura, Alexandra uscì dalla macchina, richiudendo la portiera con forza.
Purtroppo
Cat non era così forte, ma questo non sembrò
fermare l'attrice
australiana.
Svoltò qualche angolo e alla fine lo trovò.
Era
impeccabile in quell'abito semplice. Peter aveva cominciato a
vestirsi più elegantemente da quando si erano lasciati e
questo ad
Alexandra non sembrò dispiacere per niente anzi, lo trovava
ancora
più affascinante di quanto ricordasse.
« Deliziosa ed incantevole! »
La sua voce giunse alle sue orecchie dolcemente e Alexandra non poté che sorridergli, avvicinandosi velocemente e schioccandogli un bacio sulla guancia, come vecchi amici.
«
Non esageriamo, o dovrò darti ragione! »
Per quella sera lo
scrittore francese l'aveva invitata in un piccolo ristorantino che
sembrava conoscere abbastanza bene, giacché le aveva detto
che
avrebbe avuto dei tavoli riservati solo per loro due, lontano dalla
calca newyorchese. Lei era effettivamente soddisfatta di quella
scelta e, anzi, preferiva la tranquillità al caos
più totale. E
sembrava persino che Peter comprendesse i suoi pensieri. Dopotutto
erano stati insieme per anni e lui la conosceva meglio di chiunque
altro estraneo.
Finalmente
raggiunsero il loro tavolino e si sedettero uno di fronte
all'altro.
« Vedo che porti la collana... »
Appurò Peter con un sorriso soddisfatto, mentre le indicava con l'indice il collo.
Alexandra, di riflesso, chinò il capo, prima di rivolgergli un'innocente risata, mentre con la mano sinistra prese a giocherellare con l'oggetto prezioso che indossava.
« E' bellissimo, non potevo non metterlo. »
Per quanto quella situazione fosse tranquilla, ovvero il fatto che lei uscisse con Peter come amica, non la tranquillizzava, anzi. Si sentiva a disagio, ma un disagio quasi positivo, poiché più di una volta si rese conto che, mentre lui la fissava, il cuore aveva iniziato a battere irregolarmente, quasi fosse emozionata da tutte quelle novità.
Parlarono per un po', del più e del meno, di cose futili che, apparentemente non avevano senso.
Ma
prima o poi tutto sarebbe valso a qualcosa.
Ordinarono pietanze
diverse e, come se fossero una coppia, assaggiarono a vicenda i
propri piatti, mentre continuarono a tergiversare placidamente,
lasciando che la sera calasse completamente sui loro discorsi.
La
situazione che si era creata era oltremodo pacifica e, detto con
sincerità, Alexandra si sentiva bene.
Aveva passato, per dirlo in
modo abbastanza grossolano, tre mesi in compagnia di Peter e ormai
stare con lui stava diventando una deliziosa abitudine. Contando che
era sinceramente simpatico, molto di più di quando stavano
insieme.
Usciti dal ristorante, si dedicarono a una piccola passeggiata dirigendosi a passo piuttosto tranquillo verso Bryant Park. Alexandra rideva e scherzava con estrema ingenuità, non rendendosi conto di quanto le sue azioni fossero palesemente sciocche.
« Allora, tra un mesetto torni a casa... »
Peter attese che lei si sedesse su una delle tante panchine del parco, prima di farlo a sua volta.
« Se per casa intendi Londra, allora sì. Ma finalmente mi stabilisco in un posto mio e non dovrò fare il parassita da mio fratello.»
« E
finalmente » riprese le sue parole, voltandosi verso di lei.
«
Qualcuno avrà un compleanno da festeggiare. »
Alexandra storse
le labbra, ma non riuscì a trattenersi dal non ridere.
Era vero,
avrebbe presto compiuto ventinove anni e già immaginava cosa
suo
fratello non avrebbe organizzato. Sperando solo che non combinasse
disastri come al suo solito.
« Potresti venire. »
Propose l'attrice, semplicemente, come se nulla fosse.
«
Credo di dover tornare a Parigi, ma un salto potrei anche farlo.
»
Peter le sembrò così disponibile che la sua
risposta non poté
che farle piacere.
La loro serata si concluse qualche minuto dopo e quando lo scrittore francese si offrì di riaccompagnarla a casa, Alexandra ebbe il buon senso di non accettare, informandolo che Cat sarebbe passata a prenderla come promesso.
Lui rimase ad attendere che la sua agente arrivasse, approfittando di quegli ultimi attimi insieme per ammirare quanto la bellezza particolare non fosse appassita dopo cinque anni.
« Oh,
eccola! »
Esclamò vedendo la macchina di Cat arrivare e
facendole segno con una mano. Si voltò quindi verso Peter,
con un
luminoso sorriso ma leggermente stanco.
«
Grazie per la serata, davvero. »
Si protese in avanti, donandogli
un bacio sulla guancia destra. Gesto innocente.
Non fu altro che
la goccia che fece traboccare il vaso, ma Alexandra ancora non lo
sapeva.
« Bonne nuit, ma chérie. »
E con quelle parole, Alexandra salì in macchina.
Calò il silenzio, non appena la portiera posteriore venne chiusa con un leggero tonfo, ma Cat non poteva non chiederle come era andata quella serata che non approvava. E poi era il minimo, contando che le stava facendo da tassista.
« Allora?»
« Sono stanca, Cat, ti racconto domani. »
E la conversazione morì all'istante.
***
Il
regista e il produttore non erano stati di parole e Alexandra
riuscì
a tornare a Londra con un mese di ritardo.
Ad accoglierla nella
sua nuova casa c'era un pungente Dicembre e un James che aveva
visibilmente qualcosa da dirle, mentre l'aiutava a sistemare gli
ultimi scatoloni.
Non era un appartamento, era una dimora a due piani, vera e propria e tutta per lei: grande e spaziosa.
« Allora, sei venuto per dirmi cosa di preciso? »
Suo fratello aveva una strana luce negli occhi, come se fosse emozionato.
«
Pronta? »
Chiese, poggiando un piccolo pacco a terra. Si avvicinò
a lei e le prese una mano, mentre un sorriso dall'aria ben poco
intelligente sostò sulle sue labbra.
Alexandra si preoccupò
all'inizio ma l'espressione di James le fece comprendere quanto fosse
inutile agitarsi per nulla.
« Sarò papà. »
Quelle
parole le arrivarono addosso come un secchio di acqua
ghiacciata.
Padre? Lui? L'uomo più infantile della terra?
«
Mi stai prendendo per il culo? »
Domandò sgranando gli occhi,
incredula oltre ogni dire.
Come
poteva essere possibile?
James scoppiò a ridere e cominciò a
scuotere la testa, quasi fosse divertito dallo scetticismo di sua
sorella.
« Certo che no. Helen è incinta! E' di cinque mesi. »
Prima
ancora che potesse dire qualcosa sullo stato della sua fidanzata,
Alexandra si trovò ad aggrottare le sopracciglia.
Ed era anche
basita, perché evidentemente appena lei se n'era andata si
erano
dati parecchio da fare!
« Cinque mesi e me lo dici solo ora?
»
La sua voce non celava più sorpresa, ma quasi un senso di
fastidio.
Suo fratello si umettò le labbra e sciolse la propria mano con quella di sua sorella, facendo scemare il sorriso che si stava portando appresso da quando era arrivato da lei.
« Tu non mi hai detto di Peter Argent e io non ti ho detto di tuo nipote. »
Ed ecco il comportamento infantile!
«
James, sono due cose completamente diverse! E poi chi ti ha detto di
Peter? »
Quello era un punto fondamentale, anche perché l'unica
persona che poteva saperlo era...
« Cat me l'ha detto. »
… appunto.
In
un attimo sentì il sangue ribollirle lentamente e fu
costretta a
chiudere gli occhi per non dover dar di matto.
Come aveva potuto
raccontarglielo? Chi era lei per impicciarsi degli affari suoi?
«
E' tua amica, ha fatto bene ad avvisarmi. Ma sei abbastanza grande e
vaccinata per arrangiarti e incasinarti la vita da sola. »
Era sua amica, questo era vero, ma non avrebbe dovuto.
«
Non mi sto incasinando niente. » disse, ripetendo le sue
parole. «
Peter è un amico, tutto qui. »
Non si stava rendendo conto di
come continuasse a ribadire lo stesso concetto più a se
stessa che
agli altri, quasi non riuscisse a capacitarsi di quanto fosse
accaduto a New York e di quanto lo scrittore francese fosse cambiato.
« D'accordo, d'accordo... la vita è tua e decidi tu. »
Ripresero,
come se nulla fosse, a sistemare le ultime cose di casa, lasciando
cadere entrambi gli argomenti.
Solo qualche oretta dopo, quando
James decise che era giunto il momento di tornare a casa, Alexandra
lo accompagnò alla porta, sospirando per quanto si erano
detti
precedentemente.
«
Bambino o bambina? »
Chiese, appoggiandosi allo stipite della
porta, prima di chiudersi nel suo maglioncino scuro per ripararsi
dall'aria fredda.
Suo fratello sorrise appena, massaggiandosi il
collo quasi fosse a disagio per l'argomento trattato
« Non si sa ancora, continua a girarsi e quindi non si riesce ad individuarne il sesso. Ma conto già che sia una femmina! »
Alla fine Alexandra doveva essere contenta: presto sarebbe stata zia e avrebbe potuto coccolarsi sua nipote - o suo - quanto avrebbe voluto. Ma c'erano ancora troppi pensieri che non le permettevano di apprezzare una notizia così gioiosa.
« Comunque sappi che sto organizzando la tua festa, che ovviamente faremo qui. »
«
Lo so, lo so. E gli invitati? »
Era curiosa di sentire cosa le
avrebbe risposto, perché sapeva che prima o poi avrebbe
nominato
Peter.
« Soliti amici, anche se Cat mi ha detto che vuoi invitare Argent. »
Eccolo lì!
« E lo farò, stanne certo. »
James allungò una mano in sua direzione, quasi a voler suggerire un qualche patto.
«
Allora rimaniamo d'accordo così. Se tu inviti Argent, io
invito Tom.
»
Per un attimo ebbe un tuffo al cuore.
Tom.
Si era
dimenticato davvero di lui?
Alexandra voleva Peter alla festa e per uno strano caso in quel momento volle anche Tom Hiddleston. Così tese la propria mano verso il fratello e la strinse con decisione.
« Affare fatto. »
Hiddle's
corner:
Ok,
insultatemi come desiderate.
Ho
pubblicato in mega ritardo e sono assolutamente dispiaciuta. Fortuna
che qualcuno mi aveva chiesto di essere più frequente... e
invece.
Sono un disastro, lasciatemelo dire!
Spero, invece, che questo
capitolo non sia proprio da buttar via.
Devo
dire che da quando sto leggendo "50 sfumature di - sto ca**o
–
grigio" ho sempre il terrore di finire per scrivere in quel modo
che trovo assolutamente obbrobrioso. Se mai fosse così...
avvisatemi
e cancellerò la storia, distruggerò il computer e
mi lancerò da
una finestra.
Per il resto, che dire... ho aumentato il rating in
arancione, giusto perché dovevo farlo all'inizio, ma mi sono
sempre
dimenticata. Bhe, ci sarà un motivo per cui il rating
è arancione,
no? *sghignazza*
Poi... stavo nuovamente pensando che il titolo è
veramente osceno. Volevo cambiarlo, ma poi ho pensato che tutti
conoscono la storia così e quindi amen, pazienza.
Altra
cosa che ci tenevo a dirvi, anche se magari a voi non
interesserà
per niente: per la prima volta, da quando sto scrivendo storie, non
so come finirà Black
Heart.
Davvero. E' angosciante non sapere cosa scriverò nell'ultimo
capitolo, se ci sarà un seguito o niente, se
finirà bene o male e
COME finirà.
Spero di aver presto le idee chiare, davvero .___.
Comunque
non credo che in questi giorni riuscirò a pubblicare
qualcosa... e
devo dirvi che il 25 agosto parto e sto via fino al primo di
settembre, quindi se mai non riuscissi ad aggiornare prima del 25, mi
spiace ma dovrete aspettare un po'. Nel frattempo, dato che
sarò al
mare con delle amiche, tengo le dita incrociate con la speranza di
incontrare qualche Oakley xD E poi mi farò un bel po' di
idee per la
storia, non vi preoccupate.
Che
altro aggiungere se non il canonico 'fatemi sapere che ne pensate'?
A presto,
Charlie