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Autore: Disorientated Writer    23/08/2012    3 recensioni
Anno 1216: la pazzia di Gant potra' essere stata fermata, ma la Crociata Albigese no, e in tutta la Linguadoca infuriano battaglie tra i cristiani e gli Occitani.
Nella corte di Filippo Augusto si nasconde una persona pronta a tutto per aiutare la Chiesa ad estirpare l'eresia dall'intero territorio Francese. Pronta perfino ad uccidere il Re, se necessario.
Il Sud della Francia è messo a ferro e fuoco, e da Nord sbarcano flotte di mercenari inviate dai Baroni Inglesi che appoggiano l'incoronazione del piccolo Enrico III, minacciando gravemente l'armata del principe Luigi che a stento riesce a tener testa ai baroni e i loro mercenari.
In questo momento di grande tensione, Hyperversum decide di fare la sua parte, catapultando nel medioevo due fratelli, separandoli e incrociando le loro strade con quelle delle parti in guerra.
Perché se tutto puo' cambiare in un secondo, c'è qualcosa che non muterà mai: l'incredibile, immensa, sfortuna di Ian Maayrkas, il Falco del Re.
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[STORIA IN FASE DI RIEDITAZIONE! POSSIBILI CAMBIAMENTI DRASTICI.]
Fanfiction dedicata a Silvia :3
E possa Guillaume de Ponthieu essere sempre in vostro favore!
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II: Lo sapevo che non dovevo mangiare il cibo di mio padre.

 
 













Giocatori, siete nel confine tra la Francia e la Fiandra.
Nei pressi del feudo dei Montmayeur si nasconde un gruppo di briganti, che hanno rapito e imprigionato una nobile francese.
Il vostro compito è quello di salvarla e impedire che il re di Francia paghi il riscatto.
[ … ]
Se porterete a termine la vostra missione, i vostri personaggi avranno 1200 punti e sbloccherete nuove armi. Se fallite, vi verranno tolti 1000 punti.
Buona fortuna, giocatori.
 
La Terra smise di girare e una metallica voce femminile ci spiegò la nostra missione, che io trovai piuttosto deludente: salvare una nobile dalle mani dei briganti. Hyperversum iniziava a diventare quasi banale. 
Andrew si stiracchiò, borbottando qualcosa.
« Bene, bene, bene. Andiamo a cercare questo accampamento allora! Prima finiamo, prima iniziamo una partita più interessante. » proclamò, senza neanche chiedere il mio parere. Sbuffai. Quando iniziavamo a giocare, lui diventava improvvisamente Ser Ondrej Iosonoilpiùfigoditutti.
Ser Ondrej era il suo personaggio, un cavaliere di prima classe (come spesso gli piaceva urlare ai quattro venti) e bravo in tutto. Il solito megalomane. Io invece, era Lady Aires. E no, non ero una nobile, ma una ladra/assassina. E quel ruolo mi divertiva da morire.
Guardai Andrew. In fondo, non mi dispiaceva affidargli l’esito della partita: se fallivamo, la colpa ricadeva solo su di lui.
Ad un tratto mi venne un'idea e mi sfregai le mani, sorridendo malefica.
« E se anziché salvare questa suddetta nobile ci andassimo ad unire ai briganti? Sai che figata? » dissi ad Andrew, che mi guardò con il sopracciglio inarcato.
« Stai scherzando spero! Se guadagno questi 1200 punti, il mio personaggio avrà come premio un cavalierato per la corte di Carlo Magno! Il che vuol dire 5000 punti bonus! » esclamò, con le mani tra i capelli.
Io sbuffai. Mai che mi facesse divertire.
« Non sia mai che ti perda il cavalierato! » borbottai ironica, con le mani sui fianchi e piuttosto seccata.
Diedi un’occhiata intorno. Eravamo sul limitare di un bosco, e davanti a noi una collinetta che sembrava perfetta per localizzare il campo dei banditi. Grazie, Hyperversum! pensai, mentre ci avvicinavamo. 
Purtroppo, quando arrivammo in cima alla collina non notammo assolutamente nulla di strano, a parte un'infinita distesa di verde che avrebbe fatto contento ogni ambientalista del XXI° secolo. Non notando niente di strano chiamai la mela, il simbolo del gioco nonché valida alleata in momenti come quello.
Ovvero, quando eri troppo pigro per fare un giro nei boschi. La mela apparve e iniziò a brillare, spostandosi sempre più avanti per segnare il cammino da seguire. Guardai Andrew e contemporaneamente corremmo dietro alla mela. 
Per tutto il percorso segnato dalla freccetta rossa di Hyperversum  mio fratello non smise un secondo di blaterare sui pregi del cavalierato, dei punti bonus, di quanto questo funzionasse con le ragazze nerd della sua scuola e altre cavolate del genere. Io sorridevo e annuivo … come sempre, del resto.
Ad un tratto, vedemmo del fumo alzarsi da quello che doveva essere l’accampamento.
Sbuffai. Se fossimo stati veramente nella Francia del 1216, non avremmo visto niente del genere. Almeno, non pensavo che i briganti fossero così stupidi.
Tolsi l’arco dalla faretra e incoccai una freccia.
Il mio personaggio se la cavava con l’arco, i coltelli, la spada e le arti marziali, ma io avevo una vera e propria passione per queste cose, e così mi ero iscritta a corsi di tutti i tipi.
« Pronta, Stella della Sera? » mi domandò Andrew, usando il mio nome da supereroina.
Una volta, durante il primo anno di medie, mi costrinsero a fare la parte della Bella Addormentata nella recita scolastica: un incubo. Dovevo andare in giro con un lungo vestito rosa e una tiara che pesava più del mio gatto. Avevo sempre odiato quel ruolo. Così, il giorno della recita, al momento della mia apparizione, entrai in scena vestita di nero e urlando che “io ero la Stella della Sera.” Gli spettatori la presero come una simpatica variazione della storia, ma la mia professoressa svenne.   
Scossi la testa, torando al presente.
In quel momento non ero la Stella della Sera, ma Lady Aires, e stavo per salvare una nobile dalle meschine mani di stolti briganti. Sì, ogni tanto anche io me ne uscivo con pensieri altisonanti come quelli. Con uno sguardo d’intesa, io e mio fratello avanzammo lentamente tra gli alberi.
E lui, da bravo Ser Ondrej Iosonoilpiùfigoditutti, schiacciò un legnetto. A meno di tre metri dalla sentinella del campo, un uomo nerboruto con la faccia piena di bruciature.
« Andry, posso dirtelo? Ti odio. » borbottai, mentre il tipo dava l’allarme e si lanciava contro di noi.
Bene bene, questi sì che sono livelli che mi piacciono! Chissà quanto valeva il tipo …
Con una finta, calamitai la sua attezione, distraendolo da mio fratello.
E Andrew seguì il nostro solito schema. Appena l’uomo si concentrò su di me, lui scattò di lato e andò a salvare la DID (ovvero, Donzella In Difficoltà).
Il ciccione fece un salto in avanti, ma io schivai all’ultimo minuto, raggirandolo e colpendolo alla testa con il manico dell’elsa estratta sì e no due secondi prima.
Perché, perché tutti i nemici di Hyperversum erano così stupidi? Non ci si poteva divertire, pensai amaramente, mente scavalcavo il tipo svenuto e mi avventuravo nell’accampamento.
Non avevo alcuna paura di venire uccisa. In fondo, avevo altre quattro vite a disposizione prima di dover ricominciare il gioco. Con un po’ di fortuna, avrei trovato un cuore o un fiore di loto in qualche barile.
Mi ripromisi di cercarci dopo aver sistemato la faccenda.
In giro non si vedeva nessuno. Beh? Che ne era stato dell’allarme? E di mio fratello? Pff, stupido Hyperversum.
Diedi un’occhiata in giro. Capanne sparse, qualche barile, una capra (dai, sul serio, una capra!), un carretto circondato da barre di metallo dove sicuramente non tenevano nascosta la nobile.
Santa Zucca, a volte Hyperversum perdeva davvero colpi.
Un uomo mi venne incontro urlando e brandendo quella che sembrava un’ascia.
Più scocciata che impaurita, mi abbassai e lo colpì al ginocchio con un calcio. Se fosse stato in carne ed ossa e non computerizzato, probabilmente gliel’avrei spaccato.
Sentii le grida di un altro uomo, ma più che foga sembravano di dolore.
Ondrej? Impossibile, avevo appena scorto la tenuta di mio fratello dietro il carretto.
E allora …
Mi nascosi dietro un barile nero appena prima che tutti gli “abitanti” del campo uscissero dalle loro tende in quello che sembrava essere un pigiama. Ma per l’amor del cielo, erano le sette di sera, come segnava l’orologio apparso dal nulla che avvertiva il passare di ogni ora nell’universo di Hyperversum.
Mi scostai i capelli dalla fronte.
I suoni che venivano dalle cuffie mi giungevano ovattati, ma in lontananza, nel mondo reale, mi sembrò di sentire qualcuno urlare.
E non mi sbagliavo, affatto.
Nella realtà presi le cuffie tra le mani e feci per togliermele, quando una scossa di dolore mi attraversò il corpo, mandandomi lunga distesa per terra.
E sentii la terra bagnata sotto le dita.
Era accaduto tutto così in fretta che non me n’ero quasi accorta.
Lentamente mi rialzai a sedere.
« Andrew … » sussurrai.
A quel punto, dal cielo plumbeo iniziò a scendere la pioggia.
Che mi bagnò.
Teoricamente, noi possiamo solo vedere quello che i nostri personaggi fanno. Immaginarci l’odore della pioggia, la sensazione di bagnato …
Ma io tutte quelle cose le provavo.
Con un brivido, tentai di togliermi il visore.
Niente.
Provai a strapparmi i guanti dalle mani ma, per quanto io tirassi, le gocce di pioggia continuavano a bagnare la mano. Non quella di Lady Aires. La mia mano.
Mi tastai gli occhi per cercare il visore, ma si era come smaterializzato.
No. Non era possibile.
Qualcuno urlò, e una freccia si conficcò a poca distanza dal mio nascondiglio.
Ma io quasi non lo notai, shockata.
Ero finita lì. Per qualche strana ragione, c’ero davvero.
Sentii le lacrime scendere, ma le asciugai con la manica.
Sicuramente era solo un sogno. Mi sarei svegliata nel mio letto a baldacchino circondata dai miei adorati peluches.
Rincuorata da questa speranza, mi alzai in piedi.
E guardai stupita la scena che avevo davanti.
Degli uomini a cavallo apparsi dal nulla avevano attaccato l’accampamento, e i briganti fuggivano, combattevano … morivano.
Iniziai a tremare.
Non era un gioco; era la realtà.
Forse.
« Harley! »
La voce di mio fratello mi riscosse dal coma.
Aveva uno sguardo terrorizzato e gridava il mio nome, senza rendersi conto di essere in mezzo ad una battaglia.
« Andrew … » sussurrai, avanzando verso di lui. Dal coma, ero caduta nella trance, e lui non sembrava messo meglio di me.
Noi due, in Francia. Per davvero, stavolta.
Impossibile.
Allucinazioni provocate dal cibo di papà, disse una vocina nella mia testa.
Realtà, disse un’altra.
Non ebbi modo di sentire altre opinioni, perché qualcosa mi colpì alla testa.
E persi conoscenza.
 
Quando riaprii gli occhi, doveva essere pomeriggio inoltrato.
Ero stesa su un comodo letto, avvolta nelle coperte.
Per un secondo pensai che ero ancora a casa mia, e allungai la mano per cercare Puffs, il mio cucciolo di drago. Ma al suo posto, trovai una mano.
« AAAAAAAAAH! » urlai, saltando a sedere.
Poi mi accorsi che la mano era attaccata ad un braccio. E quel braccio era parte integrante di un corpo. Il ragazzo davanti a me doveva essere più vicino ai trenta che ai vent’anni, con i capelli neri e gli occhi troppo azzurri per essere veri.
Mi chiese qualcosa in quello che doveva essere francese, e io lo guardai inarcando il sopracciglio. Ho sempre odiato quella lingua, e mi sono sempre rifiutata di studiarla.
Lui mi fissò.
Io lo fissai.
E me ne uscii con un “Che cacchio hai detto?” piuttosto poco educato in inglese.
Ma, hei, avevo appena subito uno shock. E le buone maniere non erano mai state il mio forte.
Lui impallidì, quasi avesse visto un fantasma.
« Tu … non sei di quest’epoca, vero? » mi domandò, in inglese perfetto. No, aspetta, non era inglese: era americano.
Sgranai gli occhi, stupita. Come faceva un nobile francese a parlare americano? Hyperversum stava impazzendo, pensai. E in quel preciso istante, i ricordi dell'accampamento dei briganti mi colpirono come uno schiaffo in piena faccia. Degludii. 
« Io … sono del 2012. Voglio dire, questo è il 2012, no? Sono ancora in America. A Phoenix. E questo è un brutto sogno, vero? » gli domandai, in tono quasi di supplica.
Lui scosse la testa, incredulo.
« Ho paura che questo non sia un sogno, ragazza. »
Quando le mie orecchie realizzarono la frase, svenni.
 
Quando rinvenni, si era fatta notte.
Il ragazzo era ancora accanto a me, solo che stavolta era accompagnato da un quarantenne e una ragazza dai biondi boccoli dorati.
Riccioli d’Oro mi porse una tazza di quello che doveva essere tè e il ragazzo mi aiutò a mettermi seduta.
« Io sono Jean Marc de Ponthieu … ma tu puoi chiamarmi Ian. » si presentò, lanciando uno sguardo all’altro uomo.
« E questi sono il conte Guillaume de Ponthieu, mio fratello, e mia moglie Isabeau de Montmayeur. » continuò, presentando gli altri due.
Io li guardai a bocca aperta. Avevo capito che Jean/Ian fosse della mia epoca. E allora che ci faceva sposato a una nobile?
Perché bastava guardarla per capire che l’unico ‘2000’ che conosceva era quello avanti Cristo.
I tre mi guardarono, in attesa.
« Oh, eh, sì, hum, piacere … io sono Harley Aires Karjalainen. » borbottai, impacciata.
Ancora non riuscivo a credere a tutta la storia. Se solo Andrew fosse stato lì con me …
« Andrew! » esclamai, impallidendo e facendo prendere un colpo al terzetto.
Come potevo essermi dimenticata di lui? Mi guardai intorno, sperando di vederlo apparire da chissà dove, incolume, che mi diceva "Hei sorellina, buon compleanno!".
Ian mi guardò, in cerca di spiegazioni.
« Mio fratello gemello, lui era con me nell' … un secondo, ma voi come avete fatto a trovarmi? E dove mi avete portata? » domandai, pallida, realizzando solo in quel momento dove mi trovavo. 
Isabeau fece un sorriso dolce.
« Sei a Chatȇl-Argent, la nostra dimora. E Ian ti ha trovata svenuta nell’accampamento dei Briganti dell’Ovest. »
« Chatechecosa? I Briganti di che? » chiesi, estremamente confusa.
Lei guardò Ian, che guardò Guillqualcosa. Che guardò me.
Che a mia volta guardavo loro.
« Aires, tu vieni davvero dal ... futuro? » mi domandò nuovamente Ian, deglutendo.
Io annuii e mi guardai le mani. Tremavano. 
« E come avete fatto ad arrivare qui? » chiese, anche se gli si leggeva in faccia che già conosceva la risposta.
« Beh, stavo giocando ad Hyperversum … aspetta! » esclamai, folgorata da un’illuminazione.« Anche tu sei arrivato qui con quel cavolo di gioco maledetto?! »
Lui annuì.
Oh santo dio del Ketchup.
Tanto perché ve lo stiate chiedendo no, non sono credente. Ma devo pur trovare qualcosa da pregare, in situazioni come questa.
« Ero convinto che non  avrebbe più spedito nessuno qui giù … a quanto pare mi sbagliavo. Il portale per il passato deve essersi riaperto. » disse, più a se stesso che a me.
Inarcai il sopracciglio e sbuffai, completamente dimentica delle buone maniere.
« Non mi importa un accidente del portale, io voglio sapere dov’è mio fratello! » esclamai, inviperita.
Solitamente non mi capitava di cambiare umore così spesso, ma direi che una volta finiti nel medioevo tramite un gioco di ruolo tutte le abitudini saltano.
Ian assunse un’espressione grave.
« Mi dispiace, Harley. Non abbiamo trovato tuo fratello. »
E fu così che svenni per la seconda volta nel giro di cinque ore.    













Madamoiselle's Corner:
OCCHEEEI, CHE CAPITOLO STRANUCCIO CHE E' USCITO FUORI °^°
Non doveva succedere questo, accidenti. 
Ma si sa, gli scrittori sono sempre soggetti all'umore dei personaggi çwç 
Ringrazio tuuutti quelli che leggeranno, recensiranno. metteranno la storia tra le seguite/preferite (sì, sogna Nina, sogna!) e anche i "lettori silenziosi" :3 
XoXo,

Madamoiselle Nina. 


 
   
 
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