Fandom:
Teen Wolf (2009)
Pg/Pair: Stiles Stilinski, Derek Hale,
Mamma Stilinski
Word Count: 1548
Rating:
PG-13
Avvertimenti: Scritta per la Notte Bianca di
maridichallenge.
Prompt
First
Meet
Disclaimer: I personaggi appartengono a
Jeff Davis e pure ad MTV.
Note: Continuo a non aver
fantasia per i titoli, eh!
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Avrebbe
dovuto stare a sentire la mamma e starle vicino, non perderla di
vista.
Non che le mamme abbiano sempre ragione, perché lui
mangia tutte le verdure, si lava sempre i denti e non fa storie –
no, okay, un po' di capricci li fa, ma non poi tanto! - per andare a
nanna... e ciò nonostante Lydia continua a preferire la
compagnia di Jackson e Danny. Che non sanno fare tortine di sabbia
belle come le sue, non hanno il suo vasto assortimento di formine e
non saprebbero trovare un lombrico nemmeno sotto la pioggia. Femmine!
Valle a capire!
Fatto sta che, anche se le mamme qualche volta si
sbagliano e a fare il bravo bambino non ci si guadagna quanto
sostengono loro (ma coccole e regali son sempre graditi)... questa
non è una di quelle volte.
S'era fermato davanti ai
televisori, affascinato da un documentario sui lupi. Che occhi
grandi, che orecchie lunghe, che zanne appuntite e che musetto
adorabile che avevano! Quasi quasi avrebbe domandato alla mamma se
gliene comprava un paio – perché uno solo si sarebbe
sentito triste, no? - da tenere nel giardino sul retro. S'era girato
per chiederglielo e la mamma non c'era più.
'Coraggio.'
si disse. 'magari è qui vicino.'
No, non era nella
corsia successiva e nemmeno in quella accanto.
La mamma s'era
stancata di lui e l'aveva abbandonato. Naturale. Si lamentava spesso
con le amiche del suo bambino irrequieto e chiacchierone, una vera e
propria calamità umana. Perciò, non c'era da
sorprendersi che avesse approfittato della prima occasione per
liberarsene.
No. Impossibile. La sua mamma era la persona più
buona e paziente di tuuuuuuutto l'universo, e oltre: non l'avrebbe
mai e poi mai abbandonato in un supermercato.
La colpa era dei
lupi. L'avevano distratto, mentre si portavano via la
mamma.
“Cattivo, cattivo! Ti odio!” gridò,
prendendo a pugni lo schermo.
“Cosa ti ha fatto di male quel
povero lupo? Avrà mica mangiato la tua nonnina, eh,
Cappuccetto?”
“Non mi chiamo Cappuccetto! Io sono...”
s'interruppe, mordendosi le labbra.
La mamma e il papà
insistevano continuamente sul non parlare agli sconosciuti. E papà
arrestava i cattivi – forse doveva chiedergli di arrestare
anche i lupi, sì – quindi la sapeva lunga sui criminali
che rubano i bambini. Ma il ragazzino che era apparso alle sue spalle
sembrava piuttosto innocuo, nonostante lo sguardo torvo ed i vestiti
scuri che aveva indossato giusto per darsi un tono più adulto
e minaccioso. Tra l'altro il danno era fatto, ormai. S'erano rivolti
la parola.
Poteva comunque rimediare non dicendogli il suo nome.
Ottima idea.
“... sono... Stiles. No, quei lupi non hanno
mangiato la mia nonna. Cioè, spero di no, anche se mi pizzica
sempre le guance e parla male di papà e quello che cucina non
è affatto buono, non come quello che prepara la mamma.”
“Stiles...” disse il ragazzo, in un vano tentativo di
fermare quel fiume in piena, con un'espressione tra il divertito e
l'esasperato. Stiles riprese prontamente la parola, ignorando la
momentanea interruzione.
“No, non penso che mangerebbero la
nonna. È vecchia. Cioè, anziana e non credo che avrebbe
questo gran sapore. Però mi hanno distratto e si son portati
via la mamma!”
Lo sconosciuto, alias 'l'amico dei
lupi', non rispose immediatamente ma si chinò alla sua
altezza, abbassandogli il cappuccio rosso e scompigliandogli i
capelli. Stiles detestava quando i grandi lo facevano. Un giorno,
quando sarebbe stato grande anche lui, si si sarebbe tagliato i
capelli tanto corti da non permettere più a nessuno di farlo.
Già.
“Non dire sciocchezze, Stiles.”
Incredibile come riuscisse a far suonare quel nome come un insulto
della peggior specie, nonostante gli stesse perfino sorridendo.
Alzandosi portò la mano al volto e, dopo aver annusato l'aria
– che, in quanto amico dei lupi si credesse un lupo anche lui?
Be', Stiles amava mettersi una benda sull'occhio e una spada di legno
alla cintura e farsi passare per un pirata: che male c'era? -
aggiungendo “Tua madre sta bene. Ti sta cercando. Meglio tu
rimanga qui ad aspettarla. Fermo. In silenzio. Okay?”
No.
Okay un corno. Non era affatto d'accordo.
Non gli andava di
rimanere lì da solo.
E poi se l'amico dei lupi sapeva
davvero dov'era sua madre perché non l'accompagnava lui
stesso?
Magari mentiva per coprirli e non sarebbe arrivato proprio
nessuno.
“Come lo sai?” domandò,
sospettoso.
“Questo non te lo posso dire, è un
segreto.” sbuffò, spazientito. Aveva tutta l'arida di
non voler più avere niente a che fare con quel bamboccio,
eppure non si mosse di un millimetro.
“Allora non ti credo!
Bugiardo!” incrociò le braccia davanti al petto, mentre
gli occhi gli si riempivano di lacrime. “Sei cattivo! Se non lo
fossi mi accompagneresti dalla mia mamma!”
Scagliò
un pugno contro le sue ginocchia, ma venne prontamente fermato da una
stretta al polso.
“Okay, okay. Ti ci porto io. Basta che non
ti metti a piangere. Perché di fazzoletti per asciugarti gli
occhi o soffiarti il naso io non ne ho. E non pensare di poter usare
i miei pantaloni!”
Oh, quante storie. Rimanevano sempre le
maniche della sua felpa per tali emergenze. “E non voglio
sentirti fiatare, altrimenti darò TE in pasto ai lupi,
siamo intesi?”
Stiles annuì, prendendolo per
mano.
Incurante delle minacce del ragazzo, si mise ben presto
a parlare di quanto gli piacessero i lupi.
Sì, è
vero che facevano paura e magari avrebbero anche potuto mangiarlo ma
non poteva discriminarli per la loro dieta. Insomma, magari anche lui
ai polli ed i maiali non stava particolarmente simpatico... e non
avevano idea della compagnia fantastica, incomparabile
ed inimitabile a cui stavano rinunciando.
Ne avrebbe voluto
tanto uno per sé. No, non di pollo o di maiale. Di lupo, che
altro?
L'amico dei lupi borbottava e ringhiava, ma non lasciava
andare la sua mano e proseguiva imperterrito nel suo
cammino.
Rincuorato, Stiles gli raccontò di come facesse
fatica a fare amicizia. Incredibile, vero?
Eppure quasi tutti si
tappavano le orecchie e scappavano via non appena gli si avvicinava,
per fare due chiacchiere sull'ultimo libro che aveva letto. Quasi
tutti, già. Tranne Scott.
Non sapeva quanto Scott fosse
interessato a ciò che gli raccontava, ma annuiva per un po' e
poi gli chiedeva se gli andasse di mangiare il gelato. Alla signora
McCall non andava che ne mangiassero troppo e sopratutto non prima di
cena, per cui lo metteva sempre nel ripiano più alto del
congelatore. In fondo, dietro a tutto il resto.
Loro, però,
prendevano una sedia e aiutandosi con delle scatole che ci mettevano
sopra, riuscivano sempre ad arrivare e prenderlo. Una volta sola
avevano provato a mettersi semplicemente l'uno sulle spalle
dell'altro, ma era finita con uno scivolone a terra, tanti lividi e
niente gelato.
E forse avrebbero dovuto sentirsi in colpa nel
mangiare dolci di nascosto – specie lui, visto che un giorno
papà sarebbe diventato Capo della Polizia, o Sceriffo –
ma erano così buoni che pure la coscienza se ne stava zitta
zitta.
Scott era il migliore amico del mondo, sì, anche se
aveva i polmoni un po' malconci e non poteva fare tutti i giochi che
Stiles avrebbe voluto. Magari l'avrebbe presentato a questo tenebroso
sconosciuto, in segno di gratitudine.
“Ne faccio volentieri
a meno, grazie.” Peggio per lui. Più Scott per
Stiles.
Stava quasi per esaurire gli argomenti di
conversazione – e non credeva ciò fosse possibile quando
si trattava di Pokemon e Spongebob – e la sua mano stava per
venir frantumata in un impeto d'insofferenza quand'ecco che la
vide.
La mamma. Che si guardava attorno, incredula di non essersi
accorta prima della sua mancanza. Sì, la poteva perdonare.
Assolutamente.
Lasciò andare la mano e le corse incontro.
“Mamma!” gridò, prima di cadere rovinosamente
a terra.
Il ragazzo rise della sua goffaggine, ma a Stiles poco
importava. L'aveva aiutato a ritrovarla e per questo gli era
immensamente grato.
Riabbracciata la mamma si voltò per
ringraziarlo, ma non sapendone il nome si limitò ad un
entusiasta “Grazie, lupetto!”
Il ragazzo arrossì,
o così era parso a Stiles, e si dileguò prima che la
mamma si voltasse per vedere anche lei di chi si trattava.
Se
n'era andato tanto velocemente da fargli credere, quando poi s'era
trovato a raccontare tutto a mamma e papà, che ci fosse
trattato della sua immaginazione. Non sarebbe certo stato il primo
dei suoi amici che soltanto lui era in grado di vedere.
Almeno se
l'era cavata con un ragguaglio a non seguire o parlare con gente che
conosceva, neppure se immaginaria.
Forse era meglio così,
anche se un po' faceva male.
************
Stiles ha
ormai dimenticato quel giorno, quell'incontro.
L'ha relegato ad
uno di quegli avvenimenti che sua madre amava raccontare per metterlo
in imbarazzo.
Non è nemmeno sicuro che sia accaduto
realmente, finché non si perde nel bosco e si mette a maledire
tutti i licantropi di questa terra – specialmente Scott –
per aver rovinato la sua vita.
“Dannate bestiacce, vi odio!”
sibilò, dando un calcio alle foglie.
“Cosa ti han
fatto di male, stavolta, Cappuccetto?” chiede una voce a lui
ben nota.
“Niente in particolare. Tutto. Senti, non è
che mi daresti un passaggio fino a casa sulla tua Camaro, eh,
lupetto?”