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Autore: Akira14    23/08/2012    1 recensioni
(PRESERIE!) Stiles s'era fermato davanti ai televisori, affascinato da un documentario sui lupi. Che occhi grandi, che orecchie lunghe, che zanne appuntite e che musetto adorabile che avevano! Quasi quasi avrebbe domandato alla mamma se gliene comprava un paio – perché uno solo si sarebbe sentito triste, no? - da tenere nel giardino sul retro. S'era girato per chiederglielo e la mamma non c'era più.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Teen Wolf (2009)
Pg/Pair: Stiles Stilinski, Derek Hale, Mamma Stilinski
Word Count: 1548
Rating: PG-13
Avvertimenti: Scritta per la Notte Bianca di maridichallenge.
Prompt First Meet
Disclaimer: I personaggi appartengono a Jeff Davis e pure ad MTV.
Note: Continuo a non aver fantasia per i titoli, eh!

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Avrebbe dovuto stare a sentire la mamma e starle vicino, non perderla di vista.
Non che le mamme abbiano sempre ragione, perché lui mangia tutte le verdure, si lava sempre i denti e non fa storie – no, okay, un po' di capricci li fa, ma non poi tanto! - per andare a nanna... e ciò nonostante Lydia continua a preferire la compagnia di Jackson e Danny. Che non sanno fare tortine di sabbia belle come le sue, non hanno il suo vasto assortimento di formine e non saprebbero trovare un lombrico nemmeno sotto la pioggia. Femmine! Valle a capire!
Fatto sta che, anche se le mamme qualche volta si sbagliano e a fare il bravo bambino non ci si guadagna quanto sostengono loro (ma coccole e regali son sempre graditi)... questa non è una di quelle volte.

S'era fermato davanti ai televisori, affascinato da un documentario sui lupi. Che occhi grandi, che orecchie lunghe, che zanne appuntite e che musetto adorabile che avevano! Quasi quasi avrebbe domandato alla mamma se gliene comprava un paio – perché uno solo si sarebbe sentito triste, no? - da tenere nel giardino sul retro. S'era girato per chiederglielo e la mamma non c'era più.
'Coraggio.' si disse. 'magari è qui vicino.'
No, non era nella corsia successiva e nemmeno in quella accanto.

La mamma s'era stancata di lui e l'aveva abbandonato. Naturale. Si lamentava spesso con le amiche del suo bambino irrequieto e chiacchierone, una vera e propria calamità umana. Perciò, non c'era da sorprendersi che avesse approfittato della prima occasione per liberarsene.
No. Impossibile. La sua mamma era la persona più buona e paziente di tuuuuuuutto l'universo, e oltre: non l'avrebbe mai e poi mai abbandonato in un supermercato.

La colpa era dei lupi. L'avevano distratto, mentre si portavano via la mamma.
“Cattivo, cattivo! Ti odio!” gridò, prendendo a pugni lo schermo.
“Cosa ti ha fatto di male quel povero lupo? Avrà mica mangiato la tua nonnina, eh, Cappuccetto?”
“Non mi chiamo Cappuccetto! Io sono...” s'interruppe, mordendosi le labbra.
La mamma e il papà insistevano continuamente sul non parlare agli sconosciuti. E papà arrestava i cattivi – forse doveva chiedergli di arrestare anche i lupi, sì – quindi la sapeva lunga sui criminali che rubano i bambini. Ma il ragazzino che era apparso alle sue spalle sembrava piuttosto innocuo, nonostante lo sguardo torvo ed i vestiti scuri che aveva indossato giusto per darsi un tono più adulto e minaccioso. Tra l'altro il danno era fatto, ormai. S'erano rivolti la parola.
Poteva comunque rimediare non dicendogli il suo nome. Ottima idea.
“... sono... Stiles. No, quei lupi non hanno mangiato la mia nonna. Cioè, spero di no, anche se mi pizzica sempre le guance e parla male di papà e quello che cucina non è affatto buono, non come quello che prepara la mamma.”
“Stiles...” disse il ragazzo, in un vano tentativo di fermare quel fiume in piena, con un'espressione tra il divertito e l'esasperato. Stiles riprese prontamente la parola, ignorando la momentanea interruzione.
“No, non penso che mangerebbero la nonna. È vecchia. Cioè, anziana e non credo che avrebbe questo gran sapore. Però mi hanno distratto e si son portati via la mamma!”

Lo sconosciuto, alias 'l'amico dei lupi', non rispose immediatamente ma si chinò alla sua altezza, abbassandogli il cappuccio rosso e scompigliandogli i capelli. Stiles detestava quando i grandi lo facevano. Un giorno, quando sarebbe stato grande anche lui, si si sarebbe tagliato i capelli tanto corti da non permettere più a nessuno di farlo. Già.
“Non dire sciocchezze, Stiles.” Incredibile come riuscisse a far suonare quel nome come un insulto della peggior specie, nonostante gli stesse perfino sorridendo. Alzandosi portò la mano al volto e, dopo aver annusato l'aria – che, in quanto amico dei lupi si credesse un lupo anche lui? Be', Stiles amava mettersi una benda sull'occhio e una spada di legno alla cintura e farsi passare per un pirata: che male c'era? - aggiungendo “Tua madre sta bene. Ti sta cercando. Meglio tu rimanga qui ad aspettarla. Fermo. In silenzio. Okay?”

No. Okay un corno. Non era affatto d'accordo.
Non gli andava di rimanere lì da solo.
E poi se l'amico dei lupi sapeva davvero dov'era sua madre perché non l'accompagnava lui stesso?
Magari mentiva per coprirli e non sarebbe arrivato proprio nessuno.

“Come lo sai?” domandò, sospettoso.
“Questo non te lo posso dire, è un segreto.” sbuffò, spazientito. Aveva tutta l'arida di non voler più avere niente a che fare con quel bamboccio, eppure non si mosse di un millimetro.
“Allora non ti credo! Bugiardo!” incrociò le braccia davanti al petto, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. “Sei cattivo! Se non lo fossi mi accompagneresti dalla mia mamma!”
Scagliò un pugno contro le sue ginocchia, ma venne prontamente fermato da una stretta al polso.
“Okay, okay. Ti ci porto io. Basta che non ti metti a piangere. Perché di fazzoletti per asciugarti gli occhi o soffiarti il naso io non ne ho. E non pensare di poter usare i miei pantaloni!”
Oh, quante storie. Rimanevano sempre le maniche della sua felpa per tali emergenze. “E non voglio sentirti fiatare, altrimenti darò TE in pasto ai lupi, siamo intesi?”
Stiles annuì, prendendolo per mano.

Incurante delle minacce del ragazzo, si mise ben presto a parlare di quanto gli piacessero i lupi.
Sì, è vero che facevano paura e magari avrebbero anche potuto mangiarlo ma non poteva discriminarli per la loro dieta. Insomma, magari anche lui ai polli ed i maiali non stava particolarmente simpatico... e non avevano idea della compagnia fantastica, incomparabile ed inimitabile a cui stavano rinunciando.
Ne avrebbe voluto tanto uno per sé. No, non di pollo o di maiale. Di lupo, che altro?
L'amico dei lupi borbottava e ringhiava, ma non lasciava andare la sua mano e proseguiva imperterrito nel suo cammino.
Rincuorato, Stiles gli raccontò di come facesse fatica a fare amicizia. Incredibile, vero?
Eppure quasi tutti si tappavano le orecchie e scappavano via non appena gli si avvicinava, per fare due chiacchiere sull'ultimo libro che aveva letto. Quasi tutti, già. Tranne Scott.
Non sapeva quanto Scott fosse interessato a ciò che gli raccontava, ma annuiva per un po' e poi gli chiedeva se gli andasse di mangiare il gelato. Alla signora McCall non andava che ne mangiassero troppo e sopratutto non prima di cena, per cui lo metteva sempre nel ripiano più alto del congelatore. In fondo, dietro a tutto il resto.
Loro, però, prendevano una sedia e aiutandosi con delle scatole che ci mettevano sopra, riuscivano sempre ad arrivare e prenderlo. Una volta sola avevano provato a mettersi semplicemente l'uno sulle spalle dell'altro, ma era finita con uno scivolone a terra, tanti lividi e niente gelato.
E forse avrebbero dovuto sentirsi in colpa nel mangiare dolci di nascosto – specie lui, visto che un giorno papà sarebbe diventato Capo della Polizia, o Sceriffo – ma erano così buoni che pure la coscienza se ne stava zitta zitta.
Scott era il migliore amico del mondo, sì, anche se aveva i polmoni un po' malconci e non poteva fare tutti i giochi che Stiles avrebbe voluto. Magari l'avrebbe presentato a questo tenebroso sconosciuto, in segno di gratitudine.
“Ne faccio volentieri a meno, grazie.” Peggio per lui. Più Scott per Stiles.

Stava quasi per esaurire gli argomenti di conversazione – e non credeva ciò fosse possibile quando si trattava di Pokemon e Spongebob – e la sua mano stava per venir frantumata in un impeto d'insofferenza quand'ecco che la vide.
La mamma. Che si guardava attorno, incredula di non essersi accorta prima della sua mancanza. Sì, la poteva perdonare. Assolutamente.
Lasciò andare la mano e le corse incontro.
“Mamma!” gridò, prima di cadere rovinosamente a terra.
Il ragazzo rise della sua goffaggine, ma a Stiles poco importava. L'aveva aiutato a ritrovarla e per questo gli era immensamente grato.
Riabbracciata la mamma si voltò per ringraziarlo, ma non sapendone il nome si limitò ad un entusiasta “Grazie, lupetto!”

Il ragazzo arrossì, o così era parso a Stiles, e si dileguò prima che la mamma si voltasse per vedere anche lei di chi si trattava.
Se n'era andato tanto velocemente da fargli credere, quando poi s'era trovato a raccontare tutto a mamma e papà, che ci fosse trattato della sua immaginazione. Non sarebbe certo stato il primo dei suoi amici che soltanto lui era in grado di vedere.
Almeno se l'era cavata con un ragguaglio a non seguire o parlare con gente che conosceva, neppure se immaginaria.
Forse era meglio così, anche se un po' faceva male.

************

Stiles ha ormai dimenticato quel giorno, quell'incontro.
L'ha relegato ad uno di quegli avvenimenti che sua madre amava raccontare per metterlo in imbarazzo.
Non è nemmeno sicuro che sia accaduto realmente, finché non si perde nel bosco e si mette a maledire tutti i licantropi di questa terra – specialmente Scott – per aver rovinato la sua vita.
“Dannate bestiacce, vi odio!” sibilò, dando un calcio alle foglie.
“Cosa ti han fatto di male, stavolta, Cappuccetto?” chiede una voce a lui ben nota.
“Niente in particolare. Tutto. Senti, non è che mi daresti un passaggio fino a casa sulla tua Camaro, eh, lupetto?”


  
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