Pg/Pair:
Danny
Mahealani, Jackson Whittermore
Word
Count: 1420
Rating:
PG-13
Avvertimenti:SPOILER
PER CHI NON HA VISTO LA 2x12
Disclaimer:
I
personaggi appartengono a Jeff Davis e pure ad MTV.
*******
Non
è tua abitudine guardarti indietro, pentirti di azioni e
scelte passate.
Certo,
faresti volentieri a meno di macchiarti la fedina penale e daresti un
calcio nelle palle al tuo ex invece di stringergli la mano, quando te
l'hanno presentato. Non lo neghi.
Tuttavia,
quello che è fatto è fatto. Nessuno possiede la facoltà
di tornare indietro nel tempo e tu non fai certo eccezione. Che senso
può avere, quindi, il piangere sul latte versato?
Se
ti senti in colpa, piuttosto, fa qualcosa di utile per riparare.
Ci
sono occasioni, però, in cui non è possibile rimediare
agli errori commessi.
In
cui si smette di respirare per un istante, si viene attanagliati da
una morsa gelida e poi da un caldo soffocante mentre il cervello fa
in tilt. La razionalità ti abbandona, e vien inondato da una
marea di “e se...”.
E
se avessi indagato più a fondo sul perché Jackson
t'avesse detto quelle parole, prima della partita?
E
se, fregandotene di non avere la sua autorizzazione o di tradire la
sua fiducia, avessi dato uno sguardo a quel video? Forse ti avrebbe
aiutato a capire cosa diavolo stesse accadendo al tuo migliore amico.
Insomma: prima Matt, ora Jackson. Non può essere una
coincidenza.
E
se ti fossi rivolto a Stiles e il suo ragazzo – se quello era
suo cugino, tu sei Babbo Natale... e magari manco si chiama Miguel;
che comunque come Stilinski abbia fatto colpo su un tipo del genere è
un mistero a sé stante – soprattutto dopo che Stiles e
McCall erano arrivati a rinchiudere Jackson in un furgone della
polizia? Avevano tutta l'aria di saperla lunga sulla faccenda, quei
due.
Così
come Lahey, Reyes e Boyd che vedeva spesso in giro con 'Miguel'. E
se si fosse unito al loro tavolo, durante il pranzo, con una scusa? O
se avesse cercato di origliare le loro conversazioni, fatte sempre
sottovoce come se stessero complottando di far fuori qualcuno?
E
se... E se... E se...
Magari
una sola di quelle opzioni avrebbe salvato Jackson. È una
consapevolezza che t'impedisce di rassegnarti ad aver sbagliato. No,
non puoi assolverti con la solita leggerezza.
Non
c'è perdono. Non c'è tregua alle
recriminazioni.
Almeno
non finché non ti convinci che tutto questo sia soltanto un
brutto incubo. O un pessimo scherzo.
Nel
momento in cui, esausto, ti butti a letto e chiudi gli occhi decidi
che dev'essere così.
Domani
ti sveglierai, andrai a scuola e Jackson si siederà nel banco
accanto al tuo.
Oppure
passerà a prenderti più tardi, sulla sua Porche, per
andare a festeggiare la vittoria e far rodere il fegato al tuo ex
facendovi vedere in atteggiamenti “equivoci”.
È
stato Jackson a suggerirlo. Tu, francamente, non ne vedevi la
necessità ma a lui non sta bene che qualcuno t'abbia fatto
soffrire. Si sente in dovere di insegnarli personalmente che chi
semina vento raccoglie tempesta. No, non l'ha decisamente detto in
toni così poetici ma il succo è quello.
Vuoi
ricordare delle belle parole uscire dalla sua bocca, è forse
un crimine?
Ti
sembra di sentire il rombo della sua macchina, proprio ora. Lui che
scende, chiude la portiera e suona il campanello nel bel mezzo della
notte. Wow, come allucinazione acustica è davvero
dettagliata!
Potresti
giurare che sia vero lo strillo di tua madre o il rumore del
bicchiere che si frantuma a terra.
Quanto
avrà bevuto?
Dal
suo “Daniel? Danny, tesoro, scendi! È Jackson! Non so
come sia possibile, forse era uno scherzo e ci siamo cascati tutti...
Oh, io di sicuro. Perciò devi perdonarmi se t'ho gridato in
faccia, caro.” diresti parecchio. Non la biasimi, sei
semplicemente preoccupato per la sua incolumità. Se per te
Jackson era un fratello, per lei era come un figlio ed è
comprensibile che affoghi il dolore nell'alcol dopo quello che è
successo stasera. L'avresti fatto anche tu, se avessi avuto la forza
di portarti la bottiglia alle labbra.
Ad
ogni modo, meglio scendere a controllare.
“Comprensibile.
Il mio fascino suscita spesso queste reazioni.” scherza il suo
interlocutore.
No,
non può essere.
Ti
alzi con uno scatto fulmineo e corri giù dalle scale,
raggiungendoli in un batter d'occhio.
“Ehi,
Danny.” Ti saluta, come se vi foste visti l'ultima volta solo
un paio d'ore fa. Il che è anche vero, ma... “Ho sentito
dire che abbiamo vinto. Grazie a Stilinski. Dev'essere proprio la
notte dei miracoli.” Non è sprezzante come te
l'aspetteresti ma, Dio, è la suavoce.
“Che ne dici, usciamo a festeggiare?”
Sai
cosa devi fare.
Allontani
tua madre dall'entrata, la prendi da parte e le chiedi di lasciarvi
soli.
Sorridi
a quello schifosissimo bastardo di Jackson, accenni
un sentitissimo abbraccio...
E
gli sbatti la porta in faccia.
**********
Non
è tua abitudine chiedere scusa. È una pratica che
implica il pentimento per un'azione scorretta, una scelta sbagliata.
Qualcosa a cui sarebbe meglio porre rimedio con i fatti, piuttosto
che con le parole. Sempre ammesso che tu sia nel torto, certo.
Eventualità, naturalmente, remotissima.
Tu
e Danny siete sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda al riguardo,
perciò non capisci proprio che diavolo gli sia preso.
Neanche
saresti venuto, se non te l'avesse ricordato Lydia.
Già:
potevi startene comodamente tra le sue braccia, nel tuo letto, ed
invece sei qui.
Potrebbe
quanto meno apprezzare il gesto?
Ammettiamo
pure che tu gli abbia tenuto nascoste un paio di cose.
Che
tu non ti sia fidato abbastanza di lui da fargli vedere il video. Che
tu abbia preferito perdere tempo ad inseguire le tue chimere
piuttosto che passarlo insieme a lui.
Lo
ammetti: e quindi? Danny sa quali siano le tue priorità.
A
meno che non si tratti di una questione di vita o di morte –
come gli hai dimostrato su campo – è ovvio che
tu venga prima.
Sei
fatto così: prendere o lasciare.
“Danny,
andiamo, stai scherzando? Che ti prende?” Non è da te
parlare ad una porta chiusa, ma è ormai appurato che questa
sia una nottata piena di eventi mai visti prima.
Senti
una risata di scherno, il che ti fa seriamente considerare di
tornartene a casa ma non appena ti volti per tornare alla tua
macchina senti la sua voce. È roca. Rotta dal pianto, diresti,
se Danny fosse una ragazzina fragile e indifesa. O McCall.
“Riesci
anche soltanto ad immaginare come io abbia passato queste ultime ore,
eh, Jackson? Non sono i segreti, non sono le stranezze. Non mi devi
spiegazioni, se non mi ritieni in grado di comprenderle.”
Cazzo, questo è un colpo basso.”Sono fatti tuoi, in
fondo. Hai tutto il diritto di tenerteli per te. Non te ne faccio una
colpa. Stasera, però, hai veramente esagerato. E siccome so
già che non ti scuserai per lo spavento che m'hai fatto
prendere, direi che...”
“Mi
dispiace.” Lo interrompi. Tu stesso sei sorpreso di ciò
che è appena uscito dalla tua bocca.
Eppure,
allo stesso tempo, parte di te sa bene che quelle due paroline gli
erano dovute.
No,
non immagini neanche come abbia passato queste ultime ore. Nemmeno ci
provi.
A
ruoli invertiti, però, sai che gli avresti tirato un pugno. Te
ne saresti andato, senza sentire le sue patetiche scuse, e non gli
avresti parlato per una settimana. O almeno un paio di giorni.
Ma
Danny è fin troppo indulgente – tanto che la gente se ne
approfitta e se mai metterai le mani sul quello stronzo del suo ex è
un uomo morto – e ti avrà perdonato nel momento in cui
ti ha sbattuto la porta in faccia. Vuole solo vendicarsi, ora,
estorcendoti delle scuse.
“Che
vuoi che faccia, che mi metta in ginocchio e implori la tua
clemenza?” domandi, seccato.
“Potrebbe
essere un inizio.”
“Nei
tuoi sogni, Mahealani. In quei sogni dove sono in ginocchio per fare
ben altre cose...”
“La
vuoi piantare?” Apre la porta, esasperato. “Non sei il
mio tipo, Jackson.”
“Te
lo ripeto: io sono il tipo di chiunque.
E visto che ti tieni a farmi suonare come un disco rotto, ti ripeto
anche che mi dispiace. Ho esagerato. Possiamo finirla qui, prima che
il pathos di questo momento finisca per farmi commuovere?”
“Se
proprio ci tieni...” ti concede, con un sorriso. Poi si fa
serio, ti mette una mano sulla spalla e ti dice ciò che
aspettavi di sentire da quando sei arrivato – forse il motivo
stesso per cui sei venuto, più che per rassicurare Danny –
anche se, certo, non lo ammetteresti mai.
“Bentornato,
Jackson.”