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Autore: Medea00    24/08/2012    18 recensioni
Tratto dal cap. 5:
“Voi avete bisogno di protezione, e io della vostra spada. Mi donerete i vostri servigi e mi accompagnerete durante il mio compito.”
Blaine fissò Kurt per lungo tempo, come indeciso.
“Che compito?” Chiese, e lo sguardo serio dipinto sul volto del ragazzo fece sparire ogni minima traccia di dubbio.
“Devo cercare una persona.”
Non disse chi; non disse come, o per quale motivo. Semplicemente, sperava che capisse. Dopo quanto avevano passato, potevano vantarsi della loro fiducia?
“Va bene.”
Quasi non riuscì a credere alle sue orecchie.
“Davvero?”
“Sì. Mi fido di voi.”
“Perchè?”
“Perchè in voi ho visto più bene di quanto ce ne sia mai stato nel mio lord.”
“...Da dove provenite, Blaine?”
Ma lui non rispose.
Klaine. Medieval AU. Interazione con molti personaggi di Glee. Scritta per puro divertimento. I personaggi non mi appartengono.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1







 
 
Passi. Veloci passi che si camuffavano con il vento.
Rumori di foglie calpestate, di rametti spezzati. Le mura della città erano lontane miglia da loro eppure non sembrava ancora comparire un bagliore di salvezza. I loro movimenti diventavano sempre più bruschi e sempre meno attenti; di quel passo sarebbero stati raggiunti facilmente, ma non potevano permettersi di badare alle tracce che lasciavano dal momento che, lo sapevano, quello sarebbe stato il loro ultimo tentativo; dovevano farcela a tutti i costi. Non stavano facendo un lavoro pulito, ma la pulizia, in quell’istante, era l’ultimo dei loro pensieri.
Il primo dei tre si voltò indietro, scorgendo da lontano un gruppo di guardie armate e corazzate fino al midollo.
“Non so se ce la faremo” ammise, a voce bassa, ma quanto bastava per essere udita dai suoi due compagni; il secondo dei quali, serio, con uno scatto si fermò di colpo ed afferrò il manico della spada.
“Basta! Non ne posso più di scappare. Perché non li facciamo fuori tutti!? Io non ho paura di loro!”
Ed ecco che, finalmente, il terzo rallentò, fino ad arrestarsi posando gli stivaletti di cuoio sopra ad un tronco caduto.
“Puckerman, non possiamo fermarci, lo sai.”
Esitò per un istante, furioso, le narici completamente dilatate.
“E’ tutta colpa tua, idiota di un Evans! Sappi che questa te la farò pagare!”
“Io!? E che c’entro io!?”
“Oh non lo so, forse hai sculettato davanti a delle cortigiane per mezz’ora permettendo alle guardie di trovarci!?”
“Ma che dici, quello era un diversivo per le guardie! Mi camuffavo nella folla! E poi non è colpa mia se sono troppo sexy…”
“Te lo do io un diversivo! Dritto in mezzo a quella folla di CRICETI che tieni in testa al posto del cervello!”
“Va bene, adesso basta!”
I due litiganti, all’unisono, guardarono fulminei il ragazzo che li aveva appena interrotti da un’azzuffata colossale, e che si era fermato molti minuti prima, con un moto di esasperazione. Era sempre così: loro due bisticciavano, e lui evitava la rissa. Lui, con i suoi riccioli che coprivano gran parte della fronte e i suoi occhi incredibilmente ambrati che adesso li stavano fissando con tono accusatorio.
“Anderson –mugolò il più grande- lasciamelo picchiare, almeno per una volta sola!”
“Abbiamo ben altro da fare, ti pare?”
Non appena ebbe finito di pronunciare quella frase, con la sua immancabile voce calda e seria, l’urlo delle guardie giunse dritto alle loro orecchie e si affrettarono a correre più in fretta, cercando di scampare all’inevitabile pericolo.
Eppure, nonostante il rischio, nonostante la probabile galera e, forse, perfino la forca, nessuno dei tre ragazzi si sentì di rinnegare ciò che aveva fatto. Rubare tutto l’oro del marchese De Gaulle era stato un vero affare oltre che ad un’enorme soddisfazione. Quel maledetto doveva smetterla di lasciare il suo popolo in miseria, mentre lui annegava nella prosperità. Era da più di un anno che aveva ereditato il territorio di Lantarster, e da allora non era passato un singolo giorno in cui sbeffeggiasse i contadini, ignorasse le suppliche degli infermi e maltrattasse le signore. Non si meritava tutto quel bene, ma, d’altronde, con i tempi che correvano erano pochi i territori che potevano vantare di una certa felicità. Lantarster, dunque, non era uno di quelli. E Blaine Anderson era certo che, un giorno, la situazione di povertà e miseria a cui erano stati costretti la metà dei popoli del mondo sarebbe stata terminata; aspettava. Non sapeva bene cosa, se una persona, un avvenimento, o, semplicemente, un segnale dal dio del Fato; ad ogni modo, fino a quando non sarebbe arrivato, lui avrebbe continuato a fare ciò che sapeva meglio fare: aiutare le persone. Ed era da più di sei mesi che, assieme a quel duo insolito scorto durante una rappresaglia urbana, continuava a rubare tutto ciò che il marchese otteneva attraverso sotterfugi e macchinazioni illecite; fino ad allora non erano mai stati catturati. Certo, c’era stata quella volta in cui Evans si era soffermato ad ammirare una bella donna, e questa, poi, si era rivelata niente poco di meno che un’aitante guardia in borghese, pronto ad assalirlo. Oppure, c’erano delle volte in cui Puckerman perdeva le staffe e cominciava a combattere ogni essere vivente che marchiasse il suo raggio d’azione, giusto perché era stufo marcio di quei soldatini che sapevano a malapena impugnare la spada, e lui non vedeva l’ora di suonargliele un po’ per far capire loro l’essenza di una vera battaglia.
Anderson, dei tre, era di certo quello che si lasciava più difficilmente distrarre dalla situazione. Era dotato di una concentrazione ed una fermezza che non sembravano quelle di un normale ragazzo un po’ esperto con la truffa e qualche arma, né, tantomeno, di un cittadino di Lantarster qualunque. In effetti, non capitava di rado che, con i suoi modi eleganti, e il suo tono sempre cordiale, alternati al suo incredibile talento nel combattimento, attirasse l’attenzione di gran parte dei presenti. Gli stessi Puckerman ed Evans, la prima volta che lo avevano visto combattere, ne erano rimasti folgorati. Senza che nessuno glie lo avesse chiesto, aveva steso cinque briganti con il solo uso di un bastone, salvando, così, i due ladri da un esito un po’ incerto.
“Che diavolo sei!?” Gli avevano chiesto i due, con occhi sgranati come quelli di un falco e la bocca tesa a mezz’asta.
Lui, semplicemente, aveva fatto una leggera scrollata di spalle, e li aveva guardati con un accenno di un sorriso.
“Sono Blaine Anderson. Siete bravi con le armi. Avete bisogno di un paio di mani in più?”
Ed era così che era nata quella strana alleanza. Non una domanda di più. Nessuno sapeva niente dell’altro a parte quello che avevano potuto osservare con i loro stessi occhi, non che volessero veramente condividere informazioni personali, ovviamente: non erano amici, loro; colleghi, ecco, quello, sicuramente sì.
“Amico, stiamo per fare la fine del topo. Ci prenderanno, ti dico!”
“L’avevo detto io che avevo dei dubbi…” mormorò Anderson, a denti stretti, gettando di tanto in tanto un’occhiata alle guardie dietro di loro.
Dovevano inventarsi un piano. Il bosco intorno a loro era incredibilmente fitto e, a parte qualche piccola strada sterrata, non c’era l’ombra di una via di fuga. Le guardie, nel frattempo, si erano fatte sempre più numerose, tanto da aver raggiunto pressappoco la dozzina.
Forse avrebbero potuto farcela, tre contro dodici. Oppure, forse, era meglio non rischiare.
“Dividiamoci.” Dichiarò Evans, e gli alti due si ritrovarono immediatamente d’accordo: presero tre strade completamente diverse, a Est, Ovest e Sud, e con un tacito cenno della testa si erano augurati buona fortuna. Ormai era diventata una questione di sopravvivenza, la garanzia di poter vedere la luce del sole il giorno successivo. Perché, di quei tempi, non si poteva essere certi di niente, nemmeno della terra coperta di fango che stava sotto di loro. Vivere alla giornata, quello era il motto che regnava nel regno di Athelas, da quando il grano aveva cominciato a marcire e le carrozze ad invecchiare per via dell’umidità. E Blaine, allora, continuava a correre, con il respiro che si faceva via via sempre più affannato. Aveva perso il conto delle ore passate in quel modo, prima a prendere il bottino, poi a nasconderlo in un posto sicuro e, infine, a fuggire dalle guardie che li avevano velocemente intercettati. Eppure, quelle azioni che riempivano le sue giornate da tante lune, ormai, erano diventate per lui una sorta di routine. Era piacevole essere utili per qualcuno, almeno per una volta. Ed era piacevole sapere che, in ogni caso, poteva far affidamento solo e soltanto su se stesso; perché non c’era nessun altro a cui lui fosse legato, nessun amore proibito, nessun parente a lui affezionato. Era bravo con la spada, ed inattaccabile nell’animo; non aveva punti deboli, a parte quelli che gli erano stati dettati dalla condizione di essere umano.
Avrebbe potuto continuare quella vita per anni: senza responsabilità, senza problemi, senza nessuno a cui doversi aggrappare anima e corpo; in quel momento, mentre il pungente odore di campagna gli riempiva i polmoni, e le guardie ormai erano invisibili, lontane metri e metri assieme al bosco dietro di lui, si complimentò per l’ennesima volta con se stesso, e si sentì, perfino, leggermente felice.
 
Successe tutto in un attimo: uno strillo. No, forse, non era il termine adatto. Era una voce troppo soave e dolce per aggettivarla con termini tanto brutti.
Blaine si voltò di scatto, guardandosi intorno, i suoi occhi color dell’ambra che vagavano alla ricerca di quella voce, di quel suono; infine, poco lontano da lui, la sentì di nuovo.
“M-mi lasci stare! La prego, mi lasci stare!”
Una donna; no, forse, una ragazza?
Era coperta da un mantello anonimo ed un cappuccio lungo, che non lasciava intravedere nessuna fattezza del suo viso, fatta eccezione per il mento, ed un accenno di labbra.
Due guardie erano dietro di lei, barcollanti, probabilmente ubriache; probabilmente, facevano parte del gruppo che aveva inseguito Sam o Puck e che aveva rinunciato all’impresa molto tempo prima delle altre. Sul loro viso era dipinto un ghigno di malizia misto a crudeltà mentre si apprestavano ad afferrare i polsi e la vita della povera cittadina.
“Coraggio bocconcino, lasciati andare!”
“Non essere timida!” Gracchiarono i due bruti, e Blaine, a quel punto, fu costretto a stringere i pugni e deglutire più e più volte, cercando di riprendere fiato.
Per quante altre volte avrebbe dovuto assistere ad una scena del genere? Per quanto altro tempo quel popolo avrebbe dovuto soffrire in silenzio la tirannia di un governo crudele?
Ma, soprattutto, per quante altre volte si sarebbe ritrovato ad immischiarsi in affari pericolosi e che, probabilmente, lo avrebbero condotto alla rovina? Ma in quel momento, udendo i gemiti di quella povera ragazza indifesa, e le risate orripilanti delle due guardie, non riuscì assolutamente a trattenersi. Come tutte le volte, del resto. Ma era per via di quella voce così singolare e, allo stesso tempo, così impaurita; gli aveva dato lo slancio decisivo per fare un passo avanti ed esclamare: “Ehi, campioni!”
I due si voltarono, dapprima allarmati; poi, notando come il loro sguardo fosse costretto ad abbassarsi di spanne e spanne per poter incrociare quello dello sfidante, emisero un sorrisetto divertito.
“Che vuoi, mosca!? Sei geloso?”
L’altro scoppiò a ridere, strattonando un altro po’ la ragazza, facendola così cadere a terra con un tonfo sordo. Blaine non si era mosso di un millimetro. Continuava a guardarli imperterrito, il volto serio, l’atteggiamento di chi non fosse minimamente preoccupato dalla situazione.
E poi, alla fine, disse la frase che ogni uomo ha sempre sognato di dire, almeno una volta.
“Perché non ve la prendete con uno della vostra taglia!?”
Ma, visto il suo modico metro e settanta, quella non era esattamente la più appropriata.
Fu quando li vide avvicinarsi di più a lui, con i loro due metri di altezza da cavaliere, e le loro spade a due mani belle luccicanti nelle fodere, che roteò appena gli occhi, e trattenne un sospiro esasperato.
Oh, va bene, se l’era cercata.
“Andiamo, facciamo fuori questo moscerino.”
Blaine non poté scorgere lo sguardo luminoso che gli era stato appena rivolto da quella persona che se ne stava seduta a terra, con i polsi segnati, il volto arrossato, e un’espressione di puro stupore. Non poté nemmeno accorgersi di quanto il suo cuore avesse cominciato a battere più velocemente, forse, per l’ansia per il combattimento imminente, o per lo scatto che avrebbe fatto l’attimo dopo, schivando il fendente del primo uomo; oppure, semplicemente, perché si sentiva responsabile per una persona. Perché voleva sentire un’altra volta quella bellissima voce, privata da qualsiasi ombra di paura.
Non fece in tempo a pensare tutte quelle cose: un secondo dopo era balzato via dal posto ed aveva impugnato la sua spada di metallo leggero, con l’elsa arrugginita ma particolare, dotata di una curva concava verso l’esterno in modo da fasciare parte della mano e la lama scintillante, insolitamente più corta e sottile. Oltre a quella, anche l’impugnatura eseguita dal ragazzo e la sua posizione di difesa –eretta, con un braccio erto dietro di lui e le ginocchia piegate- erano completamente differenti. I due uomini si guardarono confusi, ma allo stesso tempo leggermente divertiti.
“Cos’è, quello? Un giocattolo per bambine?”
“E’ un fioretto.” Spiegò Anderson, paziente, mentre, con il corpo, dondolava da un piede all’altro come macchinando qualcosa.
“Un fioretto!? Perfino il nome è da bambina! Andiamo, pulce, se prometterai di non darci fastidio noi potremmo perfino lasciarti in vita.”
Contrariamente a quanto si erano aspettati, il volto del ragazzo fu illuminato da un piccolo sorriso sghembo.
“Oh, signori, temo di dovervi consigliare la stessa cosa. Lasciate stare la ragazza, e io, forse, farò altrettanto.”
Un boato di risate fragorose riempì l’aria, spaventando qualche animale presente nei dintorni.
“Ne hai di fegato, mostriciattolo! Credi davvero di poterci sconfiggere?”
La frase pronunciata un attimo dopo scandì l’inizio del duello.
“Non lo credo: ne sono convinto.”

La persona distante pochi metri dal combattimento guardò il tutto completamente basita: era vicinissimo, poteva vedere la sua spada muoversi in modo sinuoso ed elegante, schivare i colpi, parare fendenti, eppure non sarebbe riuscito a descrivere una singola mossa di quello che riusciva ad osservare. Era come se quel ragazzo fosse sempre un passo avanti, era come se prevedesse le mosse degli avversari, ancora prima di essere state effettuate.
E lui era uno solo; loro, in due, e il doppio più alti, non riuscivano a dargli assolutamente filo da torcere.  Tutto quello non era possibile: dove aveva imparato a combattere così? Che cos’era quella spada, e quella posa così particolare? Come faceva a tener testa a due uomini esperti nel combattimento?
Ma alla fine il ragazzo moro era in piedi di fronte ai due energumeni stesi a terra, inermi, eppure, non in pericolo di vita, soltanto storditi –non li aveva nemmeno uccisi, formulò mentalmente lo spettatore silenzioso-, e lui aveva il fiato corto e il viso arrossato ma, oltre quello, nulla di più. Non un graffio, non un’ammaccatura. Era riuscito a sconfiggere due guardie del marchese senza bisogno di un’armatura, con soltanto quella strana arma ad una mano e la sua agilità.
“Tutto bene?”
Quando si avvicinò a lui, con il suo sorriso incantevole ed i suoi occhi che parevano dorati, non riuscì a proferire nessuna parola.

Il sorriso di Blaine si distese un poco, non poteva vedere con chi stesse parlando, ma poté osservare le sue labbra carnose e dolci balbettare qualche parola di stupore.
“Vieni – sussurrò, porgendogli dolcemente la mano- non sei ferita, vero?”
Esitò un secondo, come stupito da quelle parole; poi, lentamente, scosse la testa, e pronunciò un timido “grazie, Sir”.
Il volto di Blaine si incupì di colpo: “Non sono un cavaliere. Sono Blaine.”
Memorizzò internamente quelle parole, ma non ricambiò la cortesia rivelandogli il suo nome.
“E’ sempre un piacere dare una lezione a qualche ignorante.” Commentò allora il ragazzo, e poté vedere il viso della sconosciuta annuire impercettibilmente.
“Ma non sapevi che è pericoloso aggirarsi per queste zone, specialmente da soli? Hai rischiato davvero brutto.” Si guardò intorno e alla fine gli tese un’altra volta la mano, accompagnato da un leggero cenno della testa.
La persona misteriosa, semplicemente, non riuscì a fare altro che afferrare dolcemente quelle dita calde e confortanti, e lasciarsi trascinare dalla sicurezza di quel ragazzo.
“Lo so. –Intervenne allora, con tono sincero, ed anche un po’ imbarazzato- E’ solo che...dovevo recarmi in paese, ma, temo…temo di essermi perso.”
“E’ comprensibile. Anche io mi perdevo spesso, le prime volt-un momento, cos’hai detto?”
Perso, ripeté mentalmente, con una certa insicurezza, una parte dentro di sé. Perso.
Lo vide alzarsi in piedi, rassettandosi i vestiti con calma mentre la tunica che ora gli scendeva fino alle ginocchia si muoveva seguendo i colpi delle sue dita affusolate. Ora che poteva vederli con calma, illuminati dalla luce del sole, comparvero un paio di occhi chiari, limpidi, così come il sorriso che si dipinse sulle sue labbra.
Senza dire nessun’altra parola, Blaine restò per un tempo indefinito immobile, inerme, di fronte a quello che soltanto adesso riconobbe essere un semplice, bellissimo ragazzo.







***


Angolo di Fra

...Medea is back.
Ho scritto questo capitolo il 2 Febbraio. Già, avete capito bene. Avevo appena finito di vedere la prima stagione di Games of Thrones. Ma avevo scartato questa storia perchè non mi convinceva, perchè il genere medievale è molto difficile da gestire, perchè avevo Headshot tra le mani e perchè anche la moglie non era molto convinta.
Però sono passati sei mesi, e continuo ad avere idee, flash di scene, frasi da aggiungere. E quindi eccomi qui. Non dico che sarà una bella storia, non dico nemmeno che vi piacerà perchè è un genere che non va per la maggiore. Ho voluto pubblicarla oggi, nonostante l'altra long in corso, perchè oggi è l'anniversario della mia iscrizione da EFP. Sono cambiate un po' di cose da quando cercavo fanfiction su Phoenix Wright a ora.
Spero di non deludervi con questa mia nuova "avventura" :)

Fra
   
 
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