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Autore: mydrama__    24/08/2012    0 recensioni
La vita è un insieme di battaglie, e ogni tipo di arma è ammessa. Si lotta per la giornata, si combatte contro le avversità, si usano ogni tipo di mezzo per andare avanti Ma qual è il prezzo di questa guerra così dolorosa? La malinconia, la frustrazione, la mancanza della voglia di essere se stessi. E quindi? Sperare, sognare che un giorno ci sia una tregua, che tutti vincano. E intanto la musica di tre angeli riescono ad essere superiori ai rumori fastidiosi che sono esterni, non apprezzi altro. La musica ti rilassa, anche se la guerra è ancora in corso...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che meraviglia.
Ammiravo la città dal balcone, le luci di tutte le finestre erano accese. Anche l'Empire State Building, che riuscivo a scorgere quasi interamente, dava di luci bianche, quasi quasi mi mettevano i brividi, per fortuna che il blu del cielo avvolgeva quell'incastro opposto tra meraviglia e paura. Meraviglia, NY, Paura, il bianco. Elettrizzante.


"Ti piace?" Sussultai. Quella voce mi faceva venire i brividi, ma non per la paura, ma per una miscela di emozioni che martellava nello stomaco.
Mi voltai verso sinistra, dove c'era Nick che guardava fuori dal balcone come me il panorama mozzafiato di quella magnifica città. Aveva addosso una t-shirt grigia e dei pantaloni della tuta neri, anche se si fosse messo un sacco delle immondizie al posto dei vestiti sarebbe stato perfetto. Si stava sistemando i capelli, una piccola scossa mi paralizzò la lingua, non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo.


Non risposi, mi limitai ad un sorriso spezzato, uno dei miei, e un cenno della mano lo fece sorridere. Stava sorridendo per me.
Gli edifici in cui risiedavamo non erano molto distanti, c'era solo una corda di 5 o 6 metri che li congiungeva sul tetto. Eravamo così alti che si sentiva solamente di sottofondo il rumore del traffico e riuscivamo perfettamente a sentire le parole dell'altro, quasi come se fossimo uno di fronte all'altro.

"Vuoi che ti faccia vedere un posto?" Mi ripresi dai miei pensieri. Spalancai gli occhi. Mi aveva chiesto di seguirlo, e io timidamente risposi "Si."
"Ok, vieni sul tetto." Il suo tono quasi autoritario mi ricordò quanto fosse cresciuto da quando lo conoscevo. It's About Time, passa così veloce il tempo!

Presi le scale antincendio e mi ritrovai sul tetto, fatto a mò di terrazza, era così tristemente grigio...sul tetto dell'altro edificio c'era Nick seduto sul bordo con i piedi nel vuoto, rivolto alla strada. Aiuto. "Mi siedo qui, osservo la gente sotto di me indaffarata, guarda, ogni persona ha qualcosa da fare, una meta da raggiungere. Vorrei tanto sapere cosa pensano le persone, dove devono andare, per quale motivo sono tristi, preoccupate, arrabbiate, vorrei sapere tutto di ogni persona, vorrei scrivere ad ognuna una canzone che le faccia sentire magnifiche, felici. Ecco il mio passatempo." Wow. La sua bocca si muoveva con una dolcezza mai vista prima.

Avevo il desiderio di sentire le sue labbra su di me.

"Vengo quì anche a comporre, a suonare, a pensare, a restare... solo." Lo guardai. Mi stava osservando, il suo sguardo era così impenetrabile!
Abbassai subito la testa, e iniziai finalmente a parlare. "E' un bel posto, vuoi rimanere qui solo?"

"No, rimani." il suo ordine mi fece rimanere ipnotizzata dalla sua voce. Rimasi a distanza dal bordo del tetto, per sicurezza, e guardai il cielo: non si vedevano le stelle, quelle che riuscivo a vedere dall'orfanotrofio, o dal riformatorio di mio fratello. Vedevo solo le luci di NY. Era triste non poterle vedere, ma sapevo che la stella più luminosa l'avevo proprio lì, a qualche metro d'aria da me.

"Hai paura di sederti come me?" Mi ripresi dai miei pensieri, lui mi guardava con la testa piegata di lato, con un'aria interrogativa.

"A dir la verità si." Ammisi, con un sospiro.

Di colpo si alzò dal posto. Il cuore mi andò in gola, e mentre si stava pian piano allontanando dal bordo del tetto mi calmai. Stava venendo verso la parte di tetto dove la corda collegava al mio tetto. Si sedette ancora nella stessa maniera, solo rivolto di fronte al mio grattacielo. Mi si era fermato il respiro, ma quando mi sorrise mi sentì molto meglio. "Fidati, non ti fai niente, devi solo sederti e rilassarti."
Accettai il consiglio. Mi sedetti sul bordo del tetto di fronte a lui, lasciai le gambe nel vuoto. Che sensazione magnifica, sembrava che fossi a capo del mondo.
"Ti piace?" il suo sorriso mi fece rilassare ancora di più. Annuì, imbarazzata. A Milano c'erano alcuni ragazzi, ma non me ne era mai importato niente. "Ti dicevo che vorrei tanto sapere l'umore di tutte le persone, eh beh, vorrei sapere anche il tuo. Sei così difficile da capire..."
Lo guardai. "Io non sono difficile, è che non mi fido di nessuno, quindi nessuno sa niente di me. Semplice." Dissi con un tono troppo duro, quasi offensivo. Odio la mia schiettezza, lui rimane impassibile. L'avrò offeso? 


"Scusa, sono stata troppo schietta." Balbettai, abbassando lo sguardo.

"Non c'è problema, almeno ho capito qualcosa di te. Mi piacciono le persone che dicono quello che pensano subito." Rispose con lo stesso sorriso che aveva prima. Ero rilassata.

Eravamo uno di fronte all'altro, in mezzo solo il vuoto. Se solo avessi saputo come saltare così tanto per raggiungerlo... "E comunque no, tu non mi sembri una ragazza come quelle che conosco, non volevo dire che volevo scoprirti come le persone che stanno passeggiando sotto di noi." Ma lui riesce a leggere nel pensiero degli altri. "Non ho mai pensato questo." 

"Voglio presentarmi per bene. Ora vengo lì." No aspetta, cosa? Ho sentito bene? Venire quì? E cos'era, Spiderman che con la ragnatela faceva un salto e arrivava sul tetto? Cosa voleva fare? Si alzò dal posto e il cuore mi andò ancora in gola, andò verso il filo teso che collegava i due edifici. Mise sopra la corda un piede, poi un altro, e poi continuò a camminare... oddio, era un funambolo. Stava camminando su una corda a minimo 600 metri da terra, senza protezioni. Mi si era fermato il cuore, mi stava venendo da svenire.


Mancavano gli ultimi passi, e con un balzo si ritrovò sul mio tetto. Rimasi con la bocca aperta, non avevo parole. "Un altro hobby." Mi mostrò ancora un sorriso. "Ah, piacere Nick." Non sapevo cosa fare. Ero rimasta paralizzata. "Si, so che ti chiami Alice, ho fatto delle ricerche." Mi fece l'occhiolino. Io rimasi ancora paralizzata. Che effetto poteva farmi un ragazzo che conoscevo da così poco?

"Vuoi venire a sederti con me?" la sua faccia cercava di scoprire qualcosa in più da me, mi faceva impazzire.

"Ok." Le mie care risposte secche, senza nemmeno un tono di sentimento, erano molto utili, ma in quel momento potevo risparmiarmele.
Ci andammo a sedere sul lato del grattacielo, avevo paura, ma sapevo che anche se fossi caduta, ci sarebbe stato lui, chiamatelo sesto senso. 
Sentivo lontani i suoni dei clacson, gli artisti di strada, che ammiravo da sempre, suonavano con una melodia triste, quasi troppo roca. La malinconia di quelle persone mi faceva piangere, provare un'emozione. Wow, che strano provare emozioni.

Di colpo sentì una canzone che veniva da un artista che stava suonando una tromba. Davvero la musica riusciva ad arrivare fino a quassù? Ascoltai l'inizio di quella melodia, ormai non sentivo più altro, nemmeno il suo sguardo addosso.
Quella canzone, l'avevo già sentita. Era così... triste, ma allo stesso tempo... dolce. Oh, mio dio. Era 'Bella Notte' di 'Lady and the Tramps, un cartone della Disney che mi fece tornare ad un flashback, quando ero piccola, io lo guardavo con mio fratello e con due persone. Oddio. I miei genitori.

Cercai di rimanere calma per non mostrare a nessuno ciò che provavo, non sapendo come, mi misi a cantare, una delle cose più imbarazzanti mai fatte nella mia piccola vita.

 

-This is the night, what a beautiful night, and we call it 'Bella Notte'.-

 

Mi guardava ammirato. E poi, iniziò a cantare con me.

 

-Look at the skies, they have stars in their eyes.-

 

Stavamo cantando... insieme. Non sopportavo di mostrare in questa maniera le mie emozioni, era troppo, molto troppo. Pensavo ai miei, li avevo visti, in quel flashback. Erano così felici insieme, così... spensierati. Avevano un sorriso in faccia, erano la coppia di me e mio fratello adesso, solo con i capelli di colore diverso. Lei era bionda, e mio papà invece aveva i capelli neri. Io ero rossa tinta, e lui invece era biondo tinto. Che colpo allo stomaco.
Ero stanca di essere così vulnerabile, così piena di emozioni mai sentite prima.


"Scusa devo andare." Cosa? Cosa ho detto? Brava Ali, lascia che le emozioni non si impadroniscano di te. Una vocina dentro di me in quella giornata continuava a sussurrarmi quelle parole, non lasciare che le emozioni si impadroniscano di te. Aveva ragione, non potevo.

Era rimasto li nei suoi pensieri, e quando sentì le mie parole ritornò di colpo alla vita reale. "Oh, mi piaceva cantare qua con te. Sei così brava."
"Però voglio vedere se arrivi dall'altra parte!" Ero una frana anche a battute. Mi sorrise e in nemmeno qualche secondo si ritrovò dall'altra parte.
"Grazie per avermi dedicato la tua voce. E' proprio come fuori dalla radio, eri tu con Serena e... amavo la tua voce. Finalmente l'ho riascoltata. Grazie, davvero." Gli porsi un mio mezzo sorriso e tornai in casa, con un sorriso da ebete in faccia. I presenti mi guardarono confusi, nessuno aveva mai visto un mio sorriso.
"Scusate, vado in camera, ho già mangiato." Corsi, andai in camera, e senza aver disfato le valige, pensai: genitori, Nick, Nick, genitori. Una miscela di pensieri mi impadronì la testa, mi stava scoppiando.

Sentì bussare. Mi alzai di colpo dal letto, e mi rilassai, ero tornata come prima, fredda e senza emozioni. A quanto pare il fare da teatro lo avevo anch'io.


"Ehi, ciao, con te non ho ancora parlato, vuoi parlare con me?"

  
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