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Autore: nevertrustaduck    24/08/2012    7 recensioni
"...Guardando i suoi occhi per una volta mi sentii a casa. Per una volta credetti veramente di essere importante per qualcuno, sentii di essere nel posto giusto. Pensai che non sarei mai più stata sola..."
Jessica vive in un orfanotrofio da quando ha cinque anni. E' cresciuta sotto l'occhio severo e premuroso di Tess, la sua migliore amica, con la quale ha intenzione di scappare non appena compiuti i diciotto anni. Nessuno si è mai curato di lei, a scuola è una continua derisione per quello che non ha, ma un incontro sul lavoro le cambierà radicalmente la vita. Tutto è innescato da delle coincidenze.
E' proprio vero: la vita è quell'entità che si pone tre te e i tuoi piani per il futuro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- The final blow hits you
 


Mi rigiravo nel letto: per quanto fosse settembre inoltrato il caldo ancora non si era deciso ad abbandonare Los Angeles.
Sprimacciai il cuscino, cercando di dargli una forma diversa dalla precedente. Mi liberai del lenzuolo, divaricando braccia e gambe sul materasso in cerca di un po’ di fresco.
Chiusi gli occhi e respirai lentamente, cercando di riaddormentarmi.
Era assurdo svegliarsi nel cuore della notte e non vedere Tess al mio fianco con la sua faccia assorta e la bocca leggermente aperta. Soffrivo la sua assenza soprattutto per il modo in cui ci eravamo salutate.

“Va dalla tua famiglia, Jessica. Non ti voglio più vedere!”

Quella frase continuava a ripetersi nella mia testa con la stessa rabbia con la quale era stata pronunciata, senza darmi tregua.
Mi alzai, convinta che un bicchiere di latte avrebbe migliorato le cose.
Passai silenziosamente davanti alla camera di Nicholas, accorgendomi solo più tardi, grazie alla porta socchiusa, che era vuota.
Chissà che tipo era il Jonas mancante.
Forse era uno di quei secchioni leggermente gobbi, che non esitavano a farti la doccia quando ti parlavano e che si colorivano come pomodori non appena qualcuno li degnava di un saluto.
No, impossibile. Un tipo così che cena con la squadra di football e rincasa tardi? Non esiste, non su questo mondo.
Forse era più un elegantone con la puzza sotto il naso, giustificato dal posto in cui viveva, ma a giudicare dal resto della famiglia non credevo proprio che fosse così.
Allontanai il pensiero, sperando vivamente che non fosse come quel caaro ragazzo con il quale dovevo fare il lavoro di letteratura. Romeo e Giulietta. Avrei voluto picchiarmi per la scelta che avevo fatto. Frenai l’impulso di prendermi a schiaffi e scesi silenziosamente fino in cucina.
Aggirai l’isola che si trovava al centro della stanza e, aperto il frigo, mi versai un bicchiere di latte. Avevo appena poggiato le labbra sul bicchiere quando sentii degli strani rumori provenire dal salone.
Ecco, ci mancavano solo i ladri la prima sera che dormivo in quella casa.
Posai il latte sul bancone della cucina e sgusciai in salotto. Mi fermai all’inizio delle scale, incerta se tornare su e fare finta di niente oppure armarmi di qualcosa e cercare di difendermi. I rumori provenivano chiaramente dalla porta e non accennavano a smettere.
Sentivo il mio cuore accelerare sempre di più, non ero mai stata una gran coraggiosa.
Non riuscivo a convincermi che l’impulso di correre di sopra e chiudermi in camera fosse buonsenso anziché vigliaccheria, così agguantai una mazza da baseball che trovai nel portaombrelli e rimasi in attesa, pronta a scattare al telefono per chiamare aiuto.
La porta finalmente si aprì e io sollevai la mazza sopra la testa, stringendola ancora di più.
Entrò qualcuno di spalle, non sembrava un ladro professionista dato che era da solo e non era vestito di scuro. Poco importava.
Mi preparai ad assestargli una bella botta in testa, quando si girò improvvisamente.
Non era vero.
Era sicuramente il caldo che mi faceva fare sogni contorti.
Avanti, il Nick con cui dovevo lavorare non poteva essere lo stesso con cui dovevo dividere casa, sarebbe stato uno shock per i miei nervi.
«Cosa ci fai qui?» mi chiese con un sussulto, indietreggiando di qualche passo.
«Cosa ci fai TU qui» lo corressi. Doveva esserci per forza una spiegazione a tutto quello.
No, non doveva essere necessariamente la più scontata.
«Questa è casa mia!» disse chiudendosi la porta alle spalle.
Stava scherzando, ci avevo quasi creduto.
«No, è casa mia» ribattei abbassando la mazza da baseball.
Si guardò intorno allibito, come per volersi assicurare di essere nel posto giusto.
«E da quando, scusa?» mi chiese sconcertato.
«Più o meno cinque ore» dissi dando una rapida occhiata all’orologio.
Una Denise assonnata spuntò dal corridoio, unendosi al nostro bizzarro teatrino.
«Ragazzi cosa succede? Ho sentito delle voci e mi sono preoccupata» disse in un sussurro.
«Jessica cosa ci fai con una mazza da baseball in mano?» mi chiese poco dopo.
Improvvisamente mi sentii stupida. Molto stupida, dato che la tenevo ancora a mezz’aria quando non c’era alcun pericolo.
«Dimmi che non l’hai presa dal portaombrelli» disse Nick preoccupato.
La rimisi dove l’avevo trovata, incurante dei suoi timori. «Sì, perché?» chiesi facendo spallucce.
«Quella era la mazza con cui i Dodgers hanno segnato il punto finale nella partita dell’88! È originale!» disse avvicinandosi al portaombrelli e analizzandola con cura.
«Non gli è successo niente, volevo solo dartela in testa» dissi esasperata dal suo comportamento apprensivo nei confronti di quella cosa.
«Perché?» chiese sgranando gli occhi.
«Pensavo fossi un ladro. Usare una poltrona sarebbe stato un po’ scomodo, non ti pare?» dissi fingendo un sorriso.
Mi fece una smorfia. Che comportamento da ragazzo maturo.
«Vi prego, adesso andate a letto. Avrete tutto il tempo per litigare» disse dolcemente Denise.
«Perché?» chiedemmo all’unisono.
«Vivendo sotto lo stesso tetto non mancheranno le occasioni» disse come se non fosse abbastanza ovvio.
«Avete adottato lei?» chiese Nick sconcertato.
«Lui è Nicholas, il Jonas mancante?» chiesi altrettanto disturbata.
«Ho come la sensazione che voi due vi siate già conosciuti» disse Denise perplessa.
«Purtroppo sì» borbottai.
«Purtroppo?» chiese la donna.
«È una lunga storia» liquidò Nick.
Lo incenerii con lo sguardo. Non osava prendersi responsabilità, che galantuomo.
«Andiamo, che è meglio» lo incoraggiai amareggiata facendogli segno di salire.
«Posso tornare a dormire? Non c’è il rischio che vi facciate male mentre raggiungete le camere, vero?» chiese Denise facendo suonare quella domanda meno assurda di quanto in realtà fosse.
«Tranquilla, ci penserò io» le assicurai.
«Proprio per questo si dovrebbe preoccupare, dato che mi hai… » cominciò a borbottare Nick, ma gli tirai prontamente una gomitata nelle costole, impedendogli di finire la frase.
«Va pure» disse senza fiato.
La guardammo sparire nell’oscurità del corridoio prima di salire e riprendere a parlare. «Sei manesca» mi accusò quando ormai eravamo al primo piano, massaggiandosi il punto dove l’avevo colpito.
«E tu sei una femminuccia se crolli con uno schiaffo e con una gomitata» ribattei tranquillamente. Potei quasi sentirlo digrignare i denti, cosa che mi rese non poco felice.
«Non ti fermi qui?» mi chiese vedendo che proseguivo la salita verso il piano superiore.
«No, sono dei piani alti» risposi assumendo un’aria di superiorità.
«Sei la mia vicina di stanza?» mi domandò stupito.
«Non me lo ricordare» dissi tristemente mentre raggiungevo la porta della mia camera.
«La cosa potrebbe essere interessante» disse ritrovando il suo tono suadente, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Molto interessante dato che da oggi sono la tua sorellastra» risposi melliflua avvicinandomi alla porta.
«Non me lo ricordare» disse leggermente irritato girando sui tacchi e raggiungendo la porta che avevo di fronte.
«Buona notte» augurai con un sorriso vittorioso.
«Sogni d’oro» disse risentitamente prima di chiudersi la porta alle spalle. Feci altrettanto prima di sdraiarmi di nuovo sul letto. Se non altro con la mia assenza si era rinfrescato un po’.
Sapevo già che sarei riuscita a riaddormentarmi a stento dopo la presunta irruzione dei ladri e dopo la rivelazione che ne era scaturita. Ero allibita, certo, ma in qualche modo non riuscivo ad essere veramente arrabbiata. Era piuttosto come se fossi di buon umore.

Jessica, hai appena scoperto che il ragazzo che ti siede accanto al corso di letteratura (che tra parentesi non sopporti) non solo da oggi vivrà con te, ma sarà anche il tuo vicino di stanza nonché fratellastro, e tu che fai? Sei di buon umore?

Era inutile cercare di ragionare, ero contenta perché l’avevo fatto arrabbiare. E perché la sua famiglia era meravigliosa. Sapere che da quel momento in poi sarebbe stata anche un po’ mia mi faceva toccare il cielo con un dito.
Erano tutti fantastici. Paul era un signore simpatico e alla mano con cui sapevi di poter parlare di tutto, Denise emanava quell’aura di fiducia e sicurezza con la quale sarebbe riuscita a convincerti di essere al sicuro anche appesa a testa in giù su un dirupo del K2. Frankie era fortissimo, un ragazzino sorprendentemente sveglio con il quale sapevo già sarei andata molto d’accordo. Con Joe avevo scambiato subito qualche battuta e mi era sembrato molto simpatico, magari un po’ eccentrico, ma simpatico. Kevin mi sembrava di conoscerlo da sempre. Mi avevano colpita la sua semplicità nel parlare, o come a volte la pensasse esattamente come me e la sua gentilezza. Senza dubbio identico a Nicholas!
Alzai gli occhi al cielo: in tutte le famiglie c’era una sorta di “pecora nera”.
Sapevo già che lui avrebbe reso difficile quella convivenza che, escludendolo, diventava perfetta.
Mi accoccolai su un fianco maledicendolo in più lingue possibili, dato che mi faceva anche rimanere sveglia.
Lo detestavo.
Lo detestavo.
Lo detestavo.
***

Un raggio di sole penetrò dalla finestra che avevo lasciata aperta la sera prima e provvide a svegliarmi.
Allungai lentamente le braccia sopra la testa, stirando la schiena e portai una mano alla bocca per coprire uno sbadiglio prima di guardare l’orologio. Le sette e mezza.
Le sette e mezza? Come ero riuscita a fare così tardi?
Schizzai fuori dal letto e andai in bagno. Ne avevo uno personale, dove potevo accedere direttamente dalla mia camera. Una cosa in meno che dovevo dividere con quello lì.
Mi feci una doccia veloce prima di tornare nuovamente in camera per cercare la mia divisa nella cabina armadio.
Sì, avevo anche una cabina armadio, che Denise si era preoccupata di riempire prima del mio arrivo con cose che rientravano perfettamente nel mio stile. Agguantai una stampella morbida che ospitava una giacca blu e dal reparto delle gonne presi quella a pieghe in tessuto scozzese. Mi vestii rapida e quando ebbi finito mi guardai allo specchio.
Avevo cambiato colore, ora ero una di loro. Non che ne andassi fiera, dato il loro comportamento, ma non potevo farci nulla. Il colore degli abiti che indossavo non cambiava veramente me, ero la Jessica del giorno prima, e sarebbe sempre stato così.
Mi convinsi di questo prima di prendere la borsa con i libri e volare in cucina per la colazione.
Stavo per entrare, quando sentii delle voci che mi fecero fermare.
«Avevi detto che andava bene anche a te quando mamma e papà ci hanno detto che volevano adottare un figlio»
A parlare era Joe, non mi fu difficile riconoscere anche il suo interlocutore.
«Pensavo che intendessero un bambino, non lei»
Nick. Riconobbi il modo in cui distorse quella parola riferendosi a me.
«Mi sembra una brava ragazza, non ha tre occhi, due nasi e cinque braccia, quindi non vedo come la cosa possa crearti problemi»
Soffocai una risata al pensiero di vedermi come Joe mi aveva descritta.
Dall’intervallo di tempo che seguì immaginai che Nick avesse sbuffato scuotendo la testa.
«Di problemi me ne crea, invece! Anche tanti» rispose poco dopo.
Sorrisi compiaciuta prima di schiarirmi la voce, segnalando la mia presenza. Non era carino origliare, e io avevo sentito già abbastanza.
Entrai in cucina cercando di assumere un espressione neutrale, che non tradisse la soddisfazione per quello che avevo appena sentito. Augurai un sorridente ‘buongiorno’ a Joe e mi andai a sedere a tavola.
Versai un po’ di cereali nella mia ciotola e li annaffiai con del latte freddo. Mangiai con calma, nonostante fossi in ritardo, sollevando lo sguardo di tanto in tanto per osservare meglio i due fratelli.
Joe era appoggiato al piano cottura, già vestito di tutto punto. Teneva le braccia incrociate e le sopracciglia cespugliose erano ravvicinate, sottolineando lo sguardo interrogativo che rivolgeva ancora al fratello.
Nick era seduto alla mia sinistra, nel posto più lontano. Era ancora in pigiama e aveva i ricci spettinati. Aveva un espressione indignata sul volto e sentii il suo sguardo su di me più volte, prima che lo guardassi. Quando accadde girò di scatto la testa e finì il suo caffè in un sorso, poi si alzò e usci frettolosamente dicendo che era in ritardo.
In effetti lo ero anche io, così mi sbrigai a ingoiare le ultime cucchiaiate di cereali e ad alzarmi.
«Ti serve un passaggio?» mi chiese Joe tirando fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi della macchina. «Nick passerà i prossimi dieci minuti a prepararsi, non ti conviene aspettarlo» continuò dando una rapida occhiata all’orologio.
«Non intendo aspettarlo, anche perché non credo che sarebbe felice di darmi un passaggio» dissi facendo intendere che accettavo.
«Un giorno mi spiegherete perché vi detestate così tanto» disse inarcando le sopracciglia, precedendomi fuori di casa.
«Anche subito se vuoi»
Io non avevo la coscienza sporca come un certo qualcuno.
Un’espressione meravigliata si allargò sul suo volto, mentre azionava a distanza la portiera del garage grazie al telecomando.
Presi posto sul sedile del passeggero della sua Volvo metallizzata e quando ebbe acceso il motore e raggiunto la strada, cominciai a raccontargli tutto prestando la massima cura ad ogni particolare.





Saaaaalve meraviglie♥
Scusate se mi sono fatta aspettare più del solito, ma sono rimasta leggermente scioccata dalla camicia che Giuseppino aveva durante la live :P Ovviamente io scherza
(a proposito, li avete visti? *w* sono stati kjcqnqeoucseouseocaw come sempre, del resto!)
Ok, ora tutti sanno della presenza di tutti (?) lascio a voi le previsioni sugli eventuali sviluppi eheh
Un grazie enorme va come sempre a tutte voi lettrici, che mi seguite e commentate dicendo cose jscsjeiwuchkjjsamweh (capito, no?) *--*
Alla prossima mie care ♥
Un bacione
Miki
   
 
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