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Autore: Lavi Bookman    24/08/2012    1 recensioni
- Mel? -
- Che c'è? -
[...]
- Riconosceresti me o Andrè? -
- Sei geloso? -
- Semplice curiosità... -
[...]
- Ok M... - Andrè si bloccò in cima alle scale e si riparò dietro al muro per non farsi vedere. Gli faceva male tutto ciò. Vedere la ragazza che amava abbracciata a suo fratello. Si chiese se non avesse magari ingigantito tutto e per un attimo volle crederlo con tutto se stesso. Eppure poteva vedere il dolore di Mel e Teo, poteva palparlo e lui si sentiva il coltello pronto a recidere ogni cosa.
La stretta di lei era così salda, e il suo pianto così silenzioso e così straziante. Si chiese come facesse Teo a non girarsi verso di lei per abbracciarla. Come facesse a resistere senza muoversi. Come potesse non piangere anche lui.
E poi se ne accorse.
Vide le lacrime di lui scendergli lungo le guance. Senza alcuna espressione dilaniante sul volto, senza nessun rumore. E rivide il vuoto nei suoi occhi. [Cap. 11]
La storia tratta l'incesto tra Mel e Teo, fratello e sorella. Tra problemi -ovvi- come le incertezze di lui, terze persone decise a rendere il tutto più complicato, incidenti e decisioni sofferte.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo
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Passò più di una settimana prima che Mel avesse il permesso per tornare a casa, e Teo lo seppe solo grazie alla chiamata di Andrè: “uno di questi giorni veniamo a prendere le sue cose.”
E quel giorno era arrivato tanto velocemente e tanto all'improvviso -nonostante l'avvertimento- da essere paragonato ad un pugno alla bocca dello stomaco.
Il campanello suonò e lui fece lo slalom tra gli scatoloni che doveva ridare loro per andare ad aprire.
Poggiando la mano alla maniglia fece un sussulto. L'avrebbe nuovamente rivista, dopo quel giorno. Era pronto a soffrire? No, sicuramente non lo era. Spalancò di colpo la porta ritrovandoseli davanti. Lui con un sorriso così falso da poter far rabbrividire i migliori attori di Hollywood... E lei. Con quel suo sguardo basso, e la frangia che le copriva gli occhi. Aveva dimenticato tutto, tutto! E sentì la rabbia fluire nelle vene e lottare per scaraventarsi contro Andrè.
Trattenne.
- Possiamo entrare, Teo? -
- Certo... - e si scostò dall'uscio per farli passare. Sentì il profumo di vaniglia non appena lei gli passò accanto e d'istinto le prese il polso, stringendo le dita attorno ad esso e ricordando quante volte l'aveva bloccata in quel modo in passato, per poi ritirarla sotto le coperte. Ricordò come quel gesto gli facesse capire che lei, che lo volesse o meno, era
sua. Ritirò la mano poco dopo, come se ne fosse rimasto scottato, limitandosi a guardare sua sorella negli occhi. E li trovò così vuoti da lasciarlo senza parole.

Sentì la voce di Andrè richiamarlo all'attenzione chiedendo “sono solo queste le sue cose?”.
- No... Altre sono di sopra, prima porta a destra. -

Vide con la coda dell'occhio il ragazzo allontanarsi e si rese conto di quanto fosse complicato restare lì, fermo davanti a Mel.
- Non sei più tornato... - esordì lei fissandosi la punta delle scarpe.
- Sono stato impegnato, scusami -
- … Ti ho forse fatto qualcosa di male? -
Piangere. Avrebbe voluto piangere aggrappandosi a lei e stringerla. E rimase zitto, in silenzio a guardare i suoi occhi chiedendosi quanto avesse potuto resistere ancora prima di crollare.
Si allontanò da lei. La sua piccola, inconsapevole Eva. Il suo ingenuo serpente. Ora, solo lui era sporco. Solo lui era sotto accusa.
Sentì improvvisamente il corpo di lei premersi contro la sua schiena. Sentiva le sue lacrime e i suoi gemiti trattenuti.
Fermo. Immobile. Non doveva e non poteva fare nulla.

Il tempo perse importanza, tutto perse importanza. Anche la sua maglietta bagnata dietro non aveva più importanza.

- Ok M... - Andrè si bloccò in cima alle scale e si riparò dietro al muro per non farsi vedere. Gli faceva male tutto ciò. Vedere la ragazza che amava abbracciata a suo fratello. Si chiese se non avesse magari ingigantito tutto e per un attimo volle crederlo con tutto se stesso. Eppure poteva vedere il dolore di Mel e Teo, poteva palparlo e lui si sentiva il coltello pronto a recidere ogni cosa.
La stretta di lei era così salda, e il suo pianto così silenzioso e così straziante. Si chiese come facesse Teo a non girarsi verso di lei per abbracciarla. Come facesse a resistere senza muoversi. Come potesse non piangere anche lui.
E poi se ne accorse.
Vide le lacrime di lui scendergli lungo le guance. Senza alcuna espressione dilaniante sul volto, senza nessun rumore. E rivide il vuoto nei suoi occhi. Quel vuoto che l'aveva lasciato senza fiato giorni prima ora era lì, e pensò a quanto avrebbe potuto uccidere Mel.

- Teo, parlami! Parlami! Scusami, ti prego... Io non so cosa ho fatto, non lo ricordo... - piangere le era così dannatamente facile in quel periodo. E trovava così confortante poterlo fare contro di lui che ad ogni singulto gli si premeva maggiormente contro.
Sentiva che le mancava qualcosa, e quel qualcosa doveva avere a che fare con suo fratello.
Gli passò le mani sull'addome, afferrando la maglietta e poi lasciandola per accarezzarlo nuovamente. Lo aveva già fatto, tutto ciò.
- Teo... -
Sentì il suo corpo irrigidirsi e continuò ad accarezzarlo come a volerlo tranquillizzare. Era così normale, il suo corpo sapeva esattamente come muoversi per farlo stare bene. Si mise in punta di piedi arrivando all'altezza dell'orecchio di lui e gli sussurrò “voltati”. E non si sorprese quando lui lo fece, quasi fosse ipnotizzato. E una volta a pochi centimetri da distanza, il suo corpo sapeva ancora cosa fare. Non lei. Lei non lo riusciva a capire.
 

- Teo... -
- … Dimmi.-
- Tu lo sai, lo sai più di me. -

 

  
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