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Autore: Miyuki chan    24/08/2012    6 recensioni
Il temuto pirata Portgas D. Ace, insegendo l'Ananas che gli ha rubato il prezioso cappello, si ritrova catapultato in un mondo strambo e fantastico: il Paese delle Meraviglie!
Qui rincorrerà un Bianconiglio che in realtà non è affatto bianco e anzi non è nemmeno un coniglio, si fumerà un paio di sigari con un Brucaliffo alquanto burbero, chiederà informazioni ad uno Stregatto un po' troppo cresciuto e prenderà un "tè" con alcuni strani individui...
Riscuirà il poveretto a sopravvivere in questo mondo di follia?
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diventerò il Re dei Cappelli!


“VISTA?”
Esclamò Ace incredulo ed inquieto, dimentico di Sabo.
Del resto, un uomo della stazza dello spadaccino baffuto che riusciva ad infilarsi sotto un tavolo basso come quello era una visione molto più rara ed incredibile, rispetto a quella del fratello risorto.
Cosa?
Dite di no?
Peggio per voi se non siete d’accordo, perché tanto la storia qui la narro io, fatevene una ragione.
E, comunque, questa cosa del tornare in vita, è un po’ troppo sopravvalutata; ormai è talmente comune!
Ad ogni modo, tornando a noi, Vista non rispose, ma continuò a sogghignare lisciandosi i baffi.
“Shhh! Parla piano!”
Lo rimproverò Sabo, sferrando un poderoso Maka-chop che lo colpì dritto in piena fronte.
“Ahio!”
Protestò il pirata di fuoco massaggiandosi la parte lesa, e ricordandosi improvvisamente della presenza del ragazzo biondo.
“Sabo! Cosa ci fai qui?”
Esclamò stupito, beccandosi un’altra librata in testa dal ragazzo, che sibilò l’ennesimò “Shh!”, portandosi l’indice alle labbra.
“Scusa!”
Sussurrò allora Ace, grattandosi la nuca con un sorriso innocente ed un espressione da bambino destinata a sciogliere il cuore di migliaia di fangirls.
“Dicevo, cosa ci fai qui?”
Ripetè allora il bel moro con un filo di voce.
“Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti.”
Ace rimase interdetto, e lo guardò stranito.
“E va bene, non importa, fa lo stesso. Però sei Sabo! E sei vivo!”
“Posso confermare che sono vivo con una certe che rasenta il 90%, ma non posso dirti nulla sulla mia identità.”
“Coooosa?! Ma perché?!”
Strillò Pugno di Fuoco, terribilmente deluso.
“Perché poi dovrei ucciderti, idiota!”
Urlò Sabo a sua volta, mollandogli l’ennesimo Maka-chop perché si decidesse a regolare il volume della sua voce.
Ace si rassegnò all’evidenza che anche Sabo dovesse essere vittima di una qualche crisi mistica, e decise di non indagare oltre sulla sua identità.
“Ah. Vaaa bene.”
Lo assecondò, allora, Pugno di Fuoco, osservandolo come si osserva un matto appena fuggito dal manicomio.
“Ma cosa vuoi da me?”
Sussurrò.
“Non posso dirtelo. Altrimenti poi dovrei-
“Sì, sì, dovresti uccidermi, l’abbiamo capito. Allora perché mi hai chiamato?”
“Devi aiutarci.”
Si intromise Vista.
“Aiutarvi a fare cosa?”
“Eheheheh”
Ridacchiò lo spadaccino, tornando a lisciarsi gli oblunghi baffi neri, che il caro Mihawk gli invidiava tanto.
“Ci è giunta voce che volevi essere il Re dei Cappelli 2012.”
“Mi sarei preoccupato se non l’aveste sentita, la voce, considerando che ho urlato al mondo il mio desiderio circa due minuti e venti secondi fa.”
Commentò Ace, acido: di tutte le cose che potevano dire, quei due erano proprio andati a mettere il dito nella piaga.
“Possiamo aiutarti!”
Tornò a dire Sabo.
“….Davvero?”
Chiese Ace, cauto e diffidente.
“Certo! Possiamo aiutarti, e lo faremo!”
Esclamò subito Vista.
“Perché noi siamo… Il secondo ed il terzo classificato al Festival dei Cappelli!”
Non appena Vista pronunciò quelle parole, accaddero in rapida successione due fatti improvvisi.
Primo: il Leprotto Marzolino ricadde nelle profondità del coma etilico, precipitando giù dalla sua seggiola ed atterrando malamente di testa, mentre il Topino lo insultava in aramaico antico, avendo esaurito gli insulti in italiano, giapponese, e topese.
Ma questo non è importante ai fini della storia, in realtà.
Ciò che importa a noi è il secondo fatto che accadde: Ace aprì la bocca per ringhiare a quei due matti un poco amichevole “Che caz*o state insinuando?!?!”, andando su tutte le furie perché, a quanto pareva, lui ed il suo cappello non erano nemmeno riusciti a salire sul podio; ma, prima ancora che potesse dire una sola parola, Sabo tirò fuori dal proprio copricapo una spranga di metallo, e la sbattè violentemente sulla zucca del moro.
La testa del pirata emise un sonoro “Dooonngggg”, che vibrò a lungo nell’aria, proprio come quando si colpisce una campana con un martello (e questa è solo l’ennesima prova che nella D. family, oltre ad avere delle crape belle dure, le hanno pure belle vuote).
Per il male e la sorpresa, Ace fece un balzo, andando ad inzuccarsi contro il tavolo sotto cui era accovacciato ed iniziando ad urlare di dolore con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre lacrimoni come fiumi sgorgavano dai suoi occhi nero pece.
“MA CHE DIAVOLO FAI?! VOLEVI UCCIDERMI!?!?”
Strillò inviperito a Sabo il povero pirata.
“In effetti, sì; ti avevo avvertito che se ti avessi detto chi ero poi avrei dovuto ucciderti, no?”  
“Ma… Ma… Ma tu sei da manicomio! Sei da ricovero! Sei da internare! Sei più matto di… ma che cavolo ne so! Sei più matto di un matto, ma di quelli proprio matti da legare, va bene?!?”
A quelle parole, Sabo si ritirò a piangere in un angolino dalla parte opposta del tavolo, terribilmente offeso e demoralizzato.
“Ma guarda te…”
Borbottò Ace, massaggiandosi la sua povera, nonché bellissima, testolina vuota come una zucca.
In questo, tra l’altro, fu anche fortunato: se non avesse avuto la testa così dura, nello scontro con la spranga, avrebbe senz’altro riportato danni ingenti.
“Questo è il piano – Esordì Vista, come se nulla fosse accaduto – Uccidiamo il Cappellaio Matto e gli rubiamo la coppa che gli è stata consegnata come attestato per essersi guadagnato il titolo di Re dei Cappelli.”
“Uccidere Rufy?”
Chiese allibito Ace.
“No, no. Non Rufy, il Cappellaio Matto!”
Pugno di Fuoco sospirò rumorosamente:
“Rufy, il Cappellaio, stessa cosa. Comunque non se ne parla, razza di delinquente!”
Mise subito in chiaro con aria minacciosa.
Vista lo osservò incuriosito:
“No? Perché no? Se lui muore, saranno costretti ad eleggere un nuovo Re dei Cappelli. Non vuoi essere il Re dei Cappelli di quest’anno?”
“Sì ma non voglio uccidere Rufy! Nemmeno se mi ha fregato il titolo, e nemmeno se crede di essere il Cappellaio Matto. Non lo ucciderò io ma non lo ucciderai nemmeno tu, chiaro?”
“Mh…”
Mugolò Vista, poco convinto.
“Ho detto: “Chiaro?””
“Sì, sì, va bene.”
Si arrese alla fine lo spadaccino, mestamente.
“…Però non è giusto.”
Aggiunse, offeso.
Ace sospirò, ed uscì da sotto il tavolo.
Si guardò intorno: sia il Leprotto che il Cappellaio erano persi nel mondo dei sogni, il primo a causa del fatto che, nelle vene, aveva ormai più alcol che sangue, mentre il secondo si era semplicemente abbuffato troppo.
Solo il Topino era rimasto sveglio, seduto sul bordo di una tazzina da tè, mentre imprecava ancora dietro al Leprotto che gli aveva macchiato il completo gessato.
“Senti, Topino, com’è che posso fare per andarmene di qui?”
Chiese allora Ace, che ne aveva davvero avuto abbastanza e non voleva far altro che ritrovare Marco e il Babbo ed insieme cercare un modo per andarsene dal Paese delle Meraviglie.
“Di là.”
Rispose il Topino, indicando con la zampina rosa un sentierino sterrato.
“Molto bene. Vorrei dire che è stato un piacere conoscervi ma… Bè, no, non lo è stato. Non lo è stato affatto…”
Borbottò imbronciato, tornando a massaggiarsi il bernoccolo che ormai gli era spuntato tra il nero dei suoi capelli, opera di Sabo.
Si voltò per andarsene quando, all’improvviso…
Un uomo alto e magro, interamente vestito di nero, con un passamontagna che gli coprtiva il volto lasciando scoperti soltanto gli occhi, fece il suo ingresso dal nulla.
Atterrò con una mossa felina sulla tavola e, lanciato al Cappellaio uno sguardo decisamente sinistro, si fiondò nella sua direzione, brandendo un pugnale.
Ace schioccò le dita (in realtà era una vecchio trucco, che gli aveva insegnato il suo amico Roy Mustang l'Alchimista di Fuoco), e una vampata di fuoco colpì in pieno l'uomo, spedendolo direttamente sulla luna che, nonostante fosse pieno giorno, stava assistendo alla scena con malsano interesse, ghignando grottescamente.
  "Chi di voi cani ha assoldato questo losco figuro?!"
Domandò Ace, minacccioso.
"Io!"
Fece allegramente Vista, sbucando da sotto il tavolo.
"COSA!? Ma credevo di essere stato abbastanza chiaro con te!"
"E in fatti lo sei stato: hai detto che nè io nè te potevamo uccidere il Cappellaio, ma non hai mai parlato di un ninja mascherato!"
Ace si schiaffò la milleduecentesima manata in faccia, ululando dalla disperazione.
Poi si calmò.
"E va bene, va bene, allora facciamo così: NESSUNO può uccidere il Cappellaio, va bene?"
"Uffa, e va bene, antipatico!"
Acconsentì a malincuore Vista.
Credendo di essere riuscito a sistemare la faccenda, Ace si voltò di nuovo per andarsene.
Quando, all'improvviso...

Cosa accadrà ora al nostro eroe?
Riuscirà finalmente ad arrivare dal Babbo, o si fermerà ancora un po’ con questa allegra combriccola, almeno il tempo di un altro rhum?
Tra l’altro, siete fortunate, vi ho risparmiato l’entrata in scena di Black*Star, temendo che nessuno lo conoscesse (ve ne siete accorte? Oggi è la giornata Soul Eater).
Tutto questo e molto altro ancora nella prossima puntata capitolo!

Spazio autrice:
Perdonate il ritardo!
Ho scoperto che scrivere due storie contemporaneamente non fa per me, prometto che da adesso in poi (cioè, prima ovviamente finisco la storia ù_ù) farò soltanto una cosa per volta, così da riuscire ad aggiornare più regolarmente. ù_ù
Ad ogni modo, ormai mancano uno, forse due capitoli alla fine: resisterò :D
E poi, il finale in realtà l'ho già scritto ;)
Signore, a prestoooo! :*
  
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