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Autore: GiuliaFray    25/08/2012    1 recensioni
Ho scritto questa storia alcuni mesi fa per una mia carissima amica, appassionata come la sottoscritta del personaggio Cam di questa saga. Inizio col pubblicare il prologo. Spero di poter fare il resto anche con gli altri capitoli!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quinto

 

Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna,

dividere i compiti e impartire ordini,

ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.

Antoine de Saint-Exupéry

 

Sara correva a perdifiato, i polmoni le bruciavano per la fatica, le gambe cedevano per il terreno scosceso e accidentato sotto di lei. Il sole inondava di luce la piana desolata, quasi accecandola con violenza. Continuava a correre, come se fosse la cosa più giusta da fare in quel momento. Sapeva che Cam era in serio pericolo, lo doveva salvare o tutte le speranze sarebbero andate perdute. Sara guardò in basso e si fermò poco prima di cadere giù per un profondo burrone. Ai piedi della roccia compatta si stendeva una piana fertile ,ma la caduta era troppo alta persino per un angelo e non era esattamente consigliabile cadere giù di li. -Sara!- Si voltò e vide Cam appeso in modo terribilmente precario ad un appiglio nella roccia. Ll suo viso era rosso e contratto per lo sforzo di mantenersi. Sara senza esitazione corse da lui e lo tirò su per la camicia. Non poteva lasciarlo cadere o il senso di colpa non sarebbe mai svanito dal suo cuore. Cam era stremato e a malapena riusciva a trattenere le mani di Sara, sudate per il caldo di quel posto e per lo sforzo. Il ragazzo la guardò negli occhi. Lo smeraldo non era più luminoso come pochi attimi prima, il suo viso perse ogni traccia di colore, le sue mani divennero fredde e il cuore smise di battere. Lasciò le mani di Sara e si lasciò cadere.

-No! Cam!-

-Tesoro, che cos'hai?- Due mani la presero per le spalle e la cominciarono a scuotere. Aprì gli occhi terrorizzata. Cam era morto. Per un attimo le sembrò che anche il suo cuore si fosse fermato e si portò le mani al petto. Di solito quando qualcosa non andava le doleva, come un presentimento per ciò che sarebbe accaduto a momenti. Ma non sentiva proprio nulla, tutto era perfettamente normale. Sollevò lo sguardo e riconobbe subito la ragazza che le stava davanti. Abigail. I suoi occhi scuri e grandi le scrutavano il viso e le sue mani le accarezzavano le guance come per rassicurarla.

-Va tutto bene, dolcezza. Era solo un sogno. Uno di quei tanti stupidi sogni che ci spaventano.- Sì, aveva ragione. Era stato solo un sogno. Gli angeli non potevano morire di crepacuore, o almeno non si era mai verificato un caso del genere.

Abigail la strinse a sé sussurrandole all'orecchio: -Va tutto bene, Sara. Non è nulla.- Sara scoppiò in lacrime. Le succedeva sempre così quando sognava Cam morire o farsi del male. Seppellì il viso nella maglietta nera di Abbie, bagnandola di lacrime. -Scusami tanto Abbie, io... - Ricominciarono i singhiozzi disperati. La sua reazione non era mai stata così sconvolgente e questo la fece preoccupare ulteriormente, riempendole il cuore di puro terrore. -Non importa, cara. Tanto prima o poi dovrò pur passare in lavanderia.-

Le prese il viso tra le mani e accostando la fronte alla sua le disse: -Mi sei tanto mancata, Sara. Ora che Roland è via mi sento così sola.- Sara si sentì in pena per lei. Entrambe soffrivano per amore a causa dei demoni di cui erano innamorate e spesso si consolavano a vicenda. Era il loro punto di massima unione, l'aspetto che più le legava.

-Anche tu mi sei mancata, Abbie.- Abigail le sorrise sincera e le baciò la guancia. Si alzò in piedi e proruppe in una risata. -Non hai idea di che colazione ti abbia preparato questa mattina.- Un lieve bagliore di speranza illuminò l'esistenza di Sara, così si alzò e sgattaiolò fuori dalla stanza di Cam, seguendo un odore dolce e invitante proveniente dalla cucina al piano di sotto. Sentì la risata allegra di Abigail dietro di lei e la sua voce squillante.

-Quando si tratta di cibo, ci trasformiamo in lupi mannari. Altro che angeli.- Anche Sara rise, felice di avere la sua migliore amica accanto. -Dov'è Luce? Ieri era qui.- Il cuore le si strinse di nuovo in petto al ricordo dell'inferno che era stata la giornata precedente: Cam infuriato e poi ferito, Alan che ci provava per l'ennesima volta con lei aumentando l'irritazione del suo amore, il pianto sconsolato tra le coperte di Cam con Luce che le accarezzava i capelli. Era stata gentile con lei, dolce come lo era stata in ogni vita passata. -Ora sta riposando nella stanza di Ro. A quanto pare non hai fatto altro che tenerla sveglia ieri sera, tesorina.- Sara cominciò a scendere le scale ma si fermò per girarsi verso Abbie che la seguiva, appoggiandosi al corrimano. -Mi dispiace per non averla fatta dormire. Non volevo, davvero.- Si portò le mani al petto. Ora sì che sentiva qualcosa. I crampi che provava ogni volta che Cam si allontanava da lei dapprima erano flebili, come un semplice dolore causato da un colpo di freddo, poi si trasformavano in veri e proprie contrazioni che la costringevano a restare a letto, rannicchiata sotto le coperte, a piangere di nostalgia.

-Ti senti bene?- Abbie l'aveva raggiunta e le aveva posato una mano sul braccio. Per non farla preoccupare le rispose: -Sì, non è nulla.- Scese le scale, Sara si fiondò al tavolo al centro della cucina semplice di Cam, sul quale svettavano due piatti entrambi pieni zeppi di pane morbido riempito di cioccolata. Il suo stomaco brontolò e lei per un attimo dimenticò i crampi. Si sedette su una sedia e afferrò un panino. Già dal primo delizioso morso si sentì in Paradiso. Abbie si sedette di fronte a lei, sorridendo per la sua ingordigia.

-Avanti, su. Un po' di buone maniere.- Sara non la stette ad ascoltare. Finì in un baleno un panino e ne agguantò un altro. La giornata precedente e la notte piena di sogni l'avevano ridotta allo stremo. Abigail, invece, mangiava tranquilla, tirando piccoli morsi come se non avesse la minima traccia di fame. -Sara, quando credi che torneranno?- La prima domanda di una lunga serie di quesiti identici a cui non sapeva mai dare una risposta.

Ingurgitò il boccone che stava masticando. -Non cominciare. Cam non mi ha detto nulla di preciso.- Abigail sbuffò e si alzò. Estrasse dal frigo una bottiglia di succo all'arancia e riempì un bicchiere. Appoggiandosi al lavello lo svuotò subito dopo e se ne preparò un altro. I succhi di frutta di Cam erano una droga per lei. Le due ragazze stettero in silenzio per un po'. Fu Sara a parlare per prima. -Non è giusto. Cam è così maschilista. Non vuole che vada con lui a dare la caccia a Ian. Perché? Insomma, mi so difendere molto bene e lui lo sa.-

Finì il secondo panino e ne prese un altro. La sua pancia sembrava non saziarsi più. -Smettila di mangiare, tesoro.- Sara la fissò addentando il pane. Il cibo era la sua migliore consolazione quando si sentiva stressata. -Fa' come vuoi.- Fece per bere dell'altro succo quando si sentì una porta aprirsi con un cigolio al piano di sopra. Dalle scale che conducevano alla cucina spuntò Luce. Aveva i capelli scompigliati e schiacciati da un lato come se fosse restata attaccata al cuscino tutta la notte. Indossava un pigiama nero ed enorme per lei. Era di Roland, probabilmente glielo aveva prestato.

-Guarda chi si vede, Mrs. Lazzaro.- Luce la guardò male e Sara riuscì a stento a trattenere una risata. Vedendo l'espressione offesa di Luce, Abbie la rassicurò.

-Ehi, sto scherzando. Se hai fame questa è l'occasione giusta per mettere qualcosa sotto i denti, bambolina- disse avvicinandosi al tavolo e scostando un piatto riempito di panini che Sara aveva davanti -prima che qualcuno svuoti il tavolo.-

Luce sembrò rasserenata e si sedette sulla sedia, guardandosi attorno curiosa. -Grazie, ragazze. Siete molto gentili ma non ho fame.- Questo non poté che rallegrare Sara, la quale allungò la mano per accaparrarsi un'altra di quella delizia. -Non preoccuparti, Lucinda. Mangio io per te.-

-Tu non mangi un bel niente.- Abbie le scostò la mano con un buffetto e la zittì con una delle sue occhiate truci. Luce le guardò divertite e scrollò le spalle.

-Davvero, non ho fame. Cioè, adoro la coppia pane e cioccolata ma non me la sento.- Abbie si chinò su di lei. I capelli biondi e lisci le ricaddero sulle spalle, sfiorando il legno scuro del tavolo. -Se è per Daniel non ti devi preoccupare. Sarà qui tra pochi giorni.- Gli occhi di Luce divennero lucidi come se fosse sul punto di piangere. Una fitta fece piegare Sara su sé stessa e gemere di dolore. Luce ed Abigail la guardarono preoccupate. Sara sorrise con una certa difficoltà per rassicurarle. -E' solo un colpo di freddo.- Ma dallo sguardo di Abbie capì che non le credeva. Le fece un cenno d'intesa, come a dire che dopo si sarebbero chiarite. Luce cedette alla fame e agguantò un panino. Abigail ritornò alla sua postazione vicino al succo e ricominciò a bere. Il cuore di Sara accelerò. Cosa stava succedendo ai ragazzi? Dov'era Cam? Si sentì sprofondare e un conato di vomito la scosse. Ottimo. Ci bastava solo quello. Si coprì la bocca con la mano e si precipitò verso il bagno più vicino.

-Sara!- Sentì i passi frettolosi di Abbie e Luce dietro di lei. Spalancò la porta del bagno nella stanza adiacente al salotto spazioso e alzò la tavoletta del water. Non appena si inginocchiò il vomito le uscì da solo di bocca, come se fosse stato un istinto. Le ragazze la raggiunsero e Abbie da dietro le sollevò i capelli sciolti. Luce prese la spugna della doccia e la bagnò d'acqua fresca. La passò sulla fronte di Sara che tremava e aveva freddo. Non era preoccupata per la sua salute che nell'arco di un solo giorno era peggiorata terribilmente, era preoccupata mortalmente per Cam. I crampi erano molto più forti del solito, non aveva mai vomitato e non aveva mai provato quella sensazione di totale malessere. Era sempre stata male per la sua assenza ma mai in quel modo. Questo significava solo una cosa, o almeno lei la pensava così: il sogno della notte passata stava per avverarsi in un modo o nell'altro. Questo pensiero le provocò un altro conato e sboccò di nuovo. Il fetore nauseante del vomito le fece girare la testa. -Tesoro, che ti succede?- Non trovò una risposta che fosse logica o pertinente alla domanda di Abbie, così si limitò a stare in silenzio.

-Forse hai mangiato troppo. Ho sempre detto a Cam di non riempire il frigo di cioccolata e questo è il risultato dei miei rimproveri.- Sbuffò e scostò di nuovo i capelli dalla fronte di Sara. Ma lei non la stava ad ascoltare. Se davvero voleva scoprire ciò che stava accadendo a Cam, l'unica ragione della sua esistenza, doveva trovarlo, in qualche modo. Non serviva a nulla starsene chini su una tazza. Così si sollevò un poco e con un gesto della mano allontano le due ragazze preoccupate.

-Sto bene, sto bene.- La tradì un altro conato che la fece di nuovo piegare in due. La testa le girava vertiginosamente come una trottola che non si riesce a fermare e Sara se ne stette immobile per un buon quarto d'ora con Luce che le rinfrescava la fronte. Le fu grata di quel gesto amichevole ma tutta la sua benevolenza scomparve quando le balenò davanti agli occhi l'immagine di Luce e Cam avvinghiati e con le labbra unite in un bacio senza fine. Questo le diede la forza di alzarsi una volta per tutte. Senza dire una parola e degnare di uno sguardo lo specchio per ammirare il suo terribile aspetto, si dileguò dal bagno, lasciando Abbie e Luce allibite. Raggiunse le scale che portavano al piano di sopra e con voce stizzita disse: -Vado di sopra a dormire.-

Abbie si avvicinò a lei e le circondò la vita con un braccio. -Ti devo accompagnare?-

-No, grazie.- Sara vide che questo non riusciva a consolare Abbie, così aggiunse: -Se c'è qualche problema ti chiamo.- Abigail le sorrise forzatamente e la guardò con il cuore pieno di tristezza e compassione salire la scalinata e scomparire nel corridoio.

 

Non appena mise piede nella stanza di Cam, Sara trovò l'ispirazione osservando il gatto dei vicini, Church, camminare lungo la balaustra del balconcino e scomparire con una rapida spinta verso il basso. Se avesse usato le ali, cosa che non sarebbe neppure stata capace di fare per le sue pessime condizioni di salute, sarebbe stata subito scoperta quindi doveva saltare, una cosa da nulla per un angelo come lei. Tuttavia, per chissà quale motivo ne era spaventata, come se fosse stata una semplice umana impaurita. Chiuse la porta con la chiave d'oro appoggiata sulla cassapanca, pronta all'azione. Nel suo cervello cominciarono a frullare miliardi di idee, così chiuse gli occhi e fece un bel respiro. Spalancò l'armadio di legno d'ebano e ne tirò fuori un suo jeans aderente e una maglietta pulita di Cam con la scritta “BE STUPID”. Buttò i vestiti sporchi in un angolo e afferrò la borsa di tela nera sul letto. La svuotò di tutte le cianfrusaglie possibili e immaginarie che Cam era capace di mettere in una borsa: libri tascabili, un paio di occhiali da sole rossi, pacchetti di fazzoletti, il portafoglio pieno di banconote da cinque dollari delle quali Sara fece una scorta in caso di necessità, alcuni plettri di tutte le forme e dimensioni, uno spartito della band e volantini. Provò una fitta di tenerezza. Cam sapeva essere molto, molto disordinato.

Con un sorriso stampato sulle labbra riempì la borsa con una bottiglietta d'acqua sul comodino, qualche spicciolo e una t-shirt e un paio di pantaloncini di ricambio. Si mise la borsa a tracolla e si raccolse i capelli castani in una morbida coda di cavallo. Non le serviva altro, non le restava che seguire il suo cuore. Diede un'ultima occhiata alla stanza sperando ardentemente che nessuno la venisse a cercare, di non far soffrire Abigail e soprattutto pregò di trovare Cam sano e salvo. Uscita sul balconcino, con un salto agile si mise in equilibrio sulla balaustra. Cam, sto arrivando. Scrutò con una certa nota di apprensione il salto che doveva compiere, scongiurando che non si sfracellasse le ossa. Che stupida che sei. Gli angeli non fanno fatica a compiere un salto del genere, si disse e si diede una calmata. Si fletté sulle ginocchia e pensando agli occhi smeraldini dell'angelo che doveva salvare, ignorando le fitte alla pancia che ricominciavano a farsi sentire, provando un amore sconfinato per Abigail che le stava sempre vicina, saltò fendendo l'aria. 


Angolo autrice: salve a tutti! Aggiorno velocemente così da permettervi di seguire fluidamente la storia. Allora, questo capitolo è concentrato su Sara e la sua migliore amica, Abigail, con la quale ha instaurato nel corso dei secoli un legame molto forte. Loro due si comprendono alla perfezione e con l'entrata in scena di Luce mantengono lo stesso la loro sintonia. Viene presentato, inoltre, un sintomo di cui Sara soffre quando Cam è lontano. Ebbene, non sono brava negli Angoli autrice, lo avrete capito già da tempo, ma questo è il massimo che posso fare. Spero di non avervi deluso e come al solito ringrazio le persone che leggono il mio testo! Vi chiedo, nuovamente, di recensire il mio testo, per favore. I vostri commenti sono importanti. Un bacio.
GiuliaFray

  
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