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Autore: Strega_Mogana    09/03/2007    4 recensioni
Elena e Alessandro (Querthe) Hanno unito I loro cervelli per Creare una nuova fic! Un regno di pace scosso da un amore non corrisposto e una guerra Che stravolgerà tutto. Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Ormai dovremmo esserci…
- Direi di sì, Minako. Dalle informazioni che sono state riportate sulla mappa ci stiamo avvicinando al confine occidentale dell’antico Regno della Luna, quello che esisteva prima dell’ascesa della mia dinastia.
- Prima che il regno diventasse la sorta di impero che è adesso. - mormorò Luna, come le altre e come il suo compagno intabarrata in un pesante mantello di lana cotta color grigio con bordi neri, adatto al doppio scopo di proteggere dalla pioggia sferzante che li stava come inseguendo da due giorni e di nascondere il loro volto, il loro corpo e le loro armi dagli occhi indiscreti dei pochi avventurieri e dei un po’ più numerosi mostri e spie di Rei che si aggiravano spavaldi in quasi tutto il regno, e ancora di più nei territori che stavano oltrepassando, da quasi un anno sotto il controllo della sacerdotessa impazzita.
- Che era, Luna. E’ inutile che ci tappiamo gli occhi. La situazione è quasi drammatica, ma non mi interessa perdere terre o coltivazioni. Sono le vite, le anime dei contadini, degli abitanti che una volta risiedevano qui che mi preoccupano, che mi lancinano il cuore come frecce incandescenti…
La dama di compagnia potè solo rispondere con un leggero inchino, notando come il primo pensiero della ragazzina che una volta era la principessa era per i suoi sudditi.
- E’ cresciuta. E’ cresciuta bene, fin troppo… - pensò
- Già. Mi scuso per l’intrusione, Dama Luna, ma i suoi pensieri sono duri come il ferro e impossibili da non notare. E’ maturata, quanto e forse più un’intera vita di studi poteva fare. Forse è maturata troppo in fretta. La guerra, la perdita dell’Endimion… - esclamò nella sua mente la maga.
- Non lo ha ancora perso, Ami. Sebbene non approvi ancora del tutto la sua idea di partecipare a questa spedizione, capisco il suo fardello e la sua idea. Farei lo stesso per Artemis. Senza ripensamenti.
- Immaginavo. Sto tentando da quando abbiamo lasciatoli castello di capire cosa potrei fare io se vedessi Makoto, ma non riesco ad andare oltre alle logiche possibilità di averla come alleata o ucciderla come nemica…
- I gioielli che avete in voi vi hanno cambiato profondamente. E qui viene l’altra mia paura. Quanto di quello che sta facendo Usagi è suo, e quanto è la parte della maschera che le ricopre il volto? Se non avesse quella cosa sul volto, come si sarebbe comportata?
- Non ti preoccupare, dama Luna. - sorrise nella sua mente il volto di Ami, che amava comparire a volte esattamente come era prima della trasformazione. - Se questo può rincuorarti, i gioielli, e quindi credo anche la maschera della principessa sono solo dei catalizzatori di una nostra parte, di un nostro animo più o meno nascosto. Essi ingigantiscono tale parte e la dotano di poteri straordinari, ma non ci hanno cambiato. Usagi avrebbe avuto meno sicurezza, ma le decisioni a cui sarebbe pervenuta sarebbero state identiche anche se non avesse avuto tale gioiello sul volto. Così come io avrei continuato a studiare la magia per essere la migliore, o Minako avrebbe imparato le tecniche segrete dell’arte della spia.
- Ciò che mi preoccupa è il potere di Makoto e dell’Endimion…
- No. In tale caso essi sono anche sotto l’influenza di Rei. La sua follia ha agito da rafforzatore ai poteri della maschera nera, e le ha permesso di soggiogare perlomeno la volontà di Mamoru e di, mi spiace dirlo, fare leva sul desiderio di affermazione e di lotta che è insito nei Kino. Sono quasi certa che se riuscissimo a liberare i nostri amici dall’influsso della Signora del Fuoco Nero, essi dovrebbero tornare alla normalità.
- Ne sei certa?
- Ho detto quasi.
- quindi…
- Già. Potremmo anche ucciderli, se si renderà necessario per la salvezza del Regno. Lo ha detto anche Usagi, no?
La donna non rispose, sospirando pesantemente.
- Cosa ti preoccupa, Luna? - le chiese il compagno, stringendole la mano.
- Nulla. Pensiri di donna…
- Questo mi è nuovo, amore. Cosa mi nascondi?
- Nulla, solo… - si bloccò, come se stesse fiutando l’aria. - Non siamo soli…
Anche Artemis scrutò l’aria, socchiudendo gli occhi fino a che non divennero due nere fessure allungate.
- Hai ragione. Non sono tanti, ma sono pericolosi. Lo avverto dalla loro sete di sangue.
- Non morti? - chiese Minako.
- No.
- Sono demoni. - rispose mentalmente la maga. - Ho azzardato ad usare una frazione dei miei poteri per saperlo. Sono sei, forse sette, non riesco a dirlo con precisione senza rischiare che Rei o uno dei suoi maghi mi possa individuare.
- State pronti, armi alla mano. Artemis, Luna, difendete Ami. Minako, a te l’onore, giusto per far capire loro chi siamo…
- Evitate di usare i poteri. Ogni fonte di energia mistica può essere fatale per il nostro piano. Dobbiamo evitare di farci scoprire!
- Va bene, maga. Vedrò cosa posso fare con le sole armi… - sembrò sospirare dispiaciuta la bionda, che estrasse la lunga e sottile lama da dietro la schiena. - Ogni volta me lo dimentico.
Il rumore delle spade che uscivano dai foderi della principessa fecero eco allo stridio metallico ma armonico dell’arma di Minako.
- Dove sono?
- Due fronti. Ai lati della strada, poco avanti. Quegli arbusti e il masso alla destra.
- Che fantasia… - borbottò la spia, saltando con leggerezza sulla cima della massa rocciosa. - Salve. Non siete un po’ cresciutelli per giocare a nascondino? - ironizzò.
Come risposta i tre esseri nascosti sibilarono orrende parole distorte e tentarono di colpirla con i loro artigli e i loro tentacoli, ottenendo solo di sferzare l’aria e scalfire la roccia. Minako era tornata vicino a Usagi.
- Fortuna che volevo utilizzare l’elemento sorpresa…
- Oh, ma direi che si sono stupiti. Non vedi che facce contente? - ridacchiò lei, mettendosi in posizione di attacco.
Anche gli altri tre mostri uscirono dagli arbusti, riempiendo la strada. Erano esseri poco più bassi di un uomo, dalle facce tozze e dai denti aguzzi e sporgenti su corpi ipertrofici e coperti di scaglie o squame rossicce con bordi verdastri marcescenti. Tutti si reggevano su gambe possenti e artigliate, sebbene gli arti superiori fossero delle forme più disparate e in numero variabile da uno a quattro, addirittura cinque nel caso di un demone somigliante ad una piovra dalle fauci colanti una bava biancastra che sfrigolava leggermente al contatto con il terreno, vetrificandolo per l’aggressività.
- Pensa quando sono arrabbiati.
- Ma anche noi siamo brutte quando attacchiamo. Che ne dici, glielo facciamo vedere?
- Minako, non ti permetto di offendere la tua principessa. Portale rispetto.
- Luna,, pensa a difendere Ami,. Che la mia dignità la difendo io! - le rispose quasi ridendo la bionda infilando la lama della sua spada nel braccio del primo demone che era avanzato contro di lei. Lo stesso aveva fatto la spia, sfruttando la sua incredibile agilità. - Due verso di voi. Ce la fate?
- Un’offesa del genere l’avrei lavata nel sangue, anni fa, ma voi siete la mia principessa, e quindi… - rispose Artemis impugnando due dei sei pugnali che penzolavano al fianco e lanciandoli nell’aria solo un luccichio indistinto che si rimaterializzò nelle orbite del demone all’apparenza più pericoloso, tre massicce braccia dotate di affilate unghie arcuate.
L’essere emise un grido di dolore e di rabbia dalle varie bocche che si aprirono sul suo corpo, ma continuò ad avanzare, sebbene più lentamente. L’altro demone, più leggero e scattante saltellò velocemente sulle spalle di quello ferito e si gettò in aria usandolo come trampolino, tentando di cogliere di sorpresa Luna e la maga.
- Non hai le ali, è inutile che tenti di volare… - borbottò la donna afferrando le sue armi preferite, i pugnali gemelli e saltando anche lei in aria per intercettare il nemico. Le sottili ma resistenti unghie metalliche della guerriera si scontrarono con quelle spesse e coriacee del mostro, provocando un rumore molto sgradevole che sembrò rimanere sospeso nell’aria un istante dopo che i due ricaddero a terra, uno ringhiando, l’altra sorridendo e impugnando meglio le strane armi che le permettevano di combattere come se le sue mani fossero state sostituite con letali artigli, tre per parte. - Ora che siamo a terra, vediamo chi dei due è più veloce…
- Stai attenta. Sono decisamente forti, non i soliti che trovavamo in giro nei giorni scorsi.
- Può essere che sia la vicinanza con la torre della nostra nemica? - chiese parando un tentacolo e recidendolo allo stesso tempo.
- No, principessa. - rispose l’uomo. - Non a questa distanza. E poi sono tanti, e in qualche modo organizzati. Aspettavano qualcuno.
- Ma non noi. - disse la maga, che aveva girato il volto vuoto verso un punto imprecisato alle loro spalle, nella direzione da cui erano venuti. - Qualcuno o qualcosa sta arrivando, e la sua magia è tale che posso sentirla anche da qui. Quello che mi lascia allibita è che non fa nulla per nascondere la sua potenza. Un’emanazione del genere sarà sicuramente visibile anche a Rei o ai suoi scagnozzi.
- Quindi o è maledettamente… - Minako colpì al petto uno dei suoi avversari, la mano a penetrare come un coltello nel costato del mostro, uscendo0ne nuovamente inzuppata di sangue nero e stringendo tra le mani qualcosa che pulsava pesantemente. Il mostro cadde a terra e iniziò a dissolversi. - …maledettamente forte e sicuro di sé, o è alleato con questi esseri.
- Speriamo di avere per una volta fortuna…
- Me lo auguro anche io. - sospirò la bionda. - Attenta, principessa, alle tue spalle! - gridò, tentando di raggiungerla.
- Usagi! - gridò la donna mentre si voltava, il suo avversario agonizzante, la gola squarciata, il liquido nerastro a inzuppare il terreno della strada. La bionda dai lunghi codini non fece in tempo a spostarsi dalla traiettoria degli artigli del nemico, che le trapassarono la pancia incuranti della leggera armatura imbottita che magicamente era stata resa resistente come metallo. I suoi occhi si spalancarono ma non emise neppure un piccolo gemito. Stringendo i denti, chiudendo gli occhi inspirò violentemente, impugnò con più forza le else delle sue due armi e incrociandole tagliò quasi di netto l’arto che l’aveva colpita. – Usagi! –corse la donna verso di lei.
- Luna! Sa cavarsela! – gridò Artemis continuando a combattere. – Ami è indifesa!
- Ma…
- Ami! – le ripeté duro il compagno, uccidendo il suo avversario. – Hai dei doveri verso il regno prima che verso la sua principessa.
Lei ingoiò un’espressione dura ma annuì, lanciandosi contro l’ultimo dei nemici, mentre Minako si occupava di finire i demoni feriti e di proteggere la principessa che si era dovuta accasciare vicino ad un albero, ansimando pesantemente, il sangue a colare lentamente, quasi con ritrosia dalla ferita. La battaglia finì pochi minuti dopo, senza ulteriori feriti nel gruppo di umani, ed immediatamente i rimasti si avvicinarono ad Usagi, che respirava a fatica, quasi rantolando.
- Principessa…
- Non è… - tossì, un filo di sangue a colarle dalla bocca semichiusa per facilitare il passaggio dell’aria. – Non è quasi nulla. Ho subito ferite peggiori tempo fa. Datemi solo il tempo di riprendere le forze per estrarre il braccio dallo stomaco…
Luna si voltò, incapace di mostrare alla sua pupilla le sue lacrime.
- Dovrei essere abituata, ma non ci riesco. Non ci riuscirò mai… - pensò chiudendo gli occhi mentre sentiva l’urlo di Usagi, un urlo soffocato, a denti stretti.
- Hai…
- No! – gridò come risposta a Minako.
La ferita iniziò a muoversi, come animata di vita propria. I due lembi sembrarono cercarsi, allontanarsi e riavvicinarsi finché non si toccarono, saldandosi e velocemente sigillando le pelle, nascondendo alla vista la ricostruzione dei tessuti, dei muscoli e degli organi interni che avvenne nei trenta secondi che seguirono.
- Come va?
- Bene ora… - sospirò la principessa, rialzandosi. – Alla fine è stata solo l’armatura a rimetterci…
- Se ne avesse avuto su una più resistente…
- Dai, Luna… - sorrise lei, rialzandosi. – Mi ci vedi a girare come se fossi una scatoletta di latta… E poi non può certo succedermi nulla…
- E questo lo chiami nulla! – sbottò lei voltandosi, le strane armi in cui era maestra ancora ben salde nelle sue mani. – Lo chiami nulla! – ripetè, la voce rotta da una imminente crisi di pianto.
- Direi di mantenere la calma. Abbiamo ancora da capire cosa può essere ciò che sta arrivando… - disse nelle loro menti la maga.
- E voi chi siete? – chiesero all’unisono due voci femminili alle loro spalle.
Il gruppo si voltò, scosso non tanto dalle voci quanto dall’assoluta silenziosità con cui erano giunte, invisibili alla mente di Ami e ai fini sensi di Artemis e di Minako. Due donne, dall’età apparente di trenta, forse trentacinque anni erano in piedi in mezzo al sentiero. Alte e slanciate, erano una l’opposta dell’altra. Quella più alta aveva corti capelli biondo chiaro, quasi bianco, un lungo bastone da combattimento in mano, ornato da pesanti borchie in bronzo lucidato dagli anni per rinforzare la struttura e per renderla ancora più letale. Il busto era coperto da un giubbetto di cuoio nero su cui erano state rivettate delle lastrine metalliche in acciaio, in bronzo e in altri materiali più o meno pregiati, mentre le gambe erano semplicemente rivestite da un paio di larghi pantaloni di pelle nera cuciti ai lati da una sorta di spesso filo marrone. Piccole scarpe senza tacco, adatte per lunghi tragitti completavano, assieme a guanti in maglia brunita al polso, quanto indossava la guerriera. Accanto a lei, con uno sguardo a metà strada fra la concentrazione più totale e l’assenza, una donna dai capelli ricci, il corpo formoso avvolto in una tunica bianca e verde cupo dalle ampie maniche che ne indicavano in maniera quasi certa la professione di maga, o comunque di utilizzatrice delle arti magiche. Non aveva nessuna arma, ma impugnava uno specchio in argento lavorato, osservandolo di tanto in tanto come se vedesse cose che non gradiva.
- Haruka! Michiru! Non siate scortesi. Bisogna prima presentarsi, soprattutto se abbiamo di fronte la principessa Tsukino, la sua dama di compagnia con il compagno, la potente maga dei Mizuno e un’aspirante spia che ha poco da invidiare al suo maestro. Dico bene, Minako, Luna, Artemis e Ami?
- Scusateci, maestra. Non accadrà più. - si prostrarono le due sconosciute di fronte alla figura che comparve dalla curva della strada.

   
 
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