LA SFIDA.



Era una calda giornata d'agosto del 1864.
L'afa era opprimente e l'aria quasi irrespirabile.
Gli uccelli si libravano nel cielo, cinguettando allegramente.
I figli dei domestici correvano nei prati, nell'attesa che i genitori li mettessero a lavoro.
Alcuni uomini si erano radunati alla bottega per festeggiare la fine della guerra, mentre le donne erano chiuse in casa al fresco o passeggiavano fra le stradine della città per fare compere.
Io e Alaric ci eravamo addentrati nel bosco, chiacchierando animatamente della vita.
Io e lui ci eravamo conosciuti durante la guerra, ed eravamo diventati quasi subito amici grazie ai caratteri molto simili.
Ci avvicinammo al lago e ci fermammo quando, a riva, intravedemmo di spalle due ragazze che parlavano fra loro, una bruna e una bionda.
Dagli abiti che sfoggiavano si poteva capire che provenivano entrambe dal basso rango.
Probabilmente erano delle serve, realizzai appena notai che accanto a loro vi erano dei cesti riempiti di frutta.
-Ti propongo una sfida.- mi disse al mio fianco il mio amico, con una tonalità di voce che non prometteva nulla di buono.
-Continua.- lo incitai curioso.
-Ti sfido a spingere la ragazza castana in acqua.-
Ci pensai sopra un poco e poi accettai.
Io e lui eravamo soliti fare questi stupidi giochetti, sopratutto quando le vittime erano delle donne.
Mio padre non approvava questo mio comportamento infantile, ma io non volevo che lui controllasse la mia vita come faceva con quella di Stefan, mio fratello.
Mi avvicinai di soppiatto alle due ragazze, seguito silenziosamente da Alaric.
Cercai di concentrarmi sulla loro conversazione, realmente curioso di conoscere le loro argomentazioni.
Ma, purtroppo, non riusciii a capire molto, quasi niente, perciò mi arresi.
Mi avvicinai abbastanza a loro e, con un gesto svelto, spinsi la ragazza castana in acqua.
La sua amica si girò subito verso di me, portandosi le mani alla bocca, sconvolta.
Io e Alaric cominciammo a ridere, finchè la bionda non si avvicinò a me gridando, spaventata, che la sua amica non sapeva nuotare.
Sbarrai subito gli occhi e venni percorso da un brivido di terrore.
Per quanto quelle due ragazze probabilmente non avessero nessuna persona che avrebbe potuto notare la loro scomparsa, non volevo essere la causa della morte di una giovane fanciulla.
Mi buttai subito in acqua e tirai fuori la ragazza, che iniziò a tossire energicamente sputando acqua.
Cercò di riportarsi a terra e io la spinsi aiutandola, poi mi sdraiai anche io sull'erba vicino a lei, stanco.
Successivamente, mi misi seduto e la osservai e lei fece lo stesso.
Era bellissima.
I suoi lunghi capelli erano stati acconciati sulla nuca, mentre alcuni boccoli le ricadevano sul viso, leggiadri.
Le sue labbre erano dalle forme docili, fatte a posta per baciare, pensai.
I suoi da cerbiatta erano dello stesso colore di una foglia autunnale e rivelavano tutte le emozioni che provava al momento.
Il vestito fradicio mostrava tutte le sue bellissime forme.
Notai compiaciuto che anche lei mi stava scrutando con particolare interesse.
I nostri occhi si scontrarono e, come attirati da una strana forza, non riuscimmo a smettere di fissarci intensamente per interi minuti.
-Scusate, io non saprei proprio come farmi perdonare.- dissi interrompendo quel magico scambio di sguardi, cercando di assumere un tono il quanto più simile al dispiaciuto.
La sua espressione divenne seria, quasi furiosa.
-Come avete osato spingermi in quel laghetto?- mi urlò contro.
-Per favore, accettate delle scuse da un gentiluomo che ha commesso un enorme errore. L'avevo scambiata per un'altra fanciulla di mia conoscenza.- menzogne.
-Oh, davvero?- disse alzando un sopracciglio, riconoscendo che stavo mentendo spudoratamente.
-Si, ma voi siete decisamente più bella.-
Lei arrossì al complimento, ma non abbandonò quella sua aria di sfida.
-Io ora me ne vado.- disse furiosa alzandosi, seguita da me.
-E' maleducazione non fare l'inchino.- dissi con aria di scherno; ma lei non parve notarlo.
Mi guardò letteralmente rossa in viso, ma non riuscii a decifrare se per rabbia o imbarazzo.
Fece l'inchino come insegnava la galanteria e io risi alla sua espressione.
Le presi una mano calda ed eseguii un perfetto bacia-mano, facendola sobbalzare sorpresa.
-Spero di incontrarvi presto, molto presto... Io sono Damon; quale è il vostro nome, mademoiselle?-
-Elena e, non per essere sgarbata o altro, ma io non ho le vostre stesse speranze.- disse voltandosi e andandosene con la sua amica, dopo aver preso fra le sue dita affusolate un cesto.
Restai a fissarla incantato.
Oltre ad essere bellissima, aveva anche un bel caratterino.
Mi intrigava.
Avrei fatto di tutto per incontrare nuovamente quella donna, mi promisi iniziando a seguirla di nascosto.

angolo autrice.
non so proprio come mi sia venuta in mente questa 1shot, ma spero che vi sia piaciuta.
ho cercato di mettere un linguaggio più colto, per rispettare i tempi, e spero di essere riuscita nell'impresa.
come avrete notato il finale non è esattamente un finale, anzi è fatto per far pensare che ci sia un continuo.
il titolo non è un granchè, ma non ho saputo pensare a qualcosa di meglio.
vi chiedo di recensire e vi invito a passare nel mio profilo, dove troverete altre fanfiction delena/nian.
baci, alla prossima.