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Autore: Raimondo    25/08/2012    2 recensioni
Anno 2008: i Digiprescelti hanno creato il Progetto Armonia, un imponente sforzo internazionale per mischiare umani e Digimon grazie ad insediamenti nel mondo digitale. Ma la situazione è tutt'altro che tranquilla: prive di un dittatore, le terre virtuali sono cadute in un vuoto di potere e varie fazioni si sollevano a riempirlo. Mentre i Digiprescelti devono affrontare nemici antichi e nuovi, un ragazzino incomincia la sua avventura nel mondo digitale, ma il suo modo di pensare non è quello dei Digiprescelti...
La trama contiene un personaggio umano originale che riveste un ruolo di notevole importanza. Siete avvisati.
Questa storia è incentrata sull'azione e l'avventura, e quindi la parte romantica non sarà sviluppata sistematicamente, ma neanche ignorata. Coppie? Non lo so neanche io quali saranno, quindi mettetevi l'animo in pace...
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un cambiamento di piano Un consiglio per gli acquisti. Quando scrivo una storia mi capita spesso di creare materiale e di rifinirlo prima di rendermi conto che per qualsivoglia motivo esso non ha spazio nel prodotto finito. Ma a volte capita che questo materiale sia comunque degno di essere pubblicato... perciò ho creato una raccolta dedicata, Intorno al Vuoto, che per ora contiene una sola storia. Dategli un'occhiata, se vi piace VdP l'apprezzarete sicuramente.


 UN CAMBIAMENTO DI PIANO


Settore W102, Digiworld. Giorno 03.


“All’inferno, boss. Quanto crede che ci frutterà il prossimo villaggio? Questa dannata foresta mi da’ sui nervi.”
“Silenzio, soldato. Staremo in giro finché non finiremo il gasolio per le macchine. I raid finora hanno fruttato poco, quindi se vuoi crepar di fame, fallo da solo. E ora torna nei ranghi o sono frustate.”
Il comandante della spedizione di razzia, un Sealsdramon, avrebbe volentieri scannato il Fugamon all’istante, e un tempo l’avrebbe probabilmente fatto. Ma le disposizioni dei superiori per un soldato imperiale sono assolute… anche se l’Impero ormai era solo un nome e il suo esercito si era ridotto a reclutare dei selvaggi per rimpolpare le sue fila. Perciò si limitò a stringere l’impugnatura del suo coltello e a mantenere il passo.
“Signore?” disse un Commandramon rispettosamente.
“Che c’è?”
“I prigionieri dicono che il villaggio è vicino.”
“Ci siamo” disse il Sealsdramon. “Avanzate con cautela, voialtri. Mai correre rischi per il gusto del sangue.”
“Ehi, boss. Pensa che quegli imbecilli di taglialegna siano un boccone troppo duro?” sghignazzò il Fugamon. “I ragazzi sono impazienti di uscire di qui, senza bisogno di tutte le sue tattiche e passi di valzer.”
Sealsdramon mormorò sottovoce una pesante imprecazione. Poi centrò Fugamon con un calcio in pancia, seguito da un preciso colpo di gomito sulla nuca. L’orco si afflosciò al suolo.
“Ringrazia gli ordini dall’alto o saresti morto, verme.” Disse Sealsdramon sibilando per la rabbia. “BlackGoblimon!” sbraitò.
Un digimon più piccolo si fece avanti. “Ora sei tu il comandante delle truppe Oni.”
“Maledetto!” urlò Fugamon “Le regole del clan…” “Non c’è il clan nell’esercito. C’è la compagnia, il battaglione e la divisione. Imparalo, verme. E ora ridisponetevi in formazione.”
La colonna si rimise in movimento. Prima venivano i pochi mezzi corazzati: cinque Mechanorimon e due Tankmon, in condizioni meno che ottimali. Poi la fanteria scelta, i Commandramon e qualche altra recluta, vestiti con uniformi imperiali che non venivano sostituite da troppo tempo, e dopo di loro i digimon orco che scortavano dei carri a ruote alte trainati da Monochromon e da tre DarkTyrannomon. Molti di quei carri erano gabbie, e molte di esse erano piene.
Si inoltrarono nella foresta, seguendo il sentiero. Sealsdramon stava per dare il segnale di inizio della manovra di accerchiamento, quando il suolo cominciò a gemere con un rumore spaventosamente innaturale. Una voce rimbombò fra i tronchi.
“Fermi! Deponete le armi e arrendetevi, in nome della giustizia dei Supremi!”. La frase tipica dei Digiprescelti del Progetto Armonia.
“Boss filiamocela, qui ci sono i Prescelti!” disse agitatissimo Fugamon.
“Sta calmo.” Sibilò Sealsdramon. “Se non è un bluff, fare i codardi non servirà.”
Poi ad alta voce urlò: “Posizione compromessa!”
I soldati, piegati da spaccarsi la schiena, si buttarono in mezzo ai cespugli per trovare riparo e minimizzare il bersaglio. Non servì a molto. Strane simboli apparvero sui tronchi: piccoli pentagrammi biancoazzurri, che splendettero per alcuni istanti.
Poi gli alberi intorno a loro esplosero.
La sorpresa fu incredibile. Le cime recise degli alberi caddero sui soldati dell’Impero Metallico, incastrandone e schiacciandone parecchi. Schegge di legno volarono ovunque, colpendo ed irritando i grossi Digimon da tiro che, liberatisi dai loro guardiani, impazzirono e ramparono pestando sotto le zampe le truppe di retrovia.
In mezzo alla confusione piombò una pioggia di attacchi: i digimon del villaggio, indubbiamente. Parecchi degli orchi semplicemente scapparono, rendendosi bersagli più facili.
Sealsdramon lanciò loro uno sguardo di disprezzo. Razziatori privi sia del sangue che dell’addestramento di un soldato imperiale, ai suoi occhi essi non avevano molto diritto di vivere; la sua preoccupazione si rivolse invece alle sue truppe. I disciplinati Commandramon si erano disposti intorno a lui e avevano aperto a loro volta il fuoco. I tronchi d’albero limitavano però la loro visuale e quindi la loro capacità di tiro, e la situazione si stava facendo insostenibile. Sealsdramon strisciò rapidamente verso i suoi mezzi corazzati  e fece segnale di colpire le posizioni avversarie a cannonate. Ma neanche un colpo partì da quella posizione e quando il digimon soldato si voltò a guardarli…
“Tu?” esclamò il soldato con estremo sbigottimento.
Datamon era appoggiato sulla testa di uno dei Mekanorimon e dalla sua mano spuntava un ago metallico. Nessuno dei digimon macchina aveva gli occhi aperti.
Una pioggia di affilati cristalli di ghiaccio spazzò il campo di battaglia e i digimon del villaggio, guidati da Sorcerymon e Kabukimon, entrarono alla carica armati di asce e lance. I Commandramon, nonostante combattessero con valore,  furono rapidamente annientati.
Sealsdramon estrasse il suo coltello. Il corpo di spedizione ai suoi ordini aveva cessato di esistere e i due digimon di livello Campione si stavano avvicinando pericolosamente, ma l’attenzione del rettile-soldato era concentrata solo sulla piccola scatola metallica di fronte a lui.
“Lasciatemi parlare con lui prima di fargli del male” disse Datamon agli altri. Poi si rivolse direttamente al Digimon. “Sì, proprio io. Chi l’avrebbe mai detto?”
“Vi conoscete già?” chiese stupito Sorcerymon.
“Sì. Costui un tempo era un mio subordinato.”
“Mi era stato detto che lei era morto durante la ribellione, signore” disse Sealsdramon con un inusitato tono di rispetto. “Per questo ho acconsentito a tornare nell’esercito di Boltmon. Se avessi saputo…”
“Lo sapevo” tagliò corto Datamon. “Boltmon ha dato l’annuncio della mia morte per disperdere le truppe rivoluzionarie.”
“Non riempir l’aria di ciance.” Disse Kabukimon spazientito. “Nemico, deponi le armi e avrai diritto ad un processo equo.”
Sealsdramon guardò il suo ex-superiore.
“Fa’ come ti dice.” Gli suggerì Datamon. “Sei solo contro due Digimon dei Prescelti.”
“E dove sono i Prescelti, allora?” chiese il comandante sconfitto.
“Cedi le armi, Sealsdramon”
Sealsdramon chinò il capo e con riluttanza si tolse il coltello riposto nel fodero, ma Kabukimon lo ignorò. Invece fece un breve fischio e in pochi attimi dalle retrovie arrivarono i due prescelti umani portati a spalla da due digimon del villaggio. La ragazza sollevò il Digivice e una luce azzurra circondò Sealsdramon.
“Che cosa?” esclamò stupito il Digimon.
“È una cosa nota come campo K” spiegò Mariel. “Una delle tante tecnologie sviluppate mediante lo studio dei Digivice. Impedisce ai digimon di utilizzare tecniche speciali, ma deve essere accettato volontariamente.”
“Molto… efficace” commentò Sealsdramon.
“No, niente affatto” disse Sorcerymon, avvicinandosi a sua volta. “Esso ti lascia piena libertà di movimento, che potresti usare ad esempio per strangolarci.” Le sue dita si mossero, formando arabeschi nell’aria. Simboli luminosi di forma esagonale apparvero sulla gola e sugli arti del digimon.
“Questa è una precauzione standard. Si tratta di sigilli glaciali” disse “Simili a quelli che ho apposto agli alberi della foresta. Emettono un breve impulso congelante se attivati, trasformando in ghiaccio ogni sostanza acquosa nelle vicinanze, compresa la linfa… o il sangue. Gelando il volume della sostanza si espande con una forza tale da spaccare la roccia. Perciò non tentare scherzi.”
“Vi sono altri soldati della tua risma in questi boschi?” chiese Kabukimon al capitano.
“Ci potrebbero essere dei digimon orchi delle mie truppe di complemento.” Rispose.
“Avevi delle truppe oni sotto il tuo comando?” chiese stupito Datamon.
“Di digimon autoctoni ce ne sono sempre di meno. Metà dell’esercito è composto da...”
“Muovetevi!” la voce amplificata di Sorcerymon coprì ogni altro suono. “Squadra A, si torna al villaggio! Squadre B e C, ripulite la foresta dalle truppe sbandate…”

“Quindi secondo te è possibile far sì che il Mondo Digitale ritrovi la pace attraverso la… meditazione floreale?” chiese Valeri a Lilamon sollevando lo sguardo dal libro che stava leggendo, un volume rilegato in pelle intitolato Storia Militare di Server, ottenuto dalla libreria in fianco al letto. Lo sfogliava da ore, tentando di mitigare la noia dell’ozio forzato. La sua gamba era infatti imprigionata da un reticolo di cavi e coperta da impacchi vegetali, impedendogli qualsiasi movimento più ampo che la flessione del busto.
“Certo. Se tutti i Digimon abbandonassero la sete di potere e trovassero gioia nei fiori e nelle erbe, nessuno odierebbe il prossimo e non ci sarebbero più conflitti. Per questo io ho deciso di non combattere: la mia capacità di curare vale infinitamente di più della mia capacità di distruggere.”
“Mi sembra abbastanza improbabile. La sete di potere è radicata in tutti gli esseri viventi e la violenza è un mezzo di convinzione troppo efficace perché venga abbandonata…”
“Sarà. Io penso che la meditazione floreale potrebbe convincerti, ma ora non ti devi sforzare. ” disse la donna fiore con fare materno. “A proposito, hai risolto quel problema che mi avevi detto?”
“Quale?”
“Quello della Colonia.”
“Ah, sì, quello delle coordinate. Beh, era un problema veramente difficile: si tratta di trovare un punto noto per estrapolare un metodo di conversione fra i sistemi di riferimento umano e digimon e applicarlo più volte per avere una stima accettabile delle nostre coordinate, poi confrontare questo dato con le coordinate delle Colonie che ho su questo libro e infine…”
“E tu li hai calcolati?”
“No, ho chiesto a Luke di mostrarmi la mappa che gli hanno dato prima di mandarlo qui. Siamo nel settore W102.”
 “Ah.”
Alcuni secondi di silenzio.
“Ma cosa sono questi rumori?”
“Non lo so” disse lei. “Sembra che qualcuno stia pestando i piedi.”
La porta si spalancò sotto il possente calcio di Fugamon. Valeri strillò come una bimbetta.
“Ma guarda. Non pensavo di essere così fortunato” disse l’oni “L’intero villaggio indifeso e aperto per la razzia. Non vedo l’ora di affondare i denti in qualcosa di buono!”
“Che ci fai, qui, tu?”
“Ma sono solo di passaggio, dolcezza. È questo il modo di trattare i viaggiatori?”
Il cervello di Valeri era occupato dal profondo desiderio di balzar fuori dalla finestra in un solo passo. Ma  ovviamente non poteva farlo.
L’oni allungò la mano, afferrando un braccio di Lilamon.
“Lasciami!” urlò lei, reclinando il capino.
“No, no, no.” Sghignazzò Fugamon. “C’è bisogno di schiavi, giù a Metal Gate. Se ti lascio, finirai in mano a qualcun altro. Chi se ne va via, perde il posto all’osteria eccetera eccetera”
Valeri era troppo terrorizzato per dire qualcosa, ma c’erano un paio di dettagli che gli suonavano male in quella situazione.
Uno gli fu subito chiara: Fugamon era da solo. La seconda arrivò un istante dopo.
“Te la sei voluta” disse la fata floreale. I petali intorno alla sua mano libera si gonfiarono e Lilamon esplose un colpo a bruciapelo in pancia a Fugamon, sbattendolo contro una parete.
Valeri guardò con gli occhi fuori dalle orbite la digimon balzare all’attacco senza esitazione. Fugamon tentò di schivare, ma il secondo colpo lo centrò senza difficoltà facendolo volare attraverso il muro. Lilamon afferrò una robusta corda e lo legò così strettamente da bloccargli la circolazione. Appena ebbe finito, lo sollevò con una mano sola e lo portò in casa. Valeri strabuzzò gli occhi.
“Visto?” disse Lilamon, sollevando la mano-cannone ancora fumigante. “Il potere dei fiori calma anche lo spirito più aggressivo. Peace and love, fratello!”
“Mi hai completamente convinto. Peace and love, sorella.” Rispose cautamente Valeri, sostituendo con aria noncurante il libro che aveva ancora in mano con una copia in carta riciclata di Raggiungere la Pace Interiore In Comunione con la Natura.

Quella sera l’intero villaggio festeggiò la vittoria. Luke, Mariel, i loro Digimon e Datamon furono acclamati dai digimon della foresta. In alcuni dei carri trainati dai Monochromon furono ritrovati gli abitanti di altri villaggi ridotti in schiavitù, che furono rapidamente liberati e rifocillati. Sealsdramon ovviamente ricevette un’accoglienza alquanto fredda. Il massiccio digimon soldato però non cercò di scusarsi né di discolparsi per i raid che aveva condotto, neanche quando parecchi Numemon pretesero a gran voce la sua esecuzione.
“Io obbedisco agli ordini.” Disse semplicemente “E se non lo facessi verrei meno al mio dovere. Dal vostro punto di vista i miei Commandramon hanno meno colpa di me, e sono morti: non posso chiedere un trattamento migliore. Non chiederò pietà, così come non l’ho mai data.”
“È possibile” replicò Valeri “che un digimon così virtuoso sia anche così amorale?”
“Non è virtù, è orgoglio.” Disse Mariel. “Non confondere le due cose. Comunque essendosi arreso è considerato prigioniero di guerra. Non abbiamo l’autorità per condannarlo.”
“Non ne avete alcun motivo. Questo digimon è un mio ex sottoposto. Egli ha sempre obbedito agli ordini, e continuerà a farlo se lo lascerete venire con me.” Disse Datamon. “Vi ho già detto che parteciperò alla difesa della Colonia, e così farà anche lui. Un soldato competente in più fa sempre comodo. Non vi basta?”
“Mi sembra giusto” disse Valeri dalla sponda del letto. “Dobbiamo permettere a tutti di emendare il proprio passato, no? A tutti quelli che possiamo” aggiunse in fretta, ricordandosi dei Commandramon e degli orchi.  “È chiaro che in battaglia non potevamo trattare coi guanti ogni singolo nemico.”
“Lo terremo in custodia con la massima cautela.” Disse Sorcerymon. “Appena tornati ad Antivirus questa faccenda della tratta degli schiavi sarà resa pubblica e verrà istituito un processo. Ci serve come testimone.”

Quella notte, stremati dalla battaglia, gli abitanti dell’intero villaggio dormirono in tranquillità. Per questo nessuno notò una piccola ombra entrare dalla finestra aperta della casa di Lilamon, né la luce ancora accesa dietro le pesanti tende.
“Sei sveglio, Valeri?” chiese Datamon. Il ragazzino annuì con la testa. “Per un attimo ho pensato che tu fossi a dormire.”
“Non ho fatto nulla per tutta la giornata.” Disse Valeri, indicando uno sgabello a Datamon come per invitarlo ad accomodarsi.
“Prima che tu mi dica quel che mi devi dire, vorrei sapere una cosa. Sealsdramon. Pensi davvero che possa redimersi?”
Datamon aspettò un secondo per formulare la sua risposta
“Vedi, Valeri, Sealsdramon è un soldato imperiale. Sin da quando il suo digiuovo si è schiuso gli è stato insegnato che l'unico scopo della sua vita è servire l'Impero. Sarebbe disposto a tagliarsi la gola dietro un ordine diretto di un superiore. Ha seguito la rivoluzione perchè ha capito che io e non Boltmon potevo dare sicurezza all'Impero. Non per lealtà a me, non per motivazioni politiche, non per paura o calcolo. Egli è stato condizionato a diventare un'arma e un'arma non pensa che a servire.
Così è l'intero esercito metallico sin da prima di Machinedramon.”
“E tu?”
“Io... ho maggiore autonomia di pensiero, essendo stato un comandante. Inoltre ho subito dei danni che hanno colpito parte dei blocchi fisici al pensiero indipendente. Per questo, forse, ti appaio più umano. E sempre a proposito di Sealsdramon e libertà...”
“Dimmi tutto.”
“Intendo salutarti.”
“Cosa?” chiese il ragazzino. “In che senso…”
Datamon ritrasse le gambe metalliche e si appoggiò sullo sgabello. “Me ne vado.”
“Un momento, non volevi seguirmi fino alla Colonia?”
“Sì, ma la situazione è cambiata.”
“Spiegati.”
“Ho fatto un interrogatorio completo a Sealsdramon per capire lo stato in cui è Metal Gate. Il quadro che mi ha descritto è catastrofico, molto peggiore di quello che mi ero immaginato. Ti ricordi che ti avevo detto di come la sterilità del Governatorato lo rende inappetibile? Non è più così.
Circa quattro mesi fa, poco prima che questa spedizione partisse, il Sud di Metal Gate è stato annesso dall’impero dei Beemon. Penso che tu possa immaginare il perché.”
Valeri si tirò sui cuscini. “Il metallo.”
Datamon annuì. “I Beemon hanno occupato la maggior parte delle terre fertili di Server, ma ora la loro industria si è sviluppata al punto tale che le fonti di materia prima nel loro territorio si sono esaurite. Metal Gate è una miniera a cielo aperto di metalli legati e costituisce un ghiotto boccone, vista la debolezza del suo esercito. Hai visto con che facilità abbiamo sconfitto questi invasori. Mancano i pezzi di ricambio” disse Datamon. “Manca il combustibile e mancano le munizioni. Mancano anche i soldati: mi è stato detto che hai visto un Fugamon. Sappi che al tempo di Machinedramon i digimon orchi come lui venivano cacciati per sport dall’alta nobiltà imperiale. Che ora combattano a fianco delle truppe regolari significa che la situazione è veramente disperata.”
“Ma Metal Gate è sotto l’autorità dei Prescelti. Anche se è una delle regioni minori, è impossibile che abbiano lasciato fare.”
“Il fatto è che di nome non si è trattata di una conquista militare. I Beemon hanno richiesto il controllo di quelle terre al tribunale internazionale istituito dai Prescelti, accampando come pretesto dei confini antichissimi. I Prescelti - e per Prescelti non intendo i tuoi eroi i Dodici, ma qualche burocrate del Progetto Armonia -hanno pensato di risolvere il problema di Metal acconsentendo all'annessione. Se Boltmon avesse avuto un esercito più forte, avrebbe potuto promettere ai Beemon tanti di quei problemi da rendere l’acquisizione svantaggiosa: guerriglia, sabotaggi, eccetera… ma la situazione, invece, è questa. Inoltre siccome ha parecchi scheletri nell’armadio non può alzare la voce per paura che venga fatta un’indagine approfondita.”
“Non durerà a lungo, quel Digimon. Non può nascondere una cosa enorme come la tratta degli schiavi.”
“È vero. Purtroppo il suo destino e quello di Metal Gate sono legati, e per questo devo tornare in patria.”
“Vuoi tornare a fare il rivoluzionario?”
“Io ho libertà di pensiero, ma ciò non vuol dire che non sia un fedele suddito dell'Impero.. Ho forse qualche mese per sconfiggere Boltmon e mettere insieme un esercito tale da convincere i Beemon ad accontentarsi di quello che hanno già occupato.”
“Ti rendi conto di quanti nemici avrai contro? Boltmon, i Beemon e forse addirittura i Prescelti.”
“Non mi importa.”
“Bravo.” Lo lodò Valeri con una smorfia. “Ma a me importa. Datamon, se te ne vai è probabile che non ci rivedremo più.”
“Sì, è vero. E allora?”
Valeri cambiò repentinamente. Il suo volto si contrasse e le palpebre si chiusero con forza. Lo stoico ragazzino stava tentando di non piangere.
“Io… non voglio.”
“Cosa ti fa pensare che ciò che vuoi sia importante?”
“Non voglio che tu muori!” disse abbandonando ogni riserbo.
“Neanche io voglio morire. Ma è un rischio che sono disposto a correre.”
“E allora fammi venire con te.”
“Non c’è forse una soluzione più dannosa ed assurda. Valeri, noto che le tue capacità di giudizio sono notevolmente calate. Che ti succede? Potrebbe essere un’infezione?” disse Datamon senza la minima traccia d'ironia- o di compassione.
Valeri però aveva avuto il tempo di riprendersi. Il suo volto si ricompose e i suoi muscoli si rilassarono.
“Dimenticati ciò che ti ho appena detto.” Disse con un tono come d’ordine. “Ciò che volevo dirti è che hai pochissime speranze non di vincere, ma anche solo di sopravvivere. Non sarai utile alla tua causa perdendo la vita senza un risultato.”
“Non ho più speranze, Valeri. Questa è l’ultima occasione e per quanto piccola sia la probabilità di vittoria, devo accettarla.”
Valeri capì che non avrebbe potuto convincere il digimon quella sera. Già era crollato una volta e la stanchezza dovuta ai farmaci stava prendendo il sopravvento.
“Te ne andrai ora?”
“No. Insospettirei i due Digimon e i loro umani.” disse Datamon “Aspetterò un’occasione più opportuna. Forse quando saremo alla Colonia potrò sparire. Ovviamente spero che non dirai loro nulla.” 
“Certo.” Rispose il ragazzino, anche se non avrebbe potuto dire se mantenere il segreto fosse veramente la cosa giusta da fare.
“Allora buona notte, Valeri”
“Grazie”
“Prego…” Disse meccanicamente il Digimon, prima scivolare fuori.
Valeri restò a guardare la finestra mentre i medicinali concludevano la loro opera, e infine sprofondò in un lungo sonno senza sogni.


Settore 2543, Isola di Router. Digiworld.

Una grande nave attraccò al porto di Balemos, la città Chessmon più importante di Router. La bandiera che garriva al forte vento la identificava come parte della flotta commerciale di Dhassali, una città stato Digimon specializzatasi nel traffico marittimo; ma se qualcuno avesse potuto vedere l’equipaggio avrebbe capito immediatamente che non si trattava affatto di mercanti.
Appena fu solidamente ancorata sul molo di fronte ad essa apparve un piccolo comitato di accoglienza. Molto piccolo: quattro individui in tutto.
Una passerella fu calata ma solo per tradizione navale in quanto i navigatori erano dei digimon insettoidi, e nello specifico dei Beemon. Tre di loro volarono a terra immediatamente: di forma e dimensioni umanoide, a strisce gialle e nere, dall’aria dura e forte. Li seguì un digimon violaceo più grande e tozzo. Erano tutti e quattro di livello Mega, sebbene i loro livelli di potenza non fossero paragonabili. 
“Benvenuto, Lord TyrantKabuterimon”
“Spero che questo viaggio valga la pena, TempleKnightmon.” Disse il digimon senza mezzi termini, eseguendo il saluto cerimoniale della Lega dei Re. “Quello che mi hai promesso deve essere all’altezza di come me l’hai descritto, o sua imperiale maestà sarà molto scontenta.

Uno dei digimon lì presenti- un grande umanoide decisamente femminile armato di una picca- disse:
“Vi spiegheremo tutto appena raggiungeremo il luogo dell'incontro.Ma prima…”
Il digimon insetto fece un gesto e la sua scorta volò di nuovo a bordo.
“Perfetto.” Disse il templare.
“Ora, le dovute presentazioni. Io vi sono già noto.”
Il digimon alla sua destra si fece avanti. Era un digimon massiccio, completamente ricoperto da una corazza bianca e dorata, dalle fattezze di rettile.
“Sua eccellenza Dynasmon l’Antico, in rappresentanza dei nostri nuovi fratelli, i Digimon della Confederazione Draconica, e del loro Primo Ministro in carica.”
TyrantKabuterimon si complimentò mentalmente con il templare. La Confederazione Draconica, benché composta da una trentina di stati privi della coesione politica dei Chessmon o dei Beemon, era la più grande potenza militare di Digiworld. Averla nella Lega significava che ormai ogni opposizione da parte dei Digimon comuni era ormai una minaccia ridicola.
“Sua maestà QueenChessmon, in rappresentanza dei Regno dei Chessmon.”
“Io sono TyrantKabuterimon, braccio destro dell’imperatore dei Beemon.” Si presentò da solo il digimon insetto.
“E tu chi sei?” chiese rivolto alla figura incappucciata a sinistra di TempleKnightmon. “Nessuno d’importante” rispose la voce femminile.
“Andiamo, ora” disse il templare.
Li accompagnò tutti in un grande padiglione costruito apposta fuori dal centro abitato. Era completamente vuoto.
“Sicuramente vi siete chiesti perché fino ad ora solo noi Chessmon abbiamo combattuto allo scoperto contro i Prescelti, esponendoci al grave rischio di venir scoperti.”
“Questo è il motivo per cui sono venuto” disse Dynasmon. “La guerra aperta potrebbe scoppiare in fretta. La Confederazione si è unita da poco alla Lega dei Re, ma intendiamo fare la nostra parte.”
“Ne parleremo in un momento.” Disse TempleKnightmon.
“In origine il piano d’azione non prevedeva lo scontro militare diretto. È il campo in cui i Prescelti e i Supremi eccellono e anche il più rischioso da affrontare. La nostra strategia si basava- e si basa tuttora- principalmente sul logoramento dell’avversario sotto il profilo economico, politico e logistico. Ridurre il sostegno delle nazioni Digimon al Progetto, colpire le Colonie con una guerra dei prezzi in modo da renderle un peso economico insostenibile, infiltrare la burocrazia del Progetto e inficiarne l’efficienza. In questo modo la potenza militare nemica, priva di un solido supporto, è resa inefficace senza il bisogno di consumare preziose truppe né di dichiarare guerra aperta.”
“Questa è vigliaccheria!” urlò Dynasmon, pestando un formidabile colpo contro il pavimento e imprimendo la sua impronta nel granito.
TyrantKabuterimon lo guardò con aria di compatimento. “Speri di vincere solo mediante duelli cavallereschi? Queste idiozie sono morte e sepolte. Anche un Antico come te dovrebbe capirlo. Non puoi ragionare come se fossimo ancora nelle ere dimenticate.”
“Calma, calma” disse allarmata QueenChessmon.
“Poi sei giorni fa è arrivato il firewall.” Continuò TempleKnightmon serafico. “Io e KingChessmon abbiamo deciso di cogliere al volo l’occasione, sfruttando il fatto che era atterrato nel territorio Chessmon.
Il firewall spacca in due le loro forze e il loro sistema di comunicazione, mette in difficoltà le loro Colonie e toglie loro il controllo delle risorse della Terra. Tutto quello che avremmo dovuto spendere anni per ottenere ci viene fornito su un piatto d’argento.
Ovviamente un adattamento della strategia è necessario per poter trarre il massimo da quest’opportunità.”
“Quindi combatteremo, giusto?” disse Dynasmon.
“No. Questo significherebbe dare ai nostri nemici un bersaglio concreto: i Chessmon. Già la scaramuccia con Imperialdramon ci mette in cattiva luce. Possiamo ancora farla passare per un’incomprensione ed evitare la guerra aperta che in questo momento sarebbe un disastro.
Se anche le altre nazioni della Lega si unissero alla battaglia il pronostico migliorerebbe, ma non di molto e soprattutto l’intera associazione non sarebbe più segreta. No, dobbiamo restare nell’ombra e sgretolare completamente il Progetto Armonia prima di colpire, e anche allora lo faremo apparentemente ognuno per suo conto.”
“Quindi come faremo ad impedire ai Prescelti di raggiungere il vascello?

“Sacrificando KingEtemon abbiamo potuto rimandare l’invasione di Folder.” Disse con gravità TempleKnightmon. “Ma non potremo riutilizzare questo piano o una sua variazione quando i Prescelti ci attaccheranno, il che temo sarà tra breve. Per evitare lo scontro dobbiamo far sì che i nostri nemici abbiano qualcosa di più urgente a cui badare del vascello.”
“Cosa possono aver di più vitale?” disse TyrantKabuterimon “Tu stesso hai detto che il firewall colpisce praticamente ogni aspetto del Progetto Armonia. Non c’è nulla di più importante per loro.”
“Quasi esatto. Lascerebbero perdere questa missione solo se uno dei loro fosse in pericolo… se fosse stato catturato.”
“Un rapimento?” esclamò Dynasmon con ira. “Mai!”
“No, non un rapimento” disse TempleKnightmon. “Non parlavo di colpirli in casa loro. I Dodici sono ben protetti e non abbiamo la minima preparazione in quel senso. Dovremo mandare un Digimon capace di sopraffarne uno in campo aperto, poco prima che raggiungano la montagna, e prenderlo prigioniero. In questo modo l’attenzione dei Prescelti si concentrerà lontano da noi per un lungo periodo di tempo, permettendoci di passare alla seconda fase del nostro progetto.”
“Io sono quel Digimon!” esclamò Dynasmon. “Chiedo solo di poter combattere contro Imperialdramon, che le leggende chiamano mio antico maestro.”
“No. Nessuno di noi può andare a combattere contro di loro, altrimenti il segreto non sarebbe più tale. Ricordatevi che per il momento non hanno motivo di credere che i Chessmon abbiano un piano così articolato dietro l’occupazione. Per quel che ne sanno, l’attacco potrebbe essere l’azione isolata di un comandante dal grilletto facile.”
“Quello che catturerà il Prescelto non è uno dei nostri, è l’ospite che vogliamo presentarvi.” disse QueenChessmon.
“Ma che potenza può avere un Digimon di quel tipo?”
“Abbastanza da aprire varchi dimensionali a suo piacimento” disse una nuova voce. I cinque si voltarono verso la sua origine, un angolo dell’edificio avvolto da un’oscurità decisamente innaturale.
“Buonasera, signori”.
Il riverbero di quella voce perfettamente modulata riempì il padiglione. Luci rossastre brillarono nel buio, permettendo di intravedere i contorni di un essere enorme.
Sembrava un mostruoso centauro alato, coperto di folta pelliccia dalla cintola in giù; all’attaccatura delle zampe anteriori due teste prive di occhi dalle lingue guizzanti si giravano lentamente intorno. Torreggiava anche sui colossali Dynasmon e QueenChessmon.
“Signori e signore, questo è il digimon di cui vi parlavo. Sua Eccellenza GranDracmon l’Antico.”
“GranDracmon” disse con voce roca Dynasmon mettendosi inconsciamente in posizione di lotta. “Ho sentito parlare di voi.”
“E io di voi, Eccellenza” rispose il lord vampiro senza scomporsi.
“Chi siete?” chiese TyrantKabuterimon.
“Io sono un principe mercante, e la mia merce è la guerra. Uno dei miei clienti mi ha affidato un incarico durante lo svolgimento del quale potremmo darci mutuo sostegno.”
“Un mercenario, dunque” disse TyrantKabuterimon.
GranDracmon ignorò il commento. “Intendo procurarmi Gatomon e la sua partner. Vive, si intende, e sane. Voi avete bisogno di togliere dal panorama uno dei Dodici. Posso  arrangiare le cose in modo che le mie azioni vi favoriscano invece di danneggiarvi… per una somma competente, ovviamente. Tenete conto che ho meno bisogno di voi di quanto voi ne abbiate di me, e fate la vostra scelta.”
“Cosa ve ne fate di una coppia dei Dodici?” chiese TyrantKabuterimon.
“Non avete bisogno di saperlo. Vi basti sapere che devono essere assolutamente intatte.”
“Mi sembra ragionevole” disse QueenChessmon. “Una cosa però mi interessa sapere: dopo averla catturata, la porterete in una dimensione parallela? Mi sembra di capire che è nelle vostre possibilità.”
“Perché lo volete sapere?”
“I Prescelti possono raggiungere ogni parte di Digiworld, ma raggiungere un’altra dimensione è molto più arduo. Siccome voi ci siete utile principalmente come distrazione, questo è importante.”
“Non intendo portarla subito in un’altra dimensione. Prima di tutto la porterò in una delle regioni ombra di questa dimensione.”
“Ottima idea” concordò Dynasmon.
“Regioni ombra?” chiese TyrantKabuterimon.
“Si tratta di un residuo delle ere arcaiche.” Spiegò Dynasmon. “Un tempo tutti i settori erano ordinati secondo il loro numero. Con i vari cataclismi che si sono susseguiti, i settori hanno cambiato posto, alcuni sono stati creati ex novo e altri sono… scivolati, per così dire, fuori dalla carta geografica, a causa di una cancellazione imperfetta che ha semplicemente reso impossibile raggiungerli con metodi normali. Lo svantaggio delle regioni ombra è che facendo parte della nostra stessa dimensione subiscono le conseguenze di quello che capita allo spazio normale.”
“Intendo portarle in una delle mie basi.” Disse GranDracmon. “Posso raggiungerla prima che i nostri nemici possano riorganizzarsi.”
TempleKnightmon annuì. “Nessuno sa quante regioni ombra esistano né come raggiungerle tutte. Solo pochissimi Digimon sanno della loro esistenza, e sono praticamente solo degli Antichi.”
“Ma Gennai potrebbe esserne a conoscenza.” notò QueenChessmon.
“Sapere che esistono e saper come raggiungerle non è la stessa cosa.” Ribatté il templare. “Abbiamo bisogno di tempo e questo piano ce lo fornirà.”
Dopo una serrata discussione dei dettagli dell’operazione e della strategia da attuare, TempleKnightmon poté finalmente convincere i rappresentanti della Lega e il lord vampiro.
“Signori, abbiamo un accordo.” Disse con soddisfazione.
“Perfetto” disse GranDracmon. “Apparirò all’ora stabilita. Contattatemi solo se necessario.” Concluse. Poi le due teste alla base del suo corpo ruggirono all’unisono e l’intera stanza sembrò deformarsi. Per un attimo i presenti poterono vedere la regione ombra, ma senza riuscire a percepirne i dettagli. Poi GranDracmon entrò nel varco e tutto tornò alla normalità.
I congiurati si divisero e uscirono dal padiglione senza proferir parola.
Quando raggiunse il porto, però, Dynasmon si sentì toccare la spalla.
“Ssh!” sibilò TyrantKabuterimon prevenendo la reazione del dragone. “Venga sulla mia nave prima di partire.”
Dynasmon acconsentì e quando furono sottocoperta, al riparo da orecchie indiscrete, l’Antico sbuffò.
“Non mi faccia perder tempo. Mi aspetta un lungo volo da qui fino alle isole della Confederazione.”
“Non si preoccupi. Ho un dubbio che devo esporre a qualcuno prima che questa notte sia finita.”
“E quale?”
“Non si è mai chiesto chi diavolo ha le risorse per pagare GranDracmon e la forza per contenere una dei Dodici e la sua Digimon?”
“Ora che me lo fa notare, non riesco a pensare a nessuno. Solo un grande stato ha quel tipo di capacità… ma oltre a quei tre che rappresentiamo, non credo che ce ne siano altri minimamente interessati a farlo.”
“Quello che ho pensato anche io. Se non noi, chi?”
“A Digiworld nessuno. Forse i Supremi potrebbero raschiare abbastanza forze… ma non ha assolutamente senso, i Prescelti sono già sotto il loro controllo!” disse il dragone pestando un violento pugno su un mobiletto. “Scusi” disse poi, capendo di aver esagerato con la foga.
“Piano, eh!” disse TyrantKabuterimon “L’hanno fatto sulla Terra, quello, è fragile.”
“D’importazione?”
“Sì” disse il digimon insetto. “Mi è costato anche una bella cifra. Vede qui? Questa scritta Made in China. La Cina è una grande nazione umana…”
I due scattarono all’unisono.
“Umani!” disse TyrantKabuterimon. “Ecco chi c’è dietro a tutta questa storia!”
“Certo!” ribatté Dynasmon. “Ma un momento, come è possibile? Il firewall…”
“Se GranDracmon può viaggiare fra le dimensioni, potrebbe aver trovato un sistema di raggiungere la Terra e stringere un accordo là prima che calasse il firewall.”  Intanto estrasse dal mobiletto una damigiana di vino formato terrestre, che per lui era poco meno di una bottiglia. Dynasmon accettò con un cenno il bicchiere che gli veniva offerto.
“È vero! Se ti ricordi, ha anche detto che non intende portare subito la Prescelta in un’altra dimensione. Il che vuol dire che la porterà più tardi…”
“Cioè aspetterà la cancellazione del firewall.”
“Ma se noi vinciamo, il firewall sarà lasciato intoccato.”
“Certo, ma non è detto che lui lo sappia.”
“Vero” disse Dynasmon, portandosi gli artigli alle tempie e tormentandosi il cranio. “Piuttosto, hai la minima idea del motivo che può spingere gli umani a rapire una Prescelta? Della Terra non so molto, perché figurati se i Prescelti ci danno informazioni su un mondo così succulento. Io ho avuto occasione di vederla un paio di volte nella mia vita ma mai a lungo, e i digimon che hanno superato il confine e sono stati rimandati indietro non parlano nemmeno a scannarli.”
“Stessa cosa quelli che abbiamo interrogato noi” disse TyrantKabuterimon facendo ruotare il suo bicchiere. “I Prescelti ci sanno fare in queste cose. Io però un sospetto ce l’avrei.”
“E quale?” chiese l’Antico.
“Evidentemente i Prescelti nel Mondo Reale hanno un racket tipo quello che gestiscono qui. I terrestri non hanno mai visto un digimon, e ti immagini che effetto fa vedere Imperialdramon se sei alto meno di due metri e hai la forza di un Intermedio? Eppure i Prescelti non hanno conquistato il loro mondo, anche se avrebbero potuto farlo. Per me sulla Terra c’è una sorta di bilanciamento di forze fra degli stati veramente enormi- l’Organizzazione degli Stati Uniti, mi sembra si chiami così, che ha firmato a Phoenix secondo me è un buon candidato- e i Prescelti.”
“E anche lì ci saranno dei re come i nostri decisi a cacciar via degli scomodi protettori del globo. Che si saranno detti: ehi, per catturare un Digimon serve un Digimon.” Rifletté Dynasmon.
“Chissà come possono combattere, dopotutto, piccoli come sono.” Disse TyrantKabuterimon.
“C’è anche da dire che gli uomini sono avanzatissimi in quanto a tecnologia. Quando combattono usano un’infinità di macchine da guerra. So per certo che hanno addirittura sviluppato un’arma di potenza pari all’attacco di un Mega di alto livello, l’ho visto l’ultima volta che si è aperto un varco.”
“Dici poco!”
“Sì, ma siccome non hanno una difesa sufficiente a sopravvivere a queste armi rischiano di sterminarsi a vicenda. Per questo non le usano.”
“Che gente strana. Vorrei proprio vedere anche io la Terra” disse TyrantKabuterimon sollevando il suo bicchier di vino. Era anche quello terrestre, importato – a quanto si poteva leggere sull'etichetta - dalla Francia.
“Aspetta la prossima catastrofe globale e forse potrai vederla coi tuoi occhi. Ma ora concentriamoci sul nostro problema dannazione. Dunque: una nazione umana di grande potenza è decisa ad entrare in guerra contro…”
TyrantKabuterimon lo interruppe. “Siamo degli stolti, Dynasmon!”
“Come?”
“Il firewall! Come abbiamo fatto a non pensarci prima! Sappiamo che non viene da Digiworld, deve per forza venire dalla Terra. È tutto parte del loro piano per sbarazzarsi dei Prescelti!”
“Giusto!” urlò il drago. “Tutti i pezzi si incastrano alla perfezione!”.
Tacquero per alcuni secondi.
“…e quindi?” chiese Dynasmon.
“Boh. Degli umani ce l’hanno su coi Prescelti. Mi sembra onesto. Facciano pure.”
“Sì, ma poi? Se quegli umani riescono a sconfiggere i Prescelti, cosa impedirà loro di venire a conquistare Digiworld?”
“I Supremi.” gli ricordò il digimon insetto.
“Bah! Sono bastati i Padroni delle Tenebre a tirar giù quei quattro buffoni.”
“TempleKnightmon l’aveva detto a suo tempo, no? È legge storica bla bla bla… insomma i Prescelti sono destinati a sparire prima o poi, o grazie a noi o grazie agli umani. Mi sa che ci ha azzeccato.” Ricordò TyrantKabuterimon.
“Quindi se GranDracmon riesce a catturare la Prescelta, in realtà gli umani ne avranno un vantaggio”
“E questo non va bene. Lo scenario peggiore che mi viene in mente è che intendano studiarla per poter creare un esercito di Prescelti artificiali, e perciò lavoreremo con l’ipotesi che intendano fare proprio quello o anche peggio.”
“Tremendo.”
“E come possiamo impedirlo?”
“Dovremmo in qualche modo sabotare GranDracmon.” Rispose Dynasmon.
“Ma così ci sabotiamo da soli. Abbiamo bisogno di quel diversivo, dopotutto.”
“E allora dobbiamo impedire agli umani di avere la ragazza e la digimon.”
“Potresti fare il cavaliere e liberarle, no?” sghignazzò TyrantKabuterimon.
Dynasmon non rise.
“Eddai, sto scherzando.”
“Non me la sono presa. Penso invece che sia la migliore idea che avresti potuto avere, dopo quella di berti una tanica di DDT. Pensaci. I Prescelti si vedono portar via le pulzelle. Si disperano e girano per il mondo alla loro ricerca, piangendo pel dolce ricordo delle loro trecce dorate.”
“Hikari è castana e Gatomon ha la pelliccia bianca.”
“È linguaggio figurato, non puoi capire. E comunque Angewomon è bionda. Fatto sta che dopo un’infinità di tempo in cui la Lega dei Re ha mano libera, io appaio con entrambe le fanciulle e le porgo a loro come segno d'amicizia da parte della Confederazione. Nessuno potrebbe dubitare la mia buonafede. In questo modo noi vinciamo e tutti gli altri perdono. L’unico problema è GranDracmon.”
“Perché? Siete entrambi degli Antichi. Dovresti riuscire a combatterlo.”
“Quello di Antico è un titolo molto generico… significa solo che entrambi siamo sopravvissuti all’ultima di quelle catastrofi che periodicamente si abbattono sul Mondo Digitale e che di solito spazzano via quasi tutti i Digimon. Certo, quelli che riescono a campare dopo un rimodellamento delle leggi fisiche di Digiworld di solito sono più forti e intelligenti degli altri, nonchè più anziani ed esperti, ma a volte è pura questione di fortuna. Ad esempio uno degli Antichi è quel Daipenmon di cui si parla  nel rapporto della battaglia alla Colonia Americana. Penso che se la sia cavata ibernandosi in qualche angolo sperduto di Digiworld.”
“Davvero? Non lo sapevo.”
“Siamo così in pochi, noi Antichi, che è difficile che girino notizie . Comunque per rispondere alla tua domanda, GranDracmon ha superato non solo l’ultima catastrofe, ma anche parecchie altre prima di quelle, e non per caso. Inoltre si guadagna da vivere combattendo ed ha un esercito di mercenari. Secondo te come mai è riuscito a sfuggire ai Prescelti, a parte vivendo nella regione ombra? E non è tutto. Dicono che sia responsabile della caduta dalla Grazia di un’infinità di Digimon sacri. Hai in mente Lucemon?”
“Bah! Favole.”
“Favole o non favole, non è uno che si possa prendere alla leggera. Servirà una strategia seria.”
“Potresti riscattare le due prescelte. GranDracmon è un mercenario.”
“Uno non è onorevole, due probabilmente GranDracmon non accetterebbe. Per questi lavori non esige un prezzo in denaro, ma in beni esotici. I Terrestri potrebbero avergli offerto qualcosa che semplicemente non possiamo fornirgli.”
“E allora non ci resta che ucciderle. Certamente non possiamo lasciarle in mano agli uomini.”
“Se arrivassimo a non avere altre opzioni, ci toccherà farlo” disse inaspettatamente Dynasmon.
“Davvero? Non è uno schiaffo alla cavalleria?”
“In condizioni normali. Ma noi non combattiamo contro nemici normali… abbiamo contro divinità, esseri da oltre l’universo e leggende viventi. Siamo in un mondo in bilico sull’abisso della follia, TyrantKabuterimon… non dobbiamo farcelo cadere.
Inoltre, e che resti fra noi, gran parte della mia cavalleria e della mia personalità impulsiva sono costruite. Con gente come TempleKnightmon è sempre meglio mostrare un finto punto debole.”
TyrantKabuterimon sorrise. “Vedo che la pensi esattamente come me… credi che sarei potuto diventare braccio destro del mio re con l’arroganza che ho mostrato?

Entrambi scoppiarono a ridere: l'insetto col rumore di una sega anastro che gira a vuoto, il drago col rimbombo di un tamburo in una caverna.
Se sei d’accordo, allora possiamo fare una piccola aggiunta al piano di TempleKnightmon… senza avvertirlo, ovviamente.” disse TyrantKabuterimon.
“Giusto. Immagino che possiamo dirci d’accordo sul fatto che di quel Digimon è meglio non fidarsi. È bene conoscere qualcosa che lui non sa.”
TyrantKabuterimon schioccò le sue pinze. “Hai ragione. In futuro sarà bene consultarci ancora… hai visto anche tu che tipo è quello. Un fanatico. E i Chessmon non sono da meno. Per quello non ho invitato a bordo anche la loro regina.”
“Davvero?”
“Davvero. Stacci attento. Non sono dei pazzi e per il momento sono anche ragionevoli… ma seguono le loro idee, non obiettivi concreti. Prima o poi la differenza salterà fuori.”
Dynasmon annuì. “Ora devo andare. Teniamoci in contatto. E grazie per il vino” Disse.
“Peccato che con questo firewall non si potrà più comprarne. Abbiamo tentato di produrne noi, ma è tutta un’altra cosa.” Rispose TyrantKabuterimon. Poi mosse una piccola leva al suo lato. Una parete intera si ritirò, aprendo alla notte la stanza.
Il dragone aprì le ali per quanto lo spazio gli permetteva e spiccò un balzo. Arrivato al culmine dello slancio volò via, lasciando una scia luminosa nel cielo buio.



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Dopo la pausa estiva, anche il capitolo 7 è qui. Vi posso dire che ho già ultimato anche il capitolo 8 e perciò non dovrete aspettare molto prima di leggerlo!

Circa la battaglia nel villaggio, forse qualcuno si chiederà perchè Luke e Mariel sono arrivati solo alla fine e non hanno partecipato al conflitto. La risposta è semplice, è perchè hanno sedici e quattordici anni. Kabukimon e Sorcerymon sono più "tutori" che partner, e sono loro a gestire la spedizione. Altrimenti si arriverebbe a concludere che il Progetto Armonia considera normale mandare
due adolescenti da soli in giro per un mondo semisconosciuto. E questo non è semplicemente irrealistico (che andrebbe benissimo) , è assurdo. Soprattutto se i due adolescenti sono un maschio e una femmina.

E ora, un po'di anticipazioni! Lo so, avevo detto che non ne avrei fatte. Ma avendo già svolto i compiti per la prossima volta, penso di potermelo permettere.
Con i prossimi capitoli comincia la guerra vera e propria, con focalizzazione sui Dodici Prescelti (che sono rimasti lontani dalle luci della ribalta per troppo tempo) e tutto ciò che questi sei capitoli hanno contribuito a preparare: azione e colpi di scena, ma anche introspezione psicologica.  Insomma tutto ciò che mi ha convinto a pubblicare la storia all'inizio. E come se non bastasse, ho deciso anche di dare il calcio d'inizio alla trama romantica! Oh, cielo. Come se non bastasse il pasticcio in cui mi sono cacciato...

Ahem.

Il tempo della diplomazia e degli intrighi è agli sgoccioli. Preparatevi! Il Vuoto comincia a riempirsi...



Stavolta potete anche non recensire. Sto studiando "psicologia inversa per dilettanti" e non potrei rispondervi :-)    - R.
  
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