Avete
presente quella canzone dei Beatles, di Paul McCartney in effetti, che si
chiama “When I’m sixty-four”?
L’altra
mattina in macchina andando a scuola mi è capitato di risentirla, e non ho
potuto fare a meno di pensare a loro, come al solito.
Lo so
che avrei un sacco di altre cose da fare, al momento
(tipo... tradurre un certo capitolo?), ma se non la scrivevo non mi lasciava in
pace.
Piccola
songfic senza tante pretese.
Grazie alla mia beta ( Little Fanny
questa volta ), che ha corretto le imperfezioni, e ad Alektos, sempre pronta a
leggere.
E buon compleanno di REMUS a tutti!!
Will you still need me when I’m
sixty-four?
“Niente affatto” ribadì
Lupin con fermezza. “Tonks merita qualcuno di giovane e sano”.
“Ma lei
vuole te” osservò il signor Weasley con un sorrisetto.
( HP
and the Halfblood Prince )
Seduto
da solo, in un angolo della stanza, la testa fra le mani, Remus ancora faticava
a rendersi conto degli eventi delle ultime ore.
Si
sentiva ingannato, ferito, svuotato e terribilmente solo.
Rifletté
sulle parole di Ninfadora poco prima, così come su quelle di Molly, Arthur e
infine di Minerva.
Avrebbe
tanto voluto cedere alle richieste della ragazza, davvero, lo avrebbe voluto
tanto, ma semplicemente non poteva.
Non
chiedeva altro che prenderla fra le braccia e non lasciarla andare più, ma lei
si meritava molto meglio che un povero vecchio lupo mannaro, e poco contava
quanto il lupo in questione l’amasse.
Tonks
aveva lasciato la stanza poco più di un’ora prima, un’espressione mesta e
sconfitta dipinta sul volto.
La
sua presa di posizione nei confronti della ragazza, aveva
sortito l’effetto opposto a quello che si era augurato.
Non
l’aveva dimenticato, non aveva rinunciato a lui, e non desiderava stare con
qualcuno di giovane e sano.
Perché Tonks voleva lui. Nessun altro.
Si
chiese se, fosse lui rimasto fermo sulla sua decisione, lei sarebbe
mai riuscita a tornare quella di sempre ed essere felice.
Senza
di lui. E lui senza di lei.
Era
possibile?
Lui
sapeva già che non ci sarebbe riuscito, ma quello che provava lui non aveva
importanza.
Ci
sarebbe riuscita lei?
Evidentemente
no.
Sospirò
profondamente ed alzandosi fece un cenno a Molly, che sembrò intuire le sue
intenzioni e sorrise, battendogli piano una mano sulla spalla mentre lui la
superava e lasciava la stanza a sua volta.
When I get older, losing my hair,
Many years from now,
Will you still be sending me a Valentine
Birthday greetings bottle of wine?
If I’d been out till quarter to three
Would you lock the door?
Tre
discreti colpi alla porta la fecero sobbalzare.
Era
l’una passata e Minerva le aveva assicurato
che non avrebbero avuto bisogno di lei fino al giorno
seguente. Chi poteva essere allora?
Si
asciugò le lacrime col dorso della mano e si trascinò stancamente fino alla
porta.
“Chi
è?” domandò prima di aprirla.
“Sono Remus, apri per favore. Ho bisogno di parlarti.”
Tonks
non aveva nessuna voglia di ascoltarlo, era stanca delle sue scuse, di lui che
la evitava, anche se lei sapeva benissimo che i suoi sentimenti erano
ricambiati.
Nonostante
questo, aprì comunque la porta e lo lasciò entrare.
Remus
notò che teneva lo sguardo basso e che il suo volto era rosso e bagnato dalle
lacrime che sicuramente aveva pianto.
“Senti,
Remus, sono stanca, non dormo da più di ventiquattrore e sinceramente...”
“Ti
amo.” La interruppe.
La
ragazza alzò gli occhi, incredula, incontrando lo sguardo di
lui.
“Che cosa hai detto?”
“Ho
detto che ti amo. Ho provato a starti lontano, a
nascondere i miei sentimenti nella speranza che tu continuassi per la tua
strada e trovassi qualcuno che ti meriti, qualcuno che
non diventi un mostro una volta al mese...”
“Remus...”
“Lasciami finire.” Disse piano lui. “A quanto pare non ha funzionato. Mi manca
la vecchia Tonks, mi mancano i capelli rosa e il tuo sorriso. Ti amo
troppo e non ce la faccio più a vederti in questo stato.”
Will you still need me, will you still feed me,
When I’m sixty-four?
You’ll be older too,
And if you say the word, I could stay with you.
I could be handy, mending a fuse
When your lights have gone.
You can knit a sweater by the fireside
Sunday morning go for a ride,
Doing the garden, digging the weeds,
Who could ask for more.
Tonks
sorrise.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Tutto
quello che desideravo, tutto quello che desidero, è che tu sia felice, e se
avermi al tuo fianco ti rende felice, allora non me ne andrò.”
“Mi
rende tremendamente, infinitamente felice.”
“Resto
comunque pericoloso, ed un po’... lunatico, certi
giorni del mese.”
“Saranno
gli unici giorni che ti sarà permesso trascorrere lontano da me, d’ora in poi.” Concesse Tonks.
“Non
ho praticamente niente da offrirti...”
“Me
lo hai già detto un milione di volte, e per la milionesima volta ti ripeto che
mi basti tu.”
“...
e potresti, un giorno, stancarti di me, accorgerti di
desiderare altro e trovarti legata ad un povero vecchio lupo mannaro. Quando
compirò ottant’anni, tu ne avrai appena sessantasei...
sarò vecchio e completamente inutile, soprattutto dopo la luna piena.”
“Sarai
sempre meno maldestro di me, e continuerai ad avere un equilibrio perfetto,
mentre io inciamperò ancora come e più di adesso. E tu come
sempre sarai lì per prendermi al volo, prima che cada. Io non vedo
nessunissimo problema.”
“Volevo
solo che tu fossi pienamente consapevole di quello a cui stai andando incontro.”
“Lo
sono, e non ho cambiato idea.”
“Allora
mi arrendo.” Mormorò, accarezzandole delicatamente una guancia e sorridendole.
“Ho esaurito le scuse.”
“Era
ora!” esclamò allegra Tonks, annullando la distanza fra di
loro.
“E poi, anche da vecchio, resterai sempre
l’uomo gentile ed affascinante di cui mi sono innamorata.”
Disse, scostandosi leggermente da lui.
“Ed io che credevo che avresti voluto liberarti di me il
prima possibile, non appena avessi iniziato ad invecchiare!”
“Non
potrei mai.”
“Will you still need me, will you
still feed me, when I’m sixty-four?” scherzò Remus, canticchiando una
vecchia canzone Babbana.
“Io avrò sempre bisogno
di te, Remus.”
“Sarò
lieto di essere sempre nei paraggi, quando si tratterà di prenderti al volo.” Le assicurò, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
“Lo so che il mio amore e i miei riflessi non sono un’offerta molto allettante,
ma ti dovrai accontentare...”
Tonks
lo zittì con un bacio.
“Sei
qui, e hai detto che mi ami, cosa potrei desiderare di
più?”
Ed
i suoi capelli, improvvisamente di nuovo rosa, ne erano
la conferma.
Will you still need me, will you still feed me,
When I’m sixty-four?
Every summer we can rent a cottage ,
In the
We shall scrimp and save grandchildren on your knee
Vera Chuck and Dave.
“Michael! Smettila di
tirare la coda al gatto! Julian, vieni qui e lasciati soffiare il naso! Grace!
Quante volte ti ha detto tua madre di non cambiare
continuamente il colore dei capelli?”
Tonks
correva per la stanza, tentando di afferrare Julian,
che continuava a scapparle e cercando di farsi ascoltare dagli altri due.
Era una monotona giornata di pioggia, così i
bambini erano costretti a
giocare in casa, combinandone una per colore.
Non
avrebbe cambiato di una virgola la sua vita fino a quel momento, ma l’età avanzava anche per lei e aveva perso parecchia della sua
agilità, e badare a Julian, Grace
e Michael, anche se lo faceva con piacere, le portava via molte energie.
Una
volta riuscita ad acchiappare la piccola peste e dopo uscita vittoriosa dall’impresa
di soffiargli il naso, si lasciò cadere sul divano, sfinita.
Si
passò una mano sul volto, scostandosi una ciocca di capelli grigi dal viso.
Certo, almeno quelli avrebbe potuto nasconderli dietro qualche colore
cangiante, ma da qualche anno ormai aveva iniziato a mantenere la sua forma
naturale, per evitare che Remus potesse sentirsi a disagio.
Quasi
come avesse intuito che stava pensando a lui, Remus
apparve in quell’istante sulla soglia, il giornale sotto braccio ed i suoi
occhiali da lettura in mano.
Passò
in rassegna con lo sguardo il caos che regnava nella
stanza ed incontrò lo sguardo esasperato della moglie e sorrise.
I
bambini quando lo videro, gli corsero subito incontro.
Lui
li salutò e poi li guardò uno ad uno con espressione severa.
“Avete
fatto arrabbiare la nonna?” chiese.
Grace
scosse la testa, ed i suoi riccioli castani diventarono all’improvviso rossi,
come tutte le volte che mentiva.
Remus
inarcò un sopracciglio.
“E va bene, forse un pochino.”
“Nonno,
ci racconti una storia?” domandò Michael, tirandogli piano i pantaloni.
Lui
fece finta di pensarci un po’ su.
“Peffavoreee!” lo supplicò Julian, tirando su col naso.
“D’accordo,” acconsentì, “Ma prima andate a chiedere scusa alla
nonna.”
I
tre lanciarono un gridolino eccitato e si precipitarono da Tonks, promettendo
di fare i bravi in futuro e stampandole tre grossi baci sulla guancia.
Ritenendosi
soddisfatta, Tonks si alzò dal divano ed andò a scegliere un libro dalla
libreria, mentre Remus si accomodava sulla sua poltrona preferita davanti al
fuoco.
I
bambini si arrampicarono sui braccioli della poltrona e si sedettero sulle sue
ginocchia.
Alla
fine Tonks prese un libro di favole dalla copertina colorata e tornò verso il
divano.
“Che ne dite di Biancaneve… oooops!”
Prevedibilmente,
inciampò su uno dei giocattoli abbandonati di Michael.
Remus
estrasse la bacchetta, e con un movimento distratto, fece comparire un enorme
cuscino sotto di lei, in modo che atterrasse sul morbido.
Con
cautela lei si rimise in piedi e porse il libro al marito.
“Visto?”
disse mentre lui lo apriva e cercava una favola da
leggere. “Lo dicevo io che avrei sempre avuto bisogno di te.”
“Non
ho più la forza per prenderti al volo, però,” commentò
lui, con una scintilla divertita negli occhi. “Ma è il
risultato che conta, suppongo.”
Rimasero
a guardarsi per un lunghissimo istante, prima che Julian
lo riportasse alla realtà, ricordandogli la favola.
Erano
passati tanti anni, ma fra di loro non era cambiato
niente.
Se
il corpo umano non avesse bisogno di mangiare, bere e
respirare, avrebbero potuto trascorrere tutte le loro vite così, semplicemente
persi l’uno negli occhi dell’altra.
“Bambini,” iniziò Remus chiudendo il libro, la voce calma e contenuta
che aveva ereditato durante quell’unico anno di insegnamento a Hogwarts, carcando con un sorriso lo sguardo di Tonks. “Vi ho mai
raccontato del giorno in cui io e la nonna ci siamo
messi insieme?”
Send me a postcard,
drop me a line,
Stating point of view
Indicate precisely what you mean to say
Yours sincerely, wasting away
Give me your answer, fill in a form,
Mine for evermore.
Will you still need me, will you still feed me,
When I’m sixty-four?