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Autore: kamy    26/08/2012    4 recensioni
Il cell game è in arrivo, ma per Vegeta ci saranno battaglie non previste. La gigantesca cavalletta cyborg non è l'unica minaccia.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball New Adventures '
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freezer return

Ringrazio anche solo chi legge.

Freezer return


Vegeta strinse le braccia incrociate, assottigliò lo sguardo e intravide l'angolo.

< Tra due giorni ci sarà il combattimento. E mi tocca anche camminare al buio > pensò. Strinse le

labbra, girò l'angolo. < Quella specie di cavalletta troppo cresciuta... sarò io a batterla 'sta volta > si

disse.

Sentì una serie di singhiozzi bassi, aggrottò le sopracciglia e accelerò l'andatura. Delle urla provenivano da dietro la terza porta sul corridoio, il principe la guardò. < La donna starà ancora lavorando... >. Aprì ed entrò, raggiunse la culla e guardò dentro.

Trunks dimenava le braccia, gli occhi chiusi e le guance rigate di lacrime, batteva i piedi sulla coperta per metà riversa in terra e urlava, le guance erano paonazze.

Vegeta piegò la schiena, mise le mani nella culla e afferrò il bambino sotto la schiena, lo sollevò e se lo mise davanti al volto. 

Trunks batté le palpebre, gli occhi azzurro intenso guardarono l'uomo e sporse la bocca a cuore. 

Il principe gli fece poggiare il capo nell'incavo del gomito, tenendolo su un braccio. 

"Quella donna non ti presta troppa attenzione" sussurrò.

Trunks sbadigliò, si accoccolò contro il petto del padre e chiuse gli occhi, si portò il dito in bocca e tornò a dormire. 

Vegeta strinse le labbra, lo rimise nella culla e lo coprì.

Riconobbe il suono di passi che si avviciavano, raggiunse l'angolo della stanza accostandosi alla parete. Trattenne il fiato e guardò la porta.

Vide Bulma varcare l'uscio, la donna batté contro un comodino, fece due passi indietro e urtò il braccio contro l'anta dell'armadio, si mosse di lato sbattendo contro la lampada, mise le mani in avanti e tastò il bordo della culla. 

"Oh... ma dorme" sussurrò. Si grattò il capo, sbuffò. "Eppure l'avevo sentito piangere" borbottò. Si voltò verso la parete, fece due passi avanti.

Vegeta si mosse di lato. < Quella donna imbranata viene verso di me > pensò. Sentì sotto il guanto il bordo della finestra, la vide avvicinarsi ancora e saltò oltre il bordo.

Si sporse, batté gli occhi per la luce, aggrottò le sopracciglia e cercò l'inventrice con lo sguardo. 

Bulma sospirò. 

"Oh, ora va meglio" disse. Raggiunse l'armadio, aprì le ante e strinse le labbra. Si sfilò la maglietta, la buttò in terra, slacciò il reggiseno e lo lanciò. Sollevò una gamba, saltellò sfilandosi lo stivale e lo tirò, la calzatura batté contro il comodino.

Fece lo stesso con l'altra scarpa, la tirò e la sentì sbattere contro la lampada, che finì in terra. 

"Maledizione" ringhiò la donna. Slacciò la cintura, i pantaloni le scivolarono lungo le gambe e lei li scavalcò, li calciò via e sospirò.

Vegeta si leccò le labbra vedendola piegarsi in avanti, seguì la linea dei glutei fino a quella dei seni nudi. Bulma si rizzò e infilò la camicia da notte lunga fino alle ginocchia, il principe si morse il labbro. < Spettacolo finito > pensò.

Diede le spalle alla finestra e si allontanò in volo. 

Superò la città, il vento gli appiattiva i capelli contro la schiena. 

Atterrò in una landa deserta, divaricò leggermente le gambe e respirò affondo. 

< Cominciamo > si disse.

"Uno". Ripeté il gesto con la sinistra. "Uno". Fece di nuovo con la destra. "Due". Ancora con la sinistra, strinse le labbra. "Due". Diede una decina di colpi con entrambe le braccia, strusciò i piedi in terra.

Tirò un altro pugno con la destra.

"Dodici". 

Fece lo stesso con la sinistra. 

"Dodici". Ripeté il gesto venti volte, il sudore colò lungo la fronte e aggrottò le sopracciglia. Colpì con la destra. 

"Trentadue". 

Ripeté con la sinistra, sentiva il guanto umido di sudore. 

"Trentadue".

Continuò alternando i pugni per altre dieci volte, piegò appena le ginocchia, prese fiato e ripeté altre sette volte. Sferrò un colpo più forte con la destra, l'aria fischiò. 

"Cinquanta" sussurrò. Ripeté con la sinistra, lo spostamento d'aria scheggiò una pietra. 

"Cinquanta" mormorò. Abbassò le braccia.

Si mise seduto in terra, prese fiato e chiuse gli occhi. < E' l'ultima occasione che ho di dormire. E quella maledetta esplosione di tre giorni fa brucia ancora > pensò. Si stese in terra, strinse le gambe al petto e chiuse gli occhi.

Gli occhi brillarono, il ghigno si allargò e piegò il capo. 

"Dove credi di scappare, principino?". 

Vegeta fece due passi indietro, deglutì e una gocciolina di sudore gli scivolò lungo il capo. Si voltò e iniziò a correre, il corridoio era buio e la risata di Freezer risuonava nelle sue orecchie.

Il principe saltò all'indietro trovandosi davanti il mostro, alzò le braccia mettendole davanti al volto. Freezer mise le mani a conca, una sfera arancione brillò nei suoi palmi e li alzò, la luce proveniente dagli occhi s'intensificò.

Vegeta provò a muoversi, le gambe gli tremavano e prese ad ansimare, aprì la bocca cercando aria, sentiva fitte alla schiena, ai fianchi e ai polmoni, il cuore gli pulsava nelle orecchie. 

Freezer ghignò ampiamente. 

“Rimani mio, principino. Qualsiasi cosa tu possa fare”.

Il principe provò a muovere la gamba, il piede era incastrato. Abbassò lo sguardo, il sangue macchiava il pavimento del corridoio. Si piegò in avanti e portò la mano alla bocca, sputò sangue e spalancò gli occhi, il petto era aperto da un buco all'altezza del cuore. 

Freezer lo sollevò per il collo con la coda, lo guardò negli occhi.

“Tutto ciò che è tuo mi appartiene e lo farà per sempre”.

Vegeta portò le mani alla gola, chiuse gli occhi e aprì la bocca cercando aria, mosse le gambe e digrignò i denti. 

Freezer strinse con più forza, ghignò.

“Non dimenticarlo mai, mio mercenario”.

Il principe annaspò, sentì la cassa toracica fare male e i muscoli non gli rispondevano, chiuse gli occhi.

Vegeta spalancò gli occhi, scattò seduto e si portò una mano alla gola. Ansimò, delle goccioline di sudore scivolarono oltre il mento e l'uomo prese un respiro profondo. Piegò le gambe, poggiò i piedi in terra e batté le palpebre. Sentì un fruscio, saltò all'indietro acquattandosi nell'ombra e puntò un ki blaster davanti a sé. Mirai Trunks alzò le mani, avanzò di due passi.

“Padre, sono io” disse.

Il principe abbassò la mano, l'onda svanì e incrociò le braccia, guardò il ragazzo.

“Trunks è stato rapito” fece Mirai.

L'uomo strinse le labbra, si morse quello inferiore.

“Non potrebbe essere solo scappato dalla culla?” chiese.

Mirai si passò una mano tra i capelli lilla.

“C'erano tracce d'olio”.

“Tutto ciò che è tuo mi appartiene e lo farà per sempre”.

Scosse il capo, grugnì irritato.

< Come fa il moccioso a chiamarsi per nome da solo? > si chiese.

Saltò, spiccò il volo e fece un cenno con il capo.

“Muoviti!” ordinò.

Partì, superò il deserto, i capelli gli aderivano al collo e sentiva il sudore scendere lungo la schiena.

“Non fare pazzie, donna” ringhiò.

Avvistò la Capsule, digrignò i denti.

“È tutta colpa tua, Kakarot” borbottò.

Atterrò sul davanzale della finestra.

  
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